Challenge:
“Una pagina a caso” del sito Javapedia
Prompt:
Takodana
Dispensatrice:
MorganaRoisinDubh81
One
Shot (più di 500 parole)
Parole:
3459
Rating:
giallo
Coppia
het
Genere:
azione, avventura, sentimentale
Personaggi:
Kylo ren, Rey, sorpresa
* * *
Takodana
Rivedere
le rovine dell'ex abbeveratoio di Maz Kanata gli
fece molto
male.
I
resti diroccati di quello che un tempo era stato un antico castello
maestoso, erano già stati aggrediti in modo impietoso dalla
vegetazione lussureggiante del luogo.
Sapeva
che, tornare su uno degli scenari più drammatici dei
massacri del
Primo Ordine, non sarebbe stato affatto facile per lui. Ogni volta
che era costretto a confrontarsi con le atrocità di cui era
stato
partecipe, o complice, era un'immane sofferenza. Ma quei ruderi
custodivano qualcosa che gli apparteneva, qualcosa di prezioso che
riguardava il suo passato, e doveva rientrarne in possesso, in
qualche modo.
Prese
un lungo respiro e cercò di farsi forza, consapevole che
quello che
si apprestava a compiere, era un altro importante passo verso il
difficile ritorno di Ben Solo.
«Sei
sicuro di volerlo fare?»
Si
voltò verso Rey ed annuì deciso. Lei gli
riservò un sorriso
accondiscendente ed insieme si avviarono attraverso il sentiero
sconnesso che portava alle rovine.
Erano
passate solo poche settimane dalla battaglia di Exegol e si sentiva
ancora fisicamente un morto vivente. Rey aveva guarito le sue ferite
superficiali, il bacino rotto, le costole fratturate, ma per le
lacerazioni della sua anima non aveva potuto fare molto, e non si
sarebbero sanate tanto facilmente.
Dopo
averla riportata in vita era sprofondato in una specie di coma, dal
quale si era risvegliato a fatica. Nonostante il suo corpo fosse
ancora debole e fragile, le sue percezioni si erano amplificate. Ogni
nuovo giorno per lui era un dono, lo stava vivendo come una
benedizione, ed era grato al destino per avergli concesso una seconda
possibilità. Di sicuro non l'avrebbe sprecata.
In
passato erano sempre state la rabbia, la frustrazione e la vendetta a
scandire lo scorrere del tempo, la sua ricerca forsennata di qualcosa
di irraggiungibile, che gli avrebbe procurato soltanto una
soddisfazione effimera.
In
quel momento aveva trovato una sorta di mistica
tranquillità. Non
poteva definirsi serenità, perché non sarebbe mai
riuscito a
liberarsi definitivamente dei fantasmi del passato. Ma lentamente
stava imparando a conviverci. Il dolore gli aveva impresso nell'animo
delle cicatrici profonde e incancellabili, ma adesso aveva uno scopo.
Rey
era la luce vivida e pura che illuminava il cammino difficile e
sconosciuto che aveva intrapreso, in un territorio del tutto
inesplorato. Il futuro lo spaventava enormemente. Il timore di
precipitare nel baratro era sempre presente e scandiva ogni istante
della sua esistenza, ma adesso non era più solo. Sapeva che,
fino a
quando sarebbe stato accanto a Rey, sarebbe rimasto sulla strada
giusta.
Su
questo fronte la jedi si era dimostrata determinata e caparbia:
riportare alla vita Ben Solo era diventata la sua
principale
missione.
Quando
giunsero a quel poco che era rimasto dell'ingresso principale, si
fermò, scosso da una strana sensazione. Quel luogo non era
morto del
tutto e quella percezione non proveniva dalla flora e dalla fauna
brulicante del pianeta. Sentiva chiaramente nella Forza una
vibrazione vagamente familiare, ma che non riusciva a identificare
chiaramente. Era debole e l'immagine che gli restituiva era sbiadita,
confusa.
«L'hai
sentito anche tu?» le chiese, corrugando la fronte e mettendo
istintivamente una mano sul blaster.
«Credi
che sia sopravvissuto qualcuno?»
«È
improbabile, ma è meglio non fidarsi.
Sbrighiamoci» le fece cenno
di seguirlo.
Entrarono
nella hall principale, della quale erano rimaste in piedi solo le
pareti diroccate, e la attraversarono cauti e guardinghi.
