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Autore: X_98    08/06/2020    0 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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È una caratteristica della vita immortale percepire meno lo scorrere del tempo non accorgendosi di come possa scivolare via dalle nostre mani senza esserne pienamente consapevoli?

Sebbene il desiderio di fuga fosse stato più vivo che mai Hanna e Sara avevano compreso che non avrebbero potuto smettere di abbassare la testa tanto presto.

Era sera e finalmente si sarebbero potute riposare dopo un’altra giornata stancante non consapevoli che nella palestra fosse arrivata la risposta a tutti i loro problemi.

Delle risate diedero il benvenuto alla nuova recluta sporca e malconcia.

Un uomo ferito e distrutto inciampò sui gradini all’ingresso dei bagni, alzando lo sguardo vide i gladiatori che lo scrutavano con divertimento. 

Alcuni erano nudi, altri, come lui, portavano un asciugamano sulla vita che dava un minimo di privacy.

“Non mi dire il cane trace è ancora vivo!” Lo accolse un uomo con un fisico scolpito e con uno sguardo pieno di presunzione.

“Sarebbe lui, lo Spartacus di cui tutti parlano?” Disse un altro che se ne stava comodamente seduto su di una panca di legno.

“Spartacus, ma il mio nome non è....” il nuovo arrivato non riuscì a terminare di parlare che il primo uomo lo interruppe “A nessuno importa chi eri trace!” Sbeffeggiandolo.

“Se è per questo non ci interessa neanche chi è adesso!” Gli si accodò l’altro.

“Dove ci troviamo?” Chiese Spartacus nel tentativo di placare quel cattivo umorismo.

“Tu sei l’ospite d’onore di Batiato, padrone della più grande palestra della città di Capua!” Rispose il primo con orgoglio.

Gli altri uomini presenti urlarono il nome della città “Capua!” con gioia e superbia.

“Palestra?” Chiese confuso. Dopo essere sfuggito alla sua esecuzione per aver disertato il campo di battaglia, dov’era finito?

“Una scuola per gladiatori, dove gli uomini si trasformano in dei!” Spiegò colui che l’aveva accolto in modo tanto caloroso.

“Gladiatori....” Spartacus sussurrò quella parola con estremo disprezzo.

“La più vera delle confraternite!” Continuò l’energumeno.

“Siiiiii!” Esultarono gli altri.

“Se sopravviverete, tra qualche giorno tu e le altre reclute potrete unirvi a noi gladiatori e fregiarvi del nostro marchio!” Gli svelò il secondo.

“Nel frattempo, possiamo offrirti qualcosa?” Chiese con improvvisa gentilezza il primo. “Acqua grazie!” Rispose Spartacus che sentiva la gola secca.

“È lento pure di pensiero!” Lo derise il solito uomo arrogante.

“Che ti aspettavi da un trace? Puzzano come il pesce marcio!” Disse il secondo distogliendo lo sguardo con un espressione schifata.

“Sono tutti così, a parte le femmine ......quelle puzzano di piscio e sterco!” Questo fu troppo e Spartacus lo affrontò decidendo di dargli un nome “E tu chi saresti?” Chiese con rabbia.

“Io sono il campione di Capua, il più eroico della mia razza: Crisso, il gallo invincibile!” Rispose lui con evidente alterigia.

“Un gallo, ora capisco, perché puzzi come una femmina!” Lo provocò Spartacus.

Il silenzio divenne assordante e la tensione palpabile. Tutti attesero la reazione del campione con curiosità e trepidazione.

Lui sembrò riflettere attentamente sulla risposta, prima di ridere “Ora pensa a guarire le tue ferite, poi riprenderemo questo discorso!” Disse alla fine.

Spartacus sospirò nervoso capendo di aver appena trovato una testa calda contro cui sarebbe, inevitabilmente, di nuovo andato a scontrarsi.

La sensazione di essere osservato lo fece voltare e rimase a bocca aperta nell’accorgersi della presenza di qualcuno che avrebbe dovuto notare ancora prima del gallo.

Era un uomo alto ed imponente, i capelli biondi gli incorniciavano il viso e ricadevano ordinatamente sulle sue spalle. Erano lunghi, caratteristica rara per uno schiavo dei romani, questo perché a lui erano stati tagliati anche se originariamente fossero stati nettamente più corti.

Osservandolo attentamente vide che, come tutti gli altri, era in perfetta forma fisica ed anche lui portava un asciugamano in vita. Ma la cosa che lo colpì di più furono le orecchie......a punta che spuntavano da sotto quella cascata d’orata.

I suoi gelidi occhi azzurri lo scrutarono facendolo sentire improvvisamente molto vulnerabile, sensazione sgradita che gli fece ricambiare lo sguardo con ferocia.

Una spinta interruppe quel contatto. 

Crisso si avvicinò al suo orecchio e lo avvertì “Sei più pazzo di quanto pensassi se osi fissare a quel modo l’angelo della morte!”.

L’unico pensiero di Spartacus fu “Chi?”.

 

*

 

“La siccità e l’afosità son calamità! Nessun ci aiuterà, nessun ci disseterà!

Mi riscaldo, è colpa del caldo....” “Se continui a cantare ti si seccherà la gola!” Disse Sara interrompendo quella cantilena che andava avanti da almeno mezz’ora.

Le ragazze erano intente a rimettere a posto lo sgabuzzino, facendo cadere più cose di quante ne mettessero a posto!

“Sono solo impaziente di poter vedere le nuove reclute! Per un po’ il padrone non le ha comprate......” Hanna venne nuovamente interrotta “E ha ragion veduta! È solo grazie ad Azrael che stiamo rimanendo a galla, economicamente parlando!” Puntualizzò l’amica.

“Hanna, Sara, il padrone inizierà il discorso a momenti!” Le chiamò Naevia.

Dalla morte di Diona avevano legato molto di più con la loro nuova amica.

“Desiderio esaudito!” Disse Sara prima seguire l’amica piena d’entusiasmo.

Arrestarono la corsa appena giunte sul balcone e videro sei gladiatori schierati nel piazzale sotto di loro.

Come se stesse recitando un copione, il padrone ripetè lo stesso discorso fatto quando erano state loro a giungere in quella casa. Paro paro, non perse neanche una congiunzione o cambiò una parola. Noioso!

Enomao camminava lentamente di fronte alle reclute, ma nonostante la distanza la sua voce arrivava chiara e potente.

“Un gladiatore non teme la morte. La accoglie, la abbraccia......la fotte!” Le risate di uno schiavo lo fecero dirigere verso di esso “Ogni volta che entra nell’arena infila il suo arnese nelle fauci della bestia e prega di concludere, prima che serri le sue mascelle!” Disse colpendolo lì dove non batteva il sole e costringendolo ad irrigidirsi.

“Nessuno di voi sopravvivrebbe nell’arena, eccetto uno di voi!” Continuò a parlare il Maestro fermandosi di fronte ad uno schiavo che portava i segni di un duro combattimento. 

“Questo trace, misero e malconcio ne ha affrontati quattro. Ha sfidato la morte, il fato e gli dei stessi!” Disse adulandolo.

“Osservatelo e ricordate che.....è una nullità! Ha combattuto contro gli uomini incapaci di Solonio, rivale del padrone!” Sbagliato! Stava incoccando il colpo prima di colpire.

“Se avesse sfidato nell’arena uno dei miei gladiatori, la testa giacerebbe molto lontana dal corpo!” Disse Batiato vantando la migliore preparazione dell’intera Repubblica.

L’uomo in questione iniziò ad osservare i gladiatori che aveva davanti come se non credesse a tali parole.

“Il trace è dubbioso! Vuoi darcene una dimostrazione?” Disse Enomao non contento del comportamento dello schiavo. “Crisso!” Chiamò.

Prese una spada di legno e la lanciò ai piedi del trace.

“Dimostraci che siamo in errore!” Gli ordinò. “Prendi quella spada!” Insistette appena vide che l’uomo rimaneva immobile. “Spartacus!” Urlò oltraggiato da tanta insolenza.

Attico rimase sorpreso quando sentì il padre mettersi accanto a lui. Era in catene ma non aveva mai mostrato interesse verso i discorsi del padrone e del Maestro, restando sempre seduto all’ombra, separato da tutti gli altri.

Enomao fece schioccare la frusta come avvertimento prima di dirigerla verso il trace quando si rese conto che non era bastato.

Lui la bloccò alzando un braccio e lasciando che gli si attorcigliasse attorno al polso. “Il mio nome non è Spartacus!” Disse con uno sguardo di sfida.

