Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Duchessa712    31/05/2020    1 recensioni
La storia si colloca qualche mese dopo l'ottava stagione e si concentra principalmente su Sansa Regina del Nord.
Dovrebbe sentirsi in colpa. Quello che resta della ragazzina che era lo è. Grida tutta la sua rabbia e il suo disgusto. La donna che è diventata, la giocatrice, sa che è stata una mossa necessaria. Al Nord serve un erede. Lei non può permettersi di perdere la sua corona per darla ad un marito che, anche senza volerlo, usurperebbe la sua posizione.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Arya Stark, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Incest
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- Questa storia fa parte della serie 'Past and present and memory'
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Grande Inverno risuona del pianto assordante e disperato della neonata. Ha i colori e i tratti degli Stark e si chiama Catelyn, come la nonna che non conoscerà mai se non attraverso racconti e canzoni, come la madre con cui Arya andava così poco d'accordo, ma che vorrebbe avere accanto. Sansa le prende la mano e gliela stringe, felice e invidiosa perché Arya sa chi è, di madre ne ha una sola, si guarda allo specchio e non deve stare attenta a non perdersi nel suo riflesso. Ma poi ripensa a quella conversazione di mesi prima, quella su Tywin Lannister e Cersei e fantasmi e differenze e somiglianze e capisce che sua sorella certe volte è persa proprio come lei. Pensa che bisogna smetterla con queste gelosie e recriminazioni, che nessuna delle due ha avuto un vita più facile dell'altra, prove più faticose o amici migliori. Sono state torturato nella mente e nell'anima e portano orgogliose le cicatrici delle loro vittorie.
Irene, in braccio alla balia, si protende curiosa verso quella sconosciuta che le sta rubando tutte le attenzioni e Sansa la prende e mette vicino le due bambine. Sono quanto di più opposto possa esistere, come lei e Arya, il sole e la luna, due facce della stessa medaglia, con il medisimo sangue di Lupo nelle vene. Catelyn non ha ancora smesso di piangere e urla la propria disperazione, un ululato che si perde nel vento e tra i sorrisi della Regina e di sua sorella. - Nessuno può dire che non sia figlia tua-. Gendry ride e prende in braccio la figlia che si calma un momento prima di tirargli le dita della mano con forza ed insistenza. È la degna erede di sua madre e Sansa non sarebbe stupita se tra qualche anno la trovasse a tirare con l'arco piuttosto che a ricamare. Prende Irene, con la testa ciondolante e gli occhi pesanti di sonno, e le bacia i folti capelli rossi. La bambina le stringe il collo, lì dove Ramsay le ha lasciato quelle cicatrici la prima notte di nozze e si addormenta, protetta e al sicuro.

