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Autore: Nymeria87    18/06/2020    2 recensioni
dal testo:
“Ti sta bene tutto questo?” le chiese d’un tratto in un sussurro indicando con la mano le tavolate difronte a loro.
Sansa lo guardò curiosa soppesando per un momento la sua espressione costernata mentre cercava di comprendere il significato delle parole di Jon.
[...] “sei un uomo di valore Jon, ti meriti tutto questo, lo hai dimostrato sul campo di battaglia!”,
“Sono quasi morto sul campo di battaglia, e lo sarei se non fosse stato per te!”.
“Hai rischiato tutto per il Nord, è questo quello che loro vedono, un uomo che darebbe la vita per la sua terra e la sua gente...”
Per il Nord, certo, ma avrei dato la vita anche solo per te Sansa, sei stata il mio ultimo pensiero prima dell’impatto con le armate Bolton.
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Ripartiamo dalla settima stagione ripercorrendo gli eventi visti nella serie ma andando a scavare un pò piu’ a fondo, attraverso i gesti e le espressioni che hanno fatto galoppare la mia mente molto lontano, a coltivare congetture e ad immaginare ciò che (ahimè) non abbiamo potuto vedere.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Al banchetto di quella sera, Jon decise di non informare I Lord del Nord della missiva ricevuta da Roccia del Drago e neanche quella successiva; i pasti serali trascorsero tranquillamente senza il ben che minimo accenno alla questione.
Sansa iniziò a chiedersi il motivo del prolungato silenzio, poichè se per i nobili del Nord era circoscritto a quella scomoda informazione, rispetto ai suoi stessi confronti, sembrava esteso a ben altro.
Ser Davos sembrava sostenere il mutismo del Re sulla questione, agendo in supporto di esso; nonostante non la trattasse mai con scortesia, i suoi modi sembravano anzi più volti a non scontentarla e ad accogliere le sue preoccupazioni verso Jon cercando di rassicurarla e contenerla il più morbidamente possibile.
 
Non riusciva più ad incrociarlo neanche nel solarium che condividevano; era come se Jon fosse intenzionato ad evitarla e la presenza costante di Spettro a farne le veci, le sembrava sottolineare ancora di più il celato intento del fratello.
Jon era sfuggente, con lo sguardo e con le parole; era sfuggente sopratutto in quei gesti che le erano parsi sempre più urgenti e carichi di intensa necessità. Quella mancanza dilaniante risuonava come un grido muto, divenendo elettricità affilata che Sansa percepiva sotto i vestiti, attraverso la pelle, sempre provocata da quella vicinanza temporanea che condividevano al tavolo della sala grande, per quel poco tempo che passavano seduti l’uno accanto all’altra.
Era tutto così snervante e più Jon ne fuggiva, più lei ne cercava: più Sansa percepiva la grigia e severa rigidità negli atteggiamenti scostanti di lui, più lei tentava di richiamarne lo sguardo e le attenzioni.
 
Il quarto giorno di silenzi, Lady Stark decise di incaricacare Podrick di farle sapere quando il Re si fosse trovato nel solarium; lo scudiero si presentò da lei nell’ora che precedeva l’imbrunire, durante il tempo in cui Sansa era solita passare nel Giardino di Vetro, per mettersi al corrente dei progressi dei lavori che erano iniziati, per riportare quel piccolo angolo dai profumi esotici ai suoi antichi splendori.
Sansa alle parole di Pod imbracciò i lembi del suo abito scuro per sollevarne le stoffe e muovere più velocemente i suoi passi verso l’interno del castello. Pregò di non intercettare Davos, ormai convinta che il buon Cavaliere cercasse di intercedere per ordine di Jon nel mantenerla a distanza da lui. Riuscì a passare i cortili indisturbata prima di iniziare a percorrere i corridoi interni; fortunatamente ad eccezione di qualche servetta, la sua fu una corsa indisturbata e Sansa procedette spedita fino a girare l’ultimo angolo che la separava dalla porta del solarium, con ancora il pesante mantello ad avvolgerle le spalle.
 
