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Autore: Mr Lavottino    19/05/2020    6 recensioni
E se Efp non fosse altro che una grossa industria che presta i personaggi dei vari fandom ai giovani scrittori in erba?
La storia vede come protagonisti i personaggi di ATR/TD che, annoiati dal poco lavoro, interagiscono fra di loro ricordando il passato e ragionando sul futuro. Riusciranno i nostri eroi a tornare allo splendore di un tempo?
Capitolo I - Duncan e Courtney
Capitolo II - Dawn e Scott
Capitolo III - Noah ed Emma
Capitolo IV - Trent e Cody
Capitolo V - Duncan, Gwen, Zoey e Mike
Capitolo VI - Troppi.
Capitolo VII - Noah ed Ezekiel
Capitolo VIII - Heather e Gwen
Capitolo IX - Tutti.
Capitolo X - Gwen, Zoey, Tyler e Leshawna
Genere: Comico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Trent
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Da quando aveva preso parte a “The Getaway”, Noah si era montato la testa. Era passato dall’essere un asociale burbero, scontroso e con un’ironia pungente ad un ragazzo alla moda, vestito di tutto punto e con l’atteggiamento saccente da detective che aveva avuto per tutta la durata della storia.
Era da quasi un’ora davanti allo specchio ad aggiustarsi gli occhiali da sole di marca, che non toglieva da quasi sei mesi, e a pettinarsi i capelli con talmente tanta cura da prestare attenzione ad ogni ciuffo che non si piegava al volere del suo pettine.
- Ancora con questa storia?! “The Getaway” è finita da un sacco di tempo. – Emma ruotò gli occhi e sbuffò sonoramente. Portò le braccia al petto ed iniziò a battere con il piede per terra in attesa che lui la degnasse di una qualche attenzione. Ci vollero altri cinque minuti, che passarono fra il progressivo aumentare della violenza con cui Emma batteva sul pavimento con la scarpa e i colpi di pettine calcolati al millimetro di Noah, poi l’indiano le rivolse la parola..
- Oh, Emma, qual buon vento ti porta qui? – domandò, guardandola con quello che lui riteneva essere il suo “sguardo da conquiste”, che si poteva tranquillamente riassumere in un assottigliamento degli occhi ed un sorrisetto da schiaffi. La ragazza portò lo sguardo sui capelli e rimase sconvolta.
- Quanto gel chi hai messo? – chiese.
- Gel? Quello da solo non basta, devo usare anche metà barattolo di cera. Solo in questo modo i miei capelli possono essere lucenti e lisci. – spiegò, mentre con cura passava la mano sopra la testa per verificare se ogni ciuffo fosse stato buttato giù.
- Oh, Cristo. – Emma si prese le tempie con l’indice ed il pollice della mano destra. Non riusciva a crederci – Per quanto hai intenzione di andare avanti così? – domandò poi.
- Finché la mia popolarità non scenderà, quindi credo mai. – Noah le rivolse un occhiolino ed un sorriso, che portarono Emma a dover far appello a tutto il suo autocontrollo per non aggredirlo.
- Andiamo, Noah, in quella maledetta storia non sei nemmeno nei crediti! – sbottò lei.
- È qui che ti sbagli mia cara. – Noah schioccò le dita e fece apparire un telefono fra le sua mani – Guarda qui. – indicò la descrizione di “The Getaway” con un dito. Il nome del ragazzo compariva affianco a quello di Duncan e di Zoey.
- Da quant’è che c’è? – Emma lo guardò con gli occhi sgranati.
- Da circa quattro giorni. – si gongolò Noah, con un sorriso ebete e soddisfatto in volto. La ragazza roteò gli occhi e li rivolse verso il soffitto bianco.
- È mai possibile che tutte le volte che interpreti un personaggio fai questa fine? – sbottò poi.
