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Autore: mercurioingocce    16/05/2020    0 recensioni
{ALEX&MARC}
Cicatrici e sangue ovunque, ovunque guardasse intorno a sé. Vedeva sangue tingere i momenti più belli della giornata. Vedeva le persone che amava di più sotto un velo di rosso. Sentiva dolore, anche dopo tutto quel tempo.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~~Alex si scrollò lo zaino di dosso e lo gettò frettolosamente sulla sua sedia, poi si tolse il giubbotto e lo appese all’attaccapanni, sopra la marea di altri vestiti che rischiavano di cadere ogni secondo che passava. Era esausta. Quella giornata era stata anche più pesante dal solito: la sua professoressa di matematica non aveva avuto nessuna pietà nell’interrogarla e lei si era beccata un misero voto appena al di sopra dell’insufficienza. Suo padre sarebbe stato sicuramente insoddisfatto, ma a lei bastava così.
Si trascinò per il corridoio e si diresse al frigo, prese il cibo che sua madre gli aveva lasciato e si sedette a mangiare mestamente. Era sola in casa: suo fratello era a casa di un amico a pranzare mentre i suoi non sarebbero tornati prima di due ore. Per un po’ di tempo avrebbe potuto stare tranquilla.
Il suo occhio, scorrendo per la stanza, incontrò una foto: raffigurava zio Ian e suo padre da ragazzi.  Suo padre non dimostrava che dodici anni, mentre Ian doveva aver appena passato l’adolescenza. Sembravano entrambi felici e di sicuro erano ignari di quello che si sarebbe abbattuto sulle loro teste dieci anni dopo. Osservò con attenzione lo zio e a lui si sovrappose l’immagine di un altro ragazzo, molto simile e allora suo coetaneo. Ripassò nella mente i suoi contorni, ricordò i capelli neri al vento, gli occhi azzurri e infine, cicatrici. Cicatrici ovunque e sangue rappreso, Dolore e mani, gelide e sfregiate.  E a lui si unirono le immagini di un castello, di spade, armature e cavalli, di blasoni sventolanti e vestiti lunghi e scomodi, di dolore e delirio. E infine di baci, di baci rubati in mezzo alla foresta, di carezze fugaci e di occhi sospiranti.

"...cold bones, oh where is my love?..."

Percepì il tocco di una mano immaginaria posarsi sulla sua vita e accompagnarla per danzare in mezzo a una sala piena di cavalieri. Immaginò le sue labbra sfiorare dolcemente i suoi capelli e la mente si annebbiò di ricordi dolorosi. Ricacciò indietro le lacrime che minacciavano di scendere e scostò una ciocca di capelli dagli occhi. No, lui doveva dimenticarla, altrimenti sarebbe stato peggio per entrambi. Sperò in segreto che l’avesse già fatto, anche se il pensiero le provocò un dolore sordo. Era un uomo ormai e avrebbe già dovuto essere sposato. SI rabbuiò ancora di più pensando a Eugenie de Courtenay, ma poi si arrese al fatto che non poteva farci niente. Anzi, sarebbe stato meglio così. Perché quella era la verità: loro non potevano e non avrebbero mai potuto avere un futuro, né ora né mai. Eppure lei lo amava. Lo amava nonostante fosse passato ormai un anno e mezzo. Lo amava nonostante non avessero mai più potuto incontrarsi. Lo amava nonostante sapeva che era impossibile. Il computer era rotto già da un po’ e con esso era sparita la possibilità di poterlo vedere anche un’ultima volta.
“Addio Marc.”

 

Il camino ardeva e scoppiettava allegramente, all’opposto dell’uomo che stava mestamente seduto davanti ad esso. In quella giornata aveva avuto almeno un migliaio di riunioni con il contabile e gli sceriffi, venuti a parlargli senza sosta di una banda di briganti che scorrazzava impunemente da una parte all’altra del feudo e che lui ancora non era riuscito a catturare. Aveva dovuto subire le proteste e le lamentele di una folla inferocita che denunciava innumerevoli furti e l’incendio a un granaio. Poi aveva dovuto tornare al castello per supervisionare i lavori per il matrimonio di suo fratello. Il matrimonio di suo fratello… avrebbe dovuto essere stato il suo, se lei avesse risposto di sì.

"...she hides away, like a ghost…"

Lei se n’era andata come un fantasma, senza lasciare tracce di sé se non un nastro, ora irrimediabilmente perduto. Desiderò avere con sé quel pezzo di azzurro, ma poi si diede del vigliacco. Lei se n’era andata e non sarebbe più tornata. Era nascosta e non si sarebbe mai più fatta vedere alla luce. L’aveva lasciato solo con una malinconia infinita nel cuore, che non accennava a diminuire ogni giorno che passava.
“Passerà. La dimenticherò, come lei ha detto di poter fare con me.”
Un paio di occhi marroni e un profumo di arancio inseguirono i suoi pensieri.

"...oh, does she know that we bleed the same...?"

Cicatrici e sangue ovunque, ovunque guardasse intorno a sé. Vedeva sangue tingere i momenti più belli della giornata. Vedeva le persone che amava di più sotto un velo di rosso. Sentiva dolore, anche dopo tutto quel tempo. Era come se senza di lei nulla fosse più allegro come prima. Lei lo sapeva che entrambi sanguinavano? Perché anche lei stava male, ne era certo. Aveva detto che avrebbe potuto fare a meno di lui, ma negli occhi si leggeva tutt’altro. Nei suoi occhi aveva visto paura, lacrime e sensi di colpa. Il suo affetto per lui era sincero.
“Perché”? Si ripeté per l’ennesima volta in quell’anno e mezzo.
Ma una risposta non l’aveva mai trovata.

