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Autore: fool_dynosaur    16/05/2020    0 recensioni
Amanda è arrogante, scorbutica ed narcisista. Una ragazza egoista che sa di essere il centro delle attenzioni, e di meritarselo sempre. Tutti la amano, tutti le vogliono parlare. Il suo unico problema sono le bugie. Mente in tutti i modi pur di piacere alla gente.
Finché lui, il suo nuovo compagno di banco, si presenta diverso, facendole capire quanto il suo favoloso mondo incentrato su di lei fosse tossico, ma ormai è troppo tardi.
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( Questa è una storia di fantasia, qualsiasi referenza al mondo reale è puramente casuale )
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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C a p i t o l o
T r e


 

Malefica

 

 

 

“Sono così stanca! Quello era un complotto, scema!”

“Alcuni dicono che eri carina imbarazzata di fronte al prof. Non ti da fastidio?”

Amanda gonfiò le guance fino a farsi male. Il suo viso arrossò notevolmente, tanto che Anna iniziò a preoccuparsi che stesse per morire.

“Non mi importa proprio.” - disse, sedendosi per terra accanto all’amica.

Quindi pensano io fossi carina? Bene, perché è vero.

“Quello di cui mi devo occupare ora è quell’idiota che siede accanto a me.”

“Ma di cosa ti preoccupi, tanto il mese prossimo cambi posto.”

Il sorriso della mora fece andare su tutte le furie la ragazza, che prese il proprio quaderno di matematica. Lo alzò in aria.

“Cosa stai dicendo?! Lui, letteralmente, ha scritto la risposta sbagliata poi l’ha coperta così, guarda. - Imitò i gesti del compagno, in modo molto più goffo. - Hai capito? Io ho letto quello che c’era sul quaderno prima che lo chiudesse, ma era il concetto sbagliato. L’ha fatto apposta!”

Anna si girò, prendendo il suo giornale preferito dallo zaino.

“Probabilmente lo stai imaginando.”

“Non lo sto immaginando! E’ contro le regole del compagno di banco non aiutare ed essere indifferente quando l’altro è in difficoltà.”

“Tu lo fai?” - chiese, continuando a sfogliare il giornale.

“Ovvio.” - mentì.

“Be’, sono comunque passati solo due giorni, non diamo pregiudizi.” - disse sospirando.

Si alzarono da terra, spolverandosi i vestiti. Le lezioni pomeridiane sarebbe iniziate di lì a poco e non potevano fare altri ritardi. Nessuna delle due era pronta ad altre tre ore con un compagno poco piacevole.

Amanda si sedette e guardò il posto accanto a sé vuoto. Il professore entrò in classe eppure di Felix nessuna traccia. La ragazza rimase confusa.

“Scusi il ritardo.”

Il ragazzo si fermò sulla soglia della porta, chiedendo il permesso di entrare.

“Dov’eri?” - chiese la bionda, poggiando una mano sulla guancia.

Felix sistemò i libri sul banco, prendendo un respiro profondo.

“Chiedo scusa per prima.”

Amanda rimase in silenzio.

“Non volevo trattarti così, ma… non sono abituato a parlare con le ragazze.”

Tutt’e due arrossirono a quella frase. La mente di Amanda iniziò a fluttuare tra le nuvole, senza rispondere. Era certa fosse caduto nella sua trappola di dolcezza. Alla fine delle lezioni, tutti si salutarono, iniziando a lasciare l’aula. Amanda, ancora incredule, rimase in classe ad aspettare Anna. Loro erano state scelte come rappresentanti delle classi quinte, e ciò comportava rimanere ogni martedì dopo scuola per discutere i programmi della settimana.

“Anna, mia gioia divina, non sai cosa sia successo. - In modo drammatico ma felice, si avvicinò all’amica, artigliando il suo braccio. - L’idiota si sta sciogliendo per me.”

“Che frase ambigua.” - rispose la ragazza.