 
 
Spettro era stancamente coricato sul pavimento, gli occhi chiusi e il muso leggermente rivolto verso il tavolo ottagonale che Jon continuava ad aggirare con sguardo fisso sulla mappa soprastante, come se un cambio fisico di prospettiva  potesse suggerirgli la migliore soluzione ai pensieri che lo affliggevano da giorni. Era talmente immerso nelle sue congetture che neanche percepì il rumore della serratura che scattò di fronte a lui. Sansa sgattaiolò dentro prima di voltarsi per richiudere la pesante porta di legno.
Fu il sommesso uggiolio di Spettro in attenzione della ragazza che aiutò Jon ad accorgersi della sua presenza nella stanza. Occhi su Sansa e poi nuovamente sul metalupo e sul suo muso sollevato: gli occhi d’un tratto più vigili e animati di quell’insolita affettuosità che sembrava rivolgere solo a lei. Quel legame che aveva instaurato con sua sorella non potè fare altro che scalfire la sua corazza di fermo distacco che Jon pareva aver edificato in qui giorni: un accenno di sorriso dal sentore di quella primavera ancora lontana, sbocciò sul viso crucciato da giorni.
 
Non era solo la lettera di Lord Tyrion, non era l’angoscia di dover lasciare nuovamente Grande Inverno, ne l’incombente minaccia del Re della Notte e del suo esercito di Estranei; tutti questi pensieri erano legati dal tormento della necessità di distaccarsi da lei per non alimentare quella confusione che li stava circondando entrambi, avvolgendoli sempre di più, calamitandoli verso limiti invalicabili e troppo sottili per essere percepiti come tali; Jon sentiva di dover proteggere entrambi, di trovare il modo di distaccarsi da lei nel modo più delicato possibile, cercando di non ferirla troppo o almeno di non scalfire la fiducia che Sansa iniziava a riporre in lui. Eppure quella visione, la sua presenza luminosa che sembrava essersi materializzata in quella stanza, offuscò tutti quei pensieri in un battito di ciglia e Jon non potè fare altro che accoglierla come sempre, nella parte più recondita del suo animo.
“É un sorriso quello?” chiese Sansa, incapace di non crogiolarsi in quello sguardo caldo.
“Sembra quasi rispondere più a te che a me” constatò lui alludendo a Spettro.
La ragazza si accovacciò distrattamente a grattare un’orecchia del diretto interessato e Jon quasi si ritrovò ad invidiare tutta quella libertà che il metalupo poteva prendersi nei confronti della sorella, a differenza sua. Una volta rialzata Sansa incontrò Jon con occhi grandi: “allora, pensi di evitarmi ancora a lungo?” chiese per nulla ostile ma anzi totalmente amorevole, quasi comprendesse i motivi della distanza che lui aveva tessuto tra loro così diligentemente.
“Non sto fuggendo da te, Sans” la esaudì lui perdendosi sulle sue guance ancora lievemente arrossate dalla corsa, prima di abbassare lo sguardo nuovamente sulla mappa.
“Ah no?” domandò lei accennando qualche passo in sua direzione.
“No” sospirò Jon prima di abbandonarsi stancamente sulla sedia, una mano a carezzarsi la barba, “sto solo cercando di concentrarmi sulla nostra prossima mossa” disse chiudendo le palpebre, come a mettere ordine dentro la sua testa.
Sansa lo osservò prima di decidersi a prendere posto di fronte a lui, dalla parte opposta del tavolo.
“Dovrai informarli prima o poi, anche se sai benissimo che non accoglieranno mai le parole di un Lannister con benevolenza, per quanto possa essere il migliore di quella famiglia” constatò la ragazza, “Joffrey era talmente perverso da sfuggire perfino al controllo di Cersei; Tyrion fu l’unico a contrastarlo apertamente tentando di educarlo ad essere Re, ma per quanto tu possa cercare di dargli una forma piacevole il letame rimane sempre letame e puzza tanto quanto prima” articolò velocemente Sansa senza neanche pensarci, mentre si sistemava sulla sedia con sguardo fisso nel vuoto. Jon non riuscì a trattenere il ghigno a quella frase: potevano essere parole pronunciate da Arya ma mai avrebbe pensato di sentirle uscire dalle labbra dell’altra sorella.
