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Autore: Dalybook04    23/06/2020    0 recensioni
Sequel di "Tutti i pomodori con cui mi dicesti ti amo"
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Napoli, ottobre 1722
Il diciannovenne Ludwig Beilschmidt scese dalla nave, un borsone in spalla e un'ombra di sorriso sul bel viso rasato di fresco.
Era a Napoli, nella stessa città del suo amore.
Stava per rivedere Feliciano.
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Feliciano lo guardò, con gli occhi piedi di meraviglia, mentre un enorme sorriso si faceva strada sul suo viso
Cosa doveva fare? Stringergli la mano? Abbracciarlo? Baciarlo?
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Lovino Romano Vargas non era mai stato uno che esprimesse apertamente le sue emozioni, ma nonostante questo suo fratello sapeva bene che stava soffrendo
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La quotidianità di quei mesi venne spezzata da un certo prussiano che amava distruggere ogni tipo di tranquillità
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Dopo tanti anni, finalmente Ludwig riesce a tornare a Napoli dal suo amore d'infanzia, Feliciano, per un anno di vacanza.
L'amore a troverà finalmente un modo?
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Principalmente Gerita, accenni Spamano, Pruaus e Fruk
Genere: Fluff, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del diciottesimo secolo e altre storie'
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-è perché non sono abbastanza alto? O per il mio accento?- mentre Lovino sparecchiava, Gilbert lo assillava, senza neanche muovere un dito per aiutarlo. L'italiano avrebbe voluto accoltellarlo, ma le posate le aveva già portate via Feliciano -o sono i miei occhi?
Il castano sospirò esasperato portando i piatti in cucina -no. Non sei il mio tipo e basta. Accettalo.
Gilbert esitò, poi lo seguì -quindi è perché non sono abbastanza alto?
Lovino era davvero tentato di sbattere la testa al muro, o in alternativa di sbatterla all'albino, ma non voleva rischiare di buttare giù la parete.
-no, è perché sei un idiota, megalomane, crucco e deficiente- fece per andare in salotto a togliere la tovaglia, ma il tedesco lo bloccò contro il lavandino con un ghigno.
-o forse è perché non hai mai provato un magnifico bacio del Magnifico.
Lovino lo guardò come si guarda un malato ricoperto di vomito e muco, con un misto di pietà e disgusto -accetta la sconfitta, crucco. Piuttosto che baciarti preferirei limonare un cane bavoso con la rabbia.
Gilbert si avvicinò ancora, finché non sentì una presenza ostile alle proprie spalle. Lovino vide il nuovo arrivato e sorrise -ciao, amore.
Antonio, che per quanto era furioso sembrava avere una nuvoletta viola intorno, afferrò l'amico per il colletto della maglia e lo spinse fuori, chiudendogli la porta in faccia. Sentì la risata di Lovino alle sue spalle -sei davvero geloso del crucco? Te l'ho detto, preferirei limonarmi un cane con la rabbia piuttosto che...- fu interrotto dalle labbra di Antonio, che lo baciarono quasi con violenza e non gli lasciarono il tempo di finire. Sogghignò, seppellendogli una mano tra i ricci mori e attirandolo più vicino a sé. Quando si allontanarono si leccò le labbra con un sorriso malizioso, divertito da quella gelosia eccessiva -se fai così, dovrei farti ingelosire più spesso.
Antonio lo guardò, per una volta senza sorridere, con gli occhi verdi ridotti a due fessure, il sangue che gli ribolliva nelle vene -se Gilbert ti si avvicina di nuovo lo uccido- era così serio che Lovino non esitò a crederci. Cercando di calmarlo lo baciò ancora, con più calma.
-Antonio, calmati. Non c'è bisogno di essere geloso -gli sorrise, scostandogli una ciocca di capelli dagli occhi; sfregò il naso con il suo, accarezzandogli la nuca -sei tu il mio tipo, idiota.
Il moro gli strinse i fianchi con possessività, posando la testa nell'incavo del suo collo -è che... mi dà fastidio che ti fosse così vicino e...- strinse un pugno -stava per baciarti.
-stavo per prenderlo a schiaffi- lo corresse l'italiano, facendogli sollevare il viso, baciandolo di nuovo e intrecciando una mano con la sua per fargli sciogliere il pugno -sei arrivato prima tu, altrimenti ora il crucco si ritroverebbe con un livido in faccia- gli tirò verso l'alto gli angoli della bocca con le dita -e dai, fammi un sorriso. Sei inquietante così serio, non sembri tu.
