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Autore: Shaara_2    24/05/2020    6 recensioni
“Ben perché non sei tornato da me?” gli chiese, asciugando le lacrime.
Ma lui rimase immobile a guardarla, sorpreso e senza fiato.
“Rey? Sei tu?” le rispose, incredulo, aggrappandosi al cristallo kyber che lo teneva prigioniero. “Pensavo che non ti avrei più rivisto.”
***
Ciao a tutti. Ho deciso di scrivere questa breve storia REYLO (Ipotetica relazione sentimentale tra Rey e Ben Solo), per raccontare un possibile Epilogo “soddisfacente” dopo TROS. Come tutti i miei racconti, ci sarà il lieto fine. Questa storia è ispirata alla filosofia degli Je’Daii. Buona lettura
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Finn, Kylo Ren, Maz Kanata, Poe Dameron, Rey
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 20

 

  Grazie infinite a Alcalafalas per aver realizzato questa immagine meravigliosa.
Il disegno non è fatto per questa fan fiction, ma gentilmente concesso da
Alcalafalas per le mie storie. 
Grazie per tutto Alcalafalas. La tua arte è fonte di ispirazione. Per vedere altri suoi disegni cliccate qui.
 

⧫⧫⧫

 

Là fuori, ben oltre le idee di giusto e sbagliato c’è un campo:

ti aspetterò laggiù.

Quando colui che cerca raggiunge quel campo

si stende e si rilassa:

là non esiste credere o non credere.

 

(Rumi)

 

⧫⧫⧫

 

 

Poe spinse i motori al massimo. Quando raggiunse la piccola luna, che per inerzia vagava senza meta nello spazio, un pensiero gli balenò nella mente. Scosse la testa, allontanando l’ombra della paura, e si decise a condividerlo con l’aleena.

 

“Servirebbero le spinte congiunte di più propulsori, uno per ciascun verso degli assi cartesiani, per evitare che Bogan prosegua incontrollato il suo moto in assenza di resistenza aerodinamica.”

 

L’aleena si fermò per fissarlo negli occhi. “Cariche esplosive?”

 

“L’idea è quella.”

 

“Abbiamo sganciato quasi tutto quello che avevamo su Tython, come pensi di fare?”

 

Poe sollevò un labbro in un sorriso rassegnato, poi sospirò. “Intanto spariamo quello che abbiamo…”

 

“Che cos’hai in mente, Poe?” gli domandò Rey, apparendo contemporaneamente sui radar e sullo schermo olografico.

 

Il pilota guardò sbigottito il piccolo Ala-X che viaggiava nella sua direzione.

 

“Che cos’hai in mente tu, ragazza?” ridacchiò, mentre la vedeva avanzare. “Lo sai che, fuori della tua nave, sono io il comandante?”

 

Rey gli sorrise, allacciando il casco sotto al mento e girando l’inquadratura su BB-8, perfettamente agganciato nel suo scomparto. “La luce si sta affievolendo. Dobbiamo portare giù la luna di Bogan prima possibile.”

 

“È esattamente quello che sto cercando di fare… Torna alla base!”

 

“Avanti, Poe. Non vuoi che due vecchi amici vengano in tuo soccorso?”

 

“No. Gli Jedi si devono occupare della Forza, lascia il lavoro sporco ai vecchi piloti…” Le fece l’occhiolino, tappando la bocca all’aleena, prima che dicesse una delle sue idiozie. “Rey, occupati della luce…”

 

“Cosa?”

 

“Fai in modo che la luce non si spenga. Senza luce, non c’è futuro. Mi hai capito?” Poi salutò la ragazza, portando una mano alla fronte.

 

“Che intenzioni hai?” domandò Rey, con aria turbata. Ma Poe le sorrise un’ultima volta, quindi spostò la leva dei generatori 04-Z Novaldex alla massima potenza, chiudendo la comunicazione.

 

L’Ala-X di Poe sfrecciò in direzione di Bogan, avvitandosi nello spazio fino a raggiungere la Luna che, apparentemente, sembrava rallentare il suo moto. Fissò le coordinate sul computer di tracciamento ANq 3.6 e si girò ancora una volta a cercare l’attenzione dell’aleena che adesso sostava accanto lui, appena sopra la plancia.

 

“Vuoi che lo faccia io?” gli domandò l’aleena, fissandolo in modo severo.

 

“No, va bene così.”

 

Poe, con il volto rigido e serio, cliccò sul pulsante di attivazione dei tubi di lancio MG7 Krupx. “Sei pronta?”

 

L’alenna gli sorrise, ripiegando il velo per metterlo nel marsupio. “Sono nata pronta. Spara.”

