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Autore: AngelWing99    14/06/2020    0 recensioni
Alexandra è una ragazza del tutto normale e ha lavoroto sodo per esserlo. Il suo passato le ha lasciato grosse cicatrici e tenta di nasconderlo con i tatuaggi, ma non bastano a cancellare  ciò che è stato e ciò che le è successo. Un giorno decide di fare un gioco che le cambierà completamente la vita.
 Dal testo:  < < Ethan > > ringhiai alzandomi in piedi
< < Ti è piaciuta la sorpresa? > > chiese ridendo
< < Non ne avevi il diritto > > dissi guardandolo male incrociando le braccia al petto
< < Ne abbiamo già discusso, io posso tutto. Fine della storia > > disse alzandosi verso e venendo verso di me
< < Ti odio > > dissi spingendolo via
< < Così mi spezzi il cuore > > disse divertito
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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Mi ritrovai in una stanza di legno... non ebbi il tempo di vedere altro che un conato di vomito mi fece piegare in due. Davanti comparì un secchio e ci riversai tutto quello che avevo nello stomaco.

<< Togli tutto... Ricky non l’ha fatto ed è stato male per tre giorni >> avvertì David mettendomi una mano sulla schiena << bello il tatuaggio >> sussurrò così piano che quasi non lo sentii

<< Lo so >> sospirai una volta finito tutto, mi coprii con la mano la bocca e David mi passò un fazzoletto

<< Ehy guarda che è colpa tua, l’hai fatto all’improvviso ed io non ho avuto modo di prepararmi >> disse la voce inconfondibile di Ricky

<< Ti posso capire, David fa sempre così >> sospirò esasperato Henrik. Mi ripresi ed iniziai ad indietreggiare, stavano tutti lì, la stanza era piccola con una scrivania, sedie imbottite, un divanetto con davanti un tavolo da caffè. Ero in trappola, nessuno mi avrebbe salvato questa volta, non potevo contare su Ethan e gli altri questa volta. Anche se mi avevano dato qualche lezione su come difendermi di certo non sarei stata in grado di uscire viva da lì

<< Su Exa non fare la spaventata, vogliamo solo parlare... per il momento ovvio >> disse David sorridendo divertito, non avevo con me neanche un pugnale, avevo lasciato tutto al fiume

<< Come ci siamo arrivati qui? >> domandai incrociando le braccia al petto, non avevo nulla addosso, almeno così sperai di coprirmi un minimo

<< Io so teletrasportarmi >> disse David divertito, Ricky si alzò e prese una giacca abbandonata su una sedia

<< Io leggo nel pensiero >> disse porgendomi la giacca e facendomi l’occhiolino, la misi subito senza staccare gli occhi dagli altri

<< Io sono forte >> disse Henrik sorridendo felice

<< Ste convince gli animali a fare ciò che vuole... ma ci ha abbandonati... divergenze ideologiche... sai com’è fatto >> disse David scrollando le spalle << Ora che sai di noi, dicci di te, che potere hai? >> chiese appoggiandosi alla scrivania

<< Non ho nessun potere >> dissi guardandolo negli occhi, lo stomaco si contorse, mi faceva ancora un certo effetto nonostante tutto quello che mi aveva fatto

<< Da quanto stai qui? >>

<< Una settimana circa >>

<< Ed una settimana ti è bastata per decidere di fare il cagnolino del principe? >> disse alzando un sopracciglio 

<< Non sono il suo cagnolino >> dissi guardandolo male

<< Hai deciso di diventare sua no? >> disse indicandomi il petto con un cenno della testa

<< Non esattamente >>

<< Ti ha costretto? Tipico del principe >> sospirò Ricky

<< Tu non sai come funziona qui, scommetto che lui non te l’ha mai detto >> disse David iniziando ad avvicinarsi << ti racconterò come funziona, ma tu prima devi dirmi che non gli hai detto che vieni da un’altro mondo >> arrivò davanti a me, non avevo nessuna via di fuga

<< Non gliel’ho detto >> mentii senza guardarlo, non c’è la facevo a guardarlo senza ricordare quella maledette notte e senza ricordare i giorni felice che avevamo passata ancora prima

<< Menti... maledizione Exa >> disse dando un pugno sul muro acconto a me spaventandomi << sai in che pericolo hai messo tutti quanti ora? >> urlò fuori di se, iniziai a sentirmi a disagio e mi sentii piccola davanti a lui

<< Non posso esattamente mentirgli sai >> dissi spingendolo lontano, non gli avrei permesso di rifarmi del male, mi sarei difesa come mi avevano insegnato... per modo per dire

