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Autore: Violet20    10/06/2020    0 recensioni
Il Dottore le prese la testa fra le mani nonostante tremassero: “Donna... Ti ricordi di me?”
Fu un attimo. Donna sobbalzò, come se fosse stata colpita da un fulmine, facendo spaventare i suoi figli, ma subito dopo guardò più attentamente quello strano individuo che aveva chiesto di vederla. I suoi occhi si spalancarono per la sopresa e sulle labbra le si formò un sorriso: “Spaceman!”
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Donna Noble, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci al momento clou!
Finora è l'unica scena che abbia scritto versando qualche lacrima (e ricordo che non sono una che si commuove facilmente): questo è il motivo per cui sono affezionata a questa fanfiction - oltre alla trama, ovviamente - e vi ringrazio per il sostegno fin qui ricevuto.
Spero che vi piaccia il suo sviluppo: prendete i fazzoletti e buona lettura!







Quando fu certo che la Tardis fosse atterrata, il Dottore prese il cappotto e si diresse alla porta, ma poco prima di aprirla si fermò lasciando la sua mano sospesa per aria. Fino a quel momento non aveva avuto ripensamenti, ma adesso non era più sicuro di potercela fare.
"Oh, andiamo!” si disse cercando di farsi coraggio: “Immagina come si arrabbierebbe se venisse a sapere che eri sul punto di farlo e non l'hai fatto!" e dopo aver immaginato l’ipotetica reazione dell’amica alla notizia, fece un bel respiro e aprì la porta.
La Tardis era atterrata in uno stanzino delle scope, dal quale una volta uscito, si ritrovò in un lungo corridoio d'ospedale con le pareti azzurre. Svoltò a destra, poi a sinistra e poi sempre dritto. Girato l'ultimo angolo, si trovò finalmente nel corridoio giusto, ma mentre si avvicinava alla stanza di Donna, notò di non essere da solo. Al di fuori della porta di quella stanza in cui voleva e non voleva entrare c'erano seduti un uomo e una donna, sui trenta/quarant’anni circa, che pur non parlandosi, si tenevano per mano, come volessero farsi coraggio. Al Dottore bastò un'occhiata al colore dei loro capelli per capire chi fossero e appena lo realizzò, gli venne un groppo alla gola per l'emozione. Erano i figli... I figli di Donna! Avevano entrambi i capelli rossi, anche se la ragazza li aveva leggermente più scuri del fratello: ma eccettuata quella differenza, i due si somigliavano come due gocce d'acqua... Gemelli, Donna aveva avuto due gemelli! Come gli sarebbe piaciuto tornare indietro nel tempo e comunicarle la bella notizia! Ma l'improvvisa felicità che l'aveva colto si dissolse non appena fece per muoversi nella loro direzione.
"Salve... E’ questa la stanza di Donna Noble?" 
La ragazza alzò lo sguardo, corrugando la fronte.
"E lei chi è?" chiese sospettosa. 
"Sono... Un amico di vostra madre" rispose il Dottore, cercando di non lasciar trasparire l'agitazione dalla sua voce.
"Così giovane? E quando vi sareste conosciuti?" chiese il ragazzo, corrugando la fronte esattamente come aveva fatto la sorella e alzandosi in piedi.
"Bè, ecco, è un tantino lungo da spiegare..." rispose lui imbarazzato. Non ce l’avrebbe mai fatta a raccontargli tutto, il tempo era quello che era... Quando all'improvviso, alla ragazza le brillarono gli occhi.
"Wilfred, è lui..." mormorò prendendo per un braccio il fratello e alzandosi lentamente, senza distogliere per un attimo lo sguardo dal Dottore.
Il ragazzo guardò prima la sorella e poi guardò lo sconosciuto che aveva affermato di conoscere sua madre. E strabuzzò anche lui gli occhi per la sorpresa.
"Sei proprio tu..."
"Wilfred? Ti chiami Wilfred?" domandò il diretto interessato, spaventato dalle occhiate sorprese e al tempo stesso inquisitorie dei gemelli.
“... Come il nonno. E io Agatha, come la scrittrice che avete conosciuto in uno dei vostri viaggi... Dottore!" rispose la ragazza, mentre sul viso cosparso di lentiggini le si formava un sorriso. Stavolta fu il Dottore a strabuzzare gli occhi per la sorpresa.