Il Maestro tirò con forza facendolo finire disteso in terra.

“Del tuo nome e della tua vita, saremo noi a decidere adesso!” Lo informò Enomao.

Il trace si rialzò e come se nulla fosse successo, riprese la sua posizione tra le fila delle reclute. 

Azrael sorrise. Quello schiavo poteva apparire calmo e disinteressato, ma lui percepiva bene la furia che risiedeva pure nel suo sguardo oltre che nello spirito. 

“Forse al trace serve un vantaggio per placare il tremore delle sue ginocchia! Gladio!” Disse il Maestro per poi conficcare la spada nel terreno davanti al trace.

Quando lui rimase immobile non intenzionato ad ascoltare, si rivolse al padrone “Non mi serve uno come questo, mandalo alle miniere!” Disse.

Spartacus colse quel vantaggio. Afferrò la spada per poi fare una capriola che lo avrebbe portato alle spalle del maestro, ma Crisso fu veloce ad intercettarlo mandandolo di schiena in terra, con una potente ginocchiata in viso.

Il gallo non perse tempo e lo attaccò facendolo indietreggiare. Lo schiavo tentò di ferire l’avversario, solo per perdere l’orientamento e parare male un colpo, finendo nuovamente in terra.

“Un attacco ha bisogno di un buon appoggio a terra, lui ha cercato l’affondo prima di ritrovare l’equilibrio!” Disse il Maestro.

Le spade cozzarono nuovamente fra loro, ma Crisso approfittò dello scambio per colpire Spartacus sulla schiena con la sua arma di legno. Lo sventurato cadde in terra emettendo un verso di dolore.

Si rialzò quasi subito, non intenzionato ad arrendersi. Questa volta fu lui ad attaccare, ma Crisso riuscì a fargli alzare la spada per colpirlo su di una gamba e quando finì in ginocchio lo colpì nuovamente sulla schiena, facendolo finire di faccia sulla sabbia.

“Porgi le spalle al tuo avversario e sei spacciato!” Disse il Maestro.

Spartacus si rialzò, tentando un nuovo attacco, ma il gallo gli afferrò i polsi con entrambe le mani costringendolo a rimanere con le braccia tese. Passato qualche secondo cedette e l’altro gli assestò un bel pugno nello stomaco.

“Cerca un corpo a corpo con uno più forte e tu....sei spacciato!” Disse il Maestro ancora.

Spartacus optò per un’altra strategia d’attacco e portò la spada all’indietro impugnandola con forza mentre prendeva la mira. Lanciò l’arma con tutta la forza che possedeva verso Crisso che gli dava le spalle.

Un millisecondo prima che l’arma colpisse il bersaglio, il gallo si voltò di scatto per deviarla. Ma volando e ruotando su se stessa, la lama colpì una recluta alla gola uccidendola all’istante.

“Lancia il gladio nell’arena ed ancora una volta sei spacciato!”

Crisso approfittò della sorpresa di Spartacus per ciò che aveva inconsapevolmente fatto e l’atterrò bloccandogli un braccio con un piede, l’altro con la mano libera e premendogli la spada di legno sulla gola.

“La tua follia è costata una vita. Mentre la tua può ancora essere salvata!” Disse Enomao raggiungendolo. “Due dita alzate in segno di resa. Chiedi clemenza all’organizzatore dei giochi” ordinò osservando la reazione dello schiavo.

Spartacus sembrava completamente disinteressato dal significato delle sue parole e lottava per liberarsi.

“Supplicalo di avere pietà vigliacco!” Insistette Enomao.

Il braccio sotto al piede del gallo si tese e la mano venne serrata a pugno. Spartacus non avrebbe ceduto! 

“Uccidilo!” Disse al campione ma una voce li interruppe “Crisso!” Disse il padrone.

Entrambi gli uomini lo guardarono meravigliati “È solo un allenamento!” Fece notare prima di ritirarsi.

Azrael osservò il trace con gli occhi ridotti a due fessure. Vedeva solo una pallida ombra dell’uomo che era stato. 

Ma come una brace ancora ardente, sarebbe bastato soffiarci sopra perché il fuoco divampasse!

 

*

 

Sara entrò nella palestra felice come una pasqua. Il padrone le aveva ordinato di rimanere tutto il giorno con i gladiatori. Il motivo le era sconosciuto ma non le importava molto visto che finalmente avrebbe soddisfatto la sua curiosità.

Andava sempre per incatenare l’elfo, ma poi era costretta a tornare alla Villa.

L’euforia era tale che andò a scontrarsi contro un gladiatore. Era uno dei nuovi, uno dei pochi ad essere amichevole.

“Che sorpresa gradita!” Disse l’uomo sorridendole “Sono proprio un villano, il mio nome è Varro!” Si presentò.

“È un piacere conoscerti anche per me, io mi chiamo Sara!” Rispose lei ricambiando il sorriso. Varro la guardò stupito e la ragazza sospirò. Lei ed Hanna erano famose quasi quanto l’elfo......

“Scusami, devo andare!” Disse prima di dirigersi verso Attico e Milo.

“Sembra che tu abbia visto un fantasma!” Disse Spartacus stupito che l’amico guardasse con timore una piccola e fragile ragazza.

“Non sai chi è vero?” Chiese Varro non gradendo l’ironia. “Lo scoprirò presto!” Rispose Spartacus “Sei uscito di senno!” Lo riprese l’amico quando si rese conto cosa stava per fare.

“Ora sono convinto che tu lo faccia apposta!” Milo accolse Sara ridendo “Ti ha trattato bene?” Chiese Attico guardingo.

“Si papà!” Rispose sarcastica lei prima di prendere la catena per adempiere all’unico compito davvero importante.

“Quoi de neuf?” (Cosa succede?) le domandò Azrael che si trovava comodamente seduto su di una panca di legno.

“Qu'est-ce que tu racontes?” (Di che parli?) chiese di rimando lei mentre finiva di chiudere il lucchetto.

“Je ressens ta joie, tu n'as jamais été aussi excité à l'idée de mettre la chaîne sur moi!” (Percepisco la tua gioia, non sei mai stata tanto eccitata nel mettermi la catena!) fece notare lui.

“Peut-être qu'il a découvert que c'est un véritable honneur de s'incliner devant l'ange de la mort!” (Forse ha scoperto che è un vero onore inchinarsi di fronte all’angelo della morte! ) scherzò Attico.

“Ou peut-être qu'elle n'a pas rencontré ce type par erreur!“ (O forse non è andata a sbattere contro quel tipo solo per sbaglio!) tirò ad indovinare Milo.

La ragazza si alzò in piedi furente“Comment osez-vous insinuer .....” (Come osi insinuare.....) Sara venne interrotta sentendo una mano afferrarle il braccio, ma subito dopo sentì un grugnito seguito dal rumore della catena.

Girò la testa per vedere Spartacus che osservava Azrael con aria di sfida.

Sarebbe stata una giornata indimenticabile sotto molti punti di vista!

“Non azzardarti a toccarla!” Disse Attico mettendosi al fianco della ragazza.

“Chi sei?” Chiese il trace rivolto a Sara “Ma che razza di domanda idiota è questa?” Protestò lei “Io sono io, chi ero e chi sarò, per sempre!” Disse con decisione.

Ok, forse non era l’influenza di Hanna, forse lei era realmente una maleducata, sfacciata e petulante ragazzina!

Attico e Milo risero sguaiatamente piegandosi addirittura per le troppe risate e Sara non riuscì a non unirsi a loro nel vedere l’espressione del trace, assolutamente unica!

Anche Azrael era compiaciuto, ma si limitò ad accennare un sorriso, mascherando il divertimento perché in realtà, non avrebbe dovuto capire una sola parola.

“Spartacus!” La voce del Maestro interruppe quell’attimo perfetto di allegria pura.

Il Maestro si mise tra l’elfo ed il trace dando le spalle al biondino.

“Sogni le miniere? Prova ad avvicinarti di nuovo all’elfo e sarai accontentato!” Disse prima di trascinarlo via.

“Udite, udite, oggi vi farò compagnia tutto il giorno!” Li informò Sara prima che andassero ad allenarsi “Perché?” Chiese Milo sia contento che sorpreso “Questa si, che è una bella domanda!” Gli rispose lei.

Azrael lanciò un occhiata preoccupata al balcone cercando Hanna con lo sguardo, dov’era? Perché le ragazze non stavano assieme? Batiato non le aveva mai tenute divise per così tanto tempo!

