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Autore: LorasWeasley    13/06/2020    0 recensioni
AU [Gerita|Spamano|FrUK|Ameripan|PruCan|Dennor|Sufin|LietPol]
"Feliciano però non rispose a quella domanda, mordendosi un labbro e guardandolo preoccupato negli occhi annunciò –Abbiamo un problema.
Ludwig si preoccupò.
...
Si mise seduto e una fitta al fondoschiena lo allarmò ancora di più, con chi aveva passato la notte?
Ricontrollò meglio la mano e con orrore si accorse che effettivamente aveva un anello dorato all’anulare della mano sinistra.
...
-Dieci anni- disse a quel punto Toris, senza collegare davvero il cervello.
-Mh?- Feliks scostò le dita guardandolo confuso.
-Se fra dieci anni siamo entrambi single, ci sposiamo."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Bad Friends Trio, Nordici
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Multiship - Wedding




N. Italia x Germania
-Lud- chiamò Feliciano in un sussurro avvicinandosi velocemente al suo ragazzo e guardandosi di soppiatto intorno, sperando che nessuno li sentisse.
-Ehy- Ludwig lo attirò a sé accarezzandogli i capelli –Come sta tuo fratello? Quanto è agitato?
Mancavano solo pochi minuti all’inizio del matrimonio di Romano e Antonio, ed erano già diverse ore che Feliciano stava chiuso nella stanza di suo fratello aiutandolo a sistemarsi e a non fargli venire una crisi isterica.
Feliciano però non rispose a quella domanda, mordendosi un labbro e guardandolo preoccupato negli occhi annunciò –Abbiamo un problema.
Ludwig si preoccupò.
Di solito, quando Feliciano affermava che “avevano un problema” significa che lui aveva fatto qualche cazzata e che Ludwig doveva sistemare i suoi problemi.
Sospirò chiudendo gli occhi e passandosi le dita sulla radice del naso.
-Che hai combinato?
-Ve… Non trovo più le fedi.
Ludwig si sentì mancare, non pensava che fosse così grave.
-Dio, Feliciano, come cazzo hai fatto a perdere le fedi a cinque minuti prima dell’inizio delle nozze? Romano ammazza tutti e due, lo sai benissimo!
-Ma non l’ho fatto di proposito!- si imbronciò l’italiano –Piuttosto dovresti aiutarmi a cercarle invece di urlarmi contro.
-Dove le hai viste l’ultima volta?
-Ehm…
Iniziarono questa ricerca infinita e disperata, ripercorrendo tutti i posti dove Feliciano era stato.
I vestiti eleganti ormai erano tutti spiegazzati e sudati, ma era la minima cosa in confronto all’ira che Romano avrebbe gettato su di loro.
Il matrimonio era già iniziato da diverso tempo e il momento fatale dello scambio degli anelli stava iniziando.
A Feliciano prese anche un attacco di panico, iniziò a piangere, fuori dalla struttura dove si stava svolgendo la cerimonia, perché non solo stava rovinando il matrimonio a suo fratello ma anche perché si stava perdendo tutto quanto.
Quindi Ludwig, al limite della sopportazione, dovette continuare la ricerca e in contemporanea cercare di calmare il suo ragazzo.
Quando ormai avevano entrambi rinunciato arrivò il tanto atteso momento da tutti e, sbirciando dall’ingresso i due ragazzi gelarono sul posto notando che le fedi le stava portando Elizabeta, fiera e bellissima nel suo abito elegante.
Feliciano si asciugò lentamente l’ultima lacrima rimasta incastrata tra le sue ciglia –Veee… le avevo date a lei. Che sollievo.
Non riuscì a finire la frase che Ludwig l’aveva afferrato per sbatterlo contro il muro e baciarlo con prepotenza.
Di solito non si davano baci così irruenti, non soprattutto in luoghi pubblici, per questo Feliciano era confuso e, dopo un primo attimo nel quale accettò il bacio senza problemi, lo fece staccare per chiedere –Che fai?
