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Autore: AngelWing99    15/05/2020    0 recensioni
Alexandra è una ragazza del tutto normale e ha lavoroto sodo per esserlo. Il suo passato le ha lasciato grosse cicatrici e tenta di nasconderlo con i tatuaggi, ma non bastano a cancellare  ciò che è stato e ciò che le è successo. Un giorno decide di fare un gioco che le cambierà completamente la vita.
 Dal testo:  < < Ethan > > ringhiai alzandomi in piedi
< < Ti è piaciuta la sorpresa? > > chiese ridendo
< < Non ne avevi il diritto > > dissi guardandolo male incrociando le braccia al petto
< < Ne abbiamo già discusso, io posso tutto. Fine della storia > > disse alzandosi verso e venendo verso di me
< < Ti odio > > dissi spingendolo via
< < Così mi spezzi il cuore > > disse divertito
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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<< Drey mi racconti qualcosa di questo mondo? >> chiesi camminando accanto a lui. Quella mattina mi ero svegliata con più dolori del giorno prima, sopratutto alle gambe; non ero niente abituata a camminare per così tanto tempo e in quel momento le sentivo che stavo bruciando, ma se mi fossi fermata un attimo la scossa si sarebbe fatta sentire e avrebbe continuato fino a quando non avessi ripreso aumentando il dolore sempre di più 

<< Che vuoi sapere? >> chiese girandosi verso di me

<< Un po’ in generale, la storia in grandi linee insomma >>

<< Vediamo, il mondo è diviso in cinque nazioni: terra, acqua, fuoco, aria ed ombra. Queste si sono fatte la guerra per lungo tempo per via di territori e roba varia fino a quando il capo della nazione dell’aria non iniziò a negoziare la pace con i vari territori, proponendo scambi di mercato con tutte le nazioni. Propose la stessa cosa anche fra le altre nazioni e piano piano tutti accettarono la pace. Quindi per ora sono in pace tra di loro >> 

<< Come mai proprio aria, terra eccetera? >> 

<< I capi sanno usare il poteri del fuoco, acqua, terra eccetera, mentre il popolo sono vari. Sai immigrando da un paese all’altro uno si mischia >>

<< Ci stanno persone senza poteri? >> 

<< Penso di no >>

<< Quindi l’unica sfigata senza poteri ne niente in questo mondo sarò io. Fantastico >> dissi sospirando passandomi una mano tra i capelli

<< Non ti preoccupare, non ti succederà nulla, ci siamo noi >> disse facendomi l’occhino

<< Voi che poteri usate? >> chiesi sorridendo

<< Noi tutti controlliamo le ombre, il nostro principe... ti fa vivere i tuoi peggiori incubi >> disse serio, mi morsi l’interno della guancia, probabilmente se avessi rivissuto il mio peggior incubo sarai morta all’istante

<< Dove stiamo andando? >> chiesi scuotendo la testa, per cacciare i ricordi che iniziavano a risalire

<< Stiamo tornando a casa >> disse sorridendo felice << per la nostra patria manca ancora molto, ma manca solo un giorno e finalmente potrò poltrire tra le braccia di una bella donna >>

<< Sei fidanzato? >> chiesi sorridendo divertita

<< Per carità no, troppo impegno e poi non ci potrei scopare per bene >> 

<< Perché no? Se lo volete entrambi sti cazzi fattela, l’importante sono le precauzioni >> dissi alzando un scrollando le spalle, Drey mi guardò confuso

<< Cioè da voi quando volete scopate? >> chiese stupito

<< Basta che non lo fai in pubblico e che tutti e due siano acconsenzienti. Qui no? >> chiesi confusa

<< Certo che no. Se prendi una ragazza prima del matrimonio la condanni a vita a puttana >>

<< Oh Dio mio, quanto siete retrogradi, solo perché una scopa non vuol dire che è per forza una puttana. Semplicemente crede che a quello a cui la sta dando sia quello giusto. Poi se si rivela per quello che è, uno stronzo, bastardo, un verme ha più dignità di lui, ammazzarlo una volta è pure poco, metterlo all’ultimo girone dell’inferno sarebbe pure una pena leggera rispetto a tutto quello che ha fatto, non è mica è colpa di lei >> dissi incrociando le braccia e guardando per terra

<< E tutto questo disprezzo per chi è? >> chiese Ethan comparendo accanto a me

<< Non sono affari tuoi >> borbottai non guardandolo e la solita scosse mi percorse facendomi inciampare e per poco cadere a terra

<< Rispondi invece di girarci attorno, così magari eviti di soffrire >> disse guardandomi male