- Cosa intendi dire? –
- Owen mi ha raccontato tutto. Quando hai preso parte a “The Society”non hai parlato a Duncan e Geoff per mesi, dopo “Il gioco della corda” hai pensato seriamente al suicidio e dopo “Mackenzie: alla ricerca del pollo di platino” ti sei convinto di essere un azionista di successo. Per non parlare di quando hai preso parte a “Dolci sogni” e ti sei convinto che la vita non fosse altro che “una mera allucinazione visiva”. – si interruppe per riprendere fiato – Capisco tu voglia interpretare al meglio i tuoi personaggi, ma stai esagerando! – Noah spagliò e fece un passo indietro.
- Non è vero. – scosse la testa – E poi tu non c’eri! –
- Mi fido di Owen, sono sicura che non mi abbia mentito. – Emma si fece in avanti, portandolo con la schiena contro lo specchio – Ti prego, Noah, smettila con queste sciocchezze. –
- Non sono sciocchezze, mi sto solo godendo la mia fama. – cercò di giustificarsi lui, ottenendo uno sguardo infuocato da parte della ragazza che per poco non lo fece sciogliere.
- Te lo ripeto per un’ultima volta. Noah, smettila di comportarti in questo modo. – Emma iniziò a tamburellare con le dita sulle braccia, che erano ancora incrociate al petto, segno che la sua pazienza stava per esaurirsi.
- Non devo smettere nulla. Mi sto comportando come mio solito – Emma si scrocchiò le dita – Forse non mi conosci davvero. – la ragazza passò alle braccia – Dannazione, dopo tutto questo tempo pensavo che finalmente fossi riuscita a – non ebbe modo di finire.
Emma gli saltò addosso e lo mise al tappeto in pochi secondi. Ci mise poco, le bastò gettarsi su di lui che, debole e gracile, non ebbe alcun modo di rialzarsi.
- Adesso ti faccio vedere io. –
- No, ti prego, Emma, non farlo! – Noah si portò le mani davanti alla faccia, convinto che di lì a poco sarebbe finito nello stesso modo in cui erano finiti tutti gli animali che DJ aveva toccato nella terza stagione: morto stecchito.
- Ormai è troppo tardi. – Emma strinse la mano in un pugno e, dopo averlo caricato, lo slanciò in avanti.
- No, no, no, mi dispiace! Ti prego! – Noah strinse gli occhi. Sentì chiaramente le mani della ragazza toccarlo, ma non percepì dolore.
Ci mise qualche secondo prima di realizzare cosa stesse facendo e, quando lo fece, urlò ancora di più.
- No! I miei capelli! Non toccarli! – le sue urla riecheggiarono per tutte le quattro mura bianche. Emma, presa da un raptus di rabbia, aveva messo la mani sulla testa del ragazzo ed aveva incominciato a spettinarlo.
- Stai zitto, questo è quello che ti meriti! – gridò la mora, spaventandolo a morte.
Noah provò in ogni modo a ribellarsi, ma venne completamente sopraffatto dalla foga di Emma, che rovinò il lavoro a cui lui aveva dedicato l’intera mattinata. Tanto gel e cera sprecati per nulla. Il colpo di grazia gli arrivò poco dopo, Emma scosse le dita e fece apparire un secchio pieno d’acqua nelle sue mani. Noah capì subito quello che sarebbe successo, non perse nemmeno tempo a ribellarsi, e lasciò che l’acqua gelida gli si abbattesse in faccia. Era finita, le ore che aveva speso davanti allo specchio erano state completamente vanificate.
Noah trovò il coraggio di sollevarsi da terra solo dopo cinque minuti, nei quali Emma ebbe il tempo di imbastire un tavolo con delle sedie e due bevute fresche.
- Noah, dobbiamo parlare. – gli disse, quando notò che stava riprendendo a muoversi.
- Cosa vuoi. – sussurrò, con tono talmente sconfitto da non far nemmeno finta fosse una domanda.
- Non puoi ridurti così ogni volta, stai diventando patetico. – Emma gli fece cenno di sedersi davanti a lui. Noah, seppur controvoglia, si gettò di peso sulla sedia e prese la bevanda, del tè alla pesca, fra le mani.