-Stai zitto- disse gelido il tedesco a un millimetro dal suo viso –O ti bacio o ti ammazzo. Decidi tu.
 
S. Italia x Spagna
-Aspetta, aspetta- sospirò Antonio con la voce spezzata mentre cercava di tenere a bada il ragazzo che gli si strusciava contro senza grandi risultati.
-Cosa?- Romano era seccato per quella interruzione e per punizione gli morse il collo, portando Antonio a mugugnare ancora di più e sospirare estasiato.
-Siamo…- lo spagnolo ci stava davvero provando a fare la persona razionale e l’adulto della situazione –Siamo al matrimonio di tuo fratello, se dovesse scoprirlo…
-Non lo scoprirà mai- lo rassicurò Romano riuscendo ad allentargli la cintura dei pantaloni e infilandogli una mano direttamente dentro le mutande.
Il gemito che uscì dalle labbra dello spagnolo fu forte e non riuscì a trattenerlo.
Romano sorrise compiaciuto.
Erano nascosti fuori, tra le piante del grande giardino della villa dove stava avvenendo il pranzo del matrimonio.
-Fra poco ci sarà il dolce- provò come ultima spiaggia a farlo ragionare Antonio.
Romano si avvicinò al suo orecchio e sussurrò piano –Io voglio adesso il mio dolce.
Infine si gettò in ginocchio e Antonio scollegò totalmente il cervello, era nelle sue mani e, per lo stato in cui si trovava, gli avrebbe fatto fare tutto quello che voleva.
Venti minuti dopo Romano si stava riallacciando la cintura dei pantaloni, appagato per quello che era successo, le guance rosse.
Antonio si avvicinò a lui e dolcemente gli accarezzò una guancia, per poi pulirgli un angolo della bocca con il pollice.
-Forse non dovevo farti bere tutto quel vino a pranzo. Diventi più pervertito di Francis quando sei ubriaco.
Romano gli leccò il dito ancora vicino alla sua bocca –Perché, ti dispiace?
Quella lingua sulle sue dita e quel tono da finto ingenuo fecero nuovamente tornare il sangue in parti del corpo che Antonio non poteva avere nuovamente attive.
Distolse lo sguardo e staccò la mano prima di ritrovarsi nuovamente a rotolare sull’erba –Torniamo dagli altri.
Si fecero strada lungo il sentiero tra risatine e palpeggi e, se avevano sperato di passare inosservati, tutto fu dissolto quando, non appena rientrarono nel cortile, Feliciano li raggiunse con il suo sorriso dolce in volto.
-Romano! Ecco a te!- e senza aspettare altro gli mise nelle mani il bouquet.
-Cosa…?- Romano era confuso, non riuscì a finire la domanda che Feliciano spiegò subito.
-Ho decido di non lanciarlo, lo do a te e basta.
L’italiano non ebbe modo di protestare perché Feliciano non aveva ancora finito di parlare, si era girato verso Antonio e con sempre il suo sorriso dolce in volto, ma con gli occhi che lanciavano sguardi sadici gli disse –Dopo che ti apparti al mio matrimonio, con il mio fratellone, come minimo te lo sposi. Siamo intesi?
Antonio era senza parole, non che Feliciano volesse davvero una risposta –Bene, divertitevi e buona continuazione.
Sospirando, ma sorridendo divertito per tutta quella scena, Antonio si girò verso il suo ragazzo mettendogli un braccio intorno le spalle –“Non lo scoprirà mai”, eh?
 
Francia x Inghilterra
Prima ancora di aprire gli occhi Arthur fece un lamento per il mal di testa.
Conosceva quel tipo di mal di testa, era dovuto a una grandissima sbronza.
Strinse gli occhi stiracchiandosi e cercò di ricordare tutto quello che, al momento, era solo un grande buco nero nella sua testa.
