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Autore: AutriceIsterica    19/05/2020    2 recensioni
La storia parte subito dopo la battaglia contro il Night King (episodio 8X04).
Dal primo capitolo:"Sandor Clegane pensava veramente che quella potesse essere la sua ultima battaglia e che nessuno di loro sarebbe sopravvissuto, invece, contro ogni previsione, adesso sedeva insieme agli altri nella grande sala dei banchetti di Winterfell con il calice ricolmo sino all’orlo di vino, un pasto caldo nello stomaco e il cuore che ancora gli batteva nel petto".
Sansa e il Mastino alle prese con piccoli problemi di cuore!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sansa

Camminava lungo i corridoi diretta verso le sue stanze. La testa le doleva terribilmente. Dopo il consiglio di guerra lei, Arya, Bran e Jon si erano riuniti al Parco degli Dei e adesso stava ancora cercando di elaborare quelle notizie. Bran aveva raccontato loro, con il consenso di Jon, la verità sulla vera identità di quello che, tutti pensavano, fosse il bastardo di Ned Stark. “Aegon Targaryen quello era il suo vero nome, figlio di Lyanna Stark e Rhaegar Targaryen, legittimo erede al trono”. A quel pensiero le parole dette quella mattina da Daenerys le rimbombarono nelle orecchie e un brivido freddo le percorse la schiena. In quell’esatto istante si rese conto che non avrebbe mantenuto la parola data a Jon e avrebbe rivelato quell’informazione come Dito Corto le aveva insegnato, cercando di stravolgere la posizione delle pedine sulla scacchiera, aspettando il momento giusto per volgere la partita in suo favore. 
 
Sansa si era ormai ritirata nei suoi alloggi da molte ore, non si era nemmeno presentata nella Sala Grande per la cena. Assorta completamente nei suoi pensieri, la mente ancora proiettata a quel pomeriggio. Non riusciva a fidarsi della Khaleesi per quanto Jon si adoperasse nel tessere le sue lodi e garantisse per lei, nonostante avesse combattuto al loro fianco e onorato la sua parte del patto, Sansa aveva la sensazione che prima o poi anche lei avrebbe marciato contro Grande Inverno e questo lei non poteva permetterselo.
 
Si destò da quei pensieri quando ormai il buio più tetro era calato e fuori la luna illuminava la fortezza. Sansa si sedette alla toeletta per disfarsi la complessa acconciatura, molto probabilmente le ancelle ore prima avevano bussato alla porta per adempiere ai loro compiti, ma lei era stata troppo assorta per farci caso.
Una volta che riuscì a liberare la folta chioma dall’intricato intreccio si concentrò sul suo viso riflesso nello specchio. Le occhiaie le segnavano il volto sempre più incavato, la pelle che una volta sembrava di alabastro, adesso mostrava, agli occhi più attenti, piccole lentiggini sul naso e i primi segni del passare delle primavere intorno agli occhi. Si alzò lasciando cadere le pesanti vesti a terra, rimanendo completamente nuda ed esposta. La pelle subito si increspò per il freddo. 
Adesso Sansa guardava il suo riflesso nel grande specchio vicino al letto. La pelle intorno al seno e alle gambe mostrava ancora le cicatrici che le erano state inferte da Ramsey. Un moto di disgusto la attraversò. Era molto tempo che non trovava il coraggio di guardarsi così. Nuda, vulnerabile, indifesa. 
Era l’ombra di quella che era stata una volta, ma quello era un monito per sé stessa, Sansa non avrebbe permesso a nessuno di trattarla come avevano fatto Joffrey e Cersei prima e Ramsay e Dito Corto dopo. 
 
Si ritrovò a guardarsi negli occhi, quella che aveva davanti adesso era una donna fiera e orgogliosa, sicura di sé. Quella consapevolezza le aveva dato nuova forza; non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da nessuno, non più.
 
Adesso sotto la spessa moltitudine di coperte, il pensiero di Sansa tornò in modo naturale a Sandor. Il fazzoletto al sicuro sotto il cuscino di piume. “Non sono più quella stupida ingenua fanciulla ad Approdo del Re… ma allora perché mi comporto così?”. Era arrossita copiosamente, come da molto tempo non succedeva e non solo, trattava quel maledetto pezzo di stoffa come fosse un cimelio prezioso senza mai separarsene.
Non poté trattenersi dal pensare che quella parte di lei, che era morta anni prima ad Approdo del Re, si stava lentamente risvegliando e che quello sicuramente non era un bene. 
 
