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Autore: lion_blackandwhite    13/06/2020    0 recensioni
Tanto tempo fa, la savana non era un posto sicuro.
Le Terre del Branco rappresentavano l'unico luogo dove la pace regnava in quella regione della savana. Gli animali, sotto la guida e protezione di un giovane leone buono e magnanimo che verrà ricordato dai suoi discendenti come 'La stella più luminosa', vivevano in armonia grazie al suo saggio operato.
Egli aveva però anche un fratello egoista e indisponente, il quale discuteva la sua volontà ad ogni occasione, cercando di sminuire la sua grandezza; malgrado il Re cercasse di comprendere le motivazioni nascoste dietro quell'astio, ogni tentativo di ragionare con lui non sortiva mai alcun effetto.
Un brutto giorno, alcuni membri del branco finirono uccisi durante un conflitto con altri leoni provenienti da terre confinanti: uno dei sopravvissuti giunse fino al suo cospetto, nella tana in cui viveva, avvertendoli che il capobranco aveva dichiarato loro guerra e che nulla poteva fermarlo fino al compimento del suo obiettivo.
Temendo quindi per la sorte dei sudditi e della sua famiglia, il Re fu costretto a mobilitare immediatamente il branco per fronteggiare quella minaccia incombente.
Non voleva combattere ma doveva farlo per sopravvivere. Chissà se il suo avversario la pensava come lui.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ahadi, Nuovo personaggio, Rafiki, Uru
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Nei giorni successivi la disavventura occorsa ai cuccioli nei pressi del fiume ebbe delle conseguenze.

Il Re, insieme alla Regina Uzuri e al suo consigliere fidato, Zozu, decise di recarsi nel lago confinante a Est in modo da avere un confronto diretto con il capobranco degli alligatori che vivevano nelle Terre del Branco, ipotizzando un legame con i tre che avevano attaccato i leoncini.

Kondo[16], il leader, era in buoni rapporti con Mohatu e la famiglia reale, pertanto per il sovrano risultava abbastanza semplice riuscire a parlare con lui.

«Credi che saprà dirci qualcosa su ciò che è successo?» chiese Uzuri al compagno mentre gli camminava accanto, diretti verso il luogo prestabilito per l’udienza. Il leone sospirò.

«Non so neanch’io cosa spero di ottenere parlandogli, ma sono sicuro che Kondo non avrebbe mai permesso una cosa del genere se l’avesse saputo: la sua lealtà nei nostri confronti, come sai, è risaputa. Voglio vederci chiaro» disse in tono calmo. Uzuri non replicò, ma rimase comunque inquieta.

«Scusi se mi intrometto, Sire» esclamò Zozu che planava sopra le loro teste, «ma dubito che parlare con Kondo porterà a qualcosa. Non nego certo che siate degli ottimi amici, Mohatu, tuttavia… Insomma…». Tacque, esitante, allora il Re lo incalzò. «Cosa vuoi dire?»

Il bucero prese coraggio e atterrò sopra la testa di Mohatu. «Pensi con chi stiamo andando a discutere, Sire. Ammesso che i nostri sospetti siano fondati, il capobranco degli alligatori non ammetterà mai che alcuni dei suoi sottoposti si siano macchiati di un crimine tanto grave. Se ammettesse di essere stato a conoscenza di eventuali avvisaglie, causerebbe un incidente diplomatico non indifferente, prima di tutto. In men che non si dica, una rivolta nel loro gruppo è la conseguenza più plausibile che mi viene in mente, Sire. Inoltre» continuò, appollaiandosi sulla spalla del leone «gli alligatori sono una specie orgogliosa e molto aggressiva. Vivendo per lo più dentro le acque delle Terre del Branco e non fuori, molti di essi faticano a sottostare alle leggi che coinvolgono tutti gli altri mammiferi e uccelli. Alcuni gruppi nelle zone delle Terre di Nessuno si definiscono ‘Signori del Fiume’, persino…»

Mohatu a quel punto però lo interruppe, pacato. «Zozu, sono già a conoscenza di tutto questo, non temere: non stiamo certo andando dai nostri amici alligatori per dare vita a un altro conflitto; tutto quello che dobbiamo fare è accertarci dello stato delle cose e scoprire cosa ha indotto davvero quei tre individui ad attaccare Ahadi, Uru e gli altri cuccioli. Ignoriamo le identità di quei tre e solo Kondo può aiutarci».