 

Poe ricambiò il sorriso, armando i siluri protonici. “Tre, due, uno…”

 

 

Un lampo di luce illuminò lo spazio sopra l’Ala-X di Rey nello stesso istante in cui un bagliore improvviso cominciò ad espandersi intorno a Tython.

 

Finn e Maz apparvero sull’holonet del suo piccolo caccia stellare, cominciando a parlare contemporaneamente e ad alta voce.

 

“Che diavolo state facendo, tu e Poe?” tuonò Maz, con un’espressione mista tra inquietudine e timore. “Sono io che sto coordinando le operazioni.”

 

“Rey”  la voce di Finn sembrava turbata. Il fatto che si grattasse la testa fugava ogni dubbio su quanto fosse preoccupato e confuso. “Perché Poe non mi risponde?”

 

Booom.

 

L’eco di un'esplosione risuonò nello spazio come una vibrazione della Forza.

 

“Poe!” gridò Rey, unendosi ai ripetuti richiami di Finn.

 

“Poe, perché non rispondi?”

 

Ma, mentre Finn si accordava con Maz per un cambio del piano, la ragazza si incurvò su se stessa, come se qualcosa la stesse chiamando. Sollevò la testa, tenendosi l’addome. “Che cos’è questa…” Guardò dal vetro anteriore del suo caccia stellare, sgranando gli occhi per la sorpresa. La sua non era solo una sensazione. Era più una forza, sottile e tesa.

 

“Una luce?” mormorò, toccandosi la bocca e rallentando i propulsori. “La luce” ripeté a voce alta, orientando gli schermi verso Tython. E di colpo capì.

 

Non era un’immagine che si poteva percepire a occhio nudo, la luce che vedeva era lo spettro visibile di una radiazione trascendente al tempo e allo spazio. Un’eco che vibrava nella sua mente, nelle ossa e dentro ad ogni sua cellula. Un richiamo che pulsava espandendosi, ad ogni battito, dentro la sua anima. Una fiamma ardente.

 

“Devo andare.”

 

Provocando un lieve rollio delle ali, tirò la cloche verso il basso, spingendo il suo velivolo in una cabrata, poi invertì la rotta, puntando il muso della carlinga verso Tython. Spalancò gli occhi dentro ad un sospiro. “Il faro di Tython” sussurrò ancora, stabilizzando il caccia stellare.

 

“Rey, vuoi dirmi qualcosa?” Finn parlò con la voce frantumata dall’ansia. I suoi occhi sembravano supernove in procinto di esplodere. Il suo volto sudava stretto tra panico e paura.

 

“Poe vuole far cambiare rotta alla luna, ma qualcosa mi sta chiamando verso la luce.” Aumentò la potenza dei motori. “Devo andare.”

 

“Quella luce?” Finn fece una smorfia, aprendo le labbra come se stesse per parlare, ma la voce di Maz tuonò prima che lui riuscisse a spiegarsi.

 

“Rey, Poe, questa anarchia non aiuterà il piano. Mi volete dire che cosa state facendo?”

 

Rey fissò lo schermo, domandandosi se ci fosse un modo per ritornare nello schema del piano studiato da Maz, senza perdere il contatto con il richiamo della luce. Poi girò gli occhi verso il caccia di Poe che seguiva la traiettoria della luna e, infine, guardò verso il bagliore azzurrino proveniente da Tython. Abbassò le ciglia fino a sfiorare il viso, mordendosi le labbra con vigore. Fece un sospiro.“Ecco, io…” non sapeva che cosa dire. Ma non poteva abbandonare i suoi amici senza neanche una parola. “Poe sta cercando di far cambiare rotta alla luna. Volevo raggiungerlo per aiutarlo, ma ho sentito qualcosa attirarmi verso Tython. Mi dispiace, Maz. Devo andare.”

 

Boooom. 

 

Un colpo di siluri protonici colpì Bogan d’improvviso.

 

Booom.

 

Un altro colpo partì dai cannoni del caccia stellare di Poe.

 

Boooom. Boooom, Booom.

 

Poe continuò a sparare a ripetizione. Ma gli occhi di Rey, ormai, guardavano soltanto verso Tython. La sua mente, il suo cuore, le sue viscere, tutto la portava verso la luce che si affievoliva sempre più. Ancora e ancora, diventando sempre più effimera.

 

“Ho capito, Rey” proruppe Maz, interrompendo i suoi pensieri. “Dobbiamo coordinarci per salvare il piano. Rey, devi pensare a quello che ti sta chiedendo la Forza.” Poi Maz si girò di lato, cercando l’attenzione delle persone che stavano con lei sulla plancia della sua nave. Rey seguì i movimenti dell’aliena con gli occhi, poi la vide sorridere verso lo schermo.

