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Autore: therealbloodymary01    29/05/2020    1 recensioni
Avete presente quando re Alined vuole la guerra e cerca di far innamorare Artù di Lady Vivian? E se qualcosa andasse storto? Se per un gioco del destino il principe si ritrovasse completamente infatuato del suo servo? Cosa accadrebbe? Leggete per scoprirlo!
Dal testo:
Merlino non poteva negare che il principe fosse senza ombra di dubbio decisamente attraente, ed era capitato più volte che gli provocasse dei certi pensieri poco casti. Ma ovviamente sapeva che dall'altra parte non ci sarebbe mai stato alcun interesse, perciò quel giorno aveva deciso di divertirsi un po'.
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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Il principe di Camelot era ufficialmente del tutto fuori di senno. Nemmeno il bacio di Ginevra aveva potuto spezzare il sortilegio di cui era vittima, e Merlino ne stava pagando le amare conseguenze, giacchè lavorare tutto il giorno a stretto contatto con un pervertito reale, che non perdeva occasione per metterlo a disagio flirtando con lui, non rientrava certo nella lista delle migliori situazioni in cui ritrovarsi.
La cosa peggiore era riuscire in qualche modo a fargli lasciare la sua stanza il meno possibile. Ormai il giovane mago se le era inventate tutte con Uther: battute di caccia, partite dell’ultimo minuto, malattie varie, tutto ciò che fosse servito come scusa minimamente plausibile per la prolungata assenza dell’erede al trono, mentre lui e la sua squadra d’azione improvvisata – ovvero Gaius e Gwen – lavoravano freneticamente per cercare una soluzione alternativa a quel guaio.
Merlino, veramente arrivato al limite della sopportazione, si trovava nella sua camera, messa completamente a soqquadro a causa dei giorni passati a compiere innumerevoli ricerche riguardo ai filtri d’amore, leggendo libri polverosi che pesavano quanto lui, tutto per niente, dato che il piano era miseramente fallito.
Ginevra, che era con lui, era seduta sul bordo del letto del suo giovane amico, ancora intenta a sfogliare un piccolo volume intitolato “Magic spells in fairytales”. Ovviamente si trattava di semplici libri sulla mitologia o di storie per bambini, i veri libri di magia erano severamente banditi a Camelot e nei territori annessi da oltre vent’anni, e chiunque ne fosse stato trovato in possesso sarebbe andato incontro a morte certa. Gaius era l’unico a possedere ancora un librone di stregoneria, principalmente sugli incantesimi praticati dall’Antica Religione, che aveva regalato a Merlino perché imparasse a padroneggiare i suoi poteri. Sfortunatamente, in quel frangente si era rivelato pressoché inutile, dato che non diceva nulla sulle malie legate alla sfera sentimentale.
“Merlino!” – gridò Gwen, improvvisamente esaltata – “credo di aver trovato qualcosa” disse, leggendo ad alta voce la storiella della buonanotte nella quale si era imbattuta. “Qui dice che un giorno, un tale di nome Feryn, fu colpito da un sortilegio fattogli da una strega, che lo fece innamorare della sua amica Mira. Egli era promesso sposo di un’altra donna, la quale lo baciò per spezzare l’incantesimo, ma non funzionò. Sembra simile al nostro caso, no?”
“E come fecero a risolvere la faccenda?” le fece eco Merlino.
“Ecco, dice che all’inizio si disperarono, pensando che la magia della fattucchiera fosse troppo potente per essere spezzata. Mira, però, era stanca delle avances non richieste da parte di Feryn, che continuava a chiederle un bacio”
“Mi suona vagamente familiare” sospirò ironicamente il corvino.
“Comunque – continuò lei – un giorno Mira decise che non ne poteva più, prese Feryn e lo baciò, e indovina? L’incantesimo fu spezzato”.
“…Mi stai dicendo che l’unico modo per svegliarlo dall’incanto è che IO lo baci? Ma non ha il minimo senso, sono io quello di cui Artù deve smettere di essere innamorato! Che razza di magia è mai  questa?”
