Challenge:
“Una pagina a caso” del sito Javapedia
Prompt:
Freedom's Dawn
Dispensatrice:
MorganaRoisinDubh81
One
Shot (più di 500 parole)
Parole:
1130
Rating:
giallo
Coppia
het
Genere:
azione, avventura, sentimentale
Personaggi:
Kylo ren, Rey
Freedom’s Dawn
Rey
si fermò per bagnarsi la bocca con poche gocce
d’acqua. Era solo
l'alba e le sue labbra erano già arse dal sole. Ma nel
deserto
infuocato di Jakku, dissetarsi completamente e avidamente, era un
lusso concesso a pochi.
Ripose
la borraccia nello zaino e proseguì il suo cammino con la
sua fedele
asta a tracolla. Aveva avuto un colpo di fortuna e doveva sfruttarlo
a suo vantaggio, prima che qualche Tido si mettesse sulle sue tracce.
La
sua audacia e il suo spirito indomito, l'avevano spinta a inoltrarsi
fino alla zona inesplorata oltre il cimitero delle astronavi, e il
suo coraggio era stato premiato. Davanti a lei riposava, coricata su
un fianco e mezza seppellita nella sabbia, la carcassa di una delle
poche astronavi ribelli precipitate su Jakku.
La
strada per arrivarci era pericolosa ed impervia, circondata da
insidiose sabbie mobili, ma lei aveva trovato una scorciatoia segreta
più sicura e avrebbe sfruttato quella benedizione,
finché avrebbe
potuto.
Esplorando
il relitto dell'incrociatore, aveva scoperto ed imparato moltissime
nozioni sull’Alleanza Ribelle. La Freedom’s Dawn,
“L’alba
della libertà”, non era solo una fonte
inesauribile di pezzi di
ricambio che le avrebbero garantito pasti decorosi per almeno un
anno, era anche un'incredibile miniera di informazioni.
Era
in uno dei suoi tanti hangar che aveva recuperato il casco del pilota
Dosmit Raeh, e la stoffa con cui si era costruita un
pupazzo
che ricordava vagamente un pilota di X-wing.
Le
sarebbe piaciuto immensamente pilotarne uno, un giorno. Lasciare quel
pianeta discarica e sfrecciare libera nello spazio, esplorare nuovi
mondi,
assaporare la galassia. Avrebbe tanto desiderato essere importante
per qualcuno, salvare vite, fare del bene. Ma, al momento, era solo
una ragazzina di tredici anni, insignificante e sola, affamata e
senza un credito. E le avventure che si divertiva a vivere col pilota
Dosmit Raeh, esistevano solo nella sua mente.
E
poi, lei non poteva andare da nessuna parte finché la sua
famiglia
non fosse tornata a riprenderla. I suoi genitori glielo avevano
promesso, anche se erano già passati sette anni da quando
l'avevano
lasciata.
La
Freedom’s Dawn era una nave immensa, lunga più di
un chilometro.
Aveva iniziato ad esplorare la parte centrale, da cui si accedeva
attraverso lo squarcio provocato da una devastante esplosione.
Alzò
lo sguardo verso quel cielo incolore, e si ritrovò ad
immaginare la
battaglia che aveva reso famoso Jakku. Vedeva immense astronavi
solcare l’atmosfera intorno al pianeta, stormi di caccia
stellari
saettare veloci in ogni direzione. Sentiva i colpi dei cannoni, il
sibilare dei laser dei Tie, i boati dei missili che, infrangendosi
sui Destroyers, provocavano immense esplosioni.
In
quel momento, invece, tutto era immobile. C’erano solo
silenzio e
morte. E un vento rovente che le bruciava i polmoni ad ogni respiro.
Si
addentrò nel relitto e lanciò il rampino per
scalare un’alta
parete che l’avrebbe portata in uno dei luoghi più
ricchi di
apparecchiature da smontare. Un posto rischioso ma redditizio. Era
finito il tempo di fantasticare, doveva pensare a procurarsi da
mangiare.
*
Quando
si appese alla corda aveva lo zaino pieno di convertitori. Plutt
glieli avrebbe pagati almeno tre quarti di porzione.
Bastava
poco per renderla felice. Si sarebbe goduta la serata con la pancia
piena e non avrebbe passato la notte in balia dei suoi incubi
ricorrenti.