All’udire il nome dei due leoncini, Uzuri parve ricordare qualcosa di impellente. «Mohatu ascolta, a proposito di Uru…» cominciò, ma dovette interrompersi perché la coppia reale era arrivata nel luogo in cui risiedevano gli alligatori.

Il lago che si estendeva alla loro vista era molto vasto e circondato da diverse zone paludose. L’acqua era torbida e scura, totalmente differente dalle pozze e fonti cristalline dove gli altri abitanti delle Terre del Branco erano soliti abbeverarsi, e circondata da una fitta vegetazione. Senza esitare, i tre vi si addentrarono.

Dopo essersi districati per un po' tra radici e fitte piante, Mohatu e Uzuri giunsero in un punto in cui la vegetazione si diradava, scorgendo la palude in cui erano diretti. Avvicinandosi cautamente alla riva notarono immediatamente la moltitudine di alligatori presenti dentro l'acqua scura; il maggiordomo deglutì, intimorito dai rettili, ricordando dolorosamente la brutta botta che aveva subito nel tentativo di difendere Ahadi dal pericolo.

«Non temere, Zozu» lo rassicurò il Re in tono quiete, e il pennuto annuì, seppur guardingo. Il leone si voltò verso la superficie scura dell’acqua e ruggì compostamente: diversi alligatori riemersero immediatamente attirati dal richiamo, ma molti altri lo ignorarono.

«Zozu aveva ragione, immagino» mormorò il leone rivolto alla compagna, schiarendosi poi la voce. «Sono il Re delle Terre del Branco, Mohatu» aggiunse in tono profondo, fronteggiando i rettili erano emersi dalla superficie che avevano posato lo sguardo su di lui con le pupille ridotte a fessure. «Devo parlare immediatamente con il vostro capobranco per una questione delicata. Sapete dirmi dove posso trovare Kondo, per caso?» chiese infine.

All’udire quel nome i pochi esemplari che erano emersi schioccarono le fauci, prima di sparire nuovamente sott’acqua; la superficie si agitò all’improvviso, come scossa da una scarica elettrica, finché qualcosa sgusciò fuori dalla riva e subito dopo comparve di botto davanti a Mohatu, fronteggiandolo.

Zozu saltò in aria, colto di sorpresa mentre Uzuri indietreggiò, spaventata dall’apparizione improvvisa; l’unico che rimase impassibile fu proprio il leone, che ricambiò lo sguardo del coccodrillo dall’alto in basso.

Kondo era enorme. Segnato da grandi e vivide cicatrici, il corpo longilineo e possente giustificava la sua posizione nella scala gerarchica. I compagni, a debita distanza, lo fissavano con timore reverenziale; poi una voce che somigliava più a un ringhio sommesso ruppe il silenzio carico di tensione.

«Quale onore ricevere udienza dal Re delle Terre del Branco direttamente nel proprio uscio di casa… Sire» mormorò, sorridendo con un cipiglio arrogante. Mohatu non rispose ma sostenne lo sguardo: rimasero immobili per lunghi istanti con gli altri alligatori in allerta, pronti ad attaccare alla minima provocazione, ma i secondi passarono senza alcun imprevisto.

Kondo finalmente parve soddisfatto e fece due passi indietro: il clima si rasserenò all’istante e i suoi compagni ritornarono a muoversi pigramente nel lago.

«Sono sorpreso. Credevo che avresti reagito bruscamente al mio benvenuto» esclamò Kondo al leone, ridacchiando.

«So che metti alla prova i visitatori. Se avessi voluto attaccare me o la mia compagna, non credo che sarei nemmeno riuscito a chiedere di te ai membri del tuo gruppo» spiegò Mohatu gentilmente.

L’alligatore lo squadrò stringendo gli occhi, concentrato. «Sei un leone davvero strano, Mohatu. Forse è per questo che andiamo d’accordo… Relativamente, per essere chiari».

In assenza di ostilità, il leone si sentì abbastanza al sicuro da fare un cenno a Zozu e a Uzuri in modo che potessero avvicinarsi anche loro.

