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Autore: MoonBlack    08/06/2020    1 recensioni
Fino ad ora la parola “Mew Mew” ci rimandava allo stereotipo delle coraggiose paladine della giustizia sempre a servizio per il bene della terra…contro coloro che vogliono prenderne il possesso…
E se gli alieni, messi alle strette dall’impellente bisogno di Acqua Cristallo decidessero di copiare la tecnologia umana creando una Mew mew in grado di eguagliare tutte le altre?
Se questa mew mew apparentemente uguale a tutte le altre, riuscisse ad insinuarsi nel cuore dei tre alieni conquistando la loro fiducia? Che cosa accadrebbe?
Questa è una storia dove i confini tra ciò che è bene e ciò che è male si presenteranno molto labili.
Un seguito di “Tokyo Mew Mew” tutto particolare dove saranno i tre fratelli Ikisatashi a dominare la scena.
Consigliato in particolare alle amanti di Kisshu e Pai!
Commentate!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio, Pai Ikisatashi, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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Buonasera a tutti. Ammetto che mi è dispiaciuto vedere lo scarso seguito che ha ottenuto lo scorso capitolo: pochissime letture e commenti assenti. Non so se la colpa sia del fatto che Tokyo Mew Mew sia un fandom ormai dimenticato, oppure che le mie capacità di scrittrice stiano diminuendo e, per questo motivo, io abbia scritto un capitolo che non è stato di vostro gradimento.
In caso la seconda ipotesi sia quella giusta, mi scuso con voi e spero che possiate perdonarmi. So che anche il fatto che io aggiorni ormai una volta ogni due anni (quando va bene) non aiuta i fan ad appassionarsi, quindi probabilmente il vostro scarso consenso è dovuto anche a quello.
Nonostante questo aggiornamento, probabilmente, non interessi più nessuno, ho deciso di non mollare e darmi da fare, quindi rieccomi qui a stressarvi! E, stavolta, sono anche in anticipo sulla tabella di marcia. Ho impiegato solo 7 mesi ad aggiornare! XD
Spero che mi farete sapere il vostro parere con un commento, stavolta.
Ci terrei veramente tanto.

MoonBlack

Il caffè Mew Mew


Ichigo rabbrividì, avvolgendosi maggiormente attorno al proprio piumone e sfregando vigorosamente le mani tra loro, nel vano tentativo di scaldarle.
Quel giorno, a Londra, la temperatura era stata particolarmente rigida: le forti nevicate ed il vento implacabile avevano reso quell’inverno uno dei più gelidi a memoria d’uomo. Per questo motivo, la ragazza aveva trascorso chiusa in casa la maggior parte del suo tempo libero, uscendo solo per fare la spesa e per organizzare meglio i preparativi per la partenza.
Pensando al volo di linea che l’attendeva di lì a pochi giorni, fu colta da un altro brivido, se possibile ancora più intenso rispetto al precedente. Forse il clima rigido non aveva nulla a che vedere con il gelo che provava, probabilmente i tremori che la scuotevano da capo a piedi erano provocati dalla tensione per il fatto di essere giunta al momento fatidico.
Si rannicchiò sul divano, tirandosi la coperta fin sopra la testa, come se quest’ultima potesse schermarla dalla dura prova che avrebbe dovuto affrontare di lì a pochi minuti.
Doveva farlo, doveva dire a Masaya che la sua decisione era definitiva e che non sarebbe più rimasta a Londra con lui.
Era stata la sua totale incapacità di adattarsi a quel luogo così diverso dal Giappone, unita al trauma causato dall’ultima battaglia contro Deep Blue, a farla propendere per un ritorno a casa così tempestivo.
Probabilmente Ryou aveva visto giusto quando, sei mesi prima, le aveva consigliato di prendersi un momento di pausa dalla propria relazione, per riflettere riguardo quanto avvenuto durante l’ultima battaglia.
La Mew neko, tuttavia, probabilmente per orgoglio o per paura di perdere il proprio ragazzo, non gli aveva dato ascolto e si era gettata a capofitto in questa nuova opportunità, senza nemmeno riflettere sulle difficoltà e responsabilità che vivere a Londra avrebbe comportato.
Comportandosi in quel modo, non aveva fatto altro che buttare benzina sul fuoco e la sua incertezza, dapprima solo accennata, era esplosa prepotentemente. Aveva avvertito il bisogno di prendere le distanze da quella quotidianità frenetica, per tornare finalmente alla propria vita di tutti i giorni, forse più semplice e monotona, ma per lei appagante.
Ora non riusciva più a contenere il desiderio di riprendersi i propri spazi, rischiando seriamente di incrinare in modo definitivo la relazione costruita con Masaya, la quale era già stata sottoposta ad innumerevoli prove.
Si lasciò sfuggire un singhiozzo, sforzandosi di ricacciare indietro le lacrime: non poteva mostrarsi esitante e debole, altrimenti non avrebbe convinto Aoyama-kun delle proprie ragioni. E ora più che mai era vitale che riuscisse a tornare a casa: Ryou, Keiichirou e le ragazze stavano affrontando nemico molto subdolo e pericoloso, non poteva abbandonarli proprio ora.
Aveva provato un immenso sollievo quando, qualche ora prima, aveva appreso che le sue compagne di squadra erano riuscite a salvare con successo Luana e Kisshu e che questi ultimi ora si trovavano sotto la loro protezione, al riparo da qualunque nemico tentasse di far loro del male.
Nonostante il successo della missione, tuttavia, la situazione al caffè restava delicata: da quanto era riuscita a capire, Kevin si trovava a sua volta all’interno dell’edificio ed era in sospeso tra la vita e la morte a causa delle ferite riportate. Anche la Mew alien e l’alieno dagli occhi dorati non sembravano essere usciti indenni dallo scontro, sebbene non fossero in immediato pericolo. Come se non bastasse, gli altri nemici li stavano ancora cercando ininterrottamente, e la ragazza non era del tutto certa che le difese erette da Ryou sarebbero bastate a tenerli lontani.
L’improvviso rumore prodotto dal chiavistello la fece sobbalzare, interrompendo il filo caotico dei suoi pensieri ed inducendola a trarsi a sedere di scatto.
-Okaerinasai, Masaya-kun! –Esordì, cercando di immettere quanta più allegria possibile nel tono di voce.
-Tadaima! –Il giovane, rientrato in quel momento da una lunga cena di lavoro, fece capolino dal corridoio, rivolgendole un sorriso sorpreso. –E’ molto tardi. Non pensavo mi avresti aspettata sveglia.
-Non è un problema: con il tempo da lupi che c’è stato oggi, non ho avuto molto da fare. E poi…-Ichigo deglutì, mentre una nuova ondata di tensione le faceva tremare le mani. –Volevo parlare con te.
Aoyama si limitò ad annuire, togliendosi la giacca prima di accomodarsi accanto a lei sul divano. –In effetti, in questi giorni non abbiamo avuto modo di parlare a causa dei miei impegni. Mi dispiace di averti lasciata sola per tutto questo tempo, Ichigo.
Lei abbassò lo sguardo, non sapendo come replicare a quelle parole: sapeva che non era colpa sua, Masaya stava facendo del suo meglio per continuare a portare avanti la sua carriera da ricercatore all’università. Si stava impegnando al massimo, probabilmente anche per riuscire a sostenere il loro futuro assieme.
Ma era proprio questo il problema: Ichigo non si sentiva adatta a vivere quel genere di vita, non era abbastanza brillante e ambiziosa per poter sostenere gli stessi ritmi universitari e lavorativi del proprio compagno. Oltre a sentirsi frustrata e infelice, aveva anche la sensazione di essere diventata null’altro che una palla al piede, un ostacolo per lui, così serio ed intelligente.
Quando aprì la bocca per parlare, tuttavia, quello la precedette, cingendole teneramente le spalle con un braccio e mormorando. –So perché mi hai chiesto di parlare…
Lei boccheggiò, incredula, sgranando gli occhi e puntandoli in quelli color cioccolato di lui. Vi lesse un’infinita tristezza che le fece stringere lo stomaco. In quel momento, seppe che Masaya aveva capito tutto: sapeva già quali fossero le sue intenzioni.