«Dove
pensi che sia?» Rey glielo chiese mentre rompeva con una mano
un'enorme ragnatela che formava un sottile diaframma attraverso un
angusto passaggio.
«Non
ne ho idea. Ma potresti suggerirmelo tu, visto che hai avuto l'onore
di essere ospite di Maz» la provocò sarcastico,
ricordando il
fatidico giorno in cui l'aveva rapita.
Rey
si girò verso di lui e gli riservò un'occhiata
sconcertata. «Se mi
illuminassi su quello che stiamo cercando, magari ti potrei essere
utile».
Rinfoderò
il blaster e le sorrise, sembrava non esserci nessun pericolo
imminente. «Un piccolo baule di legno Wroshyr»
le rivelò,
mostrandole le dimensioni con le mani.
«Un
baule?» ripeté lei alzando un sopracciglio.
«Potevi anche dirlo
subito. Sei sempre il solito misterioso. E odioso» lo
accusò
scuotendo la testa. «Vieni, per di qua» lo
invitò a seguirla con
decisione.
Orientarsi
tra le rovine non era semplice, ma Rey pareva sapere esattamente dove
andare. Era evidente che conoscesse quel luogo molto meglio di lui
che ci era stato non più di un paio di volte, quando era
molto
piccolo e in compagnia di suo padre. L'abbeveratoio di Maz Kanata non
era certo un luogo tranquillo, innocuo, e adatto a un bambino. Se
all'epoca sua madre lo avesse saputo, Han Solo avrebbe passato dei
brutti momenti.
Scesero
attraverso una ripida scalinata di pietra, che sprofondava nelle
segrete del castello. Poi imboccarono un lungo corridoio scuro,
illuminato leggermente da delle torce a fluorescenza.
Quando
giunsero davanti ad un imponente ingresso metallico si accorsero che
era rimasto bloccato ma socchiuso e, a malapena, poteva passarci una
persona.
Varcarono
la soglia uno alla volta e si ritrovarono all'interno di un ampio
ambiente ricolmo di vecchie cianfrusaglie malridotte e polverose.
Non
ci mise molto ad individuare il baule in quell'immane casino.
Appariva in bella vista, sopra un mucchio di ciarpame e pareva
volesse chiamarlo.
Si
avvicinò titubante e si chinò su di esso agitato.
«Era
questo che intendevi?» gli chiese la jedi, tesa e curiosa
almeno
quanto lui.
«Sì,
proprio lui» la rassicurò, facendo scorrere la
mano sul legno
consumato e odoroso di antico.
«Maz
ci custodiva la spada di Luke. È qui che l'ho trovata. Anzi,
è da
qui che mi ha chiamata» gli rivelò, con la mente
persa nei ricordi.
«Beh,
ora sappiamo perché lo ha fatto».
«Che
vuoi dire?» gli chiese confusa.
«In
questo baule c'è tutto ciò che possedevo quando
ero un allievo.
Dopo la distruzione del tempio, Luke l'ha raccolto tra i resti del
mio alloggio, l'ha messo in questo contenitore e l'ha consegnato a
mia madre, poco prima di sparire. E lei l'ha affidato a Maz,
affinché
lo custodisse, sperando in un mio ritorno».
Gli
occhi di Rey si illuminarono di genuino stupore. «Come fai a
sapere
tutte queste cose? Voglio dire, dopo la tua fuga dal tempio, non hai
più avuto contatti con la tua famiglia... O forse
sì» si dimostrò
interessata.
Scosse
la testa e le sorrise sornione. «Me lo ha confidato mia
madre» le
spiegò, facendole capire che gli era apparsa sotto forma di
Fantasma
di Forza. «La tua esimia maestra consegnò a Maz
anche la spada di
mio nonno, appena riuscì a rientrarne in possesso. Essendo
l'ultimo
Skywalker, la sua eredità spettava a me».
«Alla
fine tutto torna» ammise sollevata. «Aprila, sono
curiosa»
manifestò tutto il suo interesse e la sua eccitazione.