Aprì lentamente gli occhi e si accorse di essere in una camera da letto, non era la sua ma non doveva essere neanche quella di qualcun altro, era troppo impersonale, doveva per forza essere una camera d’albergo.
Le finestre erano enormi e occupavano un’intera parete, sembravano a un piano altissimo di un grattacelo di lusso. Si ricordò che doveva essere a Las Vegas.
Si portò una mano al viso per coprirsi gli occhi dalla luce troppo forte che entrava da fuori e fu li che notò uno scintillio dorato su un dito della mano sinistra.
Per un attimo gli si bloccò il fiato, poi rise per il pensiero assurdo che gli aveva attraversato la mente, non poteva essere quello che pensava, giusto?
Si mise seduto e una fitta al fondoschiena lo allarmò ancora di più, con chi aveva passato la notte?
Ricontrollò meglio la mano e con orrore si accorse che effettivamente aveva un anello dorato all’anulare della mano sinistra.
Con mani tremanti se lo sfilò per controllarlo meglio, all’interno vi erano incise poche lettere: “Arthur & Francis” e la data del giorno prima.
Arthur strabuzzò gli occhi urlando –Francis!?
Inaspettatamente la porta del bagno della camera si aprì e ne uscì un uomo con un solo asciugamano a coprirgli la vita, mezzo bagnato mentre si stava tamponando i capelli biondi e lunghi con un altro asciugamano più piccolo.
-Mi hai chiamato?- chiese tranquillo.
Arthur urlò, poi nascose il suo corpo nudo con il lenzuolo e viola dall’imbarazzo strepitò –E tu chi cazzo sei!?
Francis corrugò la fronte –Siamo sposati da meno di ventiquattro ore e già fai finta di non conoscermi?
-SPOSATI!?- la sua voce era al limite dell’isteria.
-Ah giusto- si ricordò Francis entrando in camera e cercando qualcosa –Il tuo amico, Alfred, mi aveva avvertito che avresti reagito in questo modo, per questo mi ha mandato un video da farti vedere.
Trovò il cellulare dentro una borsa e sbloccandolo cercò qualcosa, poi si sedette accanto a lui nel letto e mettendo lo schermo in orizzontale fece partire il video.
Era indubbiamente la sera precedente, Arthur era palesemente ubriaco e si aggrappava a Francis come se fosse la sua unica ancora, si stava rivolgendo a colui che stava riprendendo il video, molto probabilmente Alfred. Continuava a strepitare che voleva sposarselo, che aveva avuto un colpo di fulmine e che si era innamorato. I suoi occhi erano lucidi e continuava a dire di volerlo sposare subito, perché aveva scoperto che era francese e poi lui da sobrio non avrebbe mai parlato con un francese, quindi doveva farlo subito.
Quando fu troppo imbarazzante Arthur staccò da solo il video.
Il silenzio scese nella camera.
-Non dovevi sposarmi- sussurrò infine.
-Come no? Eri così tenero. Non potevo lasciarti li in quelle condizioni.
Arthur gli lanciò un’occhiataccia –Quindi ti saresti comportato così con chiunque?
Francis rise divertito –Stai già facendo la tua prima scenata di gelosia?
Arthur, se possibile, divenne ancora più rosso.
Francis si avvicinò al suo viso costringendolo a ristendersi sul materasso –Cazzo quanto mi ecciti- sussurrò –Vieni qui, ti faccio ricordare la notte appena passata, mh?
 
Giappone x America
-Si?- rispose Kiku al citofono del suo modesto appartamento in America.
-Sono Alfred- rispose dall’altro lato il ragazzo.
Kiku gli aprì, ma una ruga confusa gli solcò la fronte liscia, la voce del suo amico era troppo bassa, troppo poco squillante e quasi… depressa.
L’aveva sentito così poche volte nella sua vita quel tono da lui da poterle contare sulle dita di una mano.
