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Autore: Dharkja    10/06/2020    0 recensioni
È una calda sera di Luglio del 2008, i Tokio Hotel arrivano a Modena il giorno prima della loro l'esibizione. Bill non aveva mai creduto nel colpo di fulmine, ma l'incontro del tutto casuale con Giulia sarà in seguito, una piacevole e lenta scoperta di sentimenti inaspettati. Gli impegni con la band lo porteranno in giro per il mondo, ma lui non scorderà quella ragazza che diventerà pian piano una dolce ossessione portandolo all'irrefrenabile desiderio di volerla incontrare nuovamente.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Bologna

Marzo 2009

 

 

 

 

 

 

 

Voltò il capo per guardarsi un po' attorno constatando che effettivamente non c'era un solo viso che conoscesse o forse, pensò Giulia, erano le smorfie di sonno che contorcevano i lineamenti di quei volti ancora assonnati a renderle poco riconoscibili a quelle prime ore del mattino nella sala briefing dell'aeroporto. L'unica cosa che destò la sua attenzione fu quando vennero avvisati sulle condizioni meteo: si prevedeva una giornata soleggiata e temperature attorno ai dieci-quattordici gradi; le suonava perfetto per dare almeno una sbirciata al mare di Alghero, tanto avrebbe avuto a disposizione un paio di ore prima di far rientro allo scalo di Bologna.

 

“Ehi scusa” si sentì dire da dietro “Tu devi essere la nuova tirocinante vero? Piacere Fabrizio” si voltò e vide un ragazzo poco più giovane di lei che le tendeva la mano.

 

“Ah, piacere mio, Giulia” disse ricambiando il gesto camminando.

 

“Non preoccuparti” parve rassicurarla “Sapevamo che in questo volo ci sarebbe stata una nuova tra di noi. Io e la mia collega là in fondo, Mirta ti faremo da guida”.

 

Le sembrò davvero molto cordiale quel giovane dal viso pulito e dal piglio scuro.

 

“Grazie mille, mi avevano accennato forse i vostri nomi, non li ricordavo affatto per la verità. Comunque qualche ora di volo l'ho fatta poco tempo fa e bene o male so di che si tratta.”

 

“Perfetto” le disse facendola salire sul bus ed aiutandola a sollevare la pilotina “Quindi tu oggi sei nella Galley 4”.

 

“Sì, così sembra”.

 

Sedette davanti a lei col viso sorridente che ricambiò; scesero dal mezzo per dirigersi verso l'aereo.

 

“Preparati perchè appena arriveranno i passeggeri, si ammasseranno come un gregge” disse divertito, facendole spazio per salire a bordo.

 

“Ciao, sono Mirta. Fabrizio ti avrà già detto che ti faremo da guida, Giulia”.

 

Avrebbe voluto volentieri sfilarsi il copricapo di dosso per il fastidio che le stava creando alla sua folta capigliatura raccolta in uno chignon basso, ma non fu possibile; tese velocemente la mano a quella ragazza biondissima che a occhio e croce doveva avere la sua stessa età.

 

“Sai che ora abbiamo la checklist d’emergenza e poi si controllano i pasti per il totale dei passeggeri”.

 

Giulia annuì.

 

“Poi faremo salire i passeggeri e li sistemeremo nei posti, tutto questo va fatto il più veloce possibile, soprattutto il controllo dei pasti, entro cinque minuti possibilmente. Per tua fortuna oggi l'aereo non è pieno, ma 150 passeggeri vogliono seguiti lo stesso!”

 

Non seppe se quella fosse una specie di battuta o altro; si mise subito all'opera per terminare i controlli nei tempi prestabiliti.

 

Stefano la guardò divertito mentre contava i vassoi che avrebbero dovuto contenere un egual numero di pasti da servire.

 

“Ti assicuro che è la parte più noiosa; una volta mi capitò di contarne solo 181 per 189 passeggeri! Ho dovuto fare subito una nota e richiesta urgente. Ti capitano cose strane e tu devi metterci subito una toppa”.

 

Giulia sorrise “Capisco”.

 

“Oh sicuro, se poi capiti con colleghi tignosi e rompiscatole, la questione diventa decisamente ancora più difficile” ed aggiunse “Ricordati sempre, quando riponi il trolley delle bevande e dei pasti, di fissarlo col lacth altrimenti te lo trovi a spasso per l'aereo”

 

Ricordò che quella precisazione le fu caldamente raccomandata anche la volta scorsa; una collega sulla trentina iniziò a far entrare i passeggeri e Giulia insieme ad altre hostess mostrarono i posti loro assegnati; quando Fabrizio chiuse ed armò la porta, Stefania lesse l'annuncio di benvenuto e mostrò ai viaggiatori l'uso dei dispositivi di emergenza, mentre Giulia e le altre colleghe fecero il giro per controllare che le cinture fossero agganciate e che tutto fosse sistemato per il decollo.

Si sedette con i colleghi nello strapuntino allacciata alle cinture, fino ad attendere che la quota dei 10.000 piedi fosse raggiunta e che il comandante desse l'ordine di 'realase'.

 

“Che ti sembra come inizio?” chiese la collega entusiasta.

 

“Non saprei” rispose sorridente “Tu ci sei da molto?”

 

“Quasi un anno. Porta per favore, questi caffè nella flightdeck, tre di zucchero per ognuno miraccomando” Giulia sorrise prese il vassoio ed attese di aver il permesso per entrare.

 

“Benvenuta a bordo” si sentì dire dal comandante, un ragazzo sulla trentina che le elargì uno sorriso smagliante.

 

“Buongiorno” disse lei timidamente appoggiando il piccolo vassoio accanto a lui ed al primo ufficiale.

 

“Io sono Andrea e lui è Martin” disse indicando il collega seduto nella postazione accanto.

 

“Piacere” rispose ammirando estasiata la cabina di pilotaggio; non passò molto che si sentì addosso lo sguardo insistente dei due.

 

“Diamoci del tu” disse il primo ufficiale portandosi il caffè nelle labbra “Come sta andando?”.

 

“Bene, anche se per la verità avevo già volato durante il tirocinio precedente”.

 

Andrea sorrise e disse scherzando “Sappiamo tutto di te Giulia, sei schedata”.

