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Autore: lion_blackandwhite    16/05/2020    0 recensioni
Tanto tempo fa, la savana non era un posto sicuro.
Le Terre del Branco rappresentavano l'unico luogo dove la pace regnava in quella regione della savana. Gli animali, sotto la guida e protezione di un giovane leone buono e magnanimo che verrà ricordato dai suoi discendenti come 'La stella più luminosa', vivevano in armonia grazie al suo saggio operato.
Egli aveva però anche un fratello egoista e indisponente, il quale discuteva la sua volontà ad ogni occasione, cercando di sminuire la sua grandezza; malgrado il Re cercasse di comprendere le motivazioni nascoste dietro quell'astio, ogni tentativo di ragionare con lui non sortiva mai alcun effetto.
Un brutto giorno, alcuni membri del branco finirono uccisi durante un conflitto con altri leoni provenienti da terre confinanti: uno dei sopravvissuti giunse fino al suo cospetto, nella tana in cui viveva, avvertendoli che il capobranco aveva dichiarato loro guerra e che nulla poteva fermarlo fino al compimento del suo obiettivo.
Temendo quindi per la sorte dei sudditi e della sua famiglia, il Re fu costretto a mobilitare immediatamente il branco per fronteggiare quella minaccia incombente.
Non voleva combattere ma doveva farlo per sopravvivere. Chissà se il suo avversario la pensava come lui.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ahadi, Nuovo personaggio, Rafiki, Uru
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Mentre Aheri scalava il tronco del robusto albero che lo avrebbe condotto all’alveare, Bure teneva gli occhi puntati su di lui con paura crescente a ogni graffio che incideva nel tronco per lo sforzo di arrampicarsi.

«Non penso affatto che questa sia una buona idea, Ahadi…» mormorò poco convinto. Il principe d’altra parte non diede alcun segno di preoccupazione mentre si grattava l’orecchio con insistenza. «Piantala, Bure, sarà divertente!» gli sibilò a mezza voce, incitandolo a guardare il leoncino che arrancava a fatica.«Vedrai come se la cava!» aggiunse con un sorrisetto malizioso.

Bure, dubbioso, alzò lo sguardo nuovamente proprio quando Aheri disse «Voi due, voglio proprio vedere come ve la caverete dopo che avrò svegliato le nostre amichette!». Nel dirlo artigliò malamente il tronco e la corteccia scricchiolò in modo sinistro, facendolo sobbalzare spaventato.

«Attento!» lo avvertì Bure a bocca aperta. «Che fine ha fatto il tuo coraggio?» lo canzonò Ahadi facendo ridere nuovamente l’altro cucciolo accanto a lui, suo malgrado; Aheri fece una pernacchia in risposta, poi prese un bel respiro e con una piccola spinta riuscì ad assestarsi stabilmente in un ramo più robusto, potendo così riposarsi per un momento.

Guardando giù si rese conto di essere arrivato molto in alto: il cucciolo deglutì, tremante, ma non poteva mollare dopo essere giunto fin lassù e con rinnovata determinazione cominciò faticosamente ad avanzare verso l’alveare di fronte a lui.

“Ancora pochi passi… pochi passi… e poi devo solo fargli un graffietto, prima che si sveglino…” disse tra sé e sé a mezza voce. Il leoncino cercò di non pensare a nulla e a focalizzarsi solo sul suo obiettivo e non appena fu abbastanza vicino da toccarlo, allungò la zampa più che poteva per cingere l’alveare con un artiglio finché non riuscì finalmente nel suo intento.

«Si! Ce l’ho fatta!» esultò, orgoglioso della sua caparbietà. «Bravissimo, Aheri!» urlò di rimando Bure ai piedi dell’albero, sinceramente ammirato.

«Ora scendi, prima che…» aggiunse, ma tacque all’improvviso: nell’istante in cui il cucciolo aggrappato al ramo fece per tornare indietro, il trio sentì distintamente uno strano ronzio che li fece raggelare.

«Oh, oh» gemette Ahadi mentre le api fuoriuscivano dalla loro casa, infastidite dal baccano. «Aheri, ti consiglio di scendere in fretta se non vuoi grattarti la pelliccia per tutta la notte!» avvertì il principe all’amico con un sorrisetto stampato sul muso: Aheri gli lanciò un’occhiataccia.

