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Autore: LilithGrace    11/06/2020    1 recensioni
"Ci sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare".
(Oriana Fallaci)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dick Grayson, Jason Todd, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon pomeriggio a tutti!
Questo capitolo potrebbe essere quello conclusivo di questa Long, sebbene pubblicherò un quattordicesimo capitolo “extra”, non utile ai fini della storia, ma sarà solo d’arricchimento.
Le avventure di Grace e Jason non finiscono qui, ovviamente.
Grazie a chiunque mi abbia supportato e spero sia stata di vostro gradimento e soprattutto spero di aver resto giustizia ad un personaggio tanto bello quanto controverso come Jason Todd.
Vi abbraccio!

***


Era il gran giorno, IL giorno mio e di Jonathan.
La nostra proclamazione ci sarebbe stata in pomeriggio; erano presenti, oltre alle nostre famiglie, anche il signor Wayne, Dick, Tim e Alfred e non nascondo che avrei voluto fossero presenti anche Jay e la mia zietta Harley. Anche con un invito, però, sapevo non sarebbero venuti… come biasimarli? Per renderli partecipi di questo traguardo, scelsi di scrivere due lettere, una per ognuno, riportando ciò che avrei detto loro se fossero stati presenti.

Per i festeggiamenti, avevamo prenotato in un ristorante molto importante a Gotham.
Jonathan indossava un bellissimo completo blu con camici bianca, io il famoso tubino nero, decolleté e una giacca color cipria e prima di raggiungere il resto del gruppo al ristorante, chiesi al mio amico di accompagnarmi a consegnare personalmente le lettere ai diretti interessati; nel tragitto, gli spiegai per filo e per segno tutto quello che era successo negli ultimi tempi, di come mi ero sentita, di quello che avevo scelto di essere. Mi abbracciò con affetto come era solito fare “Sapevo avresti fatto questa scelta, sei troppo affezionata a lui per lasciare che faccia cazzate e poi, in fondo, sei sempre stata un po’ pestifera. Ti sarò vicino anche io… dopotutto, tu potrai pure proteggere Jay, ma chi proteggerà te? Il nostro gruppetto ha sempre funzionato così e credo lo farà per sempre, a prescindere dal crimine… e sia chiaro, questo non dovrà uscire con Dick, altrimenti di additerebbe come doppiogiochista!”
Credo di non essere stata mai così grata di avere un amico come lui, prezioso come pochi al mondo.

Arrivammo fuori il famoso bar di lusso dove avevo incontrato la prima volta una delle sirene di Gotham e chiesi al buttafuori di poter consegnare la busta bianca a miss Quinn.
Le fu recapitata mentre era seduta al tavolo a sorseggiare il suo alcolico preferito. La prese tra le mani e l’aprì:

“Cara zietta,
mi sarebbe piaciuto averti alla mia proclamazione perché se sono la donna che sono ora, lo devo anche a te. Sono felice tu abbia accettato di prendermi sotto la tua ala protettiva perché ho davvero bisogno di qualcuno che mi addestri, o meglio che eviti che io mi faccia ammazzare, e mi voglia bene perché so che in fondo me ne vuoi.

Ti ringrazio per avermi aiutata in un momento particolare, un momento dove neanche Jonathan, che mi conosce meglio dei miei genitori, sarebbe stato in grado di farlo. Avevo bisogno di qualcuno che mi scavasse dentro, più di uno psicologo. Più di uno psichiatra.
Grazie anche per avermi aiutata a portare Jason a casa perché mi rendo conto che non è proprio un peso piuma. Immagina me, sotto di lui, nei momenti intimi… per quanto possa sorreggersi, sempre che leggero non è e il problema non migliore se cambiamo posizione… Ma va beh, di questo ne parleremo di persona.

Ti voglio bene, Grace

PS: Ho scelto il mio nome d’arte… sarà Renegade e sarà in onore di colei che ha rinnegato ogni sano principio per seguire, assecondare, aiutare, amare e rendere la vita impossibile ad un pazzo criminale che però non è poi così pazzo e criminale, ha solo una visione tutta sua della giustizia.  

PPS: il costume sarà rosso e grigio. Non discutere.”

