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Autore: Razu    10/05/2020    0 recensioni
"Wanderlust is a strong desire for or impulse to wander or travel and explore the world"
"Avresti potuto essere l'orgoglio della nostra Casa con le tue doti, avresti potuto addirittura esserne il vanto. Ma hai scelto di non esserlo e questo dimostra il tuo valore...figlia mia".
È con queste parole che Faerie si separa dal padre per partire alla volta del Buio Profondo, unico rifugio dalle grinfie della sua perfida madre. Crede di aver trovato lì la pace e la libertà da sempre agognata, ma il passato è sempre pronto a tornare e lo farà in un modo che Faerie nemmeno si immagina...
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Faerie emise un gemito nel vedere un familiare bagliore verde in lontananza. -Oh no, non di nuovo...- mugolò.

-Questa volta sarà diverso- le disse Drizzt per tranquillizzarla. -Non ci fermeremo a combattere, a meno che non sia strettamente necessario. Correremo dritti dall'altra parte del ponte, e saremo così veloci che i loro maledetti massi non ci schiacceranno. Vedrai, saremo dall'altra parte prima ancora che tu possa dire "Lolth scannata"- aggiunse con un sorriso.

Lei lo guardò come se avesse appena detto una colossale stupidaggine, ma non proferì verbo.

-Hai veramente intenzione di attraversare quel pozzo? Clacker non ha mai combattuto contro i corvi, non sa i loro trucchi e le loro tattiche- disse Belwar.

-Ammesso e non concesso che si possano definire tali- borbottò Faerie, sprezzante.

-Le sue dimensioni potrebbero scoraggiarli...- iniziò Drizzt. Lo gnomo sbuffò sonoramente.

-Non li ha scoraggiati Guenhwyvar, pensi che lui lo farà?-

-Non abbiamo altra scelta: a Clacker non rimane molto tempo, presto sarà completamente trasformato in un orrore uncinato. Non possiamo trovare un'altra strada!-

Un colpetto di tosse li distrasse dalla discussione. -Non vorrei interrompere- disse Faerie. -Ma il nostro simpatico amico sta andando verso il pozzo. Ho cercato di fermarlo dicendo "pech", ma non ha funzionato.-

I due amici smisero immediatamente di discutere e si lanciarono verso Clacker, che li aveva già distanziati di diversi metri.

-Clacker!- lo chiamò Drizzt, cercando di non fare troppo rumore per non attirare le creature. -Clacker!-

Il suo amico si girò non appena fu sulla soglia del pozzo. -C-Clacker a-avanti- disse semplicemente.

-Clacker, no!- esclamò Belwar correndo verso di lui, ma le gambe corte dello gnomo gli furono di ben poco aiuto contro i lunghi passi dell'orrore uncinato.

Clacker uscì allo scoperto, mentre i suoi amici lo guardavano agghiacciati, troppo spaventati da quello che stava per succedere per correre da lui.

Stranamente, non accadde nulla. Nessun corvo si avventò su di lui.

-Andiamo!- esclamò Drizzt, vincendo la paralisi iniziale. Faerie gli strinse il braccio con una morsa di ferro, facendogli emettere un gemito di dolore. -No, Faerie, non ti lascio. Tieniti stretta, non guardare giù, e vedrai che saremo dall'altra parte in un battibaleno.-

-Ehi! Vacci piano con quella mano!- si lamentò Belwar. La drow gli aveva artigliato la spalla, terrorizzata.

Il trio si avviò sul ponte. Faerie camminava con rigidità, tenendo i denti stretti. Le sue dita stringevano sempre più forte il braccio del fratello e la spalla dell'amico.

-Faerie, rilassati, magga cammara- gemette Belwar. -Mi stai facendo male!-

La presa sulla spalla dello gnomo si allentò di poco, ma non fu sufficiente per far cessare il dolore.

Clacker sparì dalla loro vista, entrando nel tunnel che aveva designato come via di uscita. Inquieti, i tre amici accelerarono il passo, temendo che potesse succedere qualcosa di male in loro assenza. Un grido e uno schianto gelò loro il sangue nelle vene.

Si fermarono, guardandosi negli occhi, paralizzati dalla paura. Un milione di domande e ipotesi affollavano le menti dei tre amici, ma una era predominante: cosa era successo?

Sentirono dei passi. Erano lenti, cadenzati, come se non avessero fretta di giungere a destinazione, come se fossero sicuri che la loro preda fosse spacciata e non avesse più nessun posto in cui scappare. Quella sicurezza scatenò una sorta di angoscia nei cuori dei tre amici, un'angoscia soffocante e paralizzante.