“Elfo?” Chiese Spartacus mentre si allenava con Varro. “Non sai davvero niente?” Domandò di rimando lui esterrefatto “Quello è Azrael, l’angelo della morte! Un elfo immortale, con poteri magici ed una bellezza soprannaturale che vive nutrendosi delle anime delle sue vittime!” Gli disse l’amico.

“Non ti credo!” Ammise Spartacus. “Fai come credi! È una leggenda! I suoi precedenti padroni hanno tentato di ucciderlo senza mai riuscirci. Nell’arena stermina ogni suo avversario....” continuò a raccontare Varro “Ha ucciso anche due guerrieri appartenenti alla sua razza pur di nutrirsi!”.

“Anche noi umani uccidiamo i nostri simili!” Fece notare Spartacus.

“Loro non erano dei combattenti scarsi, ma abili, temprati da mille battaglie.....e si dice che fossero i suoi figli!” Svelò Varro.

Spartacus lo guardò incerto, soppesando le sue parole “È la verità?” Chiese alla fine.

“Chissà, nel mondo dei gladiatori la fama e la gloria contano molto più della verità!” Gli rispose sinceramente l’amico.

“Fama e gloria, non mi interessano!” Mise in chiaro le cose lui.

“Cerchi la ricchezza, come me!” Tentò di nuovo Varro solo per vedere Spartacus correre verso il padrone che si apprestava ad uscire.

“Una parola padrone!” Disse il trace. “Allontaniamoci!” Rispose Quinto guardando gli altri gladiatori. “Hai notizie della mia sposa?” Chiese Spartacus speranzoso.

“È stata venduta ad un siriano, ma per ora non so altro. Le ricerche continuano! Tu vedi di combattere e vincere...... la sua libertà richiederà l’esborso una notevole quantità di denaro da parte tua!” Disse il padrone prima di uscire dal cancello.

 

*

 

Quel pomeriggio poteva essere definito insolito, se paragonato a quelli precedenti.

Hanna aveva potuto usufruire della vasca padronale e non si era mai sentita così pulita ed elegante.

Il padrone la accolse fuori dal bagno con un sorriso raggiante per farle segno di seguirla.

Entrarono in una stanza riccamente addobbata piena di gente.

“In onore del nostro riverito ospite, ecco la donna benedetta dagli dei, una creatura di rara bellezza, la magnifica Hanna, completamente a vostra disposizione!” La presentò il padrone ai due ospiti presenti.

La ragazza rimase impassibile fissando un punto davanti a se. Cosa intendeva Quinto?

Hanna odiava essere tratta come un oggetto. 

In più Sara era scomparsa, quindi non c’era nessuno a tirarla su di morale.

Il nobile Varo e Cossuzio avevano richiesto la sua presenza. Proprio all’ora di pranzo. Cioè, quello che per lei sarebbe stato il momento di pausa in cui poter mangiare, figurarsi se i nobil uomini rimanevano a bocca asciutta.

La stavano osservando da un bel po’, sotto lo sguardo attento del padrone.

“Sei davvero un grande lanista Batiato! Sai blandire un uomo per convincerlo all’acquisto!” Lo adulò Varo mentre studiava la ragazza di fronte a se.

“Riesci sempre a trovare persone interessanti!” Disse Cossuzio rivolto a Varo prima di alzarsi ed avvicinarsi alla ragazza.

“È veramente benedetta dagli dei!” Disse girandole intorno “Un vero peccato che tanta bellezza venga sprecata per soddisfare una bestia selvaggia!” Osservò.

“Azrael viene guidato dagli dei. Non bisogna essere blasfemi, potrebbero offendersi!” Disse Quinto che non perdeva tempo per ricordare a tutti quel particolare che aveva sempre dato molta notorietà al suo animale.

“Desidero godere nuovamente dei piaceri che questa casa ha da offrire!” Decise Varo alzandosi in piedi di scatto pieno di aspettative.

“Come desideri! Seguimi, così potrai scegliere con cura!” Gli rispose Quinto conducendolo verso un altra stanza.

“Cossuzio desideri assistere anche tu?” Chiese Lucrezia quando vide che il rispettabile uomo era rimasto ad osservare la sua schiava.

“Arrivo tra un momento!” Rispose lui non distogliendo l’attenzione dalla sua preda.

La padrona sembrava indecisa se restare oppure seguire il marito.

Fu Cossuzio a renderle le cose più facili “Vai pure, io devo confidarmi con gli dei! Così che possano assolvere tutti i miei peccati!” Rispose senza degnare Lucrezia di uno sguardo.

Lei decise di ubbidire, non volendo offendere un uomo di rango superiore.

L’uomo rimase a fissarla per un tempo che le parve lunghissimo. 

“Ma non doveva confidarsi?” Pensò Hanna stufa di quella situazione di stallo creatasi.

“Ho sentito molto parlare di te! Ma mai prima ho potuto godere della tua presenza!” Iniziò a dire Cossuzio “Mi perdonerai, se mi sono fatto attendere tanto?” Chiese con finto dispiacere.

“Non sarei dovuto venire in questa casa......” Continuò lui.

Hanna non lo ascoltava, più interessata a paragonarlo a quel porco di suo zio che le aveva reso l’infanzia un inferno trattandola più come una donna delle pulizie che come nipote. Per questo appena aveva potuto, si era trovato un impiego che le permettesse di affittare un piccolo appartamento il più lontano possibile dalla loro casa.

“....e non posso offendere gli dei rifiutando un dono fresco e pronto per essere gustato!” Questa particolare frase la riportò al presente, ma non abbastanza in fretta perché potesse reagire in tempo.

L’uomo, che si trovava di fronte a lei, la afferrò per la vita facendola sdraiare su di un tavolo. 

I piatti e le posate che spostarono accidentalmente caddero in terra con un grande frastuono e se quel verme non le si fosse trovato addosso, bloccandole le spalle con le mani e le gambe con il bacino, sarebbe corsa subito via.

Erano tutti improvvisamente diventati sordi? Perché non arrivava nessuno?

Hanna si dimenò con tutta la forza che possedeva, badando bene a non colpire il nobile. Nonostante la protezione di Azrael sapeva bene che un’azione del genere avrebbe portato delle conseguenze da cui nemmeno Thranduil, l’avrebbe potuto salvare!

“Ferma!” Ordinò Cossuzio ma lei non lo ascoltò iniziando ad emettere dei versi di fastidio prima che lui le tappasse la bocca. 

“Dovresti esserci abituata! Azrael non è così?” Chiese con un sorriso che non prometteva niente di buono.

“Rozzo e brutale! Perché nel nostro mondo il sublime e l’osceno.....” disse togliendole le spalline della veste “.....convivono!”.

Hanna aveva serrato entrambe le braccia al petto. Ostinata a non permettergli di vedere oltre le sue spalle.

“Non vi è l’uno senza l’altro! Sono due facce della stessa moneta!” Continuò lui.

“Non si può avere l’uno, senza la minaccia dell’altro!” Disse mentre cercava di spostare le sue braccia.

“E le parole non possono esprime a pieno questo contrasto! È necessario sperimentarlo!” Stavolta la forza dell’uomo fu eccessiva e riuscì ad abbassarle la veste fin sopra la vita.

Hanna urlò.

“Che cosa succede?” La voce del padrone li fece voltare entrambi.

Questo le diede un vantaggio minimo, ma il sussulto di lui le permise di divincolarsi, sfuggire alla sua presa e correre a più non posso lontano da lui.

La prima persona che le venne in mente fu Thranduil. Corse a perdifiato fino alle scale che portavano alla palestra, ma le sue gambe erano troppo molli e cedettero appena fatti due gradini. Scivolò sul sedere per quasi mezza rampa prima di riuscire a mettersi in piedi e ricominciare a correre.

Sentì il suo nome che veniva urlato in lontananza ma ignorò chiunque la stesse chiamando.

La fortuna volle che una guardia uscisse proprio in quel momento dal cancello di sicurezza, posto alla base delle scale, per evitare che i gladiatori potessero entrare nella casa senza il permesso del padrone.

Superò sia la guardia che il cancello e si ritrovò nel portico adiacente allo spiazzo dove tutti si stavano allenando.

Le lacrime ed il fatto che stesse tremando come una foglia al vento sfocarono la sua vista, ma non era difficile distinguere la chioma dorata dell’elfo in mezzo a tutta quella confusione.

