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Autore: Doux_Ange    21/05/2020    1 recensioni
Viste le numerose incongruenze della dodicesima stagione (particolarmente negli ultimi tre episodi), insieme al disastroso finale, io e la mia partner in crime Martina abbiamo pensavo di sviluppare quella che, secondo noi, avrebbe potuto essere l'edizione numero dodici della celebre fiction.
Speriamo vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Olivieri, Marco Nardi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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NON DESIDERARE LA DONNA D’ALTRI
 
Buongiorno, mondo!
Mi riconoscete?
No, non sono Vocina, ehi! Come fate a confondermi?
È Grillo che vi parla, stavolta! Doveva pur venire il mio turno, non pensate?
In realtà, non è tanto presto come potrebbe sembrare. Il sole è sorto da un pezzo, e l’aria da queste parti si è fatta fresca. Anzi, forse un po’ più che ‘fresca’ e basta, visto che proprio in questo momento, fuori dalla finestra si vedono scendere lenti i fiocchi di neve. Si respira qualcosa di speciale, di magico, in giro... dopotutto, è quasi Natale! Quello vero, intendo, non quello dove ‘qualcuno’ ha pensato bene di vestirsi da Babbo Natale, anche se era agosto. Ovunque ci si giri, c’è gente che fa acquisti, in mezzo alle lucine colorate, regali, alberi addobbati a festa (alberi, non palme, anche perché, diciamocelo: Cosimo aveva ragione, la palma con le lucine fa un po’ schifo)...
Per farla breve, si respira aria tranquilla e serena!
 
“Chiara, basta! Sarò anche fuori servizio, fuori forma, non mi alleno da mesi, ma non istigare la judoka che è in me!”
 
Ecco, più o meno.
In realtà, negli ultimi tre mesi e mezzo c’era davvero stata abbastanza calma ma, come dire... senza spoilerare tutto in una volta... ci vorrebbe Vocina, lei è più brava di me a creare suspence, e soprattutto sa soppesare le parole meglio, come la sua amica, mentre io sono più casinista e istintivo come il mio ‘proprietario’...
Vabbè, ve lo dico a modo mio: ORMAI MANCA POCO!!!
Ah, che liberazione!
Non avete idea di quanto io abbia atteso questo momento! Sarà maschio? Sarà femmina? Sarà uno/a solo/a? No, okay, questo lo sappiamo, però il concetto non cambia.
Siamo tutti in fibrillazione per il grande evento in casa Nardi-Olivieri: baby Nardi is coming!
Ormai è davvero questione di giorni, forse di ore addirittura, e c’è grande agitazione come avrete intuito dal commento calmo di Anna, poco fa. Marco sta facendo del suo meglio per tenere la sua fidanzata buona, impedire alla cognata di peggiorare le cose, e non ridere nel processo.
Forse però sarebbe meglio fare un passo indietro e raccontarvi cosa è successo dall’ultima volta che ci siamo visti, vero? Vi va? Prometto che sarò esaustivo come Vocina. So che preferite tutti lei, e un po’ sono offeso da questa cosa perché non capisco cos’abbia lei più di me. Ma per stavolta passerò sopra questo dettaglio, solo perché sono di buon umore. E magari, dopo il mio super riassunto, diventerò IO il vostro preferito!
Seh, ti piacerebbe!
È il mio momento, Vocina, sparisci! Torna da Anna che è nervosa, guardala! Tra un po’ fa fuori Chiara!
Ti lascio lo spazio solo per questo. Goditelo finché puoi.
Vocina e la sua mania di protagonismo! Okay, adesso possiamo iniziare il racconto.
 
Ad agosto, l’ultimo evento noto e di rilievo è stato l’incontro conclusivo di Marco con Sergio. Dopo quello che aveva progettato di fare, il delinquente è sparito senza farsi più vedere, o almeno, nessuno tra canonica e caserma si è più preoccupato di controllare dove sia, fintantoché se ne sta buono.
Nessuno tranne Marco, sebbene non lo abbia detto nemmeno ad Anna: il ragazzo infatti non ha lasciato Spoleto come voleva fare. Il suo camper è ancora al solito posto in quella stradina di campagna fuori città. Ha perso il lavoro che Anna e Don Matteo, con tanta fatica, gli avevano procurato al motodromo, ed è tornato al traffico illecito di motorini.
Ne avrebbe fatto volentieri a meno, Marco, di essere ancora coinvolto nella vita di Sergio, ma la piccola Ines non perde occasione di chiedergli perché il suo papà sia improvvisamente sparito di nuovo. I suoi ‘dov’è papà?’, ‘quando torna papà?’ e ‘mi manca il mio papà’ non possono più essere soddisfatti con delle scuse a cui lei fa ormai finta di credere.
Gli assistenti sociali, come avevano già avvisato di voler fare, hanno proibito a Sergio di vedere la figlia dopo la scoperta del tentato furto del bracciale. Per ovvie ragioni non si fidano più di lui, e Marco nemmeno, ma la soluzione che stanno vagliando di prendere da qualche settimana non piace né a lui né tantomeno ad Anna.
In mancanza di una figura familiare che possa occuparsi di lei, visto che la nonna malata di Alzheimer abita ormai presso la casa di cura e Sergio è off-limits, l’unica opzione è trovarle una famiglia affidataria, perché è ancora piccola e ha bisogno dell’affetto che due genitori potrebbero darle, soprattutto vista l’infanzia traumatica che ha passato.
In altre parole, non potrà restare ancora a lungo in canonica con Don Matteo, sotto la custodia del suo tutore legale.
Ovviamente, non appena la notizia è arrivata, Marco ne è rimasto straziato. Si è ormai affezionato a quello scricciolo, e l’idea di doversene separare è troppo dolorosa. Sta cercando per questo un’alternativa che non la porti lontana da Spoleto, dalla sua adorata nonna e dagli affetti che, dopo anni da sola, è riuscita a crearsi.
Gli assistenti sociali hanno detto che gli lasceranno tempo fino all’inizio di gennaio, quindi il tempo stringe.
 
Sono successe naturalmente anche altre cose, nel frattempo! Dopotutto, la vita di Marco - e non solo la sua - sta per cambiare radicalmente, e lui ha una paura tremenda. Non c’è da biasimarlo, gli eventi di grande portata finora non sono mai andati particolarmente bene.
Comunque, dicevo, sono successe altre cose: Anna ha lasciato il lavoro ad ottobre, ad esempio.
No, che avete capito, mica ha dato le dimissioni! È iniziato per lei il periodo di maternità, e non è stato un distacco facile, il suo. Alla fine ha ceduto, lasciando il comando della caserma a Cecchini, assicurandosi però una sorveglianza stretta da parte di Marco e Sara, anche per evitare che Don Matteo diventasse presenza fissa in sua assenza. È pur vero che negli ultimi tempi a Spoleto va meglio, il numero di reati e omicidi è diminuito. A quel passo, avremmo presto raggiunto Caracas...! Anna però non si fida - e non è che faccia male - quindi meglio controllare. Anche perché, come Cecchini del resto, senza il lavoro non sa stare e quindi chiede sempre a Marco di aggiornarla non appena lui rientra in casa, la sera.
Marco cerca sempre di ricordarle che dovrebbe stare tranquilla, ma la conoscete anche voi, sapete com’è lei... e sapete quanto Marco la tema quando si arrabbia... Vi lascio immaginare come finiscano le discussioni, e chi le vinca.
Non sono mancati i momenti divertenti, e quelli che preferisco in assoluto hanno coinvolto la vicina di casa, la signora Serena. Aspettavate sue notizie, lo so!
La simpatica vecchietta infatti, nonostante la giornata scandita da una fitta programmazione di soap opera, è un’attenta osservatrice, e la cosa che le piace più fare è proprio controllare cosa faccia Anna quando è da sola.
Naturalmente, non perde tempo a spifferare a Marco tutte le azioni poco consone a una donna incinta che le vede/sente fare dalla finestra, finendo per provocare, cela va sans dire, l’irritazione di Anna stessa, ogniqualvolta Marco le dica che sa cosa combina.
Inizialmente non capiva come facesse lui a conoscere davvero ogni sua mossa, ma poi la soluzione è arrivata, non è un ottimo Capitano per caso.
 
Per quanto riguarda i nonni... Eugenio viene spesso a far visita a Spoleto, e nelle ultime settimane si è presentato quasi tutti i fine settimana. Se non ricordo male, dovrebbe arrivare domani, a proposito, per fermarsi qui e attendere, col resto della famiglia, sia il Natale che il lieto evento. Trascorrerà le festività con il figlio, la nuora e il nipotino, già. Ve l’avevamo detto, che le cose andavano molto meglio!
Elisa invece ha preso domicilio da Cecchini, non sia mai si perda un movimento della figlia! Inutile dirvi che enorme gioia sia stata per Anna, la consapevolezza di avere sua madre a pochi metri di distanza! A portata d’orecchio, ventiquattrore al giorno, sette giorni a settimana!
Sì, appunto, sempre.
Sì, sono ironico, per quanto riguarda la gioia di Anna.
Marco prova sempre a mediare tra la suocera (anzi, i suoceri, visto che le cose, tra i biscottini, vanno a gonfie vele) e la sua fidanzata, ma non è sempre facile.
Ovviamente, è euforico per l’imminente arrivo del suo bebè, che è ormai convinto sarà maschio e di conseguenza perderà la scommessa, e anche per questo è curioso di scoprire quale nome Anna avrà scelto per lui.
Però è anche un po’ stressato, perché si trova a dover gestire quasi da solo l’equilibrio della famiglia, per il bene di Anna che alla neuro è meglio non ci vada, e della caserma, dove l’assenza del Capitano si fa sentire eccome, sebbene nessuno di loro lo abbia ammesso ad alta voce (sì, orgoglio maschile, ma si è notato da quando è entrata in maternità, quanto Anna sia brava a gestire quella banda di scalmanati disordinati).
 
