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Autore: eli_mination    04/06/2020    2 recensioni
A Nuova Domino regna di nuovo la pace e i nostri eroi finalmente si concedono una pausa. Crow va a trovare i vecchi amici al Satellite, ma sulla via del ritorno incontra una ragazza che faceva parte del suo passato e che credeva di aver perso per sempre… Come, prego? La trama vi ricorda qualcosa? Significa che siete veterani di questa sezione!
(REMAKE DI “My love, My life”, FANFICTION SCRITTA DA ME E PUBBLICATA PER LA PRIMA VOLTA IL 28/06/2013)
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Crow Hogan, Jack Atlas, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Beline

La cena era appena finita e Beline si ritirò in camera. Non passò nemmeno molto tempo con i bambini, era esausta. Strano, aveva comunque dormito prima… Eppure si sentiva ancora molto stanca.

Si gettò sul letto, non curandosi nemmeno di cambiarsi i vestiti e mettersi il pigiama. Crow aveva detto che sarebbe ritornato ma ancora non era giunto… Un lampo di preoccupazione colpì la sua mente… E se gli fosse successo qualcosa? Doveva chiamarlo, dopotutto lui le aveva lasciato il cellulare apposta. Prese il telefono da un comodino vicino e iniziò a digitare il numero, per poi interrompersi.

“Starò esagerando io… Probabilmente ancora non avrà finito di cenare…” si disse, allontanando il dispositivo con un gesto della mano. La morbidezza del cuscino la colse, con gli occhi che pian piano le si chiudevano. Non si addormentò subito, pensò prima a qualcosa che la rendeva felice. Ovviamente, il primo pensiero era sempre Crow e di come, sin da subito, aveva legato con lui.

Ricordava perfettamente la prima volta in cui aveva messo piede a casa di Martha, quella che era ancora la sua fissa dimora. Allora era una bambina sola e persa in un mondo di grandi. Il Satellite era il suo parco giochi. Qualsiasi cosa potesse essere usata per giocare, lei ci ricavava pomeriggi interi di divertimento. Erano queste le sue giornate, si svegliava, giocava, dormiva. A quella routine mancava molto spesso il cibo. Le sue abitudini alimentari erano quelle di una persona povera, molto spesso trovava cibo in quello che i pochi negozianti buttavano perché non più buono. 

Non fu un gran vantaggio per lei, che si ritrovò sin da piccola ad avere condizioni di salute precarie. Un giorno, mentre giocava in una discarica, cadde da una pila di spazzatura e qualcosa le fece un taglio su una delle sue esili gambe. Fortuna volle che di lì stesse passando una signora, che sentendo il pianto ininterrotto della piccola, la portò a casa sua. Si fidò all’istante, quella donna le ispirava molta fiducia. 

Giunte nella sua casa, le medicò subito la ferita e gliela fasciò. Nel frattempo, il suo arrivo aveva attirato la curiosità di altri bambini che vivevano lì, che parlottavano tra loro. Non avendo avuto amicizie con nessuno, evitò di parlare con loro anche quando uno di loro, dai folti capelli arancioni, le aveva dato un saluto. Fece per andarsene, quando quella donna le chiese di restare, convincendola dicendo che lì avrebbe avuto la possibilità di giocare, di mangiare sempre un pasto caldo e di farsi nuovi amici. Riluttante, iniziò dunque la convivenza con Crow, Jack, Yusei e Sheila, tutti sotto l’occhio attento dell’amorevole Martha.

All’inizio non aveva molta voglia di stare in compagnia, era sempre stata sola e non era abituata a stare con altri. Gli altri rispettavano questo suo volere. Certo, a volte provavano ad esortarla ma a nulla serviva. L’unico che non si dava per vinto era sempre Crow, che faceva letteralmente di tutto pur di far sì che lei non stesse mai da sola. 

“E pensare che addirittura, una volta, minacciò di lanciarsi contro una pila di rottami se non avessi accettato di giocare con loro…” ridacchiò Beline, ricordandosi quei momenti.

Pian piano cedette, stabilendo un legame con tutti quanti. La sua personalità ebbe modo di svilupparsi così, imparando da ogni singola persona importanti lezioni di vita. Si divertiva con tutti, anche vedendo gli altri divertirsi mentre giocavano a Duel Monster e litigavano perché fraintendevano gli effetti delle varie carte.

“C’è scritto chiaramente che se attivo l’effetto di questa carta i tuoi Life Points si riducono a zero e io vinco!” esclamava Jack, al quale rispondeva Crow con un sonoro “Non puoi farlo! Non funziona così! Se si chiama ‘Annulla Carta Magia’ ci sarà un motivo!”. Beline e Sheila si piegavano sempre in due per le risate. “Jack non sa leggere!” esclamava Sheila con tono canzonatorio. 

Tra litigi, risate e senza alcuna preoccupazione, si arrivò all’adolescenza. I tre ragazzi, assieme ad un loro amico, Kalin Kessler, formarono un gruppo chiamato “Gli Esecutori”, il cui compito era quello di sventare bande criminali del Satellite. Anche le due ragazze volevano parteciparvi, ma furono escluse perché, semplicemente, era troppo pericoloso per loro. 

“Chissà che combineranno…” diceva sempre preoccupata. Quei quattro proprio non ne volevano sapere di esprimersi a riguardo. Nemmeno quando il gruppo si sciolse vollero dare spiegazioni, tanto meno quando sulla fronte di Crow comparve il primo marchio della Struttura. Più avanti, quest’ultimo parve volersi confidare solo con Belinda.

