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Autore: Dreamer In Love    10/06/2020    1 recensioni
"Tell me somethin', girl
Are you happy in this modern world?
Or do you need more?
Is there somethin' else you're searchin' for?"
(Shallow - Lady Gaga & Bradley Cooper)
Shade si è appena trasferito in una nuova città, in una nuova scuola dove, volente o nolente, è costretto a entrare in contatto con un gruppo di scalmanati. E lui che pensava di passare un anno tranquillo… Tra lezioni, amicizie e amori, scoprirà che a volte non tutto ciò che si vede è la verità. Dovrà scontrarsi con un mondo a volte troppo crudele e inoltrarsi in strade buie e tormentate per riuscire a scorgere la luce dell'amore nell'oscurità.
La RedMoon è vita, ma in un certo senso c'è anche qualche cenno di RXS e RXB e FxB.
Genere: Azione, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Fine, Shade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cattive ragazze '
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23. 
Frasi fatte

- Prima riunione ufficiale della Compagnia del cioccolato -
 
Il tavolo era imbandito di ogni ben di dio. La cameriera era stata abbondante nelle porzioni, cogliendo la gravità della situazione. Shade si era subito fiondato su delle crepes e Fine aveva avvinghiato la coppa di gelato.
- Effettivamente è meglio della nicotina ma così ingrasserò. –, convenne la ragazza riferendosi alla discussione che avevano avuto qualche giorno prima.
- Dovrai pur riempire con qualcosa i reggiseni. -, borbottò il cobalto mettendo in bocca l’ennesima forchettata.
Il calcio allo stico sotto il tavolo arrivò immediato e mugolò di dolore.
 
Ero trepidante di sentire la sua storia e l’ansia mi faceva dire cose stupide.
 
- Quindi, siete entrati nel club… -, la invitò Shade a continuare.
La rossa ingoiò rumorosamente il boccone e si schiarì la voce.
- Mi portò da… una persona che mi offrì protezione in cambio di alcuni lavoretti. Dalla stanza in cui eravamo, si scorgeva la pista da ballo e la vidi. Portava abiti aderenti e scollati e stava seduta sulle gambe di uno studente della Sendagaja. Nel frattempo ne baciava un altro. Mi ricordo chiaramente la scena: era volgare ed io ero molto imbarazzata. Non pensavo che una donna potesse arrivare a tanto; e si capiva chiaramente che non lo faceva per soldi. –
- Ora capisco perché la chiamavi sgualdrina. –
Fine schioccò la lingua.
- All’epoca ero molto ingenua. Ora, con il senno di poi, non me la sento di condannarla. Anche perché quando ha trovato la persona giusta, alla fine, è riuscita anche a essere fedele. –
Shade rizzò le spalle.
- Stai parlando di me? Quindi non mi ha tradito. –
Lei scosse la testa.
- No. Lo sospettavo, inizialmente, ma a quanto pare Mirlo aveva altro per la testa. –
- La droga? –
La ragazza si appoggiò malamente al tavolo, portando distratta il cucchiaio alla bocca.
- C’è ancora molto che non mi torna, in realtà. Non capisco cosa abbia fatto cambiare idea a Mirlo. -
- Su cosa? –
- Sapevo che aveva cambiato scuola solo per tenermi d’occhio e la sua parentela con Lione le permetteva di girarmi attorno senza destare troppi sospetti. –
- Quindi l’hanno mandata per controllarti? –
La giovane annuì e con lei, i capelli raccolti in uno chignon disordinato, dondolarono. Il cappellino che li aveva trattenuti e ben nascosti era abbandonato sul tavolo.
- Per questo ho dovuto mettere in guardia i ragazzi. Non potevo fidarmi di lei, soprattutto sapendo da dove veniva e per chi lavorava. Nonostante la quantità immane di uomini con cui è stata, comunque, ha sempre tenuto un comportamento esemplare; forse per non farmi insospettire, penso. Eppure quando poi vi siete messi insieme, lei sembrava quasi felice, rilassata, come se si fosse dimenticata del suo compito. Cosa è stato a farla ritornare in guardia? Il periodo coincide con la visita dei ragazzi della Sendagaja. –
Shade convenne di aver notato anche lui un cambiamento.
- Deve essere allora che ha conosciuto Noche. –
- Ma chi è questo Noche? -, sbottò il ragazzo.