 

“Oh perfetto” sorrise “Allora non è il caso che vi annoi ulteriormente se avete già le risposte” osservò provocando una risatina di entrambi; si congedò e chiuse la porta ma prima non potè evitare di sentire un apprezzamento sfuggito a voce bassa che le fece sollevare lo sguardo al cielo come segno di rassegnazione per quel povero repertorio linguistico che sembrava essere in esclusivo possesso del genere maschile, quando si trattava di avere davanti qualche ragazza carina e che la classificava semplicemente come uno 'schianto'.

 

Si sedette a mangiare una mela ed afferrò il telefono, controllando le tantissime chiamate perse ed un sacco di notifiche; lesse prima quelle dei genitori, quelle di Elena ed ultimo quelle di Willy che le augurava un inizio strepitoso e pieno di soddisfazioni ed in cui le chiedeva se e quando avrebbe potuto chiamarla; scattò un selfie, una immagine del cielo sopra le nuvole dal finestrino e gliele inviò; ripose il telefono nella borsa e finì i suo lavoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Los Angeles

 

 

Fuori imperversava un tempaccio, con vento e pioggia consistenti: il meteo aveva previsto la durata del maltempo per l'intera settimana, ma la seccatura più grande in quel momento, pareva Jost pensò Bill, che al telefono non dava accenno a voler far concludere quella lunga giornata di lavoro; il fratello si divertì a guardare il gemello andare avanti e indietro per il salotto, ma ciò che lo divertì di più erano le facce scocciate e le smorfie che Bill gli faceva, per meglio esprimere quanto non ne potesse più.

 

“Tom, mi sta chiedendo se gli hai girato quella mail di Scott, perchè non se la trova nella casella e nemmeno nello spam”.

 

“Certo che l'ho fatto, ma se vuole provo a inoltrargliela nuovamente”.

 

Ci vollero ancora cinque minuti apparentemente interminabili di conversazione quando conclusa la chiamata, Bill si buttò esausto sul grande divano di velluto verde scuro.

 

“Per fortuna che almento domani siamo liberi! Che ne dici se andiamo da qualche parte?”

 

“Sarebbe una buona idea, ma non saprei con questo tempo” disse Tom mentre lo vide armeggiare col telefonino; incrociò lo sguardo ed il viso sorridente del gemello e non tardò a capire.“Ora vi chiamate anche di notte perchè vi è più d'ispirazione?” chiese ironico.

 

“Beh, da lei è mattinoTom. Guarda quì” disse mostrandole il selfie che Giulia gli aveva inviato. “Non è stupenda? Nessuna mi fa morire come lei!”

 

Tom rise “Per la verità tu sei morto nell'istante in cui l'hai vista per la prima volta”.

 

“E' proprio così! Mi chiedo i colleghi come facciano ad averla accanto, mi riesce difficile credere che non ci sia uomo che non ci abbia messo gli occhi sopra fantasticandoci qualcosa”.

 

“Ti consiglio di toglierti questo pensiero dalla mente, potrebbe crearti problemi a lungo andare”.

 

“Come potrei non pensarlo? Ogni volta la risposta è la stessa e non nego che provo fastidio, gelosia”.

 

“Ti faresti solo del male inutilmente ora” rispose “Piuttosto, ci stanno arrivando sul blog tantissimi messaggi, molti aspettano date ufficiali per l'uscita dei singoli”

 

“Sì ho visto, ma non ho avuto tempo di leggerli tutti”

 

“Dovresti” rispose divertito.

 

“Ok, ho già capito dove vuoi andare a parare”.

 

“Oramai quella foto circola ovunque” disse ridendo “Billaconda!”

 

“Ma la smetti?” disse scuotendo il capo rassegnato.

 

“Tutti sanno che sei nato dieci minuti dopo di me e se tanto mi da tanto, hai avuto più tempo per farlo crescere di più ... ma la verità sappiamo qual'è”

 

“A meno che non ti vada di sventolarlo fuori dal balcone, così giusto per dare una risposta chiara ed evidente sulle tue misure a chi si fosse posto questa domanda, fai pure, ma nutrirei dei seri dubbi sull'esito della tua riuscita” rispose sarcastico “Beh, vado a chiamarla che forse è meglio piuttosto che stare quì con te a perdere tempo e a continuare inutilmente a nutrire il tuo già stra smisurato ego!”.

 

“Buona notte, perchè immagino che ci vedremo direttamente domattina” disse ridendo.

 

Bill gli sfoderò un sorriso malizioso dirigendosi nella camera “Cosa te lo fa pensare?”

 

 

 

C'erano dei momenti pensò, in cui gli pareva di perdere tempo prezioso o di temporeggiare troppo, quando sarebbe stato forse più saggio cercare una qualche situazione per poterla finalmente incontrare, anche se in concreto non vedeva occasioni ancora valide su cui organizzare qualcosa di serio; era necessario aspettare un evento o qualcosa di simile per poter pianificare qualcosa e per ora i managers, non avevano prospettato nulla a breve scadenza, perchè mancava ancora un bel po' di lavoro per terminare la registrazione dell'album, inoltre la sua concentrazione ultimamente sembrava distolta su quanto accadeva a casa di Simone, ad Amburgo, perche più volte al giorno lo aggiornava sulla situazione della sicurezza e dello svolgersi delle indagini in corso per le accuse a delle presunte 'fans', di minaccie, aggressione e stalking. Il non venire a capo di niente ancora, gli metteva comunque il malumore che tuttavia si dissipava non appena sentiva Giulia.

Avviò la chiamata e come sempre sentì esordire la sua adorabile voce e si rilassò.

 

“Temo che adesso qualcuno si stia per coricare” disse ironica.

 

“Beh, visto che la scorsa volta mi hai svegliato, oggi ritarderai il mio sonno” ribattè scherzando “Allora, raccontami tutto, com'è sta andando la tua prima giornata di volo?”

 

“Sono felicissima, sai quanto aspettavo questo momento! Spero solo che in futuro mi propongano un contratto a tempo indeterminato, quì si va avanti con contratti precari, stop and go, ma per ora sono felice anche così. Che strano Willy” aggiunse poi ironica “Ci pensi? Io sono al mare e tu sei lì, pronto a metterti a letto”.

 

“Inizio a pensare che provocarmi sia diventato il tuo gioco sadico preferito. Al mare?!?” la canzonò “Io ti credevo a lavoro”.

 

“Abbiamo due ore prima di imbarcarci nuovamente e sono in questo mare splendido di Alghero” disse inviandogli uno scatto della spiaggia che costeggiava la cittadina.

 

“E' stupendo accidenti, non è andata poi così male come destinazione!” esclamò ammirando quella distesa azzurra che sconfinava con il cielo.

