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Autore: Sapphire_Raven    23/06/2020    5 recensioni
Nelle stanze del Gran Sacerdote al Grande tempio, Saga non riusciva a dormire. Era ormai notte fonda e i suoi occhi rimanevano a fissare l’oscurità senza riuscire a concedersi il tanto desiderato riposo. Si alzò a sedere, rabbrividendo, ma non per il freddo: sentiva una morsa allo stomaco, un peso di cui avrebbe voluto liberarsi un volta per tutte, di cui però non riusciva a disfarsi in nessun modo.
Saga x Aiolos, ambientata prima della corsa alle 12 Case
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nelle  stanze del Gran Sacerdote al Grande tempio, Saga non riusciva a dormire. Era ormai notte fonda e i suoi occhi rimanevano a fissare l’oscurità senza riuscire a concedersi il tanto desiderato riposo. Si alzò a sedere, rabbrividendo, ma non per il freddo: sentiva una morsa allo stomaco, un peso di cui avrebbe voluto liberarsi un volta per tutte, di cui però non riusciva a disfarsi in nessun modo. Saga si rendeva conto che non avrebbe potuto continuare così ancora a lungo. Sapeva anche che prima o poi avrebbe dovuto affrontare quella voce che, nella sua testa, continuava a ricordargli come l’enorme macigno che portava ogni giorno sulle spalle fosse in realtà un piccolo prezzo da pagare in cambio di quel potere che tanto aveva desiderato, ricercato e infine ottenuto. Erano settimane che non dormiva e ogni volta che chiudeva gli occhi faceva sempre lo stesso sogno: vedeva sé stesso nelle vesti di Gran Sacerdote, con le mani macchiate del sangue di tutti gli innocenti che aveva ucciso nella sua ascesa al potere e ,di fronte a lui, lo specchio con il suo odiato riflesso che, ridendo, gli assicurava che presto sarebbe diventato il padrone del mondo intero.

Saga scosse la testa, cercando di scacciare le immagini che tanto lo inquietavano. Ormai rassegnato a passare l’ennesima notte insonne, si alzò dal letto e si rivestì, decidendo di uscire a prendere una boccata d’aria. Tutto il Santuario era immerso nel silenzio, gli unici rumori che interrompevano la quiete erano quello dei suoi passi che, lentamente, attraversavano i corridoi e lo strusciare della lunga veste sul pavimento di marmo. Le notti calde di Grecia erano un vero e proprio supplizio per Saga, che si ritrovava a vagare senza meta per il Santuario più spesso di quanto avrebbe voluto. Era così stanco, ma allo stesso tempo così spaventato da quegli incubi che l’unica soluzione che aveva trovato per sfuggirgli era, appunto, non concedersi al sonno. Se lo avesse fatto, quelle terrificanti immagini di morte sarebbero tornate e lui ci sarebbe annegato dentro, senza più speranza di risalire in superficie. Sarebbe stato perduto, preda della sua parte più oscura e malvagia, che l’avrebbe usato come burattino per raggiungere i suoi perfidi scopi, come già era successo in passato. Saga non voleva che accadesse, non di nuovo, non come quella volta …

Senza che se ne rendesse conto, i suoi passi lo avevano condotto alla sala del trono. Saga cercò di attraversare il grande salone più in fretta possibile, non voleva rimanere lì dentro più del necessario. Non sopportava la vista del trono dorato, dei preziosi tendaggi e di quello specchio alla parete dove vedeva sempre il suo riflesso, il riflesso che tanto odiava, il mostro a cui cercava inutilmente di sfuggire. Ma come sfuggire a sé stessi? Avrebbe dato qualunque cosa per saperlo.

Pensi davvero di poterti liberare di me?”. Saga si fermò, come pietrificato. Si girò lentamente verso lo specchio: il suo volto lo fissava oltre il vetro, con gli occhi iniettati di sangue e un ghigno malevolo sulle labbra. Fece un passo indietro, tremando di fronte a quella vista. “Che cosa vuoi? Vattene!” la sua voce si incrinò, nonostante cercasse di non mostrare il terrore che il suo riflesso nello specchio gli provocava. Era pur sempre un Cavaliere, non si sarebbe piegato così facilmente! “Saga, ormai dovresti sapere che io non posso andarmene. Io sono te, ricordi?” gli rispose l’altro, ridendo.

“Non è vero, io non sono come te!”.

Sì invece, io sono te e tu sei me! Guardati allo specchio, Saga. Che cosa vedi?”.

“Và via! Sei solo un’allucinazione, un altro dei miei incubi!”.

Io sono reale, sono vivo dentro di te. La tua anima è mia!”.

