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Autore: MaryFangirl    23/06/2020    5 recensioni
Un incubo ricorrente fa sprofondare Kaori nei meandri del dubbio. Fin dove la condurrà il fatto di sognare la propria morte?
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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La giornata passa, interminabile. Preparo un dolce e degli antipasti per la notte di San Silvestro, con la vaga speranza che Ryo torni a godersela, anche se parlerà terribilmente della mia cucina immangiabile. Senza accorgermene piango ancora. A poco a poco mi trasformo in Maria Maddalena. Non ce la faccio più.

Alle tre del pomeriggio, le pareti dell'appartamento sembrano avvicinarsi un po' troppo a me, prendo in fretta il cappotto e mi precipito fuori dall'edificio. Ho bisogno di aria e spazio, e tanto peggio per il mio pedinatore. Cosa può farmi di più di quello che già sento?

In strada, un vento freddo e pungente mi frusta le guance, facendomi rimpiangere di aver dimenticato il mio spesso berretto di lana. Ma sono uscita senza controllare il meteo e ora la pagherò. Nuvole bianche, spesse e basse offuscano il cielo, preannunciando la tanto attesa nevicata di fine anno. Intorno a me, i passanti si affrettano ingombri di pacchi, sui volti il fastidio e l'aria esausta di chi cerca all'ultimo minuto, di chi aspetta l'ultimo momento per comprare i regali mancanti da posizionare ai piedi dell'albero. Bambini che ridono, meravigliati, indicano le vetrine decorate e le ghirlande luminose, questa visione mi appaga.

Non potrò mai avere figli. Lo so da molto tempo. E l'uomo che amo tanto non ama i bambini, per sua stessa ammissione. Eppure sa essere così bravo con loro, quando vuole. Ma nel nostro mondo sotterraneo, è davvero rischioso dare la vita. Sebbene sia certamente possibile, a condizione che i genitori offrano una protezione impeccabile per la loro prole. A condizione che vogliano farlo.

I miei passi mi conducono al parco di Shinjuku, dove altri bambini corrono e si inseguono lungo le stradine, urlando e ridendo, e il cuore mi duole in modo lancinante. Mi sento così male e così sola. Dove sei, Ryo?

Sto soffocando. Sto soffocando in mezzo a questa folla allegra e serena, io che non sono in sintonia con la festa. Scappo a tutta velocità, i miei occhi umidi e la brezza gelida che congela tracce di lacrime sulle mie guance maltrattate. Non sono nessuno in mezzo a questa folla. Non sono nessuno agli occhi della mia ragione di vita.

Torno all'appartamento, ma nel corridoio mi sento a disagio. Forse sto diventando claustrofobica, ma le pareti sembrano avvicinarsi per rinchiudermi e schiacciarmi. Allora corro in garage, salto in macchina, metto in moto e mi affretto a lasciare Shinjuku. Voglio partire lontano da qui. Lontano da ciò che mi fa così male. Lontano da ciò che mi sta uccidendo.

Guido per ore, lasciando Tokyo ben lontana da me. Affianco la costa, cercando conforto alla vista del mare, infido e indomito come può essere il mio partner, ma nulla mi allevia.

Ad un certo punto, parcheggio lungo una spiaggia deserta, esco dalla macchina e inizio una lunga passeggiata sulla sabbia bagnata. Le onde della marea crescente vengono a lambirmi le suole, ma non me ne curo. Il suono della risacca è rilassante, l'aria iodata mi aiuta a respirare profondamente. Se solo il buco nero nel mio cuore potesse chiudersi! Ho l'impressione che cresca a ogni minuto che passa, risucchiando tutto il mio essere e la mia volontà di vivere nel nulla.

Sarei capace di farla finita?, mi chiedo seriamente, osservando distrattamente il balletto aereo dei gabbiani alla ricerca del loro prossimo pasto. È davvero inevitabile?

La mia mente razionale si ribella un po' contro quest'idea, ma la rassegnazione e soprattutto il mio cuore in cenere la zittiscono rapidamente. Devo affrontare la realtà. Non ho alcun possibile futuro a due con Ryo e lo amo troppo per poter sperare di riprendermi da questo amore a senso unico che provo ancora per lui.

Quindi cosa mi resta, se non la morte?

Trascorro metà della notte seduta sulla sabbia, insensibile al freddo. Dico addio a questa vita. Non vedo l'ora di ritrovarmi presto con mio fratello. Verso qualche lacrima per i bambini dell'orfanotrofio che non mi vedranno più, altre più numerose per i miei amici che non capiranno il mio gesto, tranne forse Mick, e un torrente di lacrime amare per i miei rimpianti e il lutto del mio amore per Ryo.