Sollevò
la chiusura metallica e, con entrambe le mani, alzò il
coperchio
rivelando quello che vi era contenuto all'interno. Le prime cose che
gli balzarono agli occhi, furono il fusioncutter,
una Cella
di Potenza Diatium ed un sestante dell'iperspazio,
tutte
cose che gli sarebbero state molto utili nei viaggi che aveva in
programma. Rivedere le sue vecchie cose era un po' come recuperare
una piccola parte di sé. Scostò gli oggetti in
superficie e ritrovò
il suo prezioso set calligrafico, un po' malandato, ma accuratamente
avvolto nella sua custodia originale. Rovistò ancora
più in
profondità ma, a parte la scatolina dell'inchiostro e delle
vecchie
pergamene jedi, non c'era nient'altro.
«No,
non è possibile...» protestò,
corrugando la fronte. «Manca
proprio la cosa più importante. Avrei dovuto immaginarlo che
se la
sarebbe ripresa».
«Non
mi dirai che abbiamo affrontato questo viaggio per niente?»
chiese
la jedi agitata.
Infilò
tutti gli oggetti nella sua sacca nervosamente, evitando di
risponderle seccato.
«Ben...»
Rey mise la mano sulla sua, stringendogliela e bloccando i suoi
movimenti impulsivi. «Cosa speravi di trovare?» gli
domandò in
tono dolce e cauto.
Sospirò
frustrato e posò la sacca a terra. «Una bussola.
Apparteneva a
Luke. Ed era un suo regalo. Ma non posso biasimarlo se abbia sentito
la necessità di riprendersela» ammise amaro.
La
jedi si fermò a riflettere qualche istante.
«È per caso un
contenitore di metallo circolare, con all'interno una piccola sfera
azzurrina luminescente?»
Sollevò
la testa nella sua direzione e la fissò negli occhi
speranzoso.
«Dove l'hai visto?»
Gli
occhi di Rey si illuminarono. «Su Ahch-To, fra le reliquie
che Luke
custodiva nel suo rifugio».
«Gli
serviva per raggiungere l'isola. Che stupido sono stato».
«Perché
è così importante per te?» Lo sguardo
dolce e teneramente
infantile di Rey riuscì a colpirlo nel profondo.
«Non
è una bussola qualsiasi. Serve ad individuare dei luoghi
particolarmente potenti nella Forza. Ahch-To ne è uno. Ma ne
esistono molti altri. Ed io avrei tanto voluto trovarli ed esplorarli
con te...»
Rey
rimase piacevolmente stupita dal suo desiderio, che nascondeva anche
una velata richiesta. «Allora non ci resta che tornare su
Ahch-To»
gli propose, avvicinando il viso e posando la fronte sulla sua.
Il
contatto con la pelle tiepida di Rey gli provocò un
formicolio che
subito si estese in tutto il corpo. Ogni volta che entravano in
contatto si sentiva rigenerato.
La
mano di lei si mosse sicura tra i suoi capelli, attirandolo a pochi
centimetri dalle sue labbra. Gli occhi ambrati erano puntati nei
suoi, lo imprigionavano, facendogli perdere il senso
dell'orientamento e del tempo. Spinta dal desiderio appoggiò
i palmi
sul suo petto per poi farli scivolare sulle spalle, per arrivare ad
accarezzargli la nuca con i pollici. A quel punto assaggiò
le sue
labbra con un bacio leggero, e lui non poté fare a meno di
sciogliersi a quel contatto, tanto agognato quanto temuto.
Chiuse
gli occhi e si lasciò andare, immergendosi in una piacevole
realtà
che cullava dolcemente i suoi sensi, in cui esistevano solo loro due
e niente altro.
Un
debole suono, simile quasi ad un lamento li fece sussultare e
staccare in modo brusco.
Si
voltarono entrambi, nella direzione da cui proveniva, e fecero una
curiosa scoperta. In cima ad una pila di oggetti accatastati
malamente, brillavano due occhi gialli che appartenevano ad un grosso
gatto rosso. Chissà da quanto tempo il felino li stava
osservando
nell'ombra.
Rey
si fece subito avanti. «Ehi, piccolo... e tu da dove sei
sbucato?»
Il
gatto le rispose miagolando più sonoramente, scese
saltellando da
quella specie di trono, su cui era appollaiato, e raggiunse la mano
che gli aveva teso. Poi si fece accarezzare dalle sue dita affusolate
e affettuose.
Lui
però non riusciva ad essere altrettanto sorpreso ed
entusiasta di
quell'incontro, la strana sensazione che lo aveva pervaso
all'ingresso tornò a farsi viva, ma stavolta in modo
più intenso.
