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Autore: Yu_Kanda    10/08/2009    4 recensioni
Una missione 'estiva' un po' particolare per Kanda e Lavi, e una piccola vendetta incrociata che sa di doppia rivincita... Il destino dei nostri due Esorcisti si intreccia con quello dell'Innocence nell'assolata città di Palermo, fra strani eventi, complicità e parole non dette. Cosa accadrà durante la Notte delle Stelle Cadenti? *LaviYu*
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su -man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Lavi e Kanda sarebbero assieme da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!




Ultimo giorno del LaviYu festival, purtroppo! Nonché il compleanno di Lavi!
Ma l'anno prossimo faremo meglio! XD Vero?

Bene, questo è il mio regalo per Lavi, spero sia anche di vostro gradimento!




Night of the Shooting stars


Capitolo 1: Estate



Il frinire delle cicale risuonava con vari livelli di eco nell'aria estiva, risultando in alcuni momenti quasi assordante, e per qualcuno anche molto, molto fastidioso.

Dannati insetti.

Il sole splendeva come al solito sull'angolo di foresta nel quale Yuu Kanda amava allenarsi, o forse sarebbe stato più opportuno dire 'più del solito' data la temperatura che aveva raggiunto l'ambiente intorno a lui persino all'ombra.

Il giovane tuttavia non sembrava badarvi più di tanto, nonostante il frastuono prodotto dalle maledette cicale, intento come sempre ad eseguire i suoi esercizi prediletti con Mugen, l'amata katana. Il portamento fiero lo faceva apparire simile ad un samurai d'altri tempi, dedito anima e corpo unicamente all'arte della spada, orgoglioso e letale.

Ad ogni movimento perle di sudore guizzavano nell'aria afosa, riflettendo un arcobaleno di colori ove attraversate dalla luce del sole, scintillando contro la pelle pallida del torace nudo di Kanda mentre i suoi capelli danzavano nel vento.

Eppure l'espressione del giovane tradiva una rabbia repressa, la linea della mascella tesa e le sopracciglia aggrottate sotto la benda di stoffa bianca che gli copriva gli occhi, come se qualcosa disturbasse la sua concentrazione nonostante la pace che regnava in quel posto.

D'improvviso iniziò ad agitare la spada in maniera molto poco ortodossa, fendendo l'aria con angolazioni improbabili e cambiando repentinamente direzione senza motivo, ruotando in continuazione il verso della lama. Dopo aver continuato quella strana danza per un po', si strappò la benda dal volto con violenza, e piantando Mugen in terra urlò la sua frustrazione al cielo.

- Maledizione! - tuonò prendendo a calci un mucchietto di foglie accanto a sé, serrando le labbra quando il suo piede nudo si graffiò urtando contro una radice nascosta.

Imprecando ad alta voce nella sua lingua natale, il giapponese, Kanda sfogò la sua crescente frustrazione sferrando un poderoso pugno contro l'albero più vicino, intaccandone quasi la corteccia.

Una risata proveniente dall'alto lo colse di sorpresa, e il giovane guardò istintivamente insù cercando la provenienza di quella voce a lui ben nota. Il seccatore fece capolino tra le fronde, mostrando degli oltraggiosi capelli rossi che lo identificavano inequivocabilmente come quell'idiota dell'apprendista Bookman, e ammiccò verso di lui, sorridendo sornione.

- Yuu-chan, che hai da agitarti così? - lo canzonò detto idiota divertito, balzando giù da un ramo dell'albero che Kanda aveva appena colpito, un libro in mano.

- Da quanto mi stavi spiando! - tuonò il samurai, liberando Mugen e puntandogliela alla gola.

- Calma Yuu, sono qui solo da una mezz'ora... - si difese Lavi, sollevando le mani in segno di resa e sorridendo impacciato. - E non ti stavo spiando, ti tenevo compagnia. - affermò annuendo deciso.

- Nessuno te l'ha chiesto! - esplose Kanda, agitando la punta di Mugen davanti al viso dell'insopportabile intruso, che indietreggiò sorvegliandone attentamente il movimento per mantenersi a distanza di sicurezza.

D'un tratto Kanda roteò gli occhi, emettendo un suono seccato, e Lavi vide le sue sopracciglia aggrottarsi di nuovo e il braccio che reggeva la pericolosa katana tremare.

- Yuu? Q-Qualcosa non va? - balbettò seguendo preoccupato la lama di Mugen ondeggiargli pericolosamente vicino al collo.

