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Autore: babykit87l    22/06/2020    1 recensioni
Martino e Niccolò stanno insieme ormai da sette anni, finché un evento traumatico non cambia le loro vite stravolgendole. Sarà dura tornare alla vecchia vita o forse l'unica soluzione è considerare la possibilità di iniziarne una nuova.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3  

 

 

Uscì dalla stanza tremando, con il telefono in mano pronto a chiamare Luai. Giovanni gli si accostò subito, per sapere come fosse andata con Niccolò ma Martino non lo guardò neanche, si allontanò verso le scale e selezionò il suo numero, attendendo che l’altro rispondesse. Aveva il respiro pesante e gli occhi lucidi, ma cercò di trattenersi  dall’esplodere  e urlare.   

“Pronto?”  Rispose il ragazzo.  

“Lu, sono Martino. Hai saputo di Nico?”  

“Sì, mi ha avvertito stamattina Rami. Come sta?”  

Come stava? E chi lo sapeva, non voleva nemmeno  parlarci  con lui. “È sveglio. E ha chiesto di te. Puoi venire?”  

“Di me? Ah...”  Sembrava perplesso di fronte a quest’affermazione.   

Eh ,  Luai , sapessi quanto lo sono io ... Pensò Martino ,  mentre attendeva che l’altro rispondesse.  

“Vabbè …  tanto stavo già venendo, sarò lì tra poco.”  

“Non devi lavorare?”  

“Lavoro nel pomeriggio.”   

“Ah ,  okay. Grazie.” La sua voce tremò, mentre lo salutava e attaccava. Chiuse gli occhi e buttò fuori tutta l’aria.  

Sentì la presenza di Giovanni accanto a sé ,  poi la sua mano sulla spalla. “Che è successo?”  

“Che è successo? È successo che non si ricorda di me e manco gli interessa.”  

“Ma dai, Marti.”  

“No, no …  mi ha detto chiaro e tondo che il suo ultimo ricordo è di Luai . Che  vuole parlare solo con lui. Non mi ha chiesto altro.”  

“Cazzo...”  

Tirò su col naso, trattenendo il più possibile le lacrime. “Però c’è un lato positivo. Anni fa m ’ero fatto mille paranoie - così le avevate definite, ricordi? - su  quanto fosse profondo quello che aveva provato per  Luai . Beh, ora posso vederlo davanti ai miei occhi perché è palesemente innamorato di lui.”  

“Ehm …  Gio, perché non entri da Nico ? G li ho parlato di voi e vuole ‘conoscervi’.” Sana li in terruppe  timidamente.   

“Vai, Gio, tranquillo. Io rimango qui e aspetto Luai.”  

Giovanni sospirò ,  incammin andosi  per raggiungere gli altri ed entrare tutti insieme.  Sana prese il volto di Martino tra le mani,  asciugandogli  le lacrime che proprio non erano riuscite a fermarsi dallo scendere sulle guance e lo fissò per un momento.  

“Ascolta, Nico non è innamorato di  Luai , okay? Ha una cotta, da adolescente tra l’altro, ma non è amore. Quello sei tu e faremo in modo che si ricordi di  voi due.  E  di q uanto è innamorato di te.” Martino scosse la testa, rimanendo in silenzio. “Sì, invece. Devi solo dargli un po’ di tempo. Si è svegliato da quanto? Tre ore? È normale. Fidati di me.”  

“Okay. Dai, gli altri ti stanno aspettando per entrare.”  

Sana si allontanò con un sorriso amaro , prima di scomparire  dentro la stanza con i suoi amici.   

Martino si appoggiò al muro e cercò di calmarsi. Si sentiva morire ,  sapendo che tutto quello che avevano costruito in quegli anni era stato distrutto.  L'amore  della sua vita ora non solo non ricordava più nulla di lui, ma provava quei sentimenti per qualcun altro. E la paura di ripiombare a cinque anni prima, quando si era sentito tradito da Niccolò al punto di lasciarlo, si ripresentò più forte e concreta di prima. E se non si fosse più ricordato di lui? Se  Luai  sotto sotto avesse continuato a provare dei sentimenti per Niccolò e vedendolo di nuovo interessato fossero finiti di nuovo insieme? Sette anni di relazione sarebbero stati buttati via come se non fossero mai esistiti. Che avrebbe fatto a quel punto? Come si ricostruiva una vita senza la persona con cui avevi pianificato di  trascorrerla per sempre ? E la casa? Se ne sarebbe dovuto andare via? L'avrebbero dovuta vendere ? S arebbe stato costretto a prendersi un buco di appartamento da solo?   

