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Autore: Ghostclimber    15/06/2020    8 recensioni
Quattro nomi a noi noti, ormai amici da anni, si sono riuniti per andare ad una festa fuori città... ma tra Sendoh alla guida, Koshino sul sedile del passeggero, Rukawa che beve acqua compulsivamente e Sakuragi che... beh, esiste, chissà se ci arriveranno mai.
Grazie a lizardiana per l'inconsapevole ispirazione!
Genere: Comico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Hiroaki Koshino, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciaossu!
/Mitsui dalla regia: -Ma la pianti di salutare così, che sei in un altro fandom e ti prendono per scema?
Cathy: -No, scusa, mi stai dicendo che c'era ancora il dubbio che io fossi sana di mente?/

Buon lunedìdelkaiser a tutti!
Questa fic è stata scritta in un solo pomeriggio di follia, dopo la lettura della fic di lizardiana "O Me - O Quei Deficienti Lì". Ora non ricordo esattamente in che modo, mi sono ritrovata a immaginarmi cosa sarebbe successo se avessi messo una scimmia, una volpe, un porcospino e un orsetto in macchina insieme.
Rotta per Casa di Dio, la canzone degli 883 a cui mi sono ispirata (e di cui troverete citazioni sparse qui e là tra i dialoghi) era la quarta traccia del mio primo cd, e mi vergognavo tantissimo a cantarla perché avevo nove anni e c'erano le parolacce... how the tables turn, adesso sono uno scaricatore di porto.
Un grazie a Ozzy Osbourne e al suo chitarrista Zakk Wylde per avermi lasciato sgraffignare un paio di definizioni che ho usato nel finale.
Come sempre, battete un colpo se gradite!
XOXO






-Do'aho, mi spieghi di nuovo perché cazzo lo stiamo aspettando sul marciapiede?- chiese Rukawa, intabarrato in un giubbotto imbottito, sciarpa, guanti e cappello di lana.

Cappello di lana con il pompon, che Sakuragi si affrettò a premere come se fosse una di quelle trombette che negli anni Cinquanta andava di moda mettere sulle biciclette dei bambini.

Rukawa aggiunse: -Ventotto.

-Ventotto cosa?

-Questa è la ventottesima volta che strizzi quel dannato pompon, fallo di nuovo e te lo ficco in gola.- dichiarò; la frase risultò quasi incomprensibile perché stava battendo i denti.

Ma dopotutto era il due febbraio dell'inverno più gelido che il Giappone avesse mai visto, dicevano i telegiornali, dal 1902. Si prospettava un metro di neve entro la mattina successiva.

-Comunque è per la Strega.- disse Sakuragi, imbronciato, ficcandosi le mani in tasca, -L'ultima volta che mi ha visto, quella gran baldracca mi ha urlato contro per mezz'ora solo perché mi stavo slacciando la scarpa sinistra prima della destra.

-Sei sicuro di non aver fatto niente per darle fastidio?- chiese Rukawa, scettico, -Perché sai, a volte ti basta esistere per dare sui nervi alla gente.

-Ah-ha, disse il tizio che ha accettato senza battere ciglio quando gli ho chiesto di dividere l'appartamento con me.- ribatté Sakuragi, e Rukawa ebbe almeno la decenza di arrossire; invano, tuttavia, perché era già cianotico per il freddo e solo un centimetro di zigomi emergeva da sotto la sciarpa, quindi visivamente non cambiò un accidente.

-Ma gli hai detto di scendere?- chiese Rukawa, glissando abilmente sull'argomento spinoso. Non che Sakuragi avesse la minima idea che fosse un argomento spinoso, ovviamente, non sembrava aver mai collegato il fatto che Rukawa non avesse mai avuto un partner con la propria esistenza.

-Sì, gli ho mandato un messaggio.- rispose Sakuragi, alzando gli occhi al cielo.

-Chiamalo.

-Ma chiamalo tu! O hai paura di congelarti?

-Se mi vengono i geloni mi lamento con te.- dopo una dura battaglia di sguardi, Sakuragi infine cedette. Con un sospiro, estrasse il cellulare dalla tasca e lo sbloccò.

-Eccoci.- grugnì una voce dall'ingresso del condominio, e un imbronciatissimo Koshino spuntò da dietro la porta, seguito da Sendoh, come al solito impeccabile e perfetto.

-Alla buon'ora.- sbottò Rukawa a mezza voce, pestando i piedi per terra nella speranza di non ritrovarsi con qualche arto in cancrena da freddo.

-Potevate salire, eh.- disse Koshino, -Lo sapete che tra una cazzata e l'altra c'è Akira che passa in bagno un'eternità.