Amanda si mise l’altra mano sul petto, guardando il soffitto come se fosse il cielo di una giornata limpida, attraversata da arcobaleni brillanti.

“Ho capito la ragione per cui la preside ha ammesso questo sistema di posizione. La ragione per cui non ci lasciano sedere dove vogliamo e sono posti assegnati è perché vuole una scuola unita, ma soprattutto classi unite, indipendentemente da chi ci piace o meno. E quell’idiota ha capito le intenzioni di questo liceo amorevole.”

Anna applaudì, quasi ridendo per la situazione.

“Cavolo, dovresti candidarti come rappresentante di istituto.”

“Oh no, la campagna promozionale è troppo lavoro per me.”

La mora alzò le spalle, prendendo le fotocopie dei documenti.

“Comunque lo sapevo sin dal primo momento che l’ho visto che era uno strambo. L’aspetto non inganna mai, solo che non mi aspettavo di finire con lui.”

“A me sembra un tipo apposto.”

“Ma la cosa più tremenda è…”

Gli occhi di Anna ripresero colore, pronta a ridere ancora.

“Cosa? Cos’altro è accaduto?”

Anna si intratteneva a sentire quelle storie, le facevano ridere le esperienze orrendamente divertenti della sua amica.

“I suoi… I suoi-“

“Sì?” - Anna si avvicinò all’amica, prendendole le mani tra le sue.

“I suoi occhi da cinese!”

Anna quasi cadde dalla sedia, non riuscendo a credere a quell’affermazione.

“Cosa stai dicendo, è ridicolo.”

“Lo sai che a me piacciono gli occhi grandi, dolci, che inspirano fiducia e amore eterno come quelli di Leonardo Di Caprio. Azzurri come il mare notturno in estate che riflette la luna e pacifici come la Svizzera. Devo sentire che possa rimanere lì a fissarli per giorni, anni.”

Anna immaginò Di Caprio farle la corte, per poi imitare la scena del Titanic assieme. Si sventolò con la mano per riprendersi.

“E invece devo sedermi con quegli occhi da serpente! Non è perdonabile. Sai cosa mi ha detto quando, dopo aver fatto un sorriso mozzafiato e chiesto gentilmente di aiutarmi la prossima volta? - Si mise gli indici sulle tempie, tirando per allungare gli occhi. - Semplicemente: “Non addormentarti.” - finì, cercando di imitare la voce del ragazzo.

“Non ha torto, lo sai?”

Amanda tornò ad avere un colorito rosso in viso per la rabbia.

“Ma da che parte stai? Di chi sei amica? Di chi sei compagna di sventure e dolci ipercalorici?”

Anna la guardò per un attimo, cercando di capire cosa ci fosse nella sua testa.

“Non è che, sei semplicemente arrabbiata per il fatto che lui sia diverso dagli altri ragazzi?”

Amanda si bloccò, poggiandosi alla parete vetrata dell’aula. Iniziò a ridere istericamente, cercando di coprire il suo spavento.

“Ma chi pensi io sia? Una montata di testa? Anche se mi porti un treno pieno di ragazzi come lui, io rifiuterò.” - mentì, sentendo il cuore accelerare.

Anna si poggiò alla finestra accanto a lei.

“Oh ma quello non è Felix?”

“Dove!?” - urlò la ragazza, attaccandosi al vetro.

La mora rise interiormente, osservando l’amica cercare il ragazzo con lo sguardo. Amanda si incupì di colpo. Felix c’era davvero, ma non solo. Una ragazza dai capelli tinti di un castano scuro, quasi elettrico, aveva una mano poggiata sulla sua spalla mentre con l’altra gli stava sistemando una cuffia per fargli sentire qualcosa al proprio telefono. Amanda notò anche che Felix stesse portando due zaini, di cui uno non il suo. Prese dei respiri profondi per non impazzire e rompere il vetro. Si notava a primo impatto il feeling che c’era tra i due, da come si comportavano, o come lei poggiava la testa sulla sua spalla, o il modo in cui lui rideva, mostrandole quel sorriso che Amanda non aveva mai visto.