 

“Chewie, pensi di riuscire a portare quel trabiccolo verso Tython? Penso che il pilota pazzo voglia prendersi tutti i meriti di questa operazione. Poi andrebbe in giro a cianciare di essere il miglior pilota della Galassia e, tu ed io, sappiamo che non è vero.”

 

“Wrrrrraarrrr” grugnì il wookiee, facendo un sì con il muso.

 

“Bene” gli rispose Maz, tornando a girarsi verso di lei. Rey ebbe un sussulto. Possibile che Maz avesse veramente capito tutto? Era possibile che anche Maz sentisse la Forza? Ma l’aliena non le diede il tempo di farsi altre domande perché subito riprese i fili del piano, dando ordini a tutti i partecipanti.

 

“Rey, Finn, andate a vedere se è possibile fare qualcosa per quella luce proveniente dal pianeta. Ma fate attenzione.”

 

“No, andrò da sola!” 

 

Rey fissò Maz con aria convincente. Sarebbe stato pericoloso. Ben era la sua metà dentro alla diade, e non voleva che anche Finn fosse coinvolto. La vita di Ben era strettamente legata alla sua stessa esistenza e non era necessario che altre persone si mettessero in mezzo. O che rischiassero la vita per lei. Per loro. Anche se, ormai, era chiaro a tutti che Maz ritenesse Finn importante proprio a causa di quel suo strano legame che univa loro tre alla Forza. Loro tre…

 

“Noi tre” ripeté a voce alta. E il numero tre assumeva, adesso, un ruolo speciale nella sua mente. Tre era diventato un valore fondamentale per quella missione. Un numero ricorrente. Tre i pianeti, i libri, gli elementi, e loro stessi. Tre persone, unite dentro una profezia che la vedeva protagonista. Una profezia che chiedeva di far tornare i tre i simboli in uno solo, per rivelare un altro libro celato nella Forza. Tre erano i pianeti che dovevano convergere in un’unica massa, tre gli elementi che dovevano fondersi in una sola sostanza e… 

 

“Siamo legati…” sussurrò, più a se stessa che al resto della squadra. 

 

“È così, Rey, tutto è energia” le rispose Maz, sollevandosi gli occhiali. Forse non aveva bisogno di quelle strane lenti per capire le sue emozioni. Forse Maz aveva capito quel disegno da sempre e, adesso, stava aspettando che anche lei ci arrivasse. “Tutto è interconnesso” aggiunse l’aliena.

 

Il cuore di Rey riprese a battere veloce, mentre puntava l’iperguida verso il fulcro della luce. “Tutto è energia, tutto è interconnesso” le aveva detto la vecchia su Tatooine. Lo ripeté ancora una volta a voce alta, osservando la scia dell’Ala-x di Finn che sfrecciava dietro di lei per raggiungerla.

 

Boom.

 

Un altro siluro protonico lanciato da Poe colpì la luna di Bogan.

 

Booom, bommm boom. Poe faceva fuoco a ripetizione, senza sosta, come se non ci fosse più tempo, fiato o energia, come se tutto stesse per finire.

 

“Che dobbiamo fare? Che cosa senti?” le sussurrò Finn, fissandola dal suo caccia stellare, che ora volava affianco al suo.

 

Rey spostò la cloche verso l’alto, puntando verso Tython. Uno sguardo verso il pianeta avvolto nella lava, poi accese i propulsori alla massima potenza.

 

“Voglio raggiungere la luce. È lì che sta Ben. È da quel nucleo che sta arrivando il richiamo della Forza.”

 

“Rey, quel pianeta sta per esplodere. Se Poe riuscisse a far spostare l’orbita della Luna, forse non avremo più il tempo di scappare.”

 

“La Forza mi sta chiamando, Finn. Torna indietro. Questa non è la tua battaglia.”

 

Ma questa volta il ragazzo le sorrise senza esitazione. “Ti ricordi la profezia?

 

Se le dimensioni in pace vorrai far tornare, mercurio, zolfo e sale dovrai far incontrare. 

E tu che sei sale, nel sacrificio mostrerai il tuo amore.

Si aprano le acque, si sollevi il mare, infuri la tempesta, si spostino le lune, se ciò che ami vorrai salvare, i tre simboli dovrai far combaciare. 

Ashla, Bogan e Tython, tutto tornerà al suo phanteon.

Giovane sposa, tu non tremare, segui la via dove porta il tuo cuore.

 

Ti ho lasciato sola troppo a lungo. Questa volta non andrai da nessuna parte, senza di me. Salveremo Ben Solo insieme.”