-Al? Tutto okay?- gli chiese il giapponese non appena lo vide oltre la sua porta.
-Uhm… non ne sono sicuro.
Alfred sembrava confuso da quello che provava, non capiva neanche lui come si doveva comportare in quel momento.
Kiku si chiuse la porta alle spalle e poggiando leggermente la mano sulla base della schiena del suo amico lo fece accomodare in soggiorno facendolo sedere sul divano.
Si mise accanto a lui girato nella sua direzione e provò a indovinare perché l’altro fosse così distaccato dalla realtà.
-È successo altro con tuo padre? Ha uscito qualche nuova regola? Qualcosa che devi per forza fare? Il matrimonio non gli basta più?
Quell’ultima domanda gli venne fuori con un tono quasi velenoso e troppo cupo, ma l’amico era troppo preso dai suoi pensieri per accorgersene.
-In realtà questa volta lui non può proprio dirmi nulla, perché è stata lei a lasciarmi.
Kiku venne folgorato all’istante, non era sicuro di aver sentito bene –C…cosa?
Alfred alzò le spalle –Ha detto che si è innamorata e che un matrimonio combinato non le sta più bene.
-Ma il matrimonio era ormai alle porte!- Kiku era sconvolto per diversi motivi, sia per il comportamento della donna che trovava assolutamente assurdo, ma anche perché grazie a questo era tornata la speranza in lui.
-Non capisco- Alfred finalmente girò il volto nella sua direzione, aveva bisogno di capire, di trovare risposte –Perché me ne importa così poco? Non dovrei… soffrire di più?
Kiku non riusciva a staccare i suoi occhi scuri da quelli chiari e limpidi dell’amico, un sussurro uscì dalle sue labbra –è tutto normale Al, non sei tu quello sbagliato, si sta male per le persone che si amano.
-E non è sbagliato che io non l’amassi? Che la stessi sposando senza provare nulla?
Kiku strinse le labbra avvicinandosi impercettibilmente al suo viso –Ci sono troppe cose sbagliate in questo mondo, come il costringervi a sposarvi- Sorrise divertito dalla situazione –è così strano, prima la odiavo tantissimo, adesso invece dovrei solo ringraziarla.
Alfred era sorpreso –Tu che odi qualcuno?- rise.
-Come potevo farmela piacere, quando aveva tutto quello che ho sempre voluto io?
Alfred non era molto intelligente, ma dopo quella frase ci arrivò subito.
Anche perché, dopo quel bacio che si erano scambiati ai tempi del liceo, non aveva fatto molto per provare a dimenticarlo.
Annunciò quasi meccanicamente –Sto per baciarti.
E non aspettò neanche una vera risposta di Kiku prima di afferrare il suo volto imbarazzato con entrambe le mani e baciarlo a fondo.
Per entrambi fu come tornare finalmente a respirare.
 
Prussia x Canada
-Ah, ma scherziamo? Adesso che anche Francis si è sposato io ho perso per sempre i miei due migliori amici!
Gilbert era poggiato in modo scomposto alla ringhiera in pietra del cortile esterno della villa dove si stavano svolgendo i festeggiamenti del matrimonio di Arthur e Francis.
Matthew non era certo di come si fosse ritrovato li insieme a quel perfetto sconosciuto che gli stava raccontando tutti i suoi problemi.
Forse non se n’era ancora andato perché quel tedesco sembrava l’unico ad averlo notato davvero.
Gilbert era ubriaco, si era fatto portare al tavolo così tante birre da aver perso il conto dopo la sesta.
E lui era uno che reggeva l’alcool.
-Capisci!?- gli si era avvicinato di più mentre sbraitava rimproveri contro chiunque –Dentro il corpo di Arthur è nascosta una donna isterica. Gli impedirà di uscire e vederci, lo so!
Matthew provò a difendere il suo amico con voce flebile –Ehm… Non credo che lo terrà chiuso in casa.
