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Autore: FDFlames    28/06/2020    0 recensioni
La Valle Verde era sempre stata un luogo pacifico, abitata da persone umili e semplici - contadini, pastori e mercanti. Ma è proprio la loro ingenuità che il malvagio Lord Vyde intende sfruttare.
Stabilitosi all'estremo ovest, è riuscito ad unire i clan belligeranti sotto l'unico simbolo e nome di Ideev. E ora gli Ideev, come edera su un albero, si arrampicano sulla Valle Verde, soffocando la vita e la libertà.
Aera non intende sottomettersi. Spinta dal suo coraggio, dall'amore per il suo clan, e dal desiderio di giustizia, decide di intraprendere un pericoloso viaggio, che la porterà dritta nella tana del suo nemico. Ed è disposta anche al sacrificio, pur di restituire al suo mondo la libertà.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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Capitolo Diciassette

Alla fine, i due ragazzi non avevano parlato molto, e con il clima che si era venuto a creare, ad Aera non sembrava il caso di fare certe domande.
Reyns sembrava estremamente turbato dalla morte di Gatto, nonostante la sera prima si fosse mostrato quasi sollevato dall’episodio. Probabilmente stava solo recitando la sua parte – fin troppo bene, come al solito, tanto da immedesimarsi nel personaggio al punto di diventare esso, e quindi essere realmente turbato. Per tutto il tempo, il ragazzo non aveva fatto altro che tenere lo sguardo fisso verso il suolo, formulando ipotesi nella sua mente sul perché un Ideev dovesse uccidere un suo compagno. C’era sicuramente più della vendetta. Quei due avrebbero eliminato tutti, e ancora lui non capiva la ragione.
A un certo punto, Aera decise di farsi coraggio, e di avvicinarsi a Reyns per chiedergli qualcosa, qualunque cosa; voleva solo che la smettesse di camminare in silenzio. Un po’ si vergognava, come se distoglierlo dai suoi pensieri, disturbandolo, equivalesse a un torto che il ragazzo non avrebbe perdonato, ma si disse che quei suoi pensieri erano sciocchi e dettati dalla timidezza, che cercava ogni scusa per spingerla a restare in silenzio. Non ascoltò se stessa, e si rivolse a lui.
«Reyns,» iniziò a dire, e il ragazzo si voltò, guardandola con quei suoi occhi castani, che apparivano quasi dorati, alla luce del sole, come se avessero perso le loro rare sfumature amaranto. «Dopo quanto è successo, credi che dobbiamo dirci in pericolo?»
Il giovane mostrò degli occhi tristi e colpevoli, poi abbassò lo sguardo, tornando a fissare il sentiero.
Aera, imbarazzata quando si ritrovò ad osservarlo senza che lui le ricambiasse lo sguardo, prese a guardarsi intorno, senza riuscire a spiegarsi il motivo di quella luce nei suoi occhi.
Erano circondati dal verde. Alberi che toccavano il cielo dai cui rami pendevano frutti di un giallo scuro li guardavano dall’alto, mentre da sotto si affacciavano dei fiori viola e rossi ricoperti di gocce di rugiada. Il sole era appena sorto nel cielo, e il gatto trovato da Ridd, che avevano deciso di chiamare proprio Gatto, li stava ancora seguendo.
Aera stava per allungare il passo e fingere di non aver mai chiesto niente a Reyns, quando questi le rispose: «Temo di sì.»
«Pensi che siano stati i due di ieri mattina?»
«Probabilmente.»
Reyns dava risposte di poche parole alle domande di Aera, che arrivò alla conclusione che il ragazzo doveva essersele già poste tutte.
Allora gli pose l’ultima, grande domanda, quella sulla quale avrebbe avuto ancora da ragionare: «Perché un Ideev dovrebbe uccidere un suo compagno?»
«Non lo so,» fu la risposta, «Non ne ho idea, non riesco a capire...»
«Non potrebbe essersi trattato di un tentativo di rapina finito male?» ipotizzò la ragazza, anche se riteneva improbabile che fosse andata in quel modo.
