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Autore: Seele    30/05/2020    3 recensioni
Insospettito dal fermento dei suoi conoscenti, Vegeta si degna di dedicarsi alla ricerca di un dono perfetto per Goten e Trunks. Il motivo di tale fermento, o di cosa suo figlio abbia a che fare con quello di Kakarot, non gli è ancora chiaro. (Nessuno deve saperlo.)
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“Papà”, chiamò Goten, quasi commosso. “Sei davvero il migliore. Non pensavo te ne importasse di me, e invece!”
“Mmmph!” fece Vegeta, oltraggiato. “Non chiamarmi - ”
“Papà”, lo interruppe Trunks, guardandolo sorpreso e affettuoso al tempo stesso. “Sei stato… davvero gentile. Non posso credere che ti sia ricordato del nostro anniversario.”
Vegeta gli lanciò un’occhiata torva. “Già”, replicò vago. “Del vostro anniversario. Del vostro… anniversario…”
Lo squadrò sospettoso, incerto sul come continuare la sua frase. “Del vostro anniversario di…”

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(Goten/Trunks centric, low-key trash, 9000 parole)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Goten, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Gohan/Videl , Goten/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolino Seele: ebbene sì, continuo a non avere una vita e a tornare bambina ogni singola volta
decida di pubblicare qualcosa di nuovo in questo fandom. Stavolta, però, non sono sola:
un immenso
GRAZIE va alla mia schifosa Miss Pilates, Duemila e Mela personale, senza la quale 
questa storia non esisterebbe nemmeno. Grazie per avermi parlato di Vegeta che vaga per le profumerie

con sdegno principesco mentre io lavavo tristemente i piatti. E grazie per essere stata con me e con
questa fanfic dall’inizio alla fine, con tanto di Emigratis ammessi. 

(Punti bonus a chi riesce a trovare tutti i riferimenti puramente casuali a Pio e ad Amedeo sparsi per la storia.)
Per ultimo, disclaimer obbligatorio: purtroppo non possiedo assolutamente nulla che abbia a che fare con 
Dragon Ball, se non il frutto del mio duro lavoro e la disperazione ad esso annessa. Anche se vorrei.
Detto questo, bando alle ciance! Spero che non prendiate con serietà una singola parola di questa roba.

E grazie ancora a Melissa. ♥

Buona lettura!

Dior e caramelle


Le tenebre si dispersero quando Trunks si svegliò di colpo.

Destato, all’improvviso, da una pioggia gelida di acqua proveniente dal soffitto della sua stessa casa.

A nulla valse la sua natura di mezzo-saiyan contro quell’agghiacciante assalto; brutalmente strappato dal mondo dei sogni in quel modo, Trunks non potè che riprendere i sensi con troppa fretta nel rendersi conto, con sincera disperazione, che l’impianto anti-incendio si era attivato per la terza volta in quel mese.

Goten doveva di nuovo avere appiccato un incendio.

Trunks nemmeno si alzò dal suo letto già fradicio; con occhi saturi di disapprovazione si limitò ad emettere un lungo lamento di esasperazione, mentre l’acqua fredda continuava a piovergli in testa come il peggiore dei temporali estivi. Maledetto Goten ed il viziaccio.

Il maledetto saiyan in questione oltrepassò allora la porta della camera da letto, già zuppo dalla testa ai piedi; aveva un’espressione divertita sul volto sornione, e saltellava allegramente oltre le ampie pozzanghere che già si erano formate sul pavimento. Trunks abbassò gli occhi su di lui, incredulo, mentre Goten gli correva incontro con aria soddisfatta. Si arrese poi a quell’inizio tremendo della giornata, e sollevando gli occhi al cielo gli fece spazio sul letto per lasciarlo sedersi accanto a lui.

Mi dispiace!” squittì Goten sorridente, con tono niente affatto dispiaciuto. “Volevo prepararti qualcosa di buono. Però… non credo di esserci riuscito.”

Sventolò sotto al suo naso il piatto di biscotti bruciati (e bagnati) che aveva portato con sé dalla cucina ancora in fiamme. “Eh, eh.”

Trunks emise un altro sospiro; in parte di sopportazione, e in parte di incelabile affetto. Goten vide nei suoi occhi le sue intenzioni prima ancora di percepire i suoi movimenti, e con un sorriso smagliante abbandonò in un secondo il piatto sul materasso per lanciargli invece le braccia al collo.

Buon anniversario!” esclamò contento, prima di baciarlo.

(E Trunks non poté che lasciarsi baciare, incurante delle coperte fradice, travolto dall’odore così naturale che Goten emanava: un misto tra pioggia, muschio, e contagiosa gioia.)


***


Vegeta si asciugò il sudore che gli colava sulla fronte con un asciugamano color blu reale, accompagnando un’espressione compiaciuta e soddisfatta a quel gesto. I suoi muscoli sembravano brillare, dopo quell’allenamento mattutino.

Aveva chiesto personalmente a Bulma di regalargli un intero set di asciugamani, accappatoio e vestaglia da notte la cui sfumatura di colore potesse esprimere al meglio la sua condizione ineguagliabile di Principe dei Saiyan; ogni accessorio riportava lo stemma della sua famiglia e le sue iniziali, P.V.B. (Principe Vegeta Briefs. Vegeta non era stato felice di ritrovarsi costretto ad accettare il cognome di Bulma come proprio, ma quella donna trovava sempre degli sporchi modi di convincerlo a fare qualsiasi, qualsiasi cosa.) Bulma aveva fatto produrre un set complementare al suo per sé stessa, con le sue iniziali e lo stemma della sua famiglia, nonostante fosse una principessa solo grazie al prestigio che aveva ottenuto dall’unione in matrimonio con l’esemplare migliore della stirpe Saiyan. Quella Bulma! Aveva veramente, come dicevano sulla Terra, vinto la lottaria!

(Se non altro anche i terrestri avevano dei modi di dire almeno vagamente bellici.)

Vegeta grugnì fra sé e sé e oltrepassò frustrato l’uscio della sua palestra privata, asciugandosi ancora il volto con il suo splendido asciugamano in seta egizia. La Capsule Corporation era ancora, per fortuna, immersa nel silenzio; l’alba era sorta da poco su West City, e il Principe dei Saiyan sapeva fin troppo bene che la pacchia sarebbe finita di lì a breve. Si allenava sempre prima dell’arrivo dei rumorosi dipendenti della fabbrica e del risveglio degli altri insopportabili abitanti dell’edificio, ma correva comunque il rischio di incontrare qualcuno lungo i lunghissimi corridoi della costruzione.

Come, infatti, accadde.

Vegeta masticò un’imprecazione tra i denti nel percepire l’aura di Gohan in avvicinamento; sperava di sbagliarsi per una volta nella vita, ma il Principe dei Saiyan non sbagliava mai. Il primo figlio di Kakarot, sebbene non tanto detestabile quanto il secondo, era comunque tanto tonto e ingenuo quanto gli altri saiyan nella sua famiglia. Vegeta non sopportava quei sorrisi idiota che avevano sempre sulle labbra, tutti loro, lui e suo padre e soprattutto suo fratello.

Gohan gli rivolse, ovviamente, proprio quel sorriso idiota non appena lo incrociò sulla soglia della cucina di quel piano. “Vegeta!” lo chiamò allegramente. “Già in piedi, eh?”

Vegeta non lo degnò di una risposta. Si limitò a grugnire, sperando di fargli intendere la sua molto poca voglia di compagnia alcuna. C’era da ammettere che Gohan era un bravo stragista, molto intelligente, e che aveva fortunatamente ereditato ben poche delle caratteristiche del padre; purtroppo, però, era anche schifosamente buono ed altruista, e di conseguenza la sua sola esistenza non costituiva che un’imperdonabile offesa alla grandiosa stirpe Saiyan. Maledizione!

Vegeta aveva spesso sognato ad occhi aperti di un improvviso esaurimento di Gohan. Quando era triste, angosciato o stanco, Bulma era sempre solita passargli con dolcezza le dita tra i capelli e raccontargli di un mondo bellissimo e perfetto, nel quale tutti si inchinassero ai loro piedi e i figli di Kakarot combattessero finalmente senza pietà e senza sorrisi sornioni sulle labbra.

Vegeta ghignò fra sé e sé al pensiero.

Ah, sei di buonumore, vedo!” gongolò Gohan, a vedere quella curva sul suo volto. “Anche a me piace vederti di mattina presto, Vegeta. Abbiamo tutti bisogno di un po’ di compagnia una volta tanto, no?”