<< Exa... >> David provò a venire verso di me, ma Ricky si mise in mezzo

<< Calmati, avevamo detto solo una chiacchierata >>

<< Non mi importa, hai sentito in che guai ci ha messo ora? >> era veramente tanto arrabbiato, ma la cosa strana era che non mi importava più di tanto, volevo solo scappare. In passato non mi era mai capitato di voler scappare via da loro, anche quando erano arrabbiati con me, anzi volevo rimanere per risolvere

<< Non può mentirgli, lo sai... Exa stai ferma, ora David esce e parliamo, con calma >> disse girandosi leggermente verso di me, David sbuffò ed uscì sbattendo la porta

<< Allora dicci... come sei arrivata qui? >> chiese Ricky buttandosi sul divano, dopo qualche minuto di silenzio, non risposi, perché dovevano farmi l’interrogatorio? << per il semplice fatto che oltre a noi nessuno è mai arrivato qui. O meglio, hai presente gli anime giapponesi in cui degli eroi vengono evocati da dee o roba simile? Ecco a noi è successa più o meno la stessa cosa. L’unica differenza è che nessuno ci ha evocati, ci siamo capitati fine... si ti puoi sedere se vuoi >> mi leggeva veramente nel pensiero e il fatto che rispondeva ancora prima che potessi chiedere mi confondeva

<< Perché avete dei poteri? >> chiesi avvicinandomi alla sedia

<< C’è lì hai anche tu, lo devi solo scoprire. Noi li abbiamo scoperti dopo un anno circa che stavamo qui. È normale che tu ancora non lo sai >> disse Henrik versandosi da bere << whisky? >> scossi velocemente la testa, non avrei mai e poi mai bevuto ancora insieme a loro, me l’ero promesso molto tempo fa

<< Non vogliamo farti nulla questa volta >> sbuffò Ricky << è acqua passata oramai >> disse scrollando le spalle, prendendo il bicchiere che gli porgeva Henrik

<< Non lo voglio comunque... perché mi avete presa? >>

<< Ci è giunta voce che una certa ragazza stava viaggiando con il principino... volevamo salvarla, non pensavamo che fossi tu >>

<< Da quando salvate ragazze indifese? >> chiesi alzando un sopracciglio, Henrik mi stava per rispondere quando un ragazzo spalancò la porta

<< Miei signori scusate l’intrusione... la Regina è qui >> disse col fiato corto, non poteva avere più di quindici anni, ne ero sicura

<< Va bene, porta la ragazza in una stanza e metti due guardie alla porta, portale dei vestiti e qualcuno che le tolga il marchio dal petto... dobbiamo ancora finire di parlare Exa, non scappare. Con lui non saprai mai la verità su questo mondo >> disse Ricky andandosene con Henrik e così rimanemmo io ed il ragazzo a guardarci per qualche secondo

<< Da questa parte >> disse facendomi segno di uscire, lo seguii solo perché non avevo molto scelta.

Molto probabilmente stavamo dentro una montagna, il ragazzo mi stava facendo perdere l’orientamento passando da un tunnel all’altro e per poco non ci riuscii. Mi portò in una stanza piccola senza finestre, un letto e un piccolo armadio

<< Torno subito >> disse chiudendo la porta, feci appena un piccolo giro della camera che il ragazzo tornò con in mano dei nuovi vestiti e con lui c’era una donna coperta da testa a piede da un abito e un velo rosa, il ragazzo lasciò le cose sul letto e poi se ne andò

<< Togli la giacca, non ti farà male, te lo assicuro >> aveva una voce dolce, rassicurante che mi ispirò subito fiducia, così feci come mi aveva detto << mettiti sul letto, starai più comoda >> obbedì e lei si avvicinò << non ti farà male, non sentirai nulla >> continuò posizionando una mano sopra il marchio, ispirò a fondo, disse qualche parola che non riuscii a capire e tolse la mano << fatto >> disse allontanandosi, abbassai lo sguardo e il marchio non c’era più, provai un leggero fastidio e dispiacere a non vedere più quel simbolo... non provai niente altro, nessuna gioia a sentirmi libera, niente di niente, solo dispiacere e fastidio, ma sorrisi comunque alla donna che con un leggero inchino se ne andò.

Mi vestii velocemente, il ragazzo mi aveva portato dei pantaloni neri e una camicetta leggera azzurra; provai ad uscire dalla stanza, ma la porta era chiusa a chiave, così mi buttai sul letto ad aspettare che accadesse qualcosa.

Altro che stanza, quella era una cella con l’unico confort di un armadio, non avevo neanche un gabinetto, quando sarebbero venuti glielo avrei fatto sicuramente notare. 