 

“Te l'ho detto altre volte, il mare mi fa vedere le cose dalla giusta prospettiva. Riesco a trovare subito sintonia con quanto mi circonda, grazie al suo profumo ed al suono delle sue onde; trovo la pace che cerco, ha il potere di rilassarmi, d'altronde ho sempre vissuto dove c'è il mare e quando vado via mi manca da morire. Per te non è la stessa cosa, intendo dire, ora che sei così lontano dal tuo paese, cosa ti manca di più? ”

 

“Oh beh sì, mi manca tutto della Germania, mi mancano gli affetti che ho lì, penso sia normale, ma la tua vera casa è laddove ci sia amore, questo ho imparato col tempo. Ma anche quì sto bene, la gente non fa caso a te e credimi a volte questo è necessario, riesci a fare la tua vita senza doverti guardare intorno tutte le volte”.

 

“Parli come se fossi perseguitato dalle persone”.

 

Disse quelle parole con estrema facilità, ma con lei era così semplice lasciarsi andare pensò che il vero problema stava nel doversi controllare ogni volta su ogni singola frase da dire; ma come poteva raccontarle l'incubo che stava vivendo di fans così invadenti che li seguivano ovunque, li perseguitavano persino all'entrata della loro casa dove si appostavano per aspettare che rientrassero, o ricevevano mail e lettere di minacce o semplicemente se le ritrovavano nude nei loro letti degli hotels dove pernottavano per i loro concerti? Come dirle che alcune di loro erano arrivate ad aggredire sua madre e a lanciare uova alle loro macchine? Se solo avesse saputo tutto questo, forse l'avrebbe compatito e per lui sarebbe stato anche più sopportabile quella privazione di libertà, ma non poteva, non ancora e non guardandola negli occhi “No, non sono così conosciuto da essere perseguitato e stalkerizzato” sentenziò poi come a voler tagliar corto.

 

Ci fu poi silenzio. “Giulia?” azzardò poco dopo.

 

“Sono qui Willy, sembra che l'orizzonte non esista più e l'acqua così azzurra si unisca direttamente col cielo. E' uno strano effetto sai? Peccato non sia quì ad ammirare tutto questo!”

 

Mise il pc in stand by e si alzò dalla scrivania per andare a guardare fuori dalla finestra: il traffico era notevolmente scemato a quell'ora della notte, ma il vento e la pioggia continuarono il loro balletto diabolico; era così dolce sentirla in quella strana malinconia che l'unico solo desiderio che gli passò per la mente in quell'istante fu quello di stringerla tra le sue braccia.

 

“Quello spettacolo che tu vedi è come se lo guardassi attraverso i tuoi occhi, lo ascoltassi attraverso le tue orecchie e mi esprimessi attraverso le tue parole, perchè inevitabilmente adesso, tu mi hai portato lì con te” le sussurrò appena.

Ci fu nuovamente silenzio, ancora una volta pensò di essersi spinto oltre.

 

“E' bellissimo quello che hai detto” disse provando in quel momento una forte connessione con lui: quelle parole stavano offrendo le ali a qualcosa che forse iniziava ad esserci, seppur minuscola ed ancora inconsapevole, ma che era desiderosa di provare cosa significasse spiccare il volo; sorrise pensando a tutti quei casi di gente che si era conosciuta e persino innamorata attraverso incontri virtuali, anche se non capì il perchè ora stesse pensando proprio ad una cosa simile.

 

“Credi al fato? Intendo, almeno in amore”.

 

Bill sorrise “Perchè mi fai questa domanda?”.

 

“Semplice curiosità”.

 

“Conosci il film Serendipity?”

 

“Sì! E' meraviglioso! Non dirmi che piace anche a te! Quindi credi nella serendipità?”

 

“Sì, credo di sì, anche perchè penso che sia successa una cosa simile quando ho incontrato lei per la prima volta, non cercavo assolutamente nulla, è stato qualcosa di assolutamente inatteso e non mi era mai accaduto prima”.

 

“Qual'è la cosa più pazza che hai fatto per amore?”

 

“Probabilmente non mi sono mai innamorato veramente fino a quando l'ho incontrata, perchè per la verità, non ho mai fatto cose strane per amore prima. Per lei, non ho potuto fare molte cose, tranne quella volta in cui ho preso l'aereo e sono andato anche solo per guardarla di nascosto”

 

La sentì sorridere “Davvero? Ti sei fatto un viaggio solo per spiarla? Perchè non ti sei fatto avanti con una scusa? Questo è davvero romantico!” osservò estasiata.

 

“Perchè ancora non avevo alcun tipo di confidenza e poi non sono così sfrontato”

 

“Non dirmi che sei timido!” la sentì sorridere.

 

“Oh beh, sì... un po' lo sono” disse mordendosi il labbro.

 

“Oggi ho scoperto qualcos'altro di te! Comunque nessuno ha mai fatto una cosa simile per me, nemmeno il mio ex ragazzo”

 

Fu Bill a sorridere questa volta, ignara totalmente di essere stata proprio lei la destinataria di quella sua piccola follia.

 

“Non ci credo, non posso credere che qualcuno per te non abbia fatto qualcosa di magnifico” disse dubitoso.

 

“Devi assolutamente credermi, lui poi non aveva iniziative, non ricordo eventi particolari” poi riflettè un attimo “Mh, forse una rosa rossa il giorno del mio compleanno, l'anno prima che ci lasciassimo e guardare il tramonto la sera al mare”

 

“Si è proprio sprecato”osservò sarcastico “Però i tramonti li hai visti con lui”

 

“Oh sicuro” rispose ridendo “Ma perchè voleva stare in spiaggia fino a tardi perchè c'erano gli amici”

 

“Meraviglioso!” esclamò ironico.

 

“Voglio credere che abbia avuto molte ragazze tu, parlami di te”

 

Bill arrossì nonostante non fosse lì con lui: le domande sulla sua vita privata gli mettevano sempre ansia, anche se ora la circostanza era ben diversa.

 

“Molte? Oh no!” disse imbarazzato “Cosa te lo fa pensare?!”