Le guance di Fine s’imporporarono immediatamente mentre cercava di mettere più gelato possibile in bocca e rimanere impossibilitata nel parlare.
Il cobalto si fece più vicino, studiandola attentamene e allontanandole la coppa.
- Ehi! -, protestò leggermente.
- In che rapporti eri con lui? –
La rossa si morse un labbro e cominciò a guardarsi le unghie delle mani.
- Se non me lo dici tu, lo scoprirò da solo. –
- E come faresti, di grazia? –
- Apprendo dalla mia maestra. -, le disse accennando al cappellino e sfoderando un ghigno di sfida. – Mi metterò a seguire Mirlo e prima o poi arriverò anche a lui. –
Le mani della rossa che sbattevano sul tavolo lo fecero sobbalzare. Si era alzata in piedi e lo guardava paonazza.
- È pericoloso, Shade. Non puoi farlo. –
- Ma se è uno smilzo in confronto a me. Gli allenamenti di basket hanno dato i loro frutti. –
- Prima di tutto, non vuol dire che tu sappia difenderti in caso di lotta. Secondo, non è lui il problema ma chi lo protegge. –
- Allora ti conviene dirmi tu chi è, non trovi? –
La ragazza si sedette sconfitta sulla sua sedia e lo guardò torva.
- Come mai finisco sempre per raccontarti di più di quello che vorrei? –
- È il mio fascino. -, le ammiccò Shade sfoderando uno dei suoi sorrisi sghembi.
Per l’ennesima volta quel giorno, Fine si ritrovò ad arrossire; niente a che fare con le sensazioni che aveva provato alla presenza di Noche – un misto tra nostalgia, imbarazzo e rabbia -: stavolta il tutto era accompagnato da farfalle nello stomaco e un avvolgente senso di calore. Sbuffò, fingendosi contrariata.
- E va bene: stavamo insieme. –
Le iridi cobalto rimasero a fissare la loro interlocutrice, interdette.
- Come? -, sussurrò.
Il tono stridulo era sintomo di un principio d’infarto.
- Te l’ho detto: mi ha salvata da una brutta situazione. –
- Cioè? –
Fine si strinse nelle spalle. A Shade venne una gran voglia di abbracciarla e di salvarla dalle cose brutte che aveva visto e provato.
- Scusami, non sei obbligata a parlarne. –
La ragazza produsse un mezzo sorriso.
- È giunta l’ora che qualcun altro conosca questa storia. Le cose stanno diventando sempre più pericolose. Soprattutto vista la comparsa di Noche. –
Il cobalto allungò un braccio sul tavolo, scansando i piatti vuoti di cibo, e le afferrò una mano. La strinse dolcemente, accarezzando con il pollice il dorso, e incontrò le sue iridi cremisi.
- Sarò sempre al tuo fianco. –
Fine sapeva che si trattava di semplici parole; che era una frase fatta e suonava così superficiale. Eppure, detto da Shade, aveva il profumo di una promessa sincera e affettuosa che, di nuovo, le fece avere una lunga fitta allo stomaco. Sì, si sarebbe potuta perdere in quegli occhi blu. Inspirò profondamente e poi cominciò a raccontare.
- I primi giorni che fuggii con mia sorella dormivamo nei parchi, sulle panchine, e vagavamo per la città alla ricerca di un posto sicuro. Finii in un quartiere, dove alcune prostitute, intenerite per lo più da Rein, decisero di aiutarmi. Ci ospitarono in casa loro e fu davvero una benedizione per me. Non sapevo ancora bene cosa fare, come comportarmi, cosa ci avrebbe riservato il futuro. Nella foga di fuggire non avevo ideato un piano e non potevo permettere che una bambina di sei anni vivesse per strada. Fu una delle ragazze a darmi l’idea. Come loro si erano adattate a pagare l’affitto con quel che avevano, forse anch’io me la sarei cavata bene. Mi avevano detto che essendo minorenne avrei potuto avere clienti migliori e guadagnare più soldi. –
 
Per il bene di Fine riuscii solo a sbiancare e a mantenere una faccia irrigidita ma rilassata. Non mi azzardai a proferir parola. Se avessi aperto bocca, probabilmente avrei vomitato.
