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Autore: Kyandi    31/05/2020    0 recensioni
Il 30 dicembre 1495 nacque un bellissimo bambino. L'unico figlio della lunga dinastia che aveva regnato nel territorio della Corea per due millenni: i Kim. L'erede al trono, secondo un'antica profezia, avrebbe portato pace e prosperità all'impero dopo una lunga serie di battaglie e conflitti che continuavano da tre secoli su quel territorio.
Fin da piccolo, il bambino ricevette un'educazione degna di un futuro re quale sarebbe diventato ma, proprio a causa di ciò, la sua vita fu costantemente in pericolo. Crebbe sotto la protezione e gli insegnamenti del saggio padre però, alla sua tragica morte nella battaglia del 1512, il figlio ritornò sotto la minaccia del regno nemico. La reggenza dell'impero sarebbe stata tenuta dalla madre fino al compimento della maggiore età del legittimo erede.
Tutta la popolazione affidò la propria speranza nel ragazzo, appena diciassettenne, che sarebbe diventato presto il re, come suo padre e i suoi antenati prima di lui.
Il destino di Kim Taehyung era già stato scritto ma, qualcosa, o meglio, un ragazzo dal pessimo carattere ma dalla meravigliosa bellezza, sarebbe stato in grado di stravolgere completamente la sorte del suo impero e, forse, anche quella del suo cuore?
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Sorpresa
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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"Taehyung, se stai leggendo questa lettera significa che sono morto.

Non voglio che tu pianga per me, non ne varrebbe la pena per una semplice guardia. Voglio solamene il bene e la tua felicità ed è per questo che ti sto scrvendo questa lettera. Stai attento all'esercito nemico e all' sua avanzata, sono morte parecchie truppe a causa loro e non vorrei che succedesse una tragedia m'olto peggiore con lei.

Stai bene.

-Jeon Jungkoook".

Taehyung era pietrificato di fronte a quelle parole. Non potevano essere vere, Jungkook non gli avrebbe mai scritto una lettera del genere. Esaminò nuovamente la calligrafia, era proprio quella di Jungkook, la busta e il sigillo reale, non avevano nulla di imperfetto o sbagliato, ritraevano semplicemente lo stemma della casata dei Kim.

Aggrottò le sopracciglia quando, rileggendo per l'ennesima volta l'inchiostro su carta, notò dei dettagli a cui la prima volta non aveva fatto caso. Jungkook, seppur avendo una scarsa istruzione, la conoscenza della grammatica un minimo l'aveva acquisita; si sarebbe aspettato uno o forse due errori, ma non cinque, tra cui uno nella firma a fondo pagina. Tutto ciò era davvero strano anche per lui.

Si alzò di scatto con la carta in mano e si appoggiò sulla scrivania in quercia bianca posta al lato della stanza. Prese una piuma e la intinse nell'inchiostro per poi sottolineare quei banalissimi errori che aveva commesso.

"Taehyung, se stai leggendo questa lettera significa che sono morto.

Non voglio che tu pianga per me, non ne varrebbe la pena per una semplice guardia. Voglio solamene il bene e la tua felicità ed è per questo che ti sto scrvendo questa lettera. Stai attento all'esercito nemico e all' sua avanzata, sono morte parecchie truppe a causa loro e non vorrei che succedesse una tragedia m'olto peggiore con lei.

Stai bene.

-Jeon Jungkoook".

Poteva essere male istruito, impulsivo e a volte maleducato ma sicuramente non si poteva definire stupido, il corvino aveva comunicato tra le righe il vero messaggio rivolto, non al re, ma solamente al suo principino: "Ti amo". Il corvino era stato obbligato a scrivere in quel modo così formale perchè sicuramente al confine avrebbero controllato attentamente il contenuto della lettera, soprattutto se indirizzata al re.