“Non hai capito il punto, Merlino. Feryn era veramente innamorato di Mira, in realtà non aveva mai amato la sua promessa sposa…di solito nei libri vengono elencati solamente due casi: quelli in cui il sortilegio non può fare effetto perché la vittima non è innamorata di nessuno e quelli in cui ama già qualcuno e la magia lo fa infatuare di un’altra persona; ma esiste anche un terzo caso, quello in cui, per ironia della sorte, il filtro fa innamorare il malcapitato della persona che già era nel suo cuore dal principio. In questo caso i suoi sentimenti repressi non fanno altro che emergere, esasperati certo, ma pur sempre sinceri”.
“Mi stai dicendo che Artù Pendragon mi ha palpato il deretano nel pieno possesso delle sue facoltà mentali?”
“Ovviamente no, Merlino. Dio solo sa quanto Artù sia restio ad esprimere i suoi sentimenti. Se non fosse stato per l’incantesimo non avrebbe mai fatto nulla di tutto questo. Ma se vuoi averne la conferma, sai cosa devi fare” disse, sorridendo maliziosamente.

Certo lo stregone tutto si era immaginato tranne uno scenario surreale come quello. Dover sopportare le angherie del suo arrogante padrone era un conto. Avere a che fare con le sue proposte indecenti era un altro. Ma scoprire che l’unico modo per risvegliarlo era dargli un bacio era veramente al limite del tragico. Per non parlare del fatto che tutto ciò significava che Artù provasse qualcosa nei suoi confronti. Non che gli dispiacesse, anzi, lo trovava…carino. E poi non si poteva certo negare che il principe non fosse ciò che si dice una gran gioia per gli occhi, con quei capelli, quel corpo, quelle mani perfette che alla sola vista lo facevano impazzire, il suo…no basta, non poteva lasciarsi illudere. Era pur sempre un Pendragon e tra loro non ci sarebbe mai stato niente. E poi il vero Artù, quello che non era sotto effetti di strani sortilegi, si sarebbe fatto torturare pur di non ammettere ciò che provava, ne era sicuro. Anche se doveva ammettere che non vedeva l’ora di risvegliarlo, per vedere come avrebbe reagito alla sua…beh, iniziativa. Che non provasse a lamentarsi, era l’unico modo per risvegliarlo dopotutto, e gliel’avrebbe detto subito. Se ci fosse stato un altro modo, qualsiasi cosa che non fosse quello, di certo ci avrebbe provato. Ma non aveva scelta. Poi c’era sempre la possibilità che Ginevra si sbagliasse, ovviamente, e che fallissero un’altra volta. In quel caso si sarebbe ritrovato con uno spasimante ancora più fomentato, e l’unica soluzione sarebbe stata fuggire in un regno lontano e cambiare identità.
Dopo queste allegre riflessioni, Merlino decise di mettersi subito all’opera e cercare l’asino reale, confidando che non sarebbe stato certo difficile per lui condurlo in un posto appartato. Sapendo che a quell’ora avrebbe dovuto avere la sessione di allenamento con i cavalieri, si diresse verso il cortile, scendendo rapidamente le scale del palazzo e superando diverse coppie di guardie. Una volta giunto nello spiazzo dove erano soliti tenere le lezioni di combattimento, si stupì nel vedere il principe che, fiero, agitava in aria la sua spada verso una delle giovani reclute dell’esercito reale, evitando per poco di staccargli un orecchio, mentre sembrava osservare tutto fuorchè il suo avversario. Senza farlo apposta, intento com’era a rimirare l’orizzonte, con un fendente inaspettato mandò a terra il povero cavaliere in erba. 
“Vedete? Lui ha sbagliato, perché non ha previsto la mia mossa. E questo semplicemente perché non si fa guidare dall’amore, come me! L’amore è tutto, compagni, non lo dimenticate”
Merlino non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, quello squinternato aveva appena fatto un discorso melenso degno di un unicorno in carne ed ossa. Decise che quello era il momento per portare sua maestà via da lì, prima che traumatizzasse ulteriormente i futuri difensori di Camelot.
“Sire, vi ho cercato ovunque!” disse, palesando la sua presenza. “Ho bisogno urgente del vostro aiuto”
Il viso di Artù, alla vista del suo amato, si allargò in un sorriso a trentadue denti, estasiato da quella visione angelica.