 
Lei esitò, fissando il suo volto per cercare di cogliere una reazione. Il silenzio prolungato in cui Shade era entrato la preoccupava e sapeva che, comunque, lui non l’avrebbe più guardata con gli stessi occhi. Era la storia della sua vita: il passato sarebbe sempre tornato a saldare i conti. Perdere Shade rientrava tra le possibilità. Sperava solo che il legame che li univa avrebbe vinto. Dopotutto era stato il primo a capire che era davvero lei la Tigre Rossa, e poteva immaginare meglio di chiunque altro cosa fosse successo in quel periodo. Comunque, la stretta di mano rimaneva calda e ferma.
- Non ero entusiasta all’idea ma cercavo di mettermi in testa che era per il bene di Rein. –
- Ti prego dimmi che nessuno ti ha torto un capello. –
La voce che interruppe il suo racconto era un sussurro strozzato, rotto da una profonda collera che fece fremere la ragazza. Il suo basso ventre ebbe una strana sensazione: era possessività quella che aveva sentito nel suo tono o si trattava solo di preoccupazione? Continuò senza rispondergli.
- Avevo deciso di provarci e quella sera mi misi per strada. Le altre ragazze mi avevano dato parecchi consigli e mi avevano suggerito di cominciare con piccole cose, giusto per capire come funzionava. Non arrivai mai alla postazione che mi avevano assegnato. Andai a sbattere contro questo ragazzo – Noche – che si era perso e doveva trovare un certo locale. Gli diedi indicazioni precise ma insistette per essere accompagnato – aveva paura di camminare in quel quartiere pericoloso da solo - e lungo la strada ci mettemmo a parlare. Rimanemmo tutta notte in un parchetto a confrontarci sulle nostre esperienze. Eravamo entrambi molto soli e spaventati. Nonostante tutto, sembrava un bravo ragazzo, era dolce, e rimase stupito quando gli raccontai di mia sorella e della situazione che stavamo vivendo. Si offrì di ospitarci a casa sua: avevano una stanza che non usavano più e suo padre era sempre fuori per lavoro. La madre era morta e da allora avevano licenziato anche i domestici. Nessuno si sarebbe accorto della nostra presenza se solo fossimo state attente. Accettai senza pensarci troppo. Andai a recuperare mia sorella e i nostri pochi averi e ci trasferimmo. Sono stati giorni tutto sommato felici Shade e l’affetto per il nostro benefattore cresceva ogni giorno di più. –
Intanto, Shade era almeno tornato di un colore normale e respirava a intervalli regolari.
- Una notte, dopo circa due settimane che abitavamo lì, sento dei rumori in casa. Sapevo che non dovevo uscire dalla nostra stanza ma ero curiosa. Nascosta sul pianerottolo delle scale, sentii chiaramente tutta la discussione tra Noche e suo padre. Scoprii che Noche era figlio di un trafficante di droga e che era a servizio di… un uomo molto potente. Voleva che anche Noche entrasse nel giro e lavorasse per lui. Quando l’avevo incrociato la prima volta, stava giusto andando a conoscerlo. Non essendosi presentato all’incontro, lui era molto arrabbiato. –
- Fatico a credere che tutto ciò sia vero. -, borbottò il cobalto più a se stesso che alla ragazza.
- Sapendo di aver messo io nei casini Noche, mi offrii di aiutarlo. Andai con lui all’incontro con quell’uomo per testimoniare il perché della sua assenza e scusarci. Avevo pensato che potesse bastare, che l’avrebbe lasciato in pace e perdonato. Quanto ero sciocca! -, cantilenò con una risata ironica la ragazza.
Shade strinse appena la presa sulla sua mano.
- Coinvolse anche me nei suoi affari. Era rimasto divertito dalla mia sfacciataggine e stupidità, mi disse, e considerava uno spreco uccidere una ragazza tanto bella. Mi promise di proteggermi in cambio di alcuni lavoretti. Accettai senza sapere a cosa sarei andata incontro. Più io e Noche lavoravamo per lui, più entravamo in un mondo oscuro, selvaggio. Più stavamo insieme, più dipendevamo l’uno dall’altra. Era inevitabile che ci innamorassimo. –
Il Ragazzo si Tokyo granò gli occhi e guardò stranito Fine. La giovane gli sorrise mesta.
- È così difficile credere che qualcuno possa innamorarsi di me, Shade? -, lo provocò leggera, così in contrasto con il discorso e il tono di un momento prima.
