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Autore: dark dream    12/08/2009    3 recensioni
-Immagino tu voglia sapere perché sei qui vero?- fece il vecchio sicuro di quello che voleva il ragazzo, tanto è che inizio a spiegare senza che lui rispondesse –Sei qui perché sei stato scelto per diventare un assassino, saresti dovuto arrivare qualche anno fa e questo ci da delle complicazioni, come ad esempio il taglio del dito, che di solito si fa ai bambini ancora piccoli, in modo che le ossa non ne risentano … - il ragazzo interruppe il monologo del uomo con un unico e fluido gesto: Alzò la mano destra dove era ben visibile la mancanza fra il medio e il mignolo
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sorridente Tenerezza

Violenta! Così era la pioggia che aveva colpito quel giorno, nella camera da letto di una casa per le vie di San Giovanni D’Acri, una donna stava partorendo, soffriva terribilmente, ormai il suo travaglio durava da 7 interminabili ore, ma finalmente la creatura che portava da 9 mesi in grembo stava per nascere, quando iniziò ad uscire la testa la donna, che aveva quasi perso del tutto le forze, si rianimo, come un fuoco che viene attizzato per non farlo spegnere, ce la stava mettendo tutta, ormai c’era quasi, a fianco a lei c’era suo marito che la guardava con sguardo severo, non la teneva la mano, non la consolava nemmeno la compativa, semplicemente la stava minacciando con gli occhi: doveva nascere maschio, sano e forte. La donna ormai aveva finito di soffrire, il bambino era nato, maschio, come voleva il padre

-Complimenti signore, è un bel maschietto! Avete gia deciso come chiamarlo?- Fece il medico al futuro padre

-No! Non mi interessano certe cose, lascio decidere a mia moglie- E dopo aver detto questo se ne andò con un sorriso compiaciuto sulle labbra, e rimanendo l’uomo leggermente disorientato col frugoletto ancora sporco di sangue in braccio

-Bhe allora signore a lei il compito di scegliere il nome- Fece il medico tagliando il cordone ombelicale del bambino –Ovviamente appena si sarà ripres…-

-Bassam- Forte e deciso

-Come prego?- Chiese il medico come se non avesse recepito il messaggio

-Bassam, il suo nome sarà Bassam- Fece lei sorridendo

6 anni dopo …

Stessa scena, erano passati 6 anni e la donna ora stava partorendo di nuovo, la scena era pressappoco identica a quella di 6 anni prima, con l’unica differenza che ormai il marito si era leggermente sciolto e teneva la mano della moglie, per darle sostegno, erano passati 6 anni, e ormai l’uomo aveva capito che quella donna era la cosa più importante della sua vita. Stessa scena di 6 anni prima, questa volta però era una femmina

-Complimenti! Una Femmina, e anche molto carina direi!- esclamò lo stesso medico di 6 anni prima –Il nome lo sceglie ancora lei sign…-

-Hanan- Esclamarono in coro i coniugi per poi guardarsi stupiti, non erano mai andati d’accordo su niente, quindi in quel momento scoppiarono a ridere sotto gli occhi increduli del medico.

L’uomo che stringeva la mano alla moglie si alzò dirigendosi verso la porta, spalancandola

-Forza moccioso, vieni a vedere tua sorella- Fece lui sorridendo, Bassam non se lo fece ripetere due volte, si fiondò come un razzo dentro la stanza, piazzandosi vicino alla madre che aveva la neonata in braccio

-Come si chiama?- Fece il ragazzo con gli occhi che luccicavano

-Hanan- rispose dolcemente la madre

-Mi raccomando teppistello, non darle fastidio, trattale bene e soprattutto guai a te se gli succede qualcosa!-  esclamò severo il padre

-non ti preoccupare padre, la tratterò come una principessa- Fece il bambino sicuro dei suoi propositi

-Sarà meglio per te!-fece l’uomo un po’ più rassicurato

La scenetta si svolse sotto gli occhi felici della donna, era sicura che quella felicità sarebbe durata molto a lungo, finalmente il marito aveva smesso di essere così freddo e cinico. Non sapeva quanto si sbagliava…

6 mesi dopo …

Croci, desolazione, morte. La felicità di questa famiglia non era destinata a durare, la donna dai fluidi capelli rossi era morta, nessuna aveva saputo spiegare cosa gli fosse successo, fatto sta che era morta col sorriso sulle labbra, incutendo una tenerezza incredibile.

