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Autore: Joy    07/06/2020    1 recensioni
Combattere per proteggere. Detto così sempre quasi nobile.
Dean, Benny e Castiel in Purgatorio.
Dean/Castiel
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Benny, Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Parafrasi soggettiva del combattimento.

Ambientata in Purgatorio durante la stagione 8.

Dean/Castiel

 

Trittico in lotta

 

 

La foresta è completamente ferma.

Mi guardo intorno e fin dove si estende il mio sguardo non vedo altro che sagome di alberi grigi perfettamente immobili.

L'unico rumore che sento è quello lieve dei nostri passi sul terreno; nessuno scricchiolio, nessun fruscio di foglie, qui il vento non soffia. L'aria è statica, totalmente inodore; mi aspettavo il tanfo fetido delle carcasse in decomposizione disseminate tra gli alberi e invece non inalo altro che aria densa. Fatico a respirare.

Sbatto forte i piedi sul terreno, solo per sentire, per sentirli, perché immerso in questo mondo grigio, silenzioso e inodore mi sembra quasi di non esistere.

Castiel si volta e mi osserva comprensivo.

“Questo luogo non è stato creato per gli umani.” spiega come a voler giustificare la mia debolezza, poi mi appoggia la mano sul braccio e la sua stretta calda e concreta mi restituisce almeno in parte i sensi perduti.

“Non c'è molto movimento oggi, non è così?”sbotto dopo qualche minuto, per la solita esigenza di riempire la quiete.

“Taci, per favore.” risponde secco Benny dietro di me.

Quando mi volto la sua intera figura è tesa in ascolto del silenzio, ed è evidente che lui qualcosa sente, perché in un istante ci ritroviamo circondati da quattro vampiri.

 

 

***

 

“La prima volta che Sam uccise un mostro, mi chiese cosa ne sarebbe stata della sua anima”. Sbuffo ironicamente appoggiando la schiena al tronco e lasciando andare quel sospiro profondo che stavo trattenendo. “Io gli risposi che non m'importava affatto, purché rimanesse lontano dalla terra il più a lungo possibile e lui si mise a blaterare di seconde opportunità, perdono e redenzione.”

“Mi sta simpatico tuo fratello.” se ne esce Benny, sdraiato sul terreno con il respiro affannato dalla lotta.

Siamo esausti, non so nemmeno per quanto abbiamo combattuto, questo luogo tra le altre cose, mi toglie anche la concezione del tempo.

Castiel ascolta in silenzio, la testa gettata indietro contro l'albero e lo sguardo assorto.“Adesso puoi dire di averlo visto con i tuoi occhi.” mi risponde sorridendo mesto.

“Sì, solo che adesso non ho nessuno a cui raccontarlo.”

Fisso lo sguardo su di un punto non ben definito di questo mondo in bianco e nero che ci circonda, improvvisamente consapevole che neanche sulla terra avrei qualcuno a cui dirlo, ormai.

Eccetto Sammy.

Cas continua ha fissarmi concentrato, so che sta osservando di me molto più di ciò che vorrei, ma del resto lui ha visto la mia anima, quella lacerata e corrotta che ha tirato fuori con le sue stesse mani dai gironi più profondi dell'inferno. E davvero, cos'altro potrei nascondergli?

“Non sei dannato come pensi, Dean.” mi risponde infatti. “Non hai colpe da espiare in questo luogo, tornerai sulla terra, da Sam.”

Il nodo che ho in gola si scioglie. Mi piace sentirmi dire che c'è ancora speranza per me, anche se non lo credo.

“Nessun cacciatore ha un'anima immacolata, Cas.”

“Hai combattuto per proteggere la tua famiglia” mi fa notare “e l'umanità intera.”

Combattere per proteggere. Detto così sempre quasi nobile.

Castiel pronuncia sempre parole che leniscono il dolore, anestetizzano le ferite e spengono il bruciore, tanto che a volte non riesco a fare a meno della sua presenza.

Non ho mai pregato Dio, ma ho invocato lui ogni volta che sono stato sull'orlo di un baratro e anche adesso, sebbene non sia giusto, sono felice di avere lui e Benny al mio fianco, di non essere solo in questo nulla con i miei sensi di colpa.

Se il mio corpo si comportasse ancora come se fosse sulla terra, a questo punto sprofonderei nel sonno e invece rimango vigile ed esausto all'infinito, aspettando che la prossima creatura soprannaturale si faccia avanti e sono sicuro che non dovrò attendere molto.

