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Autore: Sapphire_Raven    22/06/2020    5 recensioni
Mi chiamo Kojiro Hyuga, ho quindici anni e vivo a Saitama. Frequento la Toho, una scuola molto prestigiosa che vanta una delle squadre di calcio più forti del Giappone […]
Alla Toho ci sono anche due ragazzi che frequentavano le elementari Meiwa insieme a me, Takeshi Sawada e Ken Wakashimazu. Con Takeshi ho un buon rapporto, lo considero quasi come un fratello minore, ed è anche un ottimo giocatore. Con Wakashimazu le cose sono più complicate, ma eviterò tanti giri di parole e andrò dritto al punto: lo odio.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Kojiro Hyuga/Mark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Kojiro Hyuga, ho quindici anni e vivo a Saitama. Frequento la Toho, una scuola molto prestigiosa che vanta una delle squadre di calcio più forti del Giappone, ed è proprio grazie al mio talento per questo sport che ho ottenuto una borsa di studio. Il mio sogno è diventare un calciatore professionista, perciò concentro tutte le mie energie negli allenamenti e nelle partite. Oltre a questo, la sera lavoro per dare una mano a mia madre, visto che la nostra situazione economica non è certo tra le più felici. Molte persone direbbero che un ragazzo della mia età dovrebbe concentrarsi di più sullo studio invece di lavorare, ma io sono fiero di aiutare la mia famiglia in questo modo, e poi, diciamocelo, lo studio per me non è mai stata una priorità. Alla Toho ci sono anche due ragazzi che frequentavano le elementari Meiwa insieme a me, Takeshi Sawada e Ken Wakashimazu. Anche loro fanno parte della squadra della scuola, Takeshi come centrocampista e Wakashimazu come portiere. Con Takeshi ho un buon rapporto, lo considero quasi come un fratello minore, ed è anche un ottimo giocatore. Con Wakashimazu le cose sono più complicate, ma eviterò tanti giri di parole e andrò dritto al punto: lo odio.

 Eravamo amici una volta, migliori amici, ma da un po’ lui mi sembra diverso, distante, sembra quasi che voglia mostrarsi superiore a tutti. Si crede migliore degli altri? E per cosa poi? Forse perché tutti gli invidiano il suo talento come portiere? Oppure perché grazie al suo viso perfetto, al suo fisico atletico e alla sua aria misteriosa ha più successo tra le ragazze?

Lo detesto, ma non perché sia geloso di lui o chissà cos’altro. Non so nemmeno da dove sia nato quest’odio verso di lui, è così e basta. C’è qualcosa in lui che lo rende veramente insopportabile. Quando si avvicina troppo ho lo stomaco sottosopra e mi sento avvampare,  perciò ho iniziato ad evitarlo. Scambio qualche parola con lui solo quando strettamente necessario, per il resto del tempo lo ignoro o mi limito a guardarlo di sottecchi, aspettando che faccia qualcosa che possa dare una giustificazione alla mia antipatia nei suoi confronti. Un paio di volte mi pare di averlo visto osservarmi da lontano, ma io ho tirato dritto per la mia strada, senza incrociare il suo sguardo.

C’è però un luogo in cui evitarlo è praticamente impossibile, cioè il campo di calcio. Ci alleniamo quasi tutti i giorni con la nostra squadra e Wakashimazu, essendo portiere titolare, partecipa a tutti gli incontri, cosa che sono tenuto a fare anche io in qualità di capitano. Sia chiaro, il calcio mi è sempre piaciuto e non intendo affatto smettere di giocare, ma da un po’ di tempo a questa parte gli allenamenti sono diventati molto più difficili per me. Prima io e i miei compagni avevamo un’intesa perfetta, in particolare Wakashimazu e io riuscivamo ad coordinarci a meraviglia. Negli ultimi tempi, però, non riusciamo più a giocare come una volta e il mister se n’è accorto, perciò ci ha dato una bella strigliata, dicendoci che continuando a comportarci così non avremo la minima speranza di battere la Nankatsu e di diventare campioni nazionali. Nell’allenamento di oggi, tutti hanno fatto del loro meglio per dimostrare di essere pronti al campionato, io compreso. In qualche modo sono riuscito a recuperare l’intesa con la maggior parte dei miei compagni ma, nonostante tutto, i passaggi di Wakashimazu verso di me erano lenti e imprecisi. Abbiamo peso il nostro affiatamento e so che questo è negativo per la squadra, però allo stesso tempo non riesco a frenare l’odio che provo per lui. Ogni passaggio sbagliato è come un pugno nello stomaco e non capisco perché faccia tanto male. Quando il mister annuncia la fine dell’allenamento non posso fare a meno di scaricare tutta la tensione accumulata in un potente tiro verso Wakashimazu. Il pallone si insacca in rete senza che lui muova un muscolo. Non ha neanche tentato di parare. Sul campo cala un silenzio irreale, il mister e gli altri restano a fissarmi senza dire una parola mentre mi dirigo nello spogliatoio. Mi infilo sotto la doccia e, uno dopo l’altro, sento i miei compagni fare lo stesso.