-Hanamichi ha paura di Minami.- spiattellò Rukawa, ormai al limite della sopportazione.

-Ohhh!- esclamò Sendoh in tono deluso, -E io che pensavo che vi foste ritagliati del tempo per pomiciare! Che delusione...

-Dormiamo nella stessa casa, l'avremmo fatto lì.- gli fece notare Sakuragi, -A meno di non avere il feticismo per le bruciature da freddo, e qualcosa mi dice che la Volpe, qui, è più il tipo estivo.

-Comunque Minami non è più un problema.- si inserì Koshino senza battere ciglio. Ormai erano anni che si era arreso all'evidenza: mettere Sendoh e Sakuragi a distanza di braccio l'uno dall'altro significava inevitabilmente che i due si sarebbero persi in cazzate. -Ci siamo separati. Se n'è andata stamattina.- aggiunse in tono sbrigativo.

Rukawa smise di tremare per lo shock, Sakuragi aprì la bocca in una O di sorpresa e Sendoh confermò con un cenno del capo.

-Cazzo, scusa, non sapevo.- disse Rukawa, e Sakuragi lo guardò con orgoglio: -Che c'è?- chiese Rukawa, spiazzato.

-Sono fiero di te. Ormai, quando chiedi scusa alla gente, non sembra più che fingi.

-Do'aho.

-Maleducato. Comunque, Hiro, che cacchio è successo?- chiese Sakuragi.

-Ve lo spiego mentre andiamo. A che ora ci dobbiamo trovare con gli altri?

-Si era detto otto e mezza puntuali al bar.- rispose Rukawa. Sakuragi si scostò la manica del giubbotto (ma come stracacchio faceva a non crepare di freddo, quel forno umano?!) e disse: -Direi che ce la facciamo. Sendoh, dove hai parcheggiato il Tardis?

-Eh?- chiese il diretto interessato, distogliendo lo sguardo da un poster di se stesso in mutande Calvin Klein e poco altro che campeggiava su un muro.

-Sono le nove meno cinque, ormai saranno partiti.

-Haruko non ti ha scritto niente?- chiese Sendoh. Sakuragi fece una smorfia, e Rukawa ringraziò in silenzio la propria sciarpa, che aveva nascosto alla perfezione un ghigno di trionfo.

-No, ha deciso che siamo di nuovo in rotta.- rispose Sakuragi.

-Mollalaaa.- cantilenò Sendoh, forse per la gazilionesima volta nell'ultimo mese.

-Sì, sì, poi me lo segno. Sento Ryota.- tagliò corto Sakuragi, poi digitò qualcosa alla velocità della luce, usando entrambi i pollici.

-Ascolta, Hana...- tentò di nuovo Sendoh, ma non seppe proseguire. Era una questione a cui teneva, e per più di un motivo. Innanzitutto, non credeva che Haruko fosse la ragazza giusta per il rosso: quando erano con lei, lui era molto meno che l'ombra di se stesso, era irriconoscibile. Gentile, pacato, educato, sembrava andarsene in giro con un manico di scopa infilato su per il culo, e a guardarlo mentre era fuori dal campo visivo di lei si scopriva in fretta che non gli garbava affatto doversi comportare così.

E poi, sapeva di qualcuno molto più adatto a Sakuragi che se ne era innamorato in prima liceo e non ne era mai uscito. Una certa persona che si stava congelando il culo sul loro stesso marciapiede e che aveva accettato un contratto di prova per giocare nei Sun Rockers di Tokyo invece di tentare la strada dell'NBA solo perché una proposta identica era arrivata anche al rosso e lui aveva fatto le valigie ancor prima di finire di leggere.

-Toh, Ryota ha risposto!- disse Sakuragi, ad un volume di voce un po' troppo alto, -Mi ha mandato le coordinate GPS del posto. Dai che è la volta che non ci perdiamo come degli stronzi.- Koshino si diede una vistosa, abbondante ravanata di coglioni.

-Che c'è?!- chiese Sakuragi.

-Menarogna.- bofonchiò Koshino, e il rosso roteò gli occhi. Insieme si diressero alla macchina di Sendoh, un bestione enorme che gli era costato mesi e mesi di prese in giro a tema “compensazione” e “crisi di mezza età”. Secondo Sakuragi, il fatto che sui manifesti di Calvin Klein fosse ben evidente che Sendoh non aveva poi tutto questo bisogno di compensare e il fatto che fosse ancora ben lontano dalla mezza età non erano altro che dettagli irrilevanti.