<< Non mi importa, non te lo dirò mai >> dissi guardandolo a mia volta male

<< C’entra con le cicatrici? >> chiese sorridendo divertito

<< Non sono affari tuoi >> continuai scandendo bene le parole, la scossa tornò più forte di prima, mi tolse il fiato per un attimo, ma per lo meno non caddi a terra

<< Te le ha fatte lui allora, uno con cui eri fidanzata? >> chiese continuando a sorridere divertito

<< Non eravamo fidanzati >> sussurrai abbassando lo sguardo a terra, sentivo le lacrime che premevano per uscire, anche solo parlarne mi faceva male, i ricordi si affollavano nella testa e il vuoto che mi avevano lasciato dentro si fece più largo di quando non pensassi

<< Quindi ti sei scopata uno con cui non stavi insieme, qui saresti una puttana di prima categoria sai >> continuò Ethan, ma io non lo stavo più a sentire, non mi interessava, lui poteva pensare quello che voleva, non mi avrebbe mai fatto male tanto quanto i ricordi di quella maledetta sera. La scossa mi distolse dai miei pensieri, era così forte che caddi a terra urlando, non smise subito come le altre volte continuò per quello che mi sembrò un eternità. Non avevo più fiato nei polmoni e continuai a tremare per un altro po’ anche se la scossa era finita. Alzai lo sguardo per guardare male Ethan, era andato leggermente più avanti, ma si era fermato ad aspettarmi con gli altri 

<< Colpa tua che non rispondi >> disse semplicemente scrollando le spalle, lo mandai mentalmente a quel paese, mi alzai in piedi con le gambe ancora un po’ molle, ma ressero abbastanza bene. Sospirai e ripresi a camminare da sola e in silenzio, bastava ancora così poco per farmi tornare a quella sera e far tornare il dolore a galla.

 

Camminai per tutto il giorno, si fermarono solo per far bere i cavalli, mangiare qualcosa in fretta per poi partire subito dopo. Era quasi tramonto quando arrivammo a vedere una città da una collina in alto, come minimo avrei dovuto camminare ancora per un bel po’ 

<< Questa è Nart ultima cittadina a confine tra il Regno delle Ombre e quello del Fuoco >> disse Drey accanto a me

<< È grande >> dissi pensierosa, per essere l’ultima cittadina era più grande di quanto non pensassi

<< Neanche tanto, rispetto ad altre è piccola. Al centro ci sta una fontana molto bella, è enorme e una volta al giorno i getti suonano una melodia. In fondo è carina >> stavo per rispondergli che vicino da me ci sta a una villa con una fontana del genere quando Set, l’uomo con i capelli neri mi fermò 

<< Secondo voi quante donne urleranno nel vedere la ragazzina? >> disse  avevo scoperto che aveva il vizio del gioco, scommetteva su tutto e ogni volta perdeva

<< La Ragazzina ha un nome e lo sai. Sei pregato di usarlo >> dissi guardandolo male

<< Altrimenti? >> disse sorridendo divertito

<< Ti stacco le palle e te le faccio ingoiare >> dissi continuando a guardarlo male e tutti quanti scoppiarono a ridere divertiti

<< Andiamo Ragazzina, sei un coniglietto impaurito della sua stessa ombra, riusciresti davvero a staccarmi le palle? >> disse divertito

<< Ovvio e non sono un coglietto impaurito della sua stessa ombra >> borbottai guardando verso la città

<< Staremo a vedere, coniglietta >> disse ancora più divertito, lo avrei ucciso con piacere una sera di quelle, passava troppo tempo a prendermi in giro o farmi battute sconce, a cui ovviamente rispondevo per le rime e per cui tutti scoppiavano a ridere.

Ci fermammo un ultima notte nella foresta, il passatempo della serata fui io che battibeccavo sia con Set che con Ethan, provavano in tutti i modi ad offendermi, ma mi sapevo difendere bene. Solo l’uomo con le cicatrici non diceva nulla, mi osservava e basta come se fossi un qualche animale strano a cui non bisogna mai dare le spalle. Per puro caso avevo scoperto che si chiamava Valentine, ma niente di più.