Comunque sia, a parte qualche intoppo di routine, da agosto le cose sono davvero andate bene, soprattutto tra Anna e Marco come coppia, dimostrando ancora una volta quanto abbiano fatto bene entrambi a tornare sui propri passi.
Certo, i due piccioncini a volte fanno perfino venire la nausea per quanto sono smielati, veramente da cariare i denti, ma la verità è che non li avevamo mai visti così felici come nell’ultimo periodo. Diventare genitori li sta cambiando, in meglio, ancora di più. Se qualcuno, quattro anni fa, avesse detto a Marco che a distanza di poco tempo sarebbe stato al settimo cielo all’idea di sposarsi e diventare padre, avrebbe riso in faccia a chiunque, prendendo la previsione come uno scherzo di cattivo gusto.
E invece, tutto è cambiato... ed è bello, così. Si merita questa felicità.
 
Grazie, Grillo! Ma con chi stai parlando?
 
Aehm... nessuno! Riflettevo tra me e me...
(Vi saluto, il mio momento di gloria è finito, ci becchiamo più avanti!)
 
Marco’s pov
 
Inizio a credere che, dopo tre anni, forse alla neuro devo andarci davvero, quantomeno per un giro: ho sentito la mia coscienza parlare in modo autonomo? Forse sono solo stanco.
Ultimamente lavoro il doppio del solito, perché oltre ad andare in tribunale, per tranquillizzare Anna passo quasi giornalmente dalla caserma a sorvegliare Cecchini. Senza contare una cosa assurda che prima avevo notato, ma non essendo direttamente coinvolto non mi aveva toccato più di tanto: ma Don Matteo, i cadaveri o vittime di aggressioni, li deve trovare sempre di notte o all’alba?!
Sono le 23 quando il maresciallo mi chiama, e ci rechiamo insieme sul luogo in cui il prete aveva visto una ragazza litigare con un uomo, prima che questi la chiudesse in un’auto e tentasse di darle fuoco. Il suo provvidenziale intervento l’aveva salvata, ma le condizioni della donna adesso sono gravi. Tutto fa pensare a un tentato femminicidio, ma non abbiamo altri indizi per il momento, e dopo aver incaricato gli altri carabinieri di indagare sul ‘Paolo’ nominato dalla ragazza, torno a casa.
Rientro che la mezzanotte è già passata da un pezzo, e Anna è ovviamente già a letto, addormentata.
Entro in camera cercando di fare meno rumore possibile, e trovando l’abat-jour ancora accesa, mi soffermo ad osservarla: il suo pancione lascerà molto presto il posto alla meravigliosa creatura che è cresciuta in lei, e non vediamo l’ora che accada.
Col passare dei mesi, la mia Anna è diventata ancora più bella: è vero che la gravidanza fa risplendere le donne di una luce particolare, lo pensavo quella volta di Assuntina, e adesso che la mia futura moglie ha raggiunto il nono mese, posso affermare che avevo ragione.
È questione di giorni, ormai, e il nostro piccolino sarà finalmente con noi, per renderci davvero una famiglia.
 
Sono in cucina, intento a osservare il calendario: è il 19 dicembre, e mentirei se dicessi che non sono in fibrillazione.
Sto aspettando Anna per andare da Ines, prima di recarmi in caserma dove ho appuntamento con Sara per parlare del caso.
Don Matteo ci ha chiamati poco fa, pregandoci di passare dalla canonica perché la piccola ha messo su uno spettacolare broncio, stamattina: è quasi Natale, e vuole il suo papà.
È chiaro che le bugie, seppur a fin di bene, non reggano più. Temo già il momento in cui dovremo dirle che, oltre a non poterlo più vedere, dovrà anche lasciare la canonica. Quando usciamo dalla stessa, quasi un’ora dopo, non abbiamo ottenuto grandi risultati.
A questo punto credo sarò obbligato ad andare a trovare il galeotto, ma per adesso devo occuparmi del caso.
Saluto quindi Anna, che insiste a voler tornare a casa da sola.
“Sono sì e no cinque minuti a piedi, in una strada pedonale e trafficata. Sta’ tranquillo,” mi rassicura.
“Va bene, ma l’aria stamattina è gelida, meglio che rientri subito, non vorrei ti prendessi qualche malanno.”
Lei sbuffa. “Figurati, c’è già il maggiore Elisa che mi tiene d’occhio, e anche il mio personalissimo Big Brother, o sister, la nostra adorabile vicina Serena che fa altrettanto. Potrai chiedere a lei l’orario di rientro, sarà felicissima di fare la spia.”
Rido al suo umorismo, scuotendo la testa.
Ha imparato dal migliore, non c’è che dire.
 
Mentre mi dirigo verso la caserma, incontro Cecchini, anche lui diretto lì.
Mi saluta da lontano con un sorriso, facendo un cenno ad Anna mentre lei va via.
“Vi ho visti, prima... lo so che ve l’ho detto già, ma siete proprio una bella coppia. E a breve, sarete una bella famiglia.” commenta in tono affettuoso.
“Ah, non vedo l’ora, mi creda! Faccio il conto alla rovescia anche delle ore, ormai!” esclamo, felice.
Il maresciallo però sembra confuso.
“Che ha detto?” mi chiede, e io ripeto la mia frase, ma lui mi guarda come se avessi detto chissà cosa.
“Ma che c’ha in bocca, un fischietto?” fa, spiazzandomi.
Ma che ha?
In questo momento, arriva Sara.
“Buongiorno!” ci saluta. “Scusate il ritardo, ho avuto qualche problema a far partire l’auto stamattina, col freddo che fa.”
“Ha ragione, e ieri sera non scherzava!” risponde il maresciallo, corrugando le sopracciglia. “Anzi, forse è proprio colpa dell’aria fredda di ieri notte, m’è venuto mal d’orecchi.”
“In effetti ieri sera tirava parecchio vento, su quella strada...” mormoro.
“Ma non può parlare normale, Lei?” mi chiede di nuovo Cecchini, perplesso. “‘Sto verso che fa è fastidioso!”
Sara assume un’espressione preoccupata.
“In... in che senso, che verso?”
“Quello che ha fatto ora! Non so perché, mi parla così, strano...” mi accusa lui.
Sara mi rivolge uno sguardo sconcertato, incitandomi a parlare per poi confermare, ovviamente, che sto parlando come sempre.
“Ma parla che sembra un animale preistorico!!” insiste Cecchini.
Noi siamo sempre più basiti.
“Maresciallo, quindi Lei, a me, mi sente, e Marco no, giusto?” indaga ancora Sara, cercando di capirci un po’ di più, ma lui com’era ovvio, ipocondriaco com’è - chi se lo scorda, quello che ha combinato qualche anno fa con i tarli in casa - va nel panico più totale e sviene.
Chiamo gli altri carabinieri per darmi una mano a portarlo su, nell’ufficio di Anna, dove riusciamo a rianimarlo - più o meno - ma la situazione non sembra migliorare, perché continua a sentire solo Sara e non me, né Zappavigna o Ghisoni.
“Sono malato!” si dispera, “io non so che malattia è questa qua, non lo so, sento solo le voci femminili... Sto diventando donna?” chiede addirittura a Sara, al che lei nega, sconcertata. Suggerisce che forse è meglio portarlo da un medico.
Le chiedo quindi di occuparsi della caserma in mia assenza per l’avvio delle indagini mente io lo porto da un dottore.
“Sì, ma con voi è meglio che venga una donna... altrimenti come farete, a capirvi?”
Giusta osservazione. Sempre detto che le donne stanno diversi passi avanti a voi uomini.
Voi...?
Io sono un grillo, mica un uomo!
 
Anna’s pov
 
Marco mi ha chiamata una ventina di minuti fa per informarmi del nuovissimo problema di Cecchini, che a quanto pare riesce a sentire solo le voci femminili, e che ha bisogno che io li accompagni da un medico per fare da ‘interprete’.
Una volta dallo specialista, questi ci dice che si tratta di uno strano disturbo, molto raro, che gli permette di sentire solo le frequenze più acute, quindi le voci femminili, ma non quelle maschili, più gravi, e che la probabile causa è lo stress.
Il medico però non sa dirci quanto tempo il disturbo persisterà, per cui non possiamo far altro che aspettare e farlo riposare.
Cecchini, ipocondriaco com’è, va nel panico un’altra volta, ma il vero problema è un altro: al comando della caserma c’è lui, in mia assenza, e sono tutti uomini lì, con un caso di tentato femminicidio tra le mani.
Potrebbe occuparsene Marco, ma il maresciallo si rifiuta di restare a casa a riposarsi, come aveva suggerito il medico, e un po’ io lo capisco, perché significherebbe stare tutto il giorno a sentire mia madre...
Anna!!
Dai, Vocina, lo sai anche tu che è una forma di tortura! I nervi dopo un po’ saltano!
Sì, ma i tuoi devono stare CALMI.
“Potresti chiedere a Sara,” suggerisco allora al mio fidanzato, “potrebbe darvi una mano, così Cecchini potrà continuare a lavorare e potrete comunicare con lui nel frattempo, finché non si riprende.”
Ci mancavano lui e le sue strane malattie. Dopo i tarli, ci voleva questa!
Marco mi riaccompagna a casa, dopo aver tentato inutilmente con me di convincere il maresciallo a riposarsi almeno oggi. Con un sospiro, accetta di tornare con lui in caserma.
Non lo invidio per niente, povero amore mio.
 