Gli stava venendo un attacco di panico e le lacrime scesero senza che potesse fermarle,  strozzandogli  la gola in singulti sempre più violenti. Non riusciva a respirare . Scivolò  a terra, cercando di prendere aria.  

“Martino!” Anna si accucciò accanto a lui e lo abbracciò stretto. “Calmati, dai. Andrà tutto bene, tesoro.”  

“Non-non... non ce la… non ce la faccio.” Iniziò ad ansimare tra le lacrime copiose.  

“Ehi, guardami. Guardami!” Gli prese il volto tra le mani e attirò il suo sguardo, legandolo al suo. “Andrà tutto bene. Si ricorderà di te.” Martino continuava a scuotere la testa e a piangere, sempre più forte. “Sì, invece. Però ti devi calmare, okay? Sei più forte di così.”  

“Anna, l’ho perso. Non mi vuole nemmeno parlare.”  

“Lo costringiamo allora.”  

Martino abbassò la testa, strizzando gli occhi per fermare le lacrime. “Che senso ha? Non voglio che sia ‘costretto’ a parlarmi. Vorrei che  chiedesse di  noi perché  davvero gli interessa .”  

“In questo momento è spaventato perché ha scoperto di essersi perso sette anni della sua vita e quando è spaventato si chiude. Bisogna spingerlo a fare le cose, lo sai anche tu. Come quando deve cambiare terapia. Ricordi?”  

Certo che se lo ricordava. Ogni volta era una lotta convincerlo anche solo a provarci. Stavolta era diverso ,  però. Con la terapia c’erano dei risultati visibili e li vedeva lui stesso.   

E se dopo averci parlato non si fosse ricordato nulla?  S e lo avesse trovato insopportabile e lo avesse allontanato ancora di più? Meglio finirla subito piuttosto che continuare quella pantomima e sentirsi ancora più dilaniato dal dolore del rifiuto dopo.   

“Sì, Anna, ma potrebbe non ricordarsi mai di me.”  

“E allora lo facciamo ri-innamorare te.” Martino si voltò verso Luai che era appena arrivato.  

“Ciao!” Lo salutò mentre si alzava da terra e si pulì i pantaloni. “Nico è dentro, ti sta aspettando.” Ignorò quello che aveva detto il ragazzo.  

“Vedo che vuole e poi ti faccio rientrare.”  

“Vediamo. Intanto entra.”   

Quando entrò dentro, gli altri uscirono fuori e li lasciarono soli. Giovanni lo prese da parte e lo portò fuori, offrendogli una sigaretta, che accettò subito. Aveva davvero bisogno di distendere i nervi.   

“Gli abbiamo raccontato come ci siamo conosciuti. Inevitabilmente ho parlato di te.”  

“E lui?” Chiese, tirando una boccata di fumo.  

Giovanni lo guardò, pensando se dire la verità o meno, ma decise che se Martino doveva combattere  allora gli servivano  tutte  le informazioni. E queste  includevano  la  dolorosa verità.  

“ Era strano. Cioè, ho l’impressione che abbia una specie di blocco ogni volta che ti si nomina. Tipo un rifiuto, ma sinceramente non capisco perché.”  

“Non è un blocco, è che prova qualcosa di forte per  Luai  e chiaramente non mi vede in quel modo. Gli è stato detto che sta con un altro di cui non sa nulla e invece di  Luai  sa tutto, o almeno crede. Non gli interessa ricordarsi di me perché l’unico per cui al momento prova qualcosa se lo ricorda. E gli basta questo. È molto semplice.”  

“È terribile!”  

“No, Gio la cosa terribile è che volevo chiedergli di sposarlo dopo la festa per la bambina di Sana e non posso farlo.”  

“Ma sei serio?”  

“Ho anche comprato l’anello.” Tira l’ultima boccata e butta a terra il mozzicone della sigaretta. “Dai rientriamo, va.”  

Quando furono di nuovo nel corridoio,  Luai  era fuori dalla stanza di Niccolò e gli fece cenno di entrare, Martino sospirò e accettò. Voleva dirgli almeno addio.   