- Che altro posso fare? È l’unico modo per recitare al meglio. – sussurrò.
- Cavolo, non devi per forza diventare ciò che gli altri vogliono tu sia. Sei un bellissimo personaggio, non hai bisogno di modifiche. – controbatté Emma. Noah sorrise, quel discorso era trito e ritrito. Owen glielo diceva spesso, ma lui non gli aveva mai dato importanza.
- Lo so, ma questo è il mio modo di lavorare. – aprì la bevanda ed iniziò a berla.
- Smettila di dire così. – Emma fece lo stesso con la sua lattina di cola.
- Che ci posso fare? C’est la vie, C’est la mia orribile vie. – la ragazza rise.
- Ecco, è così che ti voglio. Te stesso, senza influenze esterne. –
- Ti piace davvero il mio essere un eterno depresso senza speranza? – Emma scosse la testa in segno positivo – Cavolo, non l’avrei mai detto. –
- Mi pare che ormai la nostra coppia sia canonica. Dovresti sapere che mi piaci. – Noah rischiò di strozzarsi con il tè.
- Non dire queste cose mente sto bevendo, rischi di uccidermi. – riuscì a dire, fra un colpo di tosse e l’altro.
- Senti, Noah, per caso il motivo per cui ti comporti così è quello? – Emma non riuscì a guardarlo negli occhi. Owen le aveva detto che accennare a quel discorso con Noah sarebbe stato un suicidio.
- Cavoli, oggi è davvero una bella giornata. – il ragazzo provò a cambiare argomento e ciò fece capire ad Emma di essere sulla strada giusta. Una strada piena di scheletri nell’armadio e sogni infranti, ma pur sempre quella giusta.
- Noah, non cambiare discorso. Sono la tua ragazza, puoi, anzi, devi parlarmi di queste cose. – disse, mentre girellava la lattina fra le mani.
- Non capisco proprio di cosa tu stia parlando. –
- Devo utilizzare il metodo di prima? – Emma alzò gli occhi e, dallo sguardo che ricevette dal ragazzo, capì di essere stata molto convincente.
- Come può non darmi fastidio? – Noah si lasciò andare ad un lungo sospiro.
- Va bene Noah, ti capisco, ma non puoi dargli così tanto peso. – la mora lo guardò negli occhi, notando quanto fosse effettivamente disperato.
- Non capisci. – scosse la testa.
- Ti dico di sì. Però devi andare avanti. – sussurrò Emma.
- Come faccio ad andare avanti se il fottuto sistema di ricerca non fa vedere le nuove storie a cui ho partecipato? – urlò Noah, scattando in piedi di colpo – Quel maledetto affare è ancora bloccato al duemilatredici! –
- Hai perfettamente ragione, ma devi fartene una ragione! Sei comunque un personaggio importante. – Emma provò in tutti i modi a calmarlo.
- Talmente importante che il sistema di ricerca schifa la mia presenza nelle storie. – sbottò, per poi rimettersi a sedere.
Noah se n’era accorto qualche anno prima. Cercando alcuni dei ruoli che aveva interpretato, si era reso conto che il sistema di ricerca non le segnalava. Sulle prime ci aveva riso sopra, ma con il passare del tempo la cosa aveva iniziato ad infastidirlo. Chiunque voleva cercare una sua storia non ci riusciva, al punto che nemmeno lui si ricordava a quali storie avesse preso parte negli ultimi sette anni. Per questo motivo aveva deciso di “diventare” quello che gli autori volevano fosse, così da poter ricordare a tutti, oltre che a se stesso, di tutti i suoi ruoli dimenticati.
- Sono stanco, Emma. Già il lavoro è poco, se poi i poteri forti mi remano contro in questo modo sono finito. – Noah appoggiò la testa sul tavolo – L’unica cosa che resta di me sono le storie su di me ed Izzy. –
- Ecco, questo mi da un po’ fastidio. – disse lei.
- Che intendi dire? – Noah portò gli occhi contro quelli di Emma.