Enomao le andò subito incontro “Hanna che succede? Cosa fai qui?” Chiese preoccupato, ma lei lo ignorò correndo verso l’unico che avrebbe potuto proteggerla.

Azrael era in procinto di parare una stoccata da parte di Attico quando lo vide fermarsi nel bel mezzo dell’attacco e fissare qualcosa davanti a lui con smarrimento.

Non fece neanche in tempo a voltarsi che qualcuno gli cinse le braccia attorno al busto. L’elfo si bloccò. Stava per dare a quell’impertinente una lezione quando dei singhiozzi lo costrinsero ad abbassare lo sguardo.

Capelli castano scuro e delle mani estremamente piccole: era Hanna!

Anche tutti gli altri gladiatori si fermarono di colpo appena si resero conto di quella scena inusuale.

L’elfo allontanò la ragazza da lui solo perché lei lo stava abbracciando da dietro, non permettendogli di vederla in faccia. 

Si mise in ginocchio davanti a lei che piangeva guardando il terreno e con una mano le sollevò il mento. Appena i loro occhi s’incontrarono lei lo avvolse in un nuovo abbraccio iniziando a singhiozzare più forte.

Azrael decise di non scacciarla nonostante lo sguardo di tutti puntato su di loro.

La prese in braccio e la portò all’ombra, sedendosi con lei sulla panca dove si trovava una Sara incredula.

“Allenatevi!” L’ordine del Maestro arrivò severo ed autoritario e nessuno lo contestò.

Enomao si avvicinò ai tre “Cos’è successo?” Chiese, sconvolto di vedere quella ragazza che si era sempre mostrata testarda e piena di spirito, ridotta in quello stato.

“M-mi hai m-mentito!” Disse Hanna tra i singhiozzi. Sara tradusse, l’amica era in uno stato tale da essersi dimenticata persino il loro segreto.

“A-avevi d-detto c-che mi avresti p-protetto!” Lo accusò lei.

Azrael notò solo allora la veste strappata che Hanna teneva su con un braccio.

“Milo, Attico!” Chiamò il Maestro capendo che la situazione stava diventando pericolosa. I due risposero prontamente ed in meno di un secondo furono al fianco di Enomao.

“Portatelo in cella e restateci! Adesso!” Ordinò con impazienza.

Attico e Milo obbedirono e non fu difficile convincere l’elfo ad andare.

Azrael si avviò verso un luogo più appartato con una facciata di calma piatta.

Doveva succedere questo per convincerlo a darsi una mossa? 

Era giunto il momento di spezzare le catene!

 

*

 

Era arrivata la sera eppure nella cella di Azrael il tempo sembrava essersi fermato.

Hanna era rimasta aggrappata all’elfo per tutto il tempo fino ad addormentarsi profondamente. Aveva avuto degli incubi, ma Thranduil era stato sempre pronto a calmarla.

Al momento lei ed Azrael erano sdraiati sul letto, mentre Attico, Milo e Sara erano seduti su di un’ampia coperta in terra.

Sara giocava con la cena, prendendo con il cucchiaio la minestra e facendola cadere nuovamente nella scodella, più volte. Nessuno aveva toccato cibo.

Finalmente Hanna si svegliò guardandosi attorno confusa, ma durò solo un attimo, prima di girarsi e controllare che fosse realmente l’elfo colui contro cui si era sdraiata.

“Ho interrotto il vostro allenamento!” Disse con tono colpevole visto che non aveva pensato ad altro di meglio da dire.

“Cos’è successo?” Chiese Azrael cercando di non essere troppo brusco a causa della rabbia che si era risvegliata assieme a lei.

La ragazza guardò gli altri e vide i loro sguardi curiosi ma pazienti.

Sospirò.

“Ci hanno provato!” Disse con un sussurro prima di iniziare a piangere.

Non ci voleva un genio per capire a cosa si riferisse.

“Com’è possibile? Il padrone aveva promesso sicurezza in cambio dell’obbedienza!” Chiese Attico esterrefatto “Forse la rissa che lui ha fatto scoppiare....” “È successo troppo tempo fa!” Milo contradisse Sara, non capendo perché il padrone avesse fatto una cosa del genere ben conoscendo i rischi.

“Avevi ragione fratello! Le promesse dei romani, sono tutte menzogne!” Ammise Attico con rabbia. Com’era potuto essere stato così cieco?

“Non credo che il padrone lo volesse......ma mi hanno lasciato sola con l-lui......e mi ha aggredito!” Iniziò a raccontare Hanna “N-non potevo difendermi! Colpirlo avrebbe portato nefaste conseguenze! N-non potevo fare niente!” Confessò tremando al solo ricordo di quei momenti.

“Non importa se lo voleva o no! Ci ha mentito!” Urlò Milo furibondo.

“Dimmi il nome del porco così appena scappiamo lo prendo a calci in culo!” Disse Sara alzandosi in piedi e calciando l’aria “E gli spezzo le braccia così non potrà più usarle per fare del male!” Disse mimando il gesto.

”Lascia un braccio a me, per favore!” La supplicò Milo “Ed a me le gambe!” Si aggiunse Attico.

“Si, però prima di fantasticare una succulenta vendetta dobbiamo decidere un piano d’azione!” Disse Sara sedendosi sul bordo del letto davanti ad Hanna.

“È imperativo tenervi al sicuro!” Sottolineò Azrael con un tono che non premetteva niente di buono “Resterete qui!” Sentenziò.

“Chiederò udienza dal padrone! Non dovrebbe essere difficile riuscire a convincerlo!” Ragionò Attico prima di voltarsi al suono della serratura che sbloccata.

Enomao apparve davanti a loro “Hanna, è bello rivederti di nuovo in forze!” Disse il Maestro contento. Sara si alzò per permettergli di vederla, andando al fianco di Attico.

“Il padrone si dispiace per quanto avvenuto. È rammaricato e vorrebbe porgerti le sue scuse....” un grugnito fece voltare tutti verso Azrael che aveva stretto la ragazza tra le sue braccia e come un predatore osserva la preda, guardava il Maestro.

Ne respirez pas la bouche inutilement mortelle! Elle ne reviendra jamais sur ces murs froids! Le maître ne m'enchantera plus de sa langue menteuse! (Non dare fiato alla bocca inutilmente mortale! Lei non tornerà più tra quelle fredde mura!

Il padrone non m’incanterà più con la sua lingua menzoniera!) disse l’elfo con voce bassa e gelida.

“Ho urgente bisogno di parlare con il padrone!” S’intromise Attico appena il padre smise di far tremare tutti con il suono della sua voce.

Il Maestro sembrava smarrito ma non sorpreso dal cambio di atteggiamento di Azrael “Mi dispiace, ma altre questioni richiedono la sua attenzione!” Rispose non smettendo di fissare l’elfo, guardingo.

“È importante! Non si è forse dimenticato chi è lui?” Chiese Milo alzandosi in piedi ed indicando Azrael.

“Siete voi che dimenticate il vostro ruolo. Lui è il padrone e voi gli schiavi!” Rispose Enomao in modo glaciale.

Attico si avvicinò al Maestro mettendoglisi di fronte “Allora vai da lui e fallo ragionare. Perché le nostre parole non riusciranno a trattenerlo ancora per molto!” Chiese cercando di usare un tono supplichevole.

“Non ho bisogno di voi per trattenerlo!” Disse Enomao con sicurezza “Guardie!” Urlò.

Appena entrarono gli uomini Milo, Attico ed Azrael si irrigidirono. L’elfo balzò in piedi spingendo Sara sul letto, pronto allo scontro.

“Reagite ed anche le ragazze pagheranno le conseguenze delle vostra azioni!” Minacciò il Maestro prendendo la frusta.

Attico e Milo si scambiarono uno sguardo d’intesa, prima di inginocchiarsi di fronte al Maestro, ma Azrael non li imitò.

Sara fu veloce a mettersi fra l’elfo e le guardie “Faites comme vous dites! Ca ira pour nous! Maintenant que nous connaissons le danger, nous ferons plus attention!” (Fa come dice! Noi staremo bene! Ora che sappiamo del pericolo faremo più attenzione!) lo rassicurò. “Ce n'est pas encore le moment!”(Non è ancora il momento!) disse con una calma ed una sicurezza tali da far ripensare l’elfo sulle sue intenzioni.

Appena Azrael si mise in ginocchio, le guardie lo afferrarono e trascinarono via.

Milo ed Attico vennero riportati nelle loro celle e le ragazze rimasero in quella diventata improvvisamente grande e spaziosa.