“Non è Regina della quarta C quella?”

Regina era l’attaccante numero uno della squadra di pallavolo della scuola. Era molto adorata per aver portato alla scuola il primo premio del campionato regionale di pallavolo. Amanda la odiava, ma non l’aveva mai detto direttamente, per tutti lei era quella che adorava.

“Ora capisco perché non gliene frega nulla di te. - Rise Anna, non capendo la guerra che si scatenò dentro la mente dell’amica. - Preferisce le atletiche.”

Non sei abituato a parlare con le ragazze?! Brutto bugiardo, perché mi hai mentito?

Strinse le mani, graffiando il vetro della finestra con le unghie. Digrignò i denti quasi fino a far male. Lei odiava il fatto che gli altri le dicessero le bugie, perché ciò comportava il fatto che non poteva avere fiducia in quelle persone. E Felix era appena entrato in lista.

“Come osi farti piacere Regina?” - sussurrò, più arrabbiata che triste.

“Non è la fine del mondo Ami. Tu stessa hai detto che rifiuteresti un treno di ragazzi come lui.”

“Ma non lui…”

“Hai ragione. Perché mi devo dannare tanto… Lo farò innamorare di me, poi lo respingerò con dolcezza. Dolcezza amara. Dolcezza aspra.”

Amanda non poteva dimenticare quella ragazza. Regina era una delle tante rivali che aveva sin dalle medie. Ogni volta lei facesse una cosa carina, Regina la faceva tre volte meglio. Ma il colpo di grazia lo ricevette in terza media, quando alle assegnazioni dei ruoli, Amanda e Regina si contendevano il ruolo di Biancaneve. Ma gli insegnanti pensarono fosse meglio dare il ruolo a qualcuno che le assomigliasse, quindi a Regina che aveva i capelli scuri, rispetto a quelli di Amanda che erano color del grano. Fu la prima umiliazione per Amanda, perché quando il sipario si alzò per il gran finale, l’applauso e i complimenti furono per la maggior parte di Regina, mentre la cortigiana era quasi nessuno. Ma fu ovvio, lei era brava a recitare, Amanda no. Regina era brava anche negli sport, cosa per cui Amanda era negata.

La ragazza sospirò.

“Finiamo i questionari?”

 

Per tutta la notte la ragazza non fece altro che pensare a Felix, alla loro “relazione”, a quello che Regina aveva e lei no. La mattina dopo, nonostante il trucco e le varie creme, aveva una pessima cera. Ed era tutta colpa del suo compagno di banco.

“Brutto idiota. Vorresti dirmi che ti piace Regina, che nella mia vita mi ha umiliato ben due volte. Non è nemmeno divertente.

Si fermò un attimo sul marciapiede, tornando indietro di qualche passo subito dopo. Si incollò alla vetrina del negozio, iniziando a sorridere in maniera maniacale. La commessa rabbrividì appena la vide dall’altra parte.

 

“Toh!” - quasi urlò la ragazza.

La scatola sbatté sul banco, facendo sobbalzare Felix.

“E’ un regalo da parte mia. Una penna Parker Sonnet a sfera laccato di colore nero opaco con finiture in palladio e oro puro. La scatola è un omaggio. Non ingerire e non mettere alla portata dei bambini inferiori a sei anni.” - disse, leggendo il foglio descrittivo della penna che la commessa gli diede.

Il ragazzo aprì la scatola, guardando la penna poggiata su un cuscinetto di velluto. Amanda si sventolò con il foglietto, ghignando incurante del suo aspetto trasandato a causa della corsa fatta per arrivare in tempo a scuola. Felix alzò lo sguardo, e Amanda cambiò faccia, mostrandosi come una ninfa dal dolce sorriso e capelli scombinati.