Aveva smesso solo quando Sendoh aveva ammesso di aver comprato una macchina spaziosa perché così se si fosse presentata l'occasione avrebbe potuto farsi una trombata comoda senza dover ricorrere a misteriose tecniche di contorsionismo.

-Dammi le coordinate, Hana.- disse Sendoh, seduto al posto di guida con l'aria del pilota d'aviazione. Dallo specchietto retrovisore pendeva un pupazzetto di Snoopy con occhialoni e casco di cuoio, un regalo estemporaneo di Koshino: alla quinta volta che accennava al Barone Rosso che il bracchetto immagina di cacciare nelle celeberrime strisce dei Peanuts, chissà per quale motivo Sendoh aveva avuto una crisi isterica in piena regola, con tanto di respiro corto e lacrimoni agli occhi, e nel tentativo di farsi perdonare Koshino gli aveva regalato quel pupazzo. Non aveva dato peso al fatto che Sendoh l'avesse subito appeso in auto, né alla sua gioia spropositata: da quando era venuto al mondo quel ragazzo si comportava come un imbecille, il suo comportamento esagerato non era una deviazione dalla norma.

Sakuragi dettò le coordinate dal sedile posteriore, Sendoh le inserì nel navigatore dell'auto e tutti e quattro insieme rimasero a fissare il display, che per il momento mostrava solo una rotellina che girava e la scritta “Calcolo percorso”.

Sendoh rivolse una preghiera a Chi Di Competenza perché il navigatore non lo tradisse: non l'avrebbe mai ammesso con gli amici, ma non sarebbe stata la prima volta.

Emisero un collettivo verso di disappunto quando il navigatore comunicò il tempo stimato di percorrenza: un'ora e diciassette minuti.

-Volpe, hai fatto pipì?- chiese Sakuragi. Rukawa arrossì fino alla radice dei capelli e rispose in malomodo: -Sì, l'ho fatta, mamma.

-Oh, chiedevo, sei sempre tu quello che deve pisciare ogni dieci minuti, non io. Dovresti farti controllare la prostata, sai?

-È perché io mi idrato con cura, a differenza tua!- ribatté Rukawa, poi bevve un sorso d'acqua dalla borraccia che si portava sempre dietro.

-Bambini, non cominciate o vi sbatto giù dalla macchina.- li rimproverò Koshino.

-La macchina non è tua!- protestò Sakuragi.

-Bambini, non cominciate o Hiro vi sbatte giù dalla macchina.- disse Sendoh, poi mise la freccia per immettersi nel traffico. Sakuragi cominciò a saltellare sul culo e ululò: -Yu-huuu! Si parteee!

-Akira, posso?- chiese Koshino.

-Se tra cinque minuti non ha smesso, sì.- ribatté Sendoh.

-Uffa. Così mi fate smosciare!- si lamentò Sakuragi, -Dai, che stiamo volando alla festa!

-Ti ricordo che questa macchina non vola.- precisò inutilmente Rukawa, per il puro gusto di contraddire il rosso.

-Dai, ragazzi, questa è una botta sicura!- disse Sakuragi, sporgendosi per infilare la testa tra i due sedili anteriori. Si appoggiò agli schienali con i gomiti, spiaccicando accidentalmente Rukawa, e Koshino lo rispedì indietro con una manata in faccia: -Piantala, Ciuchino dei poveri!

Il navigatore emise un ping di avvertimento e disse: -Ricalcolo percorso.

-Sì, una botta sicura... basta che non ci perdiamo.- malignò Rukawa.

-Non c'è da preoccuparsi,- dichiarò Sendoh, -Fa così solo perché in centro ci sono un sacco di interferenze, appena usciamo un po' si stabilizza, vedrai.

-Me le vedo già sulla porta, con il tacco alto e la gonna corta...- vagheggiò Sakuragi, che vedendo fallire il progetto di fare il viaggio sporto in avanti come un cane si era risolto a svaccarsi sul sedile.

-Ma chi?- chiese Koshino.

-Le tipe! E noi le faremo ballare per tutta la notte! E poi...

-E poi Haruko ti fa un lifting a cazzotti e passiamo la notte in Pronto Soccorso?- chiese Sendoh. Sakuragi tacque. Sendoh azzardò un'occhiata lampo nello specchietto retrovisore e colse lo sguardo di Rukawa, che scosse appena la testa per informarlo che non sapeva se fosse successo qualcosa.

-Hana, che c'è?- chiese Koshino, -Ti abbiamo scoppiato la bolla troppo in fretta?

-No, è che... non so, ho il sospetto che Haruko non me la conti giusta.

-Cosa te lo fa...