“Vattene …”.

Saga, ascoltami, insieme potremo fare grandi cose. Sei a un passo da raggiungere il tuo scopo, potrai dominare il mondo! Tutti si inchineranno di fronte a te, tutti dovranno obbedirti. Se farai come ti dico il tuo sogno si avvererà!”.

“Non ti permetterò di manipolarmi ancora, questo è il tuo sogno, non il mio!”.

Ah no? Allora dimmi, o nobile Saga, perché avresti ucciso il vecchio Shion? Perché avresti tentato di eliminare anche la bambina? Ammettilo, desideri il potere tanto quanto me. ”.

“No!”.

Perché avresti ucciso …

“SMETTILA!”.

Gridando, Saga colpì lo specchio con tutta la sua forza, mandandolo in frantumi. Sentì le schegge di vetro piantarsi nelle nocche, ma non gli importava. Finalmente il suo riflesso e la perfida voce nella sua testa se n’erano andati. Nel salone tornò a regnare il silenzio. Saga cercò di riprendere a respirare normalmente, mentre il cuore gli batteva all’impazzata. La mano con cui aveva colpito lo specchio sanguinava. Perché  quell’essere continuava tormentarlo? Non aveva forse sopportato abbastanza a causa sua? Perché nessuno lo svegliava da quell’incubo?

Saga”.

Il Gran Sacerdote trasalì. Qualcuno lo stava chiamando, ma era certo di essere solo nella sala del trono. Forse se l’era solo immaginato, la mancanza di sonno iniziava a pesare, dopotutto.  

Saga”.

Ancora quella voce! Questa volta era sicuro di averla sentita. Si voltò, ma non vide nessuno. Certo che era davvero strano, per un momento aveva pensato che fosse …

Saga”.

“Dove sei? Fatti vedere!”. L’ordine rimbombò nella sala vuota. Rimase in attesa.

L’aveva riconosciuto: non avrebbe mai dimenticato come quella voce, dolce ma allo stesso tempo decisa, risuonasse nell’arena ai piedi della scalinata che conduceva alle Dodici Case. Gli tornò alla mente la sua risata contagiosa, capace di risollevargli il morale anche nelle giornate grigie, in netto contrasto con il modo in cui il suo tono diventava più grave nelle rare occasioni in cui l’aveva visto abbattuto. In quei momenti, Saga cercava di fare del suo meglio per rincuorarlo, ma sfortunatamente non era mai stato bravo in quel genere di cose. Semplicemente, gli si sedeva accanto e lui appoggiava la testa sulla sua spalla, sospirando e dicendo: “Saga, come farei senza di te?”. Ricordava le parole d’amore sussurrate al suo orecchio nelle calde sere d’agosto, quando entrambi si sdraiavano sul prato ad ammirare il cielo farsi color cremisi al tramonto per poi riempirsi di stelle, promettendo che non si sarebbero mai separati, che ci sarebbero stati sempre l’uno per l’altro. Ricordava l’incredulità nella sua voce quando l’aveva smascherato in quella fatidica notte.

No, non poteva essere lui.

Lo cercò con lo sguardo, sperando in cuor suo che non fosse veramente lì, che quella voce fosse stata soltanto frutto della sua immaginazione. Non ce la faceva ad affrontarlo, non ancora.

Infine lo vide. Era esattamente di fronte a lui, sarebbero bastati pochi passi per superare la distanza che li separava, ma nessuno dei due osò farlo. Saga pareva incantato, non riusciva a distogliere lo sguardo. Non era affatto cambiato dall’ultima volta che l’aveva visto, era bello come un angelo. Attorno a lui si spandeva una lieve luce dorata che sembrava abbracciare tutta la sala, una luce calda e rassicurante da cui si sentiva inesorabilmente attratto, ma non ebbe il coraggio di avvicinarsi ad essa. Il Gran Sacerdote deglutì a vuoto, sentiva la gola secca. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualunque cosa, ma nessuna parola gli sarebbe bastata. Nel suo cuore si agitava una tempesta, un misto di incredulità, paura e il desiderio di corrergli incontro, abbracciarlo e dimenticare tutto quello che era successo fino ad allora per ricominciare da capo.

Avrebbe tanto voluto dirgli tutto quello che stava provando, ma l’unico suono che fu capace di emettere fu un debole e roco: “Aiolos” che gli raschiò la gola arida come il deserto.

Il giovane davanti a lui fece un cenno con il capo. “Saga, quanto tempo è passato”. Mosse un passo in avanti, ma Saga indietreggiò, finendo con le spalle contro lo specchio rotto. Tremava. “Non ti avvicinare!”, gridò “Sei un’altra delle mie allucinazioni, niente di tutto questo è reale! Ti ha mandato lui, non è vero? Vattene!”.