Antonio gli concesse un sorriso amaro -se non volessi così bene a Gil penso che lo avrei preso a calci.
Lovino roteò gli occhi -sei un idiota, non ha senso essere così possessivo. Io ho il diritto di esserlo, viste tutte le clienti che ti vengono dietro.
Lo spagnolo fece una piccola risata -lo sai che le ragazze non sono il mio tipo- lo baciò, con quell'espressione da idiota innamorato che faceva sempre imbarazzare l'altro -sei tu il mio tipo.
Il castano sbuffò -e meno male- l'altro lo baciò ancora, con un sorriso.
-ti amo, Lovi.
-anch'io, bastardo. Ora levati, devo andare a finire di sparecchiare.
Antonio si fece scuro in volto -ti accompagno.
-devo solo togliere la tovaglia.
-ti accompagno lo stesso.
Lovino sbuffò divertito, baciandolo sulla guancia -e va bene, cane da guardia.

Nel frattempo, vedendo Gilbert venire spinto fuori dalla cucina, Ludwig, che stava chiaccherando con Arthur, inarcò un sopracciglio.
-ci stavi provando con Lovino?
L'albino sbuffò -stavo solo conversando civilmente con lui cercando di capire perché io non sia il suo tipo.
Ludwig roteò gli occhi -ragiona un secondo, Lovino è forse il tuo tipo?
-nah, troppo scontroso, non ho la pazienza di Tonio.
-e allora che vuoi da quel povero disgraziato?- intervenne Arthur, divertito.
-capire perché io non sia il suo.
-l'hai detto tu stesso un secondo fa- a Ludwig sembrava di star parlando con un bambino.
Gilbert corrugò le sopracciglia -sono troppo scontroso?
-non sei Antonio- lo corresse il fratello minore.
L'albino sembrò capire -oooh. Gli piacciono gli spagnoli idioti quindi.
Arthur guardò Ludwig -è davvero così stupido o fa finta?
Il tedesco alzò le spalle -è tutta la vita che cerco di capirlo.
In quel momento li raggiunse Feliciano, entusiasta, che corse dal suo ragazzo e gli saltò in braccio -ve, ve, Luddi, a Francis sono piaciuti i miei disegni, ha detto che potrebbe farmi avere un posto dove esporre su in Francia, se riuscirà a convincere le persone giuste. Ve, non è bellissimo?
Ludwig lo tenne per i fianchi per non farlo cadere -sì, Feliciano- gli sorrise, venendo subito ricambiato -è davvero una bella notizia.
Arthur lanciò un'occhiata di sbieco al francese -puoi davvero farlo?- glielo chiese in inglese, in modo che, se anche la risposta fosse stata negativa, Feliciano non avrebbe capito.
Francis gli fece un'occhiolino -ti stupiresti di quanti contatti abbia a Parigi, mon amour- poi si rivolse in tedesco a Feliciano, ancora in braccio al suo ragazzo -potrebbe volermici un po', visto che sei ancora un artista sconosciuto, ma quando avrò notizie ti scriverò immediatamente- l'italiano annuì, con un sorriso da un orecchio all'altro.
In quel momento li raggiunsero Antonio e Lovino.
-perché Feli si è arrampicato addosso al crucco?
-vee, fratellone, ti devo raccontare una cosa bellissima!
-sbrigati, tra poco apro il negozio.
-Francis ha detto che potrebbe farmi esporre qualche quadro in Francia!
-oh. Bello. Sono felice per te- si voltò e tolse la tovaglia dalla tavola, cominciando a piegarla.
Gilbert si sporse a guardarlo -mica male, davvero un bel culo.
Antonio gli prese il viso con una mano e lo costrinse a voltarsi.
-kesesesesese, Tonio, lo sai che la gelosia è sintomo di insicurezza?
-non, Antoine non è insicuro- intervenne Francis con un sorrisetto -nel suo caso, è il sangue del conquistador che lo rende così possessivo.
-qualsiasi cosa sia, rimane un idiota- replicò Lovino, portando via la tovaglia. Quando tornò, il suo ragazzo lo attirò a sé allacciandogli le braccia intorno alla vita e poggiandogli la testa sulla spalla. L'italiano sbuffò.
-bastardo, devo andare a lavorare.
-Lovi...- mugugnò qualcosa, tenendolo più stretto.