Vegeta gli rivolse una smorfia oltraggiata. Fece per rispondere, ma Gohan gli porse una tazza fumante di caffé e ogni pensiero furente abbandonò la sua mente.

Prendi pure”, disse il mezzosangue con educazione, e con quella solita espressione in volto che non lo abbandonava mai: quella di chi vede sempre del buono in ogni nemico, qualcosa da salvare in ogni causa persa. Era quasi, quasi commovente. “Ho preparato anche dei plumcakes ai mirtilli rossi”, aggiunse Gohan. “Sai, come piacciono a Videl.”
Il sorriso sulle sue labbra si fece più ampio e luminoso, e Vegeta inorridì prima ancora che parlasse. Tentò inutilmente di fermarlo. “Non riesco ancora a credere che stiamo insieme!” sospirò sognante.

(Videl e Gohan erano sposati già da anni.)

Vegeta afferrò bruscamente la tazza di caffè dalla sua mano protesa, pronto a tutto pur di zittirlo; e per un attimo lanciò uno sguardo segretamente preoccupato al pavimento, pensando di averne versata una goccia sulla moquette scura. (Bulma lo avrebbe ucciso, se avesse sporcato i suoi preziosi tappeti.) Ma la sua grazia, come c’era da aspettarsi, non lo aveva tradito; e Vegeta poté tirare un tacito sospiro di sollievo.

Grazie”, disse sdegnoso, sperando che il suo tono affilato riuscisse a nascondere il brivido che gli stava ancora percorrendo la spina dorsale. “Io non riesco ancora a credere di avere il cognome di mia moglie!” berciò oltraggiato.

Un’espressione agghiacciata si fece spazio lungo il suo viso a quella confessione, che lo lasciò stupefatto dalle sue stesse parole. Gohan, il dannatissimo figlio di quel dannatissimo Kakarot, riusciva sempre in qualche modo a strappargli dalla bocca qualche patetica confessione personale! Per tutte le galassie! Forse era colpa della sua natura premurosa e gentile! Forse Vegeta stava diventando a sua volta uno smidollato!

Gohan piegò soltanto la testa di lato, completamente ignaro del tumulto che Vegeta stava attraversando dentro sé. “Sono davvero incredibili, eh?” disse con affetto. Posò un’altra tazza di caffè fumante su un vassoio già carico di plumcakes ai mirtilli rossi. “A me piace portare la colazione a Videl tutte le mattine. Metto anche del cacao nel suo caffè. Lo sai? Io lo prendo amaro. Nel tuo ci ho messo due cucchiaini di zucchero.”

Prima che Vegeta potesse zittire il suono della sua voce almeno nella sua testa, Gohan gli rivolse uno sguardo raggiante. “Ho pensato che avessi bisogno di un po’ di dolcezza anche tu.”

Non ho bisogno di alcuna dolcezza!” chiarì Vegeta.

Gohan prese il suo vassoio ricolmo tra le mani e lo superò con passo leggero. “Buona colazione!” gli augurò, sparendo già lungo il corridoio.

Grazie!” replicò Vegeta tra i denti, rompendosi quasi la mascella.

Poi brontolò tra sé e sé, e dopo un momento di riflessione si portò segretamente la tazza di caffè alle labbra.

Ah, Vegeta!” esclamò Gohan, riaffacciandosi di nuovo alla cucina. Vegeta per poco non si strozzò. “Hai già scelto un regalo per Trunks e Goten? Io pensavo a…”

Si interruppe da sé nello spazio di un secondo. I suoi occhi si sgranarono. “Pan si è appena svegliata!” annunciò in preda al panico, come se Vegeta non fosse in grado a sua volta di percepire il ki di quella mocciosa. “Devo correre a fermarla prima che vada a svegliare Videl di soprassalto! Ciao, Vegeta, scusami!”

Si lanciò di corsa in direzione della stanzetta di sua figlia, senza rovesciare nemmeno una goccia del caffè per sua moglie sul pavimento. Vegeta non invidiò il suo equilibrio perfetto - davvero perfetto! - nemmeno per un istante, e riprese a sorseggiare con grazia principesca il suo caffè troppo dolce.

Per un attimo ebbe la strana sensazione che Gohan avesse detto qualcosa di importante.


***


Quella mattina l’aria in casa loro sembrava proprio composta da ossigeno e felicità, rifletté Trunks con un piccolo sorriso. Sua madre sarebbe stata fiera di lui, a saperlo pensare in termini quasi-scientifici già di prima mattina. Mista all’odore di quel prototipo di biscotti, però, bruciati per disattenzione dalla mano poco casalinga di Goten. Ridacchiò nel ripensarci mentre aspettava che la moka fischiasse.

Goten apparve in cucina con un’espressione, in volto, che era un misto tra incertezza ed impazienza; dietro la schiena tentava invano di nascondere un pacco molto grande e molto sospetto, decorato da un fiocco decisamente artigianale. Il solito Goten, pensò Trunks, sentendosi già intenerire. Lo guardò con aspettativa, occhieggiando con un sorriso quel punto in cui le sue mani sparivano dietro ai suoi fianchi.

Goten gli rivolse un sorriso a sua volta, luminoso e appena timido al tempo stesso; gli porse poi quel regalo per cui aveva speso così tante energie, sperando tanto che gli piacesse. Aveva tentato addirittura di avvolgerlo in un adorabile fiocchetto colorato, anche se alla fine era poco riuscito nel suo intento. Non era fatto per queste cose delicate; tentava sempre di fare del suo meglio, però, anche laddove la sua forza saiyan non era minimamente d’aiuto. Soprattutto se sapeva che i suoi sforzi sarebbero stati ricompensati dal sorriso di Trunks.

Il quale fermò Goten con un movimento della mano destra, mentre allungava l’altra verso lo sportello della cucina dove aveva nascosto il suo, di regalo per Goten; sapeva che lì lui non lo avrebbe di certo trovato. Il suo pacchettino era perfetto, impeccabile, grazioso, con tanto di biglietto scritto a mano. Trunks si era addirittura curato di spruzzare qualche goccia del suo profumo sull’elegante carta da pasticceria, anche se avrebbe sempre amato molto più quello di Goten.

Oh, Trunks, non dovevi!” disse questi, dondolando sul posto come un bambino emozionato. “Cos’è? Allora, cos’è?”

Trunks ridacchiò. “Aprilo”, lo incoraggiò. “Avanti.”

Goten mise giù il suo regalo e gli prese la raffinata confezione dalle mani, troppo curioso per essere aggraziato. Prese subito a leggere il bigliettino che Trunks aveva scritto per lui. “Per Goten: grazie per cercare sempre di cucinare qualcosa di dolce per me. Per una volta, volevo ricambiare”, lesse ad alta voce.

Vegeta diceva che Goten non aveva mai imparato a leggere tra sé e sé. Trunks negava furiosamente i suoi sospetti.

Oh, Trunks!” esclamò il mezzosangue, sorpreso. “Non sarà mica - ”

Scartò il pacchetto con gli occhi che già gli brillavano di emozione. “Non posso crederci!” aggiunse, guardando tutti i dolcetti che Trunks aveva… “Ma come? Li hai preparati tu per me?”

Trunks lo guardò stupito. “Come fai a saperlo? Non ti ho ancora detto niente riguardo a - ”

Goten sollevò in aria un cupcake sformato, interrompendolo con un enorme sorriso sulle labbra. “Non sei tanto meglio di me in cucina, Trunks. Eh, eh.”

Il figlio di Vegeta sospirò. “Mi dispiace non abbiano un bell’aspetto”, brontolò. “Ma sono buonissimi. Lo giuro. Almeno provali!”

Goten spalancò la bocca e mandò giù uno dei cupcakes in un sol morso. C’era ancora tanto su cui lavorare, in quanto a grazia; al punto che Trunks continuava a vietargli di mangiare durante le serate di gala a cui dovevano spesso partecipare, dato il loro status di coppia famosa nell’industria delle nuove tecnologie. (Ed iniziava anche a perdere tutte le speranze.)

Lo sono davvero!” esclamò Goten, ingoiando già un altro dei dolcetti sformati ma buonissimi. Totalmente, e tristemente, inconsapevole della sua completa mancanza di raffinatezza.

Ho chiesto alla ragazza che lavora nella tua pasticceria preferita di farne insieme a me”, spiegò Trunks con un piccolo sospiro. Fece per rimproverarlo, ma non riuscì a nascondere un sorriso divertito quando un altro pensiero gli passò per la testa. “Se ti piacciono tanto potrei provare a farne altri, sai? Anche da solo. Ormai ho la ricetta”, gli sorrise affettuosamente. Non gli disse che solo una decina di cupcakes erano sopravvissuti a quel disperato esperimento.