Le sue mani tremarono, i suoi occhi divennero lucidi e il respiro gli si bloccò in gola alla consapevolezza di quelle parole. Non voleva crederci, non poteva crederci; anche la persona più importante che gli era rimasta, se n'era andata, era morta.

Taehyung si sentì smarrito, vuoto, come se anche lui fosse privo di vita, come se la sua anima avesse abbandonato il suo corpo che, in quel momento, era inerte all'interno della spaziosa camera. Non riusciva a pensare ad una vita senza Jungkook, senza quel suo bel viso, senza i suoi occhi scuri, senza le sue battute maliziose che lo facevano sempre imbarazzare, senza i suoi abbracci, i suoi baci, senza la sua presenza al suo fianco.

Era vero, non esistevano i per sempre nella vita reale, solo sofferenza. Ma se lo meritava veramente? Si meritava tutto quello che gli era capitato, tutto il dolore che aveva dovuto patire? Forse sì, pensava lui, in fondo era stato solo e soltanto lui a dare l'ordine della ritirata dell'esercito, era stata colpa sua se Jungkook era morto, lui lo aveva ucciso.

Le sue gambe cedettero e le ginocchia si schiantarono contro il pavimento ruvido, le lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi bagnando le guance arrossate e dalle labbra uscì un urlo straziante, pregno di disperazione. Non riusciva a respirare, era come se gli mancasse l'aria ogni volta che un singhiozzo veniva soffocato all'interno della sua bocca, come se, in quei mesi di conoscenza, fosse stato Jungkook a donargli l'ossigeno per poter vivere, e ora non poteva più farlo.

Stava male, ma non per un superficiale dolore fisico, no, il suo andava ben oltre, ti scavava all'interno, ti risucchiava dentro un vortice e ti stritolava interamente l'anima affondando in essa i suoi artigli. Ed in quel momento, nella più totale agonia, il ragazzo si rese conto che il suo sentimento era genuino, che non gli importava minimamente che cosa avrebbero detto o fatto le altre persone, perchè lui si era finalmente reso conto di provare un meraviglioso sentimento chiamato, più comunemente, amore.

Troppo tardi.



 

Tre giorni erano passati da quando aveva mangiato l'ultima volta, tre giorni da quando era uscito dalla sua stanza l'ultima volta, tre giorni da quando aveva parlato con qualcuno dall'ultima volta, tre giorni dalla notizia della morte di Jungkook erano passati e Taehyung non aveva intenzione di smettere di piangere. Non ce la faceva, non poteva sopportarlo, non poteva accettarlo e l'unica cosa che sembrava farlo sentire meglio era soffrire in solitudine.

Nessuno sapeva ciò che gli era successo realmente, giravano voci che fosse gravemente malato e, per evitare il contagio, si fosse rinchiuso nella sua stanza; alcuni credevano che, avendo preso una decisione sbagliata che aveva fatto perdere la vita a molti soldati, fosse scappato da codardo; altri invece sostenevano che fosse stato ucciso e che per non creare il panico tra la popolazione non avessero diffuso la notizia.

Neppure Li Shu aveva più notizie dal re e si stava iniziando a preoccupare per lui, più volte era andata a bussare alla sua porta ma non aveva ottenuto risposta, aveva chiesto ai servitori che gestivano le camere reali ma l'unica cosa che gli avevano detto era che Taehyung si rifiutava da giorni di mangiare e bere.

La ragazza non sapeva che fare, camminava senza una meta per i lunghi corridoi del castello riflettendo. All'improvviso una figura girò l'angolo e si diresse spedita verso una stanza posta sul lato sinistro della parete senza considerare minimamente le persone circostanti. Per un secondo gli occhi dei due si incrociarono dando la possibilità a Li Shu di riconoscere Taehyung, le era bastato un secondo per notare la sua stanchezza, le occhiaie marcate, la carnagione più pallida del solito, il suo sorriso spento, gli occhi rossi dal pianto e le iridi pregne d'ira.