Una volta  all’interno,   Luai  lo fece sedere sulla sedia e si mise dietro lo schienale, poggiando le mani sulle sue spalle. Niccolò aveva gli occhi puntati su  Luai  e Martino non riusciva nemmeno a guardarlo. Faceva davvero male vederlo così preso da qualcun’altro. E non uno qualsiasi, ma il primo ragazzo per cui aveva mai provato qualcosa.   

“Allora, io e Nico abbiamo parlato un po’ e abbiamo concordato che dovete parlare voi due ora. Vi lascio soli.”  

“No, aspetta oh...” Martino si voltò verso il ragazzo, ma era già dietro la porta chiusa. Si girò nuovamente verso Niccolò che era rimasto in silenzio tutto il tempo. Sospirò e abbassò lo sguardo. Non ce la faceva a reggere quegli occhi verdi, ancora estremamente confusi.  

“Ecco, scusa per p-prima. Non volevo essere così brusco.”  

“Non fa niente. Davvero.”  

“Avevo bisogno di vedere  Luai  e sapere che stava bene.”  Faticava  ancora a parlare, soprattutto sembrava non riuscire a gestire il fiato, probabilmente per via del polmone ancora intubato. “Lo so che è difficile da capire ma... ma quello che è successo a  Luai  per me è successo ieri, in pratica. E dovevo sapere. Perché è stata colpa mia. Ora però puoi... dirmi qualcosa di noi.”  

“Noi?” Chiese, alzando gli occhi a guardarlo. Esisteva ancora un ‘noi’?   

“Sì, noi. Io e te.” La voce era sicura.   

“Che vuoi sapere?”   

“Tipo... come ci siamo conosciuti?”   

Martino sorrise, per la prima volta da ore, e iniziò a raccontare della radio, del ricatto di Sana e di come con la scusa di un prestito lo avesse invitato a casa sua – “prestartela? L'erba?”, “Sì, sono stato davvero sfacciato a chiedertelo”. Non andò troppo nei dettagli, ma Niccolò per la prima volta sembrò davvero interessato a loro due. Per un momento gli sembrò di essere di nuovo loro due, che ridevano e scherzavano come facevano un tempo.   

“Senti, forse non vuoi che ne parliamo e lo capisco, ma vorrei saperlo comunque. Come vi siete conosciuti con  Luai ?”   

E quel momento svanì, lasciando posto all’inquietudine e al dolore nell’accorgersi che nei suoi pensieri lui fosse ancora così presente. Ingoiò la delusione e mise su il sorriso più vero che potesse.  

“Beh lui era tornato a Roma e ci siamo visti in discoteca. Vi ho visto parlare e... l’ho aggredito.”  

“Come?”   

“Eh, poi però ci siamo chiariti... ho imparato a gestirla, ma sono decisamente una persona gelosa. Soprattutto di chi amo. E sapevo che avevi avuto una cotta per lui. Quella che ricordi adesso.”  

“Mi dispiace.”  

“Non fa niente. Piano piano ricorderai. Un minuto alla volta.”  

Minuto per minuto.  

Niccolò perse il sorriso e spostò lo sguardo verso il lato opposto del letto.   

“Che c’è?” Chiese Martino, notando il cambio d’espressione.  

“Non so se voglio ricordare. ”  

“Cosa?”  

“Luai mi ha detto che non sta con nessuno, magari è la nostra occasione.”  

Ci fu un silenzio attonito alle sue parole, durante il quale entrambi si guardarono, e Martino sentì il cuore saltare qualche battito in successione.   Il respiro si bloccò di colpo. Era uno scherzo? Voleva davvero stare con  Luai ? Era di questo che avevano parlato da soli lì dentro? Si sentì catapultato indietro di cinque anni, a  quella  mattina . Quella in cui  aveva scoperto che si scrivevano e Niccolò aveva taciuto quello che era successo tra loro. Si alzò di scatto dalla sedia e aprì la bocca, ma le parole non uscivano. Era chiaramente sconvolto.  

“Martino?” Lo  richiamò  Niccolò e finalmente riuscì a sbloccarsi.  

“A questo punto me ne vado. Non ha senso che rimanga qui, se non vuoi nemmeno provarci.”  

“Okay.”  

Okay?  Tutto qui?   

Uscì velocemente da quella stanza e corse fuori verso le porte d’uscita dell’ospedale. Una volta fuori, scese nel parcheggio e si appoggiò alla macchina, chiudendo gli occhi. Tremava dalla rabbia e lanciò un urlo così forte da creare rimbombo all’interno del garage coperto.   