-non dovevi andare in giro con gli altri due idioti? Mollami.
-ve, fratellone, intanto vado io a cominciare a sistemare giù.
-bravo, Feli, grazie.
-vee, Luddi, mi aiuti?- il tedesco annuì e i due se ne andarono.
-Tonio, smettila di fare la sanguisuga, dobbiamo andare. Stasera lo troverai di nuovo pronto a essere stritolato fino alla morte, ma prima devi farci vedere la città.
Con un sospiro, Antonio sollevò la testa, baciò il suo ragazzo e poi lo lasciò andare. Lovino gli sistemò un ciuffo di capelli, lo baciò nuovamente e sparì giù per le scale. Antonio sorrise -il mio Lovinito...
All'unisono, Francis e Gilbert gli mollarono due schiaffi sulle spalle per farlo risvegliare.
-sì, abbiamo capito che sei innamorato e vedi tutto ad arcobaleni, fiorellini, cuoricini e prati verdi, ma ora sei con i tuoi magnifici amici.
-ci sono anch'io, idiota- sbuffò Arthur.
Antonio guardò male l'amico -che ne diresti se scrivessi a Roderich una lettera dove racconto come te ne stai sempre appiccicato al mio Lovinito?
Se possibile, Gilbert divenne ancora più pallido -va bene. Tonio, starò alla larga dal tuo ragazzo.
-ottimo. Allora possiamo andare.

Alla fine, nonostante le difficoltà di comunicazione tra Arthur e Antonio e le idiozie del trio di idioti, riuscirono a fare un tour più o meno decente del centro della città. Francis comprò una collana, due foulard e tre nastri per capelli, e non erano neanche entrati in un negozio di abbigliamento, mentre Gilbert acquistò in una libreria un libro sui pulcini e passò metà del pomeriggio a lagnarsi perché gli mancava Gilbird, rimasto da Roderich perché "i viaggi in mare gli fanno male al pancino".
Al tramonto accompagnarono Arthur da Lovino e Feliciano, per non lasciarlo da solo tutta la sera, poi andarono in un locale a bere, solo loro tre.
-ah, ragazzi, finalmente siamo di nuovo tutti e tre insieme!- esclamò Gilbert, sollevando il suo bicchiere e brindando -a noi!
-a noi!- concordarono Francis e Antonio, bevendo a loro volta.
-allora...- Gilbert passò un braccio intorno alle spalle dello spagnolo -raccontaci un po' cosa ti ha riportato al nido.
Il moro arrossì leggermente, sorridendo imbarazzato -be', una nave.
L'albino roteò gli occhi -divertente, davvero.
-Gilbèrt, non è ovvio?- il francese fece un sorriso dei suoi, un misto tra grazia e malizia -è stato il potere dell'amour a farlo rinunciare a tutto per tornare.
-mah, stronzate. Per me è stato il pensiero del culo di Lovino- gli diede una pacca sulla spalla -avanti, dopo nove anni di astinenza non pensavi ad altro, vero?
Antonio si fece rosso -Gil, esiste altro oltre al sesso.
Il tedesco sbuffò -certo che esiste altro, ma questo non significa che tu non stessi pensando a quello per tutto il tempo. Ammettilo.
-be'... un po' sì. Ma solo un po'. Più che altro mi mancava Lovinito e non... non volevo passare il resto della vita lontano da lui, aspettando arrivasse un angelo dal Cielo a darmi la soluzione, capite?
-Antoine, ma davvero non hai fatto niente per nove anni? Niente niente? Zero? Puoi dircelo, non lo diremo a Lovino.
-certo che no. A parte che Gilbert correrebbe a dirglielo solo per fare un po' di casino, ma poi non ho... quello- si fece pensieroso, rigirandosi il proprio bicchiere tra le mani -però una volta una prostituta ha provato a convincermi, peccato che... be', anche volendo comunque non sarei stato interessato- sospirò, con aria sognante da innamorato -e poi il mio corpo, il mio cuore e la mia anima sono tutte di Lovinito.
-disgustoso- commentò Gilbert, finendo in un sorso il suo bicchiere e andando a prenderne un altro al bancone. Erano seduti in un tavolino appartato, senza nessuno intorno, per cui potevano parlare in tranquillità. Quando il tedesco fu tornato, si sporse verso l'amico -raccontami di questa prostituta, piuttosto.