Il re si diresse nella sala del trono dove vi trovò il consiglio militare riunito una seconda volta sotto sua richiesta. Tutti i presenti erano perplessi e non avevano minimamente idea di quello che avesse in mente il castano.

«Voglio lo squadrone B in difesa, mentre le truppe A sul fronte per un contrattacco, abbiamo già perso troppi uomini e io non ho intenzione di arrendermi così facilmente» le sue parole uscirono violente e intrise di rabbia. Nella stanza si alzarono alcuni bisbigli, perciò l'imperatore continuò impassibile «Loro mi hanno privato di ciò che mi stava più a cuore, ora è il loro turno di pagare» una voce ruppe il silenzio creatosi dopo la frase pronunciata dal re «Ma, maestà, le truppe non sono ancora ben riorganizzate dopo la perdita della prima e della seconda linea, sarebbe un suicidio contrattaccare!». Taehyung si alzò dal suo trono e incontrò lo sguardo di colui che aveva osato contraddirlo, gli occhi iniettati di sangue e la bocca che sputò veleno «Non importa, ora sono loro che proveranno sulla loro pelle la mia furia vendicativa» e detto ciò se ne andò senza più rivolgere parola a nessuno, lasciando basiti tutti i presenti.

Namjoon uscì dalla stanza al seguito del re e quasi dovette correre per riuscirlo a fermare «M-Maestà, maestà aspetti! Si fermi!» il castano sbuffò attendendo il consigliere «Devo parlarvi di una cos-» non fece in tempo a concludere la frase che venne interrotto da un Taehyung spazientito «Se mi vuoi dire qualcosa riguardo la mia decisione militare, è inutile! Risparmia il fiato, non cambierò idea» disse Taehyung «Non si tratta di questo» ribattè l'altro sospirando.

«Penso di aver compiuto un'azione molto sbagliata» Namjoon abbassò lo sguardo, mentre il più giovane si accigliò incitandolo a parlare «I-Io, ehm...Sono stato i-io ad inviare la sua guardia personale in guerra al fronte, l'ho minacciato affinchè se ne andasse per sempre dal castello e non rimettesse mai più piede qui dentro. Maestà, mi pento delle mie azioni, vi prego di perdonarmi e di essere clemente» si inchinò in segno di scuse mentre Taehyung elaborava mano a mano le sue parole.

«C-Che cosa hai fatto?!?» il castano alzò il tono di voce facendo tremare di paura l'altro. «M-mi dispiace, vi prego non era mia intenzione separarvi, io pensavo che Jungkook volesse solo usurpare la corona, non pensavo vi foste innamorato di lui, io n-non avrei mai agito in questo modo se avessi saputo dei vostri sentimenti» il consigliere era veramente dispiaciuto, non immaginava che anche sua maestà provasse dei sentimenti verso il cavaliere, pensava che il corvino stesse fingendo di essersi innamorato solo per rubare il potere al re.

Ma Taehyung a quel punto non ragionò più razionalmente «Tu, come hai osato?! Ora stammi lontano, ti assolvo dalla carica di consigliere, vattene da questo castello e non tornare mai più» diede le spalle a Namjoon, iniziando a camminare dalla parte opposta. Il consigliere lo fermò prendendolo dal polso «Maestà aspetti io non avrei mai agito così se avessi saput-» venne interrotto dalla furia del re «Non m'importa più di nulla, non farti mai più vedere perché se anche solo una volta incrocerò di nuovo il tuo sguardo farai la stessa fine che ha dovuto fare Jungkook per colpa tua» concluse il discorso ritirandosi nelle sue stanze.

Taehyung aveva perso la testa, non riusciva più ad agire per il benessere del suo regno ma solo per vendetta personale. Egli voleva bene a Namjoon, ma non sarebbe mai più stato in grado di fidarsi di lui dopo ciò che aveva fatto. Il consigliere sapeva di doversi riscattare agli occhi del re ma come poteva fare?

   
 
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