- Che io e te non abbiamo molte storie. –
- Di chi pensi sia la colpa? – domandò, con un goccio di ironia, lui.
- Degli autori. Autori, per piacere, votatemi nel sondaggio per aggiungere i personaggi, mancano pochi voti! – disse Emma, guardando un punto fisso della stanza.
- Che diavolo stai facendo? – chiese Noah.
- Un gesto disperato. Magari in questo modo gli autori e i lettori si ricorderanno di me e mi aggiungeranno nella lista dei personaggi. – spiegò.
- Qui non c’è nessuno, Emma. Siamo solo io, te ed il bianco più profondo. – Noah spalancò le braccia con fare poetico.
- Lo so. Però tentar non nuoce. – Emma finì la lattina in un sorso – Che vita. –
- Finalmente sei entrata nel mio mood. – scherzò Noah.
- Lo sono sempre, eri tu ad essere impazzito. – sbottò lei, guardandolo male.
- Va bene, hai vinto. Cercherò di non comportarmi più in quel modo. – disse, portando Emma a sorridere – Però devi ammettere che i capelli in quel modo mi stava bene. –
- Oh, no, caro, erano orribili. Non farteli mai più. – controbatté Emma. Scoppiarono a ridere entrambi poco secondi dopo, contagiati l’uno dall’altra.
- Basta, voglio pensare positivo! Sono convinto che da oggi gli autori sapranno sia del mio che del tuo problema e ci aiuteranno. – Noah scattò in piedi di colpo.
- Sì, hai ragione. Pensiamo positivo. – Emma fece lo stesso. I due si scambiarono un’occhiata, poi si rimisero a sedere – Ah, quasi stavo per dimenticare. Ti devo dare questo. – la ragazza schioccò le dita e fece comparire una pila di fogli.
- Cosa sono? – domandò Noah, mentre con calma li sfogliava.
- Siamo stati scelti come personaggi per una storia ad OC, ma ancora non si sa se verrà fatta. – spiegò lei.
- Sarò un insegnante di letteratura?! Dannazione, devo subito procurami una camicia a scacchi ed un libro di Baudelaire! – lo sguardo di Emma gli fece cambiare subito idea – Sto scherzando. – disse quindi, salvandosi in calcio d’angolo.
- Sarà meglio per te. La prossima volta che ti comporterai così non ci andrò affatto leggera. –
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ragazzi, sul serio, cercate Noah nella barra delle ricerche e ditemi se è un problema mio o del sito. Dannazione, scrivere questo capitolo è stato davvero stressante! Ho dovuto guardarmi tutte le vecchie storie una per una per trovare quelle da citare, è stato un inferno con la i maiuscola!
Vi invito anche a votare la povera Emma, così potrò utilizzarla nella mia prossima storia ad OC eheheheh.
Passiamo adesso alla storia. Ho parlato poco dell’utilizzo di Noah nel sito. Il motivo è particolarmente semplice: non ho avuto modo di rileggere le storie su di lui. C’erano solo quelle fra lui ed Izzy, quindi ho preferito non addentrarmi in caratterizzazioni senza avere un campione di storie decenti. Mi sarebbe piaciuto fare un parallelismo sul triangolo Noah-Owen-Izzy, ma l’ho sempre trovato pesante e poco credibile, inoltre ho in programma un capitolo con Mike, Zoey, Gwen e Duncan, ditemi voi se vi può interessare LOL.
Che dire, questo capitolo è più incentrato sul fattore comico rispetto agli altri. Inizialmente le mie idee erano tutt’altre, ma i vari intoppi che ho trovato sul mio cammino mi hanno costretto a virare verso un’altra meta. Nonostante ciò, sono soddisfatto.
La “trama” è rimandata di un capitolo (nel prossimo ci sarà Trent, non vi dico altro) perché questo è considerabile come una sorta di filler. Volevo rendere giustizia al povero Noah, personaggio secondo me troppo bistrattato.
#MoreLoveForNoah
Beh, io ho finito. Ci vediamo al prossimo!
   
 
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