 


La notte era il momento peggiore. La notte, quando le luci della città rischiaravano il letto e i suoni delle auto giungevano ovattati, i ricordi prendevano il sopravvento. Lei tentava di distrarsi leggendo un libro o ascoltando musica, ma quando smetteva per appoggiare la testa sul cuscino quelli entravano nei suoi sogni a tradimento. Sogni che, quasi sempre, avevano per protagonisti lei e Marc. Sogni che parlavano di tristezza infinita e nostalgia. Sogni che cantavano di amore e morte.

"Ooh, don’t wanna cry but I break that way…"

Sentì gli occhi sotto le palpebre pungergli, così li serrò ancora di più. No, non avrebbe pianto ancora. Si sarebbe abituata prima o poi, anche se un senso di abbandono avrebbe continuato a perseguitarla. E qui la domanda le sorse spontanea. Sarebbe mai stata capace di abituarsi, quando la maggior parte dei suoi coetanei non aveva e non avrebbe mai visto in tutta la vita quello che lei aveva vissuto in una settimana? Si sarebbe accontentata di un uomo qualunque quando un ragazzo la aveva voluta come unica donna? Il cervello le rispose prepotentemente di no.

"...cold sheets, oh where is my love?..."

Lenzuola bianche che perdevano la loro luminosità nel buio della camera. Lenzuola fredde e distanti, come tutto in quel periodo lo era.
“Marc, dove sei?”
Soffocò l’ennesimo urlo che avrebbe voluto far uscire da sé e si raggomitolò in quelle coperte che non la avrebbero aiutata a proteggersi. Lui era lontano e lei non avrebbe potuto trovarlo.

"...I'm searching high, I'm searching low in the night..."

 

Un valletto lo fece svegliare dal sonno profondo in cui era caduto. Si alzò con fatica e si fece aiutare a vestirsi, poi si incamminò nel corridoio. Ripassò i piani di quel giorno: sbuffando ricordò di avere da incontrare certi monaci del convento di Saint Michel per sistemare alcune faccende a proposito di una ristrutturazione della Chiesa. Aveva le ossa indolenzite, ma il dolore che provava fuori era niente alla confusione che aveva dentro la sua testa.

"...don’t wanna cry, but I break that way…"

No, si sarebbe fatto vedere forte e sicuro come il primo cavaliere del re doveva essere. Non doveva lasciarsi andare a stupidi drammi infantili. Era un uomo e come tale doveva mostrarsi agli occhi del mondo. Era difficile, ma non si sarebbe lasciato sopraffare.

"...did you run way, did you run away?
I don’t need to know.
If you ran away, if you ran away, come back home…"

Ma lei non sarebbe tornata.

"...just come home…"



Alex si mise lo zaino sulle spalle e salutò sua madre con un bacio. Daniel era già uscito e così anche Gabe. Infine si chiuse la porta alle spalle e inspirò la fresca aria mattutina. Un bel sole la accolse e si incamminò a passo spedito verso la fermata, con gli auricolari alle orecchie e la musica a mille.

“…I got a fear, oh, in my blood…”

Si, aveva paura. Paura di non farcela, senza di lui. Una paura profonda, un enorme senso di pesantezza, tanto radicato da non farle vedere quella giornata in modo fiducioso e sereno come faceva fino a un anno e mezzo fa.
“Passerà anche questo.”
Ma quanto ci sarebbe voluto?


“…She was carried up into the clouds, high above...
Oh, If you're there I bleed the same.
If you're scared, I'm on my way.
Did you run away,
did you run away?
I don't need to know.
If you ran away, if you ran away
come back home.
Just come home…”


La ragazza stringeva tra le mani la nuovissima edizione di Hyperversum, Ultimate. Sarebbe stato solo un viaggio virtuale, ma le sarebbe bastato. Stava tornando a casa, per finta, ma lo stava facendo.
"Aspettami."
Non aveva speranze, ma quel videogioco racchiudeva tutti i ricordi che le avevano cambiato la vita e soltanto tenerlo in mano le dava conforto. Esso conteneva la sua vera casa.
Lì, nel 1235, in un feudo al nord della Francia.
Lì, per pochi minuti, sarebbe stata felice. Illusa forse, ma felice.
Erano due anni che aspettava.
Lì, avrebbe potuto rivedere il suo cavaliere.

~~Angolo dell’autrice:

Here I am again! Allora, premetto che ho sempre adorato quei cuccioli di Alex e Marc, quindi ho pensato di scrivere una piccola song fic con una delle mie canzoni preferite, che vi consiglio assolutamente di ascoltare (preferibilmente la versione con il piano) e che si intona benissimo, devo dire. Perdonatemi se dono stata troppo drammatica, ma del resto mi viene naturale. Niente, spero vi sia piaciuta e se volete farmi felice scrivetemi una recensione.
Ps: ho appena finito unknown e niente, sto piangendo per il vuoto che mi ha lasciato quando l’ho finito. Anzi, sarei decisamente il tipo di persona che prenderebbe a randellate la randall (lol) perché ne scriva un altro. Ma siccome non posso farlo spero che lo faccia senza che io incorra alla violenza. Peace and love.

 
   
 
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