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Autore: gynevere    16/06/2020    0 recensioni
Un Overlord dell' Impero Tirannico parla del Regno Dimenticato di una Regina Lontana, bella come l' Aurora, fredda come le Stelle, che conosce da molto, ma che non ha mai incontrato se non nei suoi sogni, e nelle sue visioni.
Genere: Angst, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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5.
 
Da questo punto del Castello, la Guglia Piu’ Alta, si sentono molte cose.
Entrano con i refoli di vento dalle bifore aperte, attraverso i candidi veli che coprono le fenditure, e assieme al brontolio della Nube Magica richiamata da Ogaram Il Maggiordomo, le Cose portano anche Visioni dell’ esterno.
Ora, ad occhi chiusi, vedo Ogaram, salire con la sua veste rossa ricamata di rune, portando sotto il braccio il pesante libro delle Profezie del Continente Perduto Di Nomandia: e vedo i bambini che si occupano delle mie stanze, portare nuovo incenso alchemico e la tazza di elisir verde caldo: vedo Ogaram entrare, muoversi con calma, facendo piano, ed accostarsi alla grande conchiglia di madreperla in cui dormo, sfiorare il mio orecchio con la sua voce, ‘ Mia Regina…’
So cosa deve dirmi.
Ha scrutato i cieli e ha letto le Stelle, sa che non mentono mai, e ci sara’ un’ Eclisse foriera di disastri.
Soprattutto, ha visto il drago rosso, ma ancora di piu’ ha visto il Potentato che lo cavalca, e oltre a richiamare la Tempesta con la speranza di schermare magicamente il Nostro Reame e convincere il Grande Male che ci segue a deviare altrove lasciando perdere un Earthmote dal clima instabile, non sa quale altra misura adottare: siamo un Reame che produce cristalli di sale e incenso mastice per utilizzo alimentare e per veggenza, lo usiamo come moneta di scambio, ma non possiamo permetterci armigeri ne’ guardie mercenarie, per questo viaggiamo sempre coperti dalla Nebbia e solo di notte; ma poiche’ dai Regni dei miei cugini e’ stato inviato un messaggio olografico che ci sollecitava a fare presto perche’ i Tempi della Tragedia si sono ridotti, ci siamo messi a viaggiare anche di giorno, e sicuramente abbiamo dato nell’ occhio, per quanto si sia cercata la discrezione.
Ogaram vorra’ svegliarmi dunque, e mentre si beve insieme l’ Elisir di Conoscenza, vorra’ sapere cosa dobbiamo fare: dovro’ dirgli che e’ inutile fingere di essere un’ isola disabitata, poiche’ chi cavalca quel drago rosso non e’ un uomo qualsiasi, ma qualcuno che, senza appartenere all’ Insigne Casato, in un Mondo di Caos e di Rivoluzione, ha saputo farsi strada da se’ con le sue sole forze, e giungere a controllare un Impero, con il quale Noi non possiamo ne’ vogliamo competere: ce ne stiamo semplicemente andando, anche dalle sue zone di influenza.
Ma le cose, al solito, non sono mai cosi’ facili, e quando Ogaram mi proporra’ di invitarlo al Castello con la scusa di far riposare la viverna rossa, dovro’ dirgli la Verita’.
E la Verita’ e’ che non lo conosco, ma vedo da sempre la sua pelle bronzea, quasi rossa, bruciata dal Sole; il suo volto forte, segnato da tutte le guerre che ha combattuto nel corso degli ultimi secoli; i suoi occhi grigi come piombo fuso, come acciaio stellare, brillare luminosi e pieni di neve, quella neve del Grande Nord che non ha mai visto, ma di cui conosce il profumo attraverso me; e dovro’ dire ad Ogaram che conosco la sua stretta sull’ elsa della spada, perche’ una notte, nel guardare nello Specchio dell’ Acqua Nera, ci siamo visti, e prima che io mi ritraessi, la sua mano aveva afferrato il mio fianco, riuscendo a strappare da me quel velo che porto come una cintura.
Dovro’ dire a Ogaram che non ho mai visto quell’ uomo, ma in effetti lo vedo: e che non lo conosco, ma in effetti lo conosco, e purtroppo da secoli, da millenni, forse perfino da prima della Grande Peste Magica.
Di queste cose, preferirei non parlare.
 
   
 
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