Poco dopo Sansa si assopì ormai esausta da quella terribile giornata, erano troppe le cose che ormai stavano sfuggendo al suo controllo. Una vocina nella sua testa aveva iniziato ad interrogarsi su quello che potesse essere il futuro di Sandor nei prossimi giorni. “Sarebbe partito per Approdo del Re? Sarebbe rimasto a Grande Inverno?”. 
 
Sandor
 
Doveva essere cauto, se qualcuno lo avesse scoperto, avrebbe passato dei guai. Da quando aveva udito quelle che erano le istruzioni per l’esercito aveva iniziato a guardarsi in giro alla ricerca di provviste. Due giorni sarebbero stati necessari per assicurarsi che tutto fosse pronto e per non dare troppo nell’occhio.
 
Quella sera a cena fu ancora più scontroso del solito, come se fosse possibile. Sandor si era accorto, suo malgrado, che aspettava il banchetto serale per rivedere Sansa. Da quando lei lo aveva cacciato dalle sue stanze la sera prima, non l’aveva più nemmeno intravista per il castello. Adesso il Mastino guardava il posto alla sinistra di Jon Snow vuoto. 
Un moto di rabbia lo attraversò, batté i pugni sul tavolo facendo rovesciare la brocca ricolma di vino e meritandosi gli sguardi adirati dei commensali vicini. Mandò al diavolo Tormund appena il bruto si avvicinò e lasciò il tavolo a metà della serata con la caraffa, di nuovo ricolma di vino, sottobraccio, diretto alla camerata che divideva con gli altri soldati.
Mezz’ora dopo russava copiosamente.
 
La mattina dopo Sandor si alzò di buonora con l’intento di defilarsi e mettere appunto gli ultimi dettagli. Una volta arrivato nel cortile della fortezza però, non riuscì a sottrarsi ai suoi compiti e fu costretto a istruire un gruppo di soldati esercitandosi con la spada insieme a loro.
L’allenamento durò molte ore, anche dopo essersi rifocillati velocemente per il pranzo, i giovani guerrieri non desistevano e lui fu costretto ad assecondarli per non destare l’attenzione.
 
Sansa 
 
Aveva passato la mattina a prepararsi, sapeva che doveva essere al meglio. Ripassò velocemente il discorso che aveva in mente. Quando il sole superò di poco lo zenit Sansa si trovava sulle mura, che davano sul cortile interno della fortezza, vicino al quartiere degli ospiti. Aspettava Tyrion con ansia, sapeva da uno degli uomini al suo servizio che si ritirava nei suoi alloggi sempre alla stessa ora ogni giorno. All’improvviso Drogon sorvolò il cielo sopra di lei e un palpito di paura la sorprese. Lo sguardo di Sansa si incupì e pensieri nefasti le attraversarono improvvisamente la mente.
“Non avete nulla di cui preoccuparvi Lady Stark, combattiamo tutti per la stessa causa”. La voce del Primo Cavaliere la riscosse dai suoi pensieri.
“Siete sicuro di questo, Ser?”. Il tono di Sansa si fece subito mellifluo.
“Non siate sciocca, dovete capire la situazione delicata in cui tutti noi ci stiamo trovando”. Tyrion prese un lungo sospiro. “La tensione è più che motivata”.
 
Mentre il primo cavaliere parlava un gruppo di soldati intenti ad allenarsi si era spostato vicino alle mura, proprio sotto di loro. Sansa riconobbe immediatamente la figura di Sandor e il suo sguardo si posò insistentemente su di lui per alcuni secondi, cosa che l’uomo vicino a lei non poté fare a meno di notare.
 
“La pazzia”. Sansa ora lo guardava Tyrion fisso. “La vedo nei suoi occhi, ogni giorno più forte.” 
“Congetture”. 
“Grandezza e follia sono due facce della stessa moneta, ogni volta che nasce un nuovo Targaryen gli dei lanciano in aria una moneta e il mondo trattiene il fiato aspettando di vedere su che faccia cadrà”. 
“Frasi fatte”. 
“Non potete negare di esservi dimenticato l’episodio con i Tarly”. A quella frase un brivido freddo attraversò la schiena del Primo cavaliere. “Centro”. Pensò Sansa soddisfatta guardando la smorfia che si stava disegnando sul viso del suo interlocutore.
“È la legittima erede al trono”.
“Ne siete sicuro Ser?”. Lady Stark era arrivata proprio dove voleva.
“Ditemi cosa sapete lady Sansa, vi prego”. 
La ragazza allora raccontò quello che aveva udito il giorno prima dalle labbra di Bran, Tyrion era incredulo. Ogni parola spezzava le sue sicurezze mentre rafforzava quelle di Sansa. Un lungo sospiro uscì dalle labbra dell’uomo. L’uccelletto sapeva che quel segreto si sarebbe diffuso a macchia d’olio, avrebbe viaggiato dalle labbra di Tyrion a quelle di Varys, tra le file dei soldati sino a raggiungere addirittura Essos se avesse avuto fortuna. 
Quando il Primo cavaliere si congedò frettolosamente da lei, la giovane Stark si concesse di guardare giù dalle mura, dove poco prima il gruppetto guidato da Sandor si stava allenando.
Il cuore di Sansa perse un battito. Il Mastino la guardava apertamente, il suo viso era iracondo, la fanciulla si rese conto che doveva averla vista parlare con il minore dei fratelli Lannister poco prima.
 
