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Autore: Misia Amaru    24/06/2020    1 recensioni
Mozenrath, cos'è successo allo stregone delle Sabbie Nere, dopo essere stato sconfitto per l'ultima volta da Aladdin e compagnia, senza magia e rinchiuso in una gabbia volante?
Disclaimer: La Fan Fiction prende spunto, cambiando alcune cose, sia dalla Serie Animata che dai Film, diversi personaggi, noti e meno noti, verranno presentati, di entrambe le serie.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Mozenrath
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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[Capitolo 1: L'aquila del deserto]

 

Agrabah, Mozenrath e il suo fidato servitore, Xerxes erano in viaggio all'interno di una grossa gabbia di metallo per uccelli montata su una mongolfiera al posto di un cesto.

Le sbarre diventavano incandescenti sotto il sole cocente del deserto e i venti li sospingevano sempre più verso nord, lontano dalla città e dai centri abitati.

Mozenrath, benché avesse un carattere fiero e tenace, in quel momento aveva perso le speranze, ma davanti al suo piccolo servitore, una sorta di anguilla volante e strabica, non se la sentiva di arrendersi e piangersi addosso.

Quel che era certo, era che non sapeva come uscirne senza l'uso del suo guanto magico, guardò il suo braccio e se non fosse stato ben abituato da tanto a quella vista, avrebbe provato repulsione anche lui di sé stesso.

Non avevano acqua e la sete iniziava a farsi sentire, il vento poi, li stava sospingendo verso un gruppo di montagne che formavano un canyon al loro interno e loro ci stavano andando proprio dritti finendo inevitabilmente per sbatterci contro; in quel caso, non avrebbero retto un urto o una caduta del genere e non c'era momento in cui non si rammaricava amaramente di essere senza magia.

«Padrone! Padrone!»
«Sta zitto Xerxes! lasciami pensare...»
Era furioso perché non sapeva come uscirne da solo, con le sue forze e con il suo intelletto, ma fortunatamente il suo cervello era già in moto e stava già elaborando un piano.
Le sbarre erano troppo dure e resistenti per loro due, a mani nude aveva già provato e non faceva altro che scottarsi la mano rimasta normale mentre i denti di Xerxes non erano così forti da spaccare l'acciaio.
“Maledetto Genio!” pensò.
«...ma padrone, guardi, c'è qualcosa laggiù...!»
La sua bestiola lo interruppe dal flusso di pensieri, gli continuava a svolazzare intorno agitato, ma lui continuò a meditare il suo piano di fuga, per esempio avrebbe potuto far mordere a Xerxes il tessuto della mongolfiera per sgonfiarlo e far calare di quota la mongolfiera, ma non poteva calcolare poi l'esito dell'atterraggio con precisione, potevano dunque finire per schiantarsi e farsi molto male.
L'urto in seguito, avrebbe potuto distruggere la gabbia oppure rimanere intrappolati, ma a terra e bloccati sotto quel sole cocente.
Mozenrath del resto non indossava abiti che si potevano definire rinfrescanti.
Xerxes lo fece indignare quando gli morse la veste per tirarlo dal lato che gli stava indicando, c'era una figura umana sotto di loro, una persona.
«Chiediamo aiuto! Chiediamo aiuto signore!»
«Io non mi fido, potrebbe essere una trappola del Genio e Aladdin per prenderci ancora in giro»
« ma signore non abbiamo altra scelta! EHI! EHI! Tu là sotto! Aiutaci!»
«Zitto!»
Mozenrath gli tirò un pugno sulla testa e l'animale precipitò sul suolo della gabbia ferito e sottomesso.
Mozenrath si avvicinò alle sbarre per guardare sotto, la figura si allontanava e la mongolfiera volava sempre più in direzione delle montagne.
«Se ci aiuterai ti saprò ricompensare!» cambiò idea all'ultimo minuto, e ciò che disse non era del tutto vero, perché non voleva rendere ricco nessuno, ma intanto lo avrebbe tolto da quella brutta situazione o almeno ci avrebbe provato.
A giudicare dall'abbigliamento che indossava, era uno straccione, qualcuno che andava in giro nel deserto in cerca di rottami perduti e cose simili, un accattone insomma.
Pantaloni larghi, scalzo, capelli bruni spettinati e indossava un velo che gli copriva la bocca.
Prima che potesse finire di analizzare la persona che aveva sotto di sé e magari scoprire punti deboli o particolarità, fu colpito da ciò che vide subito dopo.
La figura aprì le braccia e dalla sabbia si alzò un grosso volatile fatto di sabbia compatta simile a un'aquila.
Rimase affascinato dall'uso di quella magia e rimase a bocca aperta colpito.
“Devo sapere tutto di questa magia, voglio conoscere ogni cosa...” pensò l'ex stregone.
Xerxes si attorcigliò dietro il suo turbante, spaventato da quel grosso predatore.
L'aquila di sabbia lasciava cadere una grande quantità di sabbia mentre sbatteva le ali e per un momento adombrò il sole sopra di loro.
Subito dopo virò e si agganciò con gli artigli alle sbarre della gabbia, creando un peso che li fece scendere lentamente verso il basso, sorretti dallo sbattere delle ali, come un ascensore.