"Ti libero dalla tua promessa, Ryo" dico ad alta voce, sperando che il vento lo porti al mio partner. "Grazie per aver vegliato su di me per tutti questi anni. E scusami per aver reso la tua vita impossibile. D'ora in poi potrai vivere come meglio credi, senza la furia con il martello a infastidirti o ingombrarti"

Mi alzo, tolgo la polvere dai miei vestiti, poi torno in macchina. L'alba arriverà tra poche ore, è il 25 dicembre. Un nuovo giorno, il mio ultimo. La mia decisione è presa.

Torno a Tokyo e guido fino al Rainbow Bridge. Ho vissuto lì la mia fine così tante volte che non provo alcuna paura. Almeno avrò una bella visuale per la mia caduta, penso con calma. Parcheggio, metto in tasca le chiavi e cammino piano verso il ponte. So che devo essere veloce. Se Ryo ha saputo della mia scomparsa di ventiquattro ore, mi starà cercando e mi individuerà rapidamente grazie al trasmettitore nascosto nei miei vestiti. Avrei dovuto rimuoverlo, ma non ci ho pensato prima.

Arrivo al centro del ponte. Il traffico è fluido perché rado e non vedo passanti all'orizzonte. Dovrei riuscire a compiere il grande salto senza essere disturbata da un automobilista troppo attento.

Contemplo un'ultima volta la magnifica vista che mi viene offerta. La baia di Tokyo è così bella sotto la luce soffusa e il colore opalescente del sole nascente! Una lacrima solitaria rotola giù per la mia guancia. Devo essere forte.

Dimenticando la vita intorno a me, mi aggrappo alla ringhiera. Mi concedo un altro minuto di respirazione calma, il cervello come anestetizzato per la fine che è vicina, e salgo sulla prima sbarra.

Ma prima che possa passare dall'altra parte, una mano ferma e possente mi tiene per la spalla e una voce strozzata dai singhiozzi mi raggiunge da molto lontano.

"Non farlo, Kaori, ti prego!"

Completamente destabilizzata, mi giro, il cuore sulle labbra e come compresso da una mano ghiacciata. Ryo! È la voce di Ryo!

Ed eccolo qui, in carne ed ossa, in piedi davanti a me, la sua mano ancora mi stringe la spalla e il viso devastato dalle lacrime. Sembra così perso, così infelice che nonostante tutte le mie risoluzioni voglio ancora consolarlo, dissipare il suo dolore, alleviarlo, violando me stessa.

"Ryo" esalo, stordita, la mia voce senza timbro risuona stranamente alle mie orecchie.

"Ti supplico, Kaori, non farlo!" dice con voce rotta e scossa dai singhiozzi, gli occhi arrossati e le guance fradicie. "Ti chiedo perdono. Ti chiedo perdono!"

E improvvisamente mi ritrovo nella morsa delle sue braccia e lui piange senza ritegno sulla mia spalla. Sono stupefatta, inebetita dalla svolta degli eventi. Ero sull'orlo della morte ed eccomi qui tra le braccia di Ryo che sembra infelicissimo e che chiede il mio perdono.

Allora vado in tilt. Penso che il mio cervello faccia saltare una miccia per proteggermi, perché sento che sto collassando mentre un velo nero cade davanti ai miei occhi. Ryo mi afferra tra le sue braccia forti e muscolose e riesco ancora a sentirlo urlare "Kaori!" prima di svenire.

 

 

Un frastuono di voci mi allontana dal mio letargo. Non distinguo le parole, ma riconosco la voce di Ryo, anche se non conoscevo questo timbro spaventato. I miei occhi rimangono chiusi, nonostante tutti i miei sforzi. Sono ancora nel calore benefico delle sue braccia, la testa contro il suo torso muscoloso, e sento i battiti disordinati del suo cuore. Allora si preoccupa per me. Potrebbe essere un buon segno, ma non promette niente. Altre voci sorgono intorno a noi, e finalmente distinguo le parole pronunciate:

"Portala qui, Ryo!" ordina il Professore. "La visiterò. Che cosa è successo?"

"Lei...le ho impedito di buttarsi dal Rainbow Bridge"

"Cosa?" improvvisamente risuona la voce ansiosa di Kazue. "Ma perché? Voleva suicidarsi?"

"Penso di sì" ammette Ryo con riluttanza, facendomi trasalire nella fretta.