Marco’s pov
 
Una volta arrivati in caserma, prego Sara di restare e occuparsi del caso con noi finché il maresciallo non si riprende.
“Ma certo, l’avrei fatto comunque. Cecchini ha bisogno di una voce femminile per comunicare, e inoltre so che ormai manca poco per la nascita di tuo figlio, non puoi fare tutto da solo!” risponde in tono scherzoso.
La ringrazio, e poi lei mi informa che durante la mia assenza non è stata con le mani in mano. Infatti, emerge una pista legata al presunto stalker della ragazza, così dopo che gli altri lo hanno prelevato a casa, l’uomo viene portato qui in caserma, e lo stiamo interrogando.
È Sara a cominciare con le domande, chiedendogli spiegazioni sul reato che ha tentato di commettere.
“Perché avrei dovuto bruciare quella ragazza?”
“Perché ne sei ossessionato.”
“Ma sa quante ragazze posso avere come quella?” replica quel... quello, e Sara perde immediatamente la calma.
Gli chiede delle foto, che lui dice di aver fatto solo perché gli piace la fotografia, e di chiederlo a Francesca, la ragazza ritratta.
“Quella ragazza sta in ospedale, e non può parlare per colpa tua!” perde le staffe lei, e posso capirla, vista la sua posizione.
Mi ritrovo a doverla calmare, anche se non sono stupito dalla sua reazione: qualsiasi donna al suo posto si infurierebbe, a maggior ragione lei che è stata tradita dall’uomo che amava e che si è dimostrato viscido quasi quanto l’essere seduto di fronte a noi con quell’espressione da sbruffone. Definirlo ‘uomo’ sarebbe troppo, perché uno che tratta una donna come se fosse un oggetto di cui essere proprietario, disporre a piacimento e gettare via se insoddisfatto, non merita nemmeno di essere definito essere umano. Prendo io le redini della situazione, iniziando a esporre al tizio i motivi sul perché avrebbe tentato di uccidere la ragazza.
Lui però, purtroppo, afferma che le nostre sono solo supposizioni, e non ha torto.
Non abbiamo elementi a sufficienza e siamo costretti a lasciarlo andare, perché Don Matteo non è stato in grado di riconoscerlo, avendolo visto solo di spalle, e da lontano.
Restiamo con Don Matteo a discutere della situazione per qualche attimo, obbligati a sperare che la ragazza si svegli e riesca a identificarlo.
Il parroco si scusa per non essere stato d’aiuto, ma Cecchini si avvicina a noi per tentare di capirci qualcosa in più.
Sara, conscia del suo problema, si mette a fare da ‘interprete’, poi Don Matteo, leggermente sconcertato dalla situazione, ci saluta e va via.
Stiamo per rimetterci al lavoro, quando ci raggiungono... Anna ed Elisa.
Come mai qui? È forse successo qualcosa?
 
Anna’s pov
 
Stare ferma, per di più in casa, non fa proprio per me.
Ci ho messo un po’, ma alla fine sono riuscita a convincere mia madre a fare una passeggiata nonostante il freddo.
Lei era molto riluttante all’inizio, ma quando siamo arrivate in piazza, mi ha letteralmente trascinata in caserma.
“... e non significa che tu debba correre e affaticarti!” mi rimprovera, solo perché ho salito le scale quasi più in fretta di lei. Non mi dà il tempo di replicare. “Marco! Diglielo anche tu, che deve ascoltarmi!” fa, chiamando in causa il mio fidanzato, che ci osserva confuso.
Si chiederà che ci fate qui, ma in effetti non lo sai neanche tu.
Rivolgo un saluto generale ai miei uomini - era da un po’ di tempo che non passavo a trovarli - mentre Marco mi bacia, accarezzando lievemente il mio pancione.
“Non mi dà ascolto, invece di riposarsi vuole andare in giro per Spoleto! Con questa temperatura!” continua mia madre, imperterrita.
Marco corruga le sopracciglia.
“Non credo che una passeggiata possa farle male, se si sente di farla, no? Non deve mica correre la maratona...”
Mamma non è convinta, ovviamente, e fa per dire qualcosa ma la interrompo, infastidita.
“È vero che sono stata io a voler uscire, ma non siamo qui in caserma perché volevo controllare che steste tutti lavorando, se è questo che vi state chiedendo,” affermo, con un’occhiata di sbieco a Cecchini. “perché sei stata tu a trascinarmi qui. Io avevo in mente il parco.”
Mia madre assume un’espressione inizialmente sostenuta, ma sotto lo sguardo curioso di Marco e il mio indagatore, si decide a vuotare il sacco.
“... volevo solo vedere come stava il mio biscottino.”
Trattengo a stento uno sbuffo, e anche il mio fidanzato si impegna a non ridere.
“Va come prima, sono passate solo un paio d’ore dalla visita, in effetti...” spiega allora il maresciallo con ovvietà.
“Beh, ma è normale preoccuparsi per le persone a cui si vuole bene!” si difende lei.
“Assolutamente... ma pensavi potesse essere cambiato qualcosa in due ore, mamma?”
Lei, stranamente, recepisce il messaggio e fa spallucce, prima di dirmi che, adesso che si è accertata delle condizioni del suo biscottino, possiamo andare via.
Scuoto la testa, salutando tutti e seguendola giù.
Mentre vado via, becco il commento di Cecchini a Marco.
“Deve tornare nel mondo reale però, Lei, ora... Mica può stare imbambolato così, come la favola, là... quella col principe che sta due ore a fissare la sua principessa con l’erede in grembo!”
“... ma le favole strane, tutte Lei le conosce?” è la replica perplessa del mio fidanzato.
Rido.
Tutte lui se le inventa! 
 
Marco’s pov
 
Dopo cena, sono uscito per la consueta passeggiata di Patatino. Anna avrebbe voluto accompagnarmi, ma l’aria è gelida più del solito, e in più per stanotte si prevede neve, quindi abbiamo concordato che fosse meglio per lei restare a casa.
In realtà ho fatto abbastanza presto, e ho incrociato mio padre in piazza. Finalmente è arrivato anche lui, per trascorrere il Natale con noi, in famiglia. Mi sembra strano anche solo pensarlo, ma ne sono felice. Erano anni che speravo accadesse, e finalmente stavolta sarà così.
Quando rientro a casa, decido di passare un attimo a vedere come sta Cecchini, che a quanto pare è nella stessa situazione di stamattina.
Mentre lui va in bagno, mi fermo a scambiare quattro chiacchiere con mia suocera, che era rimasta da lui per stare dietro ad Anna, e adesso si è trovata a doversi occupare del maresciallo più che di lei.
Mentre parliamo, si abbassa ad accarezzare Patatino, scatenando però la gelosia di Carlino, che inizia ad abbaiare. Elisa lo zittisce subito.
“Ma sta bene, Patatino?” mi chiede, rialzandosi. “Mi sembra un po’ giù di tono.”
“No, in effetti non è in gran forma, anche la veterinaria lo ha detto. A quanto pare, è risultato qualcosa di strano nell’ultimo esame che ha fatto, ma vuole vederci chiaro prima di dare giudizi. Mi ha assicurato comunque che non è niente di grave, ma in ogni caso preferisco non dire niente ad Anna. Ha già altro a cui pensare, sarebbe peggio, farla preoccupare inutilmente.”
“No, sono d’accordo con te: meglio che Anna non sappia niente, del suo problema. Vedi cosa ti dice la dottoressa, e nel caso ci pensiamo. Ma se, come ti ha detto, non è grave, magari non sarà nemmeno necessario.”
In questo momento, Cecchini riemerge dal bagno, così li saluto entrambi, portando Patatino con me per rientrare a casa.
 
Cecchini’s pov
 
Poco fa è passato Marco dopo la passeggiata serale col suo cane.
Mentre ero in bagno, ho sentito Carlino abbaiare - evidentemente ha una voce acuta - e la sua padrona intimargli di non fare il geloso.
Sto uscendo adesso, e colgo la risposta di Elisa a qualcosa che lui le avrà appena detto.
“No, sono d’accordo con te, meglio che Anna non sappia niente, del suo problema. Vedi cosa ti dice la dottoressa, e nel caso ci pensiamo. Ma se, come ti ha detto, non è grave, magari non sarà nemmeno necessario.”
Problema? Che problema? Chi sta male, Anna? O il piccolino in arrivo? E perché Anna non lo deve sapere?
Non mi sembra una cosa giusta, va bene non preoccuparla a pochi giorni dal parto, ma qualsiasi cosa sia, non sarebbe più corretto informarla?
Mi appoggio alla libreria, facendo inavvertitamente rumore e attirando l’attenzione degli altri due.
Marco allora ci saluta con un cenno, tornando a casa sua.
“Nino, tutto bene?” mi chiede Elisa, una volta soli. “Dalla tua espressione, sembra tu abbia visto un fantasma!”
Io mi limito ad annuire.
Ora che devo fare? Con chi posso parlare di questa cosa che ho sentito? Ma soprattutto, cos’hanno Anna e il bambino?
 
