Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: mgrandier    30/06/2020    12 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
5 - … rigore
 
(Un tardo pomeriggio di metà aprile)
 
Lasciato il complesso dell’università, Yuki percorse a passo sostenuto il tragitto secondo le indicazioni avute da Genzo. Si accomodò la sciarpa attorno al collo, allacciandosi per bene il cappotto, perché l’aria di Amburgo era tagliente nonostante la primavera fosse già iniziata, almeno sul calendario.
Si sentiva di ottimo umore: la giornata al campus era stata proficua e le lezioni interessanti, eppure il momento di lasciare la scuola le era parso non arrivare mai, perché il pensiero di quella sorta di appuntamento al campo si era ripresentato costantemente, facendosi largo tra ogni altro. Controllò l’ora e poi frugò nello zainetto, per estrarne il cellulare e cercare rapidamente uno degli ultimi contatti chiamati. Dopo alcuni squilli, la voce di Tsubasa rispose con il consueto entusiasmo.
- Pronto! –
- Ciao, campione! Tutto ok? – gli chiese allegra, continuando a camminare spedita, lanciando occhiate veloci al nome del viale che aveva imboccato.
- Tutto benissimo, Yuki, come sempre. – rispose lui tranquillo, un vociare lontano in sottofondo – Tu piuttosto, cosa stai combinando? La tua voce mi arriva disturbata … -
- Sono per la strada e sto facendo del mio meglio per riparare il microfono dall’aria … - spiegò – Indovina dove sto andando! –
- A quest’ora, direi che stai rientrando a casa; tuttavia, non me lo avresti chiesto se fosse così scontato … giusto? – buttò lì Tsubasa – Facciamo che mi arrendo, tanto finirai per dirmelo comunque. –
- Esatto. – confermò – Beh, raggiungo Genzo all’allenamento! Mi ha detto che avvisa il custode perché mi faccia passare … -
- Cosa?! – fece lui incredulo – Ho sentito bene? Il SGGK ti fa entrare al super blindato campo degli allenamenti? Ma è impazzito? –
Yuki soffocò una risata alla reazione del fratello – Tranquillo … non assisto agli allenamenti super segreti dell’Amburgo! E’ solo che avevamo pensato di fare una passeggiata in centro, prima di cena e così risparmiamo un po’ di tempo. D’altra parte il campo degli allenamenti non è troppo distante dal mio dipartimento. –
- Ma certo … – convenne Tsubasa accomodante – Fai bene ad approfittarne per vivere un po’ la città. Ma dimmi, sinceramente, come ti trovi a casa di Wakabayashi? Ci sentiamo sempre quando c’è anche lui e non ho mai occasione di chiederti nulla … -
Yuki attese qualche istante, controllando di poter attraversare la strada e poi gli rispose – Non devi preoccuparti, Tsubasa: sono in ottima compagnia, davvero. Non avrei potuto stare meglio. Genzo è molto riservato, certo, ma anche estremamente gentile e mi lascia la massima libertà anche se sto in casa sua; io ho tentato di partecipare alle spese, di riempire la dispensa … ma è stato irremovibile … e non riesco mai a sdebitarmi! -
- Se è vero che conosco Wakabayashi, non ti farà assolutamente pesare nulla, puoi starne certa … -
- No, assolutamente, lui mi fa sentire davvero a casa … - confermò – Beh, comunque cerco almeno di rendermi utile: per esempio, quando posso cucino … anche per evitare di sottopormi ai suoi esperimenti culinari, in realtà, - aggiunse ridendo - ma sto davvero bene. –
- Beh, se ha resistito quasi due mesi, evidentemente ormai si è abituato alla presenza della peggiore sorella del mondo! – la provocò allora.
- Grazie davvero, Tsubasa … mi mancava la tua ironia! Comunque, ti chiamavo anche per un’altra cosa … -
- Cioè? – chiese allora incuriosito.
- Hai sentito Sanae, di recente? – s’informò allora Yuki, dritta al punto, cogliendo un istante di esitazione dall’altro capo.
- Sanae? – chiese di rimando Tsubasa, apparentemente guardingo – Ehm … no. Perché? –
- Tsubasa, non fare l’idiota. – lo riprese allora lei – Mi ha contattata nei giorni scorsi per sapere da me come tu stia. – spiegò con tono piatto – La stai ancora evitando? –
Yuki udì uno sbuffo vibrare attraverso il telefono prima che il fratello riprendesse a parlare – Yuki, sai come stanno le cose; non ti ho mai nascosto nulla: io tengo immensamente a lei … ma non voglio metterla in condizione di essere impegnata e contemporaneamente sola ... –
- Ma così sta pure peggio! – lo rimproverò d’istinto alzando il tono della voce, per poi controllarsi, dopo aver notato le occhiate storte di qualche passante – Lei sta soffrendo comunque, Tsubasa: lo sento quando mi chiede di te e quando cerca di capire se frequenti qualche ragazza … -
Il silenzio dall’altro capo le confermò il fatto che lui stesso fosse in difficoltà; per questo Yuki prese un gran respiro nel tentativo di recuperare completamente la calma – Tsubasa … -
- Lo sai che non potrei mai frequentare un’altra ragazza, vero? – le chiese allora lui con un filo di voce – Lo sai che ho provato a togliermela dalla testa, ma proprio non ci riesco? Che è come se non avessi scelta? – soffiò ancora con sempre maggiore urgenza.
Yuki si fermò, la gente che sfilava attorno a lei, impegnata ad andare chissà dove, e le sue labbra si tesero appena in un sorriso, mentre sollevava il viso e riconosceva la sagoma del centro sportivo che le aveva indicato Genzo – E allora che senso ha soffocare tutto, Tsubasa, con l’unico risultato di stare male in due? –
Il fratello non rispose e lei riuscì ad immaginare la sua espressione, quella piega che gli arricciava la fronte sotto i capelli scuri e ribelli nei momenti importanti, anche in campo, nell’attimo prima che il calciatore liberasse da sé il campione. Lesse il suo silenzio, certa che avesse ormai compreso le sue parole, perciò decise di non andare oltre.
- Beh, io sono arrivata. Stammi bene fratellone! – lo salutò ritenendosi soddisfatta, sollevando lo sguardo e traendo un profondo respiro, prima di riprendere a camminare, diretta verso l’accesso al centro sportivo[i].
 
Era rimasta a bocca aperta, con lo sguardo fisso sul campo e l’attenzione legata a Genzo, quasi incapace anche solo di accorgersi degli altri sportivi presenti. Lo aveva individuato immediatamente, nonostante i numerosi giocatori intenti ad allenarsi