Ma Gilbert non sembrava neanche ascoltarlo mentre continuava –Già Romano, quel maledetto mafioso, ha preso Antonio come ostaggio e lo minaccia con la scusa di togliergli il sesso. Adesso lui. IO CHE FACCIO SENZA I MIEI AMICI?
Matthew divenne totalmente rosso ad ascoltare quei discorsi, davvero, come c’era finito in una situazione del genere?
Gilbert sembrò accorgersi in quel momento di Matthew, lo fissò corrugando la fronte e poi sbottò –Perché invece di stare li impalato non mi porti un’altra birra?
-Oh… Io… Io non sono un cameriere.
Gilbert lo scrutò –Non ti ho mai visto, sei amico di Arthur?
Matthew annuì, poi riprovò a difendere il suo amico –E non è così stronzo come l’hai descritto poco fa.
Gilbert, inaspettatamente, scoppiò a ridere.
-Sei carino mentre gonfi le guance e diventi tutto rosso- e, ovviamente, quella frase fece diventare viola il canadese.
Gilbert gli si avvicinò sorridendo malizioso, fu a quel punto che vennero interrotti dalla voce di Romano, anche lui parecchio ubriaco.
L’italiano stava ridendo divertito mentre si avvicinava e lo derideva –Ah Gilbert, ti stai lamentando con qualcuno a caso di quanto ti abbiamo rubato gli amici? Ancora?
Romano era aggrappato al braccio di Antonio, molto probabilmente senza quel sostegno non sarebbe neanche riuscito a rimanere in piedi, lo spagnolo gli sorrise per scusarsi del comportamento del suo partner.
Gilbert gli rispose con il sorriso di chi sapeva di aver vinto quella battaglia, mise un braccio intorno le spalle di Matthew e annunciò –Certo che no, lui è il mio nuovo ragazzo. Anzi, se non ti dispiace, eravamo anche impegnati.
Senza aspettare che gli altri andassero via si girò verso il canadese e poggiò le labbra sulle sue.
Lo sentì tremare sotto le sue mani, dovette addirittura reggerlo prima che cadesse a terra.
-Aspetta, aspetta- il canadese provò a farlo staccare mettendogli entrambe le mani sul petto, ci riuscì per metà.
Gilbert era in attesa di cosa l’altro gli dovesse dire mentre continuava a mantenere le braccia intorno ai suoi fianchi per non farlo scappare.
-Come… come ti chiami?
Quella timidezza e ingenuità fecero sorridere il tedesco, era una situazione completamente nuova per lui –Sono Gilbert.
Gli lasciò un altro bacio sulle labbra –Tu?
-M… Matthew.
-Piacere di conoscerti Matthew, preferisci questo allo ascoltare i miei lamenti, vero?- non che aspettò una risposta, quelle labbra erano così invitanti da doverci tornare subito.
Forse si era sbagliato su Arthur, forse aveva anche lati positivi. Tipo i suoi amici.
 
Danimarca x Norvegia
Lukas accettò la chiamata di Mathias con un sorriso in volto, nascosto dal suo tono monotono e cupo –Oi.
-Sto venendo da te- la voce di Mathias era agitata, probabilmente stava anche correndo.
-Okay… è successo qualcosa?
-Mi ha chiesto di sposarlo! Ma ti racconto bene dopo, cinque minuti e sono da te.
Chiuse la chiamata senza neanche aspettare una risposta da parte del suo migliore amico.
Lukas rimase senza parole, il telefono ancora poggiato all’orecchio, stava fissando un punto fisso della parete, si riscosse solo quando sentì una lacrima calda scendere lungo la sua guancia.
Imprecò ad alta voce e con rabbia si asciugò le lacrime che avevano iniziato a scendere senza il suo permesso, poi si stampò in volto la sua miglior espressione normale e andò ad aprire quando il suo migliore amico, che era anche il suo ex storico, suonò più volte al campanello.