 

“Cosa?” gli domandò Rey, con un sorriso sbigottito. Veramente Finn ricordava la profezia a memoria? Davvero Finn voleva salvare Ben Solo? Forse stava di nuovo sognando.

 

Ma il ragazzo non le diede il tempo di aggiungere altro e deglutendo le disse ancora: “Tu devi andare dove ti porta il tuo cuore, Rey… ma, questa volta, ti starò vicino. La Forza ha scelto anche me e deve esserci una ragione.”

 

“Finn, io…” Che dirgli? Che stava mettendo a rischio la sua vita per salvare Ben Solo? Non serviva, tutti lo stavano già facendo. Improvvisamente salvare Ben, e salvare l’equilibrio della Forza, era diventata la stessa cosa. Un’unione oltre la ragione, oltre la frenesia della guerra e l’orgoglio. Oltre al tempo. Aldilà di ciò che fosse giusto o sbagliato, adesso si vedeva un campo. E tutti si stavano incontrando là. In quell’unico punto convergente. In un nucleo di luce senza tempo e senza spazio. Una trascendenza. Un’utopia fatta di pura luce. Un regno fantastico, che si nutriva di energia, perdono, unione, amore. E, con gli occhi bagnati da questa nuova consapevolezza, guardò il suo amico, oltre il vetro che li separava e proteggeva dallo spazio infinito. Poi gli disse due sole parole, ammantate di amicizia e riconoscenza: “Ti ringrazio.” Le uniche che ancora poteva ripetere: “Grazie.”

 

Finn le sorrise con gli occhi del cuore. La guardò commosso, lucido e vibrante, oltre al vetro del suo velivolo. Un movimento della cloche e i due Ala-X entrarono nell’atmosfera incandescente di Thyton, riuscendo ad atterrare, per un soffio, accanto al vecchio faro.

 

Un lampo di luce illuminò il cielo nero.

 

Rey e Finn si fissarono preoccupati, scendendo dai caccia stellari e mettendosi a correre sul terreno divelto e sconquassato dai venti.

 

“La temperatura è altissima, non possiamo stare qui a lungo!”

 

“Devo trovare Ben! Finn, vai via, prima che sia troppo tardi!”

 

“No, verrò con te!” Finn le sorrise. “Dovresti smettere di dirmi che cosa devo fare.”

 

“Sì?” ridacchiò lei, saltellando tra i massi fumanti per l’alta temperatura della superficie. “Sbrighiamoci…”

 

La situazione del pianeta era estrema. Scosse telluriche, scoppi di vulcani in eruzione, fulmini e lampi attraversavano l’orizzonte non troppo lontano, mentre forti venti facevano sgretolare grandi ammassi di rocce, che cominciavano a ruotare come sospinti da forze misteriose.

 

Tutto sembrava fragile e oscuro, esattamente sul punto di esplodere.

 

In lontananza un fumo denso e scuro, sormontato da fiamme altissime, rosse e tremolanti, indicava il punto di impatto della prima luna.

 

“Quella è Ashla” indicò Finn con un dito, prima di correre dietro a Rey dentro ai ruderi del faro Je’daii.

 

“Sì sente” gli rispose lei. “La Forza è sbilanciata. Se non troviamo Ben e facciamo tornare questo mondo in equilibrio, temo che il pianeta esploderà. E noi con esso…”

 

Finn la guardò a bocca aperta, fermandosi per asciugarsi delle righe di sudore che, ormai, scendevano copiose dal suo viso.

 

“Mi prometti che quando questa storia sarà finita ti dedicherai a qualcosa di meno pericoloso? Che ne so, il ricamo? La pesca?”

 

Rey rise di grosso, tenendosi l’addome ed evitando, per un pelo, di scivolare sul terreno infuocato.

 

“Io mi darò al ricamo e alla pesca se tu farai il maestro jedi, siamo d’accordo?”

 

“Io maestro Jedi. Mi ci vedresti?”

 

“Almeno quanto vedo me con una rete da pesca.” Gli fece l’occhiolino e poi, con un salto, arrivò in cima ad un muro di mattoni azzurri, da cui si poteva entrare dentro al faro. “Però, come maestro jedi, potresti sorprendermi.”

 

“Oh, ma come potrei fare il maestro Jedi? Dovrei abbandonare Poe, e io non potrei mai lasciarlo da solo con le sue incredibili avventure spaziali.” Scosse la testa, guardando verso l’alto. “Si metterebbe subito nei guai…” Deglutì senza girarsi a guardarla.

