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Autore: Manocoll    25/06/2020    0 recensioni
Jury Devlin, provetto subacqueo, è entusiasta dell'offerta di lavoro ricevuta. E' stato infatti contattato da Henrick Notron, famoso biologo marino, per un delicato incarico nel Mediterraneo. L'unico scoglio che deve superare è covincere la moglie Ann, abile fotograva che da tempo desidera un bambino, a seguirlo nell'impresa. Quando finalmente ci riesce, pensa di avere risolto ogni problema, ma i guai sono in agguato. Prima di partire per il mar Egeo, dove dovrano immergersi, Jury riceve una telefonata minatoria, e lcuni incidenti che accadono loro una volta giunti a destinazione li convincono che devono esserci in gioco grossi interessi. Cosa c'è di così prezioso in quei fondali e chi è tanto malvagio da non esitare a uccudere purché il segreto resti inviolato?
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11


 
 
Dopo cena Xander lasciò gli altri e uscì sulla terrazza a godersi la deliziosa frescura della sera. Sperava di avere fatto capire che intendeva starsene solo, ma Julian lo seguì.

«Posso farti compagnia?» chiese gentilmente, quindi aggiunse senza dargli il tempo di rispondere: «Che magnifica vista.»

«Oh, sicuro», convenne lui con freddezza, cercando le parole giuste per informarlo che non intendeva tornare in Scozia, ma Julian lo prevenne di nuovo.

«Tu non hai voglia di tornare in Scozia, vero? Ho l’impressione di essere soltanto io a volerti nel mio aereo.»

Xander si acostò al muricciolo della terrazza e si sedette fissandosi le mani.
«Per amor del cielo, non te la senti nemmeno di guardarmi?» chiese Julian.
Xander rizzò la testa e, per la prima volta da quando si erano conosciuti, lo guardò in viso, scoprendo con immenso stupore che Julian gli stava rivolgendo un sorriso comprensivo. Julian da parte sua, scorse nelle profondità dei suoi occhi turchini un eccitante lampo di sfida.

«Oh, sì, signor Giarc, me la sento benissino di guardarla! E non ho difficoltà ad ammettere che il mio atteggiamento nei suoi confronti non è stato precisamente amichevole. Le chiedo scusa, perché lei non ha nessuna colpa di questa storia.»

«Ne sei proprio sicuro?» lo sfidò lui con un sorriso sornione.

«Voglio dire che non ho niente contro di lei, ma il suo arrivo mi ha colto alla sprovvista. Non l’aspettavo così presto.»

«Se fossi arrivato più tardi, saresti stato felice di vedermi?»

«Non esattamente. Vede, non so come spiegarglielo, ma…»

«Ma non vuoi partire con me. Be’, in questo caso devi soltanto dirlo, perché nessuno può obbligarti a seguirmi. Oppure sì?»

Julian non seppe mai perché avesse  rivolto quella domanda, ma capì subito che la freccia aveva colto nel segno. Xander si morsicò il labbro e distolse il viso, ma non prima che lui avesse visto le lacrime luccicargli  sulle ciglia.

«Non so quale sia il tuo problema, ma sembra abbastanza grave», osservò Julian con gentilezza. «Che cosa ne diresti se provassimo a risolverlo insieme?»

Commosso dalla sincerità del suo tono, Xander si girò a guardarlo con una sensazione di sollievo.

«Grazie», mormorò accennando un sorriso. «Io…» S’interruppe dal momento che Jury comparve sulla soglia della porta-finestra e si rivolse a loro.

«Ehi, voi due!» li chiamò allegramente. Sono arrivati il caffè e i liquori.»

«Veniamo subito», rispose Xander scendendo dal muricciolo.

Poco dopo, mentre Julian parlava con Jury. Tommy si avvicinò a Xander.

«Come l’ha presa, allora?» gli domandò sottovoce.

«Che cosa?»

«La notizia che non parti con lui. Ha…»

Per fortuna Xander non dovette rispondere all’imbarazzante domanda, perché in quel momento Jury e Julian si unirono a loro mentre Henrick deponeva le tazze e i bicchieri sul tavolino. In seguito tutti parlarono di Xanthos, di cui Julian non sapeva quasi nulla.

A causa dell’arrivo di Julian Giarc, quella sera non vi fu modo d’informare Riley della scoperta di Tommy.

 
Alla fine della serata, Julian suscitò qualche sorriso ringraziando il signor Notron per l’eccellente cena e dicendo che sarebbe andato a cercare alloggio in un albergo locale.

«Quale albergo. Julian?» rise Jury. «Be’, forse hai dormito in posti peggiori, ma in ogni caso non posso raccomandarti il pavimento della taverna!

«Certo non lo permetteremmo mai di alloggiare altrove», intorloquì Henrick.

«Qui lo spazio abbonda a sarò felicissimo di ospitarla.»


Quando Julian lo ebbe ringraziato calorosamente. Henrick gli chiese quanto tempo si sarebbe fermato sull’isola.