«Se un Ideev deve arrivare a rapinarne un altro, significa che non ha più niente, quindi perché non rubare il coltello alla vittima, invece di lasciarlo lì?»
Aera lasciò passare qualche momento di silenzio.
«Neanche io riesco a capire.» disse, poi.
Ci stavano girando intorno, ma entrambi avevano una brutta, bruttissima sensazione, riguardo all’assassinio di Gatto.
«E se fosse colpa mia?» chiesero all’unisono.
«No, tu non hai fatto niente di male, Aera!» cercò di consolarla il giovane, prendendole le mani.
«Ma forse quei due pensavano che fossi la ragazza che stavano cercando, che la principessa Orientale fossi proprio io...»
«No!» la zittì Reyns, prendendola per le spalle, «No, non è così. È a causa mia.» abbassò lo sguardo, carico del senso di colpa, poi cominciò a spiegare: «La notte in cui Daul e Gatto avevano sentito quel rumore, c’era davvero qualcuno.»
«Quei due, giusto?»
«Erano in tre.» rivelò il ragazzo.
Aera comprese che la sua paura era fondata, ma nascose la sua disapprovazione per la scelta compiuta da Reyns di togliere la vita a quel terzo Ideev – con tutta probabilità, più che di una scelta, si era trattato di un istinto.
«Solo che...» tentò poi di continuare il giovane, «Io ero stato incaricato...» mentì, «Mi ero offerto di...» si corresse, «Vegliare su di te.»
Si voltò dall’altra parte. Stava arrossendo, e non voleva che Aera lo notasse.
«E quindi perché è successo... Ciò che penso sia successo?» chiese invece la ragazza.
«Ecco, io...» tentò di inventarsi una scusa plausibile, ma capì ben presto di essere costretto a dire la verità, anche prima che Aera ponesse la sua domanda, senza più giri di parole.
«Perché l’hai ucciso, Reyns?»
Il ragazzo sospirò, distrutto.
Sapeva ciò che aveva fatto, aveva le sue ragioni, ed era anche sicuro che Aera le avrebbe comprese, ma il fatto che gli venisse ricordato con quelle parole esatte quale fosse stato il peso del suo gesto, del suo istinto che l’aveva obbligato a proteggere se stesso e soprattutto Aera... Quello faceva male.
«Quell’Ideev, non so nemmeno quale sia il suo nome,» si rese conto. Nella sua mente la sua vittima corrispondeva a un’immagine, una visione cruda e sporca, insanguinata, in punto di morte, ma non a un nome. Si vergognò ancora di più. «Aera, quell’Ideev voleva uccidermi! Io l’ho semplicemente preceduto. Perché chi fa del male a me e mi rende incapace di difendere me stesso, mi rende anche incapace di proteggere te. E io devo proteggerti, Aera.»
Aera sentì come se un fuoco le si fosse acceso nel petto, sentendo Reyns pronunciare quelle parole. Era davvero così importante, per lui? Reyns sarebbe stato davvero pronto ad uccidere per lei?
Per quanto sembrasse immorale, avrebbe voluto ringraziarlo, ma non ne ebbe il tempo, che il giovane continuò: «Guarda cosa ho trovato, poco fa,» disse, estraendo dalla tasca una foglia di edera di colore rosso. «Sai che cosa significa, questa, per gli Ideev?»
Aera fece di no con la testa.
«Tradimento.» si intromise Venam, togliendo le parole di bocca a Reyns. «Significa tradimento, e voi due, ieri sera, avreste potuto essere dovunque, mentre noi quattro eravamo in giro per il paese.»
«Non starai insinuando...» iniziò a dire Aera.
Venam strappò di mano la foglia di edera a Reyns, prese il gambo fra le dita della mano destra e la osservò, come a studiarla. «Questa foglia, per gli Ideev come noi,» accentuò, per distinguere se stesso, Ridd e Daul dai due ragazzi, «È simbolo di un tradimento imminente. Daul vi terrà d’occhio molto da vicino, giusto?»
«Sono stati i due Ideev di ieri mattina!» ribatté l’uomo, «Questi due marmocchi non c’entrano!»