-Credevi non mi fossi accorto dei tuoi preparativi frettolosi? Sono impegnato, è vero, ma presto sempre attenzione a quello che fai.
-A-avrei dovuto immaginarlo. –Sospirò, colta da una stilettata di senso di colpa. –Non ho mai conosciuto nessuno così attento e amorevole nei miei confronti…
Seguì un istante di profondo silenzio che parve gravare sui loro animi come un macigno, finché Aoyama non trovò il coraggio di spezzarlo. –Ma tutto questo…la tua vita con me, non ti basta più, vero? –Le domandò, tristemente.
Ichigo avvertì le lacrime premere prepotentemente contro le proprie ciglia e dovette sforzarsi per ricacciarle indietro. –Costruire un futuro insieme a te, è tutto quello che ho sempre desiderato…eppure… -Mormorò con voce tremula. –Non riesco a capire perché, ma non sono a mio agio qui in Inghilterra. Mi sento costantemente frustrata e tremendamente sola…ho nostalgia della mia vita quotidiana a Tokyo e…
Quello si limitò ad annuire ancora una volta, aumentando la dolce presa che esercitava sulle sue spalle, quasi con l’intento di consolarla. –Non hai bisogno di spiegarmi niente. Mi sono accorto che non sei felice qui con me. E non ho intenzione di ostacolarti.
-Ma… -La ragazza si ritrovò nuovamente a lanciargli uno sguardo interdetto, non sapendo se sentirsi sollevata o amareggiata dalla sua arrendevolezza. Si sarebbe aspettata un minimo di resistenza in più da parte di Masaya, ma ancora una volta il ragazzo la stupì.
-Avevo già capito fin dall’inizio che la tua decisione sarebbe stata quella di tornare a casa. In questi giorni ho cercato di parlarne il meno possibile, perché volevo godermi gli ultimi momenti con te. –Le accarezzò una guancia, sorridendo tristemente. –Io ti amo Ichigo, al punto che sono disposto a lasciarti andare. Non ti costringerei mai a stare al mio fianco, se questo ti rende infelice.
A quelle parole, la giovane avvertì la sua, già debole, corazza cedere definitivamente e si ritrovò a gettargli le braccia al collo, scoppiando in un pianto disperato.
Perché Masaya non ce l’aveva nemmeno un pochino con lei?! Sarebbe stato tutto più facile in quel caso…invece, ancora una volta, si era rivelato essere più maturo e altruista di quanto lei non fosse mai stata, dimostrandole quanto puro e sincero fosse il suo amore. –Mi…Mi dispiace! –Riuscì solo a biascicare tra un singhiozzo e l’altro. –Sono una stupida egoista…non merito una persona fantastica come te…
L’altro si limitò a stringerla a sé a propria volta passandole delicatamente le dita tra i capelli. Quando riprese a parlare, anche la sua voce parve incrinarsi leggermente. –Tu sei una persona meravigliosa, coraggiosa e sincera. Meriti tutta la felicità del mondo, quindi non dire mai più cose del genere.
Rimasero stretti in quell’abbraccio disperato per un tempo che a entrambi parve lunghissimo e al tempo stesso terribilmente breve. Era un contatto che sapeva già di addio…per questo, nonostante i sentimenti laceranti che provavano, nessuno dei due riusciva a trovare il coraggio per interrompere quel momento di intimità.
Alla fine fu lui a muoversi per primo, posandole un delicato bacio sulla fronte. –Quello che è successo l’anno scorso ci ha cambiati. E non è colpa di nessuno. Né tua né mia. A volte capita di dover prendere strade diverse. –Le sussurrò, prima di allontanarsi.
Lei abbassò lo sguardo, senza trovare la forza per rispondergli. Sapeva che aveva ragione, ma questo non rendeva la realtà meno difficile da digerire.
A quel punto, Aoyama riprese a parlare con voce più ferma. –Ti chiedo solo una cosa, Ichigo.
-Dimmi…
-Almeno fino al giorno della tua partenza, vorrei che ci comportassimo ancora come se fosse tutto normale. Non voglio che i nostri ultimi ricordi insieme siano amari. Preferirei che conservassi un bel ricordo di Londra e dei nostri ultimi giorni insieme.
Udendo quella singolare richiesta, la Mew neko avvertì l’ombra di un debole sorriso affiorarle alle labbra. Era un ragionamento tipicamente da Masaya, e quel pensiero, seppur solo per un istante, la divertì. –Certo. –Esalò, asciugandosi le guance, ancora bagnate di lacrime.
Era fatta. Aveva preso la sua decisione, dopo lunghi tentennamenti. Non sapeva se la sua scelta di tornare a Tokyo si sarebbe rivelata giusta, ma ormai non poteva più tornare indietro. Doveva pensare al futuro, alle avventure che l’attendevano in Giappone e, soprattutto, ai suoi rinnovati doveri da Mew Mew, i quali probabilmente le avrebbero sottratto più tempo ed energie del previsto.
Nonostante tutto, mentre raggiungeva il proprio ormai ex ragazzo in camera da letto, si sorprese a provare una punta di eccitazione al pensiero che, di lì a pochi giorni, sarebbe tornata a vestire i panni di paladina della giustizia.

Oscurità. Disorientante, tenace ed opprimente oscurità che la stringeva da ogni lato, rendendo vano ogni suo tentativo di orientarsi nello spazio.
Non sapeva da quanto tempo fosse intrappolata in quel luogo, ma da quel che aveva potuto intuire tastando il terreno e le pareti attorno a sé, doveva trovarsi in una specie di stretto cunicolo di roccia.
“Perché sono qui?” Si domandò.
Quando aveva iniziato a gridare aiuto, le aveva risposto solo l’eco prepotente della sua voce che si era ben presto perso in lontananza, anch’esso inghiottito dal buio. L’unico suono che le sue orecchie percepivano era un gocciolio costante di acqua, per il resto nulla disturbava l’inquietante silenzio che avvolgeva quel luogo.
Guardandosi attorno, le era parso di essere nuovamente precipitata all’interno degli orridi di Uriezzo, il luogo dove lei e i suoi compagni avevano trovato l’acqua cristallo. Quella volta, almeno, i suoi sensi felini erano riusciti a sfruttare la minima quantità di luce presente nell’ambiente, mentre qui non le era stato concesso un lusso del genere.
Cercò a tentoni la propria spilla per la trasformazione, solo per rendersi conto di non averla con sé.
A quel punto la propria mente iniziò a vacillare e a cedere al panico: come poteva uscire di lì se non aveva idea di dove fosse né di come proseguire?
Proprio mentre stava per abbandonarsi a terra in preda allo sconforto, un rumore inaspettato ruppe la quiete, rimbombando flebilmente lungo le pareti rocciose.
Luana si voltò, allarmata, rendendosi conto che ciò che aveva udito somigliava fin troppo al pianto di un bambino. -C’è qualcuno?!
Nessuno rispose, ma i deboli singhiozzi non accennarono a scemare.
-Chi sei?! –Riprovò, con più decisione. –Rispondi! Ti sei perso anche tu?!
Quando, dopo l’ennesima domanda posta al vuoto, nulla parve cambiare, Luana decise che era giunto il momento di fare luce sulla questione. Se davvero in quel tunnel si trovava un bambino, non poteva lasciarlo da solo. In ogni caso non aveva nulla da perdere nel cercare di raggiungerlo, dato che non sapeva come uscire da lì. –Sto arrivando! Mi senti!? –Lo chiamò, mentre iniziava lentamente a seguire la fonte del rumore, appoggiandosi alle pareti per non perdere l’equilibrio.
Proseguì nella sua ricerca, saggiando con cautela ogni centimetro del muro e del terreno, per assicurarsi che non ci fossero pericoli sul suo cammino…finché il pianto non iniziò a farsi più forte. Evidentemente doveva essere vicina: chiunque fosse ad emettere quei singhiozzi, sembrava stesse chiamando qualcuno.