 

“Non so, il fatto che canti e vai in giro per il mondo... le ragazze impazziscono per queste cose”

 

“Oh, non è automatico! Devo essere seriamente coinvolto per avere una relazione, non m'interessano le storie tanto per avere una compagna. Comunque non saprei dirti, non ho notato la fila di ragazze che aspetta di vedermi nei posti in cui vado” mentì pensando allo stuolo di fans ovunque andasse e a quelle particolarmente intraprendenti e provocanti che gli avanzavano proposte sessuali o che gli lanciavano indumenti intimi durante le loro esibizioni o che donavano sex toys agli incontri, ma c'erano anche quelle più equilibrate, che gli facevano regali carini e romantici, come mazzi di rose rosse che lui adorava, che si mettevano a piangere anche solo quando lui le rivolgeva un saluto, un sorriso, un autografo o per uno scatto insieme; fece scivolare velocemente quelle immagini dalla sua testa per farle più o meno la stessa domanda.

 

“Ho avuto una sola storia. Tutto sommato anche io non ho fatto follie per lui, ma era geloso di Enrique Iglesias...” e si mise a ridere.

 

“Come dargli torto, magari temeva fuggissi con lui” rispose ridendo “Ti fa proprio impazzire Enrique!”

 

“Fuggire?” scoppiò a ridere “Beh, se sei obiettivo, non si può non ammettere che sia bravo e bello”.

 

“Ho altri gusti, decisamente!”

 

“Non avevo dubbi”

 

“E sono convinto che se ti dovesse vedere t'inviterebbe in qualche modo ad uscire con lui”

 

“No” disse divertita “Non penso proprio arriverebbe a questo punto”

 

“Ci scommetterei”

 

“Perderesti subito la scommessa”

 

“Io dico di no”

 

“Io dico di sì. Sei così bella che non potrebbe non notarti”

 

“In mezzo a migliaia di fans? Oh, ti prego!” disse ridendo “Questi personaggi famosi vivono in un'altra dimensione rispetto alla nostra, siamo anni luce lontani da loro. Le compagne se le scelgono tra modelle o figlie di altrettanti personaggi ricchi e famosi, non guardano certo me che sono di Maiori” scoppiò in una risata fragorosa “Non basta solo l'aspetto, sai quante donne, belle, ricche e potenti ci sono....ci vuole ben altro per far colpo. ”

 

Sapeva di aspettarsi un simile commento ed un po' lo divertì “Beh, ma tu sei anche simpatica, sveglia ed intelligente”

 

“Ci stai provando per caso?” chiese divertita.

 

“Ci sarebbe qualcosa di male? Ah sì, io potrei essere un potenziale maniaco”

 

“Non sei un maniaco” brontolò in modo spiritoso “Lo sai che scherzo, sei simpatico e sto bene quando ti sento”

 

Gli parve che il suo cuore smise di battere nel sentire pronunciare quelle parole, come ogni volta che gli diceva qualcosa di carino; lei aveva tutto il potere di questo mondo su di lui: donargli felicità, causargli dolore, provocare delusione, accendere speranza, era come stare continuamente su una montagna russa dov'era lei a decidere quando salire ripidamente verso una gioia o precipitare nell'oscurità dell'abisso della disillusione.

 

“Sono onorato miss Giulia” disse scherzoso ed aggiunse serio “Sappi che tu hai il potere di dissipare ogni pensiero negativo che mi viene durante il giorno.”

 

“A qualcosa servo allora?”

 

“Avevi qualche dubbio?”

 

“Ora credo di no. Anche se in reltà pensavo fosse la misteriosa ragazza ad allietare le tue giornate”

 

“Lo fa ogni istante in cui è tra i miei pensieri, ma con te è diverso.”

 

“Perchè con me è diverso?”

 

Fece una pausa per non rischiare di esagerare. “Tu mi metti a mio agio. Con lei non ho tutta questa confidenza come la sto avendo con te”

 

Ci fu un breve silenzio.

 

“Ti è arrivata?” chiese mentre lui ricevette una foto.

 

“Sembra un ciottolo a forma di cuore” disse osservando una minuscolo sassolino di colore rosa nel suo palmo leggermente insabbiato.

 

“Che curioso averlo trovato, era quì accanto a me”

 

“Te l'ho mandato io”

 

Giulia scoppiò a ridere contagiandolo.

 

“Hai anche questi poteri? Un'altra cosa che so di te ora!”

 

Era così bello sentirla ridere .“Serendipity”

 

“Sembrerebbe proprio di sì” disse “Credo debba lasciarti ora, i miei colleghi si stanno avvicinando”

 

“Ok, buon lavoro” disse accorgendosi che lei gli aveva inviato un'altro scorcio di spiaggia “Ehi, io sono quì con questo tempaccio e tu continui a provocarmi?”

 

“Non voglio provocarti, voglio solo farti sognare per stanotte Devilish”

 

“E' un modo carino per augurarmi una buona notte forse?”

 

“Mh, sogni d'oro Willy, questo posto è un sogno” disse con voce gioiosa.

 

Chiusero la chiamata con quella dolce voce che ancora rimbombava nelle sue orecchie e con lo sguardo fisso sull'immagine di quel piccolo ciottolo che lei aveva già postato nella gallery del suo social account.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Bill, non ci siamo proprio. Cerca di concentrarti perchè diversamente sarai costretto a passare un'altra notte in sala di registrazione. E' questo che vuoi? Il tuo viso provato parla da solo”

 

Appese le cuffie e si avvicinò alla finestra: fuori il sole calante stava colorando di arancione i tetti spioventi di Amburgo in quell'Aprile giunto alla spicciolata; avrebbe voluto essere quel piccione che beatamente se ne stava appollaiato sull'antenna satellitare dell'edificio innanzi al loro studio, almeno era libero da tutto pensò.

Le giornate avevano ripreso ad avere un'altra luce e profumo ed avevano tutto il sentore della primavera: il tempo era secco, le piogge erano diventate meno frequenti anche se concentrate soprattutto in brevi temporali pomeridiani ed il clima si era notevolmente addolcito con temperature che superavano anche i dieci gradi; desiderava poter fare una passeggiata nei boschi, vedere i laghi e ritornare a Ratzeburg, l'avrebbe voluto fare con lei prima o poi, attraversare quei sentieri costeggiati da alberi secolari, respirare l'odore della terra umida, sdraiarsi laddove le fronde filtravano i raggi di sole e lasciarsi andare assaporando ogni singolo suono e profumo di quello spettacolo naturale; lo voleva con tutto se stesso e si chiese per quanto tempo ancora si sarebbe dovuto privare di tutto questo. La vita stava scivolando via così in fretta che ogni cosa non goduta gli pareva irrimediabilmente persa per sempre.

