Alla
fine anche a me è toccata la stessa sorte dei miei fratelli,
loro
hanno esultato alla notizia della libertà e del ritorno a
casa;
io
potessi resterei qui, non me ne voglio andare.
Mi
asciugo una lacrima col dorso della mano mentre raccolgo le mie cose,
lui non si fa vedere da quando ha dato le comunicazioni.
Siamo rimasti solo noi due in casa e il vuoto si fa sentire.
Non
riesco a smettere di pensare a come farò ma
non trovo
alcuna
soluzione e so che lui non è messo meglio di
me.
Sto
cercando di smettere di pensare ma la testa non è della
stessa
opinione, può essere considerata pazzia o meglio,
verrò additato
come una
vittima dalla
sindrome di Stoccolma
ma
sento questa come casa mia non quella che mi aspetta fuori di qua.
Non voglio rivedere Feliks, le cose fra di noi non vanno più bene, nella mia testa ho già preso una decisione devo solo comunicargliela.
E
so che inizierà a fare la vittima, ma sono stanco, anche se
questo è
l’ultimo dei miei pensieri.
Guardo
quella stanza vuota centimetro per centimetro ho la sensazione di
aver lasciato qualcosa, solo
che non
è materiale.
Mi
sembra di dover seppellire tutti questi anni in un
attimo ma
non
voglio farlo.
Non
posso dire di esser stato sempre bene in
questi anni
ma ormai per me questa è casa.
Esco
dalla mia camera e vado verso la porta principale vorrei dire
qualcosa ma la voce mi si spezza in gola.
Varco
la porta e il bagliore bianco della neve mi fa socchiudere gli occhi,
era dal
giorno
dell’annuncio
della nostra indipendenza
che
non uscivo.
Mentre
i miei passi affondano nella neve la mia mente viene affollata da
ricordi non solo recenti ma vecchi, ancora mi fa strano ricordare che
un tempo ero io la nazione più forte fra noi due
chissà chi lo
ricorda, oltre a me.
Ma soprattutto, se lo ricorda lui?
Ormai
non importa più,
sarò io il solo custode di quei ricordi.
Sospiro
voltandomi verso la casa, la stretta allo stomaco aumenta quando lo
vedo alla finestra.
Gli
faccio un cenno con la mano stile saluto mentre sorrido ma non
è un
sorriso felice, le lacrime prendono di nuovo possesso del mio
volto.
Stringo
con una mano la valigia, l’unica cosa che non mi fa crollare del
tutto è
la sensazione che lo rivedrò, non so quando ma sento
che accadrà.
Ehi,
Ivan sappi che ci vedremo di nuovo, mi hai legato a te.
Mi
dico in testa mentre il bianco mi inghiotte facendomi sparire dalla
sua vista.