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Autore: Red Lights    17/05/2020    0 recensioni
Ora, ora che ha superato il ''Ponte della scienza'' e che si sta dirigendo verso il punto in cui deve incontrare i suoi amici, Martino capisce di più quello sguardo, lo sguardo di Niccolò, lo sguardo di qualcuno che lo ama. Oggi ha saputo di essere entrato alla facoltà di Medicina del San Raffaele di Milano mentre non ha ancora notizie dei test al Sacro Cuore. E' nel limbo, in quel maledetto limbo in cui pensa si trovino tutti quelli che come lui stanno solo cercando di cambiare il loro futuro senza però avere intenzione di cambiare il presente. Come se fosse davvero possibile fare ciò, come se non fossero le azioni del presente a condizionare il futuro e come se i passi che ora sta compiendo non fossero parte importante della sua storia, del suo essere se stesso.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Martino Rametta ha iniziato da poco a non curarsi del giudizio degli altri. Non è un esperto, sta cercando di imparare a disinnescare le bombe fatte di parole, sguardi, sussurri e spesso di vere e proprie ferite volanti pronte ad attecchire sulla sua pelle. Da quando ha capito che gli altri non hanno il potere di giudicare i suoi passi, Martino sta meglio. Si gode di più quello che ha, combatte di più per quello che vuole, sorride di più ma sta anche male di più perchè ha anche imparato a non nascondere la sofferenza e quindi la vive intensamente permettendole di venir fuori così da poter essere placata. In tanta saggezza però si nasconde un interrogativo al quale non è ancora riuscito a dare risposta: se i giudizi degli altri non sono importanti e, in quanto di scarso rilievo, non dovrebbero incidere sulle nostre vite, vuol dire anche che quel che pensano le persone che ci amano non è importante? Una domanda articolata, pensa, mentre cammina per le affollate strade della sua amata Roma. Quanto gli ha dato questa città? Tanto, forse troppo, forse gli ha dato un carico talmente grande che per questo ora fatica a pensare a quanto sarebbe dura doverla lasciare. Quando ne aveva parlato con Niccolò era sicuro di una cosa: ''Se non dovessi entrare al Sacro Cuore allora riproverei alla prossima sessione di test d'ingresso'', gli aveva detto, ''ma non la lascio Roma.'' Martino l'aveva guardato così intensamente che Niccolò non aveva potuto fare nient'altro che mantenere lo sguardo perfettamente incastrato in quello del suo ragazzo ma non aveva detto nulla.
Ora, ora che ha superato il ''Ponte della scienza'' e che si sta dirigendo verso il punto in cui deve incontrare i suoi amici, Martino capisce di più quello sguardo, lo sguardo di Niccolò, lo sguardo di qualcuno che lo ama. Oggi ha saputo di essere entrato alla facoltà di Medicina del San Raffaele di Milano mentre non ha ancora notizie dei test al Sacro Cuore. E' nel limbo, in quel maledetto limbo in cui pensa si trovino tutti quelli che come lui stanno solo cercando di cambiare il loro futuro senza però avere intenzione di cambiare il presente. Come se fosse davvero possibile fare ciò, come se non fossero le azioni del presente a condizionare il futuro e come se i passi che ora sta compiendo non fossero parte importante della sua storia, del suo essere se stesso.
Quando a fine febbraio era andato a Milano per i test l'aveva fatto quasi per scherzo. Niccolò l'aveva accompagnato e col sorriso sul volto gli aveva detto che sarebbe stato bello creare dei nuovi ricordi in quella città, senza cancellare quelli vecchi ma crearne di migliori, di più mano nella mano e di più piacevoli da rievocare. In quell'occasione Martino gli aveva detto che non avrebbe mai lasciato Roma e Niccolò non aveva tenuto fede alle sue parole perchè non gli aveva detto ciò che realmente pensava. L'aveva fatto solo quando, poco tempo dopo, erano arrivati i risultati e l'aveva fatto con una tale sincerità che a Martino era sembrato di poter vedere la sua anima e quasi di poterla afferrare e indossare lui stesso tanta era la voglia di legarsi a lui ancora, sempre di più. Niccolò gli aveva detto che avrebbe rispettato ogni sua decisione e che non era importante quando sarebbe entrato o se sarebbe entrato o anche se davvero avrebbe fatto medicina, per lui era importante che Martino fosse felice. Allo stesso tempo però gli aveva assicurato che il loro rapporto non sarebbe cambiato se fosse andato a Milano, che si sarebbero visti sempre e che la distanza non gli faceva paura. L'aveva accarezzato poi, con una dolcezza fuori dal comune ma anche con decisione, quasi volesse imprimergli quelle parole sul volto. Così, seduto sul divano in salotto, Martino aveva realizzato che Milano non era una tragedia in fondo. Eppure un piccolo peso gli è rimasto, lo sente ancora ora mentre cammina a passo lento con le mani infilate nelle tasche del parka blu, non sa dire se sul cuore, sullo stomaco, sul naso arricciato, sulle mani sudate o sugli occhi incerti, ma sente questo peso.