“Kalin è andato con la testa…” le confessava. “Gli interessa solo essere il padrone assoluto del Satellite, mandando a quel paese persino la sicurezza. Io non ci sto.”

Nelle loro vite entrò poi un personaggio che cambiò radicalmente il modo di pensare di Crow. Si assentava spesso, chissà perché… Diceva di andare sempre da quel Robert Pearson, ma per cosa poi? Per insegnargli ad aggiustare e costruire moto? Anche a lei interessavano, perché Crow doveva escluderla?

“Perché non posso venire anche io?” gli domandava spesso.

“Ehm… la strada per arrivare lì è troppo pericolosa per te, Beline…” diceva sempre. La ragazza però sapeva che si trattava di una scusa del cavolo, era palese che le stesse nascondendo qualcosa. All’inizio pensò si trattasse di una faccenda che aveva a che fare con la morte di Pearson in quell’incendio, ma Crow continuava a dirigersi lì anche dopo che il loro amico era scomparso. Fu un duro colpo per tutti, per lui in primis. 

Lei non poteva sapere che la ragione di quegli spostamenti era una sorpresa organizzata appositamente per Beline, che avrebbe potuto vedere solo una volta compiuti i quattordici anni. Fu un regalo abbastanza bizzarro ad un’età così giovane: una moto, che soprannominò “Lavender Sky”. A detta di Crow, quel veicolo gli ricordava Beline: era bianca, con delle sfumature di colore viola sul retro. Fu molto contenta di riceverla, si ripromise di imparare ad usarla. 

Quella notte fu l’ultima che visse con i ragazzi, prima di sparire. Di quella notte lei ricordava ben poco, stavano festeggiando nel cortile il compleanno della ragazzina dai capelli viola. Sapeva di essersi allontanata, rimanendo completamente da sola nel buio, per poi non riuscire più a vedere nemmeno le fioche luci della festa. Il resto erano solo ricordi sfocati, di lei che si trovava chiusa in una sottospecie di bolla, passando gli ultimi quattro anni bloccata lì. Ora che ci pensava, erano davvero passati quattro anni? Tutto questo tempo senza vedere i suoi amici… e Crow? 

Chiuse gli occhi addormentandosi proprio mentre pensava a come avrebbe reagito Crow, con una lacrima che pian piano le scendeva lungo la guancia.

 

Crow

Anche Crow, mentre guidava la Blackbird per riportare sua sorella a Poppo Time, aveva in mente il giorno in cui Beline scomparve. 

 

“Beline!” la chiamava. “Devi venire a spegnere le candeline!”

Nessuna risposta dall’esterno della casa. Magari era entrata dentro, chissà. La cercò anche lì, ma nulla. Il ragazzino, che allora aveva sedici anni, iniziò ad allarmarsi. Continuò a chiamarla, questa volta più forte. Strano, lei rispondeva sempre quando veniva chiamata. 

Uscì di nuovo fuori, attirando l’attenzione degli altri.

“Crow, non trovi Beline?” domandò Jack, sorpreso. 

“L’avete vista da qualche parte? Ditemi di sì, vi prego…” esordì lui. Il suo respiro accelerò quando i suoi compagni fecero di no con la testa, quando notò un dettaglio alquanto inquietante: la Lavender Sky era sparita, non era più affiancata dalla Blackbird. 

“Che fine ha fatto la sua moto?!” si disperò lui. “Non ho sentito nulla, non deve essere andata via!”

Non sapeva cosa fare. Il suo istinto gli disse di prendere immediatamente il suo mezzo e fare il giro del Satellite, alla ricerca della sua amica. “Amica”… Crow avrebbe voluto dirle quanto ci tenesse a lei, avrebbe voluto parlarle e spiegarle che sentiva qualcos’altro per lei, un sentimento che andava aldilà della semplice amicizia o stima nei suoi confronti. Adesso non poteva, Beline era andata chissà dove. 

Vagò in lungo e in largo, urlando il suo nome sperando di ricevere una risposta, la quale non arrivò mai. Perse il conto di quante volte aveva percorso quelle strade. Non doveva essere andata lontano, eppure ovunque andasse lei non c’era. Perse il conto anche delle ore che erano passate. L’unica cosa certa, quella notte, era che facesse freddo. Molto freddo. Crow se lo ricordava bene, era alquanto insolito che ci fossero quelle temperature durante il mese di agosto. Forse non faceva neppure così freddo ma lo provava comunque per la sensazione di vuoto e di angoscia che si erano create. 

Dovette arrendersi a quella ricerca quando Yusei lo rincorse con la sua Duel Runner, intimandogli di tornare a casa. 

“Crow, ascolta, avvertiremo la polizia… Gli diremo che una nostra amica è-”

“Quando chiameremo la polizia sarà troppo tardi!” gli urlò, mentre la vista gli si annebbiava sempre di più a causa delle lacrime. Il suo amico riuscì a farlo ragionare, mettendogli però un grosso macigno nel petto che sfogò piangendo disperatamente tra le braccia di sua sorella una volta tornati a casa. Nei giorni successivi perse totalmente il senno, la voglia di fare qualsiasi attività, continuando a domandarsi il perché lei se ne fosse andata. 

 

“Crow, attento!”

L’esclamazione di sua sorella lo fecero tornare al presente. Si accorse che sulla strada che stavano percorrendo era riversa una persona a terra, la sua moto poco distante che presentava varie ammaccature.

“Un incidente…” disse Crow, fermandosi per prestare soccorso assieme a Sheila… quando si rese conto di conoscere quella moto. Era la Bloody Kiss. 

  
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