“Merlino! Sono felice che tu sia qui, puoi assistere all’allenamento se vuoi, ora non posso proprio venire”
“Ma sire vi prego!” – disse, avvicinandosi a lui il più possibile, perché potesse essere l’unico a sentirlo – “Pensavo…che potessimo stare un po’ da soli”.
Non poteva credere che lo stesse facendo sul serio, ci stava provando con l’erede al trono. Davanti a mezzo regno, per di più. Per fortuna, grazie all’ascendente che esercitava su di lui, il principe fu più che felice delle sue parole e, senza dare spiegazioni, si allontanò con il suo servitore, lasciando le reclute senza parole e piuttosto spaventate dai comportamenti del giovane Pendragon.
Giunti al castello, Merlino invitò il biondo nella sua camera, sapendo che Gaius era fuori per sbrigare delle faccende e che lì nessuno li avrebbe disturbati, al contrario delle stanze reali, dove c’erano fin troppe guardie. Artù era in trepidazione, aspettava con ansia di vedere la mossa che avrebbe fatto il corvino – chissà che idee si stava facendo! – mentre perlustrava la camera del suo amato con curiosità. Merlino, al contrario, era completamente nel pallone e non finiva di ripetersi che quella era senza dubbio l’idea più stupida che avesse mai avuto. Maledetta Gwen che lo aveva convinto! Lui, baciare Artù Pendragon? Chissà quante ne aveva baciate, lui, sicuramente era abituato a certi standard. Mentre Merlino…beh, lui non aveva alcuna esperienza nel campo. Il suo cuore stava battendo ad una velocità pericolosamente simile a quella di una mandria imbufalita, ma cercò comunque di darsi un contegno, ripetendosi che lo stava facendo per il bene di tutto il regno.
“Allora, cosa vogliamo fare?” disse Artù, volgendo lo sguardo verso il suo servitore. 
Merlino, incontrando gli occhi languidi del principe, che gli sembravano più azzurri del solito, si fece coraggio, avvicinandosi a lui molto lentamente. “Sire…io” incespicò sulle sue stesse parole, mentre pregava che le sue ginocchia, ormai ridotte ad un tremolio costante, non lo abbandonassero proprio nel momento del bisogno.
“Sì, Merlino?” rispose con voce appena percettibile il biondo, anche lui avvicinandosi lentamente verso l’altro, in attesa di una sua mossa. Si leccò le labbra, fissando lo sguardo su quelle del corvino, in un chiaro gesto di assenso per qualunque cosa avesse in mente di fare.
Merlino, estenuato da tutta quella suspense, decise che quella era l’occasione definitiva, e senza indugiare ulteriormente, afferrò il principe per il colletto della sua veste, lanciandosi con desiderio verso la sua bocca carnosa, realizzando un antico sogno che aveva da sempre cautamente custodito negli angoli più reconditi della sua immaginazione, tirandolo fuori occasionalmente durante certe notti, dove il subconscio aveva la meglio su di lui.
Dopo un tempo che gli sembrò infinito, si staccò da quel bacio che tanto aveva agognato, senza mai credere che si sarebbe potuto avverare, e che invece era sorprendentemente accaduto.
L’espressione di Artù era imperscrutabile. Lo stava fissando con una certa scintilla negli occhi, che poteva essere sorpresa o anche perplessità, mentre si portava una mano a toccarsi il labbro inferiore, come a voler rievocare ciò che era appena successo.
Merlino, ancora scosso, si trovava ancora decisamente vicino all’erede al trono, tanto che poteva sentirne il respiro affannato sul volto.
“C-che stai facendo?” disse Artù, che non aveva trovato nella sua mente, da giorni offuscata, una spiegazione verosimile per cui il suo servo doveva essere lì, praticamente appiccicato a lui. Aveva una strana sensazione alla bocca dello stomaco, come se fosse successo qualcosa di importante, qualcosa di impensabile. Stette lì immobile, continuando a fissare il suo giovane amico, quando, tutto d’un colpo, riaffiorò nel suo confuso cervello il ricordo di pochi attimi prima, del bacio che i due si erano poco castamente scambiati.