Il padrone, anzi, era meglio dire, la padrona della bestia alata le ordinò di aprire la gabbia con gli artigli, per farli uscire.

Una volta atterrati e liberati, non senza il tremolio incessante di Xerxes dietro la sua testa, si rialzò e si ricompose, era arrivato il momento dei convenevoli e doveva ovviamente fare una certa impressione.
«ti ringrazio per averci liberato, a nome mio e del mio piccolo amico io sono Mo...»

«Chi diavolo siete voi due?» gli intimò una voce femminile e con uno scatto fulmineo gli portò un pugnale alla gola, dovette stare subito molto attento.
«cosa ci fate in questa parte del deserto? Com'è che eravate rinchiusi lì...?»
« io farei attenzione con quel coso, donna. Dovresti usare il metallo per guardarti meglio allo specchio visti i tuoi orridi capelli.» disse senza alcuno scrupolo della cattiveria appena detta.
Xerxes ridacchiò, perché era vero, quella donna dagli occhi color acqua, aveva i capelli più in disordine dei peli della scimmia di Aladdin.
«ti ho fatto una domanda... rispondi.» disse lei a denti stretti, incassò l'offesa ma gli ferì il collo da cui uscì una goccia di sangue scuro, dal collo bianco e pallido.
«È stato un terribile malinteso.» disse iniziando a raccontare balle.
«è stato quel cattivone di Aladdin e il suo maledetto Genio a imprigionarmi lì, hanno creduto che avessi fatto loro qualcosa, quando a quanto pare non sono l'unico stregone in giro per i sette deserti...» disse non rendendosi conto di star dando fin troppe informazioni di sé, le aveva rivelato che fosse uno stregone, ma lui voleva saperne di più di lei.
Voleva ingannarla, usarla e scoprire che tipo di magia usasse, e conoscere ogni cosa. In più desiderava recuperare velocemente il suo guanto.
Era sicuro che potesse aiutarlo.
«Aladdin non è uno stupido, non commette errori del genere, prima di incolpare qualcuno si assicura che sia la verità.» la donna tentennò, non era esattamente andata così al suo primo incontro con Aladdin, e qualche volta non aveva riposto fiducia in lei a seguito di alcuni equivochi.
«Ne sei sicura?» Mozenrath sorrise maligno, aveva notato subito il suo tentennamento e aveva trovato subito terreno fertile di cui approfittare «quindi li conosci anche tu, e sai che non sono molto generosi nel fare entrare qualcuno nella loro cerchia» disse con un tono mellifluo e pacato, per avvicinarsi sempre di più e catturare la sua fiducia.
Fortuna che Xerxes aveva smesso di parlare, sapeva che quando iniziava a mentire doveva tacere. Sempre.
«Sono spocchiosi e snob» aggiunse.
«Non è vero! Jasmine... è mia amica. Non sono come dici tu. Ma tu...chi saresti?» rispose la giovane si sentiva in dubbio e confusa da quanto gli stesse dicendo, lei non li conosceva come li descriveva lui.
«Mi chiamo Mozenrath e sono il Signore delle Terre delle Sabbie Nere.» disse facendo un breve inchino cerimonioso.
«È impossibile, nessuno vive lì, è sempre notte e infestato dai non-morti.» la donna aveva abbassato il coltello e la guardia.
«E tu come ti chiameresti mia giovane fanciulla dalla chioma spettinata?»

