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Autore: _Tati2308    03/06/2020    0 recensioni
Dal testo:
"Tutto questo è sbagliato...Noi siamo sbagliati..."
"No...Noi siamo perfetti, loro sono sbagliati, loro che parlano, ma non sanno niente di noi"
"Una volta la cosa più importante per te era seguire le regole..."
"Tu sei l'eccezione che distrugge la regola"
Anche questa storia, come tutte le altre, è possibile ritrovarle con copertina e capitoli in più su Wattpad, il mio profilo è 19ste77.
Buona lettura ;)
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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Un dolore allucinante alla spalla costrinse Emeraude ad aprire gli occhi. La vista era sfocata, ma lentamente stava riacquistando lucidità, si guardò intorno, non riconosceva il posto dove si trovava, era su un letto traballante, si trovava in una stanza dalle pareti di pietra così come il pavimento, non c'era granché, solo un piccolo tavolino affianco al letto sul quale era poggiato un bicchiere d'acqua. La porta si aprì con un cigolio e Emeraude tentò di alzarsi
"Resta lì cara, se ti muovi troppo la ferita si riaprirà"
Ferita? Quale...Lentamente ogni ricordo stava tornando al suo posto, abbassò lo sguardo e notò che non indossava più il suo corpetto, ora aveva solo la camicia bianca addosso ed era pure sporca di sangue sulla spalla destra. 
Abbassò leggermente la stoffa sgualcita e notò l'accurata fasciatura attorno alla spalla
"Ah...C-cosa...Cosa è successo? Dove sono?"
Chiese confusa alla donna davanti a sé che la guardava con compassione, era una signora sulla cinquantina, vestita con un lungo abito grigio ed i capelli castani raccolti in una crocchia scompigliata
"Siamo a palazzo, ti hanno trovata a scappare verso la Foresta Nera..."
Ora ricordava...Quelle voci che la chiamavano, che le ordinavano di fermarsi, lei che spornava Mayflower, la Foresta Nera, il buio totale...
"Devo andarmene di qui"
Asserì nel panico, non poteva restare qui, non sarebbe finita bene...
"Non puoi, mi dispiace tesoro, il re vuole vederti"
Le disse la donna guardandola con occhi pieni di compassione. Emeraude non sapeva che fare, non vileva restrsene lì ferma aspettando la sua condanna a morte, ma d'altro canto non poteva nemmeno scappare di nuovo. Non ebbe nemmeno il tempo di pensare quale delle due opzioni fosse la peggiore che un'altra cameriera irruppe nella piccola stanza, quest'ultima era più giovane della donna di prima, avrà avuto all'incirca quaranta o quarantacinque anni, portava anch'essa un abito grigio ed i capelli biondi erano raccolti in una crocchia che ordinata sfiorava il collo.
"Ah bene, sei sveglia, forza andiamo, il re vuole vederti, vuole sapere che ci faceva una ragazzina ai confini del regno, tutta sola per giunta!"
Sentenziò con voce stridula, Emeraude rimase un po' alllibita vedendosi guardare con quello sguardo carico di disprezzo, volse lo sguardo alla cameriera di prima, la quale scosse la testa sospirando sconsolata dall'atteggiamento dell'altra. La bionda aiutò in qualche modo Emeraude a scendere dal letto, era scalza ma non le importava, non appena mise piede fuori dalla porta un soldato appostato al muro la prese per i polsi
"Cosa...No..."
Esclamò sibbalzando Emeraude, tentò di liberarsi, ma quello le mise poco delicatamente un paio di manette ai polsi tirandola poi dietro di sé come una vera e propria detenuta. Emeraude sapeva bene che se avesse parlato avrebbe solo peggiorato la sua situazione e così si impose di rimanere in silenzio fino a quando non le fosse stato chiesto di dare spiegazioni.