«Cosa ti porta qui, Re delle Terre del Branco? Non sono molto frequenti le visite di voi leoni da queste parti» domandò Kondo al leone senza fare troppi preamboli. Mohatu non rispose subito: anche se era in buoni rapporti con l’alligatore che aveva davanti, era fondamentale scegliere con cura le parole da usare per evitare incomprensioni.

«In effetti no, Kondo. Sono venuto per chiederti se sei al corrente di quanto accaduto nei pressi della Rupe dei Re, qualche giorno fa. Una spiacevole faccenda che ha coinvolto mio figlio e alcuni alligatori».

Il capobranco rimase rigido come un masso, ma Uzuri e Zozu avvertirono distintamente un basso ringhio dopo quelle parole.

«Non so di cosa stai parlando, Mohatu. E francamente trovo vagamente offensiva la tua velata accusa» mormorò infatti il coccodrillo senza nascondere la propria irritazione.

«Ti sbagli Kondo, lungi da me dal fare un’accusa senza alcuna prova» replicò il Re. «Anzi, come la Regina Uzuri potrà confermare, io nutro la massima fiducia nei tuoi confronti e sono sicuro che ci sarai di grande aiuto nel chiarire questa faccenda».

«È così» confermò la leonessa, fidandosi del compagno. «Pensiamo che tu non abbia nulla a che fare con questo assalto».

L’alligatore li scrutò in silenzio con espressione indecifrabile. I due leoni e Zozu rimasero in attesa e col fiato sospeso, nella speranza che non si fosse indispettito troppo.

«Parlate» rispose infine in tono piatto.

Mohatu scambiò un’occhiata con Uzuri che annuì impercettibilmente.

«I nostri cuccioli sono stati attaccati da tre alligatori un paio di tramonti fa e apparentemente senza un motivo valido» cominciò a raccontare Mohatu.

«Uno l’ho ferito personalmente per legittima difesa, aveva tentato di attaccarmi e ho dovuto reagire. Conoscevo i soggetti in questione, avendoli incontrati poco prima quello stesso giorno: in una delle fonti d’acqua più grandi avevano assalito un paio di animali mentre si abbeveravano e rivendicato quella zona come loro proprietà esclusiva».

Kondo lo fissò intensamente: poi sorrise, beffardo. «E con ciò? Ci sono centinaia di alligatori nelle Terre del Branco. Anche se il mio gruppo è il più numeroso, non è detto che questi trasgressori siano sotto la mia guida» osservò.

«Qui inizia la parte strana» replicò Mohatu, insolitamente serio. «Non potevo tollerare un attacco diretto alla mia famiglia senza che mi dessero alcuna spiegazione. Sono stato costretto a esiliarli e non hanno fatto alcuna resistenza. Non una protesta o un lamento. Hanno fatto dietrofront e sono filati via».

Kondo inarcò le sopracciglia: stava perdendo la pazienza rapidamente. «Inizi a stancarmi con queste storielle senza senso, Mo…» ma il leone sovrastò la sua voce, continuando il proprio racconto. «Mentre riportavo i cuccioli al sicuro, ho chiesto a Zozu di tornare a casa. Ficcanaso com’è, però, il mio maggiordomo ha ritenuto necessario tenere d’occhio i movimenti dei tre esiliati per accertarsi che uscissero dalle Terre del Branco senza creare ulteriori problemi, ma a un certo punto hanno fatto una deviazione. Indovina dove erano diretti?»

Il bucero deglutì all’occhiata penetrante che l’alligatore gli rivolse ma sostenne fieramente lo sguardo, cercando di mantenere un portamento regale e austero.

«Illuminami» replicò Kondo in tono piatto, tornando a fissare il Re.

«Proprio qui, nella Palude Mamba[17]» rispose Uzuri in tono serissimo.

«Non ricordo di averli visti passare da queste parti» ribatté l’alligatore, ostinato.

«Oh, ti prego» lo incalzò all'improvviso Zozu senza riuscire a trattenersi. «La palude è sorvegliata dalle tue sentinelle in ogni momento del giorno, è impossibile che tu non ne sappia nulla!». Nel frattempo si era alzato in volo, portandosi a distanza di sicurezza. L’alligatore alzò la testa e sembrò quasi maledirlo mentalmente.

«Hmph. È proprio un pennuto irritante, come fai a sopportarlo tutto il santo giorno?» domandò al leone, che sorrise lievemente a quell'affermazione.
 