Tuttavia, la Mew alien non era in grado di distinguere le sue parole. L’unica cosa che percepiva con chiarezza era la disperazione impressa in quei lamenti, che ben presto le fecero desiderare di abbandonare ogni cautela per correre verso la fonte del suono.
Una parte di lei era acutamente consapevole del fatto che potesse trattarsi di una trappola, ma il suo istinto le suggeriva che non poteva essere così e che si trovava in quel luogo per un motivo ben preciso.
A conferma di quel pensiero, dopo alcuni istanti le parve finalmente di intravedere una figura nell’oscurità. Stringendo gli occhi per mettere a fuoco, si rese conto che si trattava veramente di un bambino, come aveva temuto, e che quest’ultimo singhiozzava tremante nel buio, chinato su qualcosa che la ragazza non riusciva a vedere.
Al tempo stesso le parve strano di riuscire a percepire così chiaramente quella figura infantile, dal momento che nel tunnel non era presente alcuna fonte di luce e tutto il resto dell’ambiente restava immerso nell’oscurità più totale.
Udendo i suoi singhiozzi disperati, tuttavia, l’istinto di protezione della ragazza ebbe la meglio sulla ragione -Che cosa è successo? – Gli domandò con voce tremante. Ormai era così vicina da riuscire a percepire distintamente la forza devastante della sua disperazione, ed ogni suo lamento le risuonava prepotentemente nelle orecchie, provocandole quasi un dolore fisico.
Dilaniata dal desiderio di aiutare quella creaturina tremante, rimasta sola nell’oscurità, si ritrovò ben presto a correre verso di lei, tendendo le braccia per cingerla in una stretta confortante.
Le sue buone intenzioni furono stroncate sul nascere, dato che riuscì ad avvicinarsi appena di qualche metro prima di essere bloccata da una sorta di barriera invisibile, che respinse prepotentemente la sua avanzata, facendola volare all’indietro.
Colta alla sprovvista, rovinò violentemente al suolo, mentre una voce minacciosa e al tempo stesso familiare si faceva strada nel buio. “Non devi vedere…” La udì sussurrare, prima che l’eco venisse nuovamente sovrastato dal suono dei singhiozzi.
Sobbalzò, guardandosi attorno confusa e cercando di individuare chi aveva parlato. -Cosa non devo vedere?! –Domandò, rimettendosi in piedi a fatica e cercando di avanzare nuovamente verso la fonte di luce.
Nonostante i suoi disperati tentativi, era chiaro che qualcuno voleva tenerla lontana a tutti i costi dato che, in risposta alla sua domanda, la terra iniziò a tremare violentemente, come squassata da una tremenda scossa di terremoto.
-Perché vuoi tenermi lontano?! Quel bambino ha bisogno di aiuto! –Tutt’altro che intenzionata ad arrendersi, la Mew alien cercò di aggrapparsi alle pareti rocciose del tunnel, ma a quel punto anche il terreno scomparve da sotto i suoi piedi, sostituito da una sgradevole sensazione di vuoto.
“Lui non ha bisogno di nessuno. Vattene!”
Furono le ultime parole che udì, prima di precipitare in un’ oscurità senza fine.


Si svegliò di soprassalto, il cuore che batteva all’impazzata ed il respiro affannoso.
Si guardò attorno disorientata, cercando di capire dove si trovasse: non riusciva infatti a riconoscere la stanza dove si era assopita, né l’arredamento spartano che la circondava.
I suoi ricordi erano resi ancora più confusi dal fatto che le immagini di quanto accaduto nel sogno continuassero a vorticarle nella testa, riempiendola di angoscia: quel tunnel immerso nel buio più totale, il bambino che piangeva, solo nell’oscurità e, soprattutto, quella voce fredda e familiare al tempo stesso…che cosa significavano?
Non era la prima volta che le capitava di elaborare sogni strani e sconclusionati, soprattutto da quando aveva contratto il sigillo con Kisshu.
Tuttavia, stavolta non aveva proprio idea di come interpretare quelle immagini. Era rimasta sconvolta nell’udire il pianto disperato del bambino, e la riempiva di rimorso il fatto di non aver potuto far nulla per aiutarlo.
Scosse la testa e prese un gran respiro, cercando di rimettere ordine tra i propri pensieri. Non doveva lasciarsi prendere dal panico: era possibile che si trattasse di un semplice incubo causato dal trauma della battaglia che aveva dovuto affrontare poche ore prima e, anche se così non fosse stato, cedere all’ansia sarebbe stato controproducente.
Dopo qualche minuto di autoconvincimento, il battito furioso del suo cuore, finalmente, rallentò e la ragazza fu in grado di ricordare quanto successo poche ore prima, compreso il fatto che in quel momento si trovasse, insieme al proprio protetto, in una stanza segreta del caffè Mew Mew.
L’ansia che aveva provato fino a quel momento si trasformò in una sorda preoccupazione, non appena le soggiunse il ricordo del volto pallido e stremato di quest’ultimo, il quale aveva subito un violento controllo mentale da parte di Kevin e non aveva ancora mostrato segni di ripresa.
Ora la cosa più importante era tenere sotto controllo le sue condizioni di salute…avrebbe pensato allo strano significato del proprio sogno una volta che si fosse svegliato.
Ferma in questi nuovi propositi, cercò di trarsi a sedere per accendere la luce ma, non appena eseguì il movimento, le sue costole lanciarono una sorda protesta, facendola gemere di dolore.
Era rimasta intrappolata così a lungo tra le immagini del suo inconscio che si era perfino dimenticata delle fratture che aveva riportato durante lo scontro con Kevin.
Dandosi mentalmente dell’imbecille, attese che le fitte al petto scemassero prima di scendere con cautela dal letto. Fortunatamente, eccezion fatta per le costole incrinate, le altre ferite riportate durante lo scontro stavano già migliorando notevolmente, motivo per cui riuscì a raggiungere il capezzale del proprio protetto senza troppi problemi.
L’alieno dagli occhi dorati era ancora profondamente addormentato, ma pareva stare meglio rispetto a qualche ora prima: il suo viso non era più ricoperto di sudore freddo, e il respiro appariva lento e regolare.
-Spero che ti riprenderai presto… -Sospirò la Mew alien, sedendosi accanto a lui e posandogli delicatamente una mano sulla fronte per controllare la temperatura. “Sarà il caso di chiedere altro the con lo zucchero ad Akasaka. Sembra avergli fatto bene” Si ritrovò a pensare, lasciando scorrere affettuosamente le dita tra i suoi capelli e stupendosi ancora una volta di quanto fossero piacevoli al tatto.
Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta, distogliendola bruscamente da quel momento di tenerezza. -Luana? It’s me, Ryou. Are you awake?
-Yes, yes! I’m awake! Just one moment, please. -Imbarazzata all’idea di essere sorpresa dal capo del progetto Mew con gli occhi ancora impastati di sonno e i capelli scarmigliati, la ragazza si affrettò a correre in bagno a sistemarsi. Impresa che si rivelò più difficile del previsto, dato l’inestricabile groviglio informe che le si era formato in testa.
Quando, parecchi minuti dopo, riuscì a presentarsi alla porta, si ritrovò davanti un Ryou alquanto scocciato. –Finalmente. Credevo che il letto ti avesse inghiottita.
-Mi ero appena svegliata. –Si giustificò la giovane, lanciandogli un’occhiataccia risentita. –Sai com’è…ieri non è stata esattamente una giornata leggera.
Quello non replicò, limitandosi a portarsi una mano al mento e a squadrarla attentamente da capo a piede, con fare interessato. –Sembri stare già meglio rispetto a ieri. –Commentò alla fine, senza riuscire a trattenere una nota di sorpresa e ammirazione nella voce. –E sono passate solo poche ore. Pai mi aveva parlato delle tue incredibili capacità di ripresa, ma non credevo si spingessero a tanto.
Colta alla sprovvista dall’improvviso interesse celato nelle sue iridi ghiacciate, la ragazza abbassò gli occhi verso il pavimento, a disagio. Non le piaceva affatto quello sguardo: la faceva sentire nulla più che una cavia da laboratorio.