 
La prossima meta era il nascondiglio di Jason che non avevo la più pallida idea di dove potesse trovarsi, essendo che lo cambiava ogni volta: “Dove posso trovare il cattivone?”
“Se non lo sai tu…”
“Sai come funziona la fossa di Lazzaro… lo sai con certezza”, gli dissi continuando a camminare al suo fianco.
“Uno, come fai a saperlo? E due, cosa c’entra?”, mi chiese incuriosito.
“Hai usato il pc di Dick e hai avuto accesso anche alle fonti di Batman. E poi l’hai detto anche tu prima: sapevi che avrei scelto questa strada e che mi avresti protetta e quindi hai monitorato Jason da quando ti ho spedito a Star City.”
Sorrise cingendomi le spalle, avevo fatto centro: “Che cervellona che sei! Lo trovi esattamente dove dovrebbe stare”
“Al cimitero?”, scoppiai a ridere di gusto.
“Come sei macabra, no! I suoi nascondigli sono sempre gli stessi, fa a rotazione e sono posti abbandonati… faccio prima a portartici.”



Mi condusse in una palazzina diroccata non troppo lontano dal luogo in cui eravamo appena stati ed entrammo furtivamente.
Mi guardavo intorno, stando sottobraccio a Jonathan e camminando sicura sui miei tacchi.
Si palesò davanti a noi, senza nulla che potesse coprirgli il viso.
Salutò Jonathan con un cenno e si avvicinò a me: “Ti sei portata la scorta?”
“Tranquillo, non mi fai così paura da portarmi il bodyguard dietro… comunque, tieni Jay, è per te. Leggila con calma e leggila bene, mi raccomando.”
“Ma che dolce che sei…”, disse con tono ironico.
“Se fossi stato una personcina a modo, saresti potuto venire alla proclamazione senza costringermi a scrivere di mio pugno questa lagna… Se non la vuoi, me la riprendo”, feci per riprenderla e lui la scostò con fare possessivo: “No, la leggerò.”
“Bravo. Noi andiamo… Adieu!”
Mi voltai per andare via, ma sentii che Jonathan aveva fatto resistenza: “Ti raggiungo tra un attimo, ok?”
“Sì…”, uscii lasciandoli soli.
Mi misi in posizione tale da poter origliare, ero curiosa di sapere cosa voleva dirgli.
“Siamo sempre stati amici, io e te… Ammetto di averti accusato di essere un pazzo, ma l’ho fatto solo per proteggerla. Rivederti dopo tanto, l’avrebbe fatta male.”
“Tu l’hai sempre protetta, troppo”
“Tu non c’eri e non puoi saperlo perché non ti è stato detto ciò che ha, abbiamo, passato e sono sicuro che lei non ti abbia detto nulla.
Non sai quante volte mi ha chiamato nel cuore della notte chiedendomi di dormire con lei perché aveva fatto un incubo; non c’eri quando ha supplicato affinché qualche forza mistica la facesse chiudere in qualche centro di igiene mentale per potersi far dare delle medicine per dormire; e tu non c’eri quando si sentiva in colpa perché sentiva di comportarsi come se solo lei avesse subito una perdita e non io o Peyton. E comunque, anche tu l’hai protetta, troppo…” sottolineò il troppo “in fondo sei stato Robin anche con lei. Se non ci fossi stato tu in certe situazioni, sicuro si sarebbe rotta qualcosa” rise sottovoce “E’ stata davvero male, al funerale non ha spiccicato parola. Fissava la bara e sussurrava ‘stupido idiota, giuro ti spacco il naso quando ti rivedrò all’Inferno’ perché era arrabbiata e guardandoti oggi, credo non abbia avuto il coraggio di farlo. Per quello che vale, sappi che c’eravamo tutti, nessuno escluso… Non farti ammazzare di nuovo, che in questi cinque anni mi sono giocato tutte le carte vincenti per poterla tenere su… E sappi che l’odio verso Alexandra ce l’ha ancora.” Rise e gli diede una pacca sulla spalla, salutandolo.
Mi raggiunse e andammo diretti alla nostra festa; Jason aspettò che ce ne andassimo prima di aprire in totale solitudine la lettera:

“Ci tenevo a dirti che ho sempre adorato i tuoi capelli neri e arruffati; sono sempre stata affascinata dalle crosticine che avevi sulle labbra o qualche piccolo livido, ma non te l’ho mai detto per non cascare nel cliché del ‘oddio, mi piace un cattivo ragazzo’ come ad Alexandra, anche se, ai miei occhi, non avevi nulla di cattivo… certo avevi i tuoi momenti di stronzaggine, ma chi non li ha? Ho sempre pensato che la tua arroganza, il tuo essere scontroso ed arrabbiato (solo nell’ultimo periodo), fosse solo un meccanismo di difesa e, conoscendoti oggi e conoscendo tanti particolari di cui prima ignoravo l’esistenza, forse non avevo poi così tanto torto… difendevi te stesso da gli altri e in parte anche me e gli altri da una verità scomoda… Ho scoperto cose su di te che mi hanno scioccata, ma nonostante tutto, per me sei ancora il piccolo Jason di un tempo, quello che mi accompagnava ovunque e con cui non mi importava di litigare, perché sapevo che non sarebbe bastato a dividerci e poi avevo promesso di starti accanto comunque, anche solo come amica e che ti avrei preso a calci nel sederino se fosse stato necessario. L’importante per me era non perderti.
La tua fonte, Talia, non ti ha parlato di tante cose e non posso biasimarti per essere stato arrabbiato anche con me, avrei fatto lo stesso, ma questo già lo sai perché siamo due zucconi.

A casa ti ho mentito quando ti ho detto di non provare gelosia, anche se infondata, come mi hai fatto giustamente notare tu, ma è più forte di me. Penso dipenda dal mio orgoglio; tu non hai sbagliato nulla, sono io ad avere l’animo romantico (so che potrebbe suonarti strano, ma ho una visione dell’amore tutta rosa con brillantini ed unicorni): avrei voluto essere la tua prima volta, avrei voluto fosse speciale per entrambi. Questo si ricollega alla seconda bugia che ti ho detto affermando che sei una seconda scelta, perché credimi non lo sei per nessuno, soprattutto per me; per me sarai sempre il mio primo amore, il mio primo bacio ed anche la mia volta. Ok, questo non te l’aspettavi, ma sappi che ho giocato alla vedova con voto di castità fino a quando non sei tornato in vita (ironia della sorte, io non ho mai creduto che i morti potessero tornare in vita), quindi tra i due, tu eri il più esperto yu-hu. Mi dispiace se non ti ho soddisfatto, ma pazienza, potrai sempre richiedere il secondo round a chi di dovere. (nb: questa è ironia)
Adesso che so cosa ti è successo, non sai cosa darei per poter prendere il tuo dolore e farlo anche mio per poterlo sopportare insieme… o per poter tornare indietro nel tempo ed impedirti di partire, a costo di litigare, menarti e tornare ad essere un’amica-come-prima.
Credo di amarti ancora e per me non sei orribile perché se lo fossi stato davvero, mi avresti linciato anni fa. Grazie per essere stato paziente, ora mi rendo conto del tuo enorme sforzo. (nb: è ironia anche questa. So che la odiavi, ma ora te ne becchi una bella dose… hai anni di arretrati <3)



Ci becchiamo in giro, tra un omicidio ed un altro.
Grace

PS: Scusami per tutte le volte che ti ho dato dell’Elfo o del Passerotto Volante.”




Arrivammo al ristorante in perfetto orario e cenammo tutti insieme seduti allo stesso tavolo: il menù era a base di carne, dall’antipasto al secondo, vino rosso e un piccolo buffet di dolci.
Avevamo fittato la sala del locale anche per il dopocena; i camerieri spostarono tavoli, sedie e mettemmo musica di ogni genere aprendo le danze.
Inserii una serie di tracce latine nella playlist appositamente per la mia amica Peyton, in particolare ‘El mismo infeliz’, una bachata sensual che scelse di ballare con Dick.
Mi avvicinai sottecchi a Jonathan indicandogli con un cenno il ballo piuttosto spinto nella quale si erano cimentati i nostri amici: “Eh Grace, ci sono cose che non sai…”
“Cosa? Sono una coppia?”, chiesi sorpresa.
“No, sei troppo romantica…”
“Vanno a letto insieme?”, chiesi alzando un sopracciglio curiosa.
“Già. Ti ricordi quando hai preteso di vedere Nightwing?”, annuii “Ecco, era con lei quella sera, ecco perché era piuttosto serio…”, ridacchiai sotto i baffi “Ops, spero di non averli interrotti!”
“Tu lo sai che tra meno di mezzora spariranno chissà dove per…”
Guardai stupita Jonathan: “Ti prego, non dire altro!”
Scoppiammo a ridere entrambi.
Dopo gli ultimi eventi, mi sentivo finalmente libera, libera di potermi godere la mia felicità, libera dai fantasmi del passato, libera dalla persona in cui mi ero trasformata per far finalmente largo al mio vero IO: benvenuta, Renegade.

 
  
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