-Cambiando argomento!- urlò Sakuragi, sfondando un timpano agli amici, -Hiro, ma quindi con Minami che diavolo è successo?

-“Pensi solo al basket!”- pigolò Koshino con una voce stridula, -“Non sei mai a casa! Io ho lasciato il lavoro per stare dietro ai tuoi figli e tu non riesci neanche a mettermi incinta!”- Sendoh sbandò, e un'auto dietro alla sua suonò il clacson.

-COSA?! Ma che stronza!- urlò.

-No, ha ragione. Cioè. Ho fatto dei test, ed è risultato che la mia conta di spermatozoi è piuttosto bassa, per questo lei non è mai rimasta incinta.

-Sì, va beh, ma non mi pare il caso di metterla giù così...- disse Sakuragi, sconvolto.

-Infatti, non è che lo fai apposta.- concordò Rukawa. Koshino fece spallucce e disse: -Comunque è tornata da sua madre. Ma ragazzi, davvero, sto bene. Ultimamente era una piaga.

-Anche la cosa del basket.- aggiunse Sendoh, lo sguardo fisso sulla strada, -Cioè, sei un giocatore professionista. Cosa pensa, che uno possa non allenarsi? Cioè, non sei mica un genio come me!- Koshino sbuffò.

-Ma che ne so. Te l'ho detto, da un lato è anche un sollievo.- cadde il silenzio, rotto solo dallo stereo che suonava un album di Ed Sheeran a basso volume.

 

-Sendoh, sei sicuro che la strada è giusta?- chiese Koshino tre quarti d'ora dopo, mentre superavano un cartello che indicava la città in cui erano diretti.

-Beh, il navigatore dice di sì.- rispose Sendoh, lanciando un'occhiata dubbiosa al display.

-Il navigatore dice anche che manca un'ora, il problema è che lo dice da mezz'ora.- ribatté Koshino, poi si protese in avanti, -Fa' vedere.- Sendoh prese una buca e l'auto rimbalzò sulle sospensioni. Rukawa, che si era addormentato placidamente con la bocca aperta e la testa rovesciata all'indietro, si svegliò di soprassalto: lo scossone l'aveva fatto finire dritto dritto tra le braccia di Sakuragi, che chiese: -Ohi, Volpe, ti sei fatto male?- Rukawa si prese un istante prima di rispondere, giusto per assaporare la sensazione della sua mano calda e asciutta sulla nuca.

-No, sto bene.- rispose, poi bevve un sorso d'acqua.

-Ti ho visto fare un brutto movimento con il collo.

-Ti ho detto che sto bene.

-Akira, puoi accostare da qualche cazzo di parte? Sembra di stare ad un rally!- disse Koshino, con una mano protesa verso il navigatore; ma gli scossoni causati dal fondo sconnesso erano talmente tanti e così violenti che non riusciva nemmeno a toccare il display.

Sendoh si limitò a frenare e si fermò nel bel mezzo della strada. Il motore ticchettò mentre si raffreddava poco a poco.

-Che cazzo fai, sei scemo? Se ci viene addosso qualcuno? Siamo in mezzo ai bricchi, non si vede un cavolo!- protestò Koshino.

-Senti, non vedo una macchina da tipo un quarto d'ora. E comunque, in caso tu non l'avessi notato, ho gli abbaglianti accesi.- ribatté Sendoh, un po' piccato. Koshino smanettò con il navigatore, e Rukawa chiese: -Dove siamo?

-Ah, boh.- rispose Sakuragi, in attesa del verdetto. Koshino usò indice e pollice per rimpicciolire la mappa, poi la mosse su e giù; infine, disse: -No, stiamo andando a fanculo.

-Dove siamo?- ripeté Rukawa. Koshino indicò un punto a caso della mappa: -Credo più o meno qui.

-Ma il puntatore...- tentò Sendoh.

-Il puntatore è fermo da quando ha perso il segnale GPS, asino.- ribatté Koshino, indicando il bordo superiore del display. Sendoh disse: -Ah.- e Rukawa e Sakuragi si spiaccicarono tra i sedili per guardare. La dicitura era un deprimente: “GPS signal lost” seguito da un timer. Avevano perso il segnale circa venti minuti prima.

-Beh, io scendo a pisciare.- annunciò Rukawa, poi aprì la portiera e si allontanò di qualche metro.

-Te l'ho detto, Sendoh, dovevamo girare là. Sono sicuro!- disse Koshino. Sendoh pareva molto depresso e non rispose. L'unico suono, oltre al ticchettare del motore, era l'allarme intermittente della portiera lasciata aperta da Rukawa.