«Quando tornerà in Scozia? Credo che non abbia ancora discusso la data della partenza con Xander, ma spero non debba partire subito.»

«Lei è molto gentile, signor Notron» disse Julian riflettendo rapidamente. «Se devo essere sincero, non so quanto mi fermerò. Devo parlarne con i miei collaboratori e spero che domani mattina mi permetterà di usare il telefono.»

«Sì, certamernte, non ci sono problemi. Forse potrà convincerli a lasciarlo qui  per qualche giorno.

Il mattino seguente, come d’accordo. Jury, Ann e Tommy tornarono alla villa dopo colazione. Scoprirono con stupore che, per fare piacere a Julian, Xander l’avrebbe accompagnato a visitare l’isola prima della partenza.

«Così intende partire con lui?» domando Tommy incredulo.

«Pare di sì… o almeno, non ha detto il contrario», rispose Henrick. «Ma non sanno quando partiranno. Julian non è riuscito a comunicare con i suoi collaboratori, ma riproverà al suo ritorno dall’escursione. Adesso vieni nel soggiorno, Riley ci sta aspettando.

Xena fu chianata affinché descrivesse la sua parte nella scoperta del tempio. Sapendo che ormai tutti avevano intuito la natura del suo rapporto con Riley, la ragazza parlò con calma e sicurezza.

Rivolgendosi a Riley che ormai si era ripreso dal trauma, raccontò che era corsa a cercare aiuto e che Xander si era precipitato a chiamare Jury.

A quel punto Jury proseguì il racconto, raccontando che lui e Tommy, guidati da Xena, avevano trovato il pozzo di Riley era caduto.

«Abbiamo cercato dappertutto ma tu non c’eri, poi Xena e io siamo risaliti mentre arrivava quel frate. Ci ha detto che ti avevano trovato e portato al monastero.» Jury tacque un momento, poi aggiunse: «Ma Tommy non  era risalito con noi e aveva trovato qualcosa… qualcosa che siamo trornati a prendere.

 
Tommy depose lo scrigno di pietra sul tavolo.

«Abbiamo trovato questo», disse, mentre Riley lo fissava attonito.

«Dove? E di che cosa si tratta?»

Tommy descrisse le circostanze della scoperta.

«Non l’abbiamo ancora aperto», aggiunse Henrick. «Abbiamo deciso di aspettarti, perché sei stato tu a promuovere la ricerca. Ma adesso…»

Si avvicinò alla strana cassetta di pietra e Riley sbirciò Xena, che fece un entusiastico cenno di assenso. Henrick provò a tirare la parte superiore dello scrigno, ma il coperchio di pietra non cedette di un millimetro.

«Posso provare?» chiese Tommy, chinandosi sullo scrigno.

Ricordando che una pressione accidentale su un bassorilievo aveva spalancato una parte della parete sotterranea, ora tastò la superficie della cassetta di pietra premendo qua e là a casaccio. A un tratto, come per miracolo, il coperchio si alzò.

Tutti gli astanti emisero un sospiro di delusione quando videro il contenuto dello scrigno: una raccolta di sassolini.

Dopo un momento Tommy guardò gli altri con stupore, Quelle pietruzze non assomigliavano ai sassi che lui raccoglieva da bambino, apparivano coperte di segni e le più grandi erano scolpite in forma di persone, simili a minuscole bambole.

Bambole… giocattoli per Bambini? Tommy non riuscova a raccapezzarsi.

«Che cosa sono?» chiese confuso. «Voglio dire… non sapevo che cosa aspettarmi ma questi sassi mi sembrano un po’ deludenti.»

Vi fu una lunga pausa di silenzio, poi Riley disse:

«Queste pietre sono gemme sacre. Anticamente si riteneva che avessero dei poteri magici e aiutassero a realizzare i desideri.

«Sì, Riley ha ragione», convenne Henrick. «Non sono uno specialista come lui, ma so che questi “intaglios”, ossia gemme scolpite, proteggevano le antiche tribù contro la sventura ed erano tenute in grande consuderazione.» Guardò a turno ognuno dei presenti. «Sono sicuro che questo è il tesoro perduto di Romingua.»

«Credo che queste reliquie debbano essere restituite ai loro legittimi proprietari», asserì Riley con fermezza.

Tommy prese una pietra bluastra, sfaccettata come un diamante.

«Sì, ricordo che un professore ci ha parlato di queste gemme sacre. Nei musei sono tenute sotto chiave..» Tornò a rimettere la pietra nella cassetta. «Che cosa faremo. Allora?»

Sembrava che nessuno fosse in grado di proporre una soluzione, In fin dei conti con capitava tutti i giorni di trovarsi alle prese con un simile problema!
Finalmente Henrick si alzò e richiuse il coperchio della cassetta, quindi guardò gli altri con aria meditabonda.

«Dobbiamo riflettere», disse gravemente.  «Riley, credo che dovresti esaminare meglio queste gemme e decidere il da farsi.»