“Da allora che la mia vita è iniziata a cambiare, mio padre ha iniziato a dare la colpa di mia madre a me, ormai qualsiasi cosa, io ne sono la causa, per mio padre sono la pecora nera della famiglia, non so più che fare, non passa un giorno che vengo picchiato a sangue oppure chiamato con epiteti fra i più coloriti, dentro tutta questa oscurità l’unico raggio di sole è mia sorella: io adoro lei, lei adora me, certo non mancano momenti di affetto con mio padre, momenti che io non ho mai avuto, ha solo 6 mesi eppure siamo gia molto legati, la mia piccola Han, così la chiamo, ovviamente non in presenza di mio padre. Non so più che fare, ogni giorno spero di morire, poi il sorriso di mia sorella così simile a quello della mia mamma, mi fa desistere e allora mi tengo tutto dentro. Mio padre ha perso ogni dolcezza acquisita, ora è solo un freddo e cinico uomo che sfoga la sua rabbia sul suo primogenito”

Da quel giorno quel povero bambino iniziò a vedere il mondo solo in bianco e nero, esisteva solo questo nella sua vita, il tenero sorriso di sua sorella e gli acri scontri con suo padre, che ormai si era messo in testa di farlo diventare un uomo, ogni giorno lo allenava sul arte del combattimento, alla scherma, e nel tiro al bersaglio. Ogni giorni allenamenti durissimi e senza sosta, ogni giorno perdeva litri di sangue che gli faceva perdere il padre se sbagliava qualcosa, quel povero bambino iniziò pian piano a perdere la propria infanzia.

 

-Forza su, colpiscimi- duro, severo, un ordine imposto con disprezzo, che fu immediatamente eseguito: gli arrivò un pugno allo stomaco che non le fece spostare di un millimetro

-Questo è tutto ciò che sai fare?- Accompagnò questa frase con un pugno in faccia, che fece fare un volo di qualche metro al bambino e che gli fece spaccare entrambe le labbra

-Stupido essere insignificante, ecco cosa sei, uno stupido insetto che non sa fare altro che oziare- E mentre queste aspre parole colpivano il bambino di soli 6 anni, le lacrime minacciavano di uscire, trattenute prontamente dal bambino, ormai era questo tutti giorni, sapeva benissimo che dopo questa sfuriata il padre se ne sarebbe andato a casa perché non si fidava della tata, tutte scuse, e lui lo sapeva bene, sapeva benissimo che suo padre dormiva con la tata, sapeva benissimo che stava nudo sotto le lenzuola con lei. Come predetto dal bambino il padre se ne andò imprecando lasciandolo solo al suo destino.

Piangeva, ora si era libero di farlo, quel povero bambino che unico male avesse fatto era quello di essere venuto al mondo. Le salate gocce scendevano dagli occhi verdi del bambino, scendevano scendevano fino a rigargli il bel volto incorniciato da capelli del colore delle braci.

1 anno dopo …

-Moccioso, vieni subito qui!- l’urlo autoritario di un uomo che non voleva repliche

“cosa vorra ancora? Rovinarmi più di come ha fatto la vita non può no?” pensò un il bambino di ormai 7 anni e 6 mesi, per poi avviarsi vero la voce, che proveniva dalla stanza da letto del padre

-Eccoti finalmente! Pensavo avrei dovuto venirti a prendere per le orecchie! Moccioso!- esclamò irato

-Cosa cazzo vuoi ancora da me?- Chiese il bambino con un tono fra lo scocciato e il tranquillo

-Brutto moccioso porta rispetto per chi ti da il pane!- Disse l’uomo che stava iniziando a cambiare colore

-Ah! Davvero? Peccato che io non lo vedo, dato che IO non so più cosa significhi la parole MANGIARE!- esclamò lui calmo da far paura

-Brutto moccioso vediamo se ora hai voglia di fare lo sbruffone- Disse afferrandogli la mano sinistra –Farai ciò che ho fatto anche io- Esclamò frugando in un cassetto

-E cosa hai fatto te? Il ricattatore? Lo stronzo? Il bastardo? Cosa hai fatto tu sentiamo?- disse il bambino con  aria superiore

-L’assassino- Disse per poi trascinarlo verso un tavole e sbattendogli la mano destra del ragazzo sopra, tenendola ferma con la propria, per poi frugare tra i cassetto, cercando chissà cosa, una volta trovato lo tirò fuori dal terzo cassetto, era uno scalpello d’oro, e insieme ad esso tirò fuori un martello d’argento entrambi finemente decorati