Il primo che venne fu David... completamente ubriaco

<< Allora Exa, che ne dici se riprendiamo da dove ci eravamo fermati >> disse leggermente impacciato, scattai in piedi già immaginando a cosa si stesse riferendo

<< David sarebbe meglio se torni più tardi, neanche ti reggi in piedi >> dissi sulla difensiva iniziando, per istinto, ad allontanarmi dal letto per mettermi nell’angolo. Quando me ne accorsi imprecai mentalmente, Ethan mi strillava sempre per questo, ogni volta mi mettevo nell’angolo da sola rendendo la mia sconfitta inevitabile. Se ci fosse stato lui al posto di David quasi sicuramente sarei stata già a terra a contorcermi dal dolore con lui che mi dava della stupida. David avanzò ed io aspettai, ci avevo provato una volta l’ultima volta con Ethan, ho aspettato che si avvicinasse convinto della vittoria, ma all’ultimo lo avevo colpito io con un pugno allo stomaco e poi ero scattata di lato per dargli il bastone, che usavamo come spada, sulla tempia per farlo svenire. Mi ero fermata all’ultimo, lui si era rimesso in piedi e mi ha fatto pentire della mia scelta di non averlo fatto svenire. Con David feci la stessa cosa, ma al posto del bastone usai il mio gomito, lui cadde e andò a sbattere contro il pomello del letto svenendo. Lo guardai qualche secondo, mi abbassai, mi assicurai che fosse ancora vivo; quando sentii il battito gli presi il pugnale e scappai. Non potevo restare lì con il rischio che mi avrebbero rifatto ancora quello che mi avevano fatto tempo addietro, d’altronde me lo avevano detto, nessuno mi avrebbe fatto qualcosa per il momento.

Iniziai a correre a caso per i corridoi stando attenta che nessuno mi vedesse, appena sentivo qualcuno arrivare mi nascondevo dietro o sotto ogni cosa che mi poteva nascondere. Dopo ore ed ore di ricerca finalmente la trovai, la mia via di uscita, ma ovviamente era sorvegliata da una decina di soldati, probabilmente David si era risvegliato e aveva iniziato a perlustrare dappertutto, strano che non mi avesse trovato. Fuori era buio, quindi era passato un giorno da quando David mi aveva preso e rinchiusa lì dentro.

Rimasi a guardare le guardie cercando di escogitare un modo di aggirarle, fino a quando non mi venne un idea, folle, ma pur sempre meglio di nulla.

Sospirai ed uscì lentamente dal mio nascondiglio

<< Hey mi stavate cercando? >> chiesi sforzandomi a sorridere divertita, le guardie mi videro e senza dire una parola iniziarono a correre verso di me, scattai quasi allo stesso tempo e ritornai indietro. Qualche corridoio più in là proprio dietro ad un’angolo c’erano un tavolino coperto da telo che arrivava fino a terra, mi misi lì sotto appena prima che mi vedessero, aspettai che passassero e attesi ancora qualche secondo, dopo di che uscii e corsi verso l’uscita.

Appena uscii non mi fermai neanche per un istante, dovevo mettere quanta più strada possibile tra me e loro, prima che capissero che ero scappata. Non vedevo nulla oltre il mio naso, c’era la luna nuova e le stelle non bastavano ad illuminare il bosco, così inciampai continuamente su radici, cespugli e andai a sbattere contro molti alberi. Non dovevo far caso al dolore, se mi fermavo ero perduta, i polmoni avevano iniziato a bruciare insieme alle gambe, il cuore batteva furiosamente nel petto, ma non dovevo farci caso.

L’alba arrivò ed io mi fermai buttandomi davanti ad un ruscello ed iniziai a bere. Riposai per qualche minuto, avevo fame era da un giorno intero che non mangiavo e il mio stomaco aveva iniziato a brontolare, da quando stavo lì ero dimagrata, anche se con gli altri mangiavo tanto. Tutti i giorni i ragazzi andavano a caccia, li catturavano e poi li facevano uccidere a me, perché, come diceva Ethan “ dovevo abituarmi all’idea di uccidere” e quindi mi faceva uccidere tutti quei poveri animali. Almeno avevo imparato ad uccidere in fretta senza farli soffrire troppo a lungo. Probabilmente lo stress di stare lì, di dover stare a combattere tutti i giorni con il principe e il suo gruppo, non sapere cosa stava succedendo a casa mi stava facendo consumare più energie di quanto non pensassi. 

Vidi un cespuglio di fragole selvatiche mi fiondai e iniziai a mangiarle non facendo caso al loro gusto amaro. Quando finirono le fragole avevo ancora fame, ma almeno era un po’ passato il brontolio. Mi alzai e seguii il corso del ruscello, un ruscello sfociava sempre in un fiume e vicino al fiume c’era sicuramente un villaggio o una città. Persi tempo a controllare le ferite che mi ero procurata: le ginocchia erano di nuovo sbucciate, avevo graffi sulle gambe e sulle braccia, sul lato della testa era uscito un bernoccolo e profonde occhiaie circondavano gli occhi. Sospirai se prima non mi consideravano neanche un pochino carina ora mi sembrava di essere un mostro. Ripresi a camminai per allontanarmi dal mio riflesso e non vedere più la mia orribile immagine.

