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Autore: Bethesda    20/05/2020    0 recensioni
Ho scritto questa cosa per pura sfida.
Dave ha mal di denti.
Hal lo costringe ad andare dal dentista.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Otacon, Solid Snake/Old Snake
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Se vi era una parola che Hal Emmerich non avrebbe mai pensato di associare al leggendario Solid Snake, questa sarebbe stata “tenero”.
D’altronde, difficilmente avrebbe potuto trovare qualcosa di simile nel suo amico e collega, macchina da guerra nata per combattere.

Eppure “tenero” era tutto ciò che gli veniva in mente quando lo guardava giocare con i suoi cani.

Forse anche “adorabile”.

Ma mai e poi mai avrebbe potuto pensare di legare poi il tutto ad un mal di denti.

 


 

Hal trascinò Dave da un dentista nel bel mezzo di una missione di appostamento che si trovava alla sua terza settimana di durata, con tanti altri giorni di stallo da affrontare.

 

«Non ne ho bisogno», ringhiò il soldato.

«Non mangi da quattro giorni!»

«Tu non mangi mai se non quelle schifezze chimiche, eppure non mi sembra di averti trascinato mai dal dentista per questo».

«Perché io non ho mal di denti!»

«Neanche io se è per questo», sbottò irritato Snake, facendo due passi in direzione opposta rispetto a quella dove stava lo scienziato.

Hal lo bloccò subito, in mano quella che altro non era che una barretta di croccante alle nocciole.

 

«Mangia», lo intimò risoluto.

 

«Otacon--»

 

«Se davvero non hai male come dici non avrai problemi a mordere e masticare questa barretta».

 

Hal per un istante non ebbe dubbi sul fatto che Dave stesse cercando di incenerirlo con lo sguardo, ma di fronte alla sfida non si tirò indietro pur di zittirlo.

Gli strappò di mano il croccante e senza smettere di guardarlo negli occhi lo scartò per morderlo con forza.

Uno, due, tre morsi.

Il suono delle noccioline sotto i denti, il triturare di molari e premolari

Tutto estremamente normale, sino a che Hal non vide distintamente il dolore negli occhi di Snake.

Il soldato si bloccò per un istante, le guance gonfie, la mandibola serrata.

 

«Continua», lo sfidò.

 

Ma il soldato non riprese. Rimase immobile, lo sguardo sempre su quello di Hal, e dopo interminabili istanti si allontanò, dirigendosi verso il cestino della spazzatura per sputare, imprecando.

 

«Prepara i documenti, andiamo dal dentista», disse lo scienziato, riuscendo quasi a nascondere il tono vittorioso.

 


 

Essendo stati bollati come terroristi, anche fare una semplice visita era considerato pericoloso per Snake ed Otacon, ma vi erano occasioni in cui era necessario rischiare pur di ottenere le cure.

Le visite odontoiatriche erano una di quelle.

Fortunatamente erano entrambi previdenti: documenti finti alla mano, assicurazioni altrettanto false e soldi in contante.

Mai lo stesso dentista, mai la stessa città dove dovevano lavorare.

In quell’occasione i due viaggiarono un’ora e mezza per raggiungere la loro destinazione.

 

Si accomodarono in sala d’aspetto, l’odore di disinfettante nell’aria, le riviste datate sul tavolino in vetro di fronte a loro dove svettavano dépliant su come trattare il tartaro, le prime cadute dei denti da latte, la gengivite.

Hal decise di prestare la sua attenzione ad uno di questi, ignorando bellamente Dave, decisamente di poca compagnia, ancora indispettito per l’essere stato trascinato in quel luogo contro la sua volontà.

 

In sala d’attesa erano in sette: la segretaria che li aveva accolti e aveva preso in carico la loro accettazione, una famiglia di tre persone che accompagnava un bambino di appena sei anni con lo sguardo carico di paura e loro due.

Il turno del bambino venne presto, e la segretaria si allontanò con loro per farli accomodare.