-Imparerai l’educazione ragazzino e se non da me allora da qualcun altro- Disse cattivo l’uomo, per poi fermare la mano del bimbo al tavolo con delle corde che si trovavano lì, posizionò lo scalpello sopra all’anulare della mano destra del ragazzo, precisamente posizionandolo appena sotto alla seconda articolazione che permetteva al dito di muoversi, facendo così in modo da lasciare fuori la maggior parte del dito, e subito dopo sopra allo scalpello posizionò il martello

-Preparati moccioso! Abbiamo grandi progetti per te!- Disse con uno sguardo raccapricciante, che incutè terrone infinito nel bambino

-N-Non puoi farmi questo!- Cerco di difendersi lui, cercando di strattonare la mano imprigionata, avendo capito cosa stava per succedergli

-Lo sto per fare- Disse l’uomo, per poi dare una sonora botta allo scalpello col martello, facendo incastonare lo scalpello nel ripiano di legno, e di conseguenza tagliando il dito della mano del bambino, che lanciò un urlo lancinante, e stringendo con forza i denti, quasi rompendoseli

-Dovresti ringraziarmi! Ora servirai il nostro signore e padrone- Disse liberando la mano sanguinante del bimbo, per poi buttarla in un secchio di acqua congelata che stava sul tavolo, e ricoprire il tutto fino all’orlo con del ghiaccio, tutto questo sotto le lacrime in piena del bambino, in preda a un dolore lancinante, che pian piano stava per essere sopraffatto da una sensazione come se tantissimi aghi lo stessero penetrando la pelle, le ossa … la ferita…

-E ora rimani fermo così, se non vuoi morire per eccessiva perdita di sangue- Fece l’uomo per poi andarsene da quella stanza, lasciando il povero bimbo a piangere con la mano nel ghiaccio, che sentì chiaramente le parole del padre che si trovava fuori la porta

-Così finalmente imparerai l’educazione sporco ragazzino- detto con disprezzo e odio

“E dal quel giorno che quel uomo smise di diventare mio padre, per me era solo una bestia, e io per lui un esperimento, non ero nient’altro che una vittima sacrificale da donare a un capo che non conoscevo nemmeno, ma che mi immaginavo come un enorme mostro cattivo e orrendo, pronto a prendermi e a tagliarmi ogni singolo dito nello stesso modo atroce di come lo aveva fatto mio padre”

Quando il sangue si fu coagulato al ragazzino fu messa una benda intorno alla mano destra, gli fu data una mappa con la direzione dove andare, un pezzo di pane, una borraccia e un vecchio cavallo, gli fu dato ordine di andare in una città sconosciuta, gli fu dato ordine di andare nella dimora degli angeli, ma non degli angeli normali, ma bensì nella dimora degli angeli della morte, gli fu ordinato categoricamente di dirigersi a Masyaf…

“Ero disperato, non avevo quasi niente con me, e con la rabbia e la disperazione nel cuore mi diressi verso quella meta che mi avevano ordinato di raggiungere, mi ci vollero 7 anni per raggiungere da Acri questa città, 7 anni di inferno, 7 anni che in confronto a quei 7 passati con quel mostro erano stati i migliori della mia vita. Ebbi anche l’occasione di crescere, maturare e incontrare nuova gente, gente che mi aiutò nelle difficoltà e mi istruì con dolcezza e polso fermo. Ci misi tempo per arrivare, dato che la cartina non era accurata, e dato che ero io stesso a trattenermi in un posto più a lungo di quanto avrei dovuto ”

Un cavallo grigio ara arrivato davanti alle mura di legno di Masyaf, su di lui una figura avvolta in un mantello bianco, le porte erano aperte quindi entrare nella fortezza fu facile, la figura era smontata da cavallo prima di entrare lasciando il cavallo vicino ad altri ad abbeverarsi. La figura candida camminava con passo lento e regolato fra i passanti, nessuno badava a lui, tutti pensavano fosse un altro di quegli eroe che ogni giorni rischiavano la loro vita per un futuro migliore, per “la pace in ogni cosa”.Era molto alta, da sotto al mantello si potevano scorgere delle spalle larghe, e doveva essere per forza un uomo, si dirigeva a passo sicuro verso la salita, la salita che lo avrebbe condotto alla fortezza degli assassini. Arrivato davanti alla porta della fortezza gli fu sbarrata la strada, lui senza indugi mostro la mano destra, ove mancava un dito, la mano era ancora fasciata, ma la candidità della fasciatura si era sostituita a un altro colore, a un colore più scuro, si era sostituita a quel inconfondibile colore che prende il sangue quando si secca, le guardie stupite fecero passare la figura, che iniziò a vagare per il castello senza una meta, gli era stato ordinato dove andare, ma non cosa fare e con chi parlare