Sara’s pov
 
Il calendario sulla scrivania di Anna segna il 20 dicembre.
Mi provoca una strana sensazione, essere seduta qui, al posto del Capitano. Ma Marco mi ha chiesto una mano col caso, e in realtà io stessa gli avrei offerto il mio aiuto a prescindere, in questi giorni frenetici.
Lo sarebbero già stati per il Natale, ma per la famiglia di Anna e Marco ancora di più. E, come non mancano mai di ripetermi, ormai anch’io ne faccio parte.
Ripensandoci a distanza di così tanto, non avrei mai immaginato che quell’incontro con Marco, al bar quella sera per il suo matrimonio saltato, avrebbe portato alla nascita di una bella e solida amicizia con dei colleghi. E invece eccomi qua, a parlare col maresciallo del caso, visto che al momento sono l’unica a poterlo fare per via del suo problema d’udito.
Lui, in questo momento, sta commentando come Lamantia sia un uomo senza cuore: addirittura ieri sera si è presentato in ospedale e ha litigato con il padre della povera ragazza in coma. Don Matteo per fortuna ha evitato che la lite degenerasse, ma Cecchini ha ragione: che razza di uomo! Il problema è che non abbiamo abbastanza indizi per incastrarlo, e speriamo la scientifica trovi altri elementi con la perizia sull’auto.
Solo adesso mi ricordo della diagnosi del medico per il maresciallo.
“Scusi, ma Lei non doveva riposare?” gli chiedo, corrucciata. “Sa cos’ha detto il medico, lo stress, le cose...”
“Io mi stresso di più se non lavoro,” risponde però lui, “a me mi piace lavorare, almeno così non ci penso. E Elisa e Anna per adesso hanno altro a cui pensare, invece di stare appresso a me.”
Sorrido al pensiero che Cecchini non voglia essere un peso per loro, adesso che il baby Nardi è in arrivo, ma vista la sua strana espressione, gli chiedo se c’è qualcosa in particolare che lo turba.
Lui inizialmente sembra incerto, poi si decide.
“Dottoressa, Le posso confidare una cosa? Però non lo deve dire a nessuno!”
Capisco dal suo tono che si tratta di qualcosa di importante, per cui gli assicuro che non ne farò parola con altri. Probabilmente riguarda la sua famiglia, o se stesso, perché se fosse stato diversamente ne avrebbe parlato con la signora Elisa, con sua figlia o con Anna, visto che con Marco non può interagire.
“Si tratta di Anna... o del piccolino, in realtà non ne sono sicuro,” mormora, mettendomi in allerta. “Ho sentito una conversazione ieri sera, tra Marco ed Elisa, e parlavano di un piccolo problema di salute che non vogliono far sapere ad Anna...”
Questa notizia mi rende ancora più preoccupata: di che si tratta, e perché lei non dovrebbe saperlo?
Certo, Anna è in fibrillazione per la nascita imminente del suo primo figlio, o figlia, ma proprio per questo, se c’è qualche problema, dovrebbe esserne al corrente!
All’inizio era molto impaurita, spaesata dalla svolta improvvisa della sua vita, ma dopo le prime incertezze e pur dovendo rinunciare temporaneamente alla sua amata divisa, ha iniziato a vivere il periodo con gioia all’idea che diventerà mamma. Se scoprisse nel modo sbagliato che il suo piccolo, o lei stessa, potrebbero andare incontro a rischi di cui lei non sa nulla, sarebbe un colpo terribile.
Non posso immaginare il suo dolore, perché io non potrò mai provarlo, ma so cosa voglia dire scoprire di essere un ostacolo, o un problema. È una sensazione terribile, e non voglio che lei la provi, per cui dovrebbe sapere la verità; da Marco, possibilmente.
Cerco di tranquillizzare Cecchini, assicurandogli che magari non è nulla di così grave, e Marco con ogni probabilità le dirà tutto.
Lui però non è tranquillo, e mi chiede come deve comportarsi, perché si sente spaesato.
“Basterà dar loro il Suo appoggio, maresciallo. Sarà più che sufficiente.”
Lui mi ringrazia, leggermente rincuorato, e torna alla sua scrivania.
 
Nel pomeriggio, in caserma ci raggiunge Marco.
Non appena si siede alla scrivania, mi domanda se ci sono novità in merito al caso, e non ha affatto l’aria preoccupata, anzi. Sembra su di giri.
È strano, perché in genere lui non sa nascondere eventuali turbamenti.
“C’è qualcosa che non va?” mi chiede lui a un certo punto, probabilmente perché devo averlo fissato per parecchi secondi senza rendermene conto, “Ho il trucco sbavato, che...?”
Rido alla sua battuta, ma non posso fare a meno di chiedergli se vada tutto bene,
“Sì, certo, come non potrebbe? Io e Anna siamo un po’ in ansia, ma credo sia normale a questo punto, però è tutto nella norma. Cioè, credo che a tutti tremano le gambe, quando si diventa genitori per la prima volta!”
Sorrido alla sua risposta, e valuto la possibilità che il maresciallo abbia effettivamente capito male. Non sarebbe tanto difficile, stando a quello che mi hanno raccontato in molti, però...
“L’unica cosa che ci dispiace è di non poter fare una cena tra amici,” continua Marco, “per Natale. Ormai era diventata una specie di tradizione, ma mia suocera insiste che per Anna sarebbe troppo stancante, e quindi...”
“Beh, potremmo comunque vederci per cena stasera, da voi, se volete. Possiamo prendere qualcosa di già pronto, così Anna potrà svagarsi, sua madre l’avrà sott’occhio, e magari è la volta buona che ci dite se il vostro bebè sarà un lui o una lei!” scherzo.
“Oh, ma tu e Chiara siete proprio fissate con questa storia!” ribatte lui, ridacchiando. “E comunque ormai manca poco, cosa vi cambia saperlo adesso?”
“Tua cognata non te lo perdonerà mai, questo silenzio, sappilo. Comunque ero seria, per stasera. Potremmo dirlo anche ad Assuntina e Romeo. Portiamo una cosa ciascuno, così voi siete tranquilli.”
“È una bella idea, si può fare,” accetta con un sorriso.
Ci mettiamo d’accordo per l’orario, prima che lui vada via e io mi diriga in tribunale.
 
Marco’s pov
 
Mentre esco dalla caserma per tornare a casa, vedo Ines corrermi incontro, avvolta nel suo giubbottino rosa.
“Marco!” mi chiama a gran voce e quando mi raggiunge, la sollevo al volo, abbracciandola.
“Ti stavo venendo a cercare, ho visto la tua moto!” mi spiega.
“Come mai?”
“Mi manca tanto il mio papà...” afferma, facendomi stringere il cuore. “Pensavo che potevamo passare il Natale insieme, e invece lui non c’è. Ma tu pensi che lui se n’è andato perché io sono stata cattiva? Oppure ho fatto qualcosa che gli ha dato fastidio? Lo so che non sono vere, le cose che mi dite.”
Il suo visino triste mi intenerisce, e mi fa tornare in mente il piccolo Cosimo, quando fece una richiesta simile a Cecchini. Ora mi ritrovo nella sua stessa posizione, a dover spiegare a questo scricciolo perché il suo papà non è presente.
Oppure, potresti provare a farlo tornare...
In effetti, forse è arrivato il momento che io torni a fargli visita, per davvero.
“Ma la lingua si è congelata? Perché non parli più?” mi chiede la bimba, ridestandomi.
Rido, prima di porle un’altra domanda.
“Dimmi un po’, hai scritto la letterina per Babbo Natale?”
“Sì... ho chiesto se papà torna. Non voglio altre cose, perché ci siete tu, Anna, la nonna, Don Matteo e tutti gli altri, e io non festeggiavo il Natale da quando la mia mamma è andata in cielo, quindi sono già tanto contenta così. Mi manca solo il mio papà.”
Le accarezzo il visino infreddolito.
“Allora vedrai che Babbo Natale farà tutto il possibile per far avverare il tuo desiderio. Una volta, un signore alla radio mi ha detto che i desideri si possono avverare anche quando meno te lo aspetti!”
Lei mi abbraccia di nuovo, poi torna in canonica richiamata da Natalina che le dice che fa troppo freddo per stare fuori.
Do un’occhiata all’orologio: sono passate da poco le 17, ho ancora un po’ di tempo a disposizione per un tentativo.
 
Una volta arrivato alla mia destinazione, quasi mezz’ora dopo. La luce all’interno del camper è spenta, ma è accesa quella nel garage di fianco.
Scendo dalla moto e raggiungo l’interno dello stabile, dove poco fa è entrato un motorino e ne è uscito un ragazzo a piedi.
Uno degli affaristi di Sergio, sicuro.
Richiamo la sua attenzione con un colpo di tosse.
La sua espressione non appena mi nota si fa indispettita.
“Non mi stupisce, che tu ed Anna stiate insieme,” mi accoglie sarcasticamente, “stesso tempismo, tutti e due,” spiega, riferendosi forse a qualche evento simile capitato con lei.
Ignoro il suo commento.
“Non sono qui per il tuo ‘lavoro’, anche perché, se così fosse, sarei già intervenuto da tempo. So che hai ripreso la tua attività illecita da mesi, così come so che alla fine non sei andato via da Spoleto per Ines.”
Lui ride, innervosendomi.
Senti, Coso, fai meno il gradasso, che ci mettiamo un attimo ad appenderti di nuovo al muro.
“Non mi interessa cosa pensi, se il fatto che io sia venuto fin qui ti fa ridere,” gli dico solo, freddamente. “Sono qui solo perché Ines, poco fa, è venuta a dirmi che le manca suo padre. E se per quanto mi riguarda, le tue possibilità con lei le hai esaurite tutte, lei non sa nulla di ciò che hai tentato di fare.”
“Non... non glielo avete detto?” mi chiede lui, stupito.
“Non c’era bisogno che lo sapesse. A lei importa di te, di ciò che rappresenti, e le manchi. Io e Anna non faremmo mai niente che possa renderla infelice, per questo sono qui. Se vuoi vederla, non ti impedirò di farlo.”
Dalla sua espressione, so che ha capito che la mia proposta è legata all’affetto che nutro per Ines.
“Su una cosa hai ragione: mi sono giocato tutte le possibilità, Ines non ha bisogno di me, e presto se ne accorgerà da sola.”
L’istinto mi direbbe di attaccarlo di nuovo al muro, perché è assurdo che si comporti così dopo che sua figlia lo ha accettato e aspetta solo lui, però è pur sempre l’uomo che ha cercato di approfittare della sua posizione per rubarle l’eredità.
“Fa’ come credi.” mi limito a dire, voltandogli le spalle e andando via. È inutile, insistere.
 