Per tutta risposta Goten mise giù il vassoio su cui erano riposti i pochi fortunati, e al suo posto riprese il dono che aveva incartato per Trunks; glielo porse con evidente impazienza, dimenticandosi in un attimo dei suoi deliziosi cupcakes. “Tutte le volte che vuoi”, gli sorrise, ampio e innamorato. Uno sbuffo di cioccolato gli sporcava la punta del naso, e Trunks finse di non accorgersene. “Ma ora apri il tuo regalo, Trunks, dai! Non sto più nella pelle!”

Trunks alzò gli occhi al cielo con affetto, e prese l’ampia confezione dalle sue mani. “C’è anche un bigliettino”, gongolò Goten, indicandolo.

Trunks gli sorrise, segretamente - o non così segretamente - intenerito dal suo entusiasmo. Goten ricambiò senza riserva alcuna, come faceva sempre.

Trunks lesse quello che Goten aveva scritto per lui tra sé e sé, per custodire da solo l’amore che pervadeva quelle parole. Incontrò gli occhi scuri dell’altro ed inclinò soltanto il viso a destra, trovando la stessa adorazione nelle sue iridi riflessa in quelle di Goten. Il mezzo-saiyan continuò a sorridere in risposta al suo sguardo luminoso e azzurro, e lo incitò ancora ad aprire il suo regalo.

Il nodo del nastro si sciolse con facilità, ed il suono dello strapparsi della carta risvegliò in Trunks ancor di più la voglia di svelarne la sorpresa. E, quando lo fece, il suo cuore saltò un battito.

Goten”, disse Trunks senza respiro. Tra le mani, ancora circondato per metà dalla carta da regalo, si ritrovò un cuscino morbido con stampata sopra la faccia gongolante di Goten a grandezza naturale.

Mi dici sempre che la mia faccia è la tua faccia preferita al mondo”, gongolò, appunto, il saiyan in questione.

Lo è”, rispose prontamente Trunks. Si strinse il cuscino forte al petto, anche se lo avrebbe negato fino alla morte. La stoffa era a prova di forza Saiyan.

Allora ti piace?” sorrise Goten, ancora sporco di cioccolato. “Eh?”

Trunks gli rispose annullando lo spazio tra di loro, e sporcandosi di cioccolato a sua volta.


***


Vegeta si chiuse la porta del bagno alle spalle. Finalmente asciutto, e sazio, e di umore quasi non terribile, per poco non andò a sbattere contro Videl.

Avrebbe dovuto percepire il suo ki, ma in quel momento pensava a ben altro; voleva volare fino alle Montagne di Paoz e chiedere a Kakarot un duello all’ultimo sangue, come ogni giorno. Ma non ci riusciva mai: Bulma - quella Bulma! - lo intercettava sempre prima che lui potesse fare visita all’essere di razza inferiore, promettendogli delizie culinarie e non solo in cambio della sua pazienza. Normalmente capitava proprio quando Bulma aveva ancora addosso la sua tuta da meccanico, macchiata di olio per motori fin sotto le unghie, e Vegeta… Vegeta poteva confessare, almeno a sé stesso, di avere trovato la consorte reale perfetta per un Principe del suo calibro. Geniale, ambiziosa, audace, arrogante; e, soprattutto, pronta anche a sporcarsi le mani per ottenere ciò che voleva. Vegeta non avrebbe mai ammesso a nessuno quante volte, per richiesta di Bulma, lui, Principe dei Saiyan, le aveva lasciato davvero… persino…

Ah, Vegeta!” lo salutò Videl, voltandosi all’improvviso verso di lui e interrompendo il flusso imbarazzante dei suoi pensieri. Era affacciata ad una delle tante finestre del corridoio della Capsule Corporation. “Vuoi che ti passi tuo figlio?”

Reggeva un telefono con una mano, e ne copriva il microfono con l’altra in attesa della sua risposta. Lo guardava con aspettativa; nell’incontrare i suoi occhi alzò appena la testa, come faceva di solito.

Se c’era una persona nella famiglia Son, una, che Vegeta tollerava volentieri, quella era senza dubbio proprio lei.

Era così forte! E così testarda! E così tanto esperta di arti marziali! Incarnava proprio lo spirito di una vera Saiyan!

Se Vegeta avesse avuto ancora un trono su cui sedersi che non fosse la sedia da scrivania nello studio di Bulma, le rare volte che vi si sedeva di nascosto e con assoluta dignità, l’avrebbe resa Consigliera Reale.

Naturalmente, Vegeta non avrebbe sopportato di buon grado la sua presenza se Videl non avesse avuto una natura aggressiva; e, infatti, lei alzò un sopracciglio in sua direzione per spronarlo inutilmente a risponderle. “Allora?”

Vegeta ancora non riuscì a riscuotersi dalle sue riflessioni circa un’ipotetica, ma non così assurda, appartenenza di Videl alla gloriosa stirpe Saiyan. Kakarot aveva finito per schiantarsi sulla Terra a bordo di una navicella; se non fosse stato per l’arrivo di quell’imbecille di suo fratello, non avrebbe mai saputo di non essere umano. Magari - magari - nemmeno Videl era a conoscenza delle sue valorose origini. Con il giusto allenamento, visti i suoi precedenti, avrebbe di certo raggiunto lo stadio di Super Saiyan in pochi…

Oh!” esclamò Videl con stupore. “Ah, ma certo! Gli hai già fatto gli auguri, non è vero? Che sciocca!”

Gli rivolse un sorriso ed agitò in sua direzione la mano con cui prima aveva coperto il microfono del suo telefono, come per scacciarlo. Che audacia! Il coraggio Saiyan di certo non le mancava! “Trunks”, disse Videl nella cornetta, ancora sorridendo, “volevo passarti tuo padre, ma immagino abbiate già parlato. Sì, ho interpretato il suo silenzio.” Parlava persino di lui come ignorando la sua vivida, fisica presenza principesca! “Eh?” fece ancora Videl nella cornetta, sgranando gli occhi. “In realtà non vi siete sentiti?”

Lanciò un’occhiata pensierosa a Vegeta, ancora pietrificato dinanzi a lei. Poi sorrise soddisfatta, e coprì di nuovo il microfono del suo telefono quando lo spostò dalla sua guancia. “Vegeta”, lo chiamò sottovoce, “scommetto che vuoi portar loro un bel regalo, eh? Lo so, che sotto sotto hai un cuore d’oro.”

Gli rivolse un occhiolino. “Tranquillo”, commentò divertita. “Non lo dirò a nessuno. Tu mantieni i miei segreti ed io mantengo i tuoi, come al solito. Chiaro?”

Vegeta aveva visto Videl sgattaiolare nello studio di Gohan con dei piccoli doni tra le mani numerose volte. Videl negava profusamente di compiere sdolcinatezze del genere nei confronti di suo marito con chiunque la accusasse del contrario; non con Vegeta, però. Con lui si limitava a ricordargli di quanto spesso fosse lei ad assistere alle sue azioni poco dignitose, come minacciandolo di distruggere la sua reputazione da duro se lui avesse tentato di rovinare la sua. Vegeta rispettava il patto per puro divertimento, e niente affatto perché nutriva segretamente un velato timore delle conseguenze in cui sarebbe incorso nell’infrangerlo. Videl gli sembrava fin troppo spietata - a meno che si trattasse di Gohan.

Tutti hanno un punto debole, pensò Vegeta serrando la mascella. Persino il grandioso Principe dei Saiyan!

Videl lo fissava ancora, e nel suo sguardo cresceva l’impazienza. “Mmph”, replicò allora lui, con somma eloquenza, evitando i suoi occhi.

Videl annuì soddisfatta, e tornò a sorridere nel voltarsi verso la finestra. Vegeta accelerò appena i suoi passi nel proseguire per la sua strada.



***


Che gentili!” esclamò Goten, prima di salutare il corriere. “Grazie per la consegna!”

Chiuse la porta di casa alle spalle di Trunks, il quale lo sorpassò con facilità nonostante la quantità spaventosa di mazzi di fiori che teneva tra le braccia; sia Crilin, che Yamcha, che qualche loro collega avevano avuto la stessa identica idea.

Anche se non ne aveva bisogno, Goten prese qualche mazzo dalle sue mani per aiutarlo a posare tutto sul tavolo. “Non pensavo se ne ricordassero tutti”, commentò allegramente, portandosi le mani sui fianchi. “Oh! E guarda quante dediche!”