 

Arrivammo in città in mattinata. Dai cancelli vedevo che la strada principale era piena di gente che si fermava davanti alle bancarelle alla ricerca delle offerte migliori. Arricciai il naso vedendo tutte quelle persone

<< Che c’è non ti piace più? >> chiese Ethan ghignando divertito

<< Ci sono troppe persone. Io odio le persone >> dissi grattandomi distrattamente il braccio

<< Beh facci l’abitudine. Ci vediamo alla fontana che suona stasera, noi andiamo >> disse lanciandomi un sacchetto suonante << comprati qualche vestito decente. E attenta ai ladri >> continuò fece per andarsene, ma io lo fermai

<< Dove andate? >> chiesi confusa, era la prima che mi lasciava completamente da sola, di solito mi seguiva dappertutto, anche quando andavo a fare i miei bisogni

<< In un bordello a divertirci, sono settimane che non vediamo una donna >> disse facendomi l’occhiolino

<< Io che sono scusa? >> chiesi alzando un sopracciglio

<< Tu non conti... schiava >> disse ghignando divertito, sentii la rabbia ribollirmi nelle vene per l’ultimo appellativo, ma la trattenni con non poco sforzo

<< Divertitevi >> dissi acida e mi incamminai in mezzo alla folla, lo odiavo quando mi chiamava con quell’appellativo e lui lo sapeva bene. Avrei ucciso anche lui se non fosse stato per quello stupido simbolo sul petto, e probabilmente lo avrei fatto già dalla sera prima per tutte le battute sconce che mi aveva rivolto.

La rabbia mi ribolliva ancora quando entrai nel primo negozio di abiti che non sembrava eccessivamente lussuoso; avevo notato che tutte le donne portavano abiti lunghi fino a terra, poche avevano i pantaloni e tutte quante avevano il corpetto che lascava scoperto leggermente il petto ed infine pochissime avevano magliette o camicette. Tutte troppo coperte per i miei gusti

<< Mio Dio come stai messa male >> disse una voce femminile distogliendomi dai miei pensieri << ti hanno fatto del male mentre andavi in giro? Dovresti andare subito dai soldati a denunciare sai >> continuò la donna venendomi incontro, era alta, leggermente in carne, i capelli castani lunghi fino alle spalle, i viso tondo contratta da un velo di vera preoccupazione, dovevo apparire veramente male se lei si stava agitando così tanto

<< È una lunga storia... vorrei dei pantaloni >> conclusi senza troppe cerimonie

<< Sei sicura di stare bene >> disse prendendomi il viso tra le mani

<< Si sono sicura, non si preoccupi >> dissi sorridendo dolcemente, nessuno si era mai preoccupato così tanto per me

<< Dammi tu, non sono poi così vecchia. Vieni ora la zia Agata ti sistema per bene >> disse prendendomi per mano << scelgo io la roba per te, fidati ti starà tutto quanto da Dio. Zia Agata non sbaglia mai >> disse facendomi l’occhiolino portandomi in quello che doveva essere il retro bottega  << aspetta qui ti porto tutto >> disse correndo in negozio, mi guardai intorno, un enorme specchio si ergeva davanti a delle piccole scalette che rialzavano di poco da terra, un tavolo lungo da lavoro era posizionato contro l’unica parete libera da scaffali pieni di stoffe e vestiti. La donna tornò con le braccia piene di abiti

<< Ecco qui piccola, prova subito questo abito >> disse passandomi un abito rosso scarlatto che probabilmente avrebbe risaltato i miei capelli neri

<< Io preferirei dei pantaloni >> dissi mordendomi il labbro inferiore

<< Una donna deve sempre avere un abito. Ora niente storie provalo >> disse appoggiando la roba su tavolo, sospirai e obbedì ai suoi ordini. Mi spogliai rimanendo in intimo, appena vide il marchio sul petto sbiancò completamente

<< Piccola mia come mi dispiace, ora capisco >> disse con un leggero velo di lacrime negli occhi << che cose terribili devono averti fatto >> singhiozzò

<< No tranquilla, non mi fanno niente di particolare >> provai a calmarla avvicinandomi a lei

<< Sei sicura che al tuo padrone sta bene che compri degli abiti nuovi? >> chiese accarezzandomi le viso, repressi il fastidio nel sentire la parola padrone e sfoggia un sorriso dolce

<< Certo me l’ha detto lui di comprarmi nuovi vestiti >> dissi mentre maledicevo Ethan per quel maledetto marchio

<< Va bene, allora dai fammi vedere come ti sta il vestito >> disse asciugandosi gli occhi, continuai a sorridere mentre mi aiutava a mettere il vestito. Per lo meno per l’intimo non aveva detto nulla, questo significava che era normale avere un reggiseno e dei perizomi oppure non disse nulla per il fatto che ero una schiava e quindi non chiedeva. 