-Cosa ci fa un ragazzino in questo posto?- Chiese una voce autorevole dietro di lui

-Cerco il maestro di questo posto- Fece lui girandosi verso l’uomo che lo aveva chiamato, aveva la barba abbastanza lunga e con i primi segni di vecchiaia, indossava un mantello nero di stoffa, che presentava in alcuni posti della polvere

-Ah! Quindi tu sei la persona che stavamo aspettando, tu sei Bassam- Fece con gli occhi illuminati il vecchio, per poi guardare il ragazzo che si abbassava il cappuccio bianco, mostrando il volto di un quattordicenne che iniziava ad avere i primi accenni di barba rossastra, gli occhi erano di un verde scuro che incanta e i capelli lunghi mossi fino alle spalle erano di un intenso rosso fuoco

-Si!- Fu la laconica risposta di lui

-Bene! Seguimi!-fece il vecchio allegro –Mi presento mi chiamo Al-Mualim, e sono colui per cui ti sei spinto fin qui!- Disse salendo una rampa di scale con il ragazzo alle calcagna

Arrivati alla meta Bassam inizio a guardarsi intorno, davanti a lui era situata una scrivania con sopra alcune cianfrusaglie, era situata al centro di un ampio spazio leggermente rialzata da degli scalini, intorno alcune librerie e degli stendardi rappresentanti una forma grigia di una figura simile a un compasso aperto con sotto un mezzo cerchio, e al centro un rombo con i lati perfettamente uguali e disegnato all’interno come un labirinto, tutto questo su sfondo rosso, tutto ciò si trovava su una specie di balcone ed era collegato a destra e a sinistra da due scalinate, sotto i suoi piedi c’era un leggero rialzo circolare con al centro lo stesso simbolo degli stendardi e dietro la scrivania c’erano delle stupende vetrate

-Benvenuto alla dimora degli assassini ragazzo mio, sarai stanco dal lungo viaggio, ti aspettavamo quasi 7 anni fa, ora chiamerò qualcuno che ti accompagni nella tua nuova stanza e ti aiuti a rilassarti, non ti preoccupare, mi dirai tutto domani, ora riposati- Fece il vecchio con un sorriso simpatico sulle labbra, per poi accingersi a chiamare delle serve, che accompagnarono Bassam nella sua stanza, la prima aveva i capelli biondi tenuti in una treccia e gli occhi azzurri come il ghiaccio, la pelle era diafana e aveva i tipici tratti di una persona del Nord, l’altra invece aveva i capelli nerissimi e lunghissimi, erano lasciati sciolti all’inizio, poi poco distante dalla nuca, appena sotto alle scapole erano legati con un nastro azzurro, aveva gli occhi marroncini, la pelle un po’ scura e i tratti mediterranei, lo accompagnarono in una stanza abbastanza spoglia, solo un letto, un grande armadio e una porta adiacente che il ragazzo ipotizzo fosse il bagno, le sue ipotesi erano vere, perché la prima delle due si diresse la mentre l’altra con garbo si accinse a parlargli

-Signore, Vi aiuteremo a fare il bagno, potrebbe gentilmente allentare i muscoli così da permettermi di spogliarla?- Chiese la ragazza che era in imbarazzo, fu subito accontentata –Grazie- Fece timida per poi iniziare con la sua opera di svesti mento mentre l’altra preparava la vasca. Erano entrambe molto più grandi di lui, che aveva solamente 14 anni. Quando la vasca fu riempita con acqua calda e Sali da bagno il ragazzo era già spogliato e si accinse ad entrare nella vasca. Senza dire una parola appena il ragazzo fu entrato nella vasca le due ancelle iniziarono a lavarlo, partendo dalle spalle, tutto questo mentre Bassam non fiatava, come se fosse morto.

Finito di lavarlo le due ancelle lo asciugarono con un asciugamano di lino bianco, per poi vestirlo con dei vestiti da notte del medesimo colore.

-Se a bisogno di noi siamo nella stanza accanto alla sua- Fece la ragazza bruna, subito dopo questa frase venne accompagnata con un inchino da parte di entrambe le ragazze, che se ne andarono.