Fortunatamente non dovette sottostare al suo scrutinio ancora per molto, perché l’altro, probabilmente percependo il suo imbarazzo, cambiò quasi subito argomento.–Kisshu, invece, come sta?
Sollevata, la ragazza colse la palla al balzo, decisa ad evitare che l’attenzione del biondino ricadesse nuovamente su di lei. -Per ora non mostra grandi segni di ripresa. Pensavo di fargli bere ancora un po’ di the: le bevande zuccherate fanno bene in questi casi.
La sua tattica parve funzionare dato che, a quelle parole, Ryou aggrottò le sopracciglia per poi avvicinarsi al letto dove era sdraiato Kisshu ed iniziare a saggiare il suo battito cardiaco e la presenza di riflessi involontari. –Sembra stare meglio fisicamente, ma, come ti ho detto ieri, dal punto di vista dell’attacco mentale non posso fare molto. –Concluse, una volta terminato di esaminare le sue condizioni. -Se ritieni che assumere zuccheri possa aiutarlo, dirò subito a Keiichiro di fare qualcosa in proposito. Potrebbe essere necessaria una flebo, per far sì che la sostanza faccia effetto più velocemente.
La Mew alien gli rivolse un’occhiata dubbiosa. Non era sicura che con gli alieni funzionassero le stesse terapie in uso per gli esseri umani, ma, d’altro canto, doveva ammettere che il prolungato stato di incoscienza del suo protetto stava iniziando a preoccuparla…
Prima che potesse trovare una risposta ai suoi machiavellici dubbi, la voce del capo del progetto Mew la riportò bruscamente alla realtà. –Comunque, sono qui anche per chiederti se te la sentiresti di partecipare alla riunione operativa che ho indetto, dove spiegherò alle altre Mew Mew tutto quello che riguarda te, tuo padre e questa situazione di pericolo.
-Quando si terrà la riunione?
-Tra pochi minuti, in effetti.
La giovane inarcò un sopracciglio. –Alla faccia del preavviso… -Borbottò sarcasticamente, per poi voltarsi a guardare con apprensione il capezzale del proprio compagno di squadra. –Non so se me la sento, onestamente. Viste le condizioni di Kisshu e la situazione di pericolo in cui ci troviamo, non voglio lasciarlo da solo troppo a lungo.
-Comprensibile. –Sospirò il giovane, passandosi una mano tra i capelli color grano. –Ma a questo può pensare Key. Lui è esperto di cure mediche e potrebbe occuparsi di Kisshu durante la riunione.
-Non sarebbe meglio se partecipasse anche lui? Pensavo lavoraste sempre insieme.
-Io e Keiichiro siamo stati precedentemente informati da Pai, quindi non dovrebbe essere un problema per lui allontanarsi. Lo aggiornerò su eventuali nuovi elementi una volta terminata la riunione. Quelle che non sanno quasi nulla sono le ragazze e, dato che dovranno lavorare in prima linea contro il nemico, penso che meritino una spiegazione chiara da parte di chi è direttamente coinvolto. –Le spiegò il biondino, rivolgendole uno sguardo eloquente, come a voler sottolineare quanto fosse fondamentale la sua partecipazione. –Inoltre, dovremo anche parlare di Kevin e delle precauzioni da prendere in caso si risvegli.
Messa alle strette dal suo ragionamento, Luana dovette ammettere che probabilmente sarebbe stato saggio partecipare, nonostante l’idea di spiegare quanto accaduto a sei persone che, fino a poche settimane prima, aveva considerato come nemiche la rendesse tutt’altro che entusiasta, soprattutto se questo significava allontanarsi dal suo compagno di squadra.
Tuttavia, non era così egoista da non capire quanto fosse importante informare più persone possibile riguardo la pericolosità dei loro nemici e, soprattutto, quanto fosse fondamentale sviluppare insieme una linea d’azione per risolvere il problema di Kevin.–D’accordo. –Acconsentì a malincuore, rassegnandosi a partecipare.
Quest’ultimo parve sollevato nell’udire la sua decisione e le rivolse un mezzo sorriso, facendole cenno di seguirlo.
Percorsero a grandi falcate tutto il corridoio, tanto che la Mew alien dovette sforzarsi di accelerare il passo per non perderlo di vista. Dopo aver svoltato l’angolo, proseguirono ancora per diversi metri, prima che Shirogane, finalmente, rallentasse, fermandosi davanti ad una doppia porta del tutto simile a quella che celava la stanza dove Luana aveva dormito.
-Qui dentro. –Le confermò in tono pratico, per poi iniziare ad armeggiare con le password ed i sistemi di allarme.
Dopo qualche istante, l’ingresso della sala si aprì, scorrendo di lato con un sinistro sbuffo.
Avvertendo un’improvvisa ondata di tensione al pensiero di dover partecipare attivamente ad un incontro tanto importante, la ragazza mosse qualche timido passo all’interno, posando i piedi sul lucido pavimento color blu notte.
Mentre si guardava attorno con circospezione, non poté trattenersi dal restare impressionata dalla modernità e funzionalità della stanza: un enorme salone adibito a laboratorio, in fondo al quale svettava, maestoso, un gigantesco pannello di controllo, sovrastato da un monitor altrettanto enorme.
Catalogando con lo sguardo tutti i computer e i macchinari presenti, la maggior parte dei quali le risultavano del tutto sconosciuti, si ritrovò a pensare, con una punta di ammirazione mista a senso di colpa, che quel laboratorio non aveva nulla da invidiare a quello costruito da Pai.
In fin dei conti, doveva esserci un motivo se le Mew Mew avevano dato agli alieni tanto filo da torcere fino a pochi mesi prima.
“Lo avevo sottovalutato…” Ammise a se stessa, lanciando un’occhiata di sottecchi a Shirogane.
Un sommesso mormorio di voci concitate la distolse ben presto dalla sua ammirazione per il laboratorio e la indusse ad irrigidire la schiena, nuovamente consapevole del vero motivo per cui si trovava lì.
Disposte in fila davanti al monitor principale, infatti, l’attendevano le cinque ragazze Mew che, non appena percepirono la sua presenza, si voltarono a guardarla, alcune con espressione incuriosita, altre diffidenti e altre ancora, come nel caso di Zakuro, apparentemente impassibili.
La prima cosa che notò avvicinandosi fu che erano tutte trasformate. Dettaglio che, in un primo momento, la allarmò non poco: che la stessero attirando in una trappola?!
Il vero motivo di quella scelta le fu chiaro non appena Shirogane le consigliò di fare lo stesso. –Alcune delle ragazze non conoscono bene l’inglese e tantomeno l’italiano. Dato che anche tu non sei esperta in lingua giapponese, ho pensato fosse meglio farvi utilizzare i poteri da Mew Mew, in modo che non ci siano problemi di comunicazione.
Luana si limitò ad annuire, sollevata per la franchezza dimostrata dal creatore del progetto Mew e al contempo grata di non doversi scervellare più di tanto per riuscire a comunicare efficacemente con i partecipanti.
Mentre estraeva la spilla dalla tasca per trasformarsi in Mew Luana, con la coda dell’occhio intravide Ryou confabulare con Keiichiro: probabilmente, come promesso, lo stava mettendo al corrente riguardo le condizioni di Kisshu, sottolineando la necessità di avere qualcuno che si occupasse di lui durante la riunione.
A conferma di quell’ipotesi, il cuoco si limitò ad annuire gentilmente, per poi appuntare il proprio sguardo su di lei. –Stai tranquilla. –La rassicurò, rivolgendole uno dei suoi disarmanti sorrisi. –Capisco le tue preoccupazioni e qui basta Ryou come coordinatore. Mentre voi sarete impegnati, mi assicurerò che Kisshu riceva le cure necessarie per riprendersi al più presto. Potrete aggiornarmi con calma più tardi sull’esito della riunione.
-Senza contare che qualcuno deve anche tenere d’occhio le condizioni di Kevin, per evitare che si svegli e combini un macello mentre siamo impegnati. –Si inserì Ryou, pragmatico come sempre.