Per tutta risposta Kanda si voltò di scatto colpendosi a palmo aperto con la mano libera la spalla destra, producendo uno schiocco sonoro.

- CHE! Dannatissime zanzare! - ringhiò rinfoderando Mugen e camminando in direzione della sua Uniforme. Lavi dovette fare uno sforzo sovrumano per non scoppiargli a ridere in faccia.

- Oh. Quindi il tentativo di strage di poco fa è fallito. - commentò; l'altro rispose con un grugnito seccato, continuando ad imprecare fra sé. - Andiamo Yuu, tra due ore non avrai più nemmeno il segno. - gli ricordò poi cercando di calmarlo e producendo invece l'effetto contrario, perché Kanda gli rivolse un'occhiata rovente.

- Non per questo prudono di meno. - commentò in tono aspro, raccogliendo gli abiti da terra.

Lavi era incuriosito dal comportamento atipico del compagno, e lo scrutava di sottecchi, mentre insieme tornavano indietro alla torre che era il quartier generale dell'Ordine Oscuro e la loro 'casa'.

- Non l'indossi? - chiese indicando l'Uniforme che Kanda teneva al braccio.

- CHE. - ancora quell'esclamazione irritata. Il giovane era troppo prevedibile quando veniva invaso il suo spazio personale, si chiudeva subito a riccio; e Lavi adorava da morire tormentarlo per forzarlo a parlargli, anche se a volte 'da morire' rischiava di descrivere con eccessiva precisione la sorte che poteva attenderlo se insisteva.

- E' un no? - ma lui insisteva comunque.

- Sta' zitto. - gli ordinò Kanda in tono perentorio.

- Lo prendo per un no. Come mai? Di solito sei molto formale per queste cose. - sul volto del giovane comparve un altro sorriso sornione. Se usava quella tattica Yuu abboccava sempre, cercando di liberarsi velocemente di lui ed ottenendo invece di restare in sua compagnia per una piacevole (per Lavi) chiacchierata. Questa era una di quelle volte.

- Fa' come ti pare. - replicò Kanda con una scrollata di spalle, cercando di ignorare la seccatura dalla lingua lunga e di raggiungere il Quartier Generale il prima possibile.

- Non mi hai risposto. - lo incalzò la seccatura in questione, usando quel tono giocoso che aveva il potere di irritare anche un sasso (a suo avviso, ma Kanda Yuu aveva sempre ragione).

- Chiudi quella dannata bocca e lasciami in pace! - gli intimò infine accelerando il passo.

- OK, vedo che sei di cattivo umore più del solito. Deve essere il caldo. - commentò Lavi in tono studiatamente casuale, attendendo la reazione irata del bersaglio di quell'insinuazione.

Kanda si limitò a rivolgergli uno sguardo tagliente con la coda dell'occhio, e Bookman Junior seppe di aver colto nel segno.



Qualche minuto più tardi entrambi varcavano l'ingresso della Torre dell'Ordine Oscuro, uno deciso a liberarsi dell'altro, detto 'altro' invece assolutamente risoluto a non lasciare che ciò accadesse per nessuna ragione al mondo. E Lavi era assai perseverante.

- Yuu, dove pensi di andare adesso? - chiese, continuando imperterrito a punzecchiare la sua vittima.

- Dovunque tu non ci sia. - fu l'immediata risposta di Kanda.

- Aww, Yuu-chan, sei crudele. - si lamentò Lavi in tono ferito, ma l'altro si limitò a voltargli le spalle, continuando per la sua strada senza più degnarlo di uno sguardo. - Vai a fare un bagno vero? - lo incalzò ancora il giovane, affiancandolo di nuovo.

Kanda non riusciva a credere che quella croce dovesse toccare proprio a lui fra tutti i membri dell'Ordine Oscuro presenti quel giorno al Quartier Generale, possibile che quando sarebbe stata utile la sua presenza quell'inutile peso morto di moyashi non ci fosse mai? Decisamente l'universo congiurava contro di lui, in ogni modo possibile.

- Non sono affari tuoi. - rispose secco, rifiutando cocciutamente di voltarsi verso l'inseguitore. Lavi non ne parve affatto scoraggiato, conosceva il soggetto fin troppo bene per lasciarsi intimorire.