Sandor

Fottutti Dei, vecchi e nuovi…”. Il Mastino non era semplicemente geloso era fuori di sé. Vederla insieme al Primo Cavaliere gli aveva ricordato quando l’aveva abbandonata, dopo la battaglia delle Acque Nere. Quando Sansa era stata costretta a sposare Tyrion dopo il fidanzamento di Joffrey e Margaery Tyrell. Quello era sicuramente il modo che gli Dei avevano di ricordargli i suoi errori.
 
I soldati con la quale si stava allenando rischiarono seriamente la pelle, ogni colpo era ricolmo di rabbia e il viso mostrava una ferocia inaudita, fortunatamente i fendenti erano poco precisi anche se molti di loro portarono i segni di quel pomeriggio sul corpo per i giorni seguenti.
 
Sansa 
 
Era scappata, si era sottratta allo sguardo del Mastino prontamente, adesso era diretta nelle sue stanze. Non sapeva bene perché quell’uomo le faceva perdere la cognizione di sé stessa. Anche prima, quando stava parlando con Tyrion, si era concessa di guardarlo di sottecchi. L’immagine di Sandor le si era palesata nei suoi pensieri. Si concesse il privilegio di ripercorrere la figura dell’uomo nella mente. La camicia era aperta facendo intravedere i muscoli dell’addome, i pantaloni attillati mettevano in risalto i muscoli possenti delle cosce e il sudore gli imperlava la fronte. “Avvenente e ben proporzionato direi”.  Pensò la giovane lady soppesando quelle parole.
 
“Sansa”. La voce di Arya la destò dal quel turbinio di pensieri appena fuori dalla sua camera. “Tutto bene? Ieri eri molto scossa e non ti sei presentata né la sera né questa mattina in Sala Grande per mangiare”.
“Non ti preoccupare, avevo molti pensieri per la mente”. Arrossì Sansa. “Adesso va già meglio”. Il discorso avuto con Tyrion l’aveva rinfrancata, quel poco che era in suo potere fare lo aveva compiuto. Adesso sarebbe stata tutta fortuna.
“Dimmi piuttosto tu Arya, spero che desisterai nel compiere la tua missione ad Approdo del Re”. Lo sguardo di Sansa si fece preoccupato.
“Niente affatto, arriverò lì prima dell’esercito, ho un nome sulla mia lista da cancellare, ricordi?”. Arya era irremovibile e sua sorella maggiore era ormai rassegnata. 
“So bene che non posso dire o fare nulla che possa dissuaderti dai tuoi piani, ma ti prego di fare molta attenzione”. Mentre diceva quella frase si protese in un abbraccio. Le sarebbe terribilmente mancata quella piccola peste.
 
 Quando finalmente era arrivata nelle sue stanze e aveva chiuso la porta poté concedersi di fare un lungo respiro e riprendere finalmente fiato.
“Non posso fare nient’altro, ho fatto tutto ciò che era in mio potere, che gli Dei possano ascoltare le mie preghiere”.
Sansa penso a tutti coloro che poteva ancora perdere, Arya, Jon, Sandor… quell’uomo abitava troppo spesso ormai i suoi pensieri. Quella mattina aveva anche pregato per lui. 
 
Una certezza la colpì. Anche lui come Arya voleva vendetta, Sansa si ricordò dei terribili racconti che le erano stati fatti su Gregor per un istante. Anche lui si sarebbe infiltrato dentro la Fortezza Rossa per uccidere la sua preda con le proprie mani come sua sorella aveva pianificato. Ne era assolutamente certa.
Doveva parlare con il Mastino quella sera stessa, doveva almeno provare a farlo desistere. Non voleva perderlo, con Arya sarebbe stato impossibile ma con Sandor poteva almeno fare un tentativo.
 
Nota dell’autrice (isterica): scusate l’immenso ritardo, ma l’università è un vero macello. Grazie a tutti coloro che leggono, recensiscono e mettono questa storia fra le preferite, ricordate e seguite. Un abbraccio virtuale a tutti!!!!!
 
   
 
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