Bassam rimase sul letto avvolto da quelle vesti candide, fissava incessantemente la finestra, faceva volare la sua mente nei posti lontano dove si era soffermato prima di decidersi ad arrivare alla sua meta. Spostò il suo sguardo sulla mano destra, quella mancante di un dito, venendo lì aveva saputo che agli assassini veniva tagliato l’anulare della mano sinistra, e da quanto ricordava a quella bestia che lo “accudiva” mancava effettivamente il dito della mano sinistra, ma allora perché a lui gli era stato privato l’anulare desto e non il sinistro? Domani l’avrebbe chieste sicuramente a quel vecchietto che diceva di essere il maestro di questo posto. Per ora voleva solo distrarsi, ma non aveva sonno, si ricordò delle due donne uscite da poco dalla sua stanza, si ricordò di essere un uomo, si ricordo di essere ancora vergine, decise di risolvere questo impellente problema.

Il sole stava sorgendo, lui come di consueto iniziò ad aprire gli occhi, sentendo due pesi sul petto, quando riuscì a prendere possesso definitivamente del suo corpo, poté ricordare di non aver dormito nella sua nuova stanza, ma bensì in quella adiacente con le ancelle, e con loro si ricordò di aver consumato la sua prima volta. Scese dal letto ancora nudo senza svegliare le due donzelle, si rivestì per poi dirigersi nella sua stanza. Fu lì che trovò i vestiti che avrebbe indossato quel giorno, una normalissima veste da novizio, senza armi, li indossò per poi guardarsi allo specchio, mancava qualcosa, non sapeva cosa però, poco dopo si accorse che dietro al suo collo era appesa una protuberanza grigiastra, la alzò rivelandosi il cappuccio della veste, se lo infilò nascondendo il suo volto nel ombra di quel tessuto, sentendosi al riparo sentendosi protetto.

Arrivare da Al Mualim non fu difficile fuori la porta c’era un assassino a cui era stato l’ordine di condurlo dal maestro, che si trovava nel giardino del castello che lo aspettava.

Appena arrivato trovò l’uomo seduto su una panchina che guardava il panorama che si vedeva giù dalla balconata che delimitava il giardino dal vuoto che era la caduto, che terminava con un fiumiciattolo che scorreva da quelle parti

-Vedo che hai indossato le vesti che ti ho fatto commissionare, ne sono lieto- Fece l’uomo girandosi verso di lui e sorridendogli

-Buon giorno- Fece quasi inudibilmente il ragazzino

-Buon giorno- Rispose il vecchio ancora sorridente –Allora? Spero che la notte qui sia stata piacevole- fece il vecchio con un tono di chi la sapeva lunga

-Si!- Fu la Atona risposta del ragazzo

-Bene- disse ancora sorridente il vecchio –Ma prego siediti- disse indicando il posto a fianco a lui

Il ragazzo non si fece pregare più di tanto e si sedette accanto al uomo

-Immagino tu voglia sapere perché sei qui vero?- fece il vecchio sicuro di quello che voleva il ragazzo, tanto è che inizio a spiegare senza che lui rispondesse –Sei qui perché sei stato scelto per diventare un assassino, saresti dovuto arrivare qualche anno fa e questo ci da delle complicazioni, come ad esempio il taglio del dito, che di solito si fa ai bambini ancora piccoli, in modo che le ossa non ne risentano … - il ragazzo interruppe il monologo del uomo con un unico e fluido gesto: Alzò la mano destra dove era ben visibile la mancanza fra il medio e il mignolo

-Ah! Vedo che Bashir ha fatto ciò che gli avevo ordinato, tagliarti il dito destro, dato che il sinistro avrei dovuto tagliartelo io 7 anni fa, fa niente, mal che vada lo perderai usando la lama- fece affranto il vecchio guadagnandosi la curiosità del ragazzo

-Come ben saprai agli assassini viene tagliato il quarto dito della mano sinistra, questo viene fatto per facilitare l’uso della lama nascosta, ovvero l’arma per cui gli assassini sono così pericolosi, e viene tagliato quel dito anche per un altro motivo: Avrai senz’altro notato che le nostre vesti sono molto simili a quelle degli eruditi, bhe vedi noi siamo simili a loro anche in un'altra cosa, gli assassini non si possono sposare, e per garantire questo viene tagliato il dito cui andrebbe messo la fede nuziale- Fece il vecchio in tono solenne – ovviamente non è proibito stendersi con una donna in un letto e godere con lei dei doni che può dare un amplesso- Ci tenne a precisare l’uomo ridacchiando poco dopo –Comunque- fece Al Mualim tornando serio –Tu ragazzi sarai il primo a possedere due lame nascoste, diciamo … è come un esperimento, vedremmo se questa innovazione agevolerà gli assassini. Dovresti essere onorato di ciò che stai per vivere- fece solenne l’uomo