I passi continuarono, e dalla galleria che stava loro di fronte emerse Zaknafein Do'Urden.

La stretta sul braccio di Drizzt si fece così salda che il drow lanciò un urlo di dolore.

-Dannato assassino!- esclamò Belwar, cercando di liberarsi dalla presa di Faerie e prepararsi alla battaglia, ma lei non lo lasciò.

-No!- esclamò Drizzt. -Zaknafein vuole me! Andate da Clacker, lui ha bisogno di voi!-

-Non ti lascerò, elfo scuro- rispose lo gnomo caparbiamente.

-Ti prego- lo supplicò il drow. -È un nemico molto al di sopra delle tue possibilità. E tu, Faerie, non puoi affrontarlo in queste condizioni. Andate! Me la caverò!-

Fece una lieve carezza sulla mano della sorella. -Vai- le disse dolcemente. -Andrà tutto bene.-

Lei lo guardò. Da nero, il suo viso era diventato grigio, come se fosse impallidita di colpo. Nonostante questo, Drizzt lesse rabbia e determinazione nei suoi occhi.

Faerie lasciò andare Belwar, che corse verso Clacker, ma non il fratello.

Zaknafein nemmeno badò a lui. Il suo obbiettivo era Drizzt.

-Che stai facendo?- le chiese lui sbigottito. -Vai! Non puoi combatterlo con la paura che hai in corpo! Devi andare!-

-Non sei l'unico che ha dei demoni da affrontare- disse lei con malcelato timore.

-La tua ferita è ancora fresca! Si riaprirà!-

La sua mano lasciò il suo braccio, ma lei non se ne andò. Sguainò le spade.

-Avanti, mostro senza cuore- disse gelida. -Vuoi mio fratello? Allora vieni a prendertelo.-

Con un urlo, Zaknafein Do'Urden si lanciò su di loro.

-Padre- disse Faerie menando un fendente. -Non ti ricordi di me?-

Una lacrima solitaria le scivolò sulla guancia. Il padre non parve udirla. La attaccò, sordo alle sue parole.

-Non ti ricordi di come ci allenavamo insieme?- sussurrò lei. -Non ti ricordi quando mi hai salvata dalla furia di mia madre, quella volta che mi ero ribellata a Briza?-

Zaknafein seguitò ad attaccarla, senza ascoltarla. Le lacrime si fecero più numerose, piccoli rivoli di dolore su un viso già stanco e provato dalla vita.

-Non ti ricordi tutte le volte che sei corso in mio aiuto? Non ti ricordi quando ho perso il mio occhio? Eri lì, seduto sul letto, al mio fianco. Non ti ricordi quando sono scappata al mercato? Io sì, il tuo viso preoccupato che diventa sollevato quando hai visto Jarlaxle che mi riportava indietro è ancora scolpito nella mia mente, e nel mio cuore...-

I fendenti e gli attacchi del drow si facevano sempre più potenti e feroci. Faerie sapeva che non avrebbe resistito a lungo: il suo braccio le stava mandando fitte sempre più dolorose. Presto sarebbe stato impossibile da sopportare. Inoltre, ogni mossa del padre era come una pugnalata rovente al suo cuore già dilaniato. Avrebbe voluto accasciarsi a terra e piangere, lasciandosi consumare dal dolore.

No, si disse, io non posso cadere. Non adessoDrizzt ha bisogno di me. Belwar e Clacker hanno bisogno di me. Io non posso cadere ora.

Guardò il padre negli occhi con furia rinnovata. Quando i loro sguardi si incrociarono, la drow sentì una scarica di rabbia attraversarle il corpo. Una rabbia potente, potente e devastante. Una rabbia diretta verso sua madre e la sua famiglia, la causa di tutti i suoi mali.

Con un urlo, parò un attacco di Zaknafein e spinse la lama verso di lui. La sua forza fu tale, che il drow barcollò all'indietro, allontanandosi dai due fratelli. -ORA BASTA!- ruggì Faerie. -TU NON SEI NOSTRO PADRE!-

-No...- biascicò lo spirito-spettro. -Io sono vostra... madre!- disse lanciandosi di nuovo all'attacco.

I due fratelli non ebbero nemmeno il tempo di rimanere sbigottiti dalla risposta, poiché le lame di Zaknafein calarono su di loro.

Faerie e Drizzt pararono le stoccate prontamente, ma ancora non capivano cosa stesse succedendo.

Seguitarono nella loro danza di parate e affondi, un'eterea danza di morte così meravigliosamente letale.