- Ma è il terzo oggi... - disse, con il tono di chi è preoccupato delle conseguenze di una simile condotta sconsiderata per la salute dell'amico, nonostante dovesse sapere assai bene che la salute di Kanda era di ferro... Il suo corpo guariva ad una velocità inumana da qualunque cosa; ma stavolta aveva colto nel segno. A quelle parole il samurai si bloccò, girandosi di colpo a fronteggiarlo.

- Mi stai seguendo? - sibilò afferrandolo per la collottola.

Lavi si rese subito conto che, a volte, ottenere ciò che si vuole può rivelarsi molto meno piacevole di quanto preventivato, soprattutto se la persona da cui si sta cercando di ottenere quel qualcosa si chiama Kanda Yuu. Ora, prima che la sua avventura alla scoperta delle debolezze di Kanda finisse in tragedia, era il caso che si desse una mossa per impedirlo.

- N-No, ti giuro, è solo che ero là anche io a farmi una doccia, parola! - si difese accampando la prima scusa che la sua mente riuscì a raccattare in giro per le sinapsi traumatizzate del suo cervello e cercando di allentare la presa sui suoi abiti.

Kanda sollevò un sopracciglio, quindi un angolo della bocca gli si piegò in un ghigno. Lavi deglutì a vuoto, comprendendo fin troppo bene quanto ridicola ed improbabile fosse la sua difesa e vedendosi già spacciato, ma mentre si preparava ad affrontare il castigo oltre che a limitare i danni per quanto possibile, d'improvviso vide una luce divertita attraversare gli occhi di Kanda in un lampo e poi svanire immediatamente dopo così com'era apparsa.

- Qualcuno sente caldo, eh? - commentò il giovane lasciando andare la sua preda, sorvolando incredibilmente sull'assurda platealità della giustificazione che questa gli aveva appena fornito; l'apprendista Bookman rise nervosamente, incerto su come considerare la reazione della quale era appena stato testimone.

La grazia appena ricevuta non fu tuttavia sufficiente a convincerlo a desistere, si stava accingendo a riprendere il cammino verso il bagno comune dietro a Kanda quando una voce agitata fece fermare entrambi di nuovo.

- Oh, Kanda-san! - chiamò un Finder correndo verso di loro. - Komui vuole vederti! - si rivolse poi all'altro Esorcista. - Ah, Lavi, che fortuna trovarvi insieme, Bookman ti cerca. - i due giovani sospirarono, scambiandosi involontariamente un'occhiata che esprimeva il medesimo stato d'animo.

- Dì a quel bastardo di Komui che sarò da lui dopo aver finito quel che devo fare. - stabilì Kanda in tono gelido, piantando i presenti senza voltarsi indietro.

- O-OK. - mormorò il Finder intimorito.

Lavi fissò il giovane allontanarsi con rassegnazione; a quel punto non aveva nessuna possibile scusa per giustificare una disobbedienza e continuare a seguire Yuu, doveva suo malgrado rassegnarsi e tornare ai propri doveri di apprendista Bookman, a quanto pareva.

- Non prendertela Gozu, oggi Yuu è davvero di cattivo umore! - ridacchiò, offrendo uno dei suoi radiosi sorrisi e dando al poveretto una pacca sulla spalla. - Andiamo, ti accompagno.

Avrebbe cercato di nuovo Yuu più tardi.



Lavi e il suo anziano mentore stavano per entrare nell'ufficio del Supervisore quando frammenti della conversazione in atto giunsero alle loro orecchie: a quanto pareva, Kanda era ancora dentro a litigare con quest'ultimo.

- Per. Nessuna. Ragione. Al. Mondo. - stava gridando l'Esorcista Giapponese. - Cosa non vi è chiaro del concetto 'neanche morto'?

- Sii ragionevole Kanda, è solo una missione di routine e ci vorranno appena pochi giorni. - fu la replica del Supervisore, nel disperato tentativo di ammansire la belva che aveva di fronte. L'uomo pareva non risentire dell'aura di terrore che il samurai generava tutt'intorno a sé, forse perché era troppo scellerato per rendersi conto dei rischi di mettere alla prova la scarsissima pazienza di Kanda. O forse perché sapeva su cosa far leva per ridurlo a più miti consigli ed ottenerne la collaborazione, una dote che Lavi invidiava profondamente allo scienziato.

- No. Non accetto missioni insieme a moyashi. Fine della storia. - ribadì cocciutamente il samurai.