-Lo sono- fece con voce atona il ragazzo sena far capire se le sue parole erano il vero o il falso

-Bene ragazzo, da domani inizierai i tuoi addestramenti, appena sarai pronto ti metterò alla prova per farti salire di grado, per ora sarai come tutti gli altri un novizio- fece serio l’uomo

-Con tutto il rispetto mio signore- inizio il ragazzo –Mi rifiuto di iniziare domani gli allenamenti, sono già pronto, voglio iniziarli ora- fece serio il ragazzo con un tono che non ammetteva repliche

-Se questo è il tuo volere figliolo … - fece stupito l’uomo

-Si lo è maestro- Disse in risposta

-Bene ti affiderò al miglior assassino, ti farà capire e imparare bene cos’è un assassino

-Ne sono onorato signore- fece Bassam, per poi aggiungere a bassa voce senza farsi sentire –Se ne sarà all’altezza- Con un sorrisetto strano in volto

Si alzarono dalla panca per poi andare via da quella meraviglia che era quel giardino, i fiori si stavano aprendo bagnati dalla leggera rugiada della notte e al loro passaggio sembrava che li stavano salutando con i loro stupendi profumi. Al Mualim portò Bassam davanti a un recinto di legna di forma circolare, dove un ragazzo di 20 anni stava osservando la lotta di altri due ragazzi indubbiamente più piccoli e con le sue stesse vesti, ne dedusse che quelli nell’arena erano altri Novizi come lui, e quello fuori era indubbiamente di grado maggiore quindi doveva essere il loro maestro, e la loro guida, e da come combattevano i ragazzi nell’arena quel uomo doveva fare molto lavoro

-Altair- chiamò l’uomo, e l’uomo sulla ventina si girò verso di loro, ,mostrano un volto giovane con qualche accenno di barba, e senza nessuno screzio

-Altair, mio caro figliolo, ti avevo avvertito che avresti avuto un nuovo allievo, eccolo, il suo nome è Bassam- fece l’uomo indicando il Bassam, che calò il capo in un gesto di sottomissione

-Sono lieto di conoscervi, il maestro mi ha detto che voi siete il migliore- fece nel modo più sottomesso che poteva, pur di far sembrare ciò che non era

-Il maestro ti ha detto bene ragazzo- fece lui solenne e narciso pensando allo stesso tempo “Un altro leccaculo, sperando valga di più degli altri”

-Bene! Bassam ti lascio alle cure del tuo nuovo maestro- Disse per poi andarsene

-quanti anni hai ragazzo?- Fece Altair

-14 signore- Rispose

-Come te la cavi con la spada?- Continuò Altair

-Abbastanza bene signore- fu la risposta di Bassam

-Entra in campo allora, dimostrami cosa sai fare!- ordinò lui –Kadar! Combatterai con lui- Spostò lo sguardo su un ragazzo che stava combattendo nell’arena

L’altro ragazzo che stava nell’arena uscì per far posto a Bassam

-Kadar prestagli la tua spada lunga, tu ti allenerai con la lama corta- Ordinò Altair e Kadar subito obbedì

Bassam afferrò la spada dalle mani del compagno, saggio la presa su di essa, la pesantezza e la lama, non poteva ritenersi molto contento, ma si trattava solo di prestito.

Impugnò per bene la spada, per poi tirare un fendente laterale e tenendo il braccio e la spada distesi in obliquo

-Via!- Fu il segnale di Altair

Kadar Partì subito contro Bassam con un agile scatto e la lama corta in pugno, Bassam non si mosse di un millimetro e Kaddar Provò a sferrargli un affondo allo stomaco, la lama stava quasi per trafiggere l’incarnato di Bassam, ma non riuscì nemmeno a raggiungere le vesti, dato che la spada in mano a esso fece da scudo fra lui e la punta della lama

-A si va pesante allora!- Esclamò lui, per poi con un abile movimento del polso fece volare la lama via dalle mani del suo avversario, che si andò a infilzare nel legno della palizzata, subito dopo Bassam con un incredibile agilità fece dei tagli abbastanza profondi fra le braccia e il copro di lui iniziando dalla spalla scendendo in basso, per poi tracciare una “X” parecchio profonda sull’addome del ragazzo, e mentre lui spostava le mani per toccare la ferita sull’addome, lui si abbasso facendogli lo sgambetto e facendolo cadere all’indietro, e infilzando la spada a pochi millimetri dal suo volto

-Qualcun altro Maestro?- Disse l’ultima parola con un tono sarcastico, dato che anche Altair era rimasto affascinato da quello che aveva fatto il ragazzo