 

«Non dovevamo venire», sbottò Snake sottovoce.

 

«Già. Niente di meglio che affrontare una missione già di per sé pericolosa con un bel mal di denti, vero?»

 

«Non ho mal di denti».

 

«Sei troppo un duro per averlo?»

 

«Conosco semplicemente il mio corpo».

 

«Non si direbbe dalla reazione che hai avuto qualche ora fa».

 

Hal si sentì perforare dallo sguardo di Dave, ma non per questo smise di leggere l’interessantissimo opuscolo sulla pulizia dentale che aveva fra le mani.

 

«Se davvero non hai mal di denti, il dentista non ti farà niente. Sarà solo un controllo e torneremo all’appartamento subito. E mi scuserò».

 

«Non mi fido dei dentisti. Potrebbe dirmi che ho bisogno di mettere l’apparecchio quando magari ho bisogno solo di cambiare lo spazzolino».

 

Hal si voltò, incapace di reprimere un ghigno.

 

«Hai paura del dentista?»

Quasi avesse toccato un nervo scoperto, Dave sobbalzò lievemente.

 

«Non dire stronzate».

 

Hal aprì gli occhi con stupore, divertito.

 

«Hai paura del dentista! Tu! Il leggendario super soldato, colui che può rendere possibile l’impossibile!»

 

«Saremmo sotto copertura qui, ti ricordo», lo rimbeccò Dave, guardandosi intorno.

 

Hal iniziò a ridere.

 

«Non posso crederci. Persino io non ho paura del dentista!»

 

Dave lo guardò con sdegno, sbuffando dal naso, tornando a fissare il muro di fronte a sé con sguardo corrucciato, deciso ad ignorarlo.

Sino a che un sussurrò non giunse alle orecchie di Otacon.

 

«Non è il dentista. Non amo le iniezioni dell’anestesia. E comunque non farei tanto lo splendido se fossi in te, visto quello che è successo la prima volta che ti ho incontrato».*

 

Hal si sentì avvampare e dovette distogliere lo sguardo, zittito.

 

Passarono circa quindici minuti prima che qualcuno attirasse la loro attenzione e un ragazzo venne a prendere Snake, accompagnandolo in una sala poco distante, lasciando Hal dietro di sé, ma fu per poco.

 

«Panoramica», rispose alla domanda non pronunciata il soldato una volta tornato, sedendosi nuovamente al suo posto.

Tempo cinque minuti, e la segretaria richiamò nuovamente la loro attenzione.

 

«Signor Pliskin, venga, tocca a lei».

 

Dave si alzò prontamente, non degnando Hal di uno sguardo, ma la segretaria fu più veloce di lui ed invitò anche Hal a seguirla.

Il soldato avrebbe voluto volentieri controbattere che non era necessario, ma Hal fu più veloce e si alzò immediatamente in piedi, seguendoli all’interno.

 

Chi li accolse fu un dentista di mezza età, seduto alla scrivania, la lastra della panoramica in mano.

Hal la osservò con curiosità senza tuttavia capire alcunché.

Una volta entrati, l’uomo alzò lo sguardo, sorridendo brevemente, presentandosi.

 

«Dunque», cominciò, «Che succede, signor Pliskin?»

 

La risposta sulle labbra di Dave era un evidente “niente”, ma Hal lo anticipò.

 

«Ha mal di denti, ma non vuole ammetterlo».

Lo scienziato sapeva che l’avrebbe pagata cara una volta usciti di lì, ma ignorò lo sguardo di Dave.

 

«Da quanto tempo?», continuò il dentista.

 

Questa volta fu Snake a rispondere.

 

«Circa una settimana. È peggiorato negli ultimi tre giorni».

 

Il dentista annuì, lo sguardo di nuovo basso sulla lastra radiografica. Ruotò con la sedia, andando a spostarsi per inserire nel diafanoscopio alle sue spalle la panoramica, accendendolo.