-Vero anche questo. –Gli concesse l’amico. –Farò in modo di tenere sotto controllo entrambi.
Stupita dalla sua totale disponibilità ad occuparsi non soltanto del proprio protetto, ma anche di un nemico potenzialmente letale, la Mew alien si sentì invadere da un’ondata di profonda gratitudine e dovette deglutire più volte per riuscire a rispondere. –Non so davvero come ringraziarti Akasaka-san…
-Figurati. Non possiamo certo rischiare che Kisshu si faccia del male. Dopo un ulteriore rapido scambio di istruzioni con il suo collega, Keiichiro si diresse a passo svelto verso l’uscita della sala riunioni, congedandosi con un semplice –Buona continuazione.
Avendo trovato rapidamente un modo per tenere sotto controllo le due presenze aliene all’interno del caffè Mew Mew, Ryou poté finalmente concentrarsi sulle questioni più impellenti.
Si schiarì la voce con impazienza, sospingendo poco delicatamente Luana verso le altre partecipanti. –Bene, ora che ci siamo organizzati, direi che è il caso di iniziare a discutere seriamente.
Notando lo sguardo smarrito della Mew alien e la sua reticenza nel prendere parola, aggiunse, in tono più incoraggiante. -Perché non ci spieghi dall’inizio quello che è successo?
-Già! Non abbiamo affatto capito come mai degli alieni provenienti dallo stesso pianeta di Kisshu, Pai e Taruto, dovrebbero avercela tanto con voi. –Si intromise Mint, con il suo solito fare petulante.
-Mint! –Si affrettò a zittirla Mew Berry per poi rivolgere a Luana uno sguardo di scuse. –Quello che Mint intendeva dire, è che siamo impazienti di capire quello che è successo…
-Per poterti aiutare meglio! –Completò Purin, rivolgendole un largo sorriso amichevole.
Posta di fronte all’estrema curiosità delle interlocutrici, Mew Luana avvertì un po’ della tensione provata precedentemente stemperarsi.
Nonostante avessero combattuto su fronti opposti fino a poche settimane prima, pareva che le cinque fossero disposte ad ascoltarla senza riserve, e quella consapevolezza le diede il coraggio che le serviva per iniziare a parlare. –D’accordo, ci proverò –Acconsentì, ricambiando timidamente il sorriso.
Iniziò il suo racconto partendo dal giorno in cui Kevin si era presentato come nuovo alunno nella sua scuola, fino ad arrivare al momento in cui lei lo aveva trovato raggomitolato e ferito in un angolo della strada che portava alla biblioteca e, nel tentativo di aiutarlo, avesse scoperto la sua vera natura di alieno, riuscendo fortunatamente a fuggire.
-Da quel momento, io e i miei compagni di squadra, abbiamo iniziato a domandarci perché Kevin si fosse presentato appositamente nella mia scuola e perché avesse tentato di attaccare proprio me.
-E così avete scoperto che il motivo per cui eri stata attaccata era il sangue alieno che scorre nelle tue vene… -Soggiunse Ryou a mezza voce.
-Sì, ho scoperto che mio padre è un alieno. –Ammise la giovane, avvertendo una nuova ondata di disagio e stizza invaderle l’animo. Ancora non era riuscita a perdonare completamente il padre per averle tenuto nascosta un’informazione così importante. –Il motivo per cui Kevin e i suoi compagni vorrebbero me e la mia famiglia morti è proprio che mio padre è fuggito clandestinamente dal suo pianeta…cioè, dal loro pianeta. Ha infranto la legge in vigore e ingannato i suoi simili. Ai loro occhi non è altro che un criminale…un criminale che deve essere punito con la morte.
-Ma se il problema è tuo padre…perché prendersela con te? –Si fece timidamente avanti Retasu.
Luana dovette riflettere per qualche istante prima di replicare. Tuttavia, la risposta non tardò a farsi strada nella sua mente, insieme ad un’amara consapevolezza. –Mio padre è un alieno molto potente. Dunque immagino che non sia facile coglierlo di sorpresa e catturarlo. Probabilmente avevano intenzione di usare me per arrivare a lui. In ogni caso, dubito che desiderino tenermi in vita…Kevin mi ha fatto capire molto chiaramente che mi considerano una sorta di abominio. Uno scherzo della natura che non merita di vivere… -Dovette interrompersi a causa del groppo che le si era formato in gola…se avesse continuato a parlare, sarebbe sicuramente scoppiata a piangere.
-Ma è sbagliato! –Insorse la Mew verde, in tono talmente scandalizzato che sia Luana che le sue compagne di squadra sobbalzarono stupite, non avendola mai sentita alzare la voce in quel modo. –Non hai deciso tu di nascere mezza aliena e non è colpa tua se tuo padre ha deciso di fuggire sul pianeta Terra!
Lo stupore dei presenti crebbe ulteriormente quando anche Zakuro, rimasta in silenzio fino a quel momento, si fece avanti per avvalorare quella tesi. –In effetti è un ragionamento piuttosto primitivo. Mi stupisce che gli esponenti di una razza che si considera superiore possano fare dei ragionamenti tanto razzisti e bigotti. –Dopodiché, rendendosi conto delle sei paia di occhi sgranati appuntati su di lei, aggiunse, in tono scocciato. –Cosa sono quelle facce?
-Niente Onee-sama! Figurati! Come sempre hai ragione… -La rabbonì Mint.
Una volta scemato quell’attimo di sorpresa, la Mew alien riprese il racconto, spiegando i dettagli del salvataggio di sua madre e suo padre, compresa la loro fuga in un’altra base aliena dall’ubicazione sconosciuta a tutti tranne che a Pai, fino a giungere all’attacco di Kevin, avvenuto poche ore prima.
-Se davvero Pai è l’unico a sapere dove si trova tuo padre Alain, la situazione è molto più grave di quanto pensassi… -Sospirò Shirogane, dopo che la ragazza ebbe terminato di riportare i fatti accaduti.
Quest’ultima annuì mestamente, aggrottando le sopracciglia con preoccupazione. –Lo è. Ho paura che tortureranno Pai fino a farlo cedere, o peggio…fino a ridurlo come Kevin. –Scosse violentemente la testa, come a voler scacciare a forza quel terrificante pensiero. –Dobbiamo salvare lui e Taruto, prima che sia troppo tardi! –Ribadì, stringendo i pugni in un moto di impotenza. Nonostante avesse cercato di trattenersi, non riuscì ad impedire che i suoi occhi si riempissero di lacrime al pensiero dei suoi compagni, tenuti prigionieri chissà dove e torturati ingiustamente a causa sua.
Totalmente immersa in quei desolanti pensieri, trasalì quando qualcuno le posò una mano sulla spalla con fare consolatorio.
Alzando gli occhi, si specchiò in quelli rosso intenso di Mew Berry che le rivolse uno sguardo colmo di comprensione. –Non preoccuparti! Lavorando tutte insieme li troveremo e riusciremo a portarli in salvo!
Le altre Mew Mew annuirono con convinzione, avvicinandosi a loro volta a Luana, la quale, senza preavviso, si ritrovò stretta in un soffocante abbraccio collettivo e arrossì fino alla punta del capelli. –G-grazie io…non so cosa dire. –Boccheggiò, spiazzata da quell’ improvvisa e, a suo parere, immotivata dimostrazione d’affetto.
Cercò con lo sguardo la figura di Shirogane in una muta richiesta di aiuto, ma quello, rilevando il suo disagio, si limitò a scuotere la testa con fare divertito, ghignando sotto i baffi.
Nonostante la sua reticenza ad accettare il contatto fisico, dopo qualche istante, si rese conto, con sommo stupore, che il gesto delle cinque ragazze Mew era effettivamente servito a tirarla su di morale: per la prima volta da quando era stata attaccata da Kevin, infatti, avvertì la propria ansia scemare considerevolmente, sostituita da una sensazione di relativa calma e sicurezza.