Si sentì oppresso in quelle ultime settimane, recarsi in studio era un modo per evadere, cantare gli permetteva di non pensare a ciò che lo faceva soffrire e Giulia sembrava concedergli quello di cui lui aveva realmente bisogno: volare con la mente altrove, lontano da tutto e da tutti per stare solo e soltanto con lei, lei che gli permetteva di sognare, desiderare ancora, di guardare avanti e di essere fiducioso e di sperare. Guardava di continuo l'orologio e contava il tempo che lo separava dalle loro chiamate.

Era una necessità sentirla, perchè ormai lo facevano ogni giorno e lei era diventata suo malgrado, il rimedio al suo malessere.

 

“Bill” disse David appoggiandogli una mano sulla spalla “Non devi assolutamente farti travolgere da questa storia. Ne avete vissuto di circostante spiacevoli, ma adesso sei più maturo e devi fare appello a tutto il tuo savoir-faire per saperla gestire al meglio e ricordati che non sei solo, ci siamo dentro tutti.”

 

“Capisci che è andata di mezzo mia madre? Possono toccarmi tutto, ma i miei familiari no, loro non c'entrano”

 

“Era una squinternata” Bill lo interruppe subito.

 

“Una squinternata che si è permessa di metterle le mani addosso e di minacciarla! E' arrivata fino a questo e le guardie dov'erano? Il cazzo di controllo di cui tanto vi vantate dov'era? Erano appena fuori casa, David! Devo solo immaginare che arriveranno a fare ciò che minacciano di voler fare” disse agitato.

 

“Calmati adesso, ci sono le denunce e gli inquirenti che stanno acquisendo tutti i dati”

 

“Dati di cosa? Di quattro pazzoidi che sappiamo già da mesi essere sulle nostre tracce e che non demordono. A questo c'eravamo arrivati tutti. Siamo tutti inquirenti a questo punto”

 

“Ma non capisci che è proprio questo quello che loro vogliono da te, da voi? Stare al loro gioco per distrarvi dai vostri impegni. Dannazione Bill, a volte mi sembra di parlare ad un ragazzino di dieci anni”

 

“Ascoltami bene David: non ho intenzione di restare impassibile davanti a tutto questo perpetrarsi di cose assurde e pericolose. Cambiare casa, non ha risolto molto”

 

“Lascia fare alla polizia, c'è già un ordine restrittivo, tu e tuo fratello, non cacciatevi nei guai, non è questo quello di cui abbiamo bisogno, ok?” disse guardando quegli occhi più taglienti di una lama sottile.

 

“Ho bisogno di uscire, finiamola quì per oggi”

 

“Non stare a casa a rimugginare, è venerdì sera, divertiti, fai qualcosa, fai tutt'altro, distraiti ma non pensare a loro” ma non era così semplice quando ti accorgevi che dagli specchietti retrovisori la solita macchina ti seguiva a distanza ed era ancor più scoraggiante ricevere la conferma ai tuoi sospetti dalla guardia del corpo che stava alla guida del crossover.

 

 

 

 

 

 

 

“Tom, sei pronto?” gli urlò dal salotto pienamente convinto di non voler uscire. Il gemello fece capolino dal bagno tutto sorridente.“Ma sei ancora così? Sono esattamente le ventuno e trentasette e ti sto aspettando la bellezza di venti minuti”

 

“Non è colpa mia se ti sei sbrigato così velocemente! Dammi un quarto d'ora e arrivo”.

 

Bill sbuffò, si sedette sul divano ed accese il televisore senza la minima intenzione di guardarlo; afferrò il telefono e fece uno squillo a Simone, nel mentre ricevette un suono acustico che l'avvisava di un'altra chiamata in arrivo, respinse la chiamata e la rinviò.

 

“Giulia!” rispose subito non riuscendo a nascondere la sua sorpresa mista a preoccupazione “Cosa è successo?”

 

“Oddio Willy, niente, è tutto a posto, sei così agitato... Volevo solo sentirti prima che uscissi perchè non credo che avrei resistito sveglia fino a tardi, al tuo rientro a casa insomma. Mi spiace se ti sto disturbando. Per una volta potrei avere il piacere di chiamarti io?”

 

Fece un sospiro di sollievo, si rese conto di quanto quella situazione lo stesse logorando.

 

“Oh beh, mi dispiace deluderti, ma non voglio che sia tu a pagare la chiamata e ricordati solo una cosa: tu puoi chiamarmi all'ora che vuoi, in qualsiasi momento e se anche sto dormendo, per te ci sono, perchè tu non mi disturbi mai. In ogni caso l'ho immaginato quando ti ho scritto il messaggio, ti avrei chiamata dal locale”

 

“Domani entro alle dodici e indovina dove andrò?” chiese tutta felice.

 

“Mh, fammi indovinare...dammi qualche indizio”

 

“La città inizia per...B”

 

“Oh, non ci credo!” esclamò entusiasta a gran voce dando inavvertitamente per l'emozione, un colpo secco con la gamba al tavolino innanzi a lui, facendolo sobbalzare rumorosamente “Berlino?”

 

“Cosa succede?” chiese preoccupata sentendo quel fracasso “Sei caduto per caso?”

 

“Bill? Tutto bene? Che caz....” disse Tom spuntando in sala ma interrompendo subito la frase; Bill lo fulminò con lo sguardo e gli fece cenno di stare zitto.

 

“Bill?” chiese incuriosita “Avete ospiti? Chi è? Ma che succede?”

 

“Sì, è tutto ok. Era mio fratello” disse in difficoltà “Mi chiama Will, Will, non Bill. Ho solo sbattuto la gamba, ma è tutto ok”.

 

“Ti sei fatto male? Mi sembrava di aver sentito chiamare Bill per la verità, non Will” disse dubbiosa “Comunque , dicevo che devo andare a Bucarest! Dev'essere una città stupenda, ci sei mai stato?” Bill guardò il fratello che lo fissava come un ebete.

 

“Ah! No, era proprio Will, mio fratello è dislessico, con disturbo dell'espressione del linguaggio, a volte ha problemi con la pronuncia di consonanti e vocali”disse smorfiando il gemello ed invitandolo col dito medio della mano ad andarsene “Non so perchè pensavo fosse proprio Berlino e comunque no, non ci sono mai stato e non mi dispiacerebbe affatto visitarla”

 

“Com'è andata la giornata di lavoro? Avrei dovuto chiedertelo da prima”

 

“Giornata snervante, oggi abbiamo avuto problemi in sala di registrazione”fece una piccola pausa sentendo il tichettìo della pioggia infrangersi nei vetri “Quì sta diluviando”

 

“Non t'invidio sai?”