Scese
con cautela, scivolando lenta sulla fune. Lo zaino pesava e tendeva a
sbilanciarla all'indietro. Era arrivata ormai a meno di quattro metri
dal suolo, quando, una violenta sensazione di gelo la pervase,
costringendola a bloccarsi. Non era la prima volta che accadeva, le
era già successo, in presenza di Unkar Plutt, ma non le
aveva dato
troppo peso. Non ebbe modo di riflettere ancora: la corda cedette con
uno scatto e si ritrovò a precipitare nel vuoto.
Quando
riaprì gli occhi si accorse di essere sdraiata. Lo zaino,
sotto di
lei, aveva attutito il colpo e le aveva salvato la colonna
vertebrale. Ma un dolore lancinante al fianco sinistro era il chiaro
segno che aveva qualche costola fratturata.
Sentì
un leggero formicolio sulla guancia e si sfiorò per
grattarsi.
Quando si accorse che le sue dita erano sporche di sangue, il terrore
si impossessò dei suoi sensi.
Dolore.
Gelo. Sangue.
Perché
aveva la terribile sensazione che le tre cose fossero strettamente
interconnesse? Poco prima di precipitare nel vuoto le era sembrato di
udire un rumore simile ad un grido, provenire da molto lontano. Come
se, da qualche parte, qualcosa “o qualcuno” stesse
soffrendo e si
fosse spezzato. La sensazione di gelo che aveva provato era stata
così reale e potente da paralizzarle le membra.
Sospirò
e deglutì a vuoto. Forse era stata solo una sua stupida
autosuggestione. Doveva smetterla di fantasticare sui ribelli, sulla
Resistenza e su tutto ciò che di oscuro si nascondeva dietro
al
Primo Ordine. Ne andava della sua sopravvivenza.
Si
rialzò a fatica tenendosi il fianco dolorante e
raccattò tutte le
cianfrusaglie sparse sul pavimento. Quello stupido incidente
imprevisto le sarebbe costato caro. Avrebbe dovuto rinunciare ad
almeno mezza porzione per farsi curare. Trascinò la sacca
fino al
suo speeder e tornò all'Avamposto di Niima.
* * *
Qual è il tuo nome?
La
voce di Snoke gli sussurrò compiaciuta nella testa.
Kylo
impugnava la sua nuova spada laser dall'instabile lama cremisi,
soddisfatto del risultato ottenuto.
Cedere
al Lato Oscuro non era stata una sua scelta, ci era stato costretto.
Ma in quel momento si sentiva libero di appartenere a qualcosa che
non gli avrebbe imposto nessun limite.
Per
questo aveva fatto sanguinare il suo stesso cristallo. Avrebbe
abbattuto tutto ciò che rappresentava un legame con la
famiglia che
lo aveva tradito e rinnegato.
E
quello era stato solo il primo passo.
Usare
il potere del Lato Oscuro per convertire il kyber gli era piaciuto,
lo aveva trovato appagante. Quella piccola gemma pulsante di vita si
era ribellata, aveva resistito, aveva gridato. Alla fine aveva ceduto
e si era incrinata.
Era
stato difficile e crudele uccidere Ben Solo. Ma ci
era
riuscito.
Mentre
stringeva nel palmo il cristallo diventato cremisi, aveva provato
dolore, un'intensa sensazione di gelo, e le sue labbra avevano
assaporato il gusto del sangue.
Dolore.
Gelo. Sangue.
Aveva avuto la sensazione che le tre cose fossero strettamente
interconnesse.
Un
paio di piccoli occhi ambrati e terrorizzati, gli si erano spalancati
davanti e lo avevano fatto vacillare. Erano giunti a lui
attraversando il tempo e lo spazio, e quello era stato l'unico
istante in cui aveva esitato.
Ricordava
quegli occhi. Gli erano già apparsi nel momento in cui aveva
ucciso
il maestro dei Cavalieri di Ren. Ma adesso aveva visto a chi
appartenevano, ed era l'unica debolezza che gli impediva di sentirsi
totalmente onnipotente: una minuta ed insignificante ragazzina
vestita di stracci.
___________________
Angolino dell'autrice:
I
miei piccoli deliri Reylo proseguono.
Dosmit
Raeh
è un personaggio canonico.
Per
questa ficcina mi sono ispirata al fumetto The rise of Kylo Ren.
Può
essere considerato un missing moment dell'ultima parte.
Alla
prossima!