Rimango sotto l’acqua per quasi mezz’ora, aspettando che tutti se ne vadano. Non ho voglia di dovermi sorbire le loro domande riguardo a quello che è appena successo. I miei compagni sanno essere dei veri ficcanaso, ma questi non sono affari che li riguardano! Ripenso ai loro sguardi di poco fa, alcuni confusi, altri quasi spaventati. Ma perché non si fanno mai i fatti loro?

Una volta uscito dalla doccia, mi lego un asciugamano in vita e torno nello spogliatoio per rivestirmi. Pensavo di essere solo, ma subito mi accorgo che lui è ancora qui, seduto in un angolo, e mi osserva. Decido di ignorarlo e mi avvio verso il lato opposto della stanza, dove avevo lascito le mie cose. Sento ancora il suo sguardo sulla schiena, ma faccio finta di nulla, cercando al contempo di nascondere il rossore che sento farsi strada sulle guance. Quand’è che la smetterà di fissarmi in questo modo? Mi fa veramente innervosire quando fa così!

Il silenzio tra noi si è fatto pesante, ma non sarò certo io a parlargli per primo, non gli darò questa soddisfazione. Finito di cambiarmi, faccio per prendere il borsone e andarmene, ma in quel momento Wakashimazu sbotta: “Ma si può sapere che hai?”. “Non so di che stai parlando” gli rispondo. “Ah no?”, incalza lui  “Mi eviti, non ti degni neanche di rivolgermi la parola. E cosa mi dici della pallonata di prima?  Se ti ho fatto qualcosa, almeno abbi il coraggio di dirmelo in faccia!”. Percepisco chiaramente l’irritazione nella sua voce, ma non gliela darò vinta così facilmente. “Non ti devo nessuna spiegazione, Wakashimazu. Ti saluto, me ne torno a casa!”.

Prendo il borsone e vado verso la porta, ma lui è più veloce e mi si para davanti, bloccandomi la strada. “Levati, non farmi perdere tempo!”. “Se hai potuto sprecare mezz’ora sotto la doccia, non vedo perché non dovresti usare un minuto del tuo prezioso tempo per darmi una giustificazione ragionevole per il tuo comportamento.” replica lui. Non ottenendo risposta da parte mia, prosegue: “Non mi muoverò da qui finché non mi darai una spiegazione, Hyuga!”. Mi sta trattando come un ragazzino e questo non fa che aumentare la mia rabbia. Vuole mettermi alle strette, forse non ha ancora capito con chi ha a che fare. Stringo i pugni. Se vuole fare a botte, è sulla strada giusta.

“O forse sei troppo codardo per farlo?”.

Adesso ha passato il limite! Come un fulmine, lascio cadere a terra il borsone e lo afferro per il colletto della maglia. È più alto di me, mi sovrasta di qualche centimetro, ma non per questo mi lascerò intimidire! Lo guardo dritto negli occhi per la prima volta dopo settimane, ma il suo sguardo rimane fisso, freddo. Sta aspettando la mia prossima mossa. Wakashimazu non ha mai avuto paura di me e il suo sguardo sprezzante mi fa imbestialire ancora di più.

Improvvisamente mi rendo conto che è vicino, troppo vicino. Le mie mani tremano mentre stringono la presa sulla sua t-shirt. Noto che ha ancora i capelli umidi dopo la doccia, sento il profumo del suo shampoo nelle narici. È un attimo. Invece di tirargli un pugno in pieno viso, lo bacio. È un bacio rabbioso, violento, in cui riverso tutto l’astio covato in questi ultimi giorni. Lui si irrigidisce, ma non fa nulla per spingermi via, perciò mi dedico a saggiare la consistenza delle sue labbra. Sono morbide, calde, tutto il contrario delle mie, sempre secche e screpolate. Improvvisamente, mi rendo conto di quel che sto facendo e mi sento avvampare. Mi stacco da lui, raccolgo il borsone ed esco dallo spogliatoio più velocemente che posso, evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo. Mentre vado verso casa, sento ancora il profumo dei suoi capelli, il sapore della sua bocca sulla mia.

Ti odio, Ken Wakashimazu. Ti odio, ma non posso fare a meno di amarti.

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"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior" (Catullo, Carme LXXXV)

Eeeee sono tornata con la Kojiken/Hyugashimazu. Questa ship mi sta consumando, ma che ci vogliamo fare, mi piacciono troppo XD
Ideata all'una di notte ricordando i bei tempi andati in cui studiavo latino (e no, non è ironico), perciò perdonate eventuali errori e/o castronerie. Prometto che la prossima volta scriverò qualcosa di strutturato un po' meglio.
Come sempre, le recensioni sono gradite  ^-^  
Alla prossima!
   
 
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