 

*

 

Una mattina il padrone entrò nell’ampia cella dove si trovava l’elfo incatenato al muro, seguito da due guardie che portavano un’altro prigioniero.

“Mi hai preso per uno stolto?” Chiese Quinto rivolto a Spartacus dopo che gli anelli vennero stretti attorno ai suoi polsi.

“No padrone!” Rispose lui con tono ravveduto.

“Eppure mi hai disonorato! Eravamo d’accordo, tu l’avevi giurato, avresti seguito l’addestramento, mi avresti chiamato padrone obbedendo alle regole! Ed io, in cambio, avrei cercato di rintracciare la tua preziosa moglie!” Lo riprese il padrone furente, svelando dei dettagli di cui Azrael era all’oscuro.

“Ma ti sei fatto vincere dalla fretta! Le tue manovre per mettere fuori combattimento l’avversario di Crisso nella sfida finale, per prenderne il posto, sono venute alla luce!

La tua prima lotta....con il campione della maledetta Capua!” Quell’uomo era veramente astuto. L’ignoranza del padrone stava giovando a suo vantaggio.

Azrael osservava entrambi standosene comodamente seduto in terra con la schiena poggiata al muro. Le catene erano sufficientemente lunghe da permettergli di stare abbastanza comodo.

Erano solo due giorni che si trovava rinchiuso e le guardie non passavano molto spesso per riempirlo di percosse. Quindi tutto sommato, le cose andavano meglio di quanto potesse sperare.

“Dei del cielo tu avevi la folla in mano! Ma ora il tuo nome viene pronunciato con disprezzo e questo rende il ricongiungimento con la tua sposa molto problematico!” Disse Quinto esasperato.

“Hai avuto suo notizie?” Chiese Spartacus speranzoso.

“Il siriano a cui è stata venduta era diretto a nord, ma non saprei dire con precisione dove!” Gli rispose il padrone.

“Non devi smettere di cercarla!” Lo supplicò Spartacus.

“E con quali soldi pagherai la sua libertà?” Domandò il padrone mostrando ancora la sua rabbia gridando quella semplice domanda

“Fammi combattere!” Disse Spartacus con sicurezza.

“Il favore della folla ha la consistenza del vento, l’interesse per te è ormai svanito!” Svelò Quinto affranto di non poter più sfruttare la sua fama per fare soldi.

“Ci dev’essere un luogo dove posso combattere!” Spartacus era proprio ostinato.

“Solo uno e lì non ci sono regole: le fosse!” Azrael cercò di rimanere impassibile.

Sapeva bene a cosa il padrone si riferisse. Anni addietro, quando era ancora considerato indomabile, ci aveva vissuto per un breve periodo.

Erano un luogo di sofferenza dove la malvagità umana poteva esprimersi liberamente, con gente comune che pagava e scommetteva su scontri fatti persino a mani nude. Dove gli schiavi venivano trattati peggio degli animali.

Il padrone uscì senza degnare l’elfo di uno sguardo.

“Dimmi che non sembro un escremento di cinghiale come te!” La voce di Spartacus interruppe il silenzio.

Azrael gli rifilò un occhiataccia prima di sdraiarsi in terra dandogli le spalle.

“È un piacere anche per me!” Disse Spartacus divertito.

La porta della cella venne aperta all’improvviso e Varro entrò con un grande sorriso sulle labbra.

“Non ti ha ancora ucciso?” Chiese guardando intimorito l’elfo.

“Al momento, con lui rischio solo di morire di noia!” Rispose Spartacus.

“È vero che andrai nelle fosse?” Chiese Varro spaventato. “Cosa sai di quel posto?” Domandò Spartacus capendo che l’amico sapeva bene di cosa stesse parlando.

“Anche troppo! Ci ho fatto delle scommesse tempo fa! E non vado fiero di averlo fatto!” Ammise tristemente “Queste lotte sono diverse dall’arena! Ho visto uomini d’onore perdere il senno! Trasformarsi in bestie!” Disse rifilando un occhiata all’elfo, che sembrava dormire profondamente ma non poteva esserne certo dato che dava loro le spalle.

“Dici che ci è stato?” Chiese Spartacus indicando Azrael con lo sguardo.

“Ne sono certo!” Rispose Varro sicuro “Aspetto con ansia il momento in cui ti riunirai con i tuoi fratelli!” Lo incoraggiò prima di uscire.

Attico e Milo si erano allontanati dagli altri gladiatori, per dare alle ragazze una tregua agli sguardi sgraditi dei loro fratelli e per poterle fare pranzare in pace.

“Quando riesco a farti cambiare idea, quei maledetti decidono di rinchiuderlo!” Disse Milo furioso per il fatto che l’elfo fosse ancora in catene.

Attico osservò le ragazze preoccupato, Hanna e Sara continuavano a guardarsi attorno come se qualcuno le stesse seguendo.

Cercando di non darci peso, per evitare un’altra rissa, decise di porre fine alle lamentele del fratello “Presto lo libereranno! E quando lo faranno, si pentiranno di averci incontrato sul loro cammino!”.

 

*

 

“Questo è il classico momento di stallo!” Disse Sara mentre percorrevano i corridoi della palestra. In quegli ultimi giorni erano rimaste confinate lì, perché, non lo sapevano.

Non avevano visto Azrael nemmeno una volta, però fortunatamente Attico le aveva ospitate nella sua cella ed assieme a Milo aveva fatto intendere che i gladiatori non dovessero nemmeno pensare di toccarle.

“Non vedo l’ora che finisca!” Disse Hanna nervosa.

“Intendi la prigionia?” Chiese l’amica con scetticismo.

“È ovvio! A cosa dovrei riferirmi?” Domandò Hanna offesa.

“Mah, non so....ultimamente sei strana!” Osservò lei.

“È il minimo! Ti rendi conto che i gladiatori non ascolteranno Attico e Milo ancora per molto! Ci guardano in modo diverso ora che lui è in cella!” Disse Hanna impaurita.

“Non dobbiamo cedere al panico. Se ci mostriamo sicure e se li minacciamo con una vendetta da parte di Azrael, dovremmo cavarcela!” Constatò Sara.

“Ci sono troppi se nella tua frase!” La riprese l’amica.

“Ma tu non ti accontenti mai?” Chiese Sara prima che l’altra la bloccasse e la trascinasse dietro al muro, poco prima del corridoio collegato alle scale che portavano alla casa.

“Che...” “Shh...!” Sussurrò Hanna affacciandosi.

Alla base delle scale c’era Naevia. Una guardia aveva appena accompagnato Crisso fin lì, prima di ritirarsi.

“Grazie!” Disse Naevia alla guardia.

“Aspetta!” Chiamò il gladiatore appena l’altro uomo si era allontanato abbastanza da non essere a portata d’orecchio.

“La padrona diventerà impaziente!” Cercò di evitarla Crisso.

“Ma non ti ha ancora convocato!” Svelò la ragazza nervosa.

“Perché sei qui allora?” Chiese lui sorpreso.

“La collana, tu l’avevi comprata per me!?” Domandò Naevia smarrita.

“Non dirmi cose che già so!” Le rispose burbero lui.

“E tu non osare parlare così!” Ringhiò Hanna.

“Ma di quale collana parlano?” Chiede Sara sussurrando.

“Naevia dovrà darci delle spiegazioni!” Decretò l’amica.

“E perché adorna il collo della padrona?” Domandò la ragazza.

“La mente di voi femmine! Prima rifiuti il mio dono e poi ti mostri contrariata! Tu non l’hai accettato!” Rispose Crisso che sembrava ancora avercela per il suo diniego.

“Esatto! Ma non mi hai lasciato finire di parlare!” Gli rispose a tono lei.

“Puoi farlo adesso!” La incoraggiò.

“Per me è impossibile tenerla, a dispetto dei miei desideri! Non possiedo nulla che non mi sia stato dato dalla padrona! Sei così ottuso da non averlo capito? Credi che non se ne sarebbe accorta?” Lo riprese Naevia stanca della testa dura contro cui doveva sbattere.

“Ho frainteso il vero motivo del tuo rifiuto!” Ammise lui amareggiato.

“Ma certo che l’hai fatto! Il tuo solo pensiero è vincere nell’arena. Ragioni solo con la spada e con lo scudo! Sei uno stupido.....” la ragazza non riuscì a finire d’insultarlo che lui la baciò.

Hanna e Sara si ritrovarono a rimanere a bocca aperta, sentendosi delle complete imbecilli per non aver notato nulla fino a quel momento!