L'altro contendente appariva meno propenso di lui ad accettare la missione insieme, ma Lavi era certo che avrebbero finito per capitolare nonostante l'avversione reciproca, perché l'uomo davanti a loro, il Supervisore Komui Lee, era capace di piangere miseria finché non avessero accettato.

- Il nome è Allen! - protestava energicamente colui che era stato bollato col nomignolo di moyashi, fronteggiando a muso duro il colpevole dell'affronto. - E comunque anche io non sono lieto di dover lavorare con te Bakanda!

- CHE. - sbuffò il bersaglio di quell'ultimo epiteto, sotto lo sguardo sconsolato di Komui e degli altri presenti.

L'ufficio del Supervisore era come sempre un chiaro esempio di quanto fosse inutile combattere contro l'entropia dell'universo, il caos regnava sovrano su un trono di documenti accatastati in ogni dove sopra la scrivania dell'uomo, camminando su un tappeto di scartoffie che un tempo forse erano state lettere o, peggio, relazioni scientifiche presentategli dai suoi sottoposti.

Era un aneddoto simile a quello sul senso della vita come Komui potesse trovare qualcosa là in mezzo, ma soprattutto come potesse lavorarci in maniera produttiva.

Lavi considerò le probabilità che aveva Komui di spuntarla: vicine allo zero assoluto. Bé, a questo punto che male c'era se si proponeva lui per accompagnare Yuu, sollevando Allen da quell'ingrato compito?

Nonché salvando la giornata di tutto il dipartimento scientifico, per non menzionare il fatto assolutamente marginale che in quel modo avrebbe passato un bel po' di tempo tutto da solo (compatibilmente con l'invadenza del suo vecchio, certo) con Yuu. Lavi sorrise fra sé, sperando di far centro e che nessuno si opponesse.

- Su, su, non litigate, andiamo noi con Yuu, vero vecchio? - annunciò entrando nella stanza insieme a Bookman, che annuì, ignaro dei piani di Lavi. Per ora almeno.

- Quasi peggio. - commentò Kanda aspro.

Komui aveva un terribile presentimento, un sentore di catastrofe incombente, la deprecabile e fastidiosa certezza che lasciando mano libera ai tre Esorcisti nella scelta del compagno di viaggio il risultato sarebbe stato solo un colossale litigio collettivo, che invece di permettere il recupero di altre Innocence avrebbe invece portato alla distruzione del Quartier Generale.

Scenario apocalittico che lui, in quanto Supervisore dell'Ordine Oscuro in Europa non poteva in nessun modo consentire; quindi, forte della sua autorità, fece appello a tutta la capacità di persuasione che possedeva: inscenare il solito pietoso piagnisteo.

- Non posso mandare Allen da solo, uno di voi tre deve andare con lui. - intonò supplicando in maniera scandalosamente lamentosa, lo sguardo lacrimoso. Ma il suo pubblico pareva insensibile alla tragicità intrinseca della situazione.

- Perché non ci mandi Lenalee? - borbottò Kanda, scoccandogli un'occhiataccia assai significativa, e Komui sbiancò, iniziando a farfugliare nonsensi.

- No, non si può, la mia Lenalee ha un altro assegnamento... - disse agitando le mani in un gesto teatrale di diniego e scuotendo il capo con veemenza, quasi in preda al panico.

- TSK. - Kanda sollevò un sopracciglio con evidente disprezzo, e il Supervisore si schiarì la voce, ricomponendosi.

Non gli restava che iniziare comunque ad illustrare la missione, contando che la grande importanza del luogo interessato li convincesse a mettere da parte i dissapori e ubbidire agli ordini. Afferrò quindi la fedele bacchetta, indicando un punto sulla cartina geografica dietro di sé ed improvvisamente tutti i presenti si ricordarono di aver dimenticato qualcosa di molto importante che dovevano fare: tutti tranne uno, che invece non capiva le motivazioni di quella piccola ribellione.

- Io e Bookman abbiamo un altro impegno, non credo che potremo andare in missione questa volta, adesso che mi viene in mente. - esordì per primo Lavi, lasciando Komui senza parole.

- Già. Una ricerca importantissima da completare. - confermò il vecchio Esorcista, annuendo con aria grave e scambiando con l'apprendista uno sguardo eloquente che lo invitava con circospezione a defilarsi il prima possibile. Sguardo che non sfuggì ad uno degli altri presenti, il quale non era affatto disposto a farsi incastrare né per la destinazione né per il compagno di viaggio.