Qualcosa in lui si attivò, facendo scattare i suoi ricettori
del
pericolo.
Quel
gatto aveva qualcosa di fortemente familiare, ma non fece in tempo a
ragionarci a dovere, che qualcuno interruppe il
flusso veloce
dei suoi pensieri.
«Ma
tu guarda che colpo di fortuna». La voce che aveva
pronunciato
quella frase, con tono vagamente minaccioso, la conosceva fin troppo
bene. Come gli era familiare il rumore del blaster che veniva
sfoderato e puntato addosso a loro.
Si
voltò con cautela ed ebbe l'impressione di vedere uno
spettro. Rey
prese in braccio il gatto e fece lo stesso, sussultando turbata. Il
generale Hux, o almeno quello che era rimasto di lui, li fissava
furente, con quei suoi occhi glaciali. L'eccessiva magrezza, le
guance emaciate e la barba incolta non avevano cancellato la sua
espressione maligna e strafottente. Indossava ancora la divisa del
primo ordine, anche se consunta e impolverata. Il suo corpo
magrissimo era coperto da un mantello, che celava anche in parte la
sua capigliatura rossa e lievemente allungata e scompigliata.
Della
sua rinomata eleganza e fierezza era rimasta solo una vaga parvenza.
«Ren
e la scava rottami... se questo è un incubo, non potrei
essere più
felice di viverlo» li minacciò entrambi con quel
suo solito tono
tagliente ed affilato come la lama di un rasoio.
«Che
diavolo ci fai qui?» ebbe la sfrontatezza di chiedergli,
ancora
incredulo. Era quasi sicuro che fosse morto con gli altri.
«Quello
che ci fate voi, suppongo. Mi nascondo. Sopravvivo»
reagì con
enfasi, buttando un occhio al felino, che si dimenava tra le braccia
di Rey. «E tu, lascia andare la mia Millicent» la
riprese,
facendole cenno di sbrigarsi, con la punta del blaster.
Per
tutta risposta, la jedi strinse la gatta ancora di più,
accarezzandole la testa arruffata, cercando di calmarla.
«Solo se
abbasserai quell'arma».
In
quel momento benedisse i riflessi pronti e il cervello svelto di Rey.
Conosceva bene Millicent, e sapeva che per Hux rappresentava l'unico
essere vivente per cui si sarebbe fatto immolare. «Ti
conviene fare
come dice la scava rottami. Se tieni alla gatta e a quel misero alito
di vita che ancora ti è rimasto».
Hux
assottigliò lo sguardo, strinse le labbra e il suo corpo fu
attraversato visibilmente da un fremito di rabbia. «Mettila
giù»
insistette caparbio.
«Prima
abbassa quel blaster». Rey si dimostrò
più ferma e inflessibile di
lui.
«Lascia
perdere, Hux. Siamo due contro uno, e sai bene che un blaster non ti
salverà».
L'ex
Generale sorrise sottilmente. «Intanto ti farò un
buco in fronte.
Poi potrò anche morire in pace» lo
minacciò, puntando l'arma
esclusivamente nella sua direzione.
«Hux,
la guerra è finita. L'Ordine Finale è stato
sconfitto. C'è un
galassia intera là fuori per poter ricominciare. Non fare
idiozie.
Posa quell'arma e ne potremo parlare». Gli argomenti della
jedi
erano sempre molto convincenti, non poteva obiettare, ma non
ricordava che si fosse dimostrata così solerte anche con
lui. Anzi,
lo aveva sempre rincorso con la spada sguainata.
«Taci,
stupida. Non mi interessa chi abbia vinto. Credevo che quel maledetto
fosse stato cancellato dalla galassia, invece è
sopravvissuto. Ed
ora è qui. Giusto in tempo per pagare per tutti gli anni di
soprusi
che ho dovuto subire».
«È
per questo che hai fatto da spia alla Resistenza?» lo
provocò,
facendogli capire che sapeva benissimo dei suoi intrallazzi con i
ribelli. «Per danneggiare me? Sei davvero un povero pazzo
illuso,
Generale». Lo sguardo furente che Rey gli
riservò, lo fece
indietreggiare. Forse aveva un tantino esagerato. Ma gli prudevano le
mani dalla voglia di strozzarlo e si stava trattenendo. Poteva anche
dimostrare di apprezzare il suo impegno.