-Questa si chiama tortura per distrarre l’avversario e poi colpirlo sul serio! Non è ammesso una tattica del genere negli allenamenti- protestò lui con un sorrisetto –Potrei punirti per questo, ovviamente insieme a te ci starebbe a farti compagnia Kadar, Tze, il mio miglior uomo battuto in 5 secondi- Fece lui con tono superiore

-Me ne infischio “Maestro”- Disse freddo Bassam mentre tutti rimanevano senza fiato – Il vostro “migliore” allievo a cercato di uccidermi, io no, ho l’anima in pace- Disse per poi uscire con un salto dalla staccionata –E comunque, se quello è il vostro miglior allievo, deduco che voi come insegnante e come assassino non valete un granello di sabbia nel deserto- Disse per poi girarsi e andarsene, lasciando detto queste parole –Spero che il maestro abbia qualcuno di più “Competente” da darmi come Maestro- Per poi dirigersi dove era sparito poco prima AL Mualim.

Un sonoro bussare si sentì, strano perché lui non aveva porte, il suo studio era quell’altura sopra le biblioteche, si girò e alle sue spalle trovò un ragazzo dai capelli rossi con ancora il pugno alzato su una parete di uno scaffale per i libri

-Oh! Dimmi Bassam, figliolo, cosa ti spinge a venire da me? Il tuo Allenatore è troppo severo forse?- Domandò lui credendo in ciò che diceva

-Oh no signore! Anzi, il mio allenatore e fin troppo insignificante, ho battuto il suo miglior allievo in 5 secondi, quando invece nel mio viaggio i miei nemici duravano molto ma molto di più- fece Bassam dirigendosi sopra all’altura con il simbolo della setta

-A Tu dici?- Fece Al Mualim con un sorriso sulle labbra

-No maestro non credete a nulla che vi stia dicendo questo folle!- Esclamò Altair appena arrivato

-Ah Altair! Dici che non devo credere al ragazzo che ha battuto Kadar con mosse concatenate stupendamente, dici che non dovrei credere al figlio del miglior assassino che sia mai stato nominato in tutti i libri della setta, dici che non dovrei credere al figlio del mio miglior amico, dici che non dovrei credere a ciò che ho appena visto con i miei occhi poco fa?- Fece il vecchio sorridente, guardando Altair e causando un sorrisetto malefico sulle labbra di Bassam

-Ecco io … -Altair era rimasto senza parole

-Niente lascia stare Altair, non ti preoccupare, ti perdonerò, ma a una condizione, dato che tu sei il miglior assassino che io ho, ti batterai contro il ragazzo, quale sia l’esito io ti perdonerò, ma se lui vince sarà pronto al suo primo assassinio, lo eleverò al grado maggiore, e tu invece verrai indietreggiato di 3 gradi, se vinci tu, Bassam sarà costretto a seguire ancora le tue lezioni

-Per me va bene Maestro- Fece superbo Altair, sicuro di vincere e di vendicarsi della brutta figura di prima

-Bene! E tu Bassam? Cosa ne pensi?- fece Al Mualim

-Ciò che al maestro è di più grato, è di mio gradimento. Sono solo un umile servo di una persona più potente, che lotterà contro colui di grado maggiore al mio, con mia sicura sconfitta, ma non me ne preoccupo, in me questo stizza non insorge, perché a questo mondo niente è reale e tutto è lecito- Disse Bassam per poi fare un inchino in segno di rispetto

-Bravo ragazzo, così ti voglio, ma ti prego alzati, non sei obbligato a tali reverenze-Disse lui sorridente.

Il giorno dopo già tutto sapevano dell’imminente scontro e della posta in palio, gia giravano scommesse su chi avrebbe vinto e la maggior parte ovviamente erano sulla vittoria di Altair, il combattimento era fissato per dopo pranzo, e la giornata stava passando molto velocemente, tanto è che quando si fece l’ora Bassam si stupì che era già arrivato il momento di battere quella pappamolle.