“Tu sei pazzo!.....guardia!” Disse Naevia terrorizzata e con un sorriso sul viso, prima di chiamare nuovamente la guardia.

Crisso fece la pessima scelta di tornare nella sua cella passando per il corridoio sbagliato! Le ragazze s’impanicarono quando notarono altri gladiatori che bloccavano l’uscita impedendo loro di sparire dalla direzione intrapresa dal gallo.

Dopo varie spinte ed imprecazioni si appoggiarono al muro di schiena, una di fronte all’altra, fingendo di essere nel pieno di una discussione.

“Alla fine non posso fare altro che darti ragione!” Disse Sara parlando ancora meglio della voce pubblicitaria che è in grado di pronunciare centinaia di lettere in pochi secondi. “Come sempre sorella! Quando accetterai che l’avere ragione è una delle mie innumerevoli doti, allora potremmo riprendere questo discorso!” Hanna aveva decisamente più talento nella recitazione.

Crisso svoltò appena lei finì di parlare.

Le ragazze ed il gallo si fissarono.......o meglio, Hanna e Crisso si guardarono intensamente negli occhi, visto che quelli di Sara, inspiegabilmente, s’incollarono al pavimento.

Lui le studiò per un tempo fin troppo lungo, prima di indurire lo sguardo e passare oltre.

 

*

 

Una calda mattina i gladiatori erano impegnati negli allenamenti quotidiani mentre Quinto in una discussione con la moglie “Pensi che gli dei l’abbiano maledetto!” Disse il marito ad una furiosa Lucrezia “È così! È solo colpa sua se sei finito nelle fosse!” Urlò lei furiosa.

“Mi ha salvato la vita! Dei o non dei, ogni debito va pagato!” Pose fine alla discussione Quinto, prima di andare ad accogliere i suoi ospiti.

La decisione di togliere il trace dalle fosse era arrivata quando lui aveva dato una prova inconfutabile della sua lealtà, salvandolo da due sicari che avevano tentato di privarlo della vita nelle fosse.

Il mandante era ancora nascosto nell’ombra, ma lo sarebbe rimasto per poco.

“Magistrato, sono onorato dalla tua presenza!” Disse Quinto rimarcando lentamente l’ultima parola appena vide Solonio oltre a Tito Calavio.

“Mio buon Batiato, il buon Solonio mi ha parlato dell’efficenza dei tuoi uomini” disse il magistrato ansioso di appurare la veridicità di tali parole “Come sai bene la siccità ha ridotto la popolazione allo stremo! Abbiamo tentato di tutto per convincere il cielo alle lacrime, pure un ecatombe!” Spiegò.

“Abbia sacrificato cento buoi, ma niente è cambiato!” Raccontò Solonio.

“Gli dei preferiscono il sangue degli uomini, non quello degli animali. Ed il buon Solonio ci ha aiutato ad organizzare dei giochi per propiziare gli dei!” Disse il magistrato con entusiasmo.

“Combattimenti all’ultimo sangue. Nessuna grazia o parità!” Disse Solonio.

“Soltanto i migliori gladiatori saranno invitati a partecipare!” Confermò il magistrato.

Quinto si fermò sorridendo spavaldo “Solo i migliori vengono offerti nella casa di Batiato! Venite, esaminate la mia merce!” Disse guidando i due ospiti verso la balconata che affacciava sullo spiazzo principale, dove i gladiatori erano impegnati negli allenamenti.

“Selezione ammirevole! Che rivaleggia con quella del buon Solonio!” Lo adulò Calavio.

“Ma io ho il combattimento finale!” Precisò l’altro.

“Si però.......il contendente va ancora scelto!” Disse il magistrato osservando i gladiatori con interesse.

“Se desideri appagare gli dei devi avere un grande combattente!” S’intromise Quinto

“Crisso, il campione di Capua!” Lo presentò con orgoglio “Vincerà contro chiunque Solonio abbia da offrire!” Dichiarò sicuro di sé.

“Eccellente! Sarà uno scontro tra leggende!” Disse Calavio soddisfatto.

“Leggende?” Chiese Quinto capendo che l’avversario non sarebbe stato un gladiatore qualunque.

“Ho dimenticato di dirtelo.....il buon Solonio si è procurato il grande Teocoles per il finale!” Rispose il magistrato fingendosi rammaricato per la sua distrazione.

“Teocoles?!” Chiese Quinto scioccato.

“Si, l’ho convinto a venire nella nostra bella città, non a poco prezzo!” Evidenziò Solonio con soddisfazione.

“Hai la nostra gratitudine! E se gli dei non ci concedono la pioggia dopo un tale tributo, allo dobbiamo considerarci maledetti!” Disse il magistrato.

“Temo che gli dei non approverebbero, lo scontro è sbilanciato! Solo un uomo si è battuto contro Teocoles ed è sopravvissuto” fece notare Quinto terrorizzato all’idea di perdere un prezioso campione della sua casa.

“E se Crisso venisse affiancato da Spartacus? Era destino che venisse giustiziato, ma lui ha sfidato il fato e mi ha fatto perdere quattro uomini!” Propose Solonio impaziente di pareggiare i conti.

“I tuoi debiti sono ben noti Batiato! Anche se perdessi i tuoi uomini la ricompensa sarebbe sufficiente per risanarli tutti! A meno che tu non preferisca restare fuori da questi giochi e da quelli che seguiranno!” Lo minacciò Calavio così da non essere costretto a cercare un’altro contendente.

“No, saranno pronti per l’incarico!” Si affrettò a rispondere Batiato per sporgersi dal balcone e parlare ai suoi uomini.

“Miei titani! Ascoltate le gloriose notizie!” I gladiatori si disposero ordinatamente in fila appena sentirono la voce del padrone richiedere la loro attenzione. 

“Il magistrato Tito Calavio ha invitato i nostri uomini migliori a partecipare ai prossimi giochi! Crisso un passo avanti!” Chiamò con orgoglio “Spartacus un passo avanti” disse con fastidio “Siete stati scelti per combattere insieme contro Teocoles, L’ombra della morte!” Dichiarò facendo tremare Crisso e confondendo Spartacus.

 

*

 

“Questo Teocoles......la sua leggenda non può essere vera!” Disse Spartacus dubbioso.

“È stato ferito mille volte e non è mai caduto!” Cercò di convincerlo Varro.

“Se dovessimo vincere a quanto ammonterebbe la ricompensa?” Chiese il trace interessato a guadagnare monete per l’amata sposa.

“Basterebbero per riscattare anche dieci mogli!” Gli rispose Varro.

Nel frattempo nella casa le cose erano cambiate. Hanna e Sara erano state richiamate per servire la padrona ed ora potevano assistere alla sua scenata.

Crisso era diventato il suo amante una volta campione e lei stava tentando di salvarlo come meglio poteva.

“Li mandi verso morte certa! Lasciami combattere al loro posto! Ho un conto in sospeso con Teocoles!” Enomao tentava di far cambiare idea la padrone “Ottimo suggerimento!” Ben sostenuto da Lucrezia.

“Tu non sei stato richiesto anche se nessuno ha dimenticato il coraggio che hai mostrato scontrandoti con lui restando in vita!” Rispose il padrone stanco di tutte quelle polemiche “Si, ma senza vittoria!” Ricordò il Maestro.

“Rimani l’unico ad essere sopravvissuto!” Lo adulò ancora Quinto “Preparali allo scontro!” Ordinò. 

“Temo che nessuno sforzo  li salverà dalla stretta di Teocoles!” Disse Enomao. “Preparali ad una morte gloriosa!” Si corresse Quinto prima di congedarlo.

La mattina seguente Enomao era impegnato ad istruire i due gladiatori scelti, con scarsi risultati.....

Quando Crisso finì per terra per la decima volta consecutiva, diede un pugno a Spartacus quando lui cercò di aiutarlo a rialzarsi 

“Due gladiatori che combattono assieme......non esistono cose del genere nell’arena!” Urlò pieno di rabbia rivolto al trace.

“Tu pensi di poter sconfiggere quel gigante, da solo?” Chiese l’altro allibito.

“Sono sempre stato solo!” Fece notare il gallo.

“Questa volta non lo sei!” Spartacus cercava disperatamente un terreno d’incontro.

“Quando Teocoles soccomberà tutta la gloria sarà solo mia!” Disse Crisso con tono deciso.

“Ma se non combattiamo assieme solo la morte sarà nostra!” Gli rispose l’altro.