In lontananza intravede i capelli scuri di Elia che, poco dopo, alza il braccio destro nella sua direzione. In risposta Giovanni gli tira un leggero schiaffo dietro la nuca e, anche se ancora lontano, Martino sa che lo sta rimproverando per aver alzato la mano destra.
''Zì la mano destra solo se sei fascio e quì di fascio ce sta solo la merda dei cani pe' strada.''.
E' la prima cosa che sente Martino avvicinandosi ai tre amici, a quanto pare ancora concentrati sul gesto oltraggioso di Elia.
''Bella rega'' dice.
Elia gli allunga la mano sinistra che Martino afferra prima di avvicinarsi con la spalla a quella dell'amico. Ha perso il conto ormai delle volte in cui si sono salutati in questo modo e infatti viene tutto fuori in maniera così automatica che dopo poco fa lo stesso con Giovanni e con Luchino.
''Luchì hai risolto poi pe' la serata?''
Gli chiede Giovanni mentre si incammina verso il bar con gli altri al seguito.
''Stai tranquillo zì, ho detto che ce penso io al batterista e te te devi fidare di me.''
''E infatti ce fidiamo, solo che l'ultima volta c'hai fatto venì tuo cugino de otto anni a suonà con noi.''
''E non suonava bene?'' chiede Luchino, svoltando l'ultimo angolo che precede la vista del piccolo luogo di ritrovo.
''Si eh, peccato che le braccia da ragazzino de otto anni non arrivavano a battere sui piatti.''
Risponde Elia, circondando il collo di Luchino con un braccio.
''So dettagli questi.''
''Se vabbè dettagli.''
Continuano ancora a scherzare finchè non varcano la soglia del bar prendendo posto ad uno dei pochi tavoli liberi. Nonostante l'ancora fresca aria degli inizi di Marzo, comincia a sentirsi la fine dell'inverno e questo a Martino piace perchè Martino ama la primavera a Roma. Un'altra fitta allo stomaco, sente davvero che è il momento di parlare.
''Rega ve devo dì na cosa.''
''Te sposi?''
Chiede Luchino mentre blocca il cellulare con cui poco prima stava armeggiando.
''Cosa? Ma come ti viene in mente?'' chiede Martino a metà tra il sorpreso e il divertito. La reazione sorpresa però prende il sopravvento quando vede che Giovanni e Elia hanno preso seriamente la domanda di Luchino.
''A rega no nun me sposo ma che annate a pensà.''
''Zì, non sarebbe così assurdo..'', Giovanni prende la parola guardando Elia annuire e dargli man forte.
''Nel giro di un anno hai cominciato a uscì con Nico, poi te ce sei innamorato, poi hai scoperto che stava ancora co la tipa, poi ha lasciato la tipa, e poi Milano, er video tutorial, e il minuto per minuto, l'orecchino uguale, la convivenza.''
''Insomma sono pronto per fare il testimone.'' conclude Elia.
Martino li guarda con la bocca semiaperta e gli occhi di uno a cui hanno appena detto qualcosa di stupido ma di non facilmente contestabile. D'altronde è vero: tanta roba in poco tempo. Ma chi lo conta più il tempo? Ha smesso di farlo proprio quando ha capito che il tempo non è altro che quello che decidi di fare nel momento in cui lo decidi. Ha iniziato a vivere anche lui minuto per minuto e l'ha fatto con la mano di qualcuno intrecciata alla sua. Perchè sente di nuovo quel peso? E' Niccolò che gli causa quella sensazione? E' l'idea di lasciarlo? Preso da questo pensiero non si accorge che tra i suoi tre amici è cominciato uno scontro non proprio tranquillo su chi dovrebbe essere il suo testimone al sempre meno ipotetico matrimonio.
''Ma che state a dì? Dovrei essere io perchè so stato il primo a cui ha detto che gli piaceva Niccolò.'' Dice Giovanni concludendo con l'espressione convinta di chi sa di avere una mano di carte buona.
''Si zì e allora? Io so quello che sta più simpatico a Niccolò ed è importante questa cosa.''