Il vestito era stupendo, lo scollo era a cuore che faceva vedere in tutto e per tutto il marchio, le maniche erano velate, scendeva morbido mettendo in risalto le forme, dietro la schiena era completamente trasparente e faceva vedere tutto il tatuaggio. Mi lasciò senza fiato, se non fosse stato che metteva troppo in risalto quello stupido marchio lo avrei messo per uscire da lì

<< Donna mettilo da parte, questo mi piace >> disse una irritante voce maschile

<< Non eri andato in un bordello? >> chiesi girandomi verso Ethan, stava appoggiato contro lo stipite della porta con le braccia incrociate

<< Ci posso andare stasera. Voglio vedere quanto sei imbranata a metterti un vestito >> disse sorridendo divertito

<< Sono bravissima a vestirmi da sola >> dissi guardandolo male

<< Mio signore >> disse la donna inchinandosi, Ethan neanche ci presto attenzione e continuò a guardarmi

<< Pensavo che avresti scelto un negozio più lussuoso per comprare i vestiti, anziché questa bettola di quart’ordine >> disse guardandosi intorno

<< Vado dove mi pare a comprarmi i vestiti >> dissi girandomi verso lo specchio, il vestito mi stava veramente bene

<< Forza cambiati voglio vedere il prossimo >> disse ghignando divertito

<< Vai di là >> provai a cacciarlo

<< Rimango qui, sto tanto bene >> disse continuando a sorridere, sbuffai e borbottai delle imprecazioni.

Metà della mattina lo passammo in quel negozio, Ethan ignorava completamente la donna che mi aiutava con i vestiti. Alla fine presi tre paia di pantaloni, il vestito rosso e quattro corpetti e due camicette per andare in giro per le città, mi avrebbero coperto il marchio e nessuno mi avrebbe guardato con pietà

<< Bene schiava ora vado al bordello, ricordati la fontana >> disse facendomi l’occhiolino

<< E io che pensavo che volevi passare un po’ di tempo con me, e invece volevi solo degli spogliarelli >> dissi asciugandomi una finta lacrima e portandomi una mano sul cuore

<< Ovvio >> disse divertito

<< Potevi chiederli alla puttana che ti farai >> ripresi acida, senza preavviso mi prese il braccio e mi portò in un vicolo lì vicino, mi mise contro il muro e iniziò a baciarmi il collo

<< Con la puttana è meno divertente >> sussurrò vicino al mio orecchio, provai a parlare, ma lui mi tappò la bocca con la mano << la puttana cerca di essere sensuale ed è senza alcun pudore, tu invece... piccola, timida, impacciata e con pudore >> continuò baciandomi il collo, la mascella ed infine mi baciò schiacciandomi contro il muro, senza accorgermene ricambiai immediatamente il bacio, ero così confusa che il cervello ci mise molti secondi prima di capire cosa stava succedendo. Quando capii per istinto lo allontanai e gli diedi uno schiaffo sul viso

<< Non lo fare... mai più >> dissi con le lacrime che premevano per uscire e le trattenni come meglio potei, cosa mi era preso non lo sapevo. Ethan dopo l’attimo di confusione tornò a guardarmi e in un secondo mi ritrovai la sua mano sul collo e mi sollevò da terra

<< TU... non ci provare mai più... mai più >> disse stringendo la presa sempre di più << sei la mia schiava, decido io cosa farci con te. Prova a colpirmi di nuovo e non sarò così tanto clemente >> disse continuando a stringere, non respiravo quasi più, i polmoni iniziavano a bruciare per la mancanza di ossigeno

<< Ethan... ti prego... >> dissi quasi senza aria, mi lasciò ed io caddi a terra tossendo

<< Non ti azzardare ancora >> disse prendendomi il braccio, mi strattonò per mettermi in piedi << hai capito? >> disse schiacciandomi di nuovo contro il muro

<< Si >> sussurrai senza guardarlo, con la coda dell’occhio lo vidi indugiare indeciso su qualcosa a me ignoto

<< Alla fontana, mi raccomando >> disse freddamente e se ne andò, tirai un sospiro di sollievo se ne era andato, ero salva da altre aggressioni da parte sua.

Andai in giro senza una meta persa tra i miei pensieri che principalmente riguardavano il bacio che mi era maledettamente piaciuto. Sentivo ancora la pressione delle sue labbra morbide contro le mie, lo stomaco che mi era andato momentaneamente in subbuglio, il cervello era andato in tilt e aveva più capito nulla. Dovevo cacciare quei pensieri, non ci dovevo pensare lui non poteva far parte della mia vita, prima o poi sarei tornata a casa, ne ero sicura. L’unica cosa che dovevo fare era cercare informazione su quel mondo, se tutti potevano usare un particolare tipo di magia ci sarebbe stato sicuramente uno che mi poteva riportare a casa.