 

“Certo che lo so! Adesso prendo il primo volo e vengo a prendermi un po' di quel mare e di quel sole italiani e me li porto quì”

 

La sentì ridere “Mi piace la pioggia sai? E' così romantica non trovi?”

 

“Sì, piace anche a me” disse pensando a quanto fosse sexy quella vocina “E' fonte d'ispirazione se ti trovi in un particolare stato d'animo”

 

“Davvero? Ti ha ispirato qualche canzone?”

 

“Molte per la verità, soprattutto se piove di notte; in genere sto sveglio fino a tardi perchè la notte è il momento migliore per scrivere ciò che sento”

 

“Davvero? Quando potrò sentire un tuo brano?” fece un brevissima pausa ed aggiunse “Ok, ok, so aspettare”

 

“Appena sarà pronto sarai la prima ad ascoltarlo” disse immaginando già cosa avrebbe architettato per incontrarla.

 

“Oh, pensavo che nelle notti piovose in relatà facessi altro”.

 

Bill sgranò gli occhi meravigliato per quell'uscita inaspettata, ma forse aveva inteso male.

 

“A..altro?” chiese con lieve imbarazzo.

 

“Sì, pensavo dormissi o facessi qualcos'altro di davvero romantico con qualche tua.... ragazza, ecco”

 

Bill sentì le guance diventare come brace per quella osservazione ardita ed inaspettata e giurò che se in quell'istante il fratello fosse sbuccato all'improvviso e l'avesse visto in quelle condizioni si sarebbe sentito parecchio in imbarazzo; ma si concesse anche il beneficio del dubbio, perchè ad essere onesti, il loro inglese non era ancora così perfetto.

 

“Giu..Giulia..no” balbettò sorridendo “No, assolutamente no”

 

“Guardare dei film romantici, ad esempio... oh scusami, pensavo fosse naturale questa osservazione, sono stata invadente .. di solito i ragazzi romantici fanno queste cose”

 

“Oh beh...immagino di sì” disse quasi vergognandosi di aver immaginato altro.

 

“Sono stata inopportuna”

 

“No, non lo sei stata, perchè mai poi?” disse sinceramente apprezzando quello slancio di particolare confidenza “Onestamente pensavo ti riferissi a qualcos'altro....”

 

La sentì sorridere imbarazzata “Beh, non volevo intendere certe cose private, ma se ti va, puoi rispondere ugualmente”.

 

“Oh beh... e' successo sì, ed è stato romantico, ma non credo che si avvicinerebbe minimamente a quello che potrei provare nello stare con chi amo profondamente in una notte così particolare”

 

“Beh io non potrei dirti nulla a riguardo dal momento che non ero maggiorenne al tempo in cui stavo col mio ragazzo, i miei non mi concedevano la possibilità di dormire fuori”

 

“Hai dei genitori protettivi, penso che sia stato giusto così” disse non sapendo esattamente cosa dire.

 

“Sai, te l'ho chiesto perchè mi è capitato tante volte di vedere scene di film in questo genere di contesto e lo trovo così romantico, come a Colazione da Tiffany o I ponti di Madison County e guardarli con la tua ragazza o ragazzo abbracciati mentre fuori piove dev'essere così bello!”
 

Bill continuò a sentirsi in lieve imbarazzo, stava lambendo temi che stavano alimenteando le sue fantasie; cercò di tenere un autocontrollo quando vide il gemello nel corridoio pronto ad aspettarlo. Bill gli fece cenno di andare.

 

“Li ho visti entrambi e sono due grandi capolavori! Penso sia stupendo condividere dei momenti così romantici con chi desideri”

 

“Credo che ora tu debba andare però, è davvero tardi, ti ho trattenuto troppo al telefono” disse dispiaciuta.

 

“Per me non è tardi, a meno che tu non abbia deciso di addormentarti, posso rimanere quanto vuoi, tanto ho deciso di non uscire più”

 

“Non è giusto, con le mie chiacchere ti ho fatto passare la voglia di andare fuori stasera, mi dispiace davvero averti..” non le fece terminare la frase ed improvvisamente con una dolcezza che meravigliò entrambi disse “Sshh... Dio solo sa quanto avessi bisogno di sentirti e non m'importa nulla di uscire stasera”.

 

Silenzio. Nessuno dei due seppe quanto durò, ma sembrò un'infinità.

Giulia sentì un piccolo brivido salirle fino al cervello, perchè inutile negarlo, quelle parole le aveva provocato un effetto piacevole, le erano giunte come una carezza e questo le stava accedendo sempre più spesso. Una era la domanda a cui temeva di dare risposta: perchè aveva bisogno di sentirlo? Adduceva mille scuse ogni volta, perchè era simpatico, disponibile, spiritoso, premuroso, sapeva apprezzarla e poco importava a questo punto non sapere come fosse fisicamente. Lui stava diventando cibo per la sua anima, il suo spirito, la sua mente. Riusciva a fortificarla, a darle ciò di cui aveva bisogno nei momenti di necessità, ma il vero motivo era quello per cui si vergognava di ammettere anche sè stessa e cioè iniziava a provare una strana attrazione e una curiosa sintonizzazione mentale. Elena c'era, ma era sempre più spesso con suo fratello e Willy era sempre più presente ed era come se stesse prendendo piano piano il suo posto; ma sapeva anche che il suo cuore era già occupato da quella misteriosa ragazza di cui lui a volte le parlava e per questo era fermamente convinta a non lasciarsi andare ad una situazione irreale e costruita dalla sua fervida immaginazione convinta di non ripetere una situazione come quella vissuta con Massimiliano. Arrivare a sentirsi al telefono anche la sera tardi, quando erano liberi dagli impegni, era diventata una normalità ed una necessità per entrambi ed aveva smesso di chiedersi se questo fosse un bene o un male, giusto, sbagliato se non addirittura pericoloso; le piaceva il fatto che lui fosse lì, pronto ad ascoltarla per ogni fesseria o cosa seria, ma soprattutto perchè Willy non le aveva mai fatto pressione su nulla, nemmeno per incontrarsi, anche se questo stava diventando un pensiero sempre più ricorrente in lei.