Ribatte Luchino.
''Ma chi te l'ha detta sta cazzata? Va bè, io so quello meno pulciaro quindi Martì so la scelta giusta.''
Sembra una scena non reale, astratta, quasi come se l'aura di quella conversazione potesse sollevarsi e volare altissimo.
''Rega c'ho na notizia pe' voi: due che se mettono lo stesso orecchino non se devono per forza sposà so che per voi è scioccante ma è vero.''
Risponde Martino, annuendo in maniera fintamente dispiaciuta.
''E allora che ce devi dì?''
Martino torna serio, guarda i suoi amici e si ferma sugli occhi che più conosce.
''M'hanno preso al San Raffaele di Milano.''
Gli occhi di Giovanni non mentono mai e nemmeno in quell'occasione lo fanno. Sono felici, sono commossi, sono lì per Martino.
'''Mbè zì ma ce fai prendere un colpo pe' na cosa bella? Ma te pare?''
Dice Giovanni, il tono basso e rauco e un sorriso sincero stampato sul volto.
''Marti è 'na cosa bella, c'hai sputato sangue sui libri per i test.''
Anche Luchino sorride.
''E al Sacro Cuore invece? Non si sa ancora?''
Anche Elia sorride, le braccia incrociate e il volto rilassato che non gli impedisce di catapultarsi direttamente verso il nocciolo della questione.
''Non ancora. E se entro ovviamente rimango a Roma. Ma se non dovessi entrà..''
Abbassa lo sguardo per un istante, prima di rialzarlo stavolta in direzione di Elia.
''Te ne andresti a MIlano..''
Conclude quest'ultimo. Lo sguardo stavolta più serio e più profondo. Per un istante rimangono in silenzio e per quel breve istante Martino sente solo i rumori dei suoi ricordi che sembrano percepire la necessità che ha di provare cose belle. O di sapere che le ha provate. Sente la forte stretta dei pranzi insieme ai suoi amici e delle partite a City Real, di Elia che vince sempre e di Luchino che deve sempre offrire poi il caffè perchè è il più scarso. Sente il calore delle chiacchierate con Eva, e la carezza delle serate in cui il suo gruppo e quello delle ragazze si uniscono e sente la musica riempirgli il cuore e quella sensazione sembra rinvigorirlo un po'. Sente poi la bellezza della voce di sua madre e di come sia bello saperla lì poco distante da lui pronta a ricordargli quanto sia importante. E sente Giovanni che gli rende sicure quelle cose che lo spaventano, Elia che gliele riordina e Luchino che gli da colore con uno dei suoi pastelli. Ma perchè riesce a sentire tutto questo con leggerezza mentre il solo pensiero di Niccolò gli fa ritornare quel peso?
''Va bè Marti, se po fa. La cosa importante è che te studi medicina e diventi un grande medico. Poi dove che ce frega insomma.''
E' Giovanni a prendere parola e, ancora una volta, scaraventa un pò della paura di Martino lontano da loro.
''Ma si dai, poi non è tanto lontano. Ci troverai sotto casa tua praticamente ogni volta che nun verrai te qui. Non che vogliamo fa i pulciari eh, ma la movida de Milano mentre te paghi l'affitto me sembra 'na cosa buona.''
Ed eccolo Elia, che mette in ordine con facilità e con quella nota sarcastica che aggiungerebbe anche al cibo se solo potesse.
Martino si sente ancora un po' meglio..ancora un po' ma non del tutto.
''E non ti preoccupare per Niccolò, ci pensiamo noi a controllare che stia bene.''
E' la voce di Luchino a far immobilizzare Martino. Eccolo, ecco il centro del peso che sente farsi largo in tutta quella improvvisa chiarezza. Le parole di Luchino hanno aperto una porta che Martino per paura non aveva minimamente pensato di aprire. Ma ora eccola, eccola spalancata dall'improvviso momento di lucidità in cui sta cadendo con tutto il corpo, la mente, l'anima e i pensieri. Chi si prenderà cura di Niccolò se lui dovesse trasferirsi a Milano? Chi baderà che prenda le medicine? Chi si stenderà accanto a lui nei momenti brutti? Chi gli dirà che tonerà la luce? Cosa penseranno di lui Nicco e i suoi amici sapendo che lo sta abbandonando?
''Zì?'' Giovanni richiama la sua attenzione.
Martino chiude gli occhi. Un secondo. Un solo minuscolo secondo. Come ha potuto non pensarci?
''Non ci posso andare a Milano, non posso lasciare Niccolò, ha bisogno di me. Se non dovesse star bene... non può stare da solo.''