Prima di rientrare a casa per la serata con la famiglia, passo da Cecchini, per sapere come sta col suo problema d’udito.
Lui però mi dice di sapere tutto, di ciò che stiamo nascondendo. Alla mia espressione interdetta, prende il discorso alla larga: mi dice che sa del problema che ha Anna, o nostro figlio, non ha ben capito, ma ha sentito me ed Elisa parlarne, ieri sera.
Io lo osservo senza capire per qualche istante, poi scoppio a ridere.
Mi sembrava strano, si fosse mantenuto così calmo! Ha frainteso tutto, come al suo solito!
Prendo la lavagnetta che ho sperimentato ieri sera per comunicare con lui, scrivendogli che era Patatino a stare poco bene, ma si è già risolto tutto e non era niente di grave.
Lui, non appena finisce di leggere, rilascia un sospiro di sollievo, perché si era molto preoccupato e, visto cosa aveva capito, è anche comprensibile.
Sono sul punto di rispondergli che meno male che si è trattato di un semplice fraintendimento, quando sento un rumore provenire dall’altra parte del pianerottolo, seguito da uno strillo e un incessante bussare.
È Elisa.
“Anna...! È ora, ci siamo!”
 
Elisa’s pov
 
Giunti in ospedale, Marco è entrato in reparto con Anna, che si è categoricamente rifiutata di lasciargli la mano, in preda alle contrazioni.
Fatico ancora a crederci. Il giorno è arrivato: sto per diventare nonna!
Io sono rimasta fuori insieme a Nino, e dopo una mezz’oretta ci hanno raggiunti anche Chiara, Sara, Assuntina e Romeo col bambino, e per ultimo Eugenio.
Siamo tutti in attesa di notizie, ma non si vede ancora nessuno.
Nel frattempo, dopo che Nino mi ha detto del malinteso avuto con me e Marco per la storia di Patatino, ho spiegato tutto alla povera Sara, estremamente preoccupata. Le ho stretto la mano, per ringraziarla della sua amicizia. Sono contenta che le cose siano andate così, tra lei e mia figlia. Avevano entrambe bisogno di un’amica, e l’hanno trovata in un modo inaspettato, è vero, ma è servito anche quel passaggio.
“Ma non è che Marco è svenuto per l’emozione, dato che non esce?” chiede all’improvviso Nino, pensieroso.
“Sarò anche leggermente ipocondriaco, maresciallo, ma non significa che reagisco come Lei in tutte le occasioni,” esclama mio genero con un sorrisetto, emergendo finalmente dal reparto.
Io scatto in piedi.
“Allora?”
“Sembra ci voglia ancora un po’,” ci informa lui, facendo spallucce.
“Non penso servano altri indizi allora,” interviene immediatamente Chiara, “mi sembra logico che sia femmina, visto che si fa attendere!”
“Beh, credo sia una spiegazione inequivocabile!” ironizza Sara, ridacchiando.
Io non sono d’accordo. “Ti sbagli, tesoro, semmai in questo assomiglia a suo padre, visto che è lui che procrastina tutto e ottimizza le energie, quindi credo che sarà maschio.”
Marco mette su una finta espressione offesa. “Sempre ‘ste osservazioni carine... Maresciallo, per cortesia, lo so cosa devo fare!” esclama poi, mentre Nino continua a blaterargli di non svenire, di essere forte, e dandogli dritte su come, secondo lui, deve comportarsi.
“Sì, ma io ci sono passato, Le posso dare un supporto, diciamo...”
“Nino, sinceramente, non mi sembri la persona più adatta per dare certi consigli,” lo rimbecco, prima di rendermi conto di una cosa. “Ma lo hai sentito! Hai sentito Marco!”
Lui salta su per la gioia. “È vero, è vero! Sono guarito!”
Mentre lui festeggia, dal reparto emerge un’infermiera.
“Nardi?” chiede. “È ora!”
Il piccolino è pronto a venire al mondo!
 
Anna’s pov  
 
Sono stravolta, ma felice.
Come non avrei mai pensato di poter essere.
Sono nella stanza che mi hanno assegnato, insieme a Marco e... nostra figlia.
Sì, è una bambina.
Io e il suo papà siamo incantati ad osservare lo splendore a cui abbiamo dato vita, mentre lei se ne sta a dormicchiare serenamente tra le mie braccia.
Marco la ammira con lo sguardo sognante di chi si è appena perdutamente innamorato - lo so perché è lo stesso che rivolge a me. E sono più che felice di condividerlo da oggi in poi con la nostra piccolina.
Lui è seduto sul letto, di fianco a me, con un braccio intorno alle mie spalle, mentre l’altra mano libera accarezza la guancia della nostra bimba, prima di sfiorare la sua manina. Lei, istintivamente, stringe il suo dito con le sue, minuscole, quasi a volersi assicurare che lui non scappi.
Direi che l’amore è corrisposto...
“Ah, ho perso la scommessa, comunque...” informo Marco, ridacchiando. “Tocca a te scegliere il suo nome.”
Lui sembra ridestarsi, seppur senza staccare gli occhi dall’angioletto che tengo stretto tra le braccia, come se fosse un miraggio e stentasse ancora a crederci.
“Su questo, non ho mai avuto dubbi. Lo so dal primo istante, prima della nostra scommessa... Avevo già pensato da tempo che, se mai avessimo avuto una figlia, il suo nome non avrebbe potuto che essere uno: Carlotta.”
Lo osservo in silenzio per qualche istante.
“Carlotta Nardi...” mormoro, poi. “Suona bene.”
Marco sorride. “Sapevo che ti sarebbe piaciuto.”
“E... c’è un motivo specifico, dietro questa scelta?”
“Ehi, dovresti saperlo, in fondo! Si vede che sei stanca,” scherza. “In un certo senso, te l’ho anche rivelato quella sera... avrei voluto che fosse femmina perché un giorno parlasse di me con lo stesso sguardo innamorato che hai tu, quando nomini tuo padre. Così, anche lui sarà sempre con noi, attraverso lei.”
All’improvviso capisco tutto: Carlotta, in onore di mio padre Carlo, che non è fisicamente con noi, ma che ha contribuito alla nostra storia quanto, e forse più degli altri. Che non è presente nella sua forma corporea, ma c’è ancora, e sarà felice quanto lo siamo noi.
“È un pensiero bellissimo...” mormoro, commossa.
Marco mi si avvicina ancora per asciugare le mie lacrime, prima di baciarmi.
Adesso sì, che è tutto perfetto.
 
Marco’s pov
 
Dopo essermi goduto questi meravigliosi minuti con Anna e Carlotta, finalmente tutti e tre insieme, decidiamo che è giunto il momento di dare la notizia anche al resto della famiglia.
Quando esco, trovo tutti in trepidante attesa.
La visione della nostra famiglia, riunita qui insieme a noi, mi commuove non poco.
“Ti vuoi dare una mossa, per favore? Vogliamo sapere, parla!” sbotta Chiara, dopo qualche istante di silenzio.
Rido alla sua impazienza: non cambierà mai!
“È nata!”
“... nata? Significa che...”
“Sì, è una femmina!”
L’urlo di esultanza di Chiara si sarà sentito almeno fino a Perugia, credo.
“Da brava zia, non avevo sbagliato! L’avevo detto fin dall’inizio, che sarebbe stata femmina!!”
“Anna come sta?” mi chiede Elisa, la voce che trema per l’emozione.
“Stanca, ma bene. Potete entrare a salutarle, adesso. L’infermiera ha concesso quindici minuti.”
 
Quando entrano nella stanza, Cecchini e mio padre stanno già piangendo, così come Chiara e Sara, che sono andate subito da Anna per abbracciarla e conoscere finalmente il nostro piccolo angelo.
Noto solo adesso che mia suocera è accanto a me, che osserva la scena con gli occhi lucidi, ma ha lasciato che fossero gli altri a salutare madre e figlia prima di lei. Sono sorpreso, ero convinto sarebbe passata avanti a tutti.
“Allora, come si chiama questa meraviglia?” chiede mio padre, curioso.
Anna mi rivolge un sorriso radioso.
“Carlotta... si chiama Carlotta.”
“È proprio un bel nome, le si addice!” commenta Cecchini, mentre gli altri annuiscono.
“È stato Marco, a sceglierlo...” precisa la mia futura moglie, spostando lo sguardo da me a Elisa. “Per papà... e sono sicura che c’è anche lui, con noi, adesso. Così come la mamma di Marco.”
Mia suocera, a questo punto, scoppia in lacrime, voltandosi verso di me per abbracciarmi.
Sono colpito dal suo gesto, ma lo ricambio con affetto, prima che finalmente anche lei si avvicini ad Anna, per stringerla e accogliere a sua volta la nostra bambina.
È il momento più bello della mia vita. Ci sono tutte le persone a cui tengo di più, in questi attimi.
Potessi scegliere, vorrei che durasse in eterno.
 
Stanotte, avevo talmente tanta adrenalina in corpo che non sono riuscito a chiudere occhio.
Mentre Anna dormiva, approfittando delle ore di sonno che potrà concedersi, sono rimasto ad osservare Carlotta dal vetro della nursery, per essere sicuro di non aver sognato tutto.
Quando anche la piccola si è svegliata perché aveva fame, l’hanno riportata da Anna per poi lasciarla insieme a lei nella stanza, visto che è stato un continuo alternarsi di nanna e pappa per tutta la notte.
In queste due attività, ha preso da te.
Che simpatico che sei, Grillo. Abituati, che resterai sveglio anche tu, a breve...
 