Non trovai più nessun cespuglio di frutta e i funghi che trovavo li lascio perdere per paura che fossero velenosi, però incrociai un cervo che stava bevendo dal ruscello, mi avvicinai lentamente da dietro, stavo per saltargli addosso quando all’ultimo si accorse della mia presenza e scappò via. La stessa cosa successe con tutti gli altri animali che incrociai.

Passai tutto il giorno a camminare e a tentare di cacciare senza nessun risultato. Il giorno dopo a metà del pomeriggio in lontananza vidi Stefano, forse era solo un illusione dettata dalla stanchezza, ma quando lo vidi girarsi verso di me il terrore prese il sopravvento e scappai lontano dal fiume. Corsi più veloce che potei per salite e discese e alla fine mi ritrovai davanti ad un ponte. Mi bloccai, dall’altra parte c’era Ethan e gli altri... proprio come l’ultima visione, sentii le lacrime iniziare a scendere lungo le guancia, non li vedevo da due giorni, ma mi sembrava essere passata un eternità. Provai a correre verso di loro, ma qualcuno mi prese per i capelli e li tirò indietro fermandomi

<< Dove vai? >> chiese una voce sconosciuta vicino al mio orecchio

<< Lasciami >> disse provando a liberarmi, ma lui tirò di più i capelli verso l’alto, guardai Ethan, voleva venire da me, ma Valentin lo teneva fermo

<< Neanche per idea >> disse scoppiando a ridere, mi morsi forte il labbro inferiore per trattene un gemito di dolore. L’unica mia opzione era quella di prendere il pugnale che avevo rubato e mi tagliarmi i capelli. A malincuore lo feci, ci tenevo così tanto ai miei capelli lunghi e morbidi, anche se si erano un po’ rovinati da quando stavo lì. Libera dalle sua stretta lo pugnalai sulla coscia e scappai verso il ponte. Fin dall’inizio capii che quel ponte probabilmente si sarebbe rotto prima che fossi arrivata da Ethan, ma non importava, tutto sarebbe stato meglio che ritornare con David e gli altri. Neanche ero arrivata a metà strada che una trave si ruppe sotto di me, le schegge di legno affondarono nella mia coscia facendomi urlare di dolore e al col tempo credetti di precipitare nel vuoto e il panico mi assalì per qualche istante, ma per fortuna le mani e il ginocchio andarono a sbattere contro la trave successiva che mi sorresse. Qualcosa dietro all mia schiena premette per uscire, ma mi opposi a quella sensazione così mi girai indietro per vedere se la guardia mi stava seguendo, ma stava ancora a terra con i miei capelli in mano che mi guardava serio, estrasse il pugnale che gli avevo lasciato nella coscia e cominciò a tagliare le funi. Mi rialzai lentamente in piedi e mi girai verso Ethan

<< Sbrigati idiota >> urlò tentando di raggiungermi, ma sia Set che Valentin lo tenevano fermo, feci qualche passò verso di loro, ma sia la coscia che la gamba mandavano continue fitte, non abbassai lo sguardo, se lo avessi fatto mi sarei fermata sicuramente. La prima fune si ruppe e il panico torno a bussare alla porta. Stavo a metà strada quando il ponte crollò completamente ed io con lui. Vidi Ethan provare a raggiungermi nell’obblio, ma si mise anche Drey a fermarlo, lo sentii urlare e il mio stomaco si contorse, non potevo lasciarlo, non ora che lo avevo ritrovato. Di nuovo qualcosa spinse sulla schiena e questa volta invece che oppormi a quella sensazione mi lasciai andare, qualsiasi cosa fosse non aveva molta importanza visto che stavo per morire. Sentii la camicia strapparsi e le mie ali tatuate dietro sulla schiena comparirono accanto a me. Rimasi a bocca aperta, avevo delle ali, potevo usarle per salvarmi e ricongiungermi con Ethan. L’unico problema era che non sapevo usarle, mi girai verso il vuoto che scoprii non essere vuoto, ma un torrente  mi stava aspettando. Provai a muovere le ali per fermarmi, ma le correnti mi portavano tutte verso il fiume ed io non riuscivo ad oppormi, più sbattevo le ali più velocemente mi avvicinavo al torrente. Mi feci prendere dal panico e così presi una corrente che mi portò a sbarrette contro la parete e caddi in acqua perdendo i sensi.

  
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