-Davvero non vi disturba il fatto che io sia una mezza aliena…? –Pigolò, non appena le ragazze la lasciarono libera da quell’abbraccio collettivo.
-Non più di quanto ci disturbi il fatto che tu abbia scelto gli alieni come compagni di squadra, anziché noi… -Replicò ironicamente Mint, facendole la linguaccia.
La Mew alien, udendo quelle parole impertinenti, non riuscì a trattenersi dallo scoppiare a ridere di gusto. –Touché! –Ammise, sollevando le mani in un simbolico gesto di resa.
Come sempre fu Shirogane a spezzare quel breve momento di ilarità, riportando l’attenzione dei presenti ai problemi principali che esigevano ancora una soluzione. –Bene, ora che sappiamo esattamente come sono andate le cose, direi che possiamo iniziare a pensare ad un modo per liberare Pai e Taruto…qualcuno ha qualche suggerimento? –Domandò, squadrando una ad una le sei guerriere, le quali ricambiarono con fare dubbioso, limitandosi a rimanere chiuse in un denso silenzio meditativo.
Dato che nessuno sembrava intenzionato a dire nulla, fu proprio Luana ad alzare la mano con fare titubante. Non le era mai piaciuto prendere la parola durante una discussione, ma in questo caso non poteva esimersi dal proporre la soluzione a cui aveva pensato per tutta la notte. Era la sua unica possibilità per far valere le sue ragioni e non aveva intenzione di lasciarsela sfuggire.
-Dimmi pure.
-Credo che nessuno di noi abbia la più pallida idea di dove siano stati rinchiusi i miei compagni di squadra…dico bene? –Soggiunse, gettando un rapido sguardo alle altre Mew Mew che si limitarono ad annuire, perplesse. –Questo complica le cose, perché vuol dire che per scoprire dove li hanno portati ci restano solo due alternative: seguire di soppiatto uno dei nostri nemici oppure costringere uno di loro a parlare.
Gli occhi della Mew lupo scintillarono di un bagliore trionfante. –Ho capito dove vuoi andare a parare. Stai pensando a Kevin, giusto?
-Esatto. –Confermò la Mew alien, altrettanto soddisfatta. –È l’unico di loro a cui possiamo estorcere queste informazioni, al momento.
-La fai facile! –Obiettò Mint.–Non mi sembra che questo tizio sia esattamente sano di mente o disposto a collaborare con noi! –Le fece notare, scuotendo la testa.
Anche Berii, tutt’altro che entusiasmata dalla proposta, scosse violentemente il capo. –Sarebbe pericolosissimo! Potrebbe ingannarci e controllarci tutte!
Prima che Luana potesse smorzare i timori dei presenti, il panico prese a serpeggiare tra le pareti della stanza, portando le giovani a protestare in tono sempre più alto:
-Che cosa possiamo fare? E’ l’unico modo per liberarli…
-Sì, ma così rischieremo di morire!
-Ma è proprio necessario?!
Finché la ragazza, stordita e dolorante a causa del volume crescente delle proteste, non ci vide più e, dopo essere salita in piedi sul pannello di controllo posto alle loro spalle, gridò con quanto fiato aveva in gola. –NON HO FINITO!
Spiazzate dal suo tono perentorio, le cinque si zittirono immediatamente, voltandosi a guardarla con espressione mortificata.
Ryou, dal canto suo, si esibì in un sorrisetto a metà tra il divertito e l’ammirato, non potendo fare a meno di provare una certa soggezione nel rilevare la straordinaria quanto inaspettata attitudine al comando della Mew nera. In quel momento, nemmeno lui si sarebbe mai sognato di interromperla, nonostante la giovane avesse avuto l’ardire di utilizzare i suoi preziosi macchinari scientifici come piedistallo.
Solamente quando fu certa di avere catturato l’attenzione di tutti i presenti e scoraggiato ogni possibile interruzione, Mew Luana riprese a parlare in tono più conciliante. –Ho le mie buone ragioni per proporre una cosa del genere. Ho pensato tutta la notte a delle possibili soluzioni e sono giunta alla conclusione che questa sia l’unica disponibile.
Mint aprì la bocca per protestare, ma venne stroncata sul nascere da Shirogane che la zittì con un brusco gesto della mano. Egli, d’altro canto, sembrava pendere letteralmente dalle labbra della Mew alien, bevendosi ogni sua parola come fosse nettare.
-È vero, Kevin ha dei poteri strabilianti, che nessuno di noi può sperare di contrastare, ed è stato particolarmente violento nei miei confronti. –Ammise la riccia, trattenendo a stento un brivido. –Ma durante il nostro ultimo combattimento ho avuto la conferma che non sta agendo di sua spontanea volontà contro di noi: mentre combattevamo era talmente furibondo e fuori di sé che mi ha rivelato di aver subito delle terribili punizioni per colpa mia. –Attese che le proprie parole facessero presa sul pubblico, poi proseguì. –Questo mi fa pensare che stesse eseguendo degli ordini dettati da un suo superiore e che, ad un certo punto, abbia cercato in qualche modo di disubbidire. Altrimenti non sarebbe stato punito.
-Quindi pensi che sia stata la crudeltà di quelle punizioni a renderlo così feroce e che lui in realtà non volesse più catturarti? –Le domandò Retasu, aggrottando le sopracciglia.
Luana annuì. –E’ probabile…per questo spero che, una volta che Kevin si sarà ripreso dalle ferite, potremo cercare di convincerlo a smettere di combattere o, addirittura, a passare dalla nostra parte. Mi sembra chiaro che è stanco di eseguire i loro ordini! Potremmo mostrargli che c’è possibilità di scelta! Che nessuno di noi lo costringerà a subire terribili punizioni e che potrà essere libero, se deciderà di aiutarci.
A quelle parole, l’indole pacifista della Mew verde parve risvegliarsi, perché i suoi occhi si animarono improvvisamente di una luce più decisa. –Mi piace la tua idea…potresti avere ragione!
In compenso ci pensò il biondino a ridimensionare il loro entusiasmo, replicando con fare critico. –Sì, non nascondo che potrebbe essere un buon piano con cui agire…ma ci stiamo dimenticando dei suoi poteri. Anche se Kevin fosse effettivamente stufo del genere di vita che conduce, sarebbe comunque troppo pericoloso interagire con lui finché potrà usare le sue capacità. Non possiamo smettere di sedarlo e rischiare di venire tutti assoggettati!
Posta di fronte all’evidenza, la Mew alien non riuscì a trovare un’argomentazione efficace con cui replicare e dovette limitarsi ad esalare un sospiro frustrato. Le rimostranze di Shirogane erano sensate dato che, per quanto avesse cercato di scervellarsi, non era ancora riuscita a trovare un modo per bloccare i poteri mentali dell’alieno. Finché non fossero riusciti a capire come arginare il problema, non potevano sperare di fare progressi su quel fronte.
Rilevando la sua espressione amareggiata e delusa, Shirogane tentò di indorare la pillola. –Con questo non sto dicendo che la tua idea non sia acuta. Anzi, trovo che il tuo sia un ottimo piano. Solo che al momento è…
La conversazione venne bruscamente interrotta da un preoccupante suono di grida e vetri infranti, proveniente dal corridoio adiacente. Tutti i presenti si voltarono di scatto verso la fonte del rumore, mentre, quasi contemporaneamente, i polsi della Mew nera iniziavano a pizzicare, segnalando l’imminente attivazione del sigillo.
-Sta succedendo qualcosa a Kisshu! –Quest’ultima fece per scattare in avanti, ma venne prontamente bloccata da Shirogane che le intimò di rimanere dov’era, prima di precipitarsi verso l’uscita del laboratorio. Nonostante fosse perfettamente consapevole che sarebbe stato più saggio seguire quello che le era stato detto, la ragazza non poteva tollerare di restare con le mani in mano mentre il proprio protetto si trovava in una situazione di pericolo. Pertanto, non appena vide Ryou sbloccare il sistema di sicurezza della porta, scattò in avanti più veloce di un proiettile, sgusciando tra le gambe di quest’ultimo e precipitandosi verso la stanza dove si trovava Kisshu, completamente sorda ai richiami preoccupati delle altre guerriere.