La piccola Catelyn ha gli occhi grigi di Arya, di Lyanna, di Jon, di Ned e di infinite generazioni di Stark venuti prima di loro. Quando la guarda a Sansa vengono i brividi. Le sembra di scorgere qualcosa negli occhi sempre in movimento della nipote, qualcosa che si muove, un lupo intrappolato in una pelle che non è la sua. Le sembra che la accusino, che le ricordino tutte le sue mancanze e i suoi errori. La fanno sentire di nuovo un uccellino che impara a memoria tutte le bugie di altri e non usa mai la propria voce.
Per questo, pur sapendo che sono sciocchezze dovute alla stanchezza e alle sue stesse paranoie, evita di guardare la bambina troppo a lungo e quando succede si rifugia da Irene che è dolce e brillante come il sole, pura come la neve appena caduta.
Irene che, crescendo, con il passare degli anni, somiglia sempre più a lei, che ha la sua stessa grazia, la sua gentilezza. Irene che ama i colori chiari, che passa le giornate china sui libri, preda di un bisogno di sapere e conoscere che è quasi spaventoso in una bambina di cinque anni.
Catelyn le è sempre al fianco, con quei suoi occhi grigi che scrutano e cercano di cogliere l'essenza stessa della vita, che ama cavalcare con il vento tra i capelli, che è più lupo perfino di sua madre. Catelyn che ama i gioielli e tirare con l'arco, che sembra essere una contraddizione vivente, perché ha paura dei rami che, piegati dal vento, creano ombre strane e particolari, ma non c'è niente che la diverta come cavalcare sotto la pioggia.
Catelyn che si porta dentro un'energia che non può esternare, sempre guardata, controllata da Lord che permettono certi errori alla Principessa ma non a sua cugina. Sansa ha paura a confessare anche a se stessa che può identificarsi nelle inquietudini della nipote, che sembra sempre concentrata per non cadere e non sbagliare, a non diventare qualcosa che non sarebbe mai accettato. Il pensiero la colpisce una sera mentre, passando davanti alla camera di Irene, sente sua figlia supplicare Catelyn di lasciarsi acconciare i capelli e lei fuggire, piena di rabbia e di risentimento per qualcosa che non capisce. Ripensa a una vecchia storia che aveva sentito, a Cersei che aveva voluto la spada di Jaime, che metteva i suoi abiti per allenarsi al posto suo.

Segue la bambina fin nel cortile e poi su su quella torre da cui tutto ha avuto inizio. Segue il filo dei ricordi e delle lacrime e quando la vede, con le braccia strette intorno alle ginocchia, gli occhi chiusi, il volto rigato di lacrime e il corpo tremante, le si spezza qualcosa all'altezza del cuore. Le si avvicina senza dire niente e la stringe tra le braccia, aspettando che si calmi e che le voglia parlare. Le passa la mano tra le ciocche scure e la copre con i propri capelli, come faceva con Irene appena nata.
-Perché piangi? - le chiede con la voce bassa e melodiosa che, lo nota con un tremito di apprensione e meraviglia, è sua. Non di Cersei, non di Margaery, non di Petyr, ma sua e solo sua.
-Ti sei mai sentita fuoriposto, zia? Come se qualsiasi cosa tu faccia sia sempre e comunque sbagliata, anche se non vuoi, anche se ti impegni a farla bene? -. Nuove lacrime le rigano il volto, gli occhi grigi sono accesi e sfuggenti e Sansa capisce che non è tutto qui, che c'è dell'altro che la turba, che ha paura di rivelare. - Si, alcune volte mi è capitato. Ma non è solo questo, vero?-.
-Ti è mai capitato di non sapere chi devi essere? -. A questo la Regina la guarda confusa. - Ho il nome di mia nonna e l'aspetto degli Stark e i passatempi di mia madre quando era bambina. Tutti mi guardano in attesa di capire chi di loro finirò ad essere e quando faccio qualcosa che nessuno avrebbe mai fatto mi guardano con disapprovazione-. Sussurra e si stringe in quell'abbaraccio che è un rifugio sicuro contro la tempesta che la scuote. - Devi essere te stessa, Catelyn. È vero, ci sono tante parti appartenenti a persone diverse che vivono in te, ma tu non sei loro. Tu sei tu e se qualcuno parla lascialo parlare e se diventa troppo fastidoso devi dirlo a me o a tua madre-.
La vede annuire poco convinta e continua. - Se vuoi una spada fattela fare. Se ti piacciono i gioielli fatteli regalare. Se vuoi i capelli sciolti dí a Irene di pettinarteli e basta, posso assicurarti che non si offenderà. L'importante, piccola mia, è che tu capisca chi sei e che non cerchi di cambiarti. E se hai dei dubbi ricorda che sei Catelyn Stark di Grande Inverno, qualsiasi cosa questo vorrà dire per te-.
Poi la prende in braccio e la porta a letto, senza riuscire a smettere di pensare che se una cosa del genere l'avessero detta a lei o a Cersei si sarebbero evitati moltissimi problemi.
   
 
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