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Autore: chemist    08/06/2020    1 recensioni
Un gruppo di ragazzi si trova ad una festa quando il cielo della cittadina in cui vivono viene solcato da qualcosa di incredibile, che cambierà la loro vita…e tutte quelle a venire.
Storia basata su un sogno particolarmente bizzarro che ho fatto un po' di tempo fa.
Genere: Introspettivo, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Il professor Hughes

Eva e Ben erano in attesa di indicazioni, mentre io riorganizzavo mentalmente la lista delle prossime cose da fare.
“Dell Hughes” pronunciai infine, pur sapendo che quel nome e quel cognome non dicessero niente di niente a nessuno dei due, che infatti mi guardarono indifferenti scrollando le spalle.
“Beh? Chi è?” domandò subito Ben. Lo conoscevo da pochi minuti ma avevo già imparato che, una volta calmatosi, era un tipo avventato, addirittura frenetico: sembrava sempre che si sentisse inseguito da qualcosa.
“Uno dei miei professori universitari. Uno dei migliori” risposi.
Entrambi sbuffarono, come se si aspettassero che la mia idea si sarebbe rivelata da scartare.
“L’ultima cosa che farei in questo momento è proprio parlare con un professore…ma se vuoi diventare lo zimbello dell’università e compromettere la tua intera carriera, beh, è una tua scelta, Dan” commentò Eva, con una risatina che serviva solo a mascherare il nervosismo che la assaliva.
“Mi spiace amico, si vede che sei un tipo a posto, ma sono d’accordo con lei” concordò Ben.
“Quindi preferite fare tutto da soli?” chiesi, infastidito dal loro approccio. Ero stufo del fatto che mi si prendesse sempre troppo poco sul serio. “In tal caso vi saluterò e agirò per conto mio, perché la trovo una stronzata”.
Dovettero realizzare che non avevamo altra scelta, perché non dissero altro. Almeno io avevo proposto qualcuno, e non l’avevo proposto a caso.
 
Dell Hughes (che per me era ancora il professor Hughes, ma che in seguito sarebbe diventato semplicemente Dell) era, in poche parole, l’uomo più intelligente che avessi mai conosciuto.
Insegnava varie discipline scientifiche nel mio corso e nonostante avesse 46 anni (un’età relativamente giovane per un docente) s’era già distinto in diversi ambiti di ricerca.
Era brillante e acculturatissimo, ma proprio per questo anche severo, schietto e sicuro di sé: se c’era una cosa che non riusciva e non riuscirà mai ad ammettere, è quella di essere in errore. Aveva lavorato sodo per molti anni per ottenere quel livello di conoscenza, e pretendeva che i suoi studenti facessero lo stesso.
Possedeva inoltre una personalità e un carisma straripanti, e qualche volta pure delle piccole quanto esplosive manie di protagonismo.
Forse vi starete chiedendo perché scelsi lui, dato che è palesemente una figura con cui è difficile avere a che fare. Ebbene, i motivi sono due.
Primo, i suoi modi tipici di chi si sente superiore a chiunque gli stia intorno avevano generato in me, nonostante tutto quel che m’aveva fatto passare, una profonda ammirazione nei suoi confronti. L’avevo odiato, ma l’avevo anche stimato immensamente.
Secondo, era un appassionato di cosmologia e fenomeni celesti: apparentemente, proprio ciò che faceva al caso nostro.
 
Alla fine, pur con qualche tentennamento, anche gli altri due si convinsero e accettarono di sentire il parere del mio professore.
“Vuoi che ti accompagni?” mi chiese Eva. A giudicare dalla cera che aveva, era probabilmente lei ad aver più bisogno di cambiare un po' aria e farsi un giro, ma dovetti rifiutare: non potevamo lasciare da soli gli ospiti ancora in trance…né potevamo affidarli a Ben.
“Non è necessario: credimi, rischieresti di irritarlo anche se ti comportassi in maniera normale…non immagini neanche quante paranoie abbia il professor Hughes”.
“Ma…sei sicuro di volerti mettere alla guida da solo dopo quel che è successo?” insistette lei, mentre io stavo già infilandomi il giubbotto di pelle e cercando le chiavi dell’auto.
“Ma certo, io sto bene, non preoccuparti. Piuttosto, tenete d’occhio quelli là fuori e se dovesse succedere qualcosa o vi sentiste male, telefonatemi subito. Tornerò il prima possibile”.
Eva fece un allarmato cenno col capo, mentre Ben s’era seduto di nuovo e sembrava immerso nei propri pensieri.
Scesi le scale in fretta e, una volta entrato in macchina, misi in moto e partii nel cuore di una notte ancora piuttosto giovane.
 
La strada deserta che correva innanzi a me ed il ritmo costante con cui muovevo le mani sul volante mi fecero scordare per qualche istante dell’inverosimile casino che stava andando in scena e riflettere sulla mia conversazione con Eva. Mi dissi che era un bene allontanarsi da lei anche per pochi minuti, perché non saremmo riusciti a mettere ancora da parte l’imbarazzo creatosi fra di noi. Eppure, per l’intera durata del viaggio non feci altro che pensare ai suoi occhi lucidi che mi fissavano dall’altra parte della vetrata, come a supplicarmi di ritornare presto.
Ero talmente concentrato che dovetti frenare più bruscamente del previsto quando mi accorsi di essere arrivato a destinazione.
La famiglia Hughes aveva una casa molto spaziosa ma complessivamente umile se confrontata con quella di Lina: muri esterni d’un bianco sbiadito, soffitto marrone, una finestra, un garage e uno scialbo cortiletto.
Suonai il campanello e abbassai nervosamente lo sguardo sul piccolo zerbino che si trovava ai piedi della porta, su cui c’era scritto un convenzionalissimo ‘Welcome’.
Ad aprirmi fu una ragazza che, ad occhio e croce, doveva avere la mia stessa età.
“Ehm…buonasera” dissi, spostando timidamente l’attenzione sull’interno della casa, illuminato soltanto dalla soffusa luce arancione di una lampada.
“Chi sei?” domandò lei con un cipiglio sospettoso ma sforzandosi di risultare comunque cortese.
“Oh, giusto…sono un ex studente del professor Hughes, so che abita qui e speravo di poter parlare con lui, ho delle cose urgenti da dirgli”.
La ragazza si portò una mano su un fianco, mentre l’altra era ancora ferma sulla maniglia. “Papà!” chiamò all’improvviso, confermando ciò che avevo già supposto: era sua figlia. “Ti cercano!”.
“Arrivo!” rispose, più distante, una voce infastidita che tante volte avevo udito in quegli anni.
Il rumore di passi svelti si insinuò nelle mie orecchie, mentre mi preparavo psicologicamente all’incontro col professore.



Note dell’autore: ok, è un capitolo breve e sostanzialmente transitorio, ma ho voluto dedicare uno spazio a parte alla presentazione di questo professore (che nella mia idea dovrebbe essere il terzo protagonista della storia). Spero che vi sia piaciuto comunque; se vi va, lasciatemi pure una recensione con un vostro parere 😀 Alla prossima!
   
 
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