“Ti prego…fa che non sia troppo tardi…”
Si ritrovò a pensare, mentre un’ondata di panico le ottenebrava i sensi, facendole schizzare il cuore in gola. Perché aveva accettato di partecipare a quella stupida riunione?! Se fosse capitato qualcosa a Kisshu mentre era distratta non avrebbe mai potuto perdonarselo.
In preda al panico, svoltò l’angolo, dirigendosi come una furia verso la porta della stanza da cui provenivano i rumori della colluttazione e trovandola, come temeva, completamente aperta.
Senza ulteriori indugi fece apparire la propria arma da combattimento, pronta a puntarla contro il misterioso aggressore prima che potesse rendersi conto della sua presenza.
Tuttavia, la scena che si ritrovò davanti agli occhi non appena superò lo stipite la lasciò completamente senza parole, inducendola a bloccarsi e a spalancare gli occhi, sbigottita. –Che diavolo sta succedendo qui dentro?!
Akasaka-san giaceva, infatti, riverso al suolo con il naso tumefatto ed il labbro spaccato, mentre un Kisshu evidentemente fuori di sé lo teneva bloccato contro il pavimento, gridandogli contro con quanto fiato aveva in gola. –Parla, maledetto bastardo! Che cosa le avete fatto!?
Luana si affrettò a bloccarlo, proprio mentre stava per accanirsi nuovamente sul povero cuoco. -Kisshu, fermati! Sei impazzito?! –Gridò, afferrandolo per la vita e strattonandolo all’indietro.
Nell’udire la voce della ragazza, l’alieno si bloccò di colpo, voltandosi a guardarla come se non riuscisse a capacitarsi della sua presenza in quella stanza. Aveva il respiro affannoso e spezzato e il volto arrossato e madido di sudore, quasi avesse utilizzato tutte le proprie energie nel disperato tentativo di attaccare Akasaka.
-Luana…sei…viva…? –Riuscì solo a mormorare stolidamente, lasciando vagare lo sguardo sul corpo tonico della giovane.
Constatando che ella sembrava essere effettivamente corporea e in perfetta salute, fu colto da una sensazione di sollievo così intensa da lasciarlo senza fiato.
L’adrenalina che fino ad un istante prima era scorsa con prepotenza nelle sue vene, scemò gradualmente e con essa le forze che gli avevano permesso di lottare.
In un istante si ritrovò ad annaspare, colto da una violenta sensazione di debolezza e vertigini.
Vedendo lo sguardo del proprio protetto farsi improvvisamente vacuo e il suo corpo ondeggiare pericolosamente, Luana si affrettò a sorreggerlo meglio, prima che rovinasse al suolo. –Certo che sono viva! Perché non dovrei esserlo? –Mormorò in tono rassicurante, accarezzandogli con una mano la guancia sudata, nel tentativo di tranquillizzarlo.
Quest’ultimo si limitò ad abbandonarsi contro il suo petto con tutto il peso del corpo, respirando a fondo il profumo della sua pelle come per avere la conferma definitiva della sua presenza.
Luana avrebbe voluto chiedergli spiegazioni, ma si rese ben presto conto che egli non sembrava avere la forza necessaria per sostenere una conversazione, quindi ritenne più saggio rivolgersi a Keiichiro. –Che cosa è successo?
Prima che il cuoco potesse replicare, un coro di voci scandalizzate risuonò nella stanza, cogliendoli di sorpresa.
La Mew alien sobbalzò, stringendo istintivamente più forte Kisshu, in un gesto protettivo. Presa dalla foga del momento si era completamente dimenticata di Shirogane e delle altre guerriere, ma non ci voleva certo un genio per intuire che, vedendo il proprio mentore aggredito brutalmente e riverso al suolo, non avrebbero reagito positivamente.
-Key! Stai bene?! –Gridò, infatti, il biondino, precipitandosi all’interno e aiutando l’amico a rialzarsi.
Per tutta risposta quello tentò di esibirsi in un sorriso rassicurante che si trasformò ben presto in una smorfia di dolore a causa del taglio sul labbro. –Va tutto bene. –Gemette, una volta che fu in grado di trarsi a sedere. –Ho solo sottovalutato la situazione. Per fortuna Luana è intervenuta in tempo.
-Non è il momento di minimizzare! Spiegaci piuttosto che cosa è successo qui dentro! –Lo apostrofò Berii, indicando con un gesto stizzito le sue ferite e tutti i pezzi di ceramica sparsi sul pavimento. –Sembra che sia passato un tornado! Ci siamo spaventate a morte!
Rilevando gli sguardi terribilmente preoccupati delle cinque guerriere e quelli confusi di Luana e Ryou, Keiichiro sospirò, passandosi stancamente una mano tra i capelli castano scuro, con l’intento di ravvivarli. -Come volete…ma prima credo sia il caso di rimettere a letto Kisshu. Non sembra essere ancora nelle condizioni di muoversi. –Suggerì, appoggiandosi cautamente al braccio dell’amico per rimettersi in piedi.
Per l’ennesima volta, l’animo della Mew alien fu travolto da un’ondata di sollievo e gratitudine, non appena si rese conto che il ragazzo non sembrava serbare rancore verso l’alieno dagli occhi dorati, nonostante quest’ultimo lo avesse aggredito con inaudita violenza. –Buona idea.
Kisshu era nuovamente sul punto di scivolare nell’incoscienza ma, non appena udì le parole della propria compagna di squadra, parve riscuotersi. -Non posso dormire…potrebbero farti del male! –Biascicò, in un tono appena udibile, rivolgendole uno sguardo smarrito e preoccupato al tempo stesso e aggrappandosi più forte alle sue spalle, come a volerle impedire di muoversi da lì.
-Nessuno vuole farmi del male. –Lo contraddisse dolcemente la giovane. –Le Mew Mew ci hanno salvati, siamo al sicuro qui.
Il proprio protetto le riservò un’espressione tutt’altro che convinta, tanto che Luana temette che si sarebbe rifiutato di muoversi, costringendoli a rimetterlo a dormire con le maniere forti. Tuttavia, dopo lunghi attimi di riflessione, la stanchezza dovette avere la meglio sulla sua testardaggine, dal momento che allentò la presa su di lei con un sospiro rassegnato.
Luana fece per alzarsi, ma Mew Zakuro la bloccò con un gesto perentorio. –Aspetta, ti aiuto. In due faremo prima. –Le consigliò, inginocchiandosi a sua volta sul pavimento per aiutarla a reggere meglio il peso dell’alieno.
Kisshu le rivolse un’occhiata diffidente, ancora meno entusiasta all’idea di mostrarsi così vulnerabile al cospetto della Mew lupo. –Vedi di non fare scherzi… -Ringhiò a mezza voce, prima di passarle un braccio attorno alle spalle con aria scontenta e rassegnata.
Zakuro non parve particolarmente turbata e si limitò a replicare in tono ironico. –Vale anche per te.
Nonostante i dubbi iniziali, la prestanza fisica della modella si dimostrò provvidenziale, tanto che le due Mew Mew riuscirono a posizionare l’alieno dagli occhi dorati sul letto senza alcuno sforzo, nonostante le sue condizioni precarie.
-Grazie Zakuro-san. –Sospirò Luana, una volta che ebbe terminato di aiutare il proprio protetto ad infilarsi sotto le coperte. Dopodiché si voltò, curiosa quanto le altre guerriere di ascoltare il racconto di Keiichiro.
Era sollevata dal fatto che nessun alieno malintenzionato avesse cercato di fare irruzione al caffè Mew Mew, ma al tempo stesso non riusciva a capacitarsi della reazione sconsiderata di Kisshu, che doveva essersi sentito gravemente minacciato, per provocare addirittura l’attivazione del sigillo.