Provò anche a sorridergli brevemente mentre gli sussurrava –Congratulazioni.
-Eh? Perché?- rispose Mathias non capendo, entrando dentro come se fosse casa sua e dirigendosi nel soggiorno per poi buttarsi di peso sul divano.
Lukas sbatté più volte le palpebre confuso, poi lo seguì –Ma non mi hai detto che ti stai sposando?
-Ho detto che mi ha fatto la proposta, non che io abbia accettato.
-Ah.
Scese il silenzio, poi Lukas provò a indagare sempre con quel suo tono da menefreghista –Quindi l’hai rifiutato?
-Uhm… non esattamente. Gli ho detto che ci devo pensare.
Lukas annuì –E cosa ci fai esattamente a casa mia?
Mathias lo guardò come se non capisse una cosa ovvia –Mi devi aiutare, no?
Il norvegese distolse lo sguardo, non aveva nessuna intenzione di spingerlo tra le braccia di uno dei suoi eterni rivali, ma doveva comportarsi da migliore amico, giusto?
-Che vuoi che ti dica Mat? Sei tu che devi scegliere, non ci devo di certo passare io il resto della mia vita.
-Ecco, è questo il punto. Insomma, il matrimonio è una cosa grossa… passare il resto della propria vita insieme a un’altra persona, fa paura, non credi?
Lukas alzò le spalle, ormai non riusciva più neanche a guardarlo negli occhi, perché non era più sicuro di riuscire a tenere a freno i propri sentimenti –Se sei innamorato, vorresti solo passare il resto della tua vita con quella persona, no?
Mathias non rispose.
-Sei innamorato, vero?- Lukas lo chiese per assicurarsene, aveva sentito parlare troppo spesso il suo amico di quell’altro, era super certo che ne fosse innamorato pazzo, ma perché adesso non gli rispondeva?
-Io… non so, mi piace.
Lukas annuì piano –E allora avresti dovuto dirgli di si.
Mathias rimase ancora in silenzio, dopo un tempo che parve infinito sospirò afflitto e si alzò –Hai ragione, scusami per averti disturbato, io vado a parlare con lui.
Lukas non rispose, spalancò gli occhi dandosi dello stupido, cosa aveva appena fatto? Si era davvero bruciato tutte le sue possibilità da solo?
Sentiva i passi di Mathias lungo il corridoio, sapeva che se avesse lasciato che l’altro varcasse la sua porta sarebbe finita per sempre.
Senza neanche rendersi conto di quello che stava facendo si alzò di scatto e corse per raggiungerlo, lo afferrò per una spalla e facendolo girare lo baciò trattenendo la sua testa con entrambe le mani.
Si staccarono solo quando un singhiozzo del norvegese non li costrinse a farlo, le sue guancie erano piene di lacrime mentre lo guardava disperato –Non farlo, ti prego, torna con me. Così mi uccidi, non ce la faccio più a vederti con altri.
Gli occhi chiari di Mathias si fecero grandi per lo stupore, poi anche i suoi si riempirono di lacrime, lo strinse a sé convulsamente mentre mormorava tra i suoi capelli chiarissimi –Dio, Lukas, pensavo che non volessi tornare mai più con me, pensavo di averti perso per sempre. Non ho mai smesso di amarti. Non smetterò mai di amarti.
 
Svezia x Finlandia
Lukas era seduto al tavolo mentre si rigirava il biglietto tra le mani.
-Mhmm… Pensi che l’abbia mandato a tutti quelli del gruppo?- domandò al suo ragazzo che stava cucinando proprio in quel momento.
Mathias domandò a sua volta senza voltarsi –Pensi che l’abbia mandato anche a Tino? Bè conoscendolo… è probabile.
Lukas sospirò –È proprio questo che mi preoccupa.