-Beh, controlliamo con i cellulari, San Google ci darà una risposta.- disse Sakuragi, per stemperare l'atmosfera, poi estrasse il telefono e lo sbloccò. Koshino si appoggiò allo schienale del sedile ed emise un sospiro di esasperazione: -Tanto lo sapevo che sarebbe finita così.- dall'esterno giunse un rumore scrosciante, ma stranamente Sakuragi non fece alcun commento sulla portata della vescica di Rukawa. Sendoh ci mise un attimo a farci caso, poi si voltò. -Ohi! Hana, che cazzo succede?- alla sua esclamazione, anche Koshino si voltò. Sakuragi aveva l'espressione di un cervo investito dai fari di un'auto e gli occhi lucidi. I due ex giocatori del Ryonan si scambiarono un'occhiata.

Rukawa risalì in macchina e cominciò: -Se mi prendi per il culo giuro che ti spalmo le mani in fa...- si interruppe, alla vista della faccia di Sakuragi, -Che succede?- guardò gli altri, ma loro scossero la testa. Senza aspettare una risposta, Rukawa sfilò il cellulare dalle mani di Sakuragi e lesse un messaggio di Haruko: “Non riesci proprio ad essere puntuale, eh? E chissà quante volte ti ho detto che per me era importante! Non ce la faccio più. Mi dispiace dirtelo via messaggio, ma non riesco a chiamarti. Non so se non ti prende il cell o se ti sei dimenticato come al solito di caricarlo, ma sono stanca di essere ignorata. Tra noi è finita, mi cercherò qualcuno che mi merita.”

-Merda.- disse, -L'ha mollato.- Sendoh e Koshino si misero a parlare in contemporanea, creando una cacofonia che solo cinque anni prima avrebbe tirato Rukawa fuori dalla grazia di Dio. Dopo cinque minuti buoni a inveire contro di lei e contro le amiche, le quali sicuramente l'avevano aiutata a comporre il messaggio (Koshino affermò, dall'alto della sua competenza in materia di donne, che quello era un classico esempio di produzione scritta di gruppo), Rukawa finalmente trovò il tasto giusto: -E dai, Hana, l'hai detto tu: troveremo delle belle ragazze alla festa...

-Dubito che ci staranno ancora aspettando sulla porta.

-...dei bei pupazzi di neve in tacco alto e gonna corta...- Sakuragi sbuffò una mezza risata, e gli amici si rilassarono un po'. Ormai lo conoscevano abbastanza bene da distinguere le sue risate false da quelle vere, e da sapere che quando era in crisi bastava strappargli un sorriso per farlo ripigliare. E Rukawa, col tempo, era diventato un vero esperto in materia. Sendoh propose: -Ehi, pan per focaccia? Mettiamo insieme i cervelli e le rispondiamo a tono?

-Che ne dici invece di accendere il tuo, di cervello, e di ricordarti che siamo IN MEZZO AL NULLA?!- sbottò Koshino.

-Ehi, per caso hai parlato con Taoka ultimamente?- chiese Rukawa. La sua spiritosaggine, detta a solo beneficio di Sakuragi, non scalfì minimamente Koshino, ma strappò un'altra risatina al rosso.

-Giusto. A qualcuno prende Google?- chiese Sendoh. Tutti e quattro, come automi, controllarono i cellulari. Cadde il silenzio, mentre Google Maps tentava di caricarsi sui dispositivi.

-Niente.

-Nada.

-Aspetta, for... no.

-Nuvoletta del cazzo.- disse Rukawa.

-Eh?

-Mi è uscita una cazzo di nuvoletta che dice che sono offline.

-Mi state dicendo che ci siamo persi nell'unico buco del Giappone in cui i cellulari non prendono?- ringhiò Koshino.

-Per prendere prendono, almeno il mio- specificò Sendoh; aveva provato a visitare un sito per controllare: -Mi sa che è proprio il segnale GPS che è kaputt.

-Oh, lo sapevo. Lo. Sapevo.- ringhiò Koshino, -Basta uscire più di dieci chilometri che noi stronzi ci perdiamo!

-Uffa, ci stiamo perdendo la festa!- si lamentò Sendoh, con tutti e con nessuno.

-Ma esattamente, che festa era?- chiese Rukawa. Cadde un silenzio attonito.

-Cioè, Volpe, spiegami: tu hai detto “va bene” ad una festa senza neanche sapere che festa era?

-Ecco...- Rukawa si impappinò: la verità era che avrebbe seguito Sakuragi fino in capo al mondo senza fare domande. Glissò: -Beh, comunque...