Calmate i bollenti spiriti!” Lesse Trunks, voltando verso di sé uno dei bigliettini da parte di qualche amico di Goten. “Peccato che oggi Goten sia in ferie! Dovrà comunque lavorare duro per spegnere questo vostro incendio!

Inorridì all’istante. “Ah...ah…”, mormorò, fingendo di ridere. “I tuoi colleghi sono veramente...”

Per Goten ed il suo focoso Trunks!” Lesse Goten, facendoglisi più vicino e prendendo qualcuno dei bigliettini dalle sue mani. Esplose in una risata fragorosa. “Oh, senti quest’altro! Non fatevi bruciare dalle fiamme della passione!

Trunks sentì qualche vena sulla fronte venirgli attraversata da uno spasmo. Goten continuò imperterrito. “Qualora il vostro amore fosse troppo ardente, ricordate che il numero d’emergenza è sempre il solito: nove…

Trunks lo zittì con una violenta mano sulla bocca. “C’è un limite a quello che posso sopportare!” berciò. “Basta!”

Ah, ma Trunks!” sorrise Goten, con voce ovattata dalla sua mano. “Fa ridere perché io lavoro come vigile del fuoco!”

Trunks chiuse gli occhi per calmare la rabbia. “Sì, Goten. Lo so.”

L’altro lo guardò stupito. “Oh? Allora tu hai capito anche il senso di queste battute? Perché io no.”

Trunks lasciò andare la presa sulla sua bocca per portarsi, invece, il pollice e l’indice contro il ponte del naso. Sospirò rumorosamente.

Lascia stare, Goten”, disse rassegnato. “Lascia stare…”


***


Finalmente al sicuro all’interno della sua cucina privata, Vegeta potè tirare un sospiro di sollievo; svanita l’ansia di incontrare qualcuno che avesse a che fare con la famiglia di Kakarot, o di sentirsi ancora rivolgere domande inopportune circa una misteriosa situazione che ancora non gli era chiara, il Principe si preparò un frullato alla banana e lo sorseggiò con sdegno principesco. Solo lui, il silenzio ed i suoi pensieri di alta nobiltà, liberi da basse interruzioni di qualsiasi genere.

Vegeta, tesoro!”

Saltò sulla sedia su cui stava riposando; quella Bulma! Gli sorrideva allegramente, la sua Consorte Reale, mentre oltrepassava l’uscio della cucina. E dire che gli aveva promesso accesso unico alla stanza!

Su, non fare quella faccia”, lo rimproverò, ancora sorridente nonostante l’evidente disappunto emanato dal saiyan. “Non crederai certo che io voglia privarmi della vista del mio caro scimmione per un’intera mattinata, no? Come stai, zucchero?”

Vegeta digrignò i denti. “Bene”, sputò fuori.

Grandioso!” replicò Bulma soddisfatta. Estrasse una capsula hoipoi dalla tasca dei suoi pantaloni da ginnastica; doveva essere appena stata in palestra anche lei, a giudicare dalla fascia con cui aveva raccolto indietro i suoi capelli corti. “Guarda qui. Cosa ne pensi?”

La capsula si aprì nell’aria dopo un movimento aggraziato della sua mano; e, al suo posto, apparve un gigantesco mazzo di fiori colorati che atterrarono con eleganza sul tavolo della cucina, ancora in perfetto ordine. Bulma si voltò verso Vegeta, sorridendo soddisfatta. “Allora?”

Il valoroso Principe assolutamente non arrossì. “Mmmph”, replicò, guardando altrove. “Non… sono orribili. Ma dovresti sapere che non gradisco questo genere di regali.”

La nobile Consorte lo guardò sorpresa. “Eh?”

Al suono del suo evidente stupore, Vegeta mostrò i denti e si voltò di nuovo verso di lei con uno scatto. “Beh, ti sembro mica uno dei figli scemi di Kakarot?! Cosa c’è, adesso ti metti a regalarmi fiorellini e roselline anche tu?! Ti pare che io sia uno da umiliare con certi doni offensivi, Bulma?!”

(Li avrebbe nascosti nel bagno senza gravità della Gravity Room, dove nessuno li avrebbe visti! Non senza prima ordinarne un mazzo identico da buttare via per fare scena.)

Bulma lo fissò in silenzio per qualche istante, e poi scoppiò a ridere. E a ridere. E a ridere. E a ridere. “Mi dispiace molto, Vegeta”, disse infine, asciugandosi le lacrime agli occhi. “Ma quei fiori non sono per te, tesoro! Sono per Goten e Trunks!”

Vegeta abbassò lo sguardo sul regalo non per lui. Aprì bocca per dire qualcosa come tanto meglio, ma dalle sue labbra non uscì alcun suono. Quella Bulma! Lo aveva tratto in inganno con le roselline e i fiorellini!

Mi dispiace per davvero”, insistette lei, calmando finalmente le risate per guardarlo, invece, con aria compassionevole e divertita al tempo stesso. “Non sapevo che ti piacessero i fiori, dolcezza. Vedrò di comprarne un po’ anche per te quando ti comporterai bene, d’accordo? Perché non accompagni Bra a fare shopping questo week-end, mh?”

Vegeta non sopportava la quantità intollerabile di uomini e donne e ibridi di vario genere che ci provava costantemente con lui ovunque andasse. “B-Bulma!” protestò.

Lei alzò il mento con aria di superiorità, e sorrise malefica e principesca come era giusto che facesse. “Potresti anche cucinare tu, per una volta”, continuò, incrociando le braccia al petto con aria minacciosa. “O partecipare a qualche serata di gala, o occuparti del giardino, o rilasciare qualche intervista…”

Vegeta incrociò le braccia a sua volta e guardò altrove, masticando qualche ingiuria tra i denti. Bulma rise, e prese a canticchiare una canzoncina allegra e a versarsi qualcosa da bere mentre lui ancora fumava di rabbia. L’audacia di quella donna! Vegeta provò inutilmente a non sentirsi, come sempre, ferito nell’orgoglio.

Goten e Trunks?!” esclamò infine, cambiando argomento, ancora offeso per la questione del regalo. “Perchè diavolo dovresti mandar loro dei fiori, Bulma?!”

Lei si arrestò bruscamente nel sorseggiare quello che, per quanto ne sapeva Vegeta, poteva anche essere un drink alcolico alle dieci del mattino. “Come?” replicò, evidentemente perplessa. “Non lo sai, tesoro?”

Vegeta fu davvero, davvero tentato di risponderle che no, non lo sapeva, ma il suo orgoglio saiyan ebbe la meglio. “Lo so perfettamente”, rispose tra i denti. “So perfettamente di cosa stiamo parlando!”

Bulma lo squadrò per qualche istante, poi sul suo volto si fece strada un altro sorriso malefico. “Oh, ottimo!” cinguettò compiaciuta. “Allora, io vado a spedire questi fiori con uno dei nostri droni. Oppure potresti portarli tu da Goten e Trunks”, propose imperterrita, “visto che immagino che tu vorrai dar loro un regalo di persona, eh?”

Non sono un messaggero”, ringhiò Vegeta.

Postino”, lo corresse Bulma.

Postino!” ripeté Vegeta, alzandosi di scatto dalla sua sedia. “Non sono un postino e non consegnerò fiori a nessuno mai!”

Allora fammi sapere cosa comprerai per loro!” sorrise Bulma, per niente spaventata. “Io vado a lavorare. A dopo, zucchero!”

Raccolse l’imponente composizione floreale dal tavolo e rivolse a Vegeta un sorriso sornione. Mentre gli dava già le spalle colse una delle tante rose rosse presenti nell’enorme mazzo, e la posò con delicatezza sul tavolo vuoto.

Nel caso in cui volessi, che so, fare a pezzi questo spaventato fiorellino con uno dei tuoi portentosi attacchi”, gongolò Bulma soddisfatta. L'affetto nel suo tono non sfuggì a Vegeta, che ormai sapeva leggere i suoi occhi e la sua voce tanto bene quanto lei sapeva leggere i suoi. “Se hai bisogno, chiamami sul cellulare, okay?”

Vegeta brontolò animatamente, ma non le diede la soddisfazione di risponderle. Come se sapesse usarlo, un cellulare!

***

A casa Son-Briefs, intanto, Pan si trasformò in super saiyan non appena Trunks aprì la porta.