 

“Se la caverà…” Rey si morse la gengiva dall’interno. Sapeva che Finn era preoccupato per Poe. Ma come aiutarlo? Insieme guardarono il cielo in cerca di qualche segno, una luce, una meteora, ma era giorno sul pianeta di Tython e non era facile scrutare il cielo. Poe, di sicuro, stava lottando per portare a termine l’operazione. Rey conosceva la tenacia e la testardaggine del suo amico. Ma, pur con tutta la sua buona volontà, sarebbe riuscito Poe, da solo, a cambiare l’orbita di quella luna? E lei e Finn? E Ben? Avrebbero portato a compimento la profezia?

 

Scosse la testa, lasciando il naso per aria, senza smettere di guardare il cielo.

 

Forse si stava sbagliando a seguire il proprio cuore. Forse sarebbe dovuta restare con Poe e aiutarlo a sparare alla piccola luna in balia dello spazio e degli eventi. Forse avrebbe dovuto fare tante cose differenti. A cominciare dal non aver paura del lato oscuro di Ben Solo. Avrebbe potuto portarlo a sé molto tempo prima. La Forza sarebbe stata in equilibrio e nessuno, oltre a loro, avrebbe pagato il prezzo di quella mancanza di armonia. Nessuno. Ma adesso era troppo tardi per i ripensamenti. Poteva solo andare avanti.

 

“Andiamo.” Finn sollevò le labbra con un sorriso triste. “La temperatura sta salendo. Presto l’aria sarà irrespirabile.” Le tese una mano e lei lo seguì dentro al rudere diroccato.

 

Salirono gli scalini due a due, con il fiato corto e il cuore negli occhi. Rey si girò più volte per aiutare Finn, mentre le mura si sgretolavano al loro passaggio e, altrettante volte, fu sorretta da Finn poco prima di precipitare nel vuoto.

 

“Vedi che dovevo venire con te per aiutarti?” le sorrise, togliendosi il casco e asciugandosi il sudore con un guanto.

 

Anche Rey si tolse il casco, entrando in una sala in cima al vecchio faro. I vetri dell’antica struttura erano quasi tutti in frantumi, sparsi per terra, e gran parte del lato esposto ad ovest sembrava essere crollato da poco tempo. Un fumo denso avvolgeva ogni cosa. E tutto sembrava in precario equilibrio, come se stesse per crollare. In bilico. Ad un passo dal baratro.

 

Fece un passo e il pavimento scricchiolò, staccandosi in piccoli pezzi proprio accanto ai suoi piedi.

 

Rey si affacciò sul vuoto lasciato dalle pietre cadute sotto di lei, osservando la polvere giallognola alzarsi verso l’alto, mischiandosi con un pulviscolo grigio per volteggiare nello spazio intorno. Poi sentì chiamare il suo nome.

 

“Rey, vieni a vedere.”

 

Così corse, non immaginando di trovarsi davanti a quella scena. Accanto a Finn, milioni di farfalle azzurre coloravano il pavimento dell’ultima sala rimasta integra nonostante il tempo e la devastazione del pianeta.

 

“Nooo!” gridò Rey, buttandosi a terra per cercare di curarle con la Forza. Ma Finn la trattenne per un braccio.

 

“Sono morte, Rey, lasciale andare.”

 

Come se non lo avesse neppure sentito, continuò a gridare. “Nooo, nooo!”  Camminò a carponi, nella speranza di trovare almeno una farfalla ancora viva. Almeno una. Che cosa era stato? Perché aveva aspettato tanto, prima di tornare sul pianeta? Perché aveva esitato? Lei poteva salvarle. Aveva sentito la Forza chiamarla. Se solo fosse arrivata prima…

 

“No, io potevo, Finn, io potevo salvarle!” Cominciò a piangere, senza sapere più che cosa fare.

 

Finn la sollevò dal pavimento mentre, disperata, continuava a cercare una farfalla da salvare. Un ultimo soffio di vita, non ancora volato via. Poi, di colpo, la luce azzurra proiettata dal faro si spense.

 

Fu come se il silenzio e il vuoto avessero forma tangibile. Un peso immenso e insopportabile.

 

“Devi pensare a Ben. Non c’è più tempo…” Finn deglutì mentre lo diceva e Rey capì che neanche lui credeva a quello che stavano vivendo. Ma su una cosa aveva ragione: se la Forza fosse scesa oltre al punto di non ritorno, non ci sarebbe più stato scampo per nessuno. Se la Forza era così debole, persino sul pianeta che della Forza era sostanza e sostegno, doveva reagire. Poi il pensiero volò oltre, fino a lui: Ben. Era ancora vivo?

 

“Finn.” Il cuore di Rey batteva all’impazzata, il caldo le turbava il corpo quanto la visione della farfalle morte le turbava l’anima. E Ben? Tutto sembrava perduto. O forse no. Una mano le sfiorò un braccio.