-oh, non fu niente di che, davvero- prese un sorso piccolo, sapendo che se si fosse ubriacato il suo amorevole e premuroso ragazzo lo avrebbe costretto a dormire sul balcone -era il mio giorno libero, per cui ero andato a fare un giro nel villaggio lì vicino, perché avevo finito la carta da lettere e già che c'ero avevo pensato di andare a comprarla per conto mio. Erano i primi tempi, per cui non sapevo orientarmi bene. A un certo punto mi persi, finché una signora non venne a chiedermi se avessi bisogno di aiuto. Le risposi di sì e quella mi portò davanti alla porta di un... boh, un locale o qualcosa di simile, con dentro una serie di ragazze più o meno vestite che si affacciavano alle finestre per chiamare clienti.
-Antoine, si chiamano bordelli- intervenne Francis con una risatina.
-comunque, uscì una ragazza mezza nuda e cercò di portarmi dentro.
-e tu che hai fatto?
-sono scappato di corsa- ammise, imbarazzato. I due amici scoppiarono a ridere come matti, attirando l'attenzione del resto del bar.
-oh mio...- Francis scoppiò a ridere nuovamente prima di poter completare la frase.
-kesesesesesesesesesesesese, Lovino lo sa?
-certo.
-mon Dieu, e come ha reagito?
Antonio aggrottò la fronte -ha detto che sarebbe sempre andato lui a comprare la carta da lettere.
I due ripresero a ridere, ancora più forte, poi Gilbert andò a prendersi altro da bere.
Dopo due ore, il tedesco, che pure reggeva molto bene l'alcool, era completamente ubriaco. Prima, al quinto bicchiere di liquore, si era messo a flirtare con uno scaricatore di porto, chiamandolo Roderich, e per fortuna quello era troppo ubriaco per colpirlo e non parlava tedesco; poi, al sesto, era scoppiato a piangere vedendo una padella, urlando qualcosa terrorizzato e chiamandola Eliza; infine, all'ottavo, vedendolo sul punto di collassare, Antonio e Francis, dopo aver pagato, con i soldi dell'albino perché così fanno i veri amici, lo avevano portato fuori, dove aveva cercato di abbracciare un gabbiano, chiamandolo Gilbird.
-lo prenderemo in giro a vita per questa serata- commentò Francis, con un braccio di Gilbert intorno al collo. Lo stavano riportando all'osteria, tenendolo in mezzo, visto che alla fine era collassato ed era praticamente svenuto addosso ai due amici.
-ovviamente- lo portarono nella sua camera e lo mollarono sul letto, con tutta la delicatezza che li contrastingueva. Nonostante fosse stato praticamente scaraventato, Gilbert non diede cenno di volersi svegliare -dovremmo spogliarlo?
-io non lo faccio, se ci tieni tanto accomodati pure.
-nah, si arrangerà da solo- Antonio controllò l'ora -devo tornare a casa o Lovinito potrebbe preoccuparsi- lanciò un'occhiata all'albino, sdraiato a pancia in giù sul letto -dici che si riprenderà?
-oui, oui, ha preso sbronze peggiori, se anche gli succedesse qualcosa io e Arthùr abbiamo la stanza accanto, lo sentiremmo- fece un sorriso malizioso -anche se spero di no, non vorrei ci... interrompesse.
Antonio ridacchiò -sei sempre il solito.
-merci, Antoine- uscirono dalla stanza e Francis gli lasciò due rapidi baci sulle guance -a domani, sempre che Arthùr non mi uccida per aver tardato.
Lo spagnolo rise -a domani.
Dopo che fu sparito giù per le scale, Francis tornò in camera, dove trovò il suo dolce e amato inglese a guardarlo male.
-scusa se ho tardato, mon amour, ma Gil si è ubriacato e abbiamo perso tempo a cercare di convincerlo che non si trovava in Baviera e che un gabbiano di passaggio non era Gilbird.
Arthur lo osservò spogliarsi e sdraiarsi affianco a lui sul letto in silenzio, scostandosi quando cercò di baciarlo. Francis aggrottò le sopracciglia.
-che c'è, mon chenille?
L'inglese roteò gli occhi, incrociando le braccia al petto con uno sbuffo.
-dai, mon amour, parlami, così posso farmi perdonare- aggiunse con un sorriso malizioso il francese.
Arthur lo allontanò da sé con una manata -lo hai baciato sulle guance- borbottò infine, girandosi in modo da dargli le spalle e non mostrare il viso rosso.