“Ohi, Marti.” Era Giovanni. La preoccupazione era ben visibile ,  sul suo volto.  

“Mi ha detto che vuole stare con  Luai . Non vuole ricordarsi di me.”  

“E ti arrendi così?”  

“Non mi sto arrendendo, Gio. Tu non hai idea di cosa vuol dire vedere la persona che ami guardare con quegli stessi occhi un altro. E in pratica sentirsi dire che gli ultimi anni non valgono un cazzo perché per quella persona non sei niente.  Niente .” Stava di nuovo piangendo, sfogando un dolore che non credeva possibile. Uno squarcio nel petto che lo stava dilaniando.   

“No …  però pure se per lui al momento è così, sappiamo che  Luai  non si metterebbe mai con lui. Non ha quell’intenzione.”  

“Sicuro? Perché prima di entrare in quella stanza mi ha detto che mi avrebbe aiutato a farlo ri-innamorare di me, ma poi dieci minuti dopo  scopro che  Niccolò vuole stare con lui perché gli ha detto che è single. Come faccio a fidarmi?”  

“Andiamo su e ci parliamo. Ormai lo conosci, te lo dirà pure lui. Dai!”  

Lo prese per le spalle e lo spinse a tornare indietro. Martino  sospirò, lasciandosi  portare di nuovo all’interno dell’ospedale, dove trovarono Luai che stava scendendo verso l’uscita.   

“Oh Luai, eccoti. Ti possiamo parlare un momento, prima che vai via?” Giovanni lo  intercettò  e lo fermò, appena davanti alle scale.   

“Che è successo?”  

Si misero seduti su una delle panchine accanto alle scale e agli ascensori. Rimasero in silenzio per un momento tutti e tre, poi Martino guardò Giovanni facendogli cenno di lasciarli soli. Se doveva parlargli, preferiva che non ci fosse nessun altro. Giovanni fortunatamente capì al volo e con la scusa più banale del mondo - “mi sa che mi sta squillando il cellulare...” - si allontanò e li lasciò da soli.  

“Che hai detto a Niccolò?” Chiese a quel punto Martino, senza guardarlo in faccia.  

“Mi ha solo chiesto come stavo e come avevo passato questi ultimi anni. Mi ha chiesto scusa, perché si sentiva in colpa. È stato come quando ci siamo incontrati quando sono tornato a Roma, niente di più.”  

“Gli hai specificato che sei single.”  

“Me l’ha chiesto lui, se stavo con qualcuno. Perché?”  

“Perché... vuole stare con te.” Ammise con fatica.   

“Non mi ha detto niente prima...”  Luai  sembrò parlare quasi più con sé stesso che con Martino, quasi stesse realizzando cosa questo poteva voler dire.   

Martino rimase in silenzio. Avrebbe voluto dirgli di tornare dentro , di  spiegargli che non c’era possibilità, cos icché  Niccolò si mettesse l’anima in pace e cercasse di recuperare la memoria, ma voleva davvero che Niccolò fosse costretto dalla situazione e non per suo volere, per il suo desiderio di sapere cosa si era perso in quei sette anni? No, non avrebbe mai potuto  desiderare  questo, così rimase in silenzio in attesa che  Luai  dicesse qualcosa a riguardo.  

“Sai... io e lui non abbiamo mai avuto una vera occasione di stare insieme.”  

“Lo so... però... vuoi davvero stare con lui e rischiare che a un certo punto ricordi tutto ? C osa succederebbe a quel punto? Cosa pensi che farebbe riacquistando tutti i ricordi e tornando a essere il Niccolò che era fino a ieri sera?”  

“Non lo sarebbe... non completamente.”  

“Quindi vuoi buttarmi fuori e fingere che gli ultimi sette anni non ci siano mai stati? È questo che mi stai dicendo?” Ed eccolo lì il suo incubo peggiore prendere forma e diventare concreto.  

Luai lo guardò e sospirò, rendendosi conto di cosa avrebbe davvero comportato quella scelta. “No, non potrei mai farlo. Non sarebbe corretto. Però gli rimarrò comunque vicino, questo me lo devi permettere.”  