- Ehi! Che significa? - Komui li fissò colto completamente di sorpresa.

- Significa che non andiamo in quel dannato posto. - concluse Kanda senza mezzi termini, incrociando le braccia al petto con fare incontrovertibile.

- Ma perché? - se ne uscì candidamente l'uomo.

- Perché? - ruggì Kanda, al colmo della frustrazione, agitando un pugno verso di lui. - Dannazione Komui, nel Sahara! Sei pazzo?

- Con questo caldo infernale poi! - aggiunse Lavi, mentre Bookman continuava ad annuire con approvazione.

A quel punto una voce ignara si levò alle loro spalle; l'ultimo Esorcista presente, che aveva sino a quel momento assistito in silenzio alle rimostranze degli altri tre, si fece timidamente avanti, l'aria alquanto confusa. Il nome di quel luogo non gli era nuovo, ma allo stesso tempo non gli diceva nulla, il che era piuttosto normale a suo parere, visto che non ci era mai stato durante il girovagare al seguito del suo maestro, il Generale Cross.

- Che ha il Sahara di così terribile? - chiese Allen con aria innocente, spostando lo sguardo da Lavi a Komui, ignorando volutamente Kanda.

- Allen la missione è tutta tua, te la cediamo volentieri. - disse il giovane Bookman posandogli ambo le mani sulle spalle, un sorriso di circostanza immediatamente pronto sul viso. - Divertiti, è un posto bellissimo.

Il Supervisore sospirò; anche così continuavano a litigare... Non aveva alternative, era tempo di ricorrere alle minacce, prospettare l'intervento di quell'alto papavero del Vaticano che nessuno di loro poteva soffrire poteva sortire l'effetto desiderato, sì. Valeva la pena tentare.

- Uno di voi lo accompagnerà, e niente scuse! - ribadì in tono severo, risultando invece la patetica caricatura di quello che avrebbe dovuto essere il capo della sezione Scientifica, cosa che normalmente avrebbe suscitato l'ilarità dei presenti (Kanda escluso) se le premesse di quella situazione non fossero state così spiacevoli. - O dovrò informare Leverrier della vostra condotta.

Ecco. L'aveva detto, la minaccia era sul tavolo delle trattative, pronta per essere messa in pratica a discapito di tutti, lui incluso; lo sapeva eppure non tornò sui suoi passi, attendendo le reazioni dei suoi Esorcisti.

- Ma fa dannatamente caldo in quel posto fuori dal mondo! - protestò energicamente Lavi, allargando le braccia in un gesto sconsolato.

- Sfortunatamente, - ricordò loro Komui - gli Esorcisti non hanno le ferie, perché come ben sapete, il Conte non va in vacanza...

- CHE. - sbuffò Kanda, il quale si faceva ben poche illusioni sulla conclusione che avrebbe avuto quella discussione.

- E' ingiusto... - si lamentò mestamente Lavi, mentre Bookman scuoteva il capo con disapprovazione, chiedendosi la vera ragione per cui Komui aveva convocato anche lui e il suo apprendista. Un silenzio imbarazzante calò nell'ufficio del Supervisore mentre tutti attendevano di conoscere quale sarebbe stato il destino di ciascuno nella stanza.

- Ehi, perché devo essere proprio io ad andarci? - a quel punto obiettò anche Allen, che iniziava ad avere un brutto presentimento a riguardo.

Un ghigno trionfante si fece strada sul viso di Komui allorché lo scienziato ebbe la folgorante illuminazione riguardo come conciliare tutte quelle proteste evitando l'ammutinamento generale. Con uno scatto repentino l'uomo tornò ad indicare la mappa alle proprie spalle, sistemandosi gli occhiali sul naso con la mano libera.

- Visto che vi lagnate tanto, tireremo a sorte. - annunciò con la stessa aria del gatto che ha appena preso il topo per la coda. - Le missioni sono due, ve lo avrei detto subito se mi aveste lasciato finire. - i presenti lo guardarono speranzosi, intravedendo una via d'uscita. - Con destinazione Sahara - Komui puntò la bacchetta nuovamente sulla cartina. - e Italia, nella città di Palermo. Ora sedete tranquilli che vi illustro le missioni, poi... - felice di avere infine tutta l'attenzione degli Esorcisti, Komui stava per lanciarsi in una delle sue favolose spiegazioni, ma fu interrotto bruscamente.