 

“Rey…”

 

Si girò a guardarlo negli occhi e vide Finn che la fissava con aria tesa ma convinta. Forse era vero che doveva stare con lei fino alla fine. Forse, nella sua semplicità, Finn aveva ragione. Così si affidò all’unico pilastro che ancora la reggeva. Lo guardò, trattenendo le lacrime. E infine parlò, quasi sull’orlo della disperazione: “Finn, che cosa devo fare?”

 

“Concentrati” le rispose l’amico, le dita posate sul suo braccio, il cuore in mano. “Siete uniti nella Forza. Se tu vivi, lui vivrà in te. Siete indissolubili. Un’unica cosa, imprescindibile. Cerca la sua scintilla nella Forza. Cerca l’energia. Se è tutto collegato, ci sarà un modo di salvarlo.”

 

Rey lo fissò, lasciando cadere le lacrime sul pavimento distrutto, sulle ali azzurre delle farfalle. Sul vuoto di quel momento fatto di ombre e tempesta.

 

Fulmini e saette caddero tutto intorno. I vetri, sopravvissuti al tempo, si frantumarono. Altri vulcani cominciarono ad eruttare e Rey spalancò la bocca nel vedere la lava scorrere con fiumi di fuoco, proprio verso la loro direzione. A quel punto capì che non sarebba mai uscita viva da quella situazione. E guardò il suo amico sorriderle con fiducia.

 

“Puoi farcela.”

 

Strinse i pugni piangendo e, mettendosi a sedere sul letto di farfalle, posò le mani sulle ginocchia. La disperazione e la sconfitta divennero la sua bandiera, ma non era sola in quella tempesta. Accanto a lei c’era Finn. L’amicizia, anche quella era un legame indissolubile, proprio come l’amore. E a quell’ultimo pensiero cercò lui: Ben. Dov’era finito? Era morto? Si era spento come una luce o, come diceva Finn, continuava ad esistere dentro all’energia?

 

Chiuse gli occhi, concentrandosi in meditazione nella Forza e, senza accorgersi di starlo facendo, strinse il ciondolo che aveva al collo. I pesci intarsiati nell’argento vibrarono colpiti da una scintilla di luce. Un unico raggio che filtrava oltre al cielo scuro, separandolo in due lati con un fascio luminoso al centro.

 

Finn la osservò mentre portava il ciondolo fuori dalla maglia. Poi la guardò, deglutendo più volte, prima di parlare.

 

“Tre pesci come nei libri…” le disse sottovoce, sedendosi accanto a lei e prendendole una mano. Poi continuò:

 

Amore, paura e sacrificio saranno il prezzo per tornare al principio.

Quel che fatto è fatto e non c’è soluzione, ma all’inizio vi fu l’indeterminazione. 

Se le dimensioni in pace vorrai far tornare, mercurio, zolfo e sale dovrai far incontrare.”

 

“Finn, conosci i versi della profezia a memoria?” Questo fatto la sorprese. Forse la vita su quel pianeta misterioso stava per cessare, ma lei gli sorrise. “Come fai a ricordarla così bene?”

 

“Non lo so. Mi è rimasta in mente da subito.” Mosse le labbra, stringendo più forte la sua mano. “Cercavo di capire in che modo eravamo legati e, alla fine, questa profezia mi ha dato tutte le risposte. Amore, paura e sacrificio erano le emozioni che ancora ci bloccavano. Noi, uniti, eravamo qualcosa di più delle nostre stesse paure. ”

 

“In che senso ci bloccavano?” gli domandò Rey, senza capire.

 

“Ci ho pensato molto, dopo aver ascoltato la profezia. Poi ho capito: ognuno di noi seguiva il suo obiettivo personale, incurante dei sentimenti dell’altro. Ma avevamo bisogno uno dell’altro per essere una sola cosa con la Forza. Per superare noi stessi. Erano i nostri errori a rendere la Forza instabile. Il nostro egoismo. Tu sei sempre stata la luce di questa storia, Rey. Come Ben era la parte oscura di un tutto molto più grande di lui. Ma vi amavate e questo avrebbe permesso alla Forza di restare in equilibrio.”

 

“Finn, io, non so cosa dire…”

 

“Ascoltami. Non dovevamo lasciarti da sola, dovevamo crederti fin dal principio. Se noi fossimo stati al tuo fianco, Ben non sarebbe morto e, ora, tutta la Galassia sarebbe in pace e con lei la Forza. Ma, questa volta, non ti lascerò da sola. L’equilibrio, la profezia, dipende da noi. Tutti noi.”

 

Finn le accarezzò il viso, sfiorando le dita tra le sue.

 

“Connettiti a Ben, ti aiuterò a farlo tornare.”

