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Autore: Deetlooksgood    18/06/2020    0 recensioni
È una storia così, senza pretese di essere brillante, rapire o rapinare nessuno del suo prezioso tempo.
Solo così. Te la racconto, comunque.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Hai presente quel momento quando sei nel letto, appena tirato fuori dai tuoi sogni ,senza averli neppure sentiti, e apri gli occhi, è buio, e li richiudi, poi li riapri di nuovo e percepisci distintamente quella parte di te, come volesse fare conversazione alle prime ore del mattino,cercare di convincerti che qualunque cosa stia succedendo fuori dalle tue coperte, dal tuo silenzioso buio, può aspettare o andare via, che tanto non importa.

La vita va avanti comunque.

Che tu ti alzi o che non lo faccia, va avanti comunque. Così dicono. E la cosa ti conforta, ti convince che non importa effettivamente se decidi di tirare su le coperte e tornare a chiudere gli occhi, che è un gesto tanto semplice che non può davvero cambiare nulla.

La vita va avanti, è questo il problema.

La conversazione comincia mentre te ne stai ancora fermo, immobile, senza scomodarti ad accendere la luce, fingendo che tu non ci stia pensando. 

La vita va avanti, che ti alzi o meno, che tu decida di restare fermo o muoverti con lei, e tu lo sai, te lo hanno detto i vecchi filosofi, che la stagnazione porta alla morte, te lo ha detto tua nonna che “chi si ferma è perduto”.

Eppure ci pensi, pensi quanto ti importi veramente che il mondo vada avanti senza aspettarti, tu qui ci stai bene, che vada avanti se è così smanioso, e i tuoi sogni ancora non si sono presentati a parlare. Odi quando non lo fanno, perchè ti senti come se avessi perduto 6,7,8 ore di sonno in un oblio che non puoi raggiungere. Quasi quasi ti convinci che è giusto prendersi un rimborso, provarci ancora, magari questa volta sognerai Angelina Jolie che ti chiede dove sono finite le sue ali? Come dovresti saperlo tu? Se ti alzi adesso probabilmente non arriverai mai alla risposta. Il mondo ti tirerà dentro il suo fiume di eventi, e la tua routine ti distrarrà dal pensare qualcosa che si connetta anche solo minimamente al volare in cielo con Angelina. E il fiume scorre, questa è la vita, la realtà, eppure a volte non sembra affatto che si muova, rimane fermo tanto quanto te che ancora sei indeciso, o magari indecisa, e ti agiti sul cuscino consapevole che in fondo sono tutte solo stronzate. Hai torto in ogni caso, e il mondo? Ha torto anche lui. Non hai propria la voglia di dargli ragione, che tipo di ragione? Non lo sai, sai solo che non vuoi dargliela vinta. Su che cosa a questo punto non importa. E ti sei mosso, e lo sai, non puoi negarlo, anche se non accendi la luce,è ora di alzarsi.

 

E tu la luce non la accendi, per protesta, ancora contro chi non lo sai, la tua malizia è rivolta solo contro di te ma non ti importa. Ti alzi, al buio, la tua stanza è un casino, lo è anche la tua vita, ma tu ti ci muovi in mezzo come non fosse un puro caso che una scarpa poggiata alla rinfusa sul pavimento non ti faccia cadere e pentire dei tuoi brutti dispetti, che questa volta tu sia stato solo fortunato. 

Ora, io non lo so se è meglio pensare di essere fortunati già dal mattino, o convinti di aver proprio calcolato tutto. Quello che mi dico è che non ho calcolato niente, il mio disordine semplicemente mi riconosce e io conosco lui. Insomma nessuna fortuna, o forse solo un po’.

 

Comunque, tornando al discorso da cui siamo partiti. Io non lo so se tu hai presente o meno, spero che sia così, che riusciamo a capirci, anche senza arrivare a una conclusione, che a stare soli in due almeno ci si prende la mano. Io, in ogni caso te la stringo, ricambia se vuoi, oppure non farlo, arrivare fino a qui è stata un bella scalata per entrambi, è giusto farsi almeno dei complimenti.

 

Adesso sono sul mio pullman. Non mi siedo al solito posto, semplicemente perchè, anche facendo questa strada ogni giorno, non riesco mai a ricordare con sicurezza dove fossi quello prima.

Sarà forse lì? Forse lì?! Fila destra. L’altro giorno era sinistra. Lato corridoio. Ehi, ma quella faccia l’ho già vista! Davvero non capisco questo signore, se avessi i suoi capelli mi raserei a zero, che senso ha tenersi i suoi peli se la pelata esce comunque?

Questo lo so. Il signore, dal nome forse per sempre incognito, -considerato che non ho né la voglia né la sfacciataggine di uscire dalla mia testa e ascoltare le sue conversazioni- e dal lavoro misterioso, che da almeno tre anni fa il tragitto con me, ogni giorno mi ricorda che anche oggi ce l'ho fatta a salire su questo benedetto bus, e lui ,per qualche strana ragione, non si è ancora rasato a zero. Davvero perchè? Ci penso sempre.