Lui si scompigliò i capelli con la mano libera e ghignò.
- Sorprendentemente, è la prima cosa normale che sento uscire dalle tue labbra. –
La rossa rise amara.
- Perché allora eri così tesa e preoccupata? E quel discorso su un mondo diverso? –
Lei mollò la presa e piegò le braccia sul tavolo, appoggiandovi il viso, un po’ sconfortata e con un senso di soffocamento che le impediva di respirare regolarmente. I ricordi avevano portato la sua mente a vagare lontano da quel cafè, da quel tavolo, da Shade.
Shade chiuse le dita sul vuoto e ritirò il braccio.
- Ti risparmio i particolari su cosa abbiamo combinato; i giornali di quel periodo te ne possono dare un’idea. Quando mi accorsi di essere stata risucchiata in quel vortice di violenza era ormai troppo tardi. Dopo soli due mesi, il mio nome era tra i più rispettati della banda e lui aveva cominciato a tenermi in grande considerazione. Vedeva del potenziale in me e voleva insegnarmi i trucchi del mestiere. Iniziai a partecipare alle riunioni strategiche e alle sue serate esclusive. Avevo cominciato a ragionare come loro e a pensare che la mia vita potesse essere davvero così, di aver trovato il mio posto nel mondo. Rein sarebbe stata al sicuro: che altro mi serviva?
Noche, invece, non era mai stato affine a quella vita. Sognava di diventare un musicista e aveva concordato con il padre di poter continuare a frequentare il conservatorio a patto di partecipare a quei loschi affari. Quando il padre capì che ero una minaccia nel suo piano di potere e di scalata del figlio, cercò in tutti i modi di farmi fuori. Costrinse Noche, che era soggiogato al suo volere, a rivelargli quale fosse il mio punto debole. Ancora non sapeva che per tutto quel tempo avevamo abitato in casa loro e, quando venne a sapere che Rein era proprio sotto il suo stesso tetto, capii che eravamo davvero in pericolo. Riuscimmo a scappare appena in tempo. Non sapendo a chi rivolgermi andai da… quell’uomo per avere un aiuto. Mi disse che mia sorella sarebbe sempre stata un problema se volevo perseguire quella vita. Mi suggerì di abbandonarla davanti a qualche tempio e salutarla per sempre. Mi ricordai solo in quel momento qual era stato il vero motivo per cui ero scappata e avevo abbandonato i miei amici: lasciare Rein avrebbe reso vano ogni sforzo che avevo fatto. Lo ringraziai per l’aiuto che mi aveva dato in quei mesi e la fiducia che aveva riposto in me, gli spiegai che non potevo venire meno ai miei doveri perché che avrei tradito la fiducia dei miei genitori. Mi congedai da lui e mi avventurai nuovamente da sola per strada. Lui mi concesse una tregua, pensando a un momento di ribellione e che, successivamente, sarei tornata. Grazie a questa storia, in ogni caso, è diventato ancora più potente perché è stato Noche a ereditare l’impero del padre. E si è lasciato soggiogare anche da lui. –
- E suo padre? -
- È morto in un tragico incidente. Per colpa mia, Noche ha dovuto abbandonare il suo sogno da musicista e, soprattutto, non mi ha mai perdonato di essermi lasciata tutto alle spalle e di non aver salvato anche lui da quell’ambiente. –
- Ma se questa persona ti rispettava, perché ora ti sta dando fastidio? -
- Nonostante i suoi pronostici, non sono ancora tornata da lui e, anzi, ho ripreso alla mia vecchia vita. Ha paura che ciò che so possa far crollare il mondo che con fatica si è creato. Per questo aveva mandato i suoi scagnozzi per convincermi a tornare indietro; per questo ha ingaggiato Mirlo. –
Dopo un racconto simile, Shade sentì il bisogno di bere avidamente dal suo bicchiere. Poi, portò alla bocca gli ultimi bocconi di crepes ingoiandoli tutti insieme. Fine ridacchiò.
- Stai bene? -, chiese prudente.
Il ragazzo batté convulsamente le ciglia.
- Lo stai chiedendo a me? Fine sei tu quella a cui dovrei chiedere se sta bene. –
Lei diede un’alzata di spalle ma riuscì a sorridere sincera.