Si erano conosciuti tutti e cinque ai tempi del liceo, Lukas, Mathias, Emil, Tino e Berwald. Avevano fondato una band e l’avevano chiamata “Nordici”.
Divennero ben preso un gruppo abbastanza affiatato e anche discretamente famosi, tanto da arrivare a suonare anche in alcuni pub universitari.
Lukas e Mathias erano stati i primi a mettersi insieme, Berwald aveva fatto loro problemi, dicendo che non era una cosa professionale e che se si fossero lasciati avrebbero messo il gruppo nei casini.
Peccato che pochi mesi dopo proprio lui ebbe una storia con Tino, che finì davvero male quando il padre dello svedese li scoprì e costrinse tutta la sua famiglia a tornare in Svezia.
Tino ci aveva provato a non arrendersi, perché gli piaceva davvero l’altro, ma Berwald gli aveva detto che era meglio così e che avrebbe fatto bene a trovarsi un altro. Non si erano più sentiti.
Erano passati cinque anni e quel bigliettino che Lukas continuava a girarsi tra le mani era la partecipazione di matrimonio di Berwald con la sua futura sposa. Gli era arrivato quella mattina insieme alla posta, una novità che nessuno si aspettava.
Non fecero in tempo a finire quella conversazione che il campanello di casa iniziò a suonare insistentemente, Lukas corse ad aprire perché non aveva intenzione di comprarne uno nuovo e non appena la porta fu aperta Tino entrò dentro come una furia.
Stringeva tra le mani la stessa partecipazione e lo sbatté sul tavolo della cucina non appena arrivò nella stanza –Ma vi rendete conto cosa ha il coraggio di mandarmi!?- sbottò infine.
Lukas e Mathias si lanciarono un’occhiata che era un misto di disperazione e rassegnazione, cosa dovevano fare?
Ma Tino non si aspettava davvero una risposta, perché iniziò a ridere, una risata al limite dell’isterico, infine annunciò felice.
-Sapete che significa tutto questo? Che non riesce più a mentire, che non vuole più stare con una donna e che, soprattutto, vuole che gli rovini questo matrimonio in grande stile.
Lukas strabuzzò gli occhi incredulo e Mathias provò a chiedere –Tu dici?
-Assolutamente.
 
Tino si era preparato tutto il discorso, era convintissimo di quello che voleva fare.
Ma quando il prete concluse con la tipica frase “… parli ora o taccia per sempre.”
Lui si alzò di scattò, poi la consapevolezza di quello che stava per fare lo colpì in pieno e non riuscì più ad aprire bocca, terrorizzato e inchiodato li nel suo imbarazzo soprattutto quando tutte le persone in chiesa si girarono verso di lui.
Si riprese quando sentì una mano stringere il suo braccio, era Emil, seduto al suo fianco, che lo incoraggiava, anche Lukas gli annuì per spronarlo e Mathias alzò il pollice nella sua direzione.
Tino prese un bel respiro e alla fine disse –Io… Io ho qualcosa da dire.
Sentì un brusio leggero che si espandeva sempre di più, sentiva lo sguardo di fuoco di certe persone verso di lui, ma non gli importava, lui era tutto proiettato verso Berwald, che lo fissava con quel suo volto impassibile ma gli occhi pieni di speranza e incredulità.
Tino si prese ancora più di coraggio e parlò più forte mentre usciva dal suo posto e si avviava verso l’altare.
-Non credo nel vostro Dio. Ma ho ascoltato tutta la messa. Parlate tanto di amore, di rispettare il prossimo, di uguaglianza. Ma quell’uomo e quella donna non si amano, bastano poche parole per ingannarvi e farvi credere cose che non esistono.
Un uomo dalla prima fila si alzò, rosso in volto per la rabbia –Come ti permetti di dire queste calunnie davanti a Dio!?
Tino spostò lo sguardo su di lui, era il padre di Berwald, gli sorrise dolce, tranquillo –Non sono io quello che sta costringendo due persone a sposarsi e a mentire sui loro sentimenti.