«Se riesco a scendere da qui te le suono, Ahadi!» gridò terrorizzato e arrabbiato insieme.

«Su, salta giù! Ti aiutiamo noi!» replicò il principe alzandosi su due zampe, dopo essersi attaccato al tronco.

«Vi avevo detto che era una pessima idea!» esclamò Bure, mentre soffiava su alcune api che l’avevano puntato. «Muoviti a scendere da lì, Aheri!» gridò rivolto all’altro cucciolo, che deglutì ancora.

«Fidati di me!» lo esortò Ahadi, pronto a scattare. Il leoncino dal ciuffo rossiccio prese un ultimo bel respiro. «Uno… due…»

Prima di saltare, i leoncini sentirono il ramo scricchiolare pericolosamente e Aheri saltò proprio quando si spezzò di netto, rovinando giù.

«Farai meglio a prendermi, Ahadiiiiii!» urlò, talmente forte da far voltare pure le altre due leoncine ancora intente a contemplare l’area circostante in cerca di altri fiori, accorgendosi finalmente di tutto quel trambusto.

«Ma che succede?» chiese Uru, stupita di vedere l’amico ruzzolare giù dall’albero.

«AHERI!» Trasalì invece Asali, terrorizzata da quella scena. Videro Ahadi spiccare un poderoso salto e cingere appena in tempo il busto dell’amico con le proprie zampe, evitando così per un soffio il ramo e l’alveare in caduta libera proprio sopra le loro teste. Uru e Asali corsero immediatamente incontro ai tre amici, spaventate.

«Che cosa diavolo vi è preso!?» strillò la leoncina dal pelo chiaro, spaventatissima, e in reazione alle sonore risate dei due amici inarcò le sopracciglia, sorpresa e infuriata nello stesso momento.

«È stato troppo forte!» rise Ahadi, deliziato dall’avventura. «Dovremmo rifarlo un’altra volta!» aggiunse, sghignazzando divertito.

«Si… Certo…» rispose Aheri senza fiato, dandogli una zampata in testa. «Magari la prossima volta ci vai tu lì sopra, però» disse rivolto al cucciolo dal ciuffo nero, unendosi suo malgrado alle risate.

«Sicuro!» replicò Ahadi. «E questa volta sceglieremo un albero ancora più alto!» esclamò elettrizzato, ma non appena si voltò a guardare gli amici vide una leoncina che ricambiava il suo sguardo con occhi lucidi di rabbia.

«Siete... proprio... degli sciocchi! Potevate farvi male sul serio!» farfugliò Asali, guardando i due amici in cagnesco. «Per te ogni scusa è buona per fare qualcosa di pericoloso? Ma dove hai il cervello?!» sbottò poi puntando Aheri, il quale smise immediatamente di ridere.

«Ci stavamo solo divertendo…» tentò di giustificarsi Ahadi, cercando lo sguardo di Uru e Bure per un sostegno, ma prima che chiunque altro potesse rispondere nuovamente si levò un furioso ronzio dietro le loro spalle: uno sciame di api fuoriuscì dall’alveare
che giaceva tristemente per terra, ormai completamente distrutto. 

«Ragazzi… credo sia ora di…» mormorò Bure in preda al panico, facendo dei passi indietro, «FILARE!!» urlarono gli altri cuccioli all’unisono scappando tutti verso la stessa direzione e con le api infuriate alle costole; impiegarono parecchio tempo per liberarsi di tutte le api, e il sole era già piuttosto alto nel cielo quando l’ultima ape smise di inseguirli.

«Accidenti… che prurito…» grugnì Aheri, grattandosi energicamente il fianco con una zampa.

«Colpa vostra!» ridacchiò Uru, osservandolo divertita. «Se non aveste disturbato quelle povere piccole api non vi avrebbero punto!» e spostò lo sguardo verso Ahadi e Bure, che si grattavano nervosamente allo stesso modo: il principe era stato punto più volte sia sulla testa che sulla schiena e faticava a grattarsi, mentre Bure soltanto dietro l’orecchio sinistro.

«Ma io non ho fatto niente!» gemette Bure, rovistando con la zampa la bolla che pulsava. «Non è stata neanche una mia idea!» protestò, voltandosi torvo verso Ahadi che si stava rotolando per terra, in preda al forte prurito.