Vedendo che l’altro non reagiva, ripeté: “Non mi hai sentito? Và via!”.

Aiolos sospirò, ma non aggiunse altro. Lentamente, come per non spaventarlo ulteriormente, si avvicinò a Saga, che continuava a tremare. Quando fu a pochi centimetri da lui, lo guardò negli occhi. Sussurrò: “Come puoi dirmi questo, mio caro Saga? Non mi riconosci forse? Ho giurato di rimanerti sempre accanto, non ti lascerò, né ora né mai.”.

Saga non ebbe il tempo di replicare. Aiolos lo strinse a sé in un forte abbraccio, affondando le dita nella lunga chioma dell’ex Cavaliere di Gemini che, colto di sorpresa, percepì il cuore mancare un battito. Sentiva il profumo dei suoi capelli, un misto di erba fresca e salsedine, il tocco delle sue dita sulla nuca e, soprattutto, il calore del corpo di Aiolos stretto al suo. Com’era possibile che un’allucinazione sembrasse così reale? Come poteva emanare tanto calore?

Le gambe non lo ressero più. Cadde in ginocchio tra i frammenti rotti dello specchio, trascinando con sé anche Aiolos. Le schegge di vetro gli si conficcarono nelle ginocchia, ma lui nemmeno se ne accorse. Allacciando le braccia al collo dell’amato, per la prima volta dopo anni, Saga lasciò che le lacrime scorressero libere sulle sue guance. Non aveva più bisogno di trattenerle. Si lasciò andare a un lungo pianto liberatorio, stretto nel solido abbraccio di Aiolos, che gli accarezzava i capelli senza dir nulla, lasciandolo libero di sfogarsi. Singhiozzando, Saga mormorò: “Mi dispiace, mi dispiace … perdonami Aiolos, ti prego.”.

Saga, non c’è niente da perdonare.”. “Invece sì, io … io ho ucciso te, ho assassinato Shion, ho tradito il Grande Tempio, ho cercato di far del male anche alla bambina, ad Atena … Aiolos, io sono un mostro, non merito di continuare a vivere!”.

Aiolos lo prese per le spalle e si separò da lui. Gli occhi di Saga, lucidi di lacrime, incontrarono le iridi verdi del Sagittario. “Ascoltami bene Saga, non sei un mostro, né un assassino e neppure un traditore.”, scandì Aiolos lentamente. “Ma io …”. “Tutto quello che è successo non è stato per colpa tua, non eri in te. Io ti conosco e il mio Saga non farebbe mai nulla del genere. Smettila di colpevolizzarti, non dire che non meriti di vivere!”. Detto questo, Aiolos lo attirò a sé in un nuovo abbraccio, ancora più stretto del precedente, quasi non volesse più lasciarlo andare.

Rimasero così per lungo tempo, immersi in un silenzio irreale, a tratti pesante, ma che nessuno dei due era intenzionato a rompere. Infine, fu Saga a parlare per primo: “Ho paura, Aiolos. Ho paura di addormentarmi perché lui mi tormenta nei miei sogni, ho paura di svegliarmi e non riconoscere più me stesso nello specchio. Non voglio che ciò che è già successo accada ancora, non voglio che altro sangue innocente venga versato a causa mia …”. Scoppiò nuovamente in lacrime, nascondendo il viso nell’incavo del collo di Aiolos, che non disse nulla, limitandosi a stringerlo più forte, sapendo che questo era tutto ciò di cui Saga aveva bisogno in quel momento. Dal canto suo, Gemini gliene fu immensamente grato.

Una volta che il pianto cessò, Saga si sentì svuotato, come se le lacrime avessero diluito e portato con sé il suo senso di colpa e le tutte le sue paure. Non ricordava  quando fosse stata l’ultima volta in cui si era sentito così bene. Aiolos prese delicatamente il viso dell’amato tra le mani in modo da fargli sollevare la testa.  Gli occhi color del mare del Gran Sacerdote incontrarono quelli smeraldini di Aiolos, che, per la prima volta quella notte, sorrise. I suoi baci, leggeri come ali di farfalla, si posarono sugli zigomi, sulle guance e infine sulle labbra di Saga, cancellando ogni traccia delle lacrime dal suo volto.