"E tu sai perché?" chiede il Professore.

"In parte, ma..."

Si ferma e cerca di mettermi su quella che sembra una barella, ma io resisto. Mi aggrappo a lui come un koala contro ogni buon senso. Non voglio ma più separarmi da lui. Se mi lascia, morirò. E ora so che se non posso vivere senza di lui, non posso nemmeno morire lontano da lui.

Può sminuirmi, calpestare il mio amore e la mia autostima sotto i piedi, avere tutte le scappatelle che i suoi desideri primari gli infonderanno, non potrò vivere senza essere al suo fianco. Non riuscirò mai a smettere di amarlo. Un amore stupidamente tragico e unilaterale. Che stupida idiota che sono! Sono decisamente masochista. Dovrei punire me stessa con i miei martelli.

Ma dal momento che mi è di nuovo vicino, mi sento rianimata. Come se la sua sola presenza fosse la boccata d'aria salvatrice dopo un'apnea quasi fatale. La sua assenza mi stava uccidendo; essere tra le sue braccia mi restituisce la forza che mi mancava, facendo volare via tutti i miei pensieri suicidi. Sono patetica.

"Kaori?" chiede Ryo dolcemente, smettendo di chinarsi e tenendomi fermamente contro di lui. "Mi senti?"

"Non...non...lasciarmi" sussurro, la voce mi sfugge debolmente dalle labbra, parlare diventa un compito sovrumano. "Ti prego...non...lasciarmi"

"Mai più" dice dolcemente ma chiaramente, stringendomi di più. "Te lo prometto, Kaori. Non ti lascerò più. Tu sei la mia partner"

Sento le mie labbra allungarsi leggermente in un piccolo sorriso mentre la mia testa inizia a girare sempre più velocemente, e mi tuffo di nuovo nel nulla.

 

 

Quando riemergo, sono stesa su un letto abbastanza comodo e familiare, che riconosco rapidamente come il mio. Quindi sono tornata a casa. Mi va perfettamente bene. Dopotutto non sono malata. Insomma, forse il mio cervello lo è. Volersi suicidare non è una cosa da niente. Ma me ne preoccuperò più tardi.

Apro gli occhi. La mia stanza è come l'ho lasciata, ad eccezione di Ryo seduto su una sedia al mio fianco e che mi fissa senza battere ciglio con lo sguardo più dolce che abbia mai visto e un sorriso sulle sue labbra.

"Buongiorno, Kaori. Come ti senti?"

Cavoli! Io che mi aspettavo una sfuriata monumentale. Ma mi piace il Ryo gentile e attento che ho di fronte a me. Purché duri, anche se ne dubito seriamente.

"Buongiorno Ryo. Io...penso che vada bene, grazie. E tu?"

"Sto meglio da dieci secondi" ammette senza deviazioni. "E sono immensamente sollevato rispetto a ieri mattina"

"Ieri mattina?"

"Quando ti ho...trattenuta sul ponte"

Quindi è passata un'intera giornata? Sono sorpresa, ma solo in parte. Mi sento più riposata rispetto alle ultime due settimane e mi sento davvero bene. Il mio cervello può finalmente lavorare a pieno regime.

"Ti chiedo scusa" dico io distogliendo lo sguardo, con vergogna. "Non intendevo...causarti problemi..."

"No, Sugar" mi interrompe gentilmente mentre si alza. "Se c'è una persona qui che deve chiedere perdono, sono io"

Poi si inginocchia ai piedi del mio letto e si inchina profondamente. Sono rossa per l'imbarazzo e muta per lo stupore. Non sta scherzando, a differenza di tutte le volte in cui cercava di evitare un martello. Rimane in silenzio, umilmente piegato, poi dice con voce carica di emozione:

"Ti chiedo perdono, Kaori. Perdono"

"Ryo, io..." inizio, confusa. "Non...non vedo perché..."

"Se dovessi elencare tutti i motivi per cui chiederti scusa, saremmo ancora qui il prossimo Natale" mi interrompe con calma, il tono lacrimoso. "Sappi solo che sono in gran parte responsabile del tuo stato attuale e che sono così arrabbiato con me stesso, a un punto che non puoi immaginare"

"Ryo" dico un po' più fermamente. "Alzati, per favore"

Ma non si muove di un centimetro. Quindi mi alzo dal letto e voglio sollevarmi per farlo alzare, perché questa situazione mi imbarazza, ma vacillo violentemente. Sento il terreno barcollare, ma Ryo mi prende in extremis, sempre in ginocchio.