«Ah, piantatela, nessuna ape vi ha punto la schiena» sbottò irritato. Gli altri cuccioli scoppiarono a ridere, inclusa Uru; Asali invece si voltò dall’altro lato, chiaramente offesa.

«Ve lo meritate» disse con aria soddisfatta. Aheri abbassò il capo e si morse il labbro, chiaramente turbato per qualcosa. «Andiamo, non era così alto… E poi non ho avuto per niente paura, sai Asali?» biascicò speranzoso, tenendo lo sguardo fisso a terra.

La cucciola però sbuffò, senza degnarlo di un’occhiata. «Non me ne importa niente. Avete distrutto quell’alveare e ora le api dovranno costruirlo da capo» disse. «Vi piacerebbe se un elefante gigante distruggesse l’intera Rupe dei Re? Costringendovi a dormire fuori e a congelare?» li accusò, voltandosi verso di loro con aria irritata.

Bure annuì convulsamente, preoccupato. «Ha ragione, avete fatto un bel po’ di confusione» tentò di sostenerla, ma la leoncina a quelle parole si voltò di scatto verso di lui.

«È anche colpa tua, Bure, non provare a scaricarli!» disse, indignata. «Ti ho visto ridere a crepapelle, non sei tanto meglio!». Il leoncino chinò anche lui il capo, imbarazzato.

«Perché sei salito su quell’albero, comunque?» la interruppe Uru rivolgendosi al leoncino, curiosa.

«Per dimostrare chi era il più coraggioso» replicò Aheri, vergognandosi per quanto ora sembrasse stupido ciò che aveva fatto.

Uru lo fissò, stupita. «Ma… Tu hai paura delle altezze!» disse, sgranando gli occhi. Aheri improvvisamente scosse frenetico il capo in sua direzione con aria atterrita.

«Che cosa?!» chiesero all’unisono Ahadi, Bure e Asali, presi alla sprovvista.

«Era un segreto!» sibilò il leoncino arrabbiato, ma Uru lo interruppe. «Perché l’hai fatto se hai paura delle altezze? Che sarebbe successo se Ahadi non ti avesse preso in tempo?» chiese inarcando un sopracciglio, imperterrita.

Ahadi abbassò le orecchie, sentendosi in colpa: non aveva proprio idea di quella fobia e aveva provocato l’amico solo per il suo mero divertimento. «Sono stato egoista, mi dispiace» gli disse, «se avessi saputo…» ma Aheri lo interruppe, ringhiando rabbioso.

«Ecco! È per questo che non volevo farlo sapere a nessuno! Non voglio che pensiate a me come un codardo che non sa nemmeno stare sopra un albero senza tremare!» sbraitò, agitato.

«Non lo avremmo mai…» cominciò Asali, ma il cucciolo la interruppe di nuovo. «Volevo solo dimostrare a me stesso che posso farlo, anche se le altezze mi fanno rabbrividire» esclamò infine guardandola, tirando su col naso: sembrava sul punto di scoppiare a piangere ma si voltò in tempo per non farsi vedere.

I quattro amici si guardarono senza sapere cosa dire, così Uru diede una spintarella all’amica per incoraggiarla ad avvicinarsi; quest’ultima allora fece qualche passo e si schiarì la gola.

«Anche se sono ancora arrabbiata con te per lo stupido pericolo che hai corso…» cominciò, parlando al leoncino che era di spalle, «devo dire che sei stato coraggioso, e questo lo apprezzo molto».
 
Aheri si voltò, asciugandosi gli occhi lucidi con la zampa. «Dici davvero?» le chiese e quest'ultima annuì, aprendosi in un piccolo sorriso.

«Non è da tutti affrontare le proprie paure!» disse Ahadi, annuendo. «E sei stato l’unico ad essere salito lassù, dopotutto» aggiunse Uru, guardando di sottecchi il fratello e l’amico.

«Tecnicamente noi non abbiamo avuto modo di dimostrarlo» precisò Bure, inarcando un sopracciglio. «Il ramo si è spezzato prima che potessimo fare il nostro tentativo…»

«Bure, ti sei tirato indietro appena ho lanciato la sfida!» rimbeccò Ahadi, e tutti gli altri scoppiarono a ridere. Asali intanto si avvicinò ulteriormente al leoncino dal ciuffo rossiccio, intento ora a leccarsi una zampa. «Non ti sei fatto male, vero?» chiese, ma l’altro scosse il capo.