Giovanni guarda Elia che ricambia il suo sguardo in maniera interrogativa. Poi prende la parola.
''Marti, io te voglio bene ma te sei davvero scemo se pensi che Niccolò qua starà da solo.''
Enfatizza le parole ''da solo'' e, alle orecchie di Martino, ora risultano un po' meno minacciose. Da solo è quello che lo terrorizza, per se stesso che da solo dovrà andare a vivere lontano da tutto ciò che conosce e per Niccolò che rimarrebbe da solo con quello che lo tormenta. Come può essere così una cattiva persona da non aver pensato a questo?
''Ma si infatti. Oltre a noi che comunque preferiamo lui a te..''
Comincia Elia..
''Ce sta tua mamma che sicuro lo andrà a trovare tante volta quante ora viene a trovare voi..''
E' vero, Martino sa che lo farà. Sua madre adora Niccolò a prescindere dalla sua relazione con lui. Dalla prima volta che l'ha visto ha pensato fosse una persona pura, non le importava del suo rapporto complicato con la verità e con se stesso, la madre di Martino l'aveva trovato così autentico da commuoverla quando si era stretto forte nel suo abbraccio.
''Ce stanno le ragazze che sicuro se trasferiscono in casa tua dopo due secondi e con la scusa di consolarlo se stabiliscono là..'''
E' vero anche questo. Sono diventati un tutt'uno, una grande famiglia fatta di piccoli disastri ambulanti.
''Ce sta Filippo..'' Continua Elia..
''E ce stai pure te Marti, perchè non stai andando a morire. C'avete un rapporto forte. Non devi sentirti in colpa.''
Conclude Giovanni.
''Oltretutto Marti, per quanto tu lo aiuti, lui sa cosa fare per stare meglio. Sa che deve prendere le medicine e andare alle sedute. Sicuramente l'amore lo motiva ma lo motiva anche il voler star bene per se stesso.. no?''
Aggiunge Luchino, un po' incerto.
Bastava davvero così poco per farlo stare meglio? Bastavano tre persone su quasi sette miliardi per fargli spegnere i tormenti e tornare a ragionare? Ha paura, l'avrebbe avuta sempre ma aveva assistito giorno dopo giorno alla voglia di Nico di stare meglio e gli aveva detto più volte di essere fiero di lui. Non solo quando stava bene, anche quando stava male.
''E quando ne avrà bisogno ce saremo noi..''
RIcomincia Giovanni.
''E te chiameremo subito..''
''E te sarai qui in un attimo..''
Non è così facile, Martino lo sa. Ma in questo momento decide di non volerci pensare, decide di voler continuare a credere che andrà davvero bene, che potrà tornare a casa quando necessario, che potrà riavere Nico con lui ogni volta che il suo ragazzo ne avrà bisogno ma anche ogni volta che lui stesso avrà bisogno di vederlo, abbracciarlo, di lasciarsi curare l'anima dalla sua stessa anima fatta persona. Ha bisogno di crederci per non avere troppa paura di quello che sarà dopo.
''Marti?''
Luchino si fa spazio nella conversazione.
''Mh?''
''Ma quindi se te dovessi sposà chi sarebbe il tuo testimone?''
Chiede. L'atmosfera di un secondo prima viene velocemente spezzata, come una soffiata di vento che sposta le tende quando apri la porta della stanza e la finestra è spalancata. Un vento che rischiara il senso di ipotetico di tutta quella lunga conversazione che non ha permesso ai ragazzi di pensare che sono seduti da un bel po' senza aver nemmeno ordinato. Un vento di promessa che gli fa pensare che vorrebbe davvero rimanere lì a Roma per sempre, per sempre con quelle persone, per sempre così innamorato, per sempre così presente. Ma un vento di consapevolezza che gli dice che anche dover andar via non sarebbe la fine del mondo. Un vento di risposta al suo interrogativo perchè ora ha capito che chi lo ama non potrebbe mai giudicarlo, anzi, spesso sono proprio le persone che abbiamo intorno a smettere di farci giudicare da soli. Un vento che riporta quel po' di spensieratezza in cui Giovanni e Elia ricominciano a discutere su quanto sia importante non essere un pulciaro per fare da testimone.
Martino ride e poi attira l'attenzione degli amici su di sè.
''A rega, ma che domande sono? Il mio testimone sarà Sana.''
Dice, prima di alzarsi per andare ad ordinare i caffè sotto lo sguardo sbigottito dei suoi tre migliori amici. 
   
 
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