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Autore: Helmwige    17/06/2020    4 recensioni
Ho tentato di risolvere un famoso buco nella trama di Star Wars. Ogni altro dettaglio rischia di essere spoiler, quindi... enjoy!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bail Organa, Principessa Leia Organa, R2-D2
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Do you remember your mother? Your real mother?
The Return of the Jedi
 

Un fascio di luce, proveniente dalla calotta metallica di R2, illuminava il pavimento di marmo lucido. Un ologramma si ergeva dal pavimento, trasparente e di un azzurro perlaceo, eppure la bambina che gli stava davanti riusciva a immaginarne ogni colore, come se vedesse la scena con i suoi stessi occhi e non attraverso i ricordi del droide.
Benché fosse alta solo una ventina di centimetri, la donna dell’ologramma appariva splendida. I tratti del suo volto erano delicati e armoniosi e i vestiti erano da vera principessa, proprio come quelli che indossava la bambina nelle occasioni importanti. Ora, però, aveva addosso solo una tunica leggera, estiva, completamente bianca.
Fosse stato per lei, avrebbe indossato solo abiti bianchi, semplici, senza fronzoli.
Lo amava, il bianco.
Una volta, uno dei suoi precettori le aveva confidato un fatto curioso, ovvero che quel colore era, in realtà, la somma di tutti gli altri. Era stata travolta da quella rivelazione e da allora non aveva desiderato che essere come il bianco: un insieme armonioso, innocente e semplice, di sensazioni diverse ma indivisibili. Desiderava racchiudere in sé il viola dell’ambizione, il blu della lealtà e il rosso del vigore e del coraggio. Voleva essere tutti i colori, perché uno solo non poteva bastare per regnare. E quale qualità sfoggiare di più, se non la purezza?
Il bianco era perfetto per lei. L’unica pecca era che si sporcava subito. Ogni volta che giocava con i figli degli ospiti che, di tanto in tanto, venivano a far visita a lei e a suo padre, la governante la sgridava sempre.
Vi siete sporcata di nuovo, Altezza! Venite a cambiarvi prima che vi veda vostro padre. Quante volte vi devo ripetere che non potete rotolarvi nell’erba?!
Ogni giorno una sgridata diversa, finché non finiva il repertorio delle frasi fatte e la governante doveva iniziare da capo.
Ma alla bambina non importava. Non perché fosse la primogenita di un senatore, la padroncina di casa o la figlia di una regina. No, niente di tutto questo. Lei era semplicemente fatta così: estremamente pragmatica, spensierata e con una lista di priorità ben precise in testa. E se la priorità in quel momento era giocare con i suoi giovani ospiti… beh, l’abito si sarebbe sporcato!
Suo padre, scherzando, le diceva sempre che da grande sarebbe diventata un’ottima stratega. E lei, nella sua tunica bianca, si faceva cullare da quel sogno. S’immaginava combattere le ingiustizie del suo popolo e liberare la Galassia dal male. Soprattutto, si vedeva fiera e forte come la donna dell’ologramma.
R2 gliel’aveva mostrata altre volte. Ormai conosceva a memoria tutta la sequenza delle immagini olografiche: la donna sembrava guardare qualcosa in lontananza, al di là di una grande vetrata. Non si riusciva a distinguere di cosa si trattasse, ma doveva essere qualcosa di davvero bello, perché non vi staccava gli occhi. Poi sul suo volto elegante appariva un sorriso dolce che le illuminava gli occhi. A prima vista appariva felice, ma più la guardava e più la bambina notava quanta tristezza ci fosse dietro quello sguardo dolce. A quel punto diventava triste anche lei, inconsapevolmente, e si ritrovava a stringersi le ginocchia al petto, con gli occhi umidi di lacrime incapaci di staccarsi dall’immagine.
La registrazione giunse alla fine e il fascio di luce scomparve.
La bambina alzò gli occhi verso R2, rivolgendogli uno sguardo seccato e implorante allo stesso tempo. «Rimettila, R2».
La voce del Senatore risuonò lontana, spegnendosi nei lunghi corridoi della residenza reale. La bambina non lo sentì, ma il suono giunse chiaro al sistema di riconoscimento vocale del droide.