«Rilassati, Asali, sono tutto intero! ‘Il prode Aheri è sopravvissuto ed è pronto per la prossima avventura!’» esclamò in tono pomposo mentre saliva su una roccia, ma nel farlo mise male la zampa e inciampò su sé stesso, cascando rovinosamente al suolo.

«Si, dovresti anche migliorare gli atterraggi, ‘prode Aheri’!» rise Bure e il cucciolo gli lanciò un’occhiata infuocata, inarcando le sopracciglia.

«Ehi!» gli gridò, infastidito. Alle risate si unì anche Ahadi e a quel punto l’altro leoncino gli ringhiò, prima di lanciarsi su di lui.

«Ti faccio vedere io!» esclamò con un ghigno dipinto sul muso, e i due cuccioli iniziarono a lottare, soffiando e ringhiando.

«Adesso tocca a me vincere, amico!» disse il principe determinato, mettendosi in posizione d’attacco.

«Lo vedremo!» replicò l’altro cucciolo, ricambiando la stessa espressione decisa; i due cuccioli di leone non potevano certo ferirsi come sarebbero stati in grado di fare da adulti essendo ancora troppo giovani, ma i loro artigli potevano graffiare la pelle abbastanza da rigare con sottili rivoli di sangue la pelliccia del loro avversario; essendo un gioco innocente, tuttavia, entrambi lottavano senza artigli sguainati e col puro scopo di divertirsi. Sapevano bene che i loro genitori li avrebbero sicuramente puniti se si fossero feriti tra loro.

Bure osservò i due amici avvinghiarsi l’uno contro l’altro, un po' invidioso: entrambi erano già più muscolosi di lui benché fosse nato prima e la statura scarsa, così come il ciuffo di criniera non ancora comparso stavano lì a dimostrarlo. Incapace di competere, dunque, non amava particolarmente praticare i giochi di lotta, preferendo il più delle volte rimanere in disparte durante le sfide tra i due amici, facendo piuttosto da arbitro e spettatore insieme.

I due cuccioli continuavano a lottare e a rotolare per terra, rincorrendosi talvolta, allontanandosi sempre più dagli amici per avere più spazio.

«Dove credi di andare?» gridò Aheri inseguendo Ahadi, ma il tentativo di braccarlo andò a vuoto.

«Dove tu non puoi prendermi!» replicò l’altro leoncino dagli occhi verdi, scattando avanti. I due si avvicinarono a un fiumiciattolo che scorreva pigramente lì accanto; arrivati presso la riva Ahadi bagnò l’altro cucciolo con l’acqua, affondando la zampa nel fiume: raggiunto dagli schizzi, Aheri scrollò violentemente il capo.

«Piantala!» si lamentò infastidito. Gli altri cuccioli nel frattempo li osservavano a distanza, osservando la scena.

«Non credete sia ora di finirla?» esclamò Bure annoiato a tratto mentre i due amici si tiravano le orecchie: nella successiva mezz’ora, infatti, nessuno dei due era stato in grado di sconfiggere l’altro atterrandolo al suolo a schiena in giù, atto che decretava la fine inequivocabile della lotta. Aheri però fu distratto dalle parole del leoncino scuro e il suo avversario, con uno scatto fulmineo, riuscì a ribaltarlo, spingendolo a terra; ormai braccato tentò debolmente di liberarsi, ma Ahadi fece pressione e lo immobilizzò definitivamente: aveva vinto.

«Bravo Ahadi!» disse con un sorriso Uru: Ahadi ricambiò, orgoglioso e provato dalla ‘lotta’ con l’altro cucciolo.

«Va bene, va bene, mi hai battuto» rantolò Aheri, anche lui boccheggiante, «hai vinto questo round. Togliti dalle zampe adesso».

«Ora siamo pari!» esclamò l’altro, trionfante. Gli altri tre cuccioli si avvicinarono nel frattempo, mentre Ahadi diceva «Il più coraggioso, il più forte…» diede un’occhiata a Bure, il quale aveva abbassato il capo, aggiungendo «e il più veloce!». Bure arrossì, visibilmente compiaciuto.