-Era una festa per gli ottant'anni di Anzai.- chiarì Sakuragi.

-Ah. Vero.- ribatté Rukawa, -Comunque...

-Comunque, adesso che cazzo facciamo?- terminò per lui Sendoh.

-Adesso fai inversione e giriamo dove ho detto che dovevamo girare!- disse Koshino.

-E dove cazzo la faccio, inversione?- chiese Sendoh, -Siamo su una mulattiera del cazzo!

-Dì un'altra volta cazzo e te lo ficco su per il culo!- minacciò Koshino.

-Cazzo.- disse Sendoh. Koshino arrossì violentemente.

-Comunque dai, non è proprio una mulattiera. È un sentiero.- specificò Sakuragi, per spezzare il silenzio che era di nuovo calato su di loro.

-E la differenza sarebbe, Do'aho?

-I sentieri sono un po' meno scrausi. Se fosse una mulattiera, ci sarebbe una bella striscia d'erba in mezzo alla carreggiata.- Sendoh si sporse sopra al volante: -Ok, niente erba. È un sentiero.

-Ma tu gli dai anche retta?!- chiese Rukawa, poi prosciugò la borraccia in un sorso.

-E comunque non cambia un cazzo.- aggiunse Koshino, -Siamo persi in mezzo ai bricchi e non possiamo far altro che andare avanti.

-Potrei tornare indietro in retromarcia.- propose Sendoh.

-Risparmiami! Devo ricordarti cos'è successo al paraurti della mia macchina quando sei uscito dal garage in retro?

-Che c'entra, Hiro, ero giovane e coglione!

-E adesso con l'età hai affinato la coglionaggine! Senti, vai avanti, da qualche parte sbucheremo.

-E se finiamo in una fattoria sperduta piena di psicopatici assassini?- chiese Sakuragi.

-Ignoratelo.- disse Rukawa, -Ha appena visto La Casa dei Mille Corpi.

-Quel film sì che è figo.- commentò Sendoh, avviando il motore.

-Ma se ti sei cagato addosso per una settimana!- gli ricordò Koshino.

-E questo non prova che è un film horror che fa davvero paura? Non come quel cacchio di come si chiamava...

-Cosa?

-Quello della tipa con la maledizione!

-Non è che questo riduce molto il campo, sai?- fece Sakuragi, ma Koshino e Sendoh lo ignorarono e proseguirono il loro battibecco mentre l'auto procedeva a velocità di lumaca lungo il sentiero in mezzo al nulla. Sakuragi si appoggiò allo schienale e si scambiò uno sguardo d'intesa con Rukawa, poi alzò un dito ed estrasse il cellulare. Digitò rapidamente qualcosa, poi passò il telefono al moro, che lesse: “Secondo te se gli dico di trovarsi una stanza mi menano?” Rukawa meditò un attimo prima di rispondere. Infine, optò per una botta di sincerità: “Non farlo. Ad Akira, Hiro piace per davvero.” Sakuragi lesse il messaggio, poi mise su un'espressione stupita estremamente comica: con la bocca spalancata e lo sguardo attonito sembrava la parodia di uno che ha appena ricevuto un gossip succosissimo.

Rukawa chiese a bassa voce: -Come stai?- Sakuragi fece spallucce e voltò la testa verso di lui.

-Così.- rispose infine, -Era un po' che me l'aspettavo, comunque. Non gira bene da un bel po'.

-Mi spiace.

-Kaede, senti...- disse Sakuragi, un po' timidamente, -Chi te lo fa fare di restarmi amico?

-Nessuno.- rispose Rukawa, poi esitò, infine sussurrò: -È così e basta, ormai mi sono rassegnato all'idea che ti voglio bene.- la mano di Sakuragi, che fino ad un attimo prima era sulla sua coscia, si appoggiò sul sedile tra loro due, col palmo all'insù. Rukawa, tremando, ci appoggiò sopra la propria e lasciò che le loro dita si intrecciassero.

-Oh, basta, fanculo!- sbottò Sendoh. Inchiodò con uno stridio di freni, si voltò, prese la testa di Koshino tra le mani e lo assalì con un bacio.

-Oddio, ora s'ammazzano.- mormorò Sakuragi, ma inaspettatamente Koshino rispose al bacio con altrettanto ardore. Rukawa e Sakuragi li fissarono attoniti dal sedile posteriore per un bel po'.

-Adesso gliela posso dire, quella cosa lì?- chiese Sakuragi dopo un po'.

-Rischi che ci buttano giù dalla macchina.