R2 emise un pigolio incerto, indeciso se obbedire alla padroncina o al padrone.
«Per favore» aggiunse lei.
La donna riapparve sul pavimento e la registrazione iniziò d’accapo.  Gli occhi della bambina si soffermarono sui lunghi capelli ricci che cadevano sciolti sulle spalle. Lei non li portava mai sciolti: ogni mattina la governante glieli acconciava in due crocchie ai lati della testa, proprio sopra le orecchie.
Ma forse era meglio così, i suoi capelli non erano belli come quelli della donna. Se solo…
«Leia, che stai facendo? Perché non mi hai ris…»
La voce del Senatore Organa si spense nel vedere l’ologramma. Gli bastò un’occhiata fulminea per riconoscere quel volto dalla bellezza eterea, quel sorriso dolce e triste. E quello sguardo…
Gli stessi occhi di sua figlia, colmi di saggezza innata. Le stesse ciglia seriche, dove si nascondevano moti repentini di sfacciata audacia e struggente malinconia.
Era sempre stata splendida. Delicata e triste come una mattina d’inverno, forte e coraggiosa come fiori che spuntano sotto la neve.
Bail Organa faticò a ritrovare la voce. Si schiarì la gola, arida come il deserto di Geonosis.
«Forza, Leia, vatti a preparare. La cena è quasi pronta» mormorò.
La bambina sospirò, ma non osò ribattere. Si tirò su dal pavimento lucido, si spazzolò alla bell’e meglio il vestito e, alzando distrattamente una mano verso il droide in segno di saluto, si avviò verso la propria stanza.
Il Senatore e R2 rimasero dov’erano. La registrazione continuò imperterrita; Padmé Amidala sorrise di nuovo, guardando qualcosa in lontananza.
Bail Organa non riuscì a reprimere un brivido, non sapeva nemmeno lui se di rabbia o di angoscia. I suoi occhi incontrarono le spie luminose del droide.
«Non mostrarglielo mai. Hai capito, R2?» La voce suonò gracchiante come quella di un Trandoshano.
Il droide emise un altro dei suoi pigolii, assicurando il Senatore della sua buona condotta. Il monocolo tuttavia non si mosse e continuò a proiettare la scena.
Un uomo entrò nell’inquadratura. Alto, con gli abiti scuri e il mantello che gli avvolgeva il corpo asciutto. Si avvicinò alla donna e l’abbracciò, nascondendo il volto nell’incavo del suo collo.
Bail Organa non ebbe bisogno di guardare Anakin in faccia per sapere che sul suo volto vi era stampato lo stesso sorriso dolce della moglie… e che, in fondo agli occhi, in mezzo all’ira, alla paura e alla follia, vi era anche la medesima tristezza.
Chissà se l’avevano capito, quei due, che i loro sorrisi erano terribilmente uguali. Chissà se si erano mai scambiati uno sguardo di puro amore, senza paura e senza rimorso, durante il loro breve matrimonio.
Il fascio di luce scomparve, lasciando un retrogusto amaro nella bocca del Senatore.
L’uomo e il droide si fissarono, in silenzio.
«È un ordine, R2. Non mostrarglielo mai» sussurrò. «Lei non deve sapere».
Nonostante il suo umorismo pungente e la sua nota insolenza, il droide non osò ribattere. Si limitò a emettere l’ennesimo suono elettronico, questa volta più lungo e triste.
Non osò disobbedire all’ordine del Senatore Organa e non rivelò mai, né a Luke né a Leia, quello che accadde tra i loro genitori. Leia non scoprì mai il volto del suo vero padre, Luke non vide mai quello di sua madre.
R2-D2 mantenne il segreto fino alla fine, perché non ha senso riaprire ferite di cui non si conosce nemmeno l’esistenza.
Così l’unico testimone dell’intera famiglia Skywalker rimase in silenzio, custodendo una storia lunga decenni che divenne leggenda.
La sua memoria giace ancora intatta, al sicuro da occhi indiscreti, in una Galassia lontana lontana.
 
 

Note:
Per chi se lo fosse chiesto, i Trandoshani sono una specie di rettili alti circa due metri. Un Trandoshano molto famoso è Bossk, che compare per la prima volta in L’Impero colpisce ancora: è quel cacciatore di taglie con la tuta gialla che viene incaricato, insieme a Boba Fett e altri, di catturare Han Solo. 
  
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