 

E, all’improvviso, Rey ripensò al verso della profezia che continuava a ripetersi come un mantra nella sua mente.

 

Si aprano le acque, si sollevi il mare, infuri la tempesta, si spostino le lune, se ciò che ami vorrai salvare, i tre simboli dovrai far combaciare. 

 

Ashla, Bogan e Tython, tutto tornerà al suo phanteon.

 

Giovane sposa, tu non tremare, segui la via dove porta il tuo cuore.

 

Il mio cuore, pensò tra sé e sé. Chiuse gli occhi, concentrandosi in meditazione, e in quel momento lo vide.

 

“Ben!” gridò entusiasta.

 

E lui, avvolto in una luce bluastra, alzò una mano in segno di saluto e, con il volto segnato dal pianto, le sorrise. Deglutì, senza asciugare le lacrime, e poi, con la voce roca di chi ha smesso da tempo di credere nella speranza, le disse:

 

“Non pensavo che vi avrei più rivisto.”

 

 

Booom, Booom, Boom.

 

Poe sganciò un altro siluro, chiudendo gli occhi quando l’impatto generò una luce accecante.

 

“Questo era l’ultimo, pilota” gli disse l’aleena, guardando dentro ai monitor.

 

Poe notò il suo sguardo incupirsi con rassegnazione ed esultò quando i cannoni della Star Destroyer Xyston, e tutta l’artiglieria della nave di Maz, cominciarono a spare verso la piccola Luna.

 

BOOOOM.  

 

Poe seguì il raggio del turbolaser come se fosse un miracolo. Con gli occhi sgranati, la bocca aperta e il cuore di chi si era sentito ad un passo dalla morte.

 

“Volevi prenderti tutti i meriti, vero, pilota?” Maz apparve nel suo comlink personale. “Riaccendi le comunicazioni, se non vuoi che spariamo l’ultimo colpo su di te…”

 

“Appena in tempo, comandante!”

 

Poe riaccese l’holonet generale, sorridendo come un ragazzino beccato con la marmellata in mano. “Non volevamo coinvolgervi, Maz. Era un piano rischioso, e io e il mio copilota volevamo essere certi di non mettervi in pericolo.”

 

L’aleena saltellò in bella vista.

 

“Bah, che follia!” sogghignò Maz, stringendo l’inquadratura. “Il pericolo è la nostra passione, pilota.  E ora levati, che spariamo l’ultimo siluro. Se questo fallisce, falliremo anche la missione.”

 

“Aspetta: e Finn? Rey? Perché non li vedo?”

 

“Se fossi rimasto collegato, non avresti questa sorpresa, pilota…”

 

“Maz, che cosa vuoi dire?” Il volto di Poe impallidì in un istante. Poi si girò a guardare verso Tython, accorgendosi che il suo profilo diventava rosso e luminoso, probabilmente in procinto di esplodere.

 

“Che cosa sta capitando? Non capisco. Maz? Dove sono Finn e Rey?”

 

“Sono andati su Tython. La Forza stava perdendo energia. Se non facciamo cadere questa luna contro Tython, probabilmente non ci sarà più niente da salvare. E adesso levati di mezzo, che spariamo l’ultimo colpo che abbiamo.”

 

“Cosa?!”

 

La nave di Maz orientò i cannoni protonici verso Bogan, nello stesso istante in cui la Star Destroyer Xyston, guidata da Chewie, puntava i turbolaser.

 

BAAAAAAAAM.

 

Un colpo solo e Bogan cominciò a precipitare nell’orbita di Tython.

 

La luce azzurra si riaccese nel cielo. Un raggio luminoso che si estendeva come una mano, avvolgendo Bogan dentro al suo bagliore lucente e vivace. Una forza traente che richiamava il pianeta. Poi, di colpo, la luna si fermò, bloccando la sua traiettoria, restando ferma a galleggiare, come sospesa, senza più una direzione.

 

“Non era abbastanza!” gridò Maz, urlando per la frustrazione.

 

Una fiammata esplose dalla sua nave.

 

Poe guardò dal vetro del suo Ala-X, vedendo la nave di Maz prendere fuoco a ripetizione. “Che cosa sta succedendo? Maz?”

 

L’aliena si collegò a scatti, tra mille ronzii e distorte ripetizioni.

 

“I cannoni protonici si sono surriscaldati troppo, la sala macchine è esplosa, stiamo evacuando la nave. Poe, ti nomino comandante dell’operazione! Fai quello che vuoi, ma fai andare quella luna contro Tython!”

 

“Sarà fatto, Maz!” disse il pilota, guardando verso l’aleena accanto lui. Poi prese il comlink in mano, certo di portare a termine le ultime operazioni.