 

«In basso a destra, vero?»

 

Snake annuì silenziosamente.

 

«Vedo che non ha impianti né ponti. In realtà i suoi denti sono perfetti: non ci sono granulomi né carie a prima vista, ma per confermarle questa cosa dovrò dare un’occhiata dopo. Ciò che mi preoccupa sono i suoi ottavi. Le hanno mai dato fastidio prima?»

 

«Cosa?»

 

«Mi perdoni. I denti del giudizio».

 

Snake negò.

 

«Li ha ancora tutti e quattro. Al giorno d’oggi si tende a non toglierli più a meno che non diano noia: possono essere sempre utili per futuri ponti. Tuttavia i suoi inferiori sono noiosetti. Dritti sono dritti. Però hanno entrambi le radici troppo vicine al canale mandibolare. Mi stupisco che le faccia male solo a destra in realtà».

 

«Cosa mi consiglia di fare?»

 

Il dottore si alzò, invitando Snake a seguirlo. Nella stanza accanto vi era tutta la sua strumentazione pronta, e anche seduto dalla sua sedia Hal poteva vedere cosa stessero facendo. Il dentista fece sedere Snake sulla poltrona del riunito, e Hal notò un minimo di incertezza nell’atteggiamento del soldato, che tuttavia eseguì quasi immediatamente l’ordine.

La macchina cominciò a sibilare secondo l’ordine impartito dal dottore tramite una pulsantiera, e dopo aver indossato i guanti e aver afferrato uno strumento, intimò al paziente di aprire la bocca.

Otacon adesso poteva vedere solo la schiena del medico e le gambe del suo amico, oltre alle mani, saldamente ancorate ai braccioli della poltrona.

Dave li stava letteralmente artigliando.

 

Durò solo qualche istante, e il dentista si rialzò, rivolgendosi ad entrambi.

 

«Non c’è nessun ascesso in corso. Le opzioni sono due: o prende degli anti-infiammatori ed anti-dolorifici e attende che passi, sperando non si ripresenti, oppure facciamo un’estrazione».

 

«Se non lo dovessi togliere ci sarebbero grosse probabilità che il dolore ritorni, vero?»

 

Il dentista annuì.

 

«E ha detto che anche il sinistro è nella stessa condizione».

 

«È probabile che cominci a farle male anche quello, ma non è certo».

 

«E quelli sopra?»

 

«Di solito sono meno fastidiosi, non creo sia necessario toglierli».

 

«Bene», disse Snake risoluto. «Li togliamo».

 

Il dentista sorrise.

 

«Perfetto. Allora, toglierei adesso quello che le fa male e fra due settimane circa--»

 

«No, Dottore, non ha capito. Me li tolga tutti e due oggi».

 

Il medico lo osservò interdetto.

 

«Signor Pliskin, non credo le convenga. Il prezzo non cambia in alcun modo se facciamo due estrazioni in giorni diversi, e--»

 

«Non è questione di prezzo. Voglio finire questa storia una volta per tutte».

 

«Togliere degli ottavi inferiori come i suoi è una passeggiata, sempre che non debba frammentarli, ma anche se andasse tutto liscio i giorni successivi all’operazione saranno—dolorosi. Parecchio. Essendo così vicini al nervo, sono parecchio rognosi. Uno solo le permetterebbe di mangiare perlomeno da un lato e le renderebbe sopportabile il recupero».

 

«Le posso assicurare che ho una soglia del dolore molto alta».

 

Il medico sospirò, capendo di avere a che fare con un paziente testardo.

 

«Va bene. Io l’ho avvertita. Purtroppo, se vuol fare adesso l’operazione non posso sedarla completamente non essendo presente l’anestesista. Possiamo però lavorare benissimo con delle iniezioni di lidocaina locali».

 

«Niente anestetico, grazie».

 

Hal dovette trattenersi dal nascondersi il volto fra le mani.

 

«Come nessun anestetico?»

