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Autore: itachiforever    19/05/2020    2 recensioni
[Venerdì 13]
Una ragazza, i suoi genitori, il suo cane e una nuova casa.
Un lago, una foresta e un campeggio sventurato.
Giovani ragazzi, una piccola vacanza e uno spietato serial killer immortale.
Differenze, similarità e qualche salvataggio.
Crystal Lake troverà la pace?
Genere: Horror, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 15 (Prima Parte) – Slaughter party




 

Erano circa le 2 quando tre ragazzi si avviarono verso l’albergo.

“Giuro che appena becco Jordan gli farò rimpiangere di essere nato.” Disse il primo.

“Sta calmo Drake, avrà sicuramente riportato il suo culo ubriaco in stanza.”

“Non dirmi di stare calmo, Chris! Non è la prima volta che quell’idiota si scola tutto un locale e poi sparisce.”

“La parte peggiore è che siamo sempre noi a dover pagare il conto e non si può mai essere sicuri che ti restituirà i soldi.” Intervenne il terzo.

“Eddai, Felix, è un poveraccio e voi due siete ricchi sfondati.”

“Questo non vuol dire che dobbiamo pagare noi per farlo sbronzare. Non mi sorprenderei se ci avesse pure lasciato fuori dalla camera mentre lui è dentro a dormire.”

I tre entrarono nell’albergo e Jason fu presto in azione, silenzioso come un’ombra. Entrò senza fare il minimo rumore, chiudendola allo stesso modo. Se anche fossero riusciti ad uscire, li avrebbe raggiunti, si lasciavano dietro una puzza di fumo particolarmente forte, ma preferiva sbrigare tutto subito.

Uno dei ragazzi, Drake se non aveva capito male, era dietro al bancone a cercare le chiavi della stanza, mentre gli altri due lo aspettavano lì davanti.

“Strano” Disse “Forse Jordan non è tornato ancora, la chiave è qui.” La prese e si girò, sbiancando istantaneamente e fissando un punto dietro i due amici. “Oh merda.”

“Che succede?” chiese Chris.

“Cazzo bello, dovresti vedere la tua faccia, pensavo reggessi meglio l’erba.” Lo derise Felix.

Vedendo che non rispondeva e continuava a fissare, apparentemente, il vuoto, gli altri due si girarono.

“Oh cazzo” dissero all’unisono.

Felix indietreggiò, inciampando sui suoi stessi piedi e finendo a tera di schiena, Chris invece, vedendo Jason alzare l’ascia verso l’amico a terra, con un veloce gesto afferrò una delle due lampade sul bancone, spaccandola sulla testa del gigante davanti a loro.

Jason sembrò a malapena accorgersene, ma per tutta risposta prese la seconda lampada, imitando il ragazzo. Chris però non resse il colpo altrettanto bene, cadendo stordito a terra. Non soddisfatto, Jason gli conficcò l’ascia in mezzo agli occhi.

Drake, urlandogli di stare lontano tra un impropero e l’altro, gli scaraventò addosso tutto quello che si trovava sotto mano, dalla tastiera del computer, al fermacarte, a una figura in terracotta di un pescatore. Jason lo prese dal suo lato del bancone, ignorando tutti gli oggetti che gli arrivavano addosso come moscerini contro un parabrezza. Afferrò il giovane per il collo, sollevandolo di trenta centimetri buoni da terra. Quello lo colpiva con calci e pugni, ma senza risultati. Jason stava per stringere la presa e soffocarlo, quando si accorse di una penna stilografica sulla scrivania. Sua madre ne aveva una molto simile, era ancora in casa, da qualche parte, probabilmente. Lasciò cadere l’ascia e afferrò la penna, facendone saltare via il tappo con il pollice. La osservò per qualche secondo, il ragazzo ancora nella sua morsa che si dimenava. Quando tornò a concentrare la sua attenzione su di lui, si immobilizzò. Non poteva vedere il sorrisetto che era spuntato a Jason, ma in qualche modo riuscì a percepirlo.