 
Anche il secondo tentativo di Julian di comunicare con il suo ufficio scozzese si rivelò infruttuoso.

«Non rispondono!» sospirò esasperato, rivolgendos a Henrick. «Forse sono tutti via per affari urgenti. Proverò a richiamare più tardi.»

«Quanto mi riguarda, può rimanere qui finché vuole», gli assicurò Henrick, quindi incoraggiò Xander ad accompagnare il loro ospite in un giro turistico per l’isola.

 Xander e Julian scesero al porto, lo attraversarono e presero il sentiero che s’inoltava nel bosco.

«Dalla cima della collina si gode una vista meravigliosa», Xander ma entrambi sapevano che non andavano là soltanto per  guardare il panorama.

Quando giunsero sulla vetta, indugiarono un momento a spaziare sull’imensa distesa azzurra del Mediterraneo. Il sole era caldo, il cielo sereno e soltanto il ronzio degli insetti e soprattutto il canto delle cicale turbava il profondo silenzio.

Julian sbirciò Xander con la coda dell’occhio, non sapendo bene come cominciare il suo discorso. Finalmente inspirò a fondo e si lanciò a capofitto.
«È venuto il momento di prendere una decisione, non credi? La notte scorsa ho riflettuto parecchio e mi è venuta un’idea.»

«Quale?» domandò Xander stupito.

«Un’idea per esonorarti dal seguirmi in Scozia, visto che proprio non vuoi partire.

«Che cosa vorresti fare?» 

Julian spiegò che aveva pensato di fingere che il suo ufficio gli avesse ordinato di volare subito a Cipro. Xander rifletté in silenzio e Julian chiese.

«Vuoi spiegarmi qual è il tuo problema? Se lo conoscessi, forse potrei aiutarti a risolverlo.

«Non è facile da spiegare,» mormorò lui.

«Sai una cosa?» osservò Julian, cambiando deliberatamente argomento per aiutarlo a rilassarsi. «Questo luogo mi ricorda la Scozia. Gli alberi, le colline, le rocce… Dove sei nato?»

«Vicino a Edimburgo,» rispose Xander. «Mio padre era un botanico, specialista in flora alpina. Voleva scoprire nuove specie e per questo ha conosciuto il fotografo Frank Elliot, che in seguito è diventato il mio patrigno.» Tacque un momento, offuscandosi in viso. «Adoravo mio padre e, quand’è morto…»

Gli s’incrinò la voce e si ricompose a fatica ma Julian comprendendo il suo bisogno di sfogare il dolore che si teneva dentro da troppo dentro, lo indusse a parlare ancora. Così Xander gli disse di suo padre, spiegando che gli voleva molto bene e che aveva soffeto immensamente quando lui era morto nell’Europa orientale sotto una frana, era andato a visitare la tomba  con sua madre e la polizia li aveva arrestati entrambe. Gli parlò della loro detenzione in Russia, della fuga, del matrimonio di sua madre con Frank, che aveva organizzato ogni cosa… e della sua attuale presenza all’isola.  

«Credo che la mia venuta a Xantos si possa definire una fuga», concluse.
«Per quale motivo sei fuggito?»

«Be’ temo che questo motivo non esista più», rispose Xander confuso.

Julian fu commosso dalla sua storia e Xander, da parte sua, si sentì sollevato dal fratello che l’aveva oppresso fino a quel giorno. Finalmente si era potuto confidare con qualcuno… con una persona che lo capiva! Ma entrambi sapevano che non si era aperto completamente. Non gli aveva parlato della sua relazione con Tommy, il vero motivo della sua venuta a Xanthos.

«Sbagliando s’inpara», lo consolò Julian con un sorriso. «In che modo posso aiutarti, allora?»

«Non… non lo so», mormorò Xander. «Temo che nessuno possa aiutarmi!»

«Oh, non dire sciocchezze, Xander» sbottò Julian esasperato.

Xander gli confidò il suo ultimo segreto e Julian l’ascoltò pazientemente.

«Capisco», disse alla fine. «Allora devo raccontare che mi hanno ordinato di volare subito a Cipro? Che non ti posso riportare in Scozia?»

«Non lo so», mormorò Xander.

«Be’, adesso dovrei tornare alla villa», dichiarò Julian. «Devo fare questa benedetta telefonata.

«Prima hai solamente finto di telefonare, vero?»

«Ebbene, sì, lo confesso. Volevo sapere che cosa ne pensavi della mia idea, e sto ancora aspettando…»

«Possiamo tornare alla villa. Rifletterò lungo la strada,» mormorò Xander.
Discesero la collina in silenzio. Quando giunsero alla strada costiera, Xander si fermò.

«Qui vicino c’e una taverna», disse a Juliani. «Vogliano andare a prendere un caffè?»

«Ottima idea», approvò lui, pensando che sotto il pergolato di una taverna, sorseggiando un ottimo caffè alla greca, avrebberro potuto mettere in chiaro parecchie cose.

 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             

 
 
 
   
 
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