Martino annuì, non potendo impedirglielo. Chiuse gli occhi, completamente sfinito. L'aver dormito a malapena un’ora, aver mangiato pochissimo e tutte le lacrime che aveva già versato in quelle ultime ore l’avevano debilitato. Gli girava la testa e sentiva tutto il peso del corpo sulle gambe, quasi non riuscisse più a tenersi in piedi.   

“Forse è il caso che torni a casa a riposare un po’...” Gli disse Luai, il tono sembrava preoccupato.  

Lo era davvero? O lo faceva solo per avere campo libero con Niccolò?   

“No, me ne sto andando anche io, devo prepararmi per il lavoro di oggi pomeriggio.”   

Martino si voltò di scatto. L'aveva detto ad alta voce?  Merda!   “Ehm, sì... in effetti sono distrutto. Scusa, non volevo insinuare che-”  

“Fa niente. Quando succedono cose così, ci sta vedere nemici ovunque. Ma non lo sono, okay?”  

Non sapeva se fidarsi o meno, ma al momento non p oteva  fare a meno di affidarsi alle sue parole. Poi si alzò dalla panchina e si strofinò gli occhi stancamente.   

“Torni su?”   

“Sì, saluto gli altri e vado. Devo lasciare il telefono e il portafoglio di Nico ad Anna.”  

Si salutarono velocemente e poi lentamente Martino salì al piano della terapia intensiva, fino alla saletta d’aspetto dove erano riuniti tutti, non potendo sostare davanti alla stanza di Niccolò. Giovanni era tornato lì ad attenderlo e appena lo vide gli si avvicinò.   

“Allora?”  

“Tutto risolto.” Poi si rivolse ad Anna. “Ti lascio il cellulare e il portafoglio di Nico. Vado a casa, ho bisogno di riposo e tanto non mi vuole qui.”  

“Oggi pomeriggio ha tutte quelle analisi e visite, quindi appena so com’è la situazione ti chiamo, okay?”  

Martino salutò tutti e Giovanni lo seguì per accompagnarlo. “Non ho bisogno della balia.”   

“Ah no? Ti conosco Marti, appena arriverai a casa, non mangerai, ti butterai sul letto e non dormirai. E alla fine troveremo pure a te in ospedale. Quindi io vengo con te.”  

Martino sorrise, grato di avere un amico come Giovanni a prendersi cura di lui perché doveva ammetterlo, il quadro che aveva descritto era del tutto realistico, molto probabilmente si sarebbe comportato proprio così. Accettò quindi di farsi accompagnare e accudire da lui, che gli fece mangiare un piatto caldo e poi gli permise di sdraiarsi sul letto e recuperare almeno un po’ di sonno.   

Quando si risvegliò era sera tarda, doveva aver dormito tutto il pomeriggio e prese il telefono per controllare le chiamate e i messaggi, ma non c’era nulla. Si alzò dal letto e andò in cucina dove trovò, oltre a Giovanni, anche Eva e Sana, intente a preparare la cena.   

“Ehi bell’addormentato, come ti senti?”  

“Meglio. Avevo bisogno di dormire un po’. Avete saputo niente di Nico?” Chiese poi mentre si sedeva al tavolo, accanto a Giovanni.  

“Anna ha chiamato e ha detto solo che gli hanno fatto tutti gli esami ma niente di più. I risultati arriveranno domani.”   

“Okay. Che state preparando voi?”  

“Prima in ospedale, mio fratello ha portato un po’ di tajine di mia mamma, lo stiamo riscaldando per cena.”  

Il resto della serata passò con una certa tranquillità, videro un film e Sana gli tenne la mano sui capelli in una dolce carezza per tutto il tempo. Era diventata così materna da quando era rimasta incinta, anche se sapeva ancora essere spaventosa se lo voleva. Martino si rilassò sotto quella carezza e chiuse gli occhi, finché l’arrivo di un messaggio non lo ridestò e prese distrattamente il telefono in mano, per controllare.  

E un sorriso pieno di speranza gli illuminò il volto.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notes:

Sto avendo fortissimi dubbi su questa storia e sto pensando che forse è troppo pretenziosa, quindi non so quanto ancora continuerà... Io ci proverò quanto più possibile, ma non garantisco nulla, tant'è che sto già scrivendo il quinto capitolo. Detto ciò, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ci vediamo la prossima settimana con il quarto.
Grazie dal profondo del cuore alla mia superbeta e a tutte le persone che anche solo leggono questa storia <3
A presto
Babykit

   
 
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