Ho salutato le mie due donne con estrema riluttanza, ma devo tornare al lavoro, non ho tempo di riposarmi adesso.
Il caso di femminicidio è ancora aperto, lo stalker è a piede libero, ma perlomeno la ragazza si è risvegliata dal coma in tarda sera, ieri. Me ne sta parlando adesso Sara, all’ingresso della caserma, spiegandomi perché fosse in ritardo per la cena che alla fine è saltata, per la nascita di Carlotta.
Non appena entro in caserma, vengo accolto da urla festanti: Cecchini li ha informati della nascita della piccola, e si sono organizzati tutti con dolcetti e spumante.
Ringrazio per gli auguri anche a nome di Anna, dicendo loro che sono liberi di andare a trovare lei e la bambina se vogliono, in fondo come abbiamo sempre detto, in questa caserma siamo una grande famiglia.
Dopo aver brindato, Ghisoni si avvicina a me e Sara per informarci che hanno trovato gli indizi necessari per collocare lo stalker sulla scena del crimine, e finalmente possiamo arrestarlo.
Cecchini si avvia con gli altri a casa di Lamantia, ma ci chiamano poco dopo, dicendoci di averlo trovato morto.
Adesso ci tocca indagare anche sul suo omicidio.
Sara mi propone di dividerci i compiti per i giorni a seguire, così che io possa stare anche con la mia fidanzata e nostra figlia. Se tutto va bene, come ci auguriamo, entrambe potranno tornare a casa prima di Natale.
 
Nel pomeriggio, accontento anche la richiesta di Ines di portarla a trovare Anna e Carlotta. Anche lei ha fatto i salti di gioia non appena ha saputo che avevamo avuto una femminuccia, perché così potranno giocare insieme.
Per tutto il tragitto verso l’ospedale, non fa altro che raccontarmi cosa potrà insegnare a Carlotta di tutto ciò che lei già sa, oltre a ricordarmi che quando sarà più grande, dovremo andare insieme alla centrale geotermica, come le ho promesso.
La ascolto fantasticare per tutto il tempo, pensando a come sarebbe un’ottima ‘sorella maggiore’, se solo non fosse figlia unica, e suo padre mettesse la testa a posto.
Quando giungiamo in ospedale, Ines non esita a fiondarsi nella stanza di Anna, che sta allattando Carlotta.
Quando, voltandosi verso di me con un’espressione nauseata, esclama “Ma è una cosa schifosissima!”, fa scoppiare a ridere sia me che Anna, facendoci tornare in mente per un attimo Cosimo.
Ah, l’innocenza dei bambini!
La convinco ad aspettare fuori, mentre la piccolina termina la sua poppata, poi entriamo finalmente a salutarle.
Ines è al settimo cielo quando ha il permesso di dare una carezza a Carlotta, prima di abbracciare forte Anna e iniziare a raccontarle quanto ha già detto a me in macchina.
Nel mentre, io prendo nuovamente mia figlia tra le braccia, ancora incredulo che sia davvero qui, approfittando di questi minuti per coccolarla.
 
Anna’s pov
 
Marco ha portato Ines a conoscere Carlotta.
È proprio un tipetto, sta parlando ininterrottamente da quasi un quarto d’ora, piena di entusiasmo. Ne sono contenta, è bello vederla così felice e la sua compagnia è piacevole.
Marco, nel frattempo, ha Carlotta tra le braccia, intento a osservarla ammaliato e a sussurrarle qualcosa in tono dolce.
Sono stupita non sia ancora crollato dal sonno, visto che stanotte non ha chiuso occhio  e stamattina ha lavorato tutto il tempo.
Dopo un po’, ci raggiunge anche Don Matteo, congratulandosi con noi per la nascita della nostra piccola.
L’infermiera, che avrà notato la leggera confusione creatasi, chiede a qualcuno di uscire dalla camera, così Marco propone a Ines di andare a prendere un succo di frutta mentre riportano Carlotta alla nursery, così da permettere al parroco di parlare con me.
Non che sia strano, che sia venuto a trovarci, ma se è venuto da solo, senza Natalina e Pippo, credo anch’io ci sia un motivo.
Lui si accomoda sulla sedia accanto al mio letto.
“Come ti senti? Sei riuscita a riposare un po’? mi chiede lui in tono gentile.
“Sono ancora un po’ stanca, ma è vero quello che dicono... Quando mi hanno messo in braccio mia figlia per la prima volta, ho dimenticato tutto il resto, il dolore, l’ansia... Sparisce tutto. È una gioia che è davvero difficile spiegare.”
Don Matteo annuisce. “Ero sicuro che ne saresti stata felice. Questo genere di salto nel vuoto fa più paura degli altri, ma ne vale sempre la pena.”
Sorrido alle sue parole. È vero che negli anni, io e lui abbiamo avuto qualche screzio, ma sempre e solo in merito alle indagini. Per il resto, è stato importante sia per la mia crescita personale, che quella intrapresa con Marco, al pari di Cecchini.
“E Lei, invece? Tutto bene?” indago allora, perché sono sicura che non sia venuto solo per chiedermi del mio stato di salute.
Lui sorride timidamente, sapendo di essere stato scoperto.
“Sapevo fossi in gamba, e che avresti intuito subito che ci fosse altro... Deformazione professionale?”
Rido, lasciando poi che mi spieghi tutto.
“So che tu e Marco avete altro a cui pensare, e a ragione direi, ma so anche che entrambi tenete molto a Ines. E lei, da giorni, non fa che ripetere che vorrebbe rivedere il suo papà per passare con lui il Natale...”
Intuisco subito cosa lui voglia dirmi, ripensando alla vicenda di Cosimo: sono situazioni simili, vorrei tanto che anche per la piccola andasse come fu allora per lui.
E nonostante tutto, sono ancora convinta che Sergio potrebbe avere uno spazio nella vita di Ines. Non è un santo, ma è pur sempre suo padre.
“Io posso solo provare a chiedere a Marco di fare qualcosa, ma sa bene anche Lei quanto sia restio quando si tratta di Sergio, sia per le sue esperienze personali che per quanto accaduto qualche mese fa...” mormoro, dispiaciuta di non poter fare di più.
Don Matteo però è di diverso avviso. “Non ti chiedo nessuna promessa, Anna, solo di provare ad aiutare Ines. Vale la pena tentare, ma solo voi due potete realmente fare qualcosa di concreto, per lei,” afferma in tono vago, lasciandomi intuire che il significato delle sue parole sia più profondo di quanto non sembri.
Io annuisco, leggermente perplessa, mentre Marco entra con la bambina al seguito.
“Ines, che ne dici se adesso lasciamo riposare Anna e torniamo a casa? Altrimenti Natalina non ci lascia niente, per cena!” suggerisce il parroco alla piccola, che accetta subito. Ci salutano ancora, lasciandomi poi da sola con il mio fidanzato.
Lo osservo stropicciarsi gli occhi.
“Dovresti andare anche tu a riposarti”, gli dico, ignorando il suo cenno di diniego.
“Non preoccuparti per me, davvero,” mormora, tornando a sedermisi accanto. Esita un attimo, prima di pormi la domanda che sapevo sarebbe arrivata. “Di cosa voleva parlare Don Matteo?”
Sospiro.
“Si tratta di Ines... probabilmente già lo sai, ma continua a chiedere di poter rivedere il suo papà, e Don Matteo non sa più cosa dirle. Voleva sapere se noi potessimo fare qualcosa per lei...”
Marco mi rivolge uno sguardo incerto.
“Sì, lo ha detto anche a me, Ines. E vorrei tanto poter realizzare il suo desiderio, ma la verità è che nemmeno io so come comportarmi. Sai dell’ultimatum che ci hanno dato gli assistenti sociali, per trovarle un’alternativa che non la allontani da Spoleto, ma sai meglio di me che non concederebbero mai a Sergio l’affido, non dopo quello che è successo.”
Io lo ascolto parlare, ben consapevole dei suoi dubbi, che in fondo sono gli stessi che provo anch’io. È una situazione complicata.
“Beh, magari la notte porta consiglio,” mormoro, a mo’ di battuta, accarezzando il suo viso stanco. “Marco, davvero, vai a dormire. A questo possiamo pensarci nei prossimi giorni, vedrai che troveremo una soluzione.”
Lui finalmente cede, acconsentendo alla mia richiesta, così dopo il ‘bacio della buonanotte’ va a casa, lasciandomi da sola a riflettere sulla situazione di Ines.
 