Hux
non accennava a dare segni di resa, ma sudava abbondantemente,
evidenziando il disagio e la tensione a cui era sottoposto.
Rey
tornò all'attacco. «Quello che hai davanti non
è più Kylo Ren.
Quel mostro è morto tempo fa, sulla luna di Endor. Colui che
hai di
fronte adesso è Ben Solo, il figlio della principessa Leia
Organa di
Alderaan e del generale della ribellione Han Solo. Non hai motivo di
ucciderlo, in qualche modo hai già avuto la tua vendetta. Ti
rinnovo
la mia offerta a trovare un accordo in modo pacifico».
Per
tutta risposta Hux si preparò a fare fuoco, stringendo
ancora più
forte il blaster con la mano tremante. Una goccia di sudore gli
scivolò sulla guancia, ma poteva anche essere una lacrima di
rabbia.
Sollevò un mano e fece appena in tempo a richiamare la Forza
a sé
deviando la direzione del suo braccio. Il colpo partì e
colpì la
pietra umida del soffitto, rimbalzò più volte,
sfiorando Rey che
protesse la testa della gatta nel suo abbraccio, altrimenti sarebbe
stata colpita in pieno.
A
quel punto Hux, che era stato sbilanciato dalla sua scarica di
energia, volò a terra in maniera rovinosa, lasciando cadere
il
blaster e toccandosi la coscia, attorno alla quale era aggrovigliata
una fasciatura sudicia. Le sue urla risuonarono strazianti nella
stanza.
Dopo
aver recuperato l'arma, si rivolse a Rey per vedere se stesse bene.
La ferita al braccio era superficiale e non era preoccupante. Lei gli
regalò un'espressione sollevata e fiduciosa. Le
sfiorò il viso con
una carezza e le sorrise.
Rey
lasciò andare Millicent che subito si precipitò
dal suo padrone,
avvicinando la testolina pelosa alla gamba che Hux si teneva, e
strusciandosi in modo affettuoso, come se volesse in qualche modo
consolarlo e alleviargli il dolore.
La
jedi lo guardò confusa corrugando la fronte, sembrava che
stesse
soffrendo in modo atroce. Annuì, avallando il suo desiderio
di
avvicinarsi a lui.
Rey
si chinò titubante, scostando gentilmente la gatta che non
ne voleva
sapere di allontanarsi dal suo padrone sofferente. Spostò
con
cautela le mani di Hux, che la fissava stranito e sconvolto, e
scoprì
con orrore che nascondeva una brutta ferita alla gamba. La lesione
era fasciata alla meno peggio con una garza ormai sporca e
puzzolente. Senza nemmeno rifletterci, e attendere un suo cenno di
approvazione, gli mise una mano sopra la coscia, chiuse gli occhi e
usò una parte della sua energia vitale per guarirla.
Nel
momento in cui la lesione profonda e infetta venne risanata, Hux
sciolse la tensione dei suoi muscoli e si lasciò andare
completamente a terra esausto, chiudendo gli occhi per il sollievo.
«Sei
uno stregone anche
tu,
come lui?» Aveva il tono di una domanda, ma appariva
più una
costatazione.
Ben
sbuffò, scuotendo la testa, avrebbe dovuto dargli il colpo
di grazia
solo per tutte le volte che lo aveva definito in quel modo.
«Perché
lo hai fatto?» Hux insistette turbato. «Non te l'ho
chiesto»
protestò, cercando di conservare un minimo di
dignità.
Rey
si sollevò e gli porse una mano per agevolarlo a rialzarsi.
L'ex
Generale la osservò per un istante indeciso, poi
accettò di buon
grado il suo aiuto, e l'afferrò saldamente.
Nel
momento in cui furono tutti e tre in piedi, continuarono a studiarsi
guardinghi, ma Millicent contribuì a smorzare la tensione.
Saltò in
braccio ad Hux, che la strinse e iniziò a coccolarla
amorevolmente.
«Grazie per averla salvata» fu costretto ad
ammettere, «ma se lui
non mi avesse...»
«Hux,
basta così!» lo interruppe bruscamente, stufo
della sua arroganza e
presunzione. «Si può sapere come hai fatto a
finire in questo
buco?» gli chiese, estremamente curioso.