 

Il mio viaggio è regolare, dura trenta minuti circa, ma non lo percepisco quasi mai. A volte mi chiedo che fine faccia il tempo quando non lo guardo, così mi metto lì e osservo tutto, cercando per una volta di fregarlo invece di farmi fregare, “meditazione” la chiama mia sorella che è un po’ così. Comunque non funziona, i miei pensieri mi rincorrono sempre, che abbiano senso oppure no, mi trascinano via. La mia mente è indisciplinata, e io tento ancora di capire se questa cosa mi piace oppure no. Da una parte sarebbe indiscutibilmente più comoda una mente educata, dall’altra mi ripugna pensare di mettere delle regole alla mia psiche.

 

E insomma siamo ancora qui, e a questa fermata, qualunque cosa io stia facendo, la mia testa torna quasi sempre al presente. Ho gli auricolari,ascolto la mia musica, e non presto davvero attenzione alle persone intorno a me, ma in qualche modo lo so sempre, che questa è la fermata giusta. Quella dove sale lei.

Ora, non facciamoci strane idee, non ho davvero idea di come si chiami. Sale insieme a un mucchio di altri ragazzi e ragazze dall’aria del tutto ordinaria e, nonostante salgano tutti da un paesino di 200 abitanti circa, non parla mai con nessuno di loro. E mentre questi si siedono dietro, lei sceglie sempre un posto nella prima metà del pullman.

Loro intonando latrati in una lingua che non è italiana, ma non può neppure considerarsi dialetto, sembrano quasi recitare, dispensano il loro baccano come pavoni orgogliosi. Non hanno davvero nulla da dire, né molto da ridere, almeno secondo me, ma a volte i ragazzi hanno bisogno di essere notati, e far notare al mondo la loro giovinezza, la loro simpatia. Sono simpatici? Per niente, ma cerco di capirli. Probabilmente se ne prendessi uno singolarmente scoprirei una persona perfettamente normale, e non l’animale con piume e becco, che la mia irritazione vuole mostrarmi. Comunque non lo faccio, preferisco rimanere nel dubbio.

E poi, io mi siedo sempre nella prima metà del pullman, esattamente come lei, che ,come me, porta sempre le cuffiette.I suoi capelli sono molto lunghi, arrivano quasi alla vita, sono ricci, ma non quei ricci incasinati, i suoi ricci sono sempre in ordine, castano scuro, esattamente come i suoi occhi, e a volte porta gli occhiali, a volte no. La sua pelle sembra la più liscia che io abbia mai visto, non che di solito mi metta ad stilare classifiche su quanto appaia liscia la pelle della gente, ma la sua, giuro, sembra pregarti di lasciarci scorrere le dita una alla volta. E che sia estate o inverno la sua carnagione è sempre chiara e porta sempre un giubbino con sé. Non si veste come una fighettina, non si veste come gli altri, ma non indossa cose troppo complicate, anche se io non saprei. Se il suo stile è programmaticamente scapestrato,un ordinato disordine, il mio lo è proprio naturalmente e fatico ancora a capire la differenza tra un top e una canottiera, o l’utilità di conoscere questo pezzo di informazione. 

Quello che so è che i suoi lineamenti sono talmente gentili e proporzionati che mi trasmettono calma non appena vi poso gli occhi. E le sue labbra poi, sono esattamente della forma perfetta, del colore perfetto, di cui dovrebbero essere le labbra perfette. Adesso, io non ho un dizionario di aggettivi da abbinare alle labbra, so soltanto che potrei tracciarne il contorno con il pollice e bloccarmici per sempre, o per un periodo davvero lungo.

 

Fa il classico, e non lo dico solo per i dizionari giganti che si porta dietro di tanto in tanto. No, ha propria l’aria di una che fa il classico. Io faccio lo scientifico,sezione sperimentale con latino e greco, ma non mi sognerei ma di portarmi dietro uno dei due dizionari. Le ragazze del classico si riconoscono subito.

Nel pullman, mi pare scontato dirtelo, ci sono due file da due posti ciascuno.È raro che il posto vicino a me sia libero ma quando lo è so che verrà a occuparlo. So che fa il classico, e io dovrei semplicemente sottolineare la mia supremazia, ma in verità non parliamo, mai, ci guardiamo e basta, di tanto in tanto, con la coda dell’occhio. Lei con le sue cuffiette io con le mie.

Lo capisco da come si muove che è un tipo riservato, da come guarda fuori dal finestrino che anche lei passa molta parte del viaggio nella sua testa.

E adesso ascoltami perché è necessario capire il nuovo paradosso che ci si presenta. Io non sono timida, non ho difficoltà a tenere o aprire una conversazione, sono introversa ,si, ma abbastanza confortevole con il mio carisma e, anzi, mi piace scoprire le persone che mi interessano. Eppure non posso interrompere il nostro accordo. Noi stiamo vicine durante il viaggio, a pensare, lei con le sue cuffiette, io con le mie e ,di tanto in tanto, ci guardiamo.

 
  
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