Marco’s pov
 
Dopo una notte di meritato riposo per recuperare le energie, stamattina sono tornato in caserma per sapere da Cecchini se ci sono novità sul caso.
È il 22 dicembre, domani Anna tornerà a casa con la nostra Carlotta, e per questo spero che riusciamo presto a chiudere il caso, così da poter passare le feste in tranquillità.
Una volta in ufficio, il maresciallo mi informa che le telecamere vicine all’abitazione di Lamantia hanno ripreso il padre della ragazza, e così convochiamo entrambi per interrogarli.
L’uomo sostiene di non essere stato lui a uccidere lo stalker della figlia, anche se avrebbe voluto farlo. Queste parole però di certo non lo scagionano, e sono costretto a disporre il fermo, richiedendo però ulteriori accertamenti, perché dal sopralluogo all’abitazione risulta che chiunque si sia introdotto all’interno abbia anche frugato alla ricerca di qualcosa.
Mentre l’uomo viene comunque portato via, il maresciallo commenta che in fondo lo capisce. Io non sono esattamente d’accordo, sebbene anch’io sia convinto che un padre, per i propri figli, farebbe qualunque cosa. E a tal proposito, gli chiedo se ha qualche minuto da dedicarmi. Lui, stupito, accetta di seguirmi di nuovo nell’ufficio di Anna.
“Si tratta di Ines,” gli dico, una volta dentro. “Non è mai andato via da Spoleto, in realtà, ed è rimasto per la bambina. Ines mi chiede sempre di rivederlo, ma io ho molti dubbi, al riguardo. Anche Don Matteo adesso ha chiesto a me ed Anna se possiamo fare qualcosa, ma... non so come comportarmi. Vorrei poterla accontentare, e in realtà ci ho anche provato, a convincere Sergio ad andarla a trovare, ma lui continua a dire che finirebbe solo per fare guai. È per questo che volevo un consiglio da Lei, in fondo c’è già passato da una situazione simile, e i suoi piani in genere funzionano, anche se mal congegnati...” ironizzo, ottenendo da lui una risata.
“Questo è vero, ha ragione,” commenta. “E so anche che insistere può servire, ma certe volte fa più effetto lasciare che gli altri riflettano da soli, sulle cose che gli diciamo. Forse, più che chiedere a Sergio di tornare, potrebbe provare a stuzzicarlo... fare leva sul suo desiderio di rivedere Ines, invece di obbligarlo. Un po’ come quel pazzo alla radio, pure un discorso serio da PM potrebbe convincere un delinquente a tornare sulla retta via,” mi suggerisce.
“Grazie, maresciallo. Davvero. Avevo bisogno di fare chiarezza.”
 
Dopo pranzo, la ragazza aggredita viene riconvocata in caserma insieme al fisioterapista del fidanzato in coma farmacologico da anni.
Lo stalker, a quanto pare, aveva fotografato i due insieme, in cui attestava il tradimento di entrambi. Lamantia aveva chiesto loro dei soldi per non far avere le foto alla moglie di lui, e voleva anche ‘di più’ dalla ragazza.
I due, però, si rifiutano di parlare e di ammettere la loro relazione nonostante le prove inconfutabili. Non abbiamo però la certezza che i soldi trovati nell’abitazione di Lamantia fossero i loro, e quindi siamo costretti a rilasciarli.
Questo caso sembra davvero irrisolvibile.
 
Chiara’s pov
 
Dopo un sacco di insistenza, sono riuscita a convincere Sara a prendere mezz’ora di permesso per andare a trovare mia sorella in ospedale. Non mi stupisce, che sia diventata così amica di Anna, sono uguali! Forse è anche per questo che anche a me è simpatica.
Comunque, abbiamo preso un regalino sia per lei che per Carlotta. Ora che finalmente ho avuto la conferma, le preparerò un guardaroba degno di una principessa. Non mi interessa se mia sorella protesterà, mia nipote diventerà una fashionista come la zia.
“Buongiorno!” esclamo, aprendo la porta quando arriviamo, e scatenando il pianto della bambina.
“Chiara!! Si era appena addormentata!” mi rimprovera Anna con un’espressione esasperata.
Ops...
Nonostante il rimbecco meritato, è felice di vederci, e ancora di più quando Sara prende in braccio la piccolina tentando di tranquillizzarla.
Lottie si calma abbastanza in fretta, e dopo qualche minuto, arriva il mio turno, di tenerla tra le braccia.
Quant’è bella... un angioletto. Ha un ciuffetto di capelli ramati sulla testolina, e sebbene sia ancora troppo presto per avere la certezza sul colore, sono sicura che quando crescerà, avrà gli occhi verdi.
Voglio dire, sia la sua mamma che il suo papà li hanno. Me la immagino già... boccoli biondo rame, e due occhioni verdi da cerbiatta. Sarà una bambolina più di quanto non lo sia già!
Con la coda dell’occhio, noto mia sorella stringere la mano di Sara, e sorrido.
È bello vederla reagire così, nonostante tutto.
Rimetto la bimba nella sua culletta, per poi porgere a mia sorella i regalini, spiegandole che con mamma stiamo già provvedendo a comprarle dei vestitini e tutto l’occorrente che le serve.
Anna alza gli occhi al cielo, disperata al solo pensiero, facendo ridere Sara.
“Tranquilla, al prossimo round di shopping, potrai tenere a bada tu stessa nonna e zia,” le suggerisce, con mia sorella che fa una smorfia.
“Sarà comunque inutile, faranno come vogliono ignorando le mie proteste, lo so già.”
Dopo le risate dovute agli aneddoti che racconto a mia sorella, riguardo alle chiacchiere scambiate mentre aspettavamo notizie sulla nascita di Carlotta, le chiedo come si sente.
“L’avrò ripetuto non so più quante volte... sto bene, sono solo un po’ stanca. È un lavoraccio, partorire.”
“Come, non eri tu quella instancabile per natura?” le chiedo, fingendomi sconcertata.
Sara ride. “Allora è vero, che fare la mamma è il lavoro più difficile del mondo, nonostante noi siamo abituate ad orari imprevedibili!”
La sua battuta fa ridere sia me che Anna, ed è bello vedere che Sara è davvero passata dal vergognarsi della sua ferita, al riuscire addirittura a scherzarci su.
“Vedrai che da domani andrà meglio,” assicuro poi a mia sorella, “una volta a casa, ci sarà tutta la famiglia a darti una mano. Lo sai, che non sei sola.”
“Ho come l’impressione che ci sia anche altro, che ti preoccupa,” constata però Sara, dopo qualche istante a osservarmi.
“In un certo senso... sì. È per Ines,” ammette Anna, spiegandoci poi tutta la storia, e chiedendo la nostra opinione sulla soluzione a cui ha pensato.
“Solo tu sai se può essere davvero quella migliore,” mormoro io, dopo una lunga pausa. “Perché si tratta di una scelta importante...”
“Sono certa che saprai cos’è più giusto fare,” concorda Sara. “Lo capirai al momento opportuno.”
  
Marco’s pov
 
Oggi è il grande giorno.
Finalmente Anna e Carlotta, nel pomeriggio, torneranno a casa.
Tre giorni senza Anna, e l’appartamento mi è sembrato enorme e terribilmente vuoto, ma da stasera, quando saremo tutti e tre insieme, tornerà ad essere colmo di gioia e amore. Non vedo l’ora.
Prima di andare in caserma, però, decido di seguire il consiglio che Cecchini mi ha dato ieri.
Sono quasi arrivato al casale fuori città, dove so che è parcheggiato il camper di Sergio, per tentare un’ultima volta di convincerlo a rivedere i suoi piani.
So che è davvero l’ultimo tentativo che posso fare, poi il mio tempo a disposizione sarà scaduto, e Ines verrà portata via.
Quando busso alla porticina, mi risponde una voce poco distante: Sergio è appoggiato all’ingresso della sua officina clandestina, intento a fumare una sigaretta.
“Come mai da queste parti?” mi chiede, dubbioso.
“Sono passato per farti gli auguri di Natale, ormai ci conosciamo da abbastanza tempo e mi sembrava giusto...” ironizzo.
Lui ride alla mia battuta, prima di tornare serio, come me.
“Dovresti immaginare, perché sono venuto.”
“Provo a indovinare... Ines?”
Annuisco. “Volevo solo dirti che hai ancora tempo per ripensarci. Puoi ancora provare ad essere presente nella sua vita, anche se nell’immediato non potrai avere di più. Ma non ti obbligherò a fare qualcosa che non vuoi, non più. Ci abbiamo provato, e il risultato lo conosciamo. Ines però vorrebbe averti accanto, e nonostante io non sia esattamente d’accordo perché non voglio che soffra di nuovo, non ti impedirò di vederla, se vorrai.” affermo, prima di andare alla parte peggiore del discorso. “Devi comunque sapere che Ines presto verrà affidata a un’altra famiglia, non resterà a Spoleto, gli assistenti sociali ritengono che sia meglio. Fossi in te, non permettei che mia figlia mi venga portata via senza far niente. L’amore per lei, e non solo quello, può cambiarti nel profondo. Ricucire quelle ferite che sembrano insanabili. Lo so perché l’ho imparato a mie spese, qualche anno fa. Ho fatto tesoro di quegli insegnamenti, e oggi più che mai sono sicuro di aver fatto la scelta giusta, perché porterò a casa il frutto dell’amore di quella mia sfida personale contro le mie stesse paure. Non avrei mai pensato che sarei stato così felice di avere una famiglia, eppure ti assicuro che non c’è niente che vorrei di più, in questo momento.”
Sergio annuisce dopo avermi ascoltato attentamente.
“Suppongo tu e Anna siate ufficialmente genitori, allora...”
“Sì, la nostra bambina è nata tre giorni fa. Si chiama Carlotta.”
“Congratulazioni per il suo arrivo... sono molto felice per voi,” afferma. “E... grazie, per quello che hai continuato a fare per me, nonostante io non me lo meriti. Posso assicurarti che ci penserò, a quello che mi hai detto.”
Mi porge una mano, che io accetto senza esitazione.
Non ha più senso farci la guerra, e aver ottenuto questa tregua è più di quanto avessi sperato.
 
Rientro in caserma in tarda mattinata, e scopriamo che l’arma che ha sparato allo stalker appartiene alla moglie del fisioterapista.
Riusciamo a rintracciarla nel primo pomeriggio, e lei stessa ci dice che aveva cercato di ottenere le foto da Lamantia così che smettesse di ricattare suo marito. Sapeva della sua relazione extraconiugale, ma se questa fosse venuta allo scoperto, lui l’avrebbe lasciata, perché innamorato di Francesca. Quando era andata da Lamantia per consegnargli i soldi, lui ne aveva chiesti più di quanto pattuito, e durante il litigio era partito un colpo dalla pistola che si era portata dietro.
Io ho seguito il caso fino alle fasi finali, ma ho lasciato che fossero Cecchini e Sara ad occuparsi della chiusura delle indagini, perché altrimenti avrei fatto tardi e devo andare da Anna in ospedale.
 