Gemini tornò a chiedersi come il tocco di quelle dita e di quelle labbra potesse essere così caldo. Non era forse un sogno o un altro degli scherzi della sua mente? E se invece fosse stato reale …? Si rese conto che la questione ormai non gli importava più. Allucinazione o no, Aiolos era lì con lui. Perciò si lasciò andare, rispondendo ai baci dell’amato, accarezzandogli il viso a sua volta, constatando che no, quella pelle liscia e tiepida sotto il suo tocco non poteva essere solo frutto della sua immaginazione. La luce dorata attorno a loro lo circondò completamente, sommergendolo come fanno le onde del mare e lasciando nel suo cuore una piacevole sensazione di pace interiore che non provava da tempo immemore.

Com’era possibile che Aiolos gli facesse sempre quest’effetto?

Un ultimo bacio, posato sulla sua fronte, e Saga si sentì improvvisamente esausto, come se il suo corpo avesse perduto tutta l’energia. Chiuse gli occhi e appoggiò il capo sulla spalla di Aiolos, che , sorridendo, lo aiutò a rimettersi in piedi. “Andiamo, ti riporto nelle tue stanze.”.

Come in un sogno, Saga si lasciò guidare per mano attraverso i bui corridoi dell’ultimo Tempio. Aveva la mente completamente annebbiata, Aiolos avrebbe potuto portarlo anche ai confini della Terra e lui l’avrebbe seguito, docile come un cagnolino. Arrivati nei suoi appartamenti privati, permise all’altro di aiutarlo a togliere la lunga tunica. Nello stato in cui si trovava, non era sicuro che ce l’avrebbe fatta da solo. In silenzio, Aiolos lo fece distendere sul letto, per poi sdraiarsi accanto a lui.

Saga ne approfittò per rifugiarsi nuovamente tra le sue braccia, in cerca di conforto e di calore, come faceva quando, tanti anni prima, s’infilava nel letto del Sagittario in piena notte a causa di un incubo o di un temporale che lo angosciavano tanto da togliergli il sonno. Aiolos lo accoglieva sempre a braccia aperte e lo stringeva a sé fino a che non si addormentava. Saga sospirò e, come allora, appoggiò la testa sul petto del compagno, ma il respiro gli si mozzò in gola quando, sotto il suo orecchio, sentì solo silenzio. Il suo cuore non batteva.

“Aiolos …”.

Non pensarci ora, Saga, pensa solo a dormire.”.

La risposta non era quello che Saga avrebbe voluto sentirsi dire, ma il tono della sua voce bastò a tranquillizzarlo. Chiuse gli occhi e, cullato dall’abbraccio di Aiolos, si lasciò scivolare nel sonno. L’ultima cosa di cui si accorse prima di abbandonarsi completamente alla stanchezza furono un dolce bacio a fior di labbra e un lieve sussurro: “Ti amo.”.

 

 

Era già mattino inoltrato quando Saga si svegliò. Il sole filtrava attraverso le imposte, illuminando la stanza con la sua luce calda e dorata. La prima cosa di cui si rese conto fu che, finalmente, aveva potuto concedersi una notte di riposo senza incubi dopo settimane di insonnia. Si sentiva rigenerato, anche se ancora un po’ assonnato e disorientato. Appena si decise a sollevare le palpebre, si accorse che il materasso al suo fianco era freddo e vuoto. Ebbe un tuffo al cuore.

Si alzò di scatto, imprecando e dandosi mentalmente dello stupido. Aiolos non era mai stato lì, era stata tutta un’allucinazione e lui ci era cascato come un idiota. Aiolos era morto e non sarebbe mai potuto tornare indietro. Eppure gli era sembrato tutto così reale … . Sospirò, affranto. Avrebbe dovuto andare a farsi medicare la mano, invece di rimuginare su cose che non erano nemmeno accadute al di fuori della sua testa, di questo era certo: ricordava benissimo di aver distrutto uno specchio nella sala del trono e, in verità, la ferita gli doleva ancora un poco. Inoltre avrebbe dovuto inventarsi una scusa plausibile per la mano ferita e per il fatto che lo specchio fosse andato in frantumi, ma a quello avrebbe pensato più tardi.

Scostò le lenzuola e si alzò, spalancando le imposte: un’altra giornata al Santuario era cominciata.

 

~~~~~~

Questa era la mia prima fanfic in questo fandom, spero che vi sia piaciuta!  

Io sono veramente innamorata di questo pairing, Saga è il mio Gold Saint preferito e insieme ad Aiolos è semplicemente perfetto, anche se ogni volta che provo a scrivere una fanfiction su di loro viene fuori la mia vena malvagia e inevitabilmente scrivo qualcosa di triste/deprimente. Perchè un po' di angst non fa mai male, no?

Se volete/se avete tempo lasciate pure una recensione. Alla prossima!

 

 

   
 
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