“Non divertirti troppo Jon” lo ridestò sorniona lei, “questa Regina dei Draghi ha l’aria di essere una conquistatrice e temo non sarà affatto contenta nell’apprendere la nostra indipendenza”.
Non aveva tutti i torti, ma restava il fatto che ormai non restavano molti altri possibili alleati.
“Non so cosa Tyrion abbia potuto vedere in lei” continuò Sansa, “non so se le è realmente fedele o se è solo una parte del suo piano di vendicarsi di Cersei; quello che so è che questa Daenerys Targaryen non ha vissuto un giorno che sia uno a Westeros consapevole delle reali necessità di questo luogo, ben che meno del Nord” lo richiamò lei con occhi fulgidi, “è una straniera, vissuta in esilio; non conosce gli usi ne i costumi delle nostre città o la volatile fedeltà del popolino di Approdo del Re. Se Tyrion l’ha informata a dovere, forse avrà solo una minima idea di quello che la aspetta in queste terre, sempre che la cosa le interessi, ma anche se fosse, rimane pur sempre una Targaryen”.
“Per natura instabile vorresti dire?” chiese Jon ben consapevole di quello che la sorella cercava di dirgli.
“Devo ricordarti quello che hanno fatto alla nostra famiglia?” chiese retorica lei.
Jon aprì gli occhi nuovamente ad incontrarla, sospirando sommessamente.
“Non possiamo farcela da soli...”
“Non ti sto chiedendo di farlo, ma non puoi neanche permetterti di fidarti di loro, di nessuno di loro” aggiunse lei allungandosi sul tavolo per sottolineare l’urgenza di quel consiglio.
Jon la portò al presente con un sorriso che calamitò il suo sguardo.
I suoi occhi grigi che la scrutavano con interesse poco celato da sotto le folte sopracciglia, le mandarono un brivido lungo la schiena, fin quando Sansa non si rese conto di quanto si stesse esponendo, di quanto quel suo comportamento fosse fin troppo colmo di trasporto. Un lieve imbarazzo le arrossì la pelle all’altezza delle guance. La ragazza indietreggiò appena, distogliendo lo sguardo fulgido dal Re, reprimendo un sorriso mesto: “non voglio tediarti con le mie preoccupazioni, ma ci siamo detti niente segreti...” disse lei come a scusarsi. Jon non si mosse, ancora in contemplazione di ogni suo gesto, di ogni espressione.
“Ti lascio ai tuoi pensieri allora” disse lei alzandosi, dirigendosi verso la porta.
“Sans” la bloccò con la voce lui facendola voltare sulla soglia, mentre già teneva la maniglia con la mano sinistra, “stasera parlerò con i Lord Alfieri” concluse lui, sperando che le sue parole esaudissero le richieste della sorella senza tradire i suoi confusi pensieri su quanto piacevole fosse stare anche pochi minuti in sua presenza. La ragazza annuì con un lieve sorriso di assenso prima di sparire dietro la grande porta di legno.
Spettro andò subito verso la soglia, il muso teso ad annusare l’aria e un uggiolio represso nella gola.
Jon sorrise da quanto strettamente condividesse i pensieri del metalupo: “ti sei proprio innamorato eh amico?” lo richiamò scuotendo la testa. Spettro gli si rivolse per poi avvicinarsi a lui per prendere una carezza dietro l’orecchio: “almeno ci saresti tu a proteggerla” pensò Jon ad alta voce con i pensieri che già vagavano verso recondite possibilità.
 
Un ora dopo, Maestro Wolkan busso alla porta del solarium cercando di lui: “una lettera giunta dalla cittadella Mio Re”.
La Cittadella
Sam!
   
 
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