“O mio Dio!” esclamò esterrefatto. “Tu…IO…cosa…MI HAI BACIATO? È così inappropriato! Se qualcuno ci avesse visti…MERLINO!” continuò a sbraitare.
“Calmatevi, sire, lasciate che vi spieghi” cercò di replicare lo stregone, affannandosi affinché Artù non alzasse troppo la voce, mettendo tutti e due in una posizione scomoda.
“Calmarmi? Sono in uno stato confusionario, non ricordo niente dal giorno del banchetto in onore dei re, e tu per aiutarmi che fai? Mi baci?” asserì, sussurrando le ultime due parole per non farsi sentire.
In quel momento qualcuno bussò alla porta, fermando momentaneamente la collera del principe ereditiero, mentre Gaius e Gwen entravano, curiosi di sapere l’esito del nuovo piano.
“Allora, è fatta?” disse Ginevra rivolta a Merlino, indicando con lo sguardo il giovane sovrano, che spostava gli occhi dall’uno all’altra, sempre più irritato.
“La buona notizia è che si è finalmente svegliato…la cattiva è che non ha preso molto bene il come si è svegliato” rispose il corvino.
“Cosa? Voi ne eravate al corrente? E avete lasciato che…questa cosa accadesse?”.
“Era l’unico modo, sire – intervenne Gaius – dovevate essere baciato perché l’incantesimo si spezzasse”
“Ero vittima di un incantesimo, quindi! Ma perché proprio da lui?” rispose Artù, quasi temendo di sentire la risposta.
“Perché Merlino è-“
“Il vostro migliore amico. Già, per rompere il sortilegio serviva la persona di cui vi fidate di più al mondo, che a quanto pare sono io. Quindi la prossima volta che direte che non vi importa nulla di me, non me la darete di certo a bere” disse il mago, sorridendo in direzione del biondo. Gaius e Ginevra lo guardarono interrogativamente, ma non osarono interferire.
Il principe non sembrava del tutto convinto, ma per il momento decise di prendere per buona quella spiegazione, allungando un’amichevole pacca al suo servitore.
“Oh, è veramente una gioia che siate tornato in voi, così non dovrò più fuggire dalle vostre melense avances” disse Merlino con un melodrammatico sospiro di sollievo.
“Aspetta cosa? Mi ero infatuato…di te?” esclamò, con palese panico negli occhi.
“Non…non ricordate proprio nulla?”
“Assolutamente no! Oh ti prego, dimmi che nessuno mi ha visto in quelle condizioni!” sbiancò. “Mio padre! Cielo, ditemi che almeno lui non mi ha visto”
“Calmatevi sire, mi sono assicurato che le vostre dichiarazioni rimanessero...segrete. Anche se non è stato affatto facile, e credo che abbiate detto a sir Leon che mi trovate bello, oh! Senza contare il discorso super sdolcinato che avete fatto ai cavalieri, e poi quando-“
“Merlino! Taci ora, e accompagnami nelle mie stanze, voglio riposare” disse il principe, estenuato dalle sue chiacchiere. Non poteva capacitarsi della sfortuna che gli era toccata, di tante persone il sortilegio doveva farlo innamorare proprio del suo fastidioso, irritante servitore. Anche se quel bacio…beh, era stato niente male davvero. Sentiva ancora il suo sapore, inspiegabilmente dolce, sulle labbra. Aspetta, che stava dicendo? No, niente da fare, Merlino non gli piaceva affatto e non gli era mai piaciuto. Anzi, non capiva perché avesse proprio dovuto baciarlo per farlo tornare in sé. Non bastava un abbraccio o una pacca sulla spalla? Eh no, sempre un bacio doveva essere il protagonista, quando si trattava di magia. Non aveva veramente parole, era tutta colpa di Merlino, con il suo stupido, stupidissimo, meraviglioso bacio. 
“Ma che sto dicendo!” pensò fra sé e sé, prima di buttarsi sul letto e cercare di dormire, nonostante fosse agitato per la quantità di nuove informazioni che doveva processare.
   
 
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