Chiuse gli occhi nel tentativo di addormentarsi, ma risuonava nella sua testa ancora quella voce di ragazzo che non era ancora di uomo maturo, quella erre lievemente alla francese e di quegli slanci di gentilezza e dolcezza che la sorprendevano tutte le volte. Strinse con forza le palpebre ma subito la stanza fu illuminata a giorno per qualche secondo a cui seguì il rombo di un forte tuono: il temporale era arrivato anche a Bologna e con un accenno di sorriso pensò che fosse quello che poco prima era scoppiato ad Amburgo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Santo cielo, cosa stai dicendo? Non ti capisco, parla più piano Tom” urlò agitato al telefono.

 

“Calmati, è tutto sotto controllo” disse il gemello “Sono dalla polizia adesso ”

 

“Polizia? Come dalla polizia? Non farmi morire d'infarto”

 

“Ero alla Stresemannstrasse che facevo benzina e si sono avvicinate, erano le solite Bill” disse con voce rotta.

 

“Lo sapevo, lo sapevo, non dovevo lasciarti andare da solo! Dovevi chiamare una guardia del corpo con te, ma come ti è saltato in mente?”

 

“Bill, avevo bisogno di stare un po' con Ann, non posso uscire sempre scortato, ma quelle stronze si sono studiate il loro piano nel dettaglio”

 

“Tu e le tue fottute esigenze! Con quelle alle calcagna da mesi, ti permetti di fare errori del genere! Chiamo Andreas ed arriviamo, calmati adesso” disse indossando la prima cosa che gli capitò a tiro. Sentiva che sarebbe successo ed ancora una volta maledisse il suo sesto senso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le sue iridi fissarono quella casetta scolpita nel legno chiaro appesa alla parete del salotto: tra un po' le lancette avrebbero segnato le sei del mattino ed il cucù sarebbe uscito come al solito da dietro la sua porticina, ma lui aveva escluso la suoneria: quel suono cadenzato ad ogni ora, gli sembrava eccessivo e l'aveva lasciato solo per l'ora della mezzanotte.

 

“Ti piaceva molto quando eri piccolo, ricordi? Ci ossessionavi perchè volevi assolutamente la suoneria attiva ed io mi prendevo un colpo ad ogni ora esatta!” disse Simone “Sì perchè quando mi sembrava di trovare la giusta concentrazione per quello che stavo facendo, ecco che il cucù usciva chiassoso a farmi prendere un colpo”

 

Bill accennò un vago sorriso “Penso debba andare a letto a dormire un pò” osservò accarezzandogli il braccio “Tuo fratello si è già addormentato”

 

“Sono ancora sconvolto per riuscire a dormire, non riesco a credere che sia andata a finire così. Tom è impulsivo, lo è sempre stato, ma quì avrebbe dovuto controllarsi e quella stronza ha ottenuto quello che voleva”

 

“Adesso dobbiamo avere pazienza Bill e lasciare che gli inquirenti svolgano il loro lavoro, ma soprattutto tesoro” disse attirandolo a sé per abbracciarlo “Vorrei che vi concentraste sul lavoro che state portando a termine, vedrai che vi aiuterà molto a non pensare”

 

Bill affondò il viso tra i capelli di Simone che sapevano di rosa e anche se per poco riuscì a rilassarsi.

 

“Gordon sarà quì a momenti, vai a riposarti”

 

Sfiorò con le sue labbra la guancia della mamma e si avviò in camera da letto, ma sapeva già che non avrebbe chiuso occhio: aveva ancora davanti ai suoi occhi l'espressione sconvolta di suo fratello al suo arrivo in commissariato e dello sguardo smarrito di Andreas che lo abbracciava forte; era raro vedere Tom in quello stato, ma stavolta l'aveva fatta grossa e comunque non riusciva a biasimarlo. Sperava solo che le cose non si mettessero male, perchè poteva significare un brutto colpo per tutti.

Passò davanti alla camera di Tom notando che la porta era lievemente aperta: sbirciò appena dentro quando si sentì chiamare.

 

“Ma allora non stai dormendo?” disse entrando dentro la stanza.

 

“Non ci riesco e tu, non dormi?”

 

“Non credo di riuscirci nemmeno io” rispose sendendosi sul letto.

 

“Ti voglio bene Bill” disse guardandolo dritto negli occhi: il gemello lo fissò un istante e si avvicinò per stringerlo a sé.

 

“Ti voglio bene anche io, ma non fare più cazzate del genere, ci hai fatto prendere un colpo”

 

“Bill credimi: ho provato a non rispondere alle sue provocazioni mentre le altre tre ridevano, ma quando mi ha spento quella sigaretta sul vetro non ci ho visto più, non so che mi sia preso, ho avuto un black out nel mio cervello”.

 

“Hanno avuto quello che volevano ed anche se il loro avvocato ha fatto richiesta di acquisizione del filmato della stazione di servizio, dovranno tener conto dell'ordine di restrizione non rispettato e di tutte le minacce che abbiamo subito oltre l'aggressione nei confronti di mamma. Mi pare ci sia un bel po' di materiale su cui la polizia dovrà lavorare e tener conto”

 

“Non dermordono, ne sono sicuro. Il fatto che l'abbia respinta l'ha mandata in bestia. Poi erano completamente coperte, anche il volto. Non sono riuscito a vedere se non solo gli occhi”

 

“Certo, tu che respingi una ragazza è incredibile” disse Bill cercando di sciogliere la tensione.

 

“Miro a qualcosa di meglio se permetti e quelle non sono nostre fans e quella stronza non voleva di certo farsi una foto ricordo”

 

“Tom” disse “Promettimi che valuteremo l'idea di andarcene da quì se le cose non dovessero cambiare”.

 

“Vorresti trasferirti a Los Angeles?”

 

Bill sciolse l'abbraccio ed abbassò lo sguardo annuendo.

 

“Ok, la vita è nostra, solo nostra e possiamo solo noi decidere che farne”

 

Si abbracciarono e provarono ad addormentarsi l'uno stretto all'altro, ma Bill aveva davanti ai suoi occhi quelle battute stampa che aveva avuto modo di leggere sul suo telefono poco prima e che non parlavano d'altro che di quel colpo sferrato dal chitarrista del gruppo in pieno volto ad una loro fan.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“A quanto pare ci si rivede” si sentì dire da dietro le spalle mentre usciva dalla sala briefing: si voltò e vide un viso non proprio sconosciuto e che subito dopo realizzò essere Martin.

 

“Posso offrirti un caffè?” Giulia si sentì in imbarazzo, in realtà voleva andare da sola al bar ma anche rifiutare non sembrava molto cortese soprattutto se stava andando nelle sua stessa direzione; con leggera titubanza accettò l'invito e si sedettero al bar accanto la biglietteria.