«Sarebbe stato più divertente fare un gioco che coinvolgesse tutti, sapete» commentò Asali, sbadigliando annoiata: Bure fece spallucce. «A me non piace la lotta, preferisco esplorare» ammise.

«Lo faremo domani! Possiamo sempre tornare qui e cercare qualcosa di interessante» suggerì Uru. Non ci fu tempo di una risposta, perché a quel punto una voce che li chiamava a gran voce attirò la loro attenzione. «Principe Ahadi! Piccoli, siete lì?» diceva.

«Oh no…» si lamentò il leoncino dagli occhi verdi, riconoscendo la voce: un bucero dal becco giallo comparve davanti a loro, volando svelto. Ormai il sole stava iniziando a tramontare: la luce si era fatta più fioca e le ombre iniziarono ad allungarsi dietro gli alberi, pertanto il Re doveva aver chiesto al suo maggiordomo di riportare i cuccioli alla Rupe.

«Ah-ha, beccati!» gracchiò trionfante il pennuto, planando a terra. «Venite, piccoli, è ora…» cominciò con il suo tono solenne, ma Ahadi lo interruppe, «…di andare a casa, Zozu, lo sappiamo» completò, dopodiché il maggiordomo gli fece un inchino e si alzò nuovamente in volo. «Vi siete divertiti?» chiese gentilmente, e i leoncini gli raccontarono impazienti le avventure vissute in quella giornata.

Zozu ci sapeva fare con i cuccioli: la pazienza, sua grande virtù, gli permetteva di gestire l’esuberanza dei più giovani; inoltre, la capacità di ascoltare, che sfruttava nella mansione di maggiordomo del Re gli tornava particolarmente utile anche quando doveva tenere d’occhio il Principe e i suoi amici.

«…E poi c’era quest’albero enooooorme, Zozu, scommetto che non riusciresti nemmeno tu a volare fino in cima!» stava raccontando Aheri.

Ahadi e Uru li precedevano, un po’ più distanti. «Gli piace esagerare nei dettagli, come al solito» commentò la leoncina, sogghignando a quelle parole. «C’è altro da aspettarsi dal ‘prode Aheri’?» domandò il principe, imitando la voce dell’amico e la leoncina scoppiò a ridere.

«Ci è mancato poco oggi, siamo stati fortunati» disse poi Ahadi, rabbuiandosi appena. «Non avevo idea che avesse paura delle altezze».

«L’ho scoperto per caso anche io, se può consolarti» confessò Uru in tono misterioso; il leoncino inarcò un sopracciglio, perché sapeva bene che l'amica era una attenta osservatrice e non scopriva mai nulla in modo fortuito.

«Oh e va bene, diciamo che me lo ha detto sua madre…in un certo senso, ecco» confessò infine, arrossendo. «Ricordi quando siamo andati alla Pozza dell’acqua?» chiese, e il cucciolo annuì. Uru abbassò il tono di voce, dicendo «quel giorno giocavamo su una roccia usandola per fare i tuffi. Aheri si bagnava e faceva come se niente fosse, ma non si è mai gettato da lì. Ci hai fatto caso?» chiese, compiacendosi dell’espressione sorpresa dell’amico.
«Ma…Poi è salito lì… Me lo ricordo bene» obiettò questi, perplesso.

«Lo hai visto scendere?» chiese Uru, e Ahadi scosse il capo: in effetti non aveva visto l’amico tuffarsi dalla roccia quel giorno. Tutto iniziava ad avere un senso.

«Ha aspettato che ce ne andassimo tutti quanti prima di farsi aiutare da sua madre…è stata lei a tirarlo giù» spiegò, pensierosa. «La signora Onyo[15] ha cercato di convincerlo a scendere da solo, ma proprio non voleva saperne… Non era mia intenzione origliare!» si giustificò, arrossendo, «è solo che io e Asali non lo vedevamo arrivare, così sono andata a controllare se fosse tutto a posto… Ecco tutto» concluse. Nel frattempo i leoncini avevano costeggiato buona parte del fiume e la Rupe dei Re si intravedeva appena a causa dell’oscurità che calava velocemente. Zozu volò più in alto per controllare quanta strada ancora mancasse, mentre i cuccioli si radunarono vicino la sponda, in attesa di istruzioni.