“Si avvicinano.” avverte infatti Castiel con voce atona.

“Cosa sono questa volta?” chiede Benny, sollevandosi su di un gomito.

“Leviatani.” rispondo. “I miei preferiti.”

Il mio tono sarcastico maschera la stanchezza solo in parte.

“Me ne occupo io.” dichiara risoluto Castiel, ponendosi tra loro e noi. “Sono una mia responsabilità.”

“Non se ne parla neanche.” gli risponde Benny, alzandosi e sistemandosi al suo fianco. “Voglio la mia parte nei giochi.”

Sorrido. “Bé ragazzi, non crederete che sia disposto a cedervi tutto il divertimento, vero?”

Mi rimetto in piedi e perdio, non lo ammetterei mai di fronte a Sam, ma amo combattere al fianco di questi due.

 

***

 

Quando la foresta ritorna silenziosa, siamo tutti e tre piuttosto malconci.

Castiel si copre il fianco ferito con la mano, il suo volto si piega in una smorfia di dolore, ma non emette un suono.

È Benny il primo a infrangere la quiete.

“Quando ero ragazzo, mio padre mi disse che potevo combattere in due modi.”sputa in terra un fiotto di sangue e saliva e si pulisce la bocca con la manica della giacca; la sua sciabola ora penzola inerte dal pugno serrato.

“Puoi affrontare la lotta pensando a quanto sia potente il momento in cui il tuo avversario cederà tra le tue mani, o puoi farlo inseguendo il desiderio di metterti alla prova e migliorarti. Ombra e luce.”

Solleva lo sguardo, come a voler osservare il cielo, ma quello che ci sovrasta è solo il tetto grigio della nostra personale scatola da laboratorio e noi i ratti da usare come cavie.

“Ho vissuto due vite” riprende “ da umano e da vampiro, e gli ho provati entrambi, ma adesso in questo luogo, combatto e basta, e mi pace.”

Capisco cosa intende e se avessi una briciola di fiato glielo direi, ma l'unica cosa che riesco a fare e posargli una mano sulla spalla e stringere appena.

Lui stira le labbra in un accenno di sorriso.“Andiamo,” dice “non manca molto.”

 

***

 

S'intravede già il bagliore azzurrognolo e tremolante del portale, quando Castiel esala un sospiro profondo, che è quasi un lamento, e si accascia a terra.

A me il respiro si congela in petto, non posso pensare di perderlo quando siamo così vicini ad andarcene da questo luogo.

Mi getto in ginocchio proprio di fronte a lui e prima che me ne renda conto, le mie mani armeggiano frenetiche sul suo fianco, alla ricerca della ferita che non ho voluto vedere prima.

Mi do mentalmente dell'idiota per aver dato per scontato che Castiel l'avrebbe guarita con la sua grazia, ma lui mi blocca posando entrambe le mani sulle mie.

“Vedi, Dean” sibila debolmente “come angelo mi è stato insegnato a non pormi domande; noi non ci chiediamo se è giusto o sbagliato, eseguiamo gli ordini e basta.” tenta di sollevarsi e sebbene ogni parte di me gli stia gridando di non muoversi, lo aiuto ad appoggiarsi al tronco di un albero.

Ha la fronte madida di sudore, ma si sforza di parlare con voce ferma. “Sulla terra, accanto a te, ho conosciuto per la prima volta il rimorso. Qui posso pagare per le mie colpe.”

“No.” sbotto e sento un nuovo livello di terrore che si fa largo dentro di me. “Cas, devi curare quella ferita. Puoi farlo?”

“Lo farò, Dean stai tranquillo.” accenna un sorriso “Tu però vai avanti.”

“No.” scuoto la testa. “Non puoi arrenderti.” e la mia voce tremolante suona patetica persino a me, ma lui mi posa una mano sulla guancia.

È come sempre: fresca e leggera sul mio dolore.

“Non mi sto arrendendo Dean.” chiarisce guardandomi dritto negli occhi. “Continuerò a combattere.”

E c'è qualcosa in quello sguardo intenso che non ammette repliche, non mi permetterà di contrastarlo perché ciò che desidera ora è scontare la sua pena.

Combattere per espiare.

 

 

Fine

 

 

Perdonatemi per questa cosa, non so neanch'io da dove sia uscita! -_-

  
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