Francis rimase in silenzio, poi realizzò -chi, Antonio?
L'inglese si voltò, fulminandolo con lo sguardo -e chi altro, mio nonno?!
L'altro scoppiò a ridere, abbracciando l'altro nonostante le proteste -non devi essere geloso, mon chenille, Antoine è solo un amico. E poi lo hai visto, è innamorato perso di Lovino.
-non significa che tu possa provarci, rana pervertita- borbottò l'inglese, lasciandosi però stringere.
-non ci proverei mai, né con lui né con Gilbert- fece una pausa, scompigliando i capelli all'inglese -né con chiunque non sia tu, mon amour. Non sul serio almeno.
Arthur continuò a brontolare, dandogli del ruffiano viscido e altri epiteti altrettanto dolci, ma si lasciò baciare. Sentì una mano di Francis scendergli lungo la schiena, fermandosi in fondo -che ne dici, mon amour, se ti dimostro quanto... serie siano le mie intenzioni con te?- gli mormorò sulle labbra.
Arthur lo baciò di nuovo, con forza -datti una mossa, rana idiota, prima che cambi idea.

Nel frattempo, mentre Gilbert ronfava e i due piccioncini ci davano dentro, Antonio era tornato a casa. Aprì la porta del retro del negozio, Lovino gli aveva dato le chiavi prima che uscisse, e dopo averla chiusa salì al piano di sopra, facendo attenzione a non fare rumore.
Entrò in camera, stando attento a chiudere piano la porta, e quando vide che Lovino già dormiva gli si strinse il cuore e gli lasciò un baciò sulla fronte, per poi cambiarsi e infilarsi sotto le coperte, stringendosi alla sua schiena e inspirando il suo profumo. Quella era la sua casa: dovunque fosse il suo scorbutico italiano, dovunque potesse sentire quel profumo e stringere l'altro, quella era casa sua
Lovino mugugnò qualcosa e si girò verso di lui, aprendo gli occhi e studiandolo.
-ti ho svegliato? Scusami, Lovinito- glielo sussurrò. Quello scosse la testa e si sistemò meglio, accoccolandosi contro di lui.
-non stavo dormendo, non ci riuscivo- lo spagnolo si sporse a baciarlo, con un sorriso -sai di vino- notò Lovino -quanto hai bevuto?
-un bicchiere e mezzo, neanche una goccia in più- lo rassicurò, baciandolo di nuovo.
-perché uno e mezzo?
-il secondo lo ha finito Gil. Era così ubriaco che si è messo a flirtare con uno scaricatore di porto, per fortuna quello non capiva il tedesco.
Lovino ridacchiò -che idiota. Immagino tu e il francese vi siate divertiti a prenderlo in giro.
-tantissimo- lo spagnolo rise a sua volta, piano -a te com'è andata, Lovi?
-oh, bene credo- alzò le spalle -sono rimasto a chiaccherare con Arthur, Feli e il crucco. Arthur è simpatico, credo, anche se doveva tradurmi tutto quanto Feli. Ha passato metà del tempo a insultare il mangia baguette, anche se si vede che è innamorato perso.
-anche Fran lo è, ma lui non lo nega, anzi.
-mh, sì- gli prese la mano, giocherellando distrattamente con le sue dita -Feli lo ha riaccompagnato in osteria con il crucco e poi è andato a dormire da lui- fece una smorfia -anche se non penso dormiranno.
Antonio ridacchiò, sporgendosi verso di lui e baciandolo ancora, stringendogli il fianco -ti amo, Lovi.
L'italiano mormorò qualcosa, mezzo addormentato; sbadigliò -perché te ne esci con queste cose a quest'ora?
L'altro sorrise divertito e lo baciò sulla fronte -mi piace ricordartelo.
-mh...- Lovino mugugnò qualcos'altro di incomprensibile, forse una risposta a quel ti amo o forse un insulto, e, rannicchiandosi contro l'altro, si addormentò.
Antonio sorrise, lasciandogli un ultimo bacio tra i capelli prima di addormentarsi a sua volta.

Angolo autrice:
Ehi, grazie di essere arrivati fin qui. Scusate se ho aggiornato in ritardo ma ho avuto da fare e me ne sono scordata, scusate davvero. Capitolo leggero, tra sottotrame comiche e momenti cute. Spero vi sia piaciuto il capitolo.
Alla prossima (puntuale, giuro)
Daly

 
   
 
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