“No! No!” Urlò, ma Jason aveva già alzato e poi calato il braccio, infilandogli la penna dritta nell’occhio, spingendola poi sempre più a fondo nell’orbita.

Lasciò andare il corpo inerme, notando che l’ultimo ragazzo si era alzato e stava fuggendo verso la porta.

Il killer non ci pensò su, prese uno dei coltelli che si era portato e lo lanciò in direzione di Felix, colpendolo sulla nuca. Lui crollò a terra all’istante.

Ora non restava che decidere se lasciare tutto così o nascondere anche loro in attesa dell’arrivo degli altri.

 

Doooolce sognaaaar e lasciaaaaarsi cullaaaaar nell’incaaaaanto deeeeella noootteeeee”

Erano le 3.30 e un quartetto di giovani, alquanto brilli, si incamminava in direzione dell’hotel, cantando a squarciagola e in maniera molto stonata la colonna sonora de “Lilly e il Vagabondo”. Avevano formato una catena, facendo passare le braccia dietro la schiena degli amici e occupando tutto il marciapiede. Sophie e Cynthia al centro e i loro rispettivi fidanzati, Tyler e Phil, ai lati.

Qualcuno fece capolino da una finestra appena illuminata, sgridandoli in maniera molto colorita. Le due coppie ruppero la catena e corsero via ridacchiando, arrivando a destinazione dopo poco.

“Ehy Phil, vai un attimo alla macchina prima di entrare? Ho dimenticato il mio beauty case nel bagagliaio.” Richiese Cynthia.

“Va bene, tesoro. Voi iniziate ad andare, io vi raggiungo.” Il ragazzo si separò dagli amici, andando verso il parcheggio.

Il restante trio andò dritto verso la porta d’ingresso, ma stranamente la trovò chiusa. O meglio, sembrava bloccata dall’interno.

“Che strano...si sarà bloccata?” Chiese Sophie. La porta resta sempre aperta, per permettere a tutti i clienti di rientrare a proprio piacimento durante la notte. Non è una cosa molto comune, né molto sicura, ma a Crystal Lake raramente c’erano grossi crimini – eccetto quelli legati a Jason ovviamente – e in ogni caso non vi era nulla di valore che valesse la pena rubare lì. Il proprietario teneva tutti gli incassi in una cassaforte nascosta chissà dove.

“Sembra che sia stata sbarrata, si apre solo di qualche millimetro.” Tyler si appiccicò al vetro, cercando di vedere l’interno dell’edificio. “È tutto buio dentro, forse è saltata la corrente.”

“Che palle, dobbiamo chiamare qualcuno e farci venire ad aprire?” Sophie sbuffò, scocciata dal contrattempo.

“Magari c’è una porta di servizio aperta sul retro, possiamo provare a vedere. Così andiamo anche incontro a Phil.”

I tre si incamminarono quindi verso il parcheggio, ma quando arrivarono alla macchina desiderarono di non aver mai messo piede a Crystal Lake.

Il corpo di Phil era lì, davanti al bagaliaio, in ginocchio e appoggiato al veicolo. A terra e sulla carrozzeria un lago di sangue continuava ad allargarsi.

La testa però non era lì. Non si vedeva da nessuna parte.

Quando Jason aveva calato lo sportello sul suo collo più e più volte era rimasta chiusa dentro al bagagliaio.

 

 

 





 

Angolo Autrice:

 

Ciao a tutti!

Sono di nuovo in ritardo, perdonatemi, ma lo studio si è nuovamente messo in mezzo più prepotentemente di quando frequentavo attivamente.

Capitolo corto, non ero partita con questa intenzione, ma la frase che ho usato alla fine mi sembrava perfetta come chiusura piena di suspense quindi ho deciso di dividere il capitolo in due, anche perché volevo aggiornare già da un po’.

La seconda parte sarà più lunga, non temete!

Alla prossima!

 

  
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