«Per tutti gli spiriti, e va bene» ammise infine Kondo in tono quasi disgustato, roteando gli occhi. «Li conosco, lo ammetto, e me ne dolgo profondamente. Quei tre idioti facevano parte del nostro gruppo».

«Davvero?» chiese Uzuri, intervenendo.

«‘Facevano’?» domandò all’unisono Mohatu, sorpreso. L’alligatore parve restìo a parlarne, ma sotto lo sguardo fermo del Re fu costretto ad annuire.

«Ma certo. Sono nati e cresciuti qui, erano miei sottoposti. Sin da cuccioli creavano problemi di continuo: agitavano le acque facendo scappare le prede, litigavano per il cibo, discutevano sempre gli ordini… E crescendo sono diventati anche peggio, tanto da mettersi in testa malsane idee» raccontò l’alligatore, ora furibondo.

«Cosa ti hanno detto quando sono tornati dal versante vicino la Rupe?» chiese Mohatu. Kondo inarcò un sopracciglio a quella domanda.

«Secondo te? Mi hanno raccontato che li hai attaccati senza alcun motivo. Sono tornati gridando vendetta per l’affronto che avevano subìto e hanno preteso il supporto del gruppo per un secondo assalto» esclamò. Zozu spalancò il becco inorridito, semplicemente sconvolto da quella rivelazione.

«Senza alcun motivo?! Sua maestà il Re avrebbe…?! Hanno quasi ucciso me e il Principe Ahadi!» commentò, palesemente stizzito.

«Non agitarti pollo ceruleo, e lasciami finire» lo interruppe l’alligatore impaziente, e si rivolse nuovamente alla coppia di leoni. «Ovviamente ho pensato si fossero bevuti il cervello e non ho creduto a una sola parola di quello che mi hanno raccontato» disse.

«Avevo capito che i leoni c’entravano qualcosa, intendiamoci, ho riconosciuto l’odore che avevano addosso ed era palesemente il vostro. Ma neanche per un istante ho creduto che tu li avessi attaccati senza motivo». Zozu a quel punto tacque e si appollaiò sulla spalla del Re, tranquillizzato.

«Grazie» mormorò Mohatu, sollevato dal fatto che almeno il suo amico ragionasse. «Poi che è successo?» gli chiese.

«Gli ho intimato di dirmi la verità» continuò l’alligatore, «e dopo un po’ è saltato fuori che volevano fartela pagare perché li avevi cacciati da una pozza d’acqua che avevano occupato».

«La storia coincide, se non altro» constatò Mohatu suo malgrado.

«Ad ogni modo» continuò Kondo rabbuiandosi, «dopo aver negato il mio consenso a quella follia qualcosa è cambiato in loro». I tre ascoltatori notarono un cambiamento nel tono di voce del coccodrillo, diventando assai più aggressivo.

«Hanno cominciato a farneticare accuse anche contro di me. Volevano dare una scossa alla nostra specie, un cambio di rotta decisivo dicevano… All’improvviso io come capobranco non gli andavo più bene» rise in tono tetro, «e sapete cosa hanno fatto quei tre ingrati? Mi hanno sfidato».

I due leoni lo fissarono, sorpresi. «Non mi starai dicendo che…?» cominciò Mohatu, ma l’altro lo interruppe.

«Esattamente ciò a cui stai pensando, maestà. Waasi[18] si è fatto avanti, convinto di potermi battere solo perché è riuscito a incassare un colpo dal Re in carne ed ossa, borioso e quasi fiero di quel graffietto che gli avevi fatto. Non lo trovi ironico anche tu?» concluse amaramente guardandolo negli occhi. Il leone non rispose e calarono in un breve silenzio che fu interrotto nuovamente dall’alligatore.

«Quel… pezzente» disse con la voce intrisa d’odio e con gli occhi che brillarono nella semi-oscurità, «ha osato reclamare il Mashindano[19] contro di me… ME! Dopo averlo cresciuto come un figlio… Dopo avergli insegnato tutto ciò che sapevo…» ringhiò, agitando la coda nervosamente.

«Avrebbe potuto essere un buon leader, sapete. Era più giovane, ma credeva anche di essere più forte. La sua arroganza gli è costata cara. Ha avuto comunque la gentilezza di lasciarmi un bel ricordino, come potete vedere…» e fece notare ai presenti solo in quel momento una profonda ferita appena cicatrizzata sul fianco.