«Bene, siamo quasi arrivati» annunciò il bucero abbassandosi di quota, «La Rupe non è molto lontana, dobbiamo solo attraversare questo ruscello». Indicò loro con l’ala un viottolo naturale creato con delle rocce piatte che spuntavano dall’acqua. «Potete saltare qui, non ci vorrà molto, vedrete!» spiegò in tono rassicurante, ma Bure trasalì a quella prospettiva.

«Cosa? Attraversare il fiume? Sei tutto matto!?» urlò tremante al pennuto, arretrando. Aheri d’altra parte la pensava diversamente.

«Io trovo che sia una splendida idea! Se passiamo da lì, torneremo a casa in un batter d’occhio e taglieremo un sacco di strada. Facciamolo!».

Ahadi si voltò verso le due leoncine, che erano indecise. «Non sappiamo nuotare ancora bene… e se cadiamo in acqua?» domandò Asali a Zozu, preoccupata.

Aheri la sentì e intervenne. «Non cadremo in acqua, fidati di me!» la rassicurò, «e se dovessi avere paura ti prenderò in spalla e salterò anche per te!» aggiunse gonfiando il petto con aria orgogliosa. La leoncina lo fissò un po' interdetta, ma notando l’espressione sicura e determinata del cucciolo si sciolse in una risata, rassicurata. «Va bene, se lo dici tu…»

Ahadi si voltò verso l’altra cucciola, anch’essa preoccupata, chiedendole con entusiasmo «Uru? Allora?», ma nel farlo notò che qualcosa non andava.

«I-io… Non lo so, Ahadi…» mormorò, tremando. Cercò di nasconderlo, ma presto il leoncino capì che l’amica, non sapendo nuotare bene, temeva le acque profonde. Ahadi perciò le sorrise, poggiando la propria zampa su quella di Uru.

«Non aver paura, ci sono io ad aiutarti» le sussurrò in tono rassicurante. «Sono solo due rocce, che saranno mai?» aggiunse con un sorrisetto: Uru si sentì rincuorata e arrossì leggermente, mormorando un timido ‘grazie’.

Così i leoncini si apprestarono ad attraversare il corso d’acqua; come scoprirono presto, erano ben più di due rocce come aveva detto Ahadi, e il fiume in quel punto sembrava, come previsto, piuttosto profondo.

Aheri attraversò per primo precedendo Asali e con dei cauti salti, molto lentamente, riuscirono ad attraversare senza particolari difficoltà; Bure doveva essere il terzo, ma terrorizzato com’era si rifiutò di muoversi, piantando gli artigli sull’erba.

«Io non riesco a passare, farò tutta la strada larga, non mi importa se arrivo a notte fonda!» strepitò molto tempo dopo, raggiungendo la seconda roccia.

«Su, non fare il codardo, Bure! Salta come un coniglietto, andiamo!» lo esortò Aheri dall’altra sponda, ridacchiando.

«Non sono uno stupido coniglio, testa di rapa!» sbottò malamente il cucciolo dal pelo scuro, la paura dipinta sul muso. «Bure!» lo chiamò Uru: il cucciolo 
tremante si voltò per fissare la sorella, la quale provò a incoraggiarlo usando parole più dolci.

«Aheri non ha torto, fratellino! Un piccolo passo… Piano e con calma, vedrai che sarà uno scherzo!». Il leoncino sospirò a fondo più volte cercando di calmarsi, finché il suo cuore non rallentò il battito: poi, seguendo il consiglio di Uru fece un salto dopo l’altro, finché non raggiunse in sicurezza l’altra sponda.

«Ce l’hai fatta, amico!» esultò Aheri con un sorriso tutto denti, il quale era scosso ma al tempo stesso meravigliato della sua stessa audacia.

«Bene Uru, tocca a noi!» esclamò Ahadi alla leoncina vagamente angustiata. «Vai per prima, io ti starò dietro» aggiunse, deciso; la cucciola annuì e saltò sulla prima piattaforma, cauta: Ahadi la seguì con lo sguardo e attese che avanzasse per poi iniziare a sua volta il percorso.

Uru acquisì sicurezza man mano che avanzava e lentamente il timore scomparve. «Ehi, è più facile di quel che pensassi» esclamò, sentendosi molto più leggera.

«Visto? È semplice!» rispose sorridendo Ahadi, seguendola ad appena qualche passo di distanza.