Il Maestro ne aveva abbastanza dei litigi di due fanciulli che non prestavano attenzione all’avversario, quindi, con due colpi ben assestati delle sue spade, li fece finire nuovamente a gambe all’aria “Vi ostacolate a vicenda! Combatterete contro il grande Teocoles! Cercate di esserne degni!” Li rimproverò.

“Formeranno una grande coppia!” Scherzò Attico osservando l’allenamento.

“Meglio combattere da soli!” Disse Milo che odiava il gallo.

“E morire di certo!” Rispose Attico. La leggenda di Teocoles eguagliava quasi quella di Azrael. Quasi per il semplice fatto che nessuno che avesse affrontato l’elfo era stato in grado di raccontarlo!

“L’ombra della morte? I romani non hanno molta fantasia!” Sussurrò Sara ad Hanna mentre si trovavano nella tribuna d’onore per osservare quello scontro tanto atteso.

“Quel gallo......è proprio il campione di Capua!” Disse Ilizia che osservava il gallo nell’arena con interesse.

“Nessuno può eguagliarlo!” Le diede ragione Lucrezia ammirando Crisso.

Appena entrò Spartacus le urla di gioia vennero sostituite con quelle di scherno.

“Finalmente quel trace incontrerà la sua fine! Ha disonorato Roma e mio marito disertando il campo di battaglia! Avrà ciò che merita!” Disse Ilizia con risentimento, pienamente condiviso da Lucrezia.

Teocoles venne accolto da grida piene di entusiasmo e gravide di aspettativa.

“Speriamo che gli dei accolgano benevolmente questo tributo!” Disse Solonio speranzoso.

“Sarebbe una buona notizia in un momento tanto buio!” Il magistrato si presentò apparendo afflitto.

“Il mio buon caro cugino Ovidio è stato assassinato in casa sua!” Informò i presenti.

“E di suo figlio che ne è? Era così piccolo?” Chiese Lucrezia sconvolta.

“La sua casa è stata bruciata e solo pochi corpi recuperati, ma non nutro alcuna speranza!” Ammise Calavio distrutto.

“Che tragedia! Mi chiedo cosa possa provocare un’azione simile!” Disse Quinto dando al rivale uno sguardo di sfida. Si girò per incontrare lo sguardo confuso della moglie, ma lo distolse appena nell’arena, i gladiatori, si fronteggiarono.

Uccidete quel bastardo figlio di una scrofa!” L’incoraggiamento del Maestro non aveva aiutato molto, almeno non da quando si erano ritrovati faccia a faccia con l’avversario.

“Crisso, è per la mia donna che combatto!” Disse Spartacus prima di attaccare.

All’inizio si alternarono nel parare i colpi dell’avversario con gli scudi, ma presto quella formazione venne rotta.

Crisso, mentre l’altro lo distraeva sferrò un colpo all’addome e riuscì a ferirlo.

Spartacus approfittò del momento per farlo indietreggiare con un calcio.

Il gallo riuscì a coglierlo di sorpresa strappandogli dalle mani una delle due spade con un potente colpo. Spartacus, che si trovava dalla parte opposta del compagno, mandò a segno un ulteriore colpo aprendo un altro squarcio sul ventre dell’avversario. Poi, con un potente calcio, lo mandò in terra di schiena.

L’attacco combinato era riuscito perfettamente!

Il silenzio che seguì avvolse tutti i presenti che attoniti, erano impazienti di vedere cosa sarebbe successo.

Crisso e Spartacus si tolsero gli elmi guardandosi dubbiosi. Poi risero.

La folla esultò in loro favore subito dopo. Avevano trionfato!

“Per Capua!” Urlò Crisso entusiasta.

Il silenzio si ripresentò, ancora più agghiacciante di prima, ma i due uomini non sembrarono notarlo, presi dall’euforia.

Teocoles si era rialzato!

“Capua, vuoi che io cominci!” Urlò articolando le prime parole. La folla lo incoraggiò iniziando a rumoreggiare e lui partì all’attacco.

La formazione di difesa iniziale venne subito sfondata facendo sbattere i due l’uno contro l’altro.

Crisso, furioso, spinse via Spartacus con un “Levati di mezzo!” Trovandosi da solo di fronte al nemico ed apparendo infinitamente piccolo di fronte alla sua stazza.

Con un calcio, il gallo venne mandato addosso al trace e finirono entrambi nella polvere.

“Levati di mezzo...” Ripetè Crisso “....o ti ammazzo con le mie mani!” Aggiunse.

Ma durante quest’attacco, in una parata ruotò troppo il corpo, lasciando il braccio che lo reggeva scoperto, permettendo all’avversario di colpirlo proprio in quel punto. Naevia, Sara e Hanna sussultarono, così come la padrona.

Teocoles lo fece cadere in terra con un colpo sui talloni, ma Spartacus, intromettendosi nello scontro, parò quello successivo.

Questa volta fu lui a volare all’indietro. Preso alla sprovvista dalla forza del nemico.

Crisso, ripresosi caricò l’avversario. Parando numerosi colpi con lo scudo, riuscì finalmente ad infilzare Teocoles al ventre. 

L’energumeno emise un verso sofferente, seguito da un urlo ed un colpo di testa contro quella dell’altro gladiatore. Crisso indietreggiò, disorientato dal colpo. Teocoles gli strappò la spada dalle mani e lo attaccò.

Ma quando il gallo parò un colpo con lo scudo, deviando la lama dell’avversario, non avendo lui una spada, si ritrovò scoperto e venne ferito profondamente al ventre.

Si girò, dando le spalle alla montagna ed ansimando per il dolore mentre Teocoles si apprestava a colpire nuovamente.

Il secondo fendente lo ferì alla schiena e Crisso cadde in ginocchio.

“Teocoles!” L’urlo di Spartacus distrasse il nemico dalla sua preda ed il gallo cadde in avanti, poggiandosi sullo scudo, tenendolo orizzontalmente come se stesse cercando di proteggersi.

Il trace ne approfittò evsi diede lo slancio saltando su di esso.

Iniziò uno scontro a due mentre Crisso crollò a terra ferito gravemente.

Teocoles privò dello scudo Spartacus e lui parava come meglio poteva i suoi colpi.

I due erano così concentrati l’uno sull’altro che non videro il gallo mentre si apprestava a prendere uno dei due elmi precedentemente indossati.

Crisso lo posizionò in modo tale che il riflesso con il sole accecasse l’avversario e Teocoles si ritrovò a doversi coprire gli occhi.

Spartacus rotolò di lato ed afferrò una seconda spada per attaccare il nemico con tutta la ferocia che possedeva.

Riuscì a farlo cadere in ginocchio ferendogli una gamba e non contento lo trapassò al ventre da parte a parte. Non perse tempo ed iniziò a colpirlo sul lato destro del collo con l’intenzione di staccargli la testa.

Lo scontro era realmente finito e Spartacus infierì il colpo mortale mentre la folla gridava “Uccidi! Uccidi! Uccidi!”.

Un giubilo di grida accolse quel sacrificio ed un rombo di tuono gli fece eco.

Minuscole gocce di pioggia iniziarono a cadere, prima di diventare un vero e proprio acquazzone.

Dopo mesi di siccità il popolo rimase lì a godere a pieno di quel dono tanto sperato.

Piene di gioia per la tanta sperata fine della siccità, le persone iniziarono ad acclamare il loro salvatore “Spartacus! Spartacus! Spartacus! Spartacus!”.

Spartacus il portatore della pioggia!

 

*

 

“Abbiamo affrontato innumerevoli sventure! Subito il bruciore della sconfitta, l’umiliazione dello stomaco vuoto. Dicevano che questa casa non sarebbe mai tornata agli antichi fasti! Che saremmo stati ignorati dalla storia, ma abbia provato il contrario!” Urlò Quinto di fronte ai suoi uomini, ergendosi vittorioso sulla sua balconata, mentre la pioggia cadeva incessantemente.

“Abbiamo dimostrato che il nome Batiato prospererà anche quando saremo ossa e polvere! Siate fieri e osannate il portatore della pioggia! Il carnefice dell’ombra della morte! Il nuovo campione di Capua: Spartacus!” Disse Quinto facendo cenno al trace di mettersi al suo fianco.

I gladiatori lo accolsero entusiasti e bagnati dalla testa ai piedi.

Attico e Milo sorrisero appena videro Azrael osservarli da sotto al portico, finalmente libero. L’elfo sembrava esausto, risultato delle numerose torture e privazioni, ma come sempre era calmo........almeno all’apparenza.