- Non ne vedo la ragione. Decidiamo prima, così non ci sorbiamo entrambe le spiegazioni. - sbottò Kanda visibilmente spazientito, e molto, molto desideroso di andarsene da solo in una qualunque maledetta missione pur di non doversi sorbire un minuto di più di quello strazio.

- Oh. Bene, come preferite. - acconsentì Komui, ormai certo di averli in pugno.

- Carta più alta? - propose immediatamente Allen.

- Nemmeno per sogno moyashi, sei uno schifoso baro. - sibilò Kanda in tono tagliente, lanciandogli un'occhiata ferina e sfidandolo ad affermare il contrario.

Ma la fortuna quel giorno era tutta dalla parte di Komui e proprio nel momento in cui sembrava stesse per riprendere il litigio di poco prima entrarono quattro Finder per ricevere nuovi ordini; vedendoli il Supervisore ebbe un'idea 'geniale', almeno a sentire lui, cosa sulla quale invece nessuno dei presenti avrebbe scommesso.

- Per evitare che qualcuno bari, i vostri futuri Finder decideranno per voi le destinazioni. - annunciò l'uomo in tono risolutivo, l'espressione vittoriosa, agitando il braccio in direzione dei nuovi arrivati.

- Non mi piace per niente quando fa così... - mormorò Lavi all'orecchio del suo vicino.

- Già, nemmeno a me. - convenne Kanda incrociando di nuovo le braccia.

Anche Bookman ed Allen annuirono, assolutamente d'accordo con l'analisi dei loro due colleghi.

Come se si dilettasse nel gioco delle tre carte, Komui prese in mano i fascicoli con le informazioni sulle missioni, mescolandoli fra loro e sforzandosi di tenere un contegno professionale nel farlo.

- Come vedete sono tutti uguali. - disse, poi ne diede uno a ciascun Finder, sotto lo sguardo agghiacciato dei quattro Esorcisti. - Ora, senza aprirli, consegnateli a chi preferite. - i Finder si fissarono l'un l'altro senza capire. - L'Esorcista che sceglierete verrà in missione con voi nel luogo indicato dal dossier.

- Allen. - Toma fu il primo a scegliere, e il ragazzo fece per aprire il plico appena ricevuto in mano quando Komui gli diede l'altolà.

- No! Li aprirete quando tutti avranno scelto. - sentenziò lo scienziato, ed Allen sospirò posizionandosi accanto al Finder di nome Toma.

- TSK. - Kanda sogghignò, nessuno avrebbe osato scegliere lui.

- Kanda-san... - decise il secondo Finder, e il samurai si portò una mano al viso: a parte Gozu, ovviamente.

Quel buono a nulla pareva avere una vera e propria adorazione per lui, purtroppo, che lo portava ad ignorare l'aura letale di cui si circondava. Kanda si mosse verso il Finder con aria irritata, e quando gli fu vicino non prese il dossier dalle sue mani protese, emettendo un suono sprezzante.

- CHE. - semplice ed efficace, l'esclamazione perfetta per liquidare qualunque obiezione. Gozu sorrise imbarazzato ma per nulla scoraggiato, e restò al fianco del samurai custodendo la preziosa cartellina.

Gli ultimi due Finder si guardarono, indecisi, la tensione derivante dalla responsabilità di cui erano investiti che li faceva esitare, timorosi di rendersi responsabili della scelta sbagliata.

- Lavi. - esclamarono insieme, e si bloccarono incerti sul da farsi, lasciando i presenti col fiato sospeso.

- OK, - esordì Michael riprendendosi per primo - facciamo pari o dispari? - propose con fare molto amichevole. L'altro Finder annuì. - Pari. - annunciò, quindi si preparò a gettare le mani. - Al mio tre.

Entrambi presero ad agitare i pugni al ritmo scandito dal conteggio di Michael, al cui segnale rivelarono i rispettivi numeri. Cinque più due: ma il pollice di Michael scivolò prontamente sotto la mano.

- Bene, sei; Lavi è mio. - l'ultimo Finder lo fissò perplesso, ma non ebbe il coraggio di protestare.

- Ehi! - Bookman Junior invece protestò energicamente. - Che significa 'Lavi è mio', non sono mica un qualche genere di trofeo, chiaro?

- Oh, mi dispiace signor Lavi, era solo un modo di dire... - si giustificò Michael, apparentemente a disagio per la sua uscita infelice.