 

«Può farlo?»

 

«Sì, ma--»

 

«Allora lo faccia pure, Dottore. Come le ho detto, ho una soglia del dolore molto alta».

 

 


 

Hal non poté assistere.

 

Venne fatto accomodare in sala d’attesa e lasciato lì insieme alla segretaria.

Avrebbe voluto leggere per distrarsi, ma dovette rinunciare: ogni suono, ogni verso proveniente dalla stanza accanto lo rendeva nervoso. Si sentiva come se avesse portato il suo amico al patibolo, a farsi letteralmente torturare.

Nonstante tutto non sentì un singolo grido di dolore, neanche sommesso, uscire da quella stanza, e quando un’ora dopo Snake uscì di lì, quasi si stupì nel vederlo così calmo.

Il dentista parlò nuovamente ad entrambi, e diede ad Hal delle ricette per prendere alcuni alti-infiammatori e anti-dolorifici che sarebbero stati necessari nei giorni seguenti.

Ne approfittò per darne subito due campioni direttamente in mano a Snake, intimandolo di prenderli appena usciti di lì.

 

Snake, durante tutto ciò, non parlò.

 

Una volta pagato, uscirono fuori e si diressero alla macchina.

Anche lì dentro Snake non disse nulla. Si limitò a prendere il blister di campioni lasciati dal medico e ne buttò giù due per tipo, contrariamente alle indicazioni del dentista e al buonsenso.

Ma Dave aveva pur sempre le nano-macchine a lavorare per lui, permettendogli di non avvelenarsi – non troppo - per inezie come sovradosaggi e altre complicazioni.

Hal mise in moto senza dir nulla.

 


 

Tornarono alla loro base temporanea dopo aver comprato lo stretto necessario per la convalescenza.

In realtà fu Hal a farlo.

Dave non scese dall’auto, rimanendo imbronciato a fissare di fronte a sé nel sedile passeggieri.

Così Hal decise di sbizzarrirsi nella spesa: oltre ai medicinali recuperò zuppe pronte, gelato, qualsiasi pappetta morbida che avrebbe permesso al suo amico di cibarsi nei giorni successivi.

Non lo disse a Snake quando rientrò in auto.

Si limitarono a tornare all’appartamento.

 

Una volta a casa, controllato di non essere visti da vicini ficcanaso, si infilarono rapidamente dentro.

Hal si dedicò a svuotare la spesa, mentre Dave, silenziosamente, si diresse nell’unica camera da letto che condividevano, e lì rimase a lungo.

Lo scienziato non andò a controllarlo: sapeva di aver giocato con il fuoco, e benché sapesse bene che Snake non gli avrebbe mai fatto del male aveva giusto un poco di timore nei suoi confronti in quell’istante. Se l’altro avesse voluto vendicarsi, lo avrebbe fatto in grande stile, e non era il caso di richiamare su di sé attenzioni indesiderate disturbandolo mentre probabilmente cercava di riposare.

 

Il dentista aveva detto di attendere almeno sei ore prima di tentare di mangiare.

Niente cibi solidi.

Niente di troppo caldo o troppo freddo.

 

Hal optò per preparare un brodo, e lo lasciò raffreddare in una pentola sui fornelli prima di decidersi a cercare di far mangiare qualcosa al soldato.

Si insinuò in stanza con una tazza e un cucchiaio, sbirciando nel buio, cercando di individuare dove l’amico fosse, ma fu semplice.

Dave era sdraiato a pancia in su nel bel mezzo del letto, braccia e gambe aperte, gli occhi spalancati.

 

«Pensavo stessi dormendo», sussurrò.

 

Si avvicinò al comodino sgangherato, lasciando lì la tazza e accendendo la luce.

 

Fu allora che lo vide.

 

Il volto di Snake si era gonfiato.

Sembrava avesse del cotone in bocca, cosa che stonava grandemente visto il volto ben squadrato che di solito aveva il soldato.