Scansati!” gli urlò contro la bambina, correndo alla velocità della luce oltre l’ingresso dell’abitazione. “Dove sei, zio Goten?!”

Lo zio in questione apparve sulla linea di collisione, con le braccia già spalancate e un’espressione di orrore e di allegria al tempo stesso sul volto; afferrò la nipotina non appena questa gli si lanciò contro come un ariete, finendo per atterrare con violenza tra le sue braccia e per mandare entrambi a rovinare contro, ed attraverso, la parete di casa.

E siamo a quattro”, sospirò Trunks.

Pan!” la chiamò Videl, con aria provata. “Ti abbiamo detto centinaia di volte di non buttare più giù i muri della casa dei tuoi zii!”

Pan si risollevò dalle macerie con una mano già posata sopra al viso sporco, mostrando a sua madre l’interno della palpebra inferiore del suo occhio in un gesto di offesa. Videl si inferocì immediatamente, placata solo dalla mano gentile di Gohan sulla sua spalla. “Videl…” la chiamò preoccupato suo marito, sorridendo nervoso.

Gohan, lo vedi che nostra figlia ha bisogno di disciplina?!” sibilò Videl, voltandosi verso di lui con espressione esasperata. “Dovremmo seriamente - ”

Senti chi parla!” sorrise Trunks dispettoso, interrompendola. Incrociò le braccia al petto non appena gli sguardi di Gohan e di Videl si posarono su di lui. “Sbaglio, o tu eri molto peggio di lei da ragazza?”

Inoltre”, rise Gohan con evidente ansia, intervenendo a sua volta, “devi ricordarti che è una bambina saiyan! Per lei è molto difficile, controllare tutta quella forza!”

Ed ha preso da te”, insistette la voce lamentosa di Goten da sotto la parete crollata. “Di certo non da Gohan.” Volandogli contro a tutta velocità, sua nipote gli aveva dato una testata da non poco.

Videl trasse un sospiro innervosito ed ignorò i loro commenti. “Pan, vieni subito qui!”

La bambina sfoggiò un sorriso soddisfatto, e corse da sua madre. “Sì, mammina?”

Mentre Videl era impegnata a rimproverare sua figlia, Trunks andò a recuperare Goten dai resti del loro salotto. “Stai bene?” gli domandò. “Avanti, tirati su. Ne abbiamo prese di peggiori.”

Goten si lasciò rimettere in piedi dalla sua mano calda e familiare nella sua. “Prova tu a venire travolto da quel terremoto”, sbottò in risposta, massaggiandosi il fondoschiena. “Sono ancora a pezzi dall’allenamento con tuo padre di due settimane fa! Dove sono i Senzu quando ne abbiamo bisogno?”

Proprio qui!” gongolò Gohan dall’ingresso, avanzando verso di loro con un sorriso. Quel giorno indossava un completo salmone sopra un maglione dorato, e aveva un marsupio marrone in bilico tra le sue spalle e il suo stomaco. Ai piedi indossava delle scarpe gialle evidenziatore. “Sono passato a prenderne qualcuno da Korin stamattina. Ho messo i vostri in questo sacchetto!”

Ah, grazie!” rispose Trunks, prendendogli la confezione di mano con educazione. “Possiamo offrirvi qualcosa?”

Siamo di fretta”, replicò Videl, tenendo sua figlia a bada dalle spalle. Pan si guardava intorno con tutta l’aria di qualcuno che sta per combinare qualche disastro; la brezza estiva proveniente dalla parete crollata del salotto soffiava disordine tra i suoi capelli, dandole un aspetto ancora più selvaggio. “Siamo passati solo perché Pan ci teneva a consegnarvi di persona il suo regalo.”

Gohan si piegò per abbassarsi all’altezza della sua bambina. “Allora, tesoro”, sorrise allegramente, “cos’hai per i tuoi zii?”

Un bello schiaffo!” rispose lei.

Pan”, la chiamò Videl minacciosa.

Okay”, sbuffò Pan, “okay. Niente schiaffi. Ma ho bisogno di spazio! Devo trasformarmi in Super Saiyan!”

Videl la squadrò sospettosa. “Era di questo, che parlavi ieri sera?” le domandò. “Quando dicevi di quel nuovo attacco che hai inventato?”

Sì!” replicò la bambina. Aveva ereditato il suo stesso sorriso, e Gohan si sentì il sangue raggelare quando riconobbe l’espressione furba di Videl sul volto della loro figlioletta di undici anni. “Dai, mami! Sarò brava, te lo prometto!”

E va bene”, concesse Videl, intenerita dalla sua espressione angelica. “Ma poi torneremo subito a casa, chiaro? Sei ancora in punizione!”

Chiaro”, cinguettò Pan. Corse da Goten, ad afferrare la mano del suo zio preferito con la sua. “Zio Trunks, vieni anche tu!”

Videl si voltò verso suo marito mentre l’allegro trio avanzava verso il giardino fuori casa, uscendo dall’abitazione direttamente dalla parete crollata del salotto. “Non riuscirai mai a spiegarle le equazioni, oggi”, gli disse seria.

Lo so”, rise Gohan serenamente. Un ki-blast a forma di cuore esplose nell’aria, distruggendo anche l’ampia recinzione intorno al retro del giardino di casa Son-Briefs. Gohan e Videl, già molto provati, scelsero di comune, tacito accordo di ignorare tutto quanto. “Pazienza. E se invece la portassimo al mare? A giocare sulla spiaggia con Marron e Tartaruga? Non li vede da un bel po’.”

Videl vide sul suo volto la stessa espressione allegra di Pan, e si sciolse all’istante. “D’accordo”, acconsentì con un piccolo sogghigno. “Però poi la sabbia dalla macchina la togli tu, eh.”

Gohan le rivolse un sorriso raggiante in risposta.

***


Insomma, pensò Vegeta a qualche centinaio di chilometro da lì: sembrava proprio che la situazione richiedesse il suo regale intervento.

Vegeta conservò le braccia al petto, e oltrepassò l’ingresso del centro commerciale più vicino alla Capsule Corporation. Lo aveva raggiunto a bordo di una delle tante automobili di proprietà di Bulma, ovviamente mettendosi seduto sui sedili posteriori, mentre uno schiavo (o un autista privato, come Bulma lo definiva) si beava della sua principesca presenza e lo conduceva in silenzio tra le strade di West City.

Vegeta si guardò intorno e proseguì verso il centro dell’edificio, dove una mappa indicava la posizione di ogni negozio nella costruzione; dopo aver trovato ciò che cercava, il Principe emise un verso di disprezzo e si diresse verso la profumeria più vicina.

Entrò in quel locale a passo spedito; era, in realtà, uno dei pochi in grado di non scatenargli dentro quantità eccessive di odio e sdegno. Tali sentimenti erano specialmente rivolti verso la plebaglia circostante, ed ampiamente giustificati: a circondarlo erano infatti famiglie chiassose e piccole pesti, che ogni volta lo stordivano con le loro urla di insopportabile gioia infantile. Fortunatamente, però, non c’erano marmocchi terrestri in vista tra le isole della profumeria; certi luoghi non erano adatti all’entusiasmo di piccole canaglie, e Vegeta li tollerava per questo.

Il Principe marciò a testa alta tra i carrelli e gli uomini che fingevano di essere stanchi pur di non dare una mano alle loro mogli; patetici vermi schifosi. Vegeta si lasciava sempre trascinare dalla sua Reale Consorte ovunque lei volesse, e sapeva portare rispetto alla sua Nobile Autorità. Varcando la soglia della profumeria si sentì pervadere da un’infinità di odori lussureggianti, ed una strano moto di emozione lo spinse a rivolgere un sorrisino soddisfatto alle dipendenti del negozio; quello era davvero, davvero il suo regno. Lo attorniavano ampi e lunghi scaffali, dominati da colori e da profumi che spaziavano dal dolce all’intenso, dal morbido al pungente; Vegeta conosceva ogni essenza, ogni sfumatura di odore, dalla vaniglia al muschio bianco. Non poteva certo privare il suo corpo reale del fascino del profumo perfetto. Aveva imparato a riconoscere quello di Bulma con facilità, tra le mura di casa e nell’aria all’esterno: pungente, audace, ma a tratti terribilmente femminile. Tra gli interminabili corridoi dell Capsule Corporation lo percepiva con ancora più intensità di qualsiasi aura nemica a milioni di chilometri di distanza. Non lo avrebbe mai ammesso, ma quel profumo era un vero tormento: bastava sentirlo per un secondo, e gli rimaneva nelle narici per ore ed ore.