- Lo spero bene. - borbottò Lavi, schierandosi accanto all'uomo non troppo docilmente. Bookman e l'ultimo Finder rimasto fecero altrettanto mentre tutti gli sguardi si concentravano sul Supervisore, in attesa che questi li autorizzasse a leggere cosa aveva riservato loro la sorte.

- Ora, prima che apriate i vostri fascicoli, eccovi qua le nuove Uniformi, avvicinatevi e prendete ciascuno la sua. - Komui interruppe il battibecco fra i due indicando con aria felice gli indumenti ammucchiati sul divanetto di fronte la propria scrivania.

Come avessero potuto non notare quei sacchetti ammonticchiati così in bella vista, i quattro Esorcisti non seppero spiegarselo. Li presero a turno dalle mani di Komui, curiosi di vedere che aspetto avessero le loro nuove tenute: tutti a parte Lavi; il giovane era assai più impaziente di conoscere la propria destinazione che non ciò che avrebbe indossato durante il viaggio.

Oh, come si sbagliava!

- YAY! - gridò raggiante, girando su sé stesso con il dossier stretto in mano sollevato al cielo. - Si va al mare! Sì! Sì! Sarà bellissimo!

- Non è una vacanza... - obiettò Komui serio, ma il giovane lo liquidò con un cenno della mano.

- See, see, certo; lo so, lo so. Ma è bellissimo lo stesso! - ribatté sfoggiando un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro.

Poi notò che gli altri tre Esorcisti erano tutti silenziosi, quasi pietrificati, e non ne capiva il motivo, perché almeno uno di loro avrebbe dovuto saltare di gioia come lui, a dispetto del fatto che Komui si fosse appena lanciato in uno sproloquio sui benefici che avrebbero ricevuto dalle nuove Divise.

Perplesso, si avvicinò a Kanda, che, a capo chino, sembrava perso a contemplare qualcosa tra lui e Gozu, il quale, invece, altrettanto immobile, reggeva ancora il fascicolo.

- Che c'è Yuu-chan, vedi sabbia e cammelli nel tuo futuro? - lo canzonò Lavi, ma Kanda non scattò come si aspettava nell'udire il nomignolo affettuoso con cui l'aveva appena chiamato: sollevò lentamente gli occhi ad incontrare il suo, l'espressione vuota. Se non l'avesse conosciuto così bene avrebbe detto che fosse sotto shock.

- E' di pelle... - mormorò, e Lavi fu certo che quelle stesse parole in bocca a chiunque altro sarebbero suonate disperate. Subito infilò la mano nel sacchetto che gli aveva consegnato il Supervisore, il sorriso gli scomparve all'istante dal volto ed impallidì improvvisamente.

- Anche la mia... - constatò annichilito rivolgendosi al colpevole di quella tragedia, il quale ancora saltellava per la stanza elogiando estasiato le nuove favolose creazioni sartoriali dello staff scientifico. - Komui, è uno scherzo vero? - chiese, sperando ardentemente di ricevere una risposta affermativa.

- Qualcuno dovrà pagare per questo... - sibilò Kanda in tono mortale, voltandosi lentamente verso il Supervisore.

Da qualche parte nei laboratori, a Johnny fischiarono le orecchie; oppure starnutì, a seconda del tipo di credenza popolare cui era legato...

Ma, tornando a gettare l'occhio sul clima agitato che regnava nello stesso momento all'interno dello stranamente affollato ufficio del Supervisore Komui, ci accorgiamo che sta per essere consumato un brutale assassinio a sangue freddo ai danni proprio di quest'ultimo.

Prima che Lavi potesse impedirglielo, Kanda aveva già estratto Mugen e la puntava alla gola dello scienziato, sotto gli sguardi inorriditi dei Finder.

- Komui, dannato bastardo, ti conviene cambiarle subito... - ruggì, intenzionato a mettere in pratica quella minaccia, ma forti braccia lo afferrarono da dietro.

- Andiamo Yuu, non è una buona ragione per uccidere il Supervisore, sono sicuro che ha una valida spiegazione per questo, vero? - asserì il giovane Bookman, scoccando un'occhiataccia all'uomo, il quale, la punta dell'affilata katana premuta contro il pomo d'Adamo, aveva preso a tremare come una foglia sferzata dalla bora.

- Non è colpa mia! - si lamentò tentando inutilmente di impietosire Kanda con un'espressione lacrimosa. Fortunatamente la manovra di Lavi riuscì ad allontanargli dal viso quella fastidiosa lama che gli graffiava la delicata pelle del collo, e Komui poté tirare un sonoro sospiro di sollievo.