"Ehi, Sugar, piano! Hai dormito più di ventiquattro ore di fila. Non è prudente alzarsi così bruscamente"

Si alza e mi aiuta a sdraiarmi. Colgo l'occasione per afferrargli la mano e tenerla contro di me in modo da costringerlo a sedersi sul letto, per evitare che ritorni a terra. Non piange più, ma i suoi lineamenti regolari portano le stimmate delle sue lacrime. Questa vista mi spezza il cuore. Non sopporto la sua sofferenza.

"Ryo, non avercela con te stesso. Io...non avrei mai dovuto avere pensieri così negativi. Non sei il responsabile di qualsiasi cosa mi passi per la testa"

"Non rivendico l'intera responsabilità del tuo gesto" dice dolorosamente, "ma a causa mia eri in uno stato di stress sufficiente per prevederlo"

"Ma io..."

"Ti prego, Kao, ascoltami" mi supplica, gli occhi tormentati. "Oggi sei qui perché io sono solo un codardo. Mi hai dichiarato il tuo amore con sincerità cinque mesi fa e ne sono rimasto così sbalordito da averti lasciata senza risposta. E ti ho mentito. Ti ho detto che non ero pronto. Non era vero. Ero pronto. Ma ero spaventato a morte. Avevo paura di avanzare con te. Avevo paura di cambiare la nostra relazione a favore dell'ignoto e di esporla a tutti, in particolare al nostro ambiente. Sapevo che era inevitabile, perché lotto con i miei sentimenti da tutti questi anni, e diventava sempre più difficile, ma ho voluto guadagnare un po' più di tempo. E intanto tu hai aspettato soffrendo in silenzio. Capisci, Sugar? A causa della mia sconfinata vigliaccheria, ti ho fatto soffrire a un punto che il mio egoismo non poteva neanche immaginare. Ti ho sempre vista forte, coraggiosa, e piena di abnegazione. Ti ho sempre ammirata per questo. Ma lasciandoti senza risposta, ti ho colpita. L'ho capito solo due settimane fa, quando sono iniziati i tuoi incubi. Non eri che l'ombra di te stessa, Kao. Me ne sono accorto, ma era troppo tardi. Ho provato a parlarti diverse volte, ma non mi hai nemmeno calcolato. È stato un contraccolpo ed è stato violento per me. Mi sono reso conto di quello con cui ti avevo fatto vivere per tutti questi anni e sono andato fuori di testa. Come hai fatto a sopportarmi? Come sei riuscita a rimanere? E ho capito fino a che punto mi amavi. Perché solo un amore senza limiti può averti permesso di sopportare tutto in silenzio e senza crollare. Sono molto fortunato ad essere amato così, ne sono finalmente consapevole. Era ora, dirai tu, giustamente. Spero solo che non sia troppo tardi. Perché se volevi farla finita, Sugar, è per colpa mia e della mia codardia. E l'idea che tu possa ucciderti a causa mia è troppo orribile, mi fa male! Non so se potrai mai perdonarmi un giorno. Ma prenderò tutto quello che vorrai darmi. Non posso vivere senza di te al mio fianco, Kaori. Sei la mia luce, la mia ragione di vita, ciò che mi spinge a combattere per rimanere vivo in questo mondo di morte. Ma ho esagerato. Ho giocato troppo con i tuoi sentimenti. Quindi farò quello che vorrai. Se non mi vuoi più, me ne andrò. Se sei ancora più forte e amorevole di quanto io possa immaginare e rimarrai con me, sarò il più felice degli uomini. Decidi tu, Kao. Ti amo. Avrei dovuto dirtelo otto anni fa. Perdonami per aver tergiversato così tanto tempo. Ti amo, Kaori"

Durante tutto il suo discorso, non gli ho mai tolto gli occhi di dosso. Sono inchiodata al suo sguardo, perché solo i suoi occhi possono riflettere i suoi pensieri profondi. E ho visto la sua sincerità, il suo intenso rimorso e la sua sofferenza. Mi sento male per aver dovuto sopportare tutti questi anni di rifiuto, denigrazione e i tormenti delle ultime settimane fino al mio tentativo di suicidio perché alla fine si aprisse con me e mi confessasse tutto. Non si può dire che l'affidabilità sia stata il suo cavallo di battaglia! E so che ce l'avrò con lui per molto tempo a riguardo. Ma d'altra parte gioca a carte scoperte. Era ora, in effetti! Aspetto questo momento da così tanto tempo! E capisco che mi ama davvero. Tuttavia non sono in condizioni normali. La notizia del mio amore ricambiato dovrebbe darmi gioia. Ma non sento niente. Nada. Come se le mie emozioni fossero paralizzate. Cosa mi sta succedendo?