Prese a scrutare ogni boccetta con attenzione, la stessa che uno scienziato avrebbe dedicato all’analisi della composizione di un atomo; proprio come faceva Bulma, quando riusciva a risolvere ogni problema al primo tentativo. E così avrebbe trionfato anche Vegeta, trovando all’istante l’essenza giusta da regalare a Trunks.

Degnando l’interno della profumeria della sua regale presenza, non prese nemmeno in considerazione i profumi forti e troppo intensi; avrebbe decisamente preferito regalare a suo figlio un virile profumo da maschio alpha, a dire il vero. Ma Vegeta se ne intendeva, e Trunks non era proprio il tipo adatto per simili fragranze. Quel ragazzo correva a lavarsi via il sangue e il sudore anche dopo aver vinto un combattimento! Non sfoggiava l’odore della lotta su di sé nemmeno per la durata minima di diciannove minuti e quindici secondi, come qualsiasi altro membro della gloriosa stirpe Saiyan avrebbe fatto al suo posto!

Ad un tratto lo sguardo penetrante e sdegnoso del Principe incontrò il blu notte di una boccetta. La studiò per qualche istante; sebbene sapesse indubbiamente farlo mille volte meglio del secondo, stupido, figlio di Kakarot, gli era tuttora difficile leggere quell’alfabeto con cui aveva ancora poca familiarità. Midnight Poison era il nome dipinto sul vetro colorato, con lettere elegantemente scolpite in toni chiari e luminosi.

Con la grazia di un vero principe sollevò il campioncino e se lo portò a pochi centimetri dal regale naso: dolce, con un leggero sentore di gocce di vaniglia; rosa, bergamotto. Perfetto.

Soddisfatto della sua scelta, Vegeta raccolse una delle confezioni del profumo dallo scaffale. Sogghignò fra sé e sé nel volgersi verso l’uscita del negozio, pienamente compiaciuto dal suo lavoro ben fatto.

Mi scusi - signore! Signore, si fermi!”

Vegeta represse un sospiro di impazienza quando una terrestre dall’aria perplessa gli si parò davanti. Un’altra stava ancora urlando alle sue spalle, chiamandolo con un titolo ben diverso da quello che gli spettava. “Signore, deve pagare!”

Pagare?” ripeté lui, con evidente disprezzo. “Ma per favore!”

Fece per superare la donna che ancora tentava di bloccargli la strada. “Signore, devo chiederle di essere ragionevole!” insistette lei. “Mi segua alla cassa, la prego!”

Vegeta sapeva di non dover causare più allarmismi di quanto necessari. Bulma gli consentiva soltanto tre scenate teatrali a settimana, e Vegeta aveva già sforato quel limite. “Mmmph”, disse, eloquente. “Non devo pagare proprio un bel niente. Mia moglie è la Presidente della Capsule Corporation.”

Vegeta ghignò. “Mia moglie è il suo capo.”

Nonostante il sorriso minaccioso del saiyan, la terrestre non demorse. “Mi - mi mostri un documento!” disse coraggiosamente.

Ecco il suo documento!” esclamò il Principe, al limite della sopportazione.

Alzò una mano in aria, scagliando un colpo che aveva perfezionato solo di recente: Semi-Permanente Attack. In un attimo, una luce abbagliante invase il negozio insieme a un fortissimo colpo di vento; quando le commesse riaprirono gli occhi, Vegeta era già scomparso.

E i loro capelli, all’improvviso, erano d’un riccio davvero perfetto.

***

Goten e Trunks, intanto, a casa loro, si ritenevano ancora molto, molto giovani dentro. (E la loro età lo dimostrava.)

Tuttavia, il riposino pomeridiano dopo pranzo non glielo toglieva veramente nessuno.

Goten si svegliò bruscamente quando il ginocchio di Trunks lo colpì in faccia all’improvviso, ed ogni suo muscolo facciale si contorse in una smorfia di dolore; qualcuno aveva suonato alla porta di casa loro, risvegliando i loro istinti saiyan. Ora capiva com’era che Trunks si sentiva, tutte le volte che l’allarme anti-incendio lo destava di colpo da un sonno tranquillo.

Goten”, borbottò Trunks con voce stanca, mentre l’altro si massaggiava il naso dolorante. All’attacco inatteso del ginocchio traditore di Trunks, era saltato subito seduto sul divano; le gambe di Trunks non erano più un posto tanto sicuro su cui riposare la testa, quando si rivoltavano contro di lui. “Stanno suonando alla porta.”

Sì, me ne sono accorto”, mormorò Goten in risposta, ancora imbronciato per il duro risveglio. La calda brezza che soffiava all’interno della stanza non li stava di certo aiutando a ritrovare coscienza; prendere sonno era stato ancora più facile del solito, con quella loro parete crollata e l’aria afosa d’estate che aveva preso il sopravvento nel salotto. Fece per alzarsi, ma Trunks lo fermò prontamente con un magnanimo cenno della mano.

Si rimise in piedi con uno sbadiglio, diretto all’ingresso al posto suo, e Goten lo guardò dirigersi lento verso la porta mentre si stiracchiava. “Non trovo le chiavi”, sbottò il mezzosangue assonnato.

Vado io”, si offrì allora Goten, tirandosi su e sorridendogli assonnato.

Ci vediamo dall’altra parte!” lo salutò, oltrepassando le macerie tra il salone e il retro del giardino. “Eh, eh.”

Trunks nascose un sorrisetto dietro una mano, e ascoltò Goten e l’ennesimo corriere conversare amabilmente oltre la parete. Poi aprì la finestra più vicina alla porta, e si affacciò per guardare la postina allontanarsi.

Goten gli rivolse un sorrisone. “Altri fiori!”

Preso com’era dal guardare la faccia gongolante di Goten, Trunks letteralmente non si era accorto dell’enorme composizione floreale che il mezzo-saiyan reggeva tra le braccia. Impallidì alla vista dei due immensi girasoli dal color giallo splendente, circondati da gigli e narcisi non ancora sbocciati di un bianco così puro da essere accecante. I boccioli spiccavano tra i petali colorati, ed il pensiero della loro fioritura fece brillare gli occhi di Trunks per un istante.

Solo per un istante.

Ma - ma che?!” esclamò sconvolto, chiedendosi dove diavolo avrebbero sistemato tutti quei fiori. “Chi li ha - ”

Tua madre”, spiegò Goten prima ancora che lui potesse finire, passando davanti alla finestra aperta. “Ci vediamo dall’altra parte!” ripeté contento. “Eh, eh.”

Trunks sospirò, e chiuse la finestra con un altro piccolo sorriso rassegnato e segreto. Si voltò giusto in tempo per vedere Goten rientrare nel salotto, con quella gigantesca composizione floreale tra le mani. “Allora”, disse il mezzo-saiyan, con il viso parzialmente coperto da tutti quei fiori, “dove li metto?”

Trunks si guardò intorno. Avevano ricevuto così tante piante da avere già finito i vasi e i boccali di vetro. “Ci inventeremo qualcosa…” replicò in tono vago, portandosi le mani sui fianchi.

Ehi, Trunks”, riprese Goten, ancora nascosto dietro i petali dal colore inconfondibile del giglio ancora in fiore. “Dici che anche tuo padre ci regalerà qualcosa?”

Mh?” rispose Trunks, distrattamente. “Come? Mio padre?”

Ma sì!” gongolò Goten. “Non pensi che verrà? Ormai se ne sarà fatto una ragione!”

Non so”, borbottò Trunks, riposando il mento tra l’indice e il pollice di una mano. “A me basta che non ci dia altri fiori.”

Sospirò una seconda volta, e pensò a delle vecchie caraffe inutilizzate che forse avevano ancora. “Goten, dai”, chiamò rassegnato , “proviamo a vedere se entrano qui dentro…”

***

Ancora all’interno del centro commerciale, Vegeta trasse un lungo respiro. Si sedette e, per la prima volta in quell’intera giornata, poté finalmente rilassarsi.

Chiuse gli occhi, dandosi mentalmente una pacca sulla spalla. Era sopravvissuto ad un’intera, estenuante mattinata di stress; la scelta del profumo, l’incontro con i terrestri, e il Semi-permanente Attack che aveva scagliato già due volte quel giorno (una per Bulma, prima di uscire) lo avevano davvero stancato. Eppure, ce l’aveva fatta. Il Principe dei Saiyan avrebbe resistito davanti a qualsiasi minaccia!