Il cuoco, dopo aver preso posto a fatica sull’unica sedia disponibile all’interno della stanza, agitò pigramente una mano, come a voler minimizzare quanto accaduto. –E’ molto semplice: sono entrato nella stanza per portare a Kisshu un po’ di the zuccherato, come mi era stato consigliato da Luana. Mentre mi avvicinavo però, lui si è svegliato all’improvviso. Visto il trauma mentale subito, deve aver avvertito la mia presenza come una minaccia, perché ha reagito con estrema violenza.
La Mew alien non poté esimersi dall’arrotolarsi una ciocca di capelli attorno al dito con preoccupazione, mentre lasciava correre lo sguardo sul viso pallido ed emaciato del proprio protetto. Quanto era stato devastante l’attacco mentale di Kevin!?
Si ritrovò a sperare con tutta sé stessa che la mente di Kisshu fosse abbastanza forte da non riportare danni permanenti. Aveva bisogno di lui, del suo sostegno e della sua vicinanza. Non poteva sopportare il pensiero di vedere il proprio protetto ridotto all’infermità mentale, dopo tutto quello che avevano superato insieme…dopo che lui l’aveva salvata da un tentativo di stupro.
-C’è da dire che Kisshu è rimasto svenuto per tutto questo tempo, quindi non poteva sapere che Kevin era stato reso inoffensivo. Magari era ancora convinto di essere sotto attacco. –Ipotizzo Retasu, mentre esaminava attentamente le ferite del giovane cuoco.
Purin annuì con convinzione. -Già! Forse non sapeva neanche che Luana era salva! Anche io sarei impazzita se fossi svenuta nel bel mezzo di una battaglia e mi fossi risvegliata in un posto completamente diverso.
-È probabile che non lo sapesse. –Convenne la Mew alien, ricordando nitidamente le parole pronunciate dal suo protetto mentre colpiva Akasaka. –Quando sono arrivata qui, stava gridando “Che cosa le avete fatto?!”. E non appena ha sentito la mia voce si è calmato.
Anche Keiichiro, a quel punto, annuì. –Penso che, non vedendoti, si sia convinto che ti fosse successo qualcosa o che ti avessimo fatto del male. Non ho avuto il tempo di spiegargli che non era così. –Mormorò, indicando, in un gesto autoironico, le proprie ferite. –Avrei dovuto stare più attento.
Ryou non pareva altrettanto ben disposto nei confronti dell’alieno, dato che, non appena l’amico terminò di parlare, emise uno sbuffo scocciato dal naso. –Ciò non toglie che la sua reazione è stata eccessiva. Forse sta perdendo il controllo!
Luana gli scoccò un’occhiataccia di avvertimento. –E che cosa vorresti fare? –Gli domandò, il tono carico di tensione, posizionandosi istintivamente davanti al capezzale del proprio compagno di squadra, come a sfidare chiunque volesse avvicinarsi.
-Nulla! Dico solo che, forse, dovremmo sedarlo.
-Non sappiamo che effetto possano avere i medicinali umani su un alieno! Kisshu è già abbastanza provato anche senza che voi lo usiate come cavia.
-Nessuno vuole usarlo come cavia… -Tentò di intervenire Akasaka, in tono conciliante.
-Ah no?! –Replicò la ragazza, in tono di sfida. –Bene, allora non avrete problemi a lasciarmi gestire la situazione.
Shirogane aprì la bocca per protestare, ma lei lo interruppe con decisione. –Sentite…è già rinchiuso in una stanza. E ci sono io a tenerlo d’occhio, okay? Se vedrò che la situazione è fuori controllo, sarò la prima a proporre di sedarlo, ma per il momento mi sembra una soluzione troppo estrema.
L’altro scosse la testa, rivolgendole uno sguardo profondamente contrariato. –Non ragioni lucidamente, quando si tratta di lui. E adesso sei sotto la nostra responsabilità quindi…
-Ryou. –Stavolta fu Zakuro ad interrompere la sua arringa, posandogli con decisione una mano sulla spalla. –Luana conosce Kisshu da più di sei mesi. Penso che possa valutare se è in grado di gestire la situazione. –Lo smontò, in tono lapidario.
-E poi, Kisshu non ha certo i terribili poteri di Kevin… -Le fece eco Berii, in tono pensoso.–Non penso sia giusto riservargli lo stesso trattamento.
Pian piano, anche le altre guerriere presero ad annuire, dichiarando che, secondo loro, le misure che il capo del progetto Mew voleva adottare erano eccessive e costringendo quest’ultimo a riconsiderare le proprie parole.
-E va bene. –Concesse, infine, a denti stretti, rivolgendo uno sguardo estremamente risentito alle sue sottoposte. –Ma sappiate che se succederà qualcosa, dovrete risolvere voi la situazione.
Dal momento che i presenti sembravano aver perso interesse nel somministrare medicinali dagli effetti sconosciuti al suo protetto, Luana si permise di provare un cauto barlume di speranza, mentre osservava le cinque guerriere aiutare Keiichiro ad uscire dalla camera.
Alla fine, anche Shirogane si decise ad uscire, non prima di averle rivolto un ultimo sguardo di avvertimento.
La giovane strinse i pugni, pronta a subire un altro attacco da parte sua. Tuttavia, quest’ultimo la sorprese, congedandosi con un semplice. –Terrò in considerazione la tua proposta riguardo Kevin. Cercheremo insieme una soluzione per arginare il problema. Se avremo novità, ti faremo sapere.
Finalmente sola, Luana rimase per qualche secondo a fissare la porta chiusa con aria sbigottita, rassegnandosi alla triste consapevolezza che non sarebbe mai riuscita a districare i complessi pensieri che si agitavano nella mente di Shirogane.
Quantomeno, poteva finalmente prendersi del tempo riflettere sul da farsi. Le sarebbe piaciuto immensamente giungere alla soluzione del problema “Poteri di Kevin” prima di Shirogane, in modo da potergli sbattere in faccia quanto fosse perspicace ed intelligente.
Tuttavia, il suo stomaco pareva pensarla in modo molto diverso, dato che, non appena si sedette alla scrivania, prese a lamentarsi piuttosto rumorosamente, facendole ricordare che non aveva ancora toccato cibo dalla mattina precedente…o meglio, dalla sera precedente, considerando il fuso orario giapponese.
Senza pensarci due volte, annullò la trasformazione da Mew Mew e si avventò con voracità sulla fetta di torta alle mele gentilmente offertale da Keiichiro, premurandosi di lasciarne un pezzetto anche per Kisshu, qualora avesse nuovamente ripreso i sensi e avesse avuto appetito.
Era pur sempre la sua protettrice, per quanto affamata.
La fetta di torta non la lasciò soddisfatta quanto avrebbe voluto, considerando che non mangiava da più di otto ore, ma dovette accontentarsi: aveva appena litigato con Shirogane e non voleva fare la figura della scroccona, abbassandosi a chiedergli altro cibo.
Per distrarsi dalla fame, decise di prendere posto accanto a Kisshu, in modo da potere al contempo vegliare su di lui ed evitare altri episodi di panico come quello avvenuto poco prima.
L’alieno giaceva sul suo letto, completamente immerso nel sonno, il volto disteso in un’espressione serena e rilassata.
La Mew alien non riusciva a ricordare l’ultima volta in cui lo aveva visto così tranquillo, e pregò che fosse un buon segno. Non poteva sperare di far fronte a tutti gli eventi terribili che erano avvenuti e a tutte le sfide che le si sarebbero presentate da sola. Era sempre stata abituata ad averlo al suo fianco e solo adesso capiva fino a che punto avesse contato sulla sua presenza e sul suo supporto.
-Ti prego, riprenditi presto. Non posso farcela senza di te. –Mormorò, allungandosi fino a toccare la sua mano, che sporgeva inerte e pallida dalle lenzuola.
Per scacciare l’ansia e l’angoscia che ancora le attanagliavano l’animo, concentrò tutte le proprie percezioni su quel tocco appena accennato, escludendo tutto il resto dalla sua coscienza, fino ad illudersi, per un attimo, che il loro legame sarebbe stato sufficiente a mantenerli al sicuro sia dai demoni che si assiepavano al di fuori delle mura del caffè Mew Mew, sia da quelli che dimoravano all’interno delle loro menti.
  
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