Poi tornò a fissare Berwald, il suo sorriso si riempì d’amore –Non ho mai smesso di amarti- allungò la mano verso di lui –Non è ancora troppo tardi.
E passarono solo pochi secondi prima che quella mano tesa venisse riempita da quella più grande dello svedese.
 
Lituania x Polonia
A quindici anni Toris e Feliks avevano tutti i problemi di cuore che hanno i ragazzi a quell’età.
Feliks era stato rifiutato per l’ennesima volta da un nuovo ragazzo con il quale si era confessato, e così era steso depresso sul letto del suo migliore amico, il broncio in volto mentre sospirava a intervalli regolari.
Non che Toris fosse messo meglio, solo la settimana scorsa la ragazza con cui stava lo aveva lasciato senza neanche un motivo specifico, era semplicemente quell’età dove quasi nulla veniva mai presa seriamente e le novità passavano in fretta facilmente.
Non che Toris credesse che fosse l’amore della sua vita e di dover passare il resto dei suoi giorni con lei, ma c’era comunque rimasto male per quella rottura, soprattutto perché non riusciva a rendersi conto di dove avesse sbagliato.
Feliks si girò verso di lui, aveva gli occhi lucidi, ma il suo solito sorriso in volto, cercava di mostrarsi forte.
-Perché sei diventato mio amico? Cosa ho di interessante? Perché nessuno mi vuole?
Toris si morse le labbra, gli si spezzò il cuore a vedere il suo migliore amico da sempre in quelle condizioni.
-Perché sei troppo per loro.
Non ebbe tempo di pensarla quella risposta, gli venne spontanea, perché era la pura e semplice verità.
Continuò –Sei buono, altruista, gentile, sempre sorridente, forte e in quei tuo mondo così bello che sono onorato di poterne fare parte. Non sei tu il problema, Feliks, sono loro.
Il polacco aveva uno sguardo così intenso che l’altro non riuscì proprio a comprenderlo, infine si girò nuovamente a pancia in su, le mani sul volto e un mugolio depresso che gli usciva dalle labbra.
-Perché non sono nato donna? Sarebbe stato tutto così semplice se fossi piaciuto a te.
Rise per sdrammatizzare la sua frase, ma l’isteria nella sua voce venne fuori comunque.
-Dieci anni- disse a quel punto Toris, senza collegare davvero il cervello.
-Mh?- Feliks scostò le dita guardandolo confuso.
-Se fra dieci anni siamo entrambi single, ci sposiamo.
Feliks fu preso così alla sprovvista da quella frase che inspirò talmente forte da affogarsi con la sua stessa saliva.
Toris accennò un sorriso imbarazzato, con urgenza domandò –Ci stai?- perché quel silenzio prolungato lo stava rendendo quasi ridicolo.
Feliks, inaspettatamente, si sporse verso di lui e gli lasciò un bacio sulle labbra così veloce che Toris non ebbe neanche il tempo di capire che fosse successo, con un sorriso radioso in volto rispose –Ci sto.
 
Ed erano passati dieci anni.
Ma dieci anni sono un lasso di tempo lunghissimo e cambiano tantissime cose.
Ed era quasi scontato che una promessa detta in un giorno di depressione, quasi per consolazione, venisse completamente dimenticata.
Inoltre Feliks era davvero convinto che Toris l’avesse detto solo per sdrammatizzare la situazione, sapeva che il suo migliore amico era etero, si era sempre impedito di farsi troppi flash mentali nei suoi confronti.
Toris suonò alla sua porta, vestito elegante, il sorriso imbarazzato, le guance rosse e una scatoletta in mano.
Gli domandò se avesse già deciso la data del matrimonio e, dopo la nuova sorpresa nel volto del polacco, gli si lanciò contro con così tanta enfasi che quel bacio non l’avrebbe più scordato.
  
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