"Un... Un momento... Come sapete tutte queste cose? Non può essere stata lei..."
Il ragazzo sorrise e prese dalla borsa che aveva ai piedi un diario dalla copertina nera di cuoio che gli consegnò in mano. Il Dottore prese a sfogliarlo: in quel diario abbastanza voluminoso c'erano scritte tutte le sue avventure con Donna, dalla prima all'ultima. Ma quella non era sua la scrittura.
"Chi vi ha dato questo diario?"
Che fosse opera della misteriosa River Song?
"Papà. Due anni fa..." disse Agatha abbassando gli occhi.
Al Dottore bastarono quelle parole per capire qual era stata la circostanza.
"Quando abbiamo parlato con lui per l'ultima volta, ci fece aprire un cassetto con una chiave che aveva sempre tenuto nascosta e ci consegnò questo diario. Disse che nonno Wilfred gliel'aveva consegnato al momento della sua... Dipartita" 
Al sentire la notizia che il nonno di Donna era morto, pur sapendo di trovarsi nel futuro, il Dottore non poté evitare che una lacrima gli rigasse il volto: "Ci disse che poco prima di incontrarlo, mamma aveva viaggiato nel tempo e visitato l'Universo con un alieno dalle sembianze umane che si faceva chiamare 'il Dottore'. Ci disse che trovava ingiusto che non potesse ricordare niente di quel periodo che l'aveva fatta diventare la persona che aveva conosciuto, ma come gli aveva detto il nonno, toccava a lui farlo per lei" 
Il Dottore sorrise commosso.
"E così abbiamo fatto noi. Sapevamo di avere una grande mamma, ma dopo questo..." commentò il ragazzo, ma subito dopo si fermò e fissò il Dottore con uno sguardo serio: "Ma lei non può ricordarti, a meno che oggi..."
Il Dottore li guardò a fatica negli occhi. Fece un debole sorriso e fece segno di sì con la testa. Subito i due si cercarono con la mano e se la strinsero a vicenda per farsi coraggio.
“Bè, non ci cogli di sorpresa, in un modo o nell’altro ce lo aspettavamo...” disse Agatha abbassando lo sguardo.
“E... Tu sei qui per fargli un ultimo regalo prima che se ne vada per sempre?” chiese timidamente Wilfred.
“Non sono obbligato a farlo se non volete” rispose lanciando un'occhiata all’orologio del corridoio: aveva ancora venti minuti a sua disposizione.
“Devi farlo" esclamò Agatha, stavolta guardandolo dritto negli occhi: "Quando i medici ce l’hanno comunicato, io e Wilfred abbiamo pensato entrambi che se c’era una cosa che avrebbe reso più sopportabile tutto questo per mamma sarebbe stato ricordarsi cosa le era successo nel 2008!”
“Ripensava sempre a quell’anno,” continuò Wilfred: “ma non riusciva mai a ricordarsi troppo. Hai presente quando hai un vuoto in testa, ma sai che è perché hai scordato momentaneamente qualcosa? Per lei è sempre stato così: col tempo ci aveva fatto l’abitudine, ma era comunque triste perché sapeva che era qualcosa di importante, ma non riusciva a ricordare che cosa...”
Il Dottore stava per replicare, ma Agatha aveva preso la testardaggine della madre e continuò.
“Non si può fare più niente per lei... Fallo per la precaria che ha salvato l’Universo e l’ultimo Signore del Tempo, fallo per tutti i bei momenti passati insieme... Fallo per noi,” indicò lei e il fratello: “per papà, per il nonno, la nonna, tutti quelli che sapevano quanto valesse mamma e non hanno mai potuto dirglielo apertamente... Falla morire felice!” disse concludendo con le lacrime che le rigavano il volto.
Il Dottore sorrise e fece per asciugarle una guancia.
“E allora andiamo a ricordare a vostra madre chi è la donna più importante dell’Universo!”
I due gemelli vennero in avanti entrambi per abbracciarlo e il Dottore li strinse forte a sé. Avrebbe voluto replicare che così facendo, sarebbe stato costretto a dirle di nuovo addio ed era stanco di perdere tutti quelli che viaggiavano con lui. Ma nel vedere le sue lacrime le parole che avrebbe voluto usare per replicare gli erano morte in bocca: non avrebbe mai potuto negare il proprio aiuto a due bambini che stavano per dire addio alla propria madre. 
 