Si sporse appena per prendere la carta igienica, mentre il suo sguardo si incupiva. Finalmente aveva svuotato la vescica, ma c’erano ancora tanti ostacoli da affrontare. Avrebbe dovuto spiccare il volo, raggiungere la casa di suo figlio, fingere di conoscere il motivo per cui si trovava lì da lui…

Vegeta!”

Il Principe quasi cadde dal gabinetto, scioccato dall’apparizione improvvisa del suo peggior nemico: quel maleducato di Kakarot! Nel bagno degli uomini! Senza rispetto alcuno per la sua privacy!

Kakarot!” esclamò, adirato, rialzandosi in piedi e tirandosi su i pantaloni in pochi istanti. “Che diavolo - che diamine ci fai qui, imbecille!”

Ah, Vegeta, non fare così!” sorrise Goku, con aria allegra e soddisfatta. Aveva le mani sui fianchi, e sul viso quel sorriso gongolante che sfoggiava sempre. “Sono passato a chiederti un consiglio su cosa regalare ai ragazzi! Lo sai, no? Tu cos’hai preso?”

Vegeta digrignò i denti. “Lo so benissimo! So perfettamente a cosa ti riferisci!” replicò subito. “E cosa ho comprato sono solo affari miei, Kakarot!”

Su, Vegeta, non puoi darmi nemmeno un indizio?” protestò l’altro. “Un indizio piccino picciò?”

No!” berciò Vegeta. “E adesso fammi passare! Non riesco a respirare, se mi stai così vicino!”

Il cubicolo del bagno era stretto, e Goku non aveva concetto alcuno di spazio personale. Vegeta lo spinse senza delicatezza - ma con grazia -, scansandolo per aprire la porta e dirigersi ai lavandini. “Io credo che tu sia solo arrabbiato perché ho scoperto il tuo segreto, Vegeta!” gongolò Goku, raggiungendolo.

Uh?” replicò il Principe, lanciandogli un’occhiataccia attraverso uno degli specchi dinanzi a lui. “E quale sarebbe, questo segreto?”

Fai la pipì come una donna!” annunciò Goku sornione.

Ma cosa - come ti permetti!” sibilò Vegeta. “Ero solo stanco! Non la faccio così tutte le volte!”

(La faceva così tutte le volte.)

Ah, non c’è certo bisogno di vergognarsi!” sorrise Goku, dandogli una pacca non gradita sulla schiena. “Dai, non lo dirò a nessuno! Ma dimmi cos’hai deciso di prendere ai ragazzi, su, non farti pregare!”
L’altro si lavò le mani furiosamente. Non avrebbe lasciato che
Kakarotto! gli rubasse l’idea. “Li degnerò della mia presenza, del mio tempo, e dei miei auguri”, masticò in risposta tra i denti. “Non ti sembra forse abbastanza, Kakarot?”

Goku si portò una mano dietro la testa, e gli rivolse un’espressione perplessa. “Ah”, rispose, fissandolo con sguardo vacuo. “Immagino di sì.”

Quel pivello se l’era bevuta! Vegeta cantò vittoria dentro di sé.

Allora pazienza!” aggiunse poi Goku con un sorriso, già dimentico della questione. “Magari farò lo stesso anche io. Com’è che hai detto? Li degnerai della tua essenza? Eh, eh. Anche io della mia!”

Mmmph!” commentò il Principe con eloquenza. “Sparisci, Kakarot! Ho cose più serie da fare che rispondere alle tue sciocche domande!”

Va bene, va bene”, sospirò Goku sorridente, “non ti scaldare. Credo che Chichi voglia regalar loro delle… tutine per bambini o qualcosa del genere, sai?”

Vegeta si asciugò le mani sotto al getto d’aria calda dell’asciugamani automatico, e gli rivolse uno sguardo adirato. “Ma che assurdità vai dicendo!” replicò aggressivo. “Non sono più dei marmocchi, Kakarot!”

Oh, non mi riferisco certo a loro!” ribatté Goku sornione. “Eh, eh. Ci vediamo, Vegeta!”

Si teletrasportò altrove in un attimo, lasciando il Principe senza parole.

Quel maledetto, stupido, incomprensibile Kakarotto!

Mmmph!” ripeté Vegeta tra sé e sé. Serrò i pugni ormai asciutti. Doveva ancora comprare un regalo per quell’imbecille del suo secondo figlio.

Guardò il suo riflesso nello specchio per qualche istante, chiedendosi cosa mai avrebbe potuto comprare a quell’allocco. Magari…

Un sogghigno si allargò sul suo volto.

Ora sapeva.

***

Goten! Goten, puoi andare tu, per favore?”

Qualcuno aveva suonato al campanello di casa Son-Briefs per l’ennesima volta, e Goten corse ad aprire mentre Trunks continuava a rimettere in piedi la parete del salotto. “Sì?” chiese curioso, girando la chiave nella toppa. “Chi è? Se ha qualche consegna…”

Goten si zittì subito quando vide la faccia ombrosa di Vegeta al di là della soglia. “Papà!” lo accolse entusiasta.

Non chiamarmi papà!” berciò Vegeta in risposta.

Papà?” chiamò Trunks a sua volta dall’altro lato della stanza, sollevandosi da dov’era chinato per collocare mattone su mattone e voltandosi in direzione della porta. Per una vera ricostruzione della parete del salone avrebbero aspettato l’indomani. “Oh, cosa - che ci fai qui?”

Raggiunse Goten e Vegeta all’ingresso, giusto in tempo per vedere suo padre spostare il suo sguardo assassino da Goten a lui. “Lo sai - lo sai benissimo, cosa ci faccio qui!” rispose il Principe.

Ah, papà, non posso crederci!” commentò Goten, imperterrito. “Oh? Ci hai portato dei regali?” proseguì, occhieggiando la busta che Vegeta aveva portato con sé.

Mmmph”, replicò questi, ritrovando finalmente il sogghigno nel sentirsi rivolgere quella domanda. “Già! Scartate pure!”

Trunks lo guardò intenerito, e prese la busta che lui gli porgeva. “Ah, papà… non dovevi…”

Davvero non dovevi!” annuì Goten, prendendogli la busta di mano. Vegeta serrò i denti per frenarsi dal dargli del maleducato: la vendetta era un piatto che si gustava con le patate e i piselli di contorno, in fondo, o qualcosa del genere. Maledetti modi di dire terrestri. “Non sto più nella pelle! Vediamo, dai, vediamo…”

Goten tirò fuori dalla busta un’elegante scatola di carta. “Uh? Ah. Trunks, qui c’è scritto il tuo nome!”

Infatti è per lui”, confermò Vegeta, trattenendosi a fatica dal ghignare apertamente. “Guarda più in fondo!”

Goten frugò nella busta mentre Trunks scartava il suo regalo. Vegeta l’aveva riempita di cellophane per rendergli le cose più difficili.

Papà”, chiamò Trunks sorpreso, aprendo la confezione da profumeria che reggeva tra le mani, “questo è…”

Non ringraziarmi!” lo interruppe Vegeta compiaciuto. “Sono certo che ti piacerà!”

Trunks osservò il profumo da donna dinanzi a lui con espressione sconfortata. “Ah... Midnight Poison…” lesse ad alta voce. “Ecco, papà… vedi...

Che aspetti?” lo incitò Vegeta, pienamente soddisfatto di sé. “Provalo!”

D’accordo…” acconsentì Trunks rassegnato. Stappò la boccetta con una smorfia decisamente poco convinta, e lasciò che le gocce di quell’essenza gli profumassero il polso con palese esitazione. Persino Goten, che ancora scavava tra il cellophane, lo guardò aspettando con ansia il verdetto finale: e, in un attimo, un profumo dolce e inatteso invase il salotto all’improvviso.

Trunks si lasciò avvolgere da quell’essenza stranamente familiare, e non poté trattenersi dall’emettere un mormorio sorpreso; non avrebbe mai pensato di ritrovare le note dei suoi odori preferiti tra quelle della fragranza sconosciuta, né tantomeno che un profumo da donna gli potesse piacere così tanto. Guardò Vegeta stupito, e vide un sogghigno esultante ed un’espressione vittoriosa allargarsi sul volto del padre.

Ah!” esclamò Vegeta trionfante.

Wow, Trunks, è davvero buonissimo!” osservò Goten contento. “Potrei mangiarti!”

Mmmph!” replicò Vegeta, disgustato. “Vedi di pensare al tuo regalo!”