-Aspetta un attimo...- sussurrò Drizzt dopo lunghi ed estenuanti minuti di lotta. Eseguì una doppia stoccata bassa, sperando di risvegliare qualcosa nei suoi ricordi, se lui era veramente suo padre. Approfittò della posizione per tirargli un calcio in faccia, ma lui, come a prevedere quella mossa, si scansò.

-Tu sei Zaknafein!- esclamò Drizzt sbigottito. Faerie si lanciò sul padre, ma lui la trattenne. -Ferma!- le disse. -Lui è nostro padre, ma Malice deve avergli fatto qualcosa!-

-Che cosa, allora?!- esclamò lei. -Che cosa ti ha fatto quella maledetta di mia madre?!- gridò. Lo spirito-spettro ebbe uno scatto, come a volerli attaccare, ma non si mosse.

Per alcuni attimi, Zaknafein sembrò in lotta contro se stesso: cercava di mantenersi fermo, ma degli scatti improvvisi tradivano il suo bisogno di uccidere.

-Attacchiamo adesso- disse Faerie. -È la nostra unica possibilità- aggiunse partendo all'attacco.

-Faerie, ferma!-

Zaknafein si irrigidì nel sentire quel nome. Si girò lentamente verso la figlia, che si fermò non appena i loro sguardi si incrociarono.

-Fa... e... rie...- rantolò, come se non lo ricordasse.

-Sì- sussurrò lei. -Sono io, sono tua figlia.-

-Dr... izzt...- articolò lo spirito-spettro, volgendo la testa verso il figlio.

Il suo viso cercò di stirarsi in un sorriso. -Drizzt- disse. -Faerie- ripeté. -Figli miei...-

Con un gesto rapido e fluido, rinfoderò le spade, ma le sue mani avevano ancora degli scatti. Zaknafein doveva lottare per impedire loro di afferrare le else.

-Padre...- mormorò la drow. I due fratelli si mossero per abbracciarlo, ma lui li fermò con un gesto della mano.

-Non avvicinatevi- li avvertì. -Non so per quanto riuscirò a trattenerla.-

-Chi?- gli chiesero i due drow.

-Vostra madre- spiegò Zaknafein. -Mi ha riportato in vita per i suoi ignobili scopi. Controlla il mio corpo. Non avvicinatevi.-

-Ma tu sei qui!- insisté Drizzt. -L'hai sconfitta!-

-Solo per poco- rispose suo padre. E, come a dimostrazione delle sue parole, ebbe un altro scatto.

Guardò i figli con gli occhi pieni di lacrime. -Faerie...- sussurrò. -Sei viva...-

-Lo sono sempre stata, padre- mormorò la figlia in risposta. Rivoli di lacrime le rigavano le gote nere.

-Mi sei mancata- le disse il maestro d'armi.

-Anche tu- rispose Faerie. -Non c'è stato giorno senza che io provassi rimorso per tutto il dolore che ti ho causato. Tu mi hai amata, sei stato al mio fianco per quasi un secolo, e io ti ho ripagato in questo modo. Mi dispiace, padre!-

La drow cadde in ginocchio, singhiozzando. -Mi dispiace così tanto...-

-La gioia di saperti viva dopo tutti questi anni supera di gran lunga la sofferenza che ho passato- rispose Zaknafein con la voce rotta dal pianto. -Ti voglio bene, figlia mia.-

Si rivolse a Drizzt. -Combatti bene, figlio mio, meglio di quanto mi ricordassi, o di quanto osassi sperare- disse.

Zaknafein ebbe un altro scatto, che per poco non fece sì che lui si avventasse sul figlio. -No!- esclamò lui. -Ti prego, padre, contrastala! Non posso... non possiamo perderti di nuovo!-

-Non posso!- gridò lo spirito-spettro. -Voi dovete scappare! Malice non si fermerà fino a che non ti avrà riportato a Menzoberranzan, Drizzt, insieme a tua sorella, ora che sa che è viva! Dovete scappare!-

La volontà del maestro d'armi cedette di poco, ma fu sufficiente perché esso saltasse in avanti, intenzionato ad attaccare Faerie. Fortunatamente, riuscì a fermarsi appena in tempo.

-Vi voglio bene, figli miei- sussurrò. -Lo faccio per noi!- esclamò poi con voce squillante. Si girò verso il bordo della passerella.

-PADRE, NO!- urlò Faerie, capendo cosa voleva fare. Si alzò di scatto e corse verso di lui, la disperazione e il dolore che le dilaniavano il cuore. Allungò una mano per afferrare qualcosa, qualunque cosa, potesse fermare il padre. Ma arrivò troppo tardi. La sua mano afferrò il vuoto: Zaknafein Do'Urden era già saltato giù dalla passerella.

Non ci fu nulla di umano nell'urlo di Faerie.

 

   
 
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