 

«Dave!»

 

L’altro si limitò a spostare lo sguardo su di lui.

 

«La tua faccia!»

 

Sì, definitivamente lo avrebbe ucciso.

 

Hal si sedette sul materasso accanto a lui.

Era preoccupato.

Sinceramente preoccupato.

Snake non aveva aperto bocca sin da poco prima dell’operazione e adesso era in quello stato.

Doveva essere a dir poco dolorante, nonostante i farmaci.

Eppure Hal si stava trattenendo dal ridere.

 

Non avrebbe voluto.

In cuor suo stava soffrendo per l’amico e avrebbe voluto davvero aiutarlo.

Ma Cielo, la situazione era talmente tanto inaspettata e ridicola che riusciva a sentire il labbro inferiore tremare nel tentativo di non scoppiare a ridere.

 

«Sappi», disse Snake per la prima volta dopo ore, «Che se osi ridere te ne pentirai per il resto dei nostri giorni qui dentro».

 

Ora, Solid Snake era un soldato incredibilmente minaccioso.

Sguardo truce, fronte sempre aggrottata, voce bassa come un ringhio, corpo muscoloso e imponente.

 

Eppure.

 

Eppure.

 

In quell’istante Hal dovette letteralmente mordersi la lingua, perché le parole uscirono dalla bocca dell’altro come se fossero state pronunciare da Duffy Duck.

E Hal non poté trattenersi.

Ruotò la testa dall’altra parte per non far vedere la sua reazione, ma fu completamente inutile: scoppiò a ridere per un breve istante prima di riuscire a bloccarsi, tappandosi la bocca con una mano, fuggendo lo sguardo dell’altro.

Sapeva già che l’avrebbe pagata cara, ma ormai era troppo tardi.

 

La vendetta giunse immediata.

 

Prima ancora di rendersi conto di cosa stesse succedendo, Hal era a terra, le gambe bloccate, tenute ferme da quelle di Snake, un braccio sollevato in una morsa ferrea, l’altro bloccato dietro la schiena, il collo stretto dalla presa del soldato.

 

«D-Dave!»

 

«Non sei tu che mi dici sempre che dovrei sfruttare di più il CQC?»

 

Nuovamente la voce giunse goffa e strascicata, e Hal rise di nuovo, le lacrime agli occhi, la stretta intorno alle gambe e alle braccia aumentata.

 

«Lo trovi divertente!»

 

«N-no!», riuscì a biascicare prima che la stretta tornasse a premere. «Ok, ok, va bene! Lo trovo un po’ divertente! Solo un poco, giuro!»

 

Dave non disse nulla.

Sentiva il suo respiro solleticargli l’orecchio e Hal ringraziò che non potesse vedere il rossore del suo viso in quel momento.

 

«Mi dispiace, va bene? Ma avevi bisogno di fare quell’estrazione. E sei tu che hai voluto esagerare nel farlo senza anestesia e in una volta sola».

 

Il soldato rimase immobile, e Hal si sarebbe aspettato di sentirlo di nuovo premere, ma così non accadde.

Venne liberato e riuscì in pochi istanti a mettersi a sedere a terra, dove erano finiti entrambi.

 

«Fa così male?», chiese l’ingegnere, la voce bassa.

 

Dave lo osservò freddamente, indeciso se rispondere con sarcasmo o se limitarsi a tacere. Optò per la seconda, e con una mano andò a toccarsi una delle guance gonfie ed arrossate.

 

«Mi hanno fatto di peggio. Ma perlomeno di solito non me lo procuro da solo».

 

Hal sorrise un poco, intenerito.

 

«Mi dispiace. Speravo di risolverla in modo più pacifico».

 

«Non puoi risolverla in modo pacifico quando vai da un dentista», biascicò Dave sospirando.

 

Cadde di nuovo il silenzio, ma per poco.

 

«Cos’è quello?», chiese facendo un cenno verso la tazza.