«E come puoi esserne così sicuro?» domandò Venam.
«Perché Reyns quella foglia me l’ha mostrata ieri.» mentì, per proteggere il ragazzo.
Lui e Aera capirono di dover stare al gioco, e mostrarono a Venam la loro espressione più convincente.
Il capoclan lasciò andare la foglia di edera, e attese che essa raggiungesse lentamente il suolo, dopodiché tornò a guidare il gruppo. Non riuscì a ribattere, questa volta.
«Grazie.» bisbigliò Aera a Daul.
«Sei davvero così sicuro che si tratti di quei due?» gli chiese poi Reyns.
«Gatto era stato il primo a sospettare di essere spiato,» spiegò l’uomo, «Probabilmente aveva capito chi erano quei due, e loro l’hanno ucciso prima che potesse dirlo a qualcuno.»
«In effetti, non è un’ipotesi da scartare.» dovette ammettere il ragazzo.
Aera venne invece travolta da un dubbio: «I membri del vostro clan, erano davvero stati eliminati? Tutti quanti?»
«Sì,» rispose Daul, con un’espressione triste, «Sono morti tutti, davanti ai nostri occhi. Eravamo un clan piccolo, quindi ci conoscevamo tutti. Eravamo come una famiglia.»
Aera si rivide in Daul, e ascoltò anche con il cuore, più che con le orecchie. Forse fu un errore.
«E, anche se a guardarlo non sembrerebbe, Ridd non si è mai ripreso dalla perdita...»
«Tutti noi abbiamo perso qualcuno di importante,» lo interruppe Reyns, «Ma dobbiamo farci forza, e andare avanti anche per loro.»
Daul annuì.
Aera si rese conto di dover ringraziare Reyns; si stava facendo catturare dalle parole di Daul, e questo avrebbe potuto metterla in difficoltà nel momento in cui, probabilmente, lei e Reyns avrebbero dovuto scontrarsi come minimo verbalmente con i tre Ideev rimasti, quando avrebbero raggiunto la fortezza di Vyde e sarebbe stato inutile tentare di nascondere il vero scopo del loro viaggio verso il Lago Rosso. Se Aera si fosse affezionata a quei tre, sarebbe stato disastroso.
Reyns aveva capito di doverla aiutare a rimanere lucida, ed era bravo a farlo: le sue parole, con il potere di incantare, non avevano effetto solo su Aera, ma su chiunque parlasse con lui.
«Controllavamo la zona nord-orientale, vicino alle Montagne, ma ricordo che l’accento di quei due era di un’altra zona.» riprese a dire Daul.
«Sì, lo ricordo anch’io,» si intromise Ridd, «Uno di loro, quello più alto, aveva un marcato accento meridionale.»
«Meridionale, dici?» si preoccupò Aera, «E se fosse qualcuno del mio clan?»
«Già, forse fanno parte del nostro clan!» concordò Reyns, marcando l’aggettivo nostro per ricordare ad Aera che, nella parte che stavano recitando, venivano entrambi dal clan Knej. «Forse allora si tratta davvero di qualcuno che vuole vendicarsi della nostra scelta di unirci agli Ideev.»
«Ehi, ehi, ragazzino!» lo fermò Ridd, «Prima di tutto, anche quei due sono Ideev, quindi non vedo come mai dovrebbero prendersela con voi. Siete tutti Ideev, ora, quindi...»
«Ipocrisia.» rispose Reyns, interrompendo l’uomo. «Loro si sono uniti agli Ideev, ma sono dei traditori, quindi pensano di avere ancora una dignità, mentre ne ritengono noi privi. Non si rendono conto di aver gettato via la loro nel momento in cui si sono dichiarati dei fantasmi, morendo come membri di qualche clan e non essendo mai nati Ideev.»
Tutti furono colpiti dalle parole del ragazzo, e soprattutto Aera, dato che Reyns aveva definito ipocriti persone come erano loro due, visto che erano loro i veri traditori. Ma disprezzare con orgoglio coloro che siamo è un ottimo modo per convincere chi ci ascolta che in realtà siamo qualcun altro.