«Coraggio, muovetevi voi due! Muoio di fame!» urlò di rimando Aheri, impaziente. Uru spiccò un altro salto, ma stavolta atterrò sulla superficie scivolosa della piattaforma e non riuscì a mantenere l’equilibrio.

«Attenta, Uru!» provò ad avvertirla Ahadi, ma non fece in tempo perché la leoncina cadde rovinosamente in acqua. «URU!» strillò Bure, terrorizzato dalla scena. «Oh no!» esclamò Zozu che osservava dall’alto: prima che potesse intervenire, Ahadi si mosse in automatico e balzò immediatamente nella piattaforma successiva, in attesa che la leoncina riemergesse dall’acqua. Uru annaspò, ma il principe riuscì ad afferrarla prontamente per la collottola, strattonandola fuori.

I due cuccioli boccheggiarono bisognosi di ossigeno, fradici ma sani e salvi. «Mi hai salvato…» balbettò la leoncina all’altro cucciolo, che sorrise lievemente. «L’ho detto che ti avrei aiutata, no?» sussurrò a fatica.
«Stai bene?» le chiese. La leoncina annuì, decisa.

«Coraggio, muoviamoci» tagliò corto poi il cucciolo. Uru si scrollò velocemente l’acqua dalla pelliccia e fece un altro salto, questa volta cautamente; Ahadi la seguì subito dopo e durante il balzo venne attratto da qualcosa di strano nell’acqua: forse fu uno scherzo della luce bassa ma gli parve di notare una luce gialla brillare appena al di sotto della superficie del fiume; senza badarci troppo il leoncino compì un altro salto.

Mentre Uru raggiungeva la sponda, Ahadi notò un movimento strano accanto a sé: riconobbe distintamente qualcosa di scuro che si muoveva lì vicino, e dubitò che fosse un pesce. Fece un altro salto, guardandosi ancora intorno.

«Coraggio, Ahadi! Sei rimasto solo tu, andiamo a casa!» Il cucciolo sentì il richiamo di Bure, perciò distolse lo sguardo dall’acqua e si voltò verso il gruppo di amici.

«Arrivo!» urlò di rimando; ora gli mancavano solo due pietre prima che raggiungesse l’altra sponda.

A quel punto, però, uno strano verso proveniente dall’acqua fece rabbrividire i presenti. Le acque del fiume cominciarono a vorticare convulsamente, seguite dalle grida di Bure e Asali.

«PRINCIPE!» strillò Zozu in preda al panico: Ahadi li fissò allarmato e i suoi timori si concretizzarono quando Uru lo avvertì a gran voce: «DIETRO DI TE! UN ALLIGATORE!».
 
[15] Onyo: la madre di Aheri. Il suo nome significa ‘avvertimento’ in lingua Swahili

Angolo dell'autore:
"Ciao a tutti!
Ecco a voi il quinto capitolo. Come ripetuto più volte, le Terre del Branco non sono ancora un luogo sicuro, perciò bisogna tenere gli occhi bene aperti anche dentro il proprio territorio... Come se la caveranno adesso i cuccioli?
Anche stavolta ho voluto dare spazio allo sviluppo caratteriale dei vari personaggi, in modo che possiate riconoscere degli elementi che torneranno utili più avanti.
Sentitevi liberi di lasciare una recensione, una critica o anche dei suggerimenti, sono sicuro che mi aiuteranno molto con il prosieguo della storia.
Numerosi feedback possono tornare molto utili!
Rimango inoltre a disposizione in caso di eventuali domande sui personaggi o su qualcosa che è risultato poco chiaro nella lettura. 
Al prossimo capitolo!

Un saluto da Lion"

P.S.: il prossimo capitolo e i successivi verranno pubblicati solo il sabato, non farò nuovamente eccezioni.

P.P.S: a chiunque legga il capitolo anche senza commentare, ma possiede un account efp, rinnovo gentilmente la richiesta di accedere almeno per far aggiungere 'Mohatu' alla sezione dei personaggi, così da consentirmi il suo inserimento alla descrizione della storia. Servono 10 voti e ancora siamo a 3!
Grazie a chi lo farà!

*Edit 27-05-20:
Chiedo scusa ai lettori se sabato scorso non ho aggiornato con il sesto capitolo, ma sono stato poco bene e non ho avuto modo di editarlo per la pubblicazione. Provvederò sabato prossimo!
   
 
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