- Lasciami subito, idiota! - ringhiò Kanda contro colui che aveva osato intromettersi fra lui e il mentecatto noto come il loro Supervisore, divincolandosi energicamente.

- No, prima rinfodera Mugen. - pretese il bastardo serrando di più la presa, sussurrandogli poi all'orecchio in un tono che quasi sconfinava oltraggiosamente nel lascivo. - Se consumi tutte le tue energie ora che farai nel deserto? - udendo l'insinuazione il samurai si bloccò per un attimo, raggelato.

- CHE. - esclamò con disgusto, e chiusa così la conversazione riprese ad agitarsi nel caparbio tentativo di spezzare la stretta di Lavi.

- Oh, non ci sarà nessun deserto per Kanda-san. - si intromise Gozu sorridente giusto in quel momento, mostrando a tutti il dossier che nel frattempo aveva pensato bene di leggere, aspettando prudentemente che l'atmosfera si raffreddasse e fosse dato il segnale di cessato pericolo.

A quelle parole i due Esorcisti smisero di lottare e si guardarono attorno: Allen e Bookman erano ancora immobili come statue. La reale portata di quella notizia si fece strada col rombo del tuono nel cervello iperattivo di uno dei due contendenti, mentre l'altro appariva alquanto scosso da ciò che era appena stato rivelato, e mostrava un'espressione fra l'accigliato e l'incredulo, con una sottile punta di ciò che, se il primo avesse guardato con più attenzione, si sarebbe accorto essere sollievo.

Lavi scoppiò a ridere fragorosamente, abbracciando Kanda.

- Congratulazioni Yuu-chan! Si va al mare! - esultò, poi si rivolse al resto dei presenti, sorridendo come un invasato. - Ci si vede al nostro ritorno! Ohi, vecchio, approfitta per studiare l'ambiente!

La prospettiva di effettivo abbandono fu sufficiente a riscuotere Bookman dallo stato di shock post traumatico nel quale era piombato leggendo la propria destinazione; l'uomo si voltò verso il responsabile di quel vile tradimento ai suoi danni, scuro in volto.

- Lavi! Non oserai abbandonarmi così! - intimò all'apprendista replicando alle parole di commiato di lui. In un angolo della stanza, accucciato su un tappeto di scartoffie, Allen invece piangeva silenziosamente, fissando i fogli stretti fra le sue dita.

- Oh, sì invece. Divertitevi! - salutò Lavi agitando il braccio dietro la testa mentre lasciava la stanza.

- LAVI! - lo richiamò Bookman con quel tono autoritario che prometteva una punizione esemplare se le sue aspettative fossero state disattese e gli fosse disubbidito. Ma il giovane vi era così abituato che nemmeno fece caso alla promessa di castigo che gravava sulla sua testa.

- Ciao ciao! - intonò sparendo in corridoio, il sorriso sornione che era il suo marchio di fabbrica di nuovo stampato sulla faccia.

Kanda, che era rimasto attonito dopo la notizia che avrebbe fatto coppia con Lavi, iniziò a ricollegare anche il resto degli eventi, ed un ghigno crudele gli comparve sul volto: chi sarebbe morto di caldo in Sahara era moyashi, e questo lo ripagava di qualunque cosa avesse fatto Lavi per irritarlo mentre era costretto insieme a lui.

Sì, assolutamente.

Una parte della sua mente gli disse che la prospettiva non gli dispiaceva affatto, ma il giovane la zittì prontamente.

- Oi, moyashi. - apostrofò trionfante il ragazzetto Inglese. - Salutami i cammelli. - aggiunse con un ghigno soddisfatto e, compiaciuto della sua disperazione, uscì dietro Lavi senza voltarsi indietro.

I loro Finder, vistisi abbandonati, rivolsero a Komui uno sguardo smarrito. L'uomo si strinse nelle spalle, per quella volta avrebbe dovuto accontentarsi di ciò che era riuscito ad ottenere, richiamarli indietro era del tutto inutile; istruire i Finder era quasi meglio in casi come quello.

- Bé, sembra che dovrete seguire le mie spiegazioni al loro posto, e poi metterli al corrente. - li informò lo scienziato. - Sedetevi, dopo che avrò finito con Allen e Bookman toccherà a voi.

I due uomini sospirarono, facendo come gli era stato detto.

   
 
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