L’occhio mi cadde all’improvviso in un armeria, in particolare in barile pieno di spade di ogni tipo, grandi e piccole. Ne presi una con la custodia tutta nera, il manico era quello di una katana, un filo rosso era annodato sul manico nero; la presi e la estrassi leggermente anche la lama era nera con venatura rosse che si intrecciavano tra loro. La portai dentro il negozio, la volevo prendere, non mi importava il prezzo, Ethan mi aveva dato i soldi e la signora del negozio dei vestiti non mi aveva fatto pagare nulla. Non la sapevo usare era vero, ma mi piaceva, avrei chiesto a Drey di insegnarmi ad usarla, avrebbe sicuramente accettato. Lui era l’unico di tutto il gruppo che mi trattava come una persone e non come un oggetto. Entrai dentro, c’erano delle armature appese al muro, sotto di esse asce, pugnali, spade grande e piccola, a due mani ed una mano, insomma c’era tutto quello che volevi, l’unico che non c’era era il proprietario. Aspettai qualche secondo dopo di che mi schiarii la voce

<< C’è qualcuno? >> dissi ad alta voce

<< Arrivo >> disse una voce bassa, mi guardai ancora intorno, adocchiai un pugnale simile a quello che mi aveva dato Drey, mi avvicinai e lo presi in mano << cosa posso fare per te? >> chiese la voce di prima, mi girai e trovai un uomo con addosso un semplice grembiule, una benda sull’occhio destro e un braccio più muscoloso rispetto all’altro

<< Vorrei prendere questa spada, l’ho trovata nel barile fuori >> dissi mostrandogli la katana

<< Quelle dentro al barile sono gratis, sono spade venute male o nel caso di quella sono maledette e nessuno le vuole >> disse incrociando le braccia al petto

<< Perché maledetta? >> chiesi confusa avvicinandomi 

<< Si dice che quando taglia qualcuno lo uccide, anche senza che ci sia un veleno sopra... è avvelenata di suo... sicura che vuoi prenderla? Non è esattamente un bel regalo da fare. Il pugnale invece sono nove monete d’argento >> disse serio, guardai la katana, mi piaceva, la volevo, non mi importava cosa dicevano gli altri

<< Li prendo e non sono un regalo >> dissi decisa

<< Come vuoi tu ragazza >> disse alzando le mani al cielo << se mi paghi non discuto di certo le tue decisioni >> continuò scoppiando a ridere, presi il sacchetto di Ethan sorridendo divertita, lo aprii e presi una moneta d’oro, non che avessi amplia scelta, c’erano solo cinque monete d’oro. Per ragionamento una moneta d’oro contava di più rispetto ad una d’argento, infatti l’uomo mi diede una moneta d’argento di resto

<< Ti serve altro ragazza? >> chiese osservandomi, mi guardai un po’ intorno, non c’era niente che mi saltava all’occhio, solo un arco bianco, sarebbe stato bene sulla schiena di Drey << quello per te credo che sia troppo >> disse l’uomo che continuava a guardarmi fisso, probabilmente avrebbe messo paura a qualsiasi ragazza, ma io non mi facevo intimorire facilmente

<< Quello sarebbe un regalo, ma non credo che gli potrebbe piacere... credo... >> dissi mordendomi il labbro inferiore

<< Beh quello è un arco molto duro, è fatto di osso di chimera, il filo è tela di ragno delle grotte di Willon. Se non è un uomo dalla muscolare possente non riuscirebbe a tenderlo neanche per un secondo >> avvertì, annuii decisamente Drey non sarebbe riuscito a tenderlo

<< Va bene grazie, buona giornata >> dissi andandomene

<< Anche a te >> disse ritornando nel retro bottega.

 

L’intera giornata passò ed io dopo essere uscita dall’armeria mi ero incamminata verso la fontana, nel mentre mi ero comprata qualcosa da mangiare, il nome era troppo difficile da ricordare e gli ingredienti avevano nomi diversi da quelli che conoscevo, quindi comprai le cose che sembravano commestibili.

La fonata era splendida, grande ed amplia quanto quella del mio mondo, addossato contro una valle. Stare vicino a quella per un attimo mi riportò a casa, con i miei amici e la mia famiglia. Ci ero stata con degli amici lì, era stato un giorno così felice che sorrisi al solo ricordo. La nostalgia prese il sopravvento e dovetti lottare per non piangere.

  
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