 

«Brodo», rispose subito Hal, allungandosi verso il comodino per afferrarla.

Lo porse a Snake, che dopo qualche istante di indagine sul contenuto ne prese un sorso. Constatato che non era immangiabile né troppo calda, tornò subito a berlo e lo trangugiò in pochi sorsi.

Solo allora Hal si ricordò che non mangiava da parecchio tempo.

 

Sorrise.

 

«Se vuoi ce ne è altro di là».

 

Snake annuì, sospirando.

 

«Grazie».

 


 

Il giorno dopo la situazione era ancora peggiore.

Dave era ridicolmente gonfio, gli occhi acquosi per il dolore e i farmaci, due sacche di ghiaccio per mano posizionate sulle guance. Quando il ghiaccio si sciolse, dovette passare ad un sacchetto di piselli surgelati.

Hal lo convinse a mangiare un po’ di gelato per avere sollievo, e nonostante le prime remore, constatato che funzionava, Dave finì non una, ma due vaschette in una giornata.

Fortunatamente buona parte del lavoro di indagine sulla base militare a pochi chilometri di distanza era compito di Hal, perché Snake difficilmente avrebbe potuto aiutare in quelle condizioni.

 

Fu allora che Otacon si ritrovò a pensare che David fosse adorabile.

Tenero.

 

Quando lo osservò distrattamente, gettato sul divano, imbronciato per via del gonfiore e del dolore, un cucchiaio ricolmo di gelato in una mano e il ghiaccio nell’altra, a premere sul volto.

Era così vulnerabile, così assurdo.

Così tenero.

 

E si ritrovò a pensarlo più e più volte nel corso della giornata e durante i due giorni successivi, altrettanto dolorosi nonostante l’antidolorifico.

Certo, il gonfiore era lievemente diminuito, ma ciò non toglieva che Snake, da convalescente, fosse estremamente umano, nonostante le sue origini, nonostante il suo passato, nonostante il suo lavoro.

 

Il terzo giorno Hal gli passò accanto distrattamente, diretto verso la cucina dopo aver passato ore sul computer a studiare gli schemi della base dove si sarebbero dovuti infiltrare. Dave mugolò qualcosa, e in risposta lo scienziato ritornò indietro poco dopo, in mano una tazza di caffè per sé e l’ennesima vaschetta di gelato per Snake.

 

Al suo “grazie” biascicato, senza pensare, Hal rispose con un bacio dato sulla testa dell’altro, piegandosi giusto per arrivare all’altezza del suo capo.

Otacon si rese conto di ciò che aveva fatto solo dopo quattro passi diretti verso la sua postazione di lavoro, e quando lo fece non si fermò che per un istante, gli occhi spalancati, la mente completamente congelata.

Lo aveva fatto istintivamente, senza pensare.

 

Tornò al suo tavolo e si sedette, facendo finta di nulla, senza avere il coraggio di alzare gli occhi sull’altro.

Lo fece comunque, incapace di resistere, pochi istanti dopo.

Snake non lo stava guardando, troppo intento a seguire qualcosa alla tv, ma nonostante tutto Hal poté notare qualcosa di diverso sul volto dell’altro.

Dave stava sorridendo, e il fatto di avere ancora il volto gonfio rendeva il suo sorriso fin troppo visibile e abbastanza ridicolo.

Sciocco.

 

Tenero.

 

Hal abbassò rapidamente lo sguardo, risollevandolo pochi istanti dopo per trovarlo ancora lì, ma questa volta incrociò anche lo sguardo di Snake.

 

Forse anche il soldato si rese conto di cosa stesse facendo, perché il suo sorriso scomparve immediatamente, soppiantato da un’espressione di disappunto e – imbarazzo?

Hal tornò a lavorare senza dire niente, riempiendo la stanza con il suo battere rapidamente i tasti.

Tuttavia si lasciò sfiorare da un pensiero.

 

Avrebbe portato Dave dal dentista più spesso.

 

   
 
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