«Comunque,» riprese Ridd, dopo una breve pausa per comprendere appieno il significato delle parole del ragazzo, «Resta il fatto che, anche se l’accento è chiaramente meridionale, il sud è grande.»
«Lo so,» rispose Aera, «Ma non tutti i membri del nostro clan sono morti. Alcuni si sono uniti agli Ideev, quindi forse si tratta proprio di loro.»
Le sembrava di poter distinguere senza problemi i nomi dei due che non si sarebbero uniti agli Ideev per nulla al mondo: Ikaon e Neal. E dato che lei stessa era viva mentre Zalcen e Aniène purtroppo no, questo la lasciava con ventisette possibili candidati. Utilizzando il metodo insegnatole da Zalcen per risolvere qualsiasi problema del genere, eliminò a poco a poco i nomi di chi era meno probabile che avesse cercato vendetta: gli altri bambini del clan, le donne che volevano bene ad Aera come fosse figlia loro, e alcuni uomini che avevano dimostrato fedeltà molto più di altri. Rimaneva con una decina di nomi.
Pensando a chi era stato ucciso, però, si rese conto che, il giorno in cui era partita per l’ovest, aveva notato solo il corpo di Ikaon. Era anche vero che poi aveva deciso di distogliere lo sguardo.
Sapeva troppo bene che Neal avrebbe fatto qualsiasi cosa per quel clan, e non era di certo uno dei traditori che avevano condotto il clan Knej in quel vicolo cieco. Neal avrebbe accettato di morire con un sorriso, piuttosto che continuare a vivere sotto un cappuccio.
***
Quando ormai si erano addentrati nel Bosco di Yede, i viaggiatori notarono i due Ideev della mattina precedente sul sentiero, proprio davanti a loro. Entrambi portavano il cappuccio calato sulla fronte, e si esibivano nella stessa posa del primo giorno in cui li avevano incontrati, mostrando il simbolo Ideev.
Li avevano aspettati?
«Ci dispiace, per la morte del vostro compagno.» iniziò a dire quello più alto.
«L’avete ucciso voi!» li accusò Daul.
«In effetti, è così.» confessò Kired, senza la minima esitazione. «E se non volete fare la stessa fine, vi conviene consegnarci la ragazza.»
Aera si sentì sprofondare; era quindi stata proprio lei il movente dell’omicidio di Gatto?
I membri del gruppo si cercarono l’un l’altro con lo sguardo, senza sapere che cosa fosse meglio dire.
A quel punto, Reyns si fece avanti.
«Non avete bisogno di lei.» disse, ponendosi tra Aera e Kired. «In più,» aggiunse, fingendo di essere profondamente offeso, «Questa è una mancanza di rispetto. Infatti, sospettando che questa ragazza vi stia mentendo, sospettereste anche di me, dato che ci siamo uniti agli Ideev lo stesso giorno e veniamo dallo stesso clan.»
«Davvero? E da quale clan verreste?» lo sfidò Kired.
«Clan Knej.» risposero i due ragazzi all’unisono.
Kired borbottò qualcosa sottovoce, ma non venne udito. «Sarà, ma gli ordini sono ordini,» si giustificò, «E noi abbiamo il compito di condurre qualunque ragazza venga dall’Est alla fortezza di Lord Vyde.»
«Ci sta già andando, da Vyde.» si intromise di nuovo Daul.
Kired ridacchiò.
«Proprio quello che ha detto il tuo amico.» ricordò l’Ideev più alto, «Non è vero, Kired?»
«Già...» concordò il giovane.
All’udire pronunciare quel nome, Reyns ebbe un colpo al cuore. Gli era stato detto che un certo Kired, che veniva dal nord, fosse uno degli Ideev più fidati di Vyde. Per questo il Lord aveva deciso di affidare a lui l’incarico della principessa.
«Lo sapevo, l’hai ucciso tu, sporco assassino!» urlò Daul.
I due Ideev scoppiarono in una sonora risata. Daul stava per saltar loro addosso, ma Reyns lo fermò.