Testa
di serpe ci mise un po' per soddisfare la sua
curiosità. «Il
Generale Allegiante, ha scoperto che ero una spia della Resistenza e
che avevo fatto fuggire i ribelli che si erano infiltrati sul
Destroyer. Sapevo che se mi avessero smascherato sarei stato
giustiziato all'istante. Ma mi sono premunito. Un corpetto di
duracciaio, impenetrabile ai laser mi ha salvato la vita. Mi sono
finto morto giusto il tempo di permettere alle guardie di
allontanarsi. La battaglia imminente mi ha fornito la giusta
confusione per potermela svignare senza dare nell'occhio. Ho
recuperato Millicent e sono finito quaggiù. Era l'unico
posto
abbastanza sicuro e vicino su cui potevo atterrare. Al contrario di
te Ren, non sono un eccellente pilota».
«Se
vuoi che ti lasci la tua miserabile vita, devi dimenticarti quel
nome» lo minacciò, nemmeno troppo velatamente.
«Ce
l'hai un modo per lasciare il pianeta? O hai bisogno di un
passaggio?» Se la jedi non imparava a tenere la bocca chiusa,
invece
di parlare a sproposito, l'avrebbe zittita lui una volta per tutte.
Mai e poi mai avrebbe permesso a quella vipera di mettere piede sul
Falcon. Sarebbe stata perfettamente capace di farli secchi entrambi
nel sonno.
Hux
annuì. «Il Tie con cui sono atterrato è
ben nascosto in una radura
nel bosco. È un po' malandato ma è ancora in
grado di volare».
«Bene.
Mi auguro che tu possa trovare la forza di ricominciare, come sta
facendo Ben». Il buonismo di Rey era quasi commovente, oltre
che
irritante, ma questa volta non poteva darle torto. Se l'aveva
meritata lui una seconda occasione, perché avrebbe dovuto
negarla a
quel povero disgraziato?
«Io
invece mi auguro che questo sia un addio definitivo...
Armitage» la
prevaricò, impedendole di sparare altre idiozie.
Hux
assottigliò lo sguardo, sollevando un angolo della bocca,
riservandogli un'occhiata velenosa. «Lo stesso vale per
me» lo
rassicurò, continuando ad accarezzare la testa di Millicent
che
pareva non averne mai abbastanza delle sue coccole.
Mentre
si dirigevano verso l'uscita, l'ex Generale lo chiamò
un'ultima
volta. «Ehi, Solo. Almeno lasciami il
blaster. Là fuori è
pieno di feccia ribelle» ironizzò speranzoso.
Evitò
di voltarsi e scosse la testa divertito. «Sono sicuro che
sarai
abbastanza scaltro da riuscire a procurartene un altro».
Quando
fuoriuscirono dai ruderi del castello, sospirò di sollievo e
si
guardò intorno, scrutando il confine tra il cielo infuocato
e il
suolo lussureggiante. Era quasi il tramonto. L'aria umida e fresca
odorava di muschio e di terra bagnata.
Rivolse
uno sguardo fiducioso alla jedi, e poi i suoi occhi cercarono
l'imponente sagoma della vecchia ferraglia che aveva fatto atterrare
abilmente su un'ampia radura, poco lontano.
«Rotta
per il Sistema di Ahch-To?» gli propose lei, con tono
eccitato ed
impaziente.
Annuì
e sorrise soddisfatto, con la mente già proiettata verso
nuovi
orizzonti.
«Ahch-To».
_______________
Angolino dell'autrice
Sorpresa! Il mio caro Hux testa di serpe, non è schiattato come un idiota (come tutti i cattivi di TROS d'altronde) ma è vivo e vegeto... Chissà, magari farò un seguito in cui ritroverà Ben e avrà messo su una mezza flotterella per il trasporto di Ratter, unendosi al clan dei Kanjiklub ^^' e magari si scambieranno due chiacchiere in una puzzolente taverna di qualche spazioporto ai confini della galassia.
O magari si sarà unito alla feccia ribelle e avrà incontrato la sua anima gemella... una brunetta, bassina, con la faccina simpatica... avete presente sì? XD #teamgingerose forevaH!
I nostri due piccioncini invece stanno per partire per Ahch-To e magari nel viaggio ci scapperà qualche altra cosina... mi censuro.
A presto!