 

“Chewie, occupati del soccorso di Maz e del suo equipaggio. Io e l’aleena, qui, penseremo al resto. Che la Forza sia con te, amico…”

 

“Awwrrrr, awwwrrrr” grugnì il wokiee, girandosi a dare ordini al resto dell’equipaggio per cambiare la rotta dell'imponente nave da guerra.

 

Poe e l’aleena gli sorrisero salutandolo e, in quel momento, capì che anche quella strana creatura aliena aveva compreso le sue intenzioni. Forse era d’accordo. O, più probabilmente, non c’era più scelta.

 

“Mi dispiace. Non c’è altra soluzione. Però, se vuoi, sei ancora in tempo per andare.”

 

“Noo!” rispose la piccola aliena, addossandosi intorno ad un suo braccio con tenerezza. “Resterò con te.”

 

Poe la vide aprire il marsupio per prendere il velo. Quasi incredulo ed esterefatto, la osservò mentre si posava il velo in testa, proprio come una sposa.

 

“Sono pronta” gli disse ancora, sorridendo con quei suoi piccoli dentini aguzzi.

 

“Hai capito quello che voglio fare?” domandò Poe, vagamente confuso.

 

“Certo, vuoi schiantarti contro Bogan per darle un’ultima spinta e farla precipitare contro Tython.”

 

“Ah” sospirò il pilota, trattenendo le lacrime agli occhi. “Sei sicura?”

 

“Certo, e sono d’accordo. Però…”

 

Poe si commosse. “Mi dispiace, non sono stato un bravo compagno di squadra… io non sono abituato a condividere le miei idee, le mie azioni… sono una testa calda… e non sono neanche il miglior pilota della Galassia, quello era Han Solo…” Si morse il labbro, lasciando scivolare una lacrima.

 

“Naaah, sei perfetto” gli disse l’aleena, spostando una mano in aria, come se dovesse scansare lo spazio che li divideva. “Però, prima dell’impatto, devo chiederti un favore…”

 

“Un favore?” ripeté il pilota, levandosi il casco. “Certo, quello che vuoi…”

 

“Ecco io…” sospirò l’aleena, giocando con le dita e il velo. “Io sono vergine e vorrei chiederti se volessi essere mia moglie. È il mio unico desiderio…”

 

“Moglie?!” Gli occhi di Poe uscirono dalle orbite, mentre il viso gli prendeva fuoco tra vergogna e frustrazione. “Aleena, hai detto moglie?”

 



Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti, scusate il ritardo. In questo periodo ho di nuovo molto lavoro e ho meno tempo per leggere e scrivere. Però, grazie anche allo sforzo di IndianaJones25, che ha rivisto tutto in pochissimo tempo, sono riuscita a pubblicare il capitolo entro oggi. Grazie IndianaJones_25, sei il miglior Beta della terra!

Mi dispiace, siamo quasi alla fine di questa storia. Mancano circa tre capitoli e un epilogo… Però, voi non temete, anche se ancora non si capisce, ci sarà il lieto fine.

Ricordo a chi mi segue che continuerò a pubblicare un capitolo di questa Fan Fiction ogni domenicaDestiny's Force, invece, riprenderà quando avrò finito questa storia. 

Se poi vi fa piacere, lasciatemi un commento o cliccate sulle icone in alto a destra. Il cuoricino è il mio preferito. Ricordatevi che un commento, anche minuscolo, è il regalo più grande che potete fare a noi apprendisti scrittori. 

Un abbraccio virtuale e baci a tutte le aleene.

Ci vediamo domenica prossima.
 

Ps: Sono anche su Wattpad, venite a trovarmi 😉

my.w.tt/eNUA52GnA6


Shaara

 


Note:

Clicca sulle parole evidenziate in blu per leggere gli approfondimenti o per vedere l'immagine del personaggio.

Clicca sulle immagini per ascoltare la musica. Ti consiglio di aprire la musica in un’altra finestra per continuare a leggere con il sottofondo.

Per leggere ispirazioni, bibliografia e riferimenti vedi nei capitoli precedenti. 


Ps: Ogni personaggio descritto, tranne quelli inventati da me, sono di proprietà della STAR WARS - LUCASFILM, ora Disney. Ogni onore e gloria è di proprietà del suo creatore George Lucas e degli autori del nuovo Canon Disney. Questa Fan Fiction è stata creata a scopo ludico, senza fini di lucro ed è il mio personale e misero dono per questo meraviglioso Fandom. Che la Forza sia con voi :)


Se ti va, nell'attesa…ho scritto altre storie.

Destiny’s Force (in corso)

Twin Moons

Ci vediamo venerdì <3

Shaara

 

 
   
 
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