-Giusto. Auto spaziosa per il car fucking. Credo che me ne starò zitto.- finalmente, con uno schiocco che risuonò nell'abitacolo, i due si staccarono l'uno dall'altro. Sendoh disse, con voce tremante: -Sappi che da ora in avanti, ogni volta che attaccherai briga con me io ti metterò la lingua in bocca. Ecco.- incrociò le braccia sul petto e fissò Koshino con un'espressione a metà tra una finta incazzatura e un vago sentore di speranza.

-Quanto scommetti,- chiese Sakuragi nell'orecchio di Rukawa, -Che hanno limonato per così tanto tempo perché Sendoh si stava inventando questa scusa del cazzo?

-Mi sa che hai ragione...- ribatté Rukawa. Koshino continuava a restarsene in silenzio, e dopo un po' Sendoh si arrese. Girò la chiave nell'accensione e ripartì.

-Akira?- chiamò piano Koshino. Rukawa mollò una gomitata a Sakuragi e lo trasse a sé per fargli notare che l'ex playmaker del Ryonan era clamorosamente arrossito.

-Sì?- chiese Sendoh, simulando indifferenza.

-Tua mamma è una puttana.

-Ehi, ma che... oh!- sembrò realizzare di colpo le implicazioni del finto insulto di Koshino.

-Oh, porca vacca!- esclamò Sakuragi, -Ragazzi, quello è un cavalcavia!

-Cazzo, hai ragione! Ci sarà un'autostrada, là!- concordò Sendoh, poi sospirò di sollievo.

-E due.- disse Koshino.

-Due cosa?- chiese Rukawa.

-Due volte che dice “cazzo” da quando gli ho detto che se lo rifaceva glielo ficcavo su per il culo.

-Eh beh, vorrà dire che sei in debito di due trombate.- disse Sakuragi come se niente fosse, e Koshino sobbalzò. Sendoh ridacchiò pacificamente.

-Dai, non preoccuparti. Ci fermiamo al primo autogrill e comprate un po' di lubrificante.

-SAKURAGI HANAMICHI!- lo richiamò Koshino.

-Presente!- rispose lui, poi venne spinto contro lo schienale da un cazzotto in piena faccia.

-Te la sei cercata.- decretò Rukawa, scrutandolo torvo.

-Mi ha fatto male, Volpe, difendimi! Digli qualcosa.

-Hiro?- chiamò Rukawa. Koshino grugnì e Rukawa disse: -Qualcosa.

-TEEEMEEE KITSUNEEE!- sbraitò Sakuragi.

-Fallo stare zitto, prima che l'addetto al casello chiami la polizia.- disse Koshino, mentre Sendoh rallentava per infilarsi in una corsia. Rukawa schiaffò una mano sulla bocca di Sakuragi, che si zittì ma emise un ghigno poco rassicurante.

-Oh cielo, quello è un autogrill?- chiese Sendoh. Sakuragi mugugnò qualcosa contro la mano di Rukawa, che resistette al solletico.

-Fermati lì, Akira, sto crepando di fame.- disse Koshino. Sakuragi mugugnò con più ardore, poi cominciò a leccare il palmo della mano di Rukawa, che la ritirò in tutta fretta.

-Lubrificante!- ululò Sakuragi, finalmente libero.

-Mi ha leccato la mano!- lo denunciò Rukawa.

-Hana, lo so che sei impaziente,- disse Sendoh in tono calmo, -Ma tra due minuti potrai comprare anche tu un bel flacone di lubrificante, non serve usare la saliva.

-Ma cos...

-Oh, BUUURRRN!- esclamò Koshino. Sakuragi arrossì, si imbronciò e si incrociò le braccia sul petto. Incassò la testa nelle spalle e fissò torvo lo schienale del sedile di Koshino, poi si mise a prenderlo a ginocchiate.

-Ahia, testa di cazzo, piantala!- ribatté lui.

-Bambini, basta! Siamo arrivati, vediamo di recuperare qualcosa da mangiare.- disse Sendoh. Spense il motore e i quattro si lanciarono giù dall'auto.

-Vado al cesso.- annunciò Rukawa.

-Ma non mi dire...- bofonchiò Sakuragi, -Ehi, tu che prendi da mangiare?

-Fai tu, i miei gusti li sai.- rispose sbrigativamente Rukawa, poi si eclissò.

 

Dieci minuti dopo, decisamente alleggerito, Rukawa tornò nella saletta adibita a ristorante. Vide Sendoh e Koshino soli ad un tavolo; per non interromperli, andò a cercare Sakuragi.