Mi rendo conto che Ryo sta aspettando che io parli. Sembra preoccupato. Forse lo è. In tempi normali, l'avrei già schiacciato sotto il mio martello più grosso per essersi preso gioco di me così a lungo. Ma la Kaori innamorata avrebbe dovuto accogliere la sua dichiarazione con delizia e gioia. Insomma, la mia assenza di reazione è un bel problema. Devo dirglielo. Ho bisogno del suo aiuto.

"Ryo, io...non so cosa dirti"

"Cosa?" dice, sorpreso. "Tu..."

"Non reagisco" dico in tono neutro, turbata dalla mia calma. "Non sento niente. Dovrei provare delle emozioni. Dovrei piangere, gridare, insultarmi, buttarmi tra le tue braccia o tirare fuori un martello. Ma mi sento paralizzata. Ryo, io...ho bisogno di aiuto. Aiutami, per favore!"

Lui resta a guardarmi con un'aria sciocca per alcuni secondi, poi si alza, si avvicina al mio comodino e recupera il modello di aereo che ci ha regalato qualche tempo fa la nostra ex cliente Shoko Amano, pilota, inviandocelo. Ryo non l'ha voluto, quindi l'ho tenuto io. Me lo mostra.

"Ecco il perché, Kao. Questo modello non è stato inviato da Shoko. Un bastardo voleva distruggerci: all'interno c'è un walkie-talkie molto elaborato, che ha permesso a questo tipo di ascoltare il tuo sonno, quello che dicevi nella tua stanza, poi due settimane fa ha iniziato a suggerirti pensieri negativi. È a causa sua che hai cominciato ad avere incubi. È stato lui a ispirarti a saltare dal Rainbow Bridge. Ha dovuto soltanto fare affidamento sulle tue pene d'amore e minare la fiducia che riponevi in me per spingerti al suicidio. E ci è quasi riuscito"

Esamino l'aereo in miniatura. In effetti, nella carlinga si nasconde un dispositivo che ha ascoltato tutta la mia vita privata sussurrandomi quelle idee oscure. Una scintilla di rabbia nasce in me, non abbastanza per farmi reagire, ma spero sia la premessa per sentimenti più forti.

"Come l'hai saputo?" chiedo, sempre distaccata.

"Mick" spiega semplicemente, traspirando riconoscenza. "Quando ho finito con la mia missione nel pomeriggio del 24, mi ha beccato mentre tornavo a casa. Mi ha chiamato con tutti gli epiteti e io ho subito. Ma quando mi ha descritto le tue condizioni e i tuoi incubi e poi il tuo pedinatore dall'aura ostile, ho capito cosa stava succedendo. Anche Mick aveva indovinato e ha trovato il talkie nell'aeroplanino. Ci siamo spaventati quando abbiamo notato che eri scomparsa. Ho provato a rintracciare il segnale del tuo trasmettitore, ma non eri più a Tokyo. Ho pregato perché tu tornassi e perché io potessi..."

Si interrompe, con aria di vergogna e piena di rimorso, e so che non vuole rimettere in gioco il mio tentativo di suicidio. Ma continua:

"Sono stato così sollevato di essere arrivato in tempo, Sugar! Ma ora dobbiamo occuparci di questo tipo e soprattutto aiutarti a tornare te stessa. Il bastardo ti ha condizionato per bene. Spero che Miki possa aiutarti"

"Sai chi è?"

"No, Mick è sulle sue tracce e Falcon sta scuotendo tutti i bassi fondi per avere informazioni. Passeranno nel pomeriggio"

"Non riesco nemmeno a indignarmi" dico, abbastanza turbata. "Ryo..."

"Miki dovrebbe arrivare presto" mi assicura sedendosi accanto a me e prendendomi la mano. "Kaori, io...mi dispiace tanto"

"Voglio solo fargliela pagare" dico freddamente, ripensando a tutto ciò che ho vissuto nelle ultime due settimane. "Soffrirà"

"Lo faremo insieme, se vuoi"

Lancio un'occhiata consapevole al mio partner che abbozza un sogghigno. So che la fiducia si ripristinerà presto tra di noi. E regolare i conti con l'essere spregevole che ha osato ricorrere a tali metodi per raggiungere City Hunter sarà un bene per me, credo. Voglio andare avanti. E spero di riuscire a tornare me stessa. Ho delle cose da sistemare con Ryo dopo.

  
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