 
 
A causa delle tapparelle abbassate, la camera era un po’ buia. Al centro di questa c’era un letto sul quale era sdraiata un’anziana signora che in gioventù aveva avuto i capelli rossi e nonostante l’età e la malattia, conservava ancora uno sguardo vispo. Non stava dormendo perché non appena i tre varcarono la soglia, sollevò lo sguardo e chiese: “Che ci fate ancora qui ragazzi? Non siete appena usciti?”
Il Dottore ebbe un piccolo sussulto. La sua voce non era invecchiata di un giorno. 
“Mamma, c’è una persona che vorrebbe salutarti…” le spiegò Agatha.
Donna distolse lo sguardo per cercare questa persona e Wilfred spinse dolcemente il Dottore con la mano. Si fece avanti e sotto gli sguardi ansiosi dei gemelli, andò a sedersi sul lato sinistro del letto.
“E tu chi sei?”
Il Dottore le prese la testa fra le mani nonostante tremassero: “Donna... Ti ricordi di me?”
Fu un attimo. Donna sobbalzò, come se fosse stata colpita da un fulmine, facendo spaventare i suoi figli, ma subito dopo guardò più attentamente quello strano individuo che aveva chiesto di vederla. I suoi occhi si spalancarono per la sopresa e sulle labbra le si formò un sorriso: “Spaceman!”
Il Dottore, insieme con Agatha e Wilfred, a quel punto non riuscirono più a trattenere le lacrime e le risate per la buona riuscita dell’impresa, mentre Donna cominciava a mettere insieme tutti i tasselli mancanti della sua vita grazie ai nuovi ricordi.
“Ciao Donna!” le rispose il Dottore: “Deduco che adesso ti ricordi di me...”
“Non solo di te, megalomane” gli rispose a tono: “Ora tutto ha più un senso: non mi sono sposata con Lance perché se la faceva con Nerys... Era perché se la faceva con quella gigantesca donna ragno!”
“Già” mormorò il Dottore.
“E quei cuccioli di grasso: com’erano carini... Anche se lo stesso non si poteva dire di come nascevano... E la famiglia di Pompei: chissà che fine avrà fatto quella ragazza... Evelina, Evelina si chiamava... E la biblioteca! Quella gigantesca biblioteca che ospitava quei mostri terrificanti: ora capisco perché ho sempre avuto paura delle ombre... E ho chiamato mia figlia Agatha non solo perché mi piaceva la scrittrice, ma anche perché l’avevo conosciuta! Agatha, hai sentito? Ho risolto un caso con Agatha Christie!” disse cercando con lo sguardo la figlia, che annuiva commossa.
“Lo so mamma, il nonno ce l’ha raccontato!”
E Wilfred le porse il diario che prima aveva fatto sfogliare al Dottore. Lei lo prese tra le mani e lo lesse quasi in un battibaleno... Come solo un Signore del Tempo avrebbe potuto fare.
“Noooo” esclamò ad un certo punto: “Mio nonno ha scritto anche di Freddie Mercury!
"Davvero?" chiese il Dottore sbirciando la pagina che teneva aperta per poi commentare ai figli: "Rimase impressionato dalle doti da ballerina di vostra madre!"1
"Ballavo molto meglio di te! E non solo mi offrì da bere, ma a un certo punto ci siamo ritirati nel sala VIP della discoteca e..."
Un forte dolore alla testa non la costrinse a piegarla in avanti.
“Mamma?” esclamò Wilfred chinandosi verso di lei preoccupato.
“Va tutto bene tesoro, è solo il prezzo necessario per ricordare. Non c'è bisogno che vi racconti questa storia: abbiamo poco tempo, quindi usiamolo bene” disse alzandosi un poco mentre lui annuiva alla sua richiesta con le lacrime agli occhi. Ecco il DoctorDonna, pensò il Dottore con un mezzo sorriso.
“Prima tu, Dottore... Quanto tempo è trascorso dall’ultima volta che ci siamo visti?” gli chiese con tono deciso. 
“Un anno...”
“E viaggi già con qualcun altro?”
Il Dottore abbassò la testa: “Non viaggio più con nessuno da quando ti ho lasciato” Donna aggrottò le sopracciglia in segno di disapprovazione e scosse la testa: “Dottore, Dottore... Uno come te non dovrebbe mai stare da solo!”
“Lo so Donna, lo so...” disse il Dottore ripensando a cosa l’aveva spinto a fare su Marte la mancanza di un companion pronto a farlo rinsavire: “... Ma dove la troverei un’altra come te?”
“Oh, andiamo: scommetto che là fuori c’è un’altra rossa pronta a tenerti testa che non vede l’ora di scoprire l’Universo e... AHH!!!” 
Donna provò un’altra fitta di dolore, stavolta più forte.
“Promettimelo, Dottore: trova qualcuno...” disse la sua amica stringendo i denti per il dolore, mentre i figli le tenevano la mano destra per farle coraggio: “... Perché penso che a volte tu abbia bisogno di essere fermato!” 
“Lo prometto, Donna, lo prometto!” 
Sopraggiunse un’altra fitta di dolore, ma Donna continuò imperterrita stringendo la mano destra a quelle di Agatha e Wilfred.
“Grazie, grazie di tutto... Per le cose belle e le cose brutte!” 
Il Dottore si portò la sua mano alle labbra e le scoccò un bacio: “Grazie a te... Anche a nome di tutti quelli che hai salvato!” 
Donna gli rispose con un sorriso.
“Sapevo che ce l’avresti fatta, anche senza di me. Un bel lavoro, Shaun, i gemelli..."
“I miei tesori..." Donna si rivolse ai suoi figli: "Ho visto tante cose nella mia vita... Ma vedervi crescere è stata la cosa più bella a cui abbia mai avuto la fortuna di assistere: perciò... Siate fantastici, in qualunque cosa facciate!”
I due stavano per abbracciarla quando una quarta fitta di dolore non la costrinse a rifiutare l’abbraccio: oramai era questione di minuti, pensò il Dottore dando una rapida occhiata all’orologio...
“Dimenticavo...” mormorò Donna prendendolo per un braccio e guardandolo per l’ultima volta: “... Rose e la tua metacrisi... Sono felici... Molto felici... Sii felice...” e non distolse più lo sguardo dall’ultimo Signore del Tempo.

 


1- riferimento alla mia precedente fanfiction su Donna e il Dottore 'I'm lying here, with my friend, to see the stars': vi consiglio di leggerla al termine di questo capitolo <3
   
 
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