 

“Dunque anche oggi sarai con noi” disse sorridente “Mi hanno parlato davvero molto bene di te”

 

“Parlato...chi?” chiese incuriosita sorseggiando il suo caffè bollente.

 

“Dall'ufficio responsabile del personale e chi se no?”

 

“Ah, beh sì” rispose non sapendo che dire.

 

“Io ti ho notata fin da quando hai iniziato nelle biglietteria” disse scrutando il suo volto.

 

“Sì? Strano” rispose “Perchè non ci ho fatto proprio caso” continuò, immaginandosi dove volesse andare a parare. Aveva sempre preferito tenersi a debita distanza dal sesso maschile, soprattutto quando riguardava il suo ambiente lavorativo. Era convinta che non venisse mai niente di buono e quel ragazzo le sembrava un po' troppo audace, ma non voleva mostrargli alcun pregiudizio nei suoi confronti.

 

“Penso che quì, un po' tutti ti abbiano notato e devo dirti che siamo proprio contenti di te perchè sei precisa e puntuale. Ed anche molto paziente!”

 

“Sarebbe un problema se così non fosse, soprattutto per il lavoro che facciamo”

 

“So che sei iscritta anche all'Università, ma come riesci a conciliare tutto? E' un'impresa”

 

“Quando ho i giorni liberi cerco di studiare, ma ho dovuto tralasciare parecchie cose che prima facevo, palestra, disegno..il lavoro porta via parecchio tempo”

 

Lo guardò mentre mordeva il croissant e pensò a quanti ne avrebbe dovuto mangiare prima che mettesse su qualche chilo, perchè era davvero magro.

 

“Sai disegnare? Mio fratello è un fumettista, lavora per un'agenzia a Londra”

 

“Hai un fratello?” chiese quando sentì un mano appoggiarsi nella sua spalla destra.

 

“Stefy” disse lui alzandosi in piedi ed abbracciandola “Vieni, siediti” disse spostandole la sedia per farla sedere.

 

“Giulietta” l'appellò affettuosamente mentre le accarezzo il dorso della mano “Pausa prima del volo?”

 

“-Pausetta- direi, tra mezz'ora ci avviamo” terminò appena la frase quando i suoi occhi si posarono su una figura familiare che sembrava dirigersi nella sua direzione. Girò il capo per guardare Martin che discuteva con la collega, nel tentativo di non incrociare quello sguardo mentre sentiva il suo cuore accelerare il battito.

 

“Giulia!” sentì chiamare poco dopo: si girarono i suoi colleghi e lei fu l'ultima a farlo.

 

Si trovò davanti Massimiliano sorridente, felice di vederla.

 

“Ciao” rispose timidamente ed intuì che stava iniziando a diventare rossa in volto perchè sentì lo sguardo di tutti su di lei.

 

“Ciao Massimiliano” disse Stefania e per togliere dall'imbarazzo Giulia gli presentò Martin.

 

“Come stai?” chiese subito dopo.

 

“Bene, come mai da queste parti?” chiese riacquistando un po' più di sicurezza.

 

“Devo partire per Roma”

 

“Noi iniziamo ad andare” disse Martin ignaro della situazione e si avviò verso l'uscita del locale trascinando la collega che brontolò lievemente “La colazione è pagata ed anche la tua Max”. Avrebbe voluto seguirli per non restare sola con lui pensò Giulia, ma cercò di appellarsi al suo autocontrollo.

 

“Siamo da un po' che non ci vediamo, ti trovo bene” disse non togliendo nemmeno per un secondo lo sguardo dal suo viso.

 

“Sì, sono felice di questo nuovo lavoro e tu come stai? Ti trovo dimagrito”

 

Lui si mise a ridere rispondendo che effettivamente era calato di un paio di chili. “Troppo lavoro, sono sempre di corsa, ma è comunque un buon modo per tenersi in forma. Mi spiace solo che non vedo così spesso Mirko, da quando è con Elena, giustamente preferisce star solo con lei nei momenti liberi”

 

“Come sta Maria?”

 

“Tutto bene, adesso conviviamo, ma anche lei è sempre a lavoro e se ho il turno di notte, capita che ci vediamo solo per pochi minuti”

 

“Però è tutta un'altra cosa la convivenza, dev'essere bello” osservò.

 

“Sono contento di averti incontrata”

 

Sorrise “Mi fa piacere... Allora, non mi racconti nient'altro che solo di lavoro, lavoro e lavoro?”.

 

Lui ricambiò il sorriso ed iniziò a raccontarle delle vacanze natalizie trascorse con Maria ad Amsterdam e di quanti posti meravigliosi girarono in quei pochi giorni a disposizione, di quanto fossero aumentati i costi delle case e degli affitti e che stavano valutando l'idea di acquistarne una da restaurare fuori Modena, con un piccolo giardino dove portare i cani della sua compagna. Più parlava più Giulia riuscì a trovare l'equilibrio interiore che cercava: capì che non valeva più la pena perdere tempo a rincorrere sogni impossibili e per quanto ancora potesse piacerle, le parole di Willy, che in quel momento riecheggiarono nella sua testa, le aprirono incredibilmente la mente; 'lascialo andare', si ripetè mentre lo osservava parlare, perchè se non era in grado di portare felicità o quanto meno benessere, non valeva la pena trattenerlo. Abbassò il viso e sorrise, perchè per la prima volta in sua presenza, riuscì a ritrovare se stessa, senza giudicarsi per quello che era stata e per quello che era in quel preciso istante.

Guardò l'orologio e capì che il tempo stringeva.

 

“Ci possiamo sentire ogni tanto se ti va, che ne dici?” azzardò.

 

“Certo Max, quando vuoi tu”

 

“Allora ciao” disse vedendolo titubante se avvicinarsi ad abbracciarla oppure no: allora lei allungò la mano e lui gliela strinse con forza trattenendola più del dovuto; le sorrise e lei fu consapevole che se voleva, non poteva più farle del male. S'incamminò veloce verso il gate, serena come non lo era stata da un po' di tempo a quella parte e con in testa un solo ma bizzarro pensiero, Willy.

 

 

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

Note autrice: come sempre ringrazio chi dedica del tempo alla lettura del capitolo e spero di vedere molte più fanfiction in questa sezione.

Cit: Di qualunque cosa le nostre anime siano fatte, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa.
(Emily Brontë)

 

 

 

 

   
 
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