- Ora sì, sto bene. E il merito è anche il tuo. –
Il Ragazzo di Tokyo s’indicò stranito il petto.
- Io? –
- Sì, insomma… avresti dovuto correre via a gambe levate già da almeno una ventina di minuti. Ma che dico? Da quando ci siamo parlati al Carma la prima sera. Sono stata un po’ antipatica quella volta. Eppure, nonostante tutto, gli alti e bassi, sei rimasto davvero al mio fianco. Mi fai sentire più normale di quanto in realtà non sia. E non me lo merito. –
- Tu pensi davvero di meritare di non essere felice. –
Quella frase colpì Fine per tante cose: prima di tutto, era un’affermazione e non una domanda; secondo, Shade aveva colto davvero bene ogni sfaccettatura del suo carattere, da quella più sciocca e arrogante fino all’insicurezza recondita che non le permetteva mai di godere appieno di quello che di buono le dava la vita. Era ufficiale: un’esistenza senza Shade al suo fianco si prospettava qualcosa di terribile e la sola idea le faceva perdere diversi battiti di cuore e il respiro. Cosa aveva fatto per meritarsi uno come lui? Che dio, spirito o divinità doveva ringraziare? Le avrebbe adorate tutte se necessario.
Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, le iridi cobalto si addolcirono in quel modo che Fine amava tanto e sulle labbra del ragazzo nacque un sorriso pulito, irritante ma mozzafiato.
- Sappi che te lo impedirò. –
- Che cosa? -, riuscì a chiedere Fine, balbettante.
Era riuscita ad avvampare in mezzo secondo: un nuovo record!
- Di autodistruggerti e isolarti. Il destino ha voluto che ci incontrassimo Fine e farò di tutto per aiutarti a trovare la felicità. –
Le era sparita la terra sotto i piedi, aveva giramenti di testa e lo stomaco si era improvvisamente fatto vuoto, borbottante, nervoso. C’erano solo quegli occhi scuri, avvolgenti e rassicuranti.
- Pensi che tua sorella rischi davvero qualcosa? –
Quella domanda ebbe la capacità di catapultarla alla velocità della luce - con tanto di schianto meteoritico - al suolo. Fine dovette aprire e chiudere gli occhi un paio di volte per tornare ad orientarsi. Shade era, ora, preoccupato.
- Ehi. -, l’apostrofò premuroso e tornò ad allungare una mano sul tavolo per sfiorarle il braccio.
La ragazza accennò un sorriso e si riscosse.
- Rein è al sicuro. Ma la droga a scuola è un chiaro tentativo di stuzzicarmi e vedere fino a che punto ho la situazione sotto controllo. –
- Sai vero che dovrai raccontare agli altri cosa è successo? –
- Sai vero che dovrai pagare tu tutta questa roba? -, lo punzecchiò lei senza rispondergli.
Shade guardò stranito i piatti vuoti sul tavolo.
- Mi vuoi mandare sul lastrico per caso? –
Fine rise producendo quel tintinnio armonico che Shade ormai conosceva e sapeva sintomo di serenità. Impercettibilmente, si rilassò sulla sedia e godette nel guardarla cambiare espressione e mordersi distrattamente il labbro, divertita.
- Come presidente della Compagnia del cioccolato, spetta a te questo onore. –




Angolo dell'autrice!
Complimenti a chi è sopravvissuto ed è giunto alla fine. Questo capitolo è lunghissimo e tosto. Sono fiera di alcune dinamiche descritte e dell'impatto che avrà questo cap sul resto della storia. E' un passaggio davvero fondamentale e notate che per qualcuno di nostra conoscenza (*cof* Fine *cof*) i sentimenti sono diventati molto più chiari e difficili da gestire. Sicuramente l'incontro con Noche, dopo la storia che ha rivelato a Shade, si rivela essere di una certa pesantezza emotiva ma la nostra principessa preferita sta volando ormai in altre direzioni. In ogni caso, spero che questa versione del suo passato vi piaccia. Ci sarà occasione di parlare su chi sia Lui ma mi piacerebbe sapere che opinione vi siete fatti. E Shade riuscirà a mantenere la promessa di starle accanto? 
So che ci siete e che mi leggete: vi chiedo di lasciarmi una recensioncina per capire cosa ne pensate e se questa storia vi sta piacendo. 
Grazie, 
Dreamer In Love
  
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