Sadira si passò una mano tra i capelli nel goffo tentativo di sistemarseli.
«Sono...sono Sadira» disse lei con uno sguardo indagatore nei confronti di Mozenrath e incerto, non si fidava di lui.
«non si vedeva in giro una strega delle Sabbie da almeno mille anni» Mozenrath aveva letto e studiato molto su quelle streghe, ma non era mai stato in grado di trovare il loro nascondiglio e scoprire formule e incantesimi della loro magia.

«e tu come lo sai...? Aquila!» Sadira aveva notato la sua Aquila puntare Xerxes e ora lo stava inseguendo in circolo. Come al solito la magia era sfuggita al suo controllo e si sentì in colpa.
«Xexes!Smettila di fare l'idiota!» lo chiamò il suo padrone, l'animale strillò non riuscendo a liberarsi di quel volatile ingombrante e siccome stava correndo per salvarsi la vita, andò dritto in direzione del suo padrone cercando un'uscita da quella situazione di stallo, ma portandosi dietro il grande volatile che stava planando proprio sulla testa di Mozenrath.
«Aquila! No! Fermati!» Sadira provò a richiamare il volatile, ma non riuscì più a controllarlo, aveva paura che facesse del male a quello strano duo, ma più aveva paura, più l'Aquila non la ascoltava.
Mozenrath si buttò a terra coprendosi con il mantello e Xerxes gli si buttò sotto per ripararsi.
«FERMATI!» fu l'ultimo tentativo di Sadira, alzò una mano e la sabbia si disgregò piovendo sopra i due.
Xerxes iniziò a sputacchiare sabbia e a togliersela dalle orecchie e Mozenrath si scosse la sabbia dai vestiti.
La sabbia gli era entrata ovunque. Nel collo, nel petto, tra la camicia e perfino nel turbante.
Se lo levò e lo sbatté con la mano alcune volte per levare la sabbia e Sadira poté osservare i suoi capelli, neri come piume di corvo.
«Cosa c'è?» disse infastidito sentendosi osservato. «vedo che sei altamente incapace con la magia, perché la usi se sei così impedita? Lasciala a chi è più capace di te.» disse seccato.
«Sei scortese!» disse lei puntandogli un dito contro, non ne poteva più della sua arroganza.
«avrei dovuto lasciarti rinchiuso lì in quella gabbia per uccelli, poi volevo vedere come avresti fatto! Ma io sono sempre la solita ingenua e buona! Perché non ti sei liberato da solo “oh grande mago”?» gli urlò contro la ragazza offesa a morte con lui.
Mozenrath si maledì mentalmente, pessima, pessima mossa se voleva recuperare il suo guanto nel deserto usandola, se riusciva a convincerla, poteva usare le sue bestie di sabbia animate per cercare il guanto nel deserto, in cambio, poteva aiutarla a gestire meglio il potere che non sapeva utilizzare, farle da insegnante.
Però l'aveva appena offesa.
«ho perso... la mia magia» disse omettendo il fatto che glie l'avessero proprio tolta. In effetti da quando non aveva più il guanto, si sentiva fisicamente meglio.
Nascose il braccio scheletrico dietro la schiena, la manica era abbastanza lunga e se chiudeva il pugno, la mano scompariva in essa.
«A-Ah! Allora non dovresti criticare chi ti ha aiutato.» disse Sadira con un sorrisino vittorioso sulle labbra colpendolo con un indice più volte sul petto.
Perché lo toccava? Perché si prendeva quella confidenza con lui? Come si permetteva? La sua voce squillante l'aveva risvegliato dal torpore dei suoi pensieri.
«Oh chiedo scusa oh grande e incapace, volevo dire, sapiente strega delle sabbie!» disse prendendola in giro, ma questa volta non c'era esattamente cattiveria.
Sadira fece una smorfia e con un gesto della mano sollevò un piccolo cumulo di sabbia che gli gettò indispettita sul volto.
Girò i tacchi e il suo buon cuore ebbe però di nuovo la meglio.
«togliamoci da qui, stregone senza magia, sta arrivando una tempesta di sabbia.» disse Sadira che ben conosceva il deserto nei dintorni di Agrabah forse meglio di Mozenrath e gli indicò una grossa nuvola rosacea che copriva quasi tutto il cielo e sormontava il deserto.
Sadira si coprì il naso e la bocca con un velo, seguendo solo lei sapeva quale strada, e sbottò scanzonata.
«Ti conviene rimetterti quella cosa in testa o anche tu saprai cosa vuol dire avere quei bei capelli in disordine.»

  
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