“Beh, sarebbe un errore dire che sia un regalo, ma più una scusa per la penna miserabile che ho rotto. Non dovrai più usare quel catorcio.”

Felix richiuse la scatola, sospirando. Riprese la sua penna fasciata in mano.

“Sto usando la mia, e va benissimo.”

Amanda lasciò lo zaino per terra, posando la testa sul banco. Era stanca, affamata, assonata e aveva poca voglia di vivere. Non riuscì a credere che preferiva una penna regalata da Regina, che lei aveva rotto ma lui si ostinava ad usare. La loro relazione era tanto stretta? Certo, la conferma che fosse stata lei la mittente era bassa, ma Amanda ne era certa. Lei sentiva il sesto senso dentro di sé. Alzò la testa, facendo un sorriso stanco.

“Certo, non sarà fantastica come la tua penna, ma mi piacerebbe davvero se la usasi.”

E per una delle poche volte, Amanda disse quello che pensò. Senza filtri e senza giri. Felix la osservò anche quando lei distolse lo sguardo, prendendo i propri libri. Sospirò preoccupato, non per la penna, ma più per l’aspetto della ragazza.

“Okay, la userò. Grazie.”

Lei sentì le mani formicolare, lui il sangue bollire per la vergogna. Riaprì la scatola, prese la penna e dopo averla controllata un po’, iniziò a scrivere, incurante del fatto che fosse un altro tipo di inchiostro. Amanda quasi scoppiò a piangere, ma tornò con la testa sul banco per coprire la sua felicità.

La mattina stava procedendo bene per tutti, tranne che per Amanda. Le continue fitte di dolore allo stomaco la stavano asfissiando.

Oh dannazione, lo sapevo. Per lo stress scolastico e tutto il resto pensavo avessi saltato questo mese e invece no… mi è venuto il ciclo.

Il suo sguardo era disperato, le sue gambe molli e il viso di un colorito molto pallido. Il professore iniziò a dettare le pagine da studiare, ma Amanda non aveva la forza nemmeno di prendere la penna in mano.

Ecco perché stavo così male la notte prima! Ma che ore sono?

Guardò l’orologio della classe, notando mancassero venti minuti alla fine. Felix si girò un attimo, notando il pallore sul viso della compagna. Lei sussultò.

“Oddio che caldo! Siamo ad ottobre ma sembra ancora piena estate! Perché le finestre sono chiuse, ci serve un po’ d’aria. Il riscaldamento globale è un problema così grave…”

Un tuono spaventò quasi tutta la classe, obbligando due ragazzi a chiudere le finestre che erano aperte, facendo entrare le follate di vento che scompigliarono i capelli sistemati di Amanda.

“Oh, erano aperte.” - commentò, guardando le finestre dall’altra parte della classe.

Strinse le labbra e il braccio intorno allo stomaco.

Dannato, perché mi hai guardata proprio nel momento peggiore?

Amanda si guardò in giro. Doveva assolutamente uscire ed andare in infermeria. Se non l’avesse fatto poteva anche morire per il dolore, se lo sentiva. Riusciva già a vedere il suo viso sui giornali locali, annunciando la sua morte tragica per… insomma, robe sue. Prese un respiro profondo e cercò di alzare la mano.

“Mi-“

“Mi scusi professore, la mia compagna non si sente molto bene. Posso portarla in infermeria?”

Amanda rimase con il braccio semi teso, dimenticandosi per un attimo del dolore e del periodo “nero” che era appena iniziato. Il profilo di Felix sembrò quello di un angelo salvatore, illuminato dai raggi timidi che filtravano tra le nuvole grigie di quella mattina. Sembravano stessero illuminando apposta quel ragazzo. Amanda scosse la testa, non doveva fantasticare.

 

 

Non era la fantasia di Amanda, o la sua sette di vendetta.

Quel ragazzo le stava davvero sulle scatole, quasi più del ciclo.




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