Erano dentro all’arena uno di fronte all’altro, a Bassam gli fu prestata di nuovo la spada di Kadar, e Altair per questo se ne rallegrò, in fondo che possibilità aveva quell’insulsa spada da novizio contro la sua

-Allora moccioso speri di battermi?- fece altezzoso –bhe inizia a piangere- si mise in posizione d’attacco

-Bene ragazzi, in questo scontro c’è un'unica regola, non dovete uccidervi, non voglio rischiare i miei migliori allievi, quindi feritevi come volete ma niente morti- Disse Al Mualim per poi gridare a gran voce –Partenza-

Altair si scagliò immediatamente contro il suo avversario sferrando fendenti a tutto spiano, fendenti tutti scansati con maestria da Bassam, alla fine di quella scarica di colpi Altair era ansante e Bassam invece sembrava in piena forma, tanto è che mosse la spada e con un unico fendente trancio di netto le cinte che tenevano la lama corta del maestro, procurando un taglio talmente profondo da far vedere il sangue che sgorgava dal petto di Altair

-Dannato- urlo tra i denti Altair per poi caricare un affondo contro il ragazzo, affondo ovviamente scansato da Bassam, ce subito dopo trancio di netto anche la cintura di Altair

-Così saremo alla pari- fece lui per poi puntargli la lama alla gola, Altair deglutendo scansò via la spada di lui colpendola con la propria, Bassam con abilità fece roteare la spada nelle sue mani, per poi mettersi in posizione di difesa. Altair era incazzato nero, quindi era deciso a finirla subito, quel moccioso gli stava già rubando troppo tempo, quindi con un affondo ben mirato colpì dove la difesa di lui era più debbole, rompendola, per poi dargli un calcio nelle costole sinistre e un pugno in volto, che lo fecero barcollare e cadere di spalle

-Armi pari? Non credo- fece lui con un tono trionfante, stava per disubbidire al maestro lo sapeva, lo immobilizzò per terra, caricando il braccio sinistro per poi farlo scattare verso la gola di lui sicuro di vincere, ma sent’ solo il sangue scorrergli sulle labbra, Bassam aveva deviato la lama nascosta di lui afferrando in tempo il braccio di Altair e torcendolo in modo da far arrivare il palmo vicino alle labbra di lui, che furono tranciate di netto sul lato destro, quello sicuro avrebbe lasciato una cicatrice. Bassam voltò lo sguardo verso destra, li per terra vicino al suo viso c’era la lama corta di lui, la sfoderò e tranciò di netto le fibbie che tenevano fermo il guanto con la lama al braccio di Altair, per poi unire le gambe e portarle in posizione fetale sotto Altair, e grazie a esse riuscì a spingere in alto il suo avversario

-Ora mi ha davvero stancato- fece lui sempre con quel tono calmo che lo distingueva

Diede un fendente laterale al busto di Altair che nel frattempo si era stabilizzato sulle gambe, per poi donargli un pugno sul viso,un calcio rotante alle costole, per poi utilizzare la sua abilità per usare l corpo di Altair come scaletta, infatti ci camminò sopra come un muro, per poi fare una capriola all’indietro a mezza aria e colpire con un taglio profondo Altair, partendo da poco sotto al collo fino all’ombelico. Il taglio non era così profondo da ucciderlo, ma tanto bastava perché lui svenisse, infatti così fu.

Nello studio del maestro tutto era in ordine come sempre, e di fronte al maestro era presente una figura incappucciata, completamente vestita di bianco, sulla scrivania c’era un fodero di pelle aperto, su di esso era presente una spada che riluceva di un colore molto simile all’argento, nel’elsa erano incastonati dei rubini, aveva un impugnatura con la protezione per la mano in grado di contrattaccare anche i montanti

-Hai fatto un buon lavoro figliolo, sono fiero di te- Disse Al Mualim sorridente

-Me ne compiaccio maestro, a quando la mia partenza signore?- fece il ragazzo impazziente

-Ad ora ragazzo, il tempo di dirti colui che dovrai assassinare- Fece l’uomo con un sorriso Angelico sul viso

-Sono impaziente maestro- Fece il ragazzo dalla rossa chioma

-Rammenta figliolo ora sei un assassino di alto rango, facci onore- Fece l’uomo –Bashir Ibn Nidal, tuo padre- Fece sempre sorridente

-Non aspettavo altro- e un sorriso perverso gli incorniciò le labbra

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Angolo dell'autore!

Eccomi con una long-fic che doveva essere una one-shot, ma dato che sarebbe stato troppo pasticciato ho deciso di farlo a capitoli, comunque questa è una storia che ci tengo molto a scrivere e a farvi leggere, spero che vi piaccia, come piace a me scriverla, comuqnue volevo dire che mi sono stupito O.O quasi 11 pagine, da dove sono uscite, è la cosa più lunga che io abbia scritto O.O, comuqnue ecco a voi un piccolo dizionario

Bassam: sorridente

Hanan: tenerezza

Bashir: questo me lo sono inventato xD

ibn: significa figlio e va aggiunto prima del cognome

Nidal: lotta

   
 
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