Entrarono nella sala del trono, lei teneva lo sguardo basso, non voleva incrociare lo sguardo del principe, si ricordava bene quel bambino dai folti capelli neri e lo sguardo sempre serio, ricordava ogni cosa di quel bambino ed aveva paura che guardandolo ora, dopo così tanto tempo, lui non fosse più lo stesso, perché sapeva che era così, che non era più lo stesso, come non lo era più nemmeno lei. La guardia la trascinò fino davanti al trono dove con poca delicatezza la fece inginocchiare
"Vedo che ti sei svegliata, molto bene...Ora pptrai spiegare perché una ragazzina si trovava tutta sola ai confini del regno, e perché abbia cnhe deciso di fuggire dalle guardie del re, così disperata da rischiare anche di fuggire nella Foresta Nera"
Sentenziò severo il re, Emeraude semore mantenendo il capo basso rispose sperando che la sua spiegazione fosse compresa
"Sua maestà, mi trovavo ai confini del regno per raccogliere alcune erbe medicinali troppo rare da trivare nei pressi del villaggio"
Il re non parlò subito, ma aspetto qualche secondo,come se stess pensando alla prossima domanda, infatti poi chiese
"E se questo è vero, come mai stavi scappando dalle guardie, se ciò che stavi facendo non era nulla di così grave, non avevi motivo di fuggire"
Emeraude fece un respiro profondo organizzando i pensieri prima di rispondere, i suoi ricordi erano ancora confusi a causa dello svenimento
"Conosco la legge, so che è proibito avvicinarsi al confine, ma avevo davero bisogno di quelle erbe...Quandi hi sentito le guardie sono andata nel panico ed ho fatto l'unica cosa che mi sembrava sensata sul momento"
Il re sembrò agitarsi sulla sedia, come se non credesse alla sua versione dei fatti
"Alza il volto, se stai dicendo la verità non hai nulla da temere"
Sentenziò severo, Emeraude fece un respiro profondo e sollevo lo sguardo. Vide il re, la barba leggermente brizzolata era tenuta corta ed i capelli perfettamente pettinati all'indietro erano neri anche se intervallati da qualche filo argento. Lo sguardo di Emeraude si spostò incerto sulla figuara seduta sul trono affianco, alla sinistra del padre. I capelli neri erano scarmigliati, gli occhi scuri erano incirniciati da folte ciglia nere, la pelle del volto priva di imperfezioni, l'ombra leggera della barba scira ricopre la mascella scolpita. Il cuore di Emeraude perde un battito, poi due, si ferma e lentamente riparte. Non è rimasto quasi nulla del bambino che conosceva, ora è un uomo fatto e finito, volge lo sguardo nella sua direzione e gli occhi s'incontrano. Aaron l'osserva, quegli occhi verdi come smeraldi, gli ricordano tanto un altro paio di occhi, occhi che conosceva bene una volta, che gli tenevano compagnia e lo osservavano furbi e curiosi, occhi che gli sono stati strappati tanto tempo fa. Scuote impercettibilmente la testa fra sé cercando di concentrarsi sul presente, richiudendo nuovamente quei ricordi del passato nella parte più remota di sé.
"Quello che hai fatto, per quanto nobili possano essere le tue ragioni, è contro la legge...Per questo verrai condannata, come giusto che sia..."
Emeraude si allarmò,non poteva venir giustiziata, non aveva mai fatto nulla di male, e poi Mylen, Thomas e Matis, i gemelli a cui badava ogni tanto, loro avevano bisogno di lei al villaggio, non poteva abbandonarli. 
"Io non ho fatto nulla, non sono andata oltre i confini, ero vicino, è vero, ma non mi sarei mai spinta oltre..."
Tentò di difendersi, ma il re scosse la testa irremovibile
"Questo non lo possiamo sapere, può anche darsi che tu stia mentendo, d'altra parte ho i miei dubbi che tu sia una semplice ragazza in cerca di erbe medicinali..."
"Credete che sia una strega?"
Esclamò indignata Emeraude con il fuoco negli occhi. Il re sbuffò ironico congiungendo le mani davanti a sé
"Questo e l'hai detto tu..."
Emeraude era basita, non sapeva che dire, non capiva perché il re insinuasse tanto, non aveva fatto nulla di male
"Ad ogni modo...La legge prevede la reclusione per chiunque la infranga..."
Sentenziò scandendo ogni singola sillaba il re, come a godersi ogni singolo secondo ed Emeraude lo guardò per la prima volta con occhi diversi da quelli con cui l'aveva sempre guardato, c'era qualcosa di sinistro nel modo in cui l'osservava, come se si stesse divertendo a vederla tremare
"Per favore...Farò ciò che volete, ma non chiudetemi nelle prigioni..."
Implorò con il terrore che le faceva tremare le ossa. Il re sospirò scuotendo la testa, fece per rispondere, ma una voce profonda e calma lo precedette
"Se è vero ciò che dice, padre, non ha fatto nulla di male, la prigione credo sia eccessiva...Perché invece non resta qui, lavorerà a palazzo, come cameriera"
Emeraude volse lo sguardo verso Aaron, il quale l'osservava circospetto. Non credeva possibile che lui la potesse riconoscere, era passato così tanto tempo, lei stessa non l'avrebbe riconosciuto se non avesse saputo chi era. Il re sbuffò indeciso richiamando la sua attenzione, lo guardò passarsi una mano sul mento, perso tra i pensieri, poi si voltò verso il figlio
"Questo non è ciò che prevede la legge, ma visto che tu hai avuto quest'idea...Bene, che sia, ma lei sarà la tua cameriera, intendo dire che risponderai tu di ogni sua mossa, e tu..."
Sentenziò severo voltandosi verso Emeraude che spalanco leggermente lo sguardo intimorita
"...Al primo errore, sei finita"
Emeraude annuì in parte sollevata di essere scampata alla prigione, ma in parte sentiva anche un peso sul oetto al pensiero che d'ora in avanti avrebbe dovuto oassare molto tempo con il principe.
   
 
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