Nonostante il commento inappropriato del figlio di Kakarot, Vegeta ritrovò in fretta l’entusiasmo non appena vide l’ultimo strato di cellophane cadere sul pavimento; il mezzo-saiyan estrasse finalmente il suo dono dal fondo della busta, e Vegeta sorrise vittorioso quando Goten sollevò in aria il suo rivoltante pacchetto di…

Caramelle!” esclamò l’imbecille, con gli occhi che brillavano di sincera emozione. “Wow! Le mie preferite, quelle al gusto di fragola e cocco! Grazie, papà!”

Vegeta lo guardò allibito, sentendo il suo entusiasmo svanire come tutti i suoi sogni di riuscire mai a trasformarsi in Super Saiyan di Terzo Livello. “Come?!” sussurrò sconvolto. “Cosa?!”

Oh”, mormorò Trunks, cautamente sorpreso dalla reazione di Goten. Si voltò per guardare la confezione che il mezzosangue reggeva tra le mani; aveva posato con delicatezza la boccetta di profumo sul tavolo della cucina affinché non si rompesse, e i suoi occhi azzurri si sgranarono quando si posarono sul regalo di Vegeta. “Oh! Lo sono davvero! Sì, proprio le tue preferite…”

Le caramelle a forma di cacca rosa che Vegeta aveva scelto per Goten gli sorridevano attraverso la confezione di plastica, come prendendolo in giro. Deridendolo per la sua scelta, e per la sua intera esistenza. Che umiliazione! Che disonore! Quale vergogna!

Vuoi dire che - “

La voce di Vegeta si spezzò pateticamente, e il Principe svilito e umiliato dovette tentare un’altra volta. “Vuoi dire che ti piacciono?”

Non solo mi piacciono!” Gongolò Goten, aprendo la confezione per portarsi una di quelle caramelle a forma di cacca rosa alla bocca. “Sono le mie preferite, ho detto!”

In pochi secondi fece fuori quasi tutto il pacchetto, e poi emise un verso di pura estasi culinaria. “Papà”, chiamò adorante. “Sei davvero il migliore. Non pensavo te ne importasse di me, e invece!”

Mmmph!” fece Vegeta, oltraggiato. “Non chiamarmi - ”

Papà”, lo interruppe Trunks, guardandolo sorpreso e affettuoso al tempo stesso. “Sei stato… davvero gentile. Non posso credere che ti sia ricordato del nostro anniversario.”

Vegeta gli lanciò un’occhiata torva. “Già”, replicò vago. “Del vostro anniversario. Del vostro… anniversario…”

Lo squadrò sospettoso, incerto sul come continuare la sua frase. “Del vostro anniversario di…”

Trunks lo guardò perplesso. “Di matrimonio”, concluse.

DI MATRIMONIO?!” ripeté Vegeta.

Goten fece appena in tempo ad afferrarlo prima che svenisse sul colpo.


***


Vegeta riprese i sensi tra le braccia di Goten.

Papà”, lo chiamò subito l’allocco, “stai bene?”

Anche Trunks lo guardò preoccupato. “Tutto ok? Ci hai fatto prendere un bello spavento, sai, non - ”

MATRIMONIO!” tuonò Vegeta, riprendendo coscienza di sé all’istante. “MATRIMONIO!”

Papà, non lo sapevi?” chiese Goten, ignorando le sue urla con espressione confusa. Come tutte le sue espressioni.

Ma sei venuto al matrimonio!” protestò Trunks, prima che Vegeta potesse rispondere. “Tre anni fa, ti ricordi?”

L’umiliazione, la rabbia, l’oltraggio lasciarono lo spazio alla vergogna. Vegeta non si era abituato a certe pratiche terrestri, e spesso si sentiva segretamente inadeguato. “Io - mmmph!” commentò con svilita eloquenza. “Non - io non - !”

Papà, ma non ti ricordi?” insistette Trunks. “Mamma ti ha fatto indossare un completo, quello blu con le righe dorate! Tu volevi indossare qualcosa di bianco, ma poi ti abbiamo spiegato - ”

Eh, eh!” interruppe Goten, ridendo di gusto al ricordo. “Che il bianco era solo per noi, papà! Per gli sposi!”

Per gli sposi!” soffocò Vegeta, visibilmente agghiacciato.

Trunks gli rivolse una smorfia preoccupata e imbarazzata al tempo stesso. “Papà…” tentò ancora, “eravamo sui Monti di Paoz, sì? E abbiamo mangiato quella torta enorme per dessert, quella che aveva preparato Gohan insieme a Pan, ti ricordi?”

Vegeta ebbe improvvisamente una visione: il primo figlio di Kakarot, con addosso un altro dei suoi numerosi e orrendi completi salmone, sorridente e raggiante e soddisfatto di sé nel consegnare a tutti gli ospiti piattino dopo piattino di torta alla vaniglia e al cioccolato...

Per tutte le galassie!” esclamò il Principe, scioccato. “Pensavo fosse una celebrazione della vostra amicizia!”

Ci siamo baciati più volte”, gli fece notare Trunks cauto.

Pensavo fossero baci di affetto!” replicò Vegeta sconvolto.

Ci siamo anche promessi amore eterno”, borbottò Trunks, imbarazzato.

Cosa ne so io di cosa si dicono i giovani d’oggi?!” protestò Vegeta stupefatto.

La faccia sorniona di Goten apparve nella sua visione periferica, quasi spaventosa nella sua costante allegria. “Ci siamo scambiati gli anelli! Ci siamo detti le nostre promesse! Piccolo ci ha pronunciati marito e marito!” gli rammentò gongolante. “E poi, se ricordo bene...”

Vegeta seppe allora che stava per dirlo prima ancora che Goten lo dicesse. Improvvisamente sapeva. Sapeva, ma avrebbe preferito non saperlo. Sapeva, ma avrebbe anche rinunciato al suo titolo pur di non saperlo.

Trunks stava facendo segno a Goten di zittirsi, doveva avere fiutato il principesco mancamento imminente; ma Goten continuava imperterrito, e Vegeta sapeva sapeva sapeva sapevasapevasapevasapeva -

Crilin ti ha urlato ‘vedrai che diventerai presto nonno, Vegeta!Eh, eh!”

Il Principe per poco non svenne di nuovo.

Un - un attimo!” esclamò poi, raccogliendo le forze per un ultimo istante. “Kakarot - c’era anche Kakarot? Kakarot - Kakarot sa?!”

Uh”, mormorò Trunks, lanciando a Goten un’occhiata preoccupata. “Goku era - Goku era il suo testimone di nozze, papà. Lui è stato… è stato il primo a scoprire che stavamo insieme. Ah, ah…”

Cosa?!” urlò Vegeta. “Come?! Kakarot?!”

Quel maledetto Kakarotto!

Papà, dai, non fare così!” gli disse Goten, cercando di confortarlo. La sua mano era disgustosamente calda e confortante, dove ancora gli reggeva la testa per evitare che si spaccasse il cranio in seguito ad un altro mancamento! “Se ti può consolare, io e Trunks abbiamo pensato che magari potresti essere il primo a prendere in braccio i nostri figli quando li chiederemo al Drago Shenlong. Come se li afferrassi tu quando escono fuori, eh?”

Vegeta impallidì. Trunks sollevò lo sguardo sbalordito su Goten, così scioccato dalla sua mancata considerazione dei fragili sentimenti di Vegeta da non riuscire a parlargli.

Goten accompagnò un gesto poco elegante alle sue successive parole, incurante delle loro reazioni stupefatte. “Fiumm!” disse allegramente. “Ed ecco nonno Vegeta che prende in braccio i suoi nipoti! Eh, eh! Che ne pensi?”

Vegeta lo guardò. E lo guardò. E lo guardò.

P-papà?” mormorò Trunks, preoccupato, distogliendo infine lo sguardo da suo marito.

Vegeta continuò soltanto a fissare Goten.

Papà?” ripeté questi, inclinando il volto di lato con espressione confusa. “Oh. Forse - sai cosa? Forse dovrei…”

Vegeta non disse una parola, e proseguì solo a fissarlo immobile.

Forse dovrei iniziare a chiamarti nonno!” gongolò Goten. “Per farti abituare, sai? Nonno! Ah, ah! Nonno! Come ti sembra? Non vedo reazioni! Eh, eh!”

Gli occhi del Principe si fecero verdi. I suoi capelli divennero lunghi e biondi. Le sue sopracciglia sparirono.

Oh”, sussurrò Trunks. “Oh - oh - oddio, Goten - ”

Le caramelle rimaste nel sacchetto di Goten presero fuoco.

Goten, scappa!”

E Vegeta si trasformò finalmente in Super Saiyan di terzo livello.


  
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