Lo trovò in cassa, e lo intercettò nel momento in cui diceva alla commessa: -Mi darebbe anche uno di quelli, per favore?- la ragazza lanciò uno sguardo d'intesa al rosso, poi un altro non appena adocchiò Rukawa.

-Dai, deficiente, glielo stai comprando per davvero?- chiese Rukawa, indicando il flacone di lubrificante posato sul bancone. Per qualche motivo non meglio precisato, Sakuragi arrossì e non rispose; raggiunsero gli altri al tavolo e attesero insieme che venissero spillate le birre.

-Cos'hai preso da mangiare?- chiese Rukawa.

-Una specialità italiana, un vero piatto da gourmet. Camogli.

-Un panino al prosciutto, insomma.

-Sì, ma con la focaccina. E poi senti come suona bene: “Camogli”.- Rukawa sospirò.

-Non so come fai ad essere innamorato di uno così deficiente.- disse Sendoh, poi si gelò e aggiunse: -Ops. Questo non lo dovevo dire.

-Mettila così, Akira, potrebbero fare la stessa domanda a me.- disse Koshino, nel vano tentativo di sciogliere la tensione, -Tu e Hana limitatevi a ritenervi fortunati.- una giovane chiamò il loro tavolo, e Rukawa si affrettò ad andare a prendere birre e panini al banco. Dannazione a Sendoh e alla sua boccaccia! Sakuragi era rimasto zitto e immobile dal suo scivolone, e adesso Rukawa temeva che non gli avrebbe rivolto la parola per il resto della vita. Appoggiò di malagrazia il vassoio sul tavolo, e Sakuragi disse con voce tremante: -Ohi, Volpe, camomillati!

-Camomillati un cazzo. Akira, sei una testa di cazzo.

-Oh, e va bene!- sbottò Sakuragi, arrossendo, -Non l'ho comprato per loro, l'ho comprato nel caso quando torniamo a casa ti vada di fare zippy zappy.

-Se lo chiami così, no che non mi... aspetta, cosa?- Sakuragi si inginocchiò sul pavimento dell'autogrill, estrasse dalla tasca la confezione del lubrificante e la tese a Rukawa. Con voce seria e pacata, guardandolo negli occhi chiese: -Kaede Rukawa, vuoi giocare a “Nascondi il Salame” con me per il resto dei nostri giorni?- Rukawa esitò, poi decise di sfoderare il lato comico che solo di rado trovava il coraggio di tirare fuori. Si portò le mani chiuse a pugno di fronte al viso, saltellò sullo sgabello come una ragazzina e disse in falsetto: -Oh, Hanamichi, sì!- Sakuragi rise e si sedette di nuovo al suo fianco, mentre anche Sendoh e Koshino si univano alle risate.

-Ma se ti sento una sola volta chiamare il tuo cazzo “Ciclope Spara-Yogurt” giuro che ti pianto.- disse Rukawa non appena le risate si calmarono un poco; un'altra ondata di ilarità li travolse tutti e quattro, e Sakuragi approfittò del trambusto per schioccare un lieve bacio sulle labbra di Rukawa: -Lo ammetto, Volpe, mi piaci da un sacco. Ma sai, le apparenze, Haruko...

-Per fortuna allora stasera abbiamo mandato tutto a puttane.- ribatté Rukawa. Ci sarebbe stato tempo per spiegarsi meglio, per parlarsi a cuore aperto, ma non era quello il momento.

Sendoh alzò il boccale e propose un brindisi: -A noi.

-Quattro deficienti a fare cazzate.- chiosò Koshino.

-Senza fidanzate troie né mogli.- aggiunse Sakuragi, facendo tintinnare il proprio boccale contro il suo. Rukawa esitò: -Ma chi la caga, la festa.- disse infine.

-La finezza oxfordiana di Kaede è sempre una garanzia.- commentò Sendoh, -Kanpai.

-Poi sono io quello volgare.- aggiunse Sakuragi, -Kanpai.

-La festa siamo noi.- decretò Koshino, -Kanpai.

-Che frase loffia.- terminò Rukawa, -Kanpai.- bevvero il primo sorso tutti insieme, poi attaccarono i panini. Per quanto semplici, quasi banali, a tutti e quattro sembrava di non aver mai mangiato niente di più delizioso.

La notte, fuori, era più fredda che mai; qualche fiocco di neve cominciava a cadere dal cielo biancastro, segno che di lì a poco sarebbe stato il caso di rimettersi in viaggio verso casa, ma rimaneva ancora qualche minuto per gustarsi in pace le birre e i Camogli e la reciproca compagnia.

 

E per sperare che il navigatore di Sendoh avesse ricominciato a funzionare.

 
   
 
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