Hanna e Sara erano entusiaste per Spartacus e preoccupate per Crisso. In quella casa provare semplici emozioni era impossibile!

“E questo è solo l’inizio! Sul tuo nome costruirò un impero!” Disse Quinto pieno di gioia. “Non è stato il solo a combattere però!” Specificò Lucrezia che era preoccupata a morte per il suo amante.

“Crisso non verrà dimenticato, ma sarà lui a diventare una leggenda! L’ammirazione non farà che aumentare!” Continuò Quinto con un sorriso in volto che le ragazze non gli avevano mai visto.

“Ho sconfitto un uomo impossibile da battere! Cosa possono aspettarsi di più?” Chiese Spartacus con soddisfazione.

“Forse ti favoriranno pure contro....l’angelo della morte!” Lo derise Lucrezia.

“Non per adesso! L’elfo si è calmato finalmente, ma non è ancora arrivato il momento di mettervi a confronto!” Disse il marito.

“Non ora che gli dei lo favoriscono....” aggiunse sventolando un foglio di pergamena “.....e benedicono con notizie che alleggeriranno il suo cuore!” Concluse.

“Sura?” Chiese Spartacus timoroso e speranzoso.

“L’ho trovata!” Confessò il padrone forse più felice di lui.

“Come sta? E dov’è?” Domandò il trace impaziente.

“È stata venduta ad un siriano....approdato in questi giorni al porto di Napoli!” Gli rispose Quinto.

“È qui vicino?” Chiese il gladiatore impaziente. “Due giorno di viaggio!” Svelò il padrone. “Quando potrò partire?” Domandò Spartacus pieno di gioia.

“Uno dei mie è già in viaggio e la sta accompagnando qui!” Le sorprese non finivano!

“Sei un uomo d’onore Batiato! Avrai per sempre la mia gratitudine!” Disse Spartacus apparendo commosso.

“E tu la mia!” Gli rispose Quinto.

 

*

 

La sera seguente le ragazze avevano avuto il permesso di tornare da Azrael.

Hanna gli si era avvinghiata, intenzionata a non lasciarlo andare.

“Sembra di essere a Rio!” Osservò Hanna “Lì fanno cinque giorni di festeggiamenti consecutivi!” Spiegò Sara sentendo le grida provenienti da fuori la cella ed avendo visto il vino accompagnato da donne per tutti i gladiatori.

“Si, ma l’omicidio non è compreso!” Disse Hanna disgustata.

“Omicidio?” Chiese Attico confuso “Il padrone ha fatto uccidere un ricco commerciante!” Rispose la ragazza come se stesse raccontando la sua giornata.

“A quanto pare è stato lui a mandare i sicari che hanno attentato alla sua vita!” Rivelò Sara che aveva assistito alla conversazione dei padroni mentre Quinto chiariva i dubbi della moglie.

“Quell’uomo è pericoloso!” Dichiarò Milo scioccato da ciò che sentiva.

“Adesso ci sei arrivato?” Chiese Hanna prendendolo in giro e nascondendo il viso nel petto di Thranduil quando Milo la guardò male.

“Spartacus è intenzionato a scappare!” Disse Azrael attirando l’attenzione di tutti su di sé.

“E come cavolo fai a saperlo?” Chiese Sara sconvolta e fremendo all’idea di poter essere finalmente libera.

“L’ho sentito mentre esponeva il piano a Varro!” Rispose l’elfo “Prenderà il padrone in ostaggio e scapperà grazie ai cavalli legati al carro che la porteranno in questa casa!” Raccontò.

“E quando saresti stato a portata d’orecchio?” Chiese Milo assolutamente certo che l’elfo fosse stato sempre a debita distanza dal nuovo campione.

“Non ho bisogno di stare incollato al mio interlocutore per poter ascoltare ciò che m’interessa!” Rispose Azrael.

“Hai poteri magici?” Chiese Sara balzando in piedi.

“No!” Rispose lui “Giusto....” la ragazza raggiunse la consapevolezza solo in quel momento, dandosi della stupida per non averci pensato prima.

“Ci rendi partecipe della tua illuminazione?” Domandò Hanna infastidita che Thranduil facesse tanto il misterioso.

“Gli elfi hanno vista ed udito eccezionali!” Rivelò Sara euforica.

“Perché non ce l’hai mai detto?” Chiese Milo infastidito.

“Non è mia premura svelare i segreti del mio popolo!” Rispose l’elfo.

Azrael non era affatto socievole da quando era stato liberato.

“Perfetto! Allora domani mattina saremo liberi!” Disse Attico già pregustando il momento. “No!” La negazione del padre lo prese in contropiede.

“Ti sei affezionato alla tua nuova cella?” Lo prese in giro Milo non capendo quel cambiamento improvviso.

“Tu hai parlato di vendetta durante il nostro primo incontro!” Ricordò Azrael “È vero!” gli diede ragione il ragazzo.

“Come puoi accontentarti della semplice fuga?” Chiese l’elfo sorridendo con malvagia soddisfazione.

“Cos’hai in mente padre?” Chiese Attico incuriosito.

“Grazie ad Hanna e Sara conosciamo bene le mosse del padrone. Voi dovrete solo convincere i gladiatori.....e faremo crollare questa maledetta casa!” Disse Thranduil desideroso di vendicarsi.

La mattina seguente erano tutti sbronzi a parte Azrael, i suoi figli ed ovviamente Spartacus. I tre si sedettero su di una panca sotto al portico, impazienti di godersi lo spettacolo.

Il campione indossava la sua nuova armatura ed era più irrequieto di loro.

I padroni erano scesi nella palestra per poter accogliere la sposa di cui avevano tanto sentito parlare e che tanto avevano cercato. Le ragazze e Naevia erano con loro.

Appena il carro entrò nel piazzale il padrone si affrettò a parlare con l’uomo che lo conduceva e Spartacus lo raggiunse impaziente.

“Ma guarda un po’.....” Milo fece voltare i due per vedere un furente Enomao che procedeva a grandi passi verso il carro. 

“Non dirmi che l’ha scoperto!” Si chiese Attico dubbioso.

Varro cercò di fermare il Maestro ponendosi sulla sua strada......venendo messo da parte con una spinta ed un “Vattene!” Pieno d’ira.

Ma un verso sofferente fece fermare tutti. Colui che conduceva il carro scese cadendo in terra: era ricoperto di sangue!

Azrael si alzò sporgendosi per vedere meglio, seguito a ruota dai suoi figli.

“Sono sbucati dal nulla, sulla strada! Ci hanno attaccato.....! Erano in tanti.....!” Sussurrò l’uomo sofferente al padrone, accorso al suo fianco.

L’orrore si dipinse sul volto del campione che corse ad aprire gli sportelli dietro i quali si trovava la sua sposa. 

Una donna minuta con lunghi capelli neri cadde all’indietro tra le braccia del marito, quando la porta venne aperta e smise di sorreggerle la schiena.

Hanna, Sara e Naevia osservarono scioccate Spartacus mentre la prendeva in braccio con una delicatezza commovente e s’inginocchiava in terra continuando a stringerla a sé.

Sura, così si chiamava, riuscì solo a guardare un’ultima volta il compagno, prima di chiudere gli occhi per sempre.

“Sono qui tesoro!” Disse Spartacus piangendo e stringendola in un abbraccio disperato, dando sfogo al suo dolore.

Il padrone gli passò accanto come se niente fosse successo e si rivolse alla moglie “Ho mantenuto la promessa!” Disse per poi guardarla con un sorriso soddisfatto 

“Si sono ricongiunti!”

 

Mi sono contradetta! Questo capitolo è ancora più lungo del precedente! 

Ma non potevo spezzarlo! Avrei interrotto la storia dove non poteva essere spezzata!

È arrivato Spartacus finalmente!

E visto che non era abbastanza ho deciso di aprire gli occhi alle ragazze mostrando che la vita non è tutta rose e fiori.

Nascono nuovi amori e si presentano nuove difficoltà.

Cos’avete da dire sulla leggenda di Azrael?!

Si presenta un’imprevisto che impedisce la fuga, un cambio di piani......

Succedono tante cose!

Spartacus si è elevato in fretta riuscendo a liberare la moglie tanto cercata, ma purtroppo Quinto non aveva intenzione di risvegliare il suo spirito ribelle ridandogli la sua donna!

Cosa ne pensate? Spero che il capitolo piaccia nonostante la sua lunghezza!

A presto,

X-98

 

   
 
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