Per tutto il tragitto di ritorno dalla struttura, ho dovuto impormi di non guardare costantemente lo specchietto retrovisore, per vedere Anna e Carlotta nella sua culletta, sui sedili posteriori dell’auto. Riesco a mala pena a contenere la mia felicità.
Giunti sotto casa, davanti al portone incontriamo la signora Serena, intenta a spazzare.
Ma non ce l’ha un altro hobby? O spazza, o guarda soap opera.
Scendo dall’auto, affrettandomi ad aiutare Anna, che ha in braccio nostra figlia. Fa freddo, stanotte è piovuto, non vorrei che ci sia del ghiaccio e scivolino. Afferro il porte-enfant e il borsone con i vestiti di Anna, mentre lei ha preso quello con l’occorrente di Carlotta, avviandoci poi verso l’ingresso del palazzo.
Quando la signora ci nota avvicinarci, con la piccola in braccio alla mia fidanzata, inizia a lamentarsi.
“Adesso non si potrà più stare tranquilli, con la bambina che piangerà sempre,” borbotta, come se non sapesse già da tempo che questo momento sarebbe arrivato... sono mesi che spia Anna e adesso si stupisce che abbiamo uno scricciolo tutto nostro?
“Le assicuro che faremo del nostro meglio per evitare che la disturbi,” mormora la mia fidanzata avvicinandosi al portone, in attesa che io apra, e la vecchietta ne approfitta per osservare il visino che sbuca in mezzo alla coperta in cui è avvolta Carlotta, e cambia espressione di botto.
Sembra folgorata, quasi fosse bastato vederla per spezzare l’incantesimo che la rendeva la ‘strega cattiva’ della fiaba.
“Pensandoci meglio, in effetti una neonata ci voleva, in questo quartiere,” afferma poi, con una voce intenerita che non credevo possedesse. “Ormai non nascono più tanti bambini da queste parti, e se non vi date da fare voi giovani per ripopolarlo, finisce che restano solo vecchie rompiscatole come la signora Lucia che sta nel palazzo di fronte, che si lamenta dalla mattina alla sera.”
Io mi giro verso Anna, sconcertato.
Sto per dire che di vecchiette rompiscatole ne sappiamo già qualcosa, oltre alla signora Lucia, ma la mia fidanzata mi blocca appena in tempo con una leggera gomitata e un’occhiataccia.
“Ma che ci fate ancora qua?” strilla d’un tratto la nostra adorabile vicina, che a quanto pare è tornata in sé. “State qua impalati al freddo invece di portare questo angioletto a casa! Su, sbrigatevi a salire!”
Ah, menomale. Per un attimo, ho temuto fosse cambiata davvero!
 
Anna’s pov
 
È la mattina di Natale.
Fuori, nevica piano.
Mi sto preparando per andare alla messa insieme a Marco e Carlotta - avendo mancato quella di mezzanotte di ieri per ovvi motivi.
Fatico ancora a credere alle coincidenze che si sono venute a creare: io e Marco siamo diventati genitori poco prima di Natale (quello vero), dopo esserci messi insieme la notte del Natale di Cosimo, ad agosto.
Marco mi ha chiesto di sposarlo proprio il 20 di dicembre, nella stessa data a distanza di due anni abbiamo accolto nostra figlia, e tra qualche mese, dopo mille intoppi, ci sposeremo. Finalmente.
Non potrei essere più felice di così.
Non ho dovuto rinunciare a nulla, né al lavoro, né all’amore. Ho vinto contro tutti i pregiudizi del mondo dell’Arma e di mia madre, che credeva non avrei mai potuto avere una famiglia se avessi fatto il Carabiniere, o almeno lo aveva pensato fino a quando non aveva conosciuto Marco. A quel punto, anche lei era tornata sui suoi passi.
Una volta preso tutto, andiamo a piedi verso la chiesa di Sant’Eufemia, dove incontriamo la nostra famiglia al completo: quella di sangue, quella della caserma e anche della canonica.
Stiamo per entrare, quando una figura in lontananza alza la mano in segno di saluto.
Ines spalanca gli occhi.
“Papà!!” strilla, correndo incontro a Sergio, al settimo cielo, gettandogli poi le braccia al collo.
Rivolgo uno sguardo stupito ma felice al mio fidanzato: non so come né quando sia riuscito a convincerlo, ma sono certa che la sua presenza qui, stamattina, sia merito suo.
Sergio si avvicina a noi con la figlia in braccio, salutandoci prima di stringere amichevolmente la mano di Marco.
Don Matteo chiama la piccola dopo qualche istante, per servire la messa insieme a lui. Lei lo segue, certa che il suo papà stavolta non andrà via.
“Se la tua offerta è ancora valida, vorrei accettarla,” chiede poi Sergio a Marco, in tono quasi di supplica. “Vorrei poter vedere Ines, di tanto in tanto.”
“Come ti ho detto, i servizi sociali la affideranno a una famiglia lontana da Spoleto, probabilmente, ma posso tentare di parlare di nuovo con loro. Magari riusciamo a trovare una soluzione alternativa.”
Sergio lo ringrazia comunque, prima di seguirci in chiesa.
 
È sera.
Siamo tutti a casa mia e di Marco.
C’è nonno Eugenio, intento a coccolare Carlotta, nonno Nino, che tiene in braccio il figlio di Assuntina mentre lei chiacchiera con Zappavigna. Mia madre è in cucina con Chiara, intenta a spiegarle cosa fare e lamentandosi perché non ha ancora imparato.
Se invece di fare la geisha, si fosse fatta dare lezioni di cucina...
... oggi non saremmo qui a festeggiare il Natale così, con me e Marco in procinto di sposarci e con una figlia appena nata.
Ah, giusto. Come non detto.
Sto finendo di mettere a posto i regali ricevuti e scartati nel pomeriggio, quando tutta la famiglia si è riunita a casa nostra insieme agli amici.
Sento due braccia stringermi con dolcezza.
“Posso avere la mia fidanzata tutta per me, per due minuti?” scherza Marco, quando mi volto verso di lui.
In effetti, è tutto il giorno che ci tengono separati per un motivo o un altro.
“Fossi in te, approfitterei del momento...” suggerisco, prima di ricambiare il suo lungo bacio, godendoci questi pochi attimi di tranquillità insieme.
Dopo un po’, decido di farmi coraggio.
Inspiro a fondo.
“Pensi davvero quello che hai detto a Sergio, stamattina?” gli chiedo, leggermente titubante. “Cioè... se troverai una soluzione che le consenta di restare a Spoleto, intendi davvero permettere a Sergio di vederla di tanto in tanto, o comunque fare in modo che gli venga tolto il divieto di avvicinarsi?”
Marco annuisce. “Il mio obiettivo è sempre stato la felicità di Ines, fin dal primo giorno, e so che con suo padre lei è contenta. Quindi sì, manterrei la mia parola, pur continuando a tenerlo d’occhio.”
Ammetto di essere un po’ stupita dalla grande maturità che sta dimostrando nell’affrontare questo discorso. Ogni giorno, mi accorgo sempre di più quanto sia davvero diventato un uomo migliore, e soprattutto, come sia riuscito ad accettare e superare le paure che lo avevano sempre bloccato.
È a questo punto che decido di parlare.
“Io, in effetti, una soluzione forse ce l’avrei...” mormoro.
“Sì?” mi chiede lui, inarcando le sopracciglia.
“Pensavo che... ecco... potremmo chiedere noi l’affidamento di Ines,” suggerisco infine. “Tu sei già il suo tutore legale, noi stiamo per sposarci, e non credo te lo negherebbero. Così potrà restare a Spoleto, vedere la nonna, il suo papà e non perdere gli affetti che è riuscita a costruire in questi mesi. Anche loro vogliono tutelare il suo benessere, e lei qui sta bene.”
Sul volto di Marco si fa strada un sorriso enorme, come un bambino che ha trovato sotto l’albero il regalo che più desiderava.
“Dici che potremmo davvero... davvero?” torna a domandarmi, quasi stentasse a crederci, e facendomi ridere.
“Davvero,” sorrido. “Anche perché, abbiamo tutto da imparare, per diventare dei buoni genitori per Carlotta. Qualcosa mi dice che Ines sarà più che contenta, all’idea di avere una ‘sorellina’.”
La risposta di Marco non si fa attendere, e non servono parole, in questo caso.
Torna a baciarmi, e non potremmo essere più felici.
Finalmente è tutto perfetto.
Questo Natale, non lo dimenticheremo mai.
 
Ciao a tutti!
Finalmente!!! Carlotta è nata!
Ve lo aspettavate, che arrivasse già in questo episodio? (Che fosse femmina neanche ve lo chiediamo, tifavano tutti per lei!) Vi è piaciuto il nome?
E il caso di Ines e Sergio? Restavano soltanto loro, ormai... e Coso ha certamente sbagliato, ma nella nostra versione dei fatti, ha saputo cogliere l’opportunità che gli è stata offerta. Ines potrà restare col suo adorato tatuatore legale e vedere il suo papà ogni volta che vorrà.
Sembra incredibile, siamo giunti quasi alla fine! Un altro capitolo, e questo viaggio sarà concluso.
Cosa manca, adesso, per il gran finale?
Come sempre, io e Martina vi ringraziamo per l’affetto!
A giovedì,
 
Mari
 
   
 
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