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Autore: storiedellasera    26/06/2020    4 recensioni
Ho sognato qualcosa che vive nel bosco.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante siano passati molti anni dalla mia terrificante vicenda, la paura non mi ha mai abbandonato. Si è insinuata dentro di me, divenendo un tutt’uno con il mio spirito.
La consapevolezza che esiste qualcosa di innominabile nel nostro mondo mi ha condannato a una paranoia senza fine.

Tutto iniziò quando ero ancora un ragazzino e vivevo nella piccola cittadina in cui ero nato.
Era un luogo situato molto a nord e per questo le giornate erano spesso grigie e fredde. Vicino alla città sorgeva una fitta e antica foresta.
Ammaliato, passavo le ore a osservare dalla mia camera gli alberi intrecciati tra di loro e le spettrali ombre che proiettavano.
Quel paesaggio, così oscuro e misterioso, esercitava su di me una potente e terrificante malia. Ogni volta che fissavo a lungo la foresta, la parte più recondita della mia anima mi sussurrava di recarmi in quel luogo e di scoprire cosa si celava al suo interno.
Nonostante tale tentazione, la mia razionalità mi ordinava di restare in casa.
Ma quando calava il sole, la foresta assumeva una forma così spaventosa che non riuscivo più a guardarla.
Chiudevo le tende della mia camera e mi rifugiavo sotto le coperte.
Durante le notti, la paura calava su di me come una bianco spettro e sussurrava alla mia immaginazione degli incubi inenarrabili.
Incubi che -grazie al Cielo- sono riuscito a rimuovere quasi del tutto.
 
Nei miei sogni tormentati, quel poco che ricordo, vedevo strane ombre danzare al limite della foresta. Erano sagome oscure, umane solo in parte.
Lupi evanescenti mi fissavano tra gli alberi. I loro piccoli e scintillanti occhi comunicavano tutto il crudele intento di quelle fosche bestie.
Uomini fatti della stessa materia del buio restavano appostati dietro le querce più antiche, in attesa di un mio movimento.
E nelle notti più scure e terrificanti, potevo persino sentire una triste melodia elevarsi dalla foresta.

Ogni mattina mi svegliavo con un senso di ansia e paura… che lentamente scemava durante il corso della giornata.
Con il passar del tempo però il terrore nei confronti della foresta divenne più grande.
Questo perché riuscì a scoprire diversi angoscianti racconti a proposito di quel luogo. Storie antiche, risalenti anche a diversi secoli fa, riguardanti strani uomini avvistati tra quegli alberi e misteriose sparizioni di viandanti e boscaioli.

Dopo quelle scoperte, gli incubi si fecero più spaventosi.
In una notte buia vidi diversi esseri ergersi su due zampe e uscir fuori dalla foresta. Camminavano verso  la mia casa, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa.
Quando uno di loro si affacciò alla mia finestra, lanciai un urlo così forte da svegliare tutta la mia famiglia. Il grido spazzò via dal mio corpo il torpore del sonno e fu allora che ebbi il dubbio di non essermi mai addormentato in quella tremenda notte… e che l’incubo non era un incubo.

Le notti seguenti non riuscii a dormire poiché avevo la sensazione di essere osservato da qualcuno nascosto nella mia camera.
La mia atterrita coscienza urlava dal profondo del mio animo. Diceva che un estraneo, non del tutto umano, era entrato in casa.
Il mio stato d’animo peggiorò quando scoprii che anche altre persone della mia città erano preda di incubi simili ai miei.
Nessuno voleva confidarsi con me, probabilmente per non traumatizzarmi, ma qualcosa riuscii a scoprire: persone di diversa età sognavano strane figure camminare nel buio della loro casa.
Figure ricurve, simili a uomini deformi, che vagano nel buio più totale alla ricerca di qualcosa o di qualcuno.

-.-.-.-.-

L’incubo più spaventoso venne durante una notte di luna piena.
Sognai di vagare tra quegli alberi maledetti e di aver smarrito la strada di casa.
Solo i raggi di pallido avorio illuminavano la foresta. La tenue e gelida luce sembrava rivelare spettri e creature attorno a me.
Rammento il mio terrore mentre tentavo di fuggire.
Urlai ma nessuno rispose.
Con me non avevo nulla: non un telefono, una torcia o un'arma. Indossavo abiti su un cappotto rosso fuoco.

Corsi per molto tempo ma il paesaggio attorno a me non mutava.
Vi erano solo alberi dai rami scheletrici e ombre… ombre che si muovevano.
Allora pregai alle nuvole di occultare la luna, poiché non volevo vedere cosa mi stava braccando in quella foresta. Avvertivo chiaramente la presenza di più cose accerchiarmi.
Il mio terrore alimentava la loro frenesia.
Ogni piccolo rumore atterriva la mia anima e non avevo alcun ardore per voltarmi e guardare.

Inciampai su una radice… o forse una mano ossuta mi aveva afferrato una caviglia …non saprei dire cosa fosse stato. Finii a terra e allora il terrore riuscii a possedermi.
Non fui più in grado di rialzarmi. Indietreggiai strisciando fino a urtare un albero.
In quel momento le ombre attorno alla mia persona si fecero più nere e al loro interno sentii qualcuno avanzare verso di me.
Una mano gelida come la morte si posò sulla mia spalla.
Mi prese e, come se non avessi più alcun peso, iniziai a fluttuare a mezz’aria. Non ero più in grado di vedere il mio corpo, i miei abiti e il mio cappotto rosso fuoco.
Non ero più in grado di muovermi, chiunque mi avesse preso mi trasportava senza alcuno sforzo. Ero inerte e in balìa di quell’oscura volontà.
La "cosa" iniziò poi a trascinarmi verso il basso. Oltrepassammo la terra senza alcun problema.
Dopo una lunga discesa verso l’abisso, rammento solo urla e denti famelici attorno a me.

Mi svegliai sudato nel mio letto e per molto tempo non fui in grado di muovermi o parlare. Non fui capace di raccontare il mio incubo e feci ogni cosa per fingere di non averlo mai fatto.
Con il tempo i sogni si fecero sempre più rari, fino a sparire del tutto.
Passarono gli anni e dimenticai gran parte di quelle tremende visioni oniriche.
Mi trasferii altrove ma di tanto in tanto tornavo in città per far visita ai miei genitori.
Quando morirono, ereditai i loro averi.

Durante le sere, quando restavo solo, avevo nostalgia dei miei cari, così sfogliavo gli album dei ricordi. Mia madre aveva collezionato moltissime foto, anche di quando era bambina.
Una di quelle fotografie la ritraeva, in un giorno d’autunno, insieme a un gruppo di guardiacaccia, tutti abitanti della mia vecchia città. Gli uomini si erano messi in posa per la foto: portavano fucili con cinghia a tracolla, berretti neri, scarponi, pantaloni mimetici e cappotti rosso fuoco.



   
 
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