«Che fine ha fatto?» chiese Uzuri ingenuamente. «Sai dirci dove possiamo trovarlo?».

Kondo si voltò lentamente verso di lei e ridacchiò, lasciandosi sfuggire un basso ringhio. «Oh sì, so dove potete trovarlo. Volete i dettagli su come ho staccato la testa a quel traditore o preferite la versione concisa, miei cari sovrani?» domandò, glaciale.
Mohatu fece una smorfia mentre la Regina rabbrividì, pentendosi di averglielo chiesto e scosse il capo velocemente; Zozu invece si passò un’ala sul collo esile, inorridito. L’alligatore posò di nuovo lo sguardo sul leone e riprese il discorso.

«Per quanto riguarda gli altri due, da indegni codardi quali erano se la sono filata ancor prima che la testa di Waasi finisse in fondo alla palude, perciò risultano ufficialmente banditi dal mio branco. So che non approvi questi metodi, Mohatu» lo anticipò, perché il Re lo fissava con uno sguardo carico di disapprovazione, «ma sono stato costretto. Sai benissimo che questa è una legge che va al di là di qualsiasi regola tu possa promulgare e io ho agito come ritenevo opportuno in quel momento per il bene del mio gruppo».

Mohatu scosse il capo, risentito. Aveva ragione dopotutto, non poteva opporsi a quella legge superiore.

«Conosco le origini del Mashindano e non discuterò oltre, se come dici è stato lui a sfidarti per primo» disse infine il leone. «Non ritengo tuttavia plausibile la necessità di ucciderlo, Kondo. Potevi dargli una lezione e bandirlo, il rito non prevede necessariamente una morte».

L’alligatore ghignò ancora. «La prossima volta che sarò in vena di farmi trucidare me lo ricorderò, Mohatu» commentò sarcastico. «Ho lottato per difendermi. Non ne vado fiero ma Waasi era andato troppo oltre, diventando un pericolo per sé e per gli altri: non potevo permettere che vivesse, nemmeno da esiliato».

«Bisogna darci un taglio con questa violenza!» replicò il leone, infervorandosi. Il brusco cambio di tono fu percepito immediatamente dagli altri rettili e una dozzina di occhi gialli riemersero dalla superficie mettendosi in ascolto.

«Per quanto possa essere illuminante questo consiglio, maestà» replicò Kondo con enfasi sull’ultima parola, «non ho bisogno del tuo parere su come gestire il mio gruppo. Le minacce vanno eliminate se necessario, Mohatu, prima che siano loro ad eliminare te. Specie se provengono da quelli di cui ti fidavi maggiormente e tu dovresti saperlo bene» disse infine, 
incamminandosi verso la riva del fiume.

Al Re parve di risentire le parole di suo fratello Choyo, riferendosi a Uru: ‘È questa la fine che devono fare, prima che abbiano la possibilità di ucciderti per vendetta’. Capì che non avrebbe ottenuto altro dall’alligatore e si alzò. «Molto bene, suppongo non ci sia altro da dire. Mi ha fatto piacere rivederti, Kondo» disse infine, in tono vagamente deluso. Uzuri imitò il compagno e aggiunse «ti ringraziamo per le informazioni».

L’alligatore grugnì, soddisfatto. «Buona giornata, maestà» li congedò, e Zozu guidò in volo la coppia reale verso l’uscita della palude, conducendoli nei prati verdi delle Terre del Branco.

Quando il trio fu abbastanza lontano, Kondo fu avvicinato da due simili, che lo approcciarono con cautela.

«Capo» mormorò uno dei due, preoccupato. Il grosso alligatore che gli dava le spalle non diede segno di averlo sentito. «Mi domandavo…» proseguì l’altro, titubante. «Non è mai un bene quando voi idioti cominciate a fare domande» replicò Kondo, secco. «Che cosa volete?»

Entrambi i suoi sottoposti deglutirono. «N-non a-a-avremmo potuto chiedere al Re… D-dato che siete amici, ecco…» il coccodrillo ammutolì allo sguardo assassino che gli rivolse il capogruppo, così intervenne l’altro «se poteva aiutarci a risolvere il nostro piccolo problemino con i licaoni…?».

Un semplice ringhio da parte di Kondo bastò a farli arretrare un paio di metri. «Dovrei umiliare me e il nostro gruppo di fronte al Re delle Terre del Branco e chiedere aiuto per una bazzecola tanto ridicola?» chiese in tono serafico.

«Ma… Ma Signore» obiettò uno degli alligatori col capo chino, «i licaoni non sono mai stati una grana per noi… Tutto è cambiato però da quando sono entrati in combutta con quel tipo inquietante». Kondo sbuffò, irritato.

«Sciocchezze» rispose. «I licaoni non sono così stupidi da farsi abbindolare da un solo soggetto. Tuttavia è pur vero che sono sempre stati indipendenti e subdoli, ma mai così letali. Dev’esserci sotto qualcosa di strano» rifletté ad alta voce.

«A-a-appunto!» esclamarono i due alligatori. «Abbiamo subìto delle perdite preoccupanti e sua Maestà non ne è ancora al corrente… Sono sicuro che ci aiuterebbe a trovare una soluzione…» propose, ma Kondo lo interruppe.

«Mohatu ha già abbastanza grane a cui pensare con i seccatori oltreconfine, non intendo angustiarlo anche con questa faccenda. Siamo leali alla Corona delle Terre del Branco, è nostro dovere difendere il territorio dando il nostro contributo» disse. «Pattugliate l’area in cui si sono consumate le ultime due aggressioni e fornitemi rapporti regolari. Se la situazione dovesse precipitare informerò immediatamente il Re, ma per adesso vediamocela da soli» diede istruzione ai rettili di fronte a lui.

«Ora andate voi due, levatevi dalle zampe prima che cambi idea» li intimò infine, osservando con aria vagamente preoccupata i due sottoposti sparire in fretta sotto le acque della palude.
 
[16] Kondo: guerriero, nella lingua Swahili.
[17] Palude Mamba: Il luogo in cui vive Kondo e il gruppo di alligatori di cui è il leader. ‘Mamba’ significa ‘Coccodrillo’ in lingua Swahili.
[18] Waasi: Vuol dire ‘stupido’ in lingua Swahili.
[19] Mashindano: Antico rituale di combattimento; quando un coccodrillo invecchia o è ritenuto inadatto a essere il leader, un altro coccodrillo può sfidarlo a una lotta fisica. Lo scontro si conclude solo se uno dei due sfidanti perde la vita o si arrende: chi rinuncia alla lotta viene bandito dal branco, mentre il vincitore prende il controllo dei rimanenti coccodrilli. Tale rituale è applicabile a tutte le specie carnivore della Savana, ma è una pratica barbara di lotta primordiale che Mohatu sta cercando di abolire nel suo regno.


Angolo dell'autore:

"Ciao a tutti!
Ecco a voi il settimo capitolo.
Adesso ci spostiamo verso l'introduzione di alcuni personaggi un po' più dark e che influiranno sulla vita delle Terre del Branco e sui loro abitanti.
Questa volta ho volutamente scelto di introdurre un elemento pre-esistente e proposto nella serie 'The Lion Guard', il rito del Mashindano per l'appunto. Avrà un ruolo importante nella storia e simboleggia in modo evidente il passaggio che Mohatu sta cercando di compiere tra l'era buia che ha vissuto in gioventù e quella di pace che sta costruendo dopo essere diventato Re.
Piccolo spoiler: la prossima volta daremo spazio alle iene che verranno introdotte per la prima volta nel dettaglio! 


Sentitevi liberi di lasciare una recensione, una critica o anche dei suggerimenti, sono sicuro che mi aiuteranno molto con il prosieguo della storia.
Numerosi feedback possono tornare molto utili!
Rimango inoltre a disposizione in caso di eventuali domande sui personaggi o su qualcosa che è risultato poco chiaro nella lettura. 
Al prossimo capitolo!

Un saluto da Lion"

P.S.: il prossimo capitolo verrà pubblicato sempre di sabato, tra una settimana spero. Se dovessero esserci imprevisti farò un edit con una comunicazione.

P.P.S: a chiunque legga il capitolo anche senza commentare, ma possiede un account efp, rinnovo gentilmente la richiesta di accedere almeno per far aggiungere 'Mohatu' alla sezione dei personaggi, così da consentirmi il suo inserimento alla descrizione della storia. Servono 10 voti e ancora siamo a 3!
Grazie a chi lo farà!
   
 
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