«Kired...» iniziò il ragazzo, rivolgendosi all’Ideev, «Non penserai di essere davvero l’Ideev più qualificato per portare a termine un compito del genere! La principessa si nasconde, e lo sai bene. Se continui a perdere tempo correndo dietro a ragazze così,» indicò Aera, che si trovava dietro di lui, come a volersi nascondere, «Un Ideev migliore di te ti precederà.» concluse con un sorriso malizioso.
Kired, sorprendendo anche il suo stesso compagno, controllò la sua rabbia e rispose al fuoco senza oltrepassare il limite, ma ripagando semplicemente con la stessa moneta. Di solito, questo modo di agire porta più soddisfazione.
«Reyns...» si rivolse a lui.
Di nuovo, fu come se il cuore di Reyns si fermasse, per un momento, ma non lasciò trapelare nemmeno l’ombra della sua preoccupazione. Quando o dove Kired avesse sentito pronunciare il suo nome era tutt’altra storia; ora ciò che era importante era dimostrare sicurezza.
«Ricorda soltanto che se io sono qui e, come tu stesso hai detto, non sono il migliore degli Ideev al servizio di Vyde, quello che è davvero il prediletto del nostro Signore potrebbe avermi già superato. Potrebbe consegnare la principessa da un momento all’altro, sempre che non l’abbia già fatto.» continuò il cacciatore.
Sperava che Reyns se la sarebbe presa, che avrebbe preteso di essere il migliore degli Ideev e che la principessa si trovava alle sue spalle? No, questo era ciò che Kired avrebbe voluto, ed era ben lontano da ciò che Reyns avrebbe fatto. Perché se avesse detto che la principessa Orientale era proprio Aera, Kired e il suo compagno avrebbero avuto un motivo valido per portargliela via.
«Infatti, proprio per questo vi consiglio di sbrigarvi, mentre noi dobbiamo semplicemente recapitare informazioni di poco conto. Lasciateci fare il nostro lavoro.» disse, quindi.
Questa volta fu Kired a venire fermato dal compagno, mentre stava per sfoderare il pugnale e piantarlo nel petto a Reyns. La sua capacità di contenere la rabbia sembrava essere molto limitata.
«Comunque vi volevamo ringraziare.» disse con voce calma l’Ideev più alto, «Per le indicazioni che ci sono state fornite dal vostro compagno sull’attuale posizione della principessa, s’intende. Stiamo andando a est.»
Sul volto di Daul, Ridd e Aera si dipinse lo stupore, su quello di Venam l’odio, mentre Reyns rimase perfettamente calmo, o almeno questo fu il lato di sé che mostrò agli altri.
Dopodiché i due Ideev si incamminarono a passo svelto verso est, e il gruppo rimase fermo per qualche momento a guardarli mentre se ne andavano.
Aspettarono che fossero abbastanza lontani per poter parlare senza essere uditi.
«Gatto ha rivelato qualcosa sulla principessa?» si chiese Daul.
«Se l’ha fatto, se l’è inventato di sana pianta!» esclamò Venam, «Noi non ne sappiamo assolutamente nulla. Hai detto bene, Reyns, chiunque sia l’Ideev migliore starà già lavorando a questo proposito, e non sono fatti nostri.»
«No, è ovvio che Gatto non abbia detto nulla.» rifletté Reyns, «Di certo quei due non gli avrebbero creduto. Possono avere tutti i difetti del mondo, ma non sono stupidi. Penso che vogliano organizzare un’imboscata, farci credere che se ne siano andati. Ma torneranno. Meglio tenersi pronti.»
«Allora qualcuno dovrà stare di nuovo di guardia...» disse Venam, spostando lo sguardo su Ridd.
«Oh, no, io no, ti prego!» lo implorò l’altro, «Lo sai che non riesco a camminare, se di notte non dormo!»
«Lascia stare, Ridd,» disse Daul, mettendogli una mano sulla spalla, «Farò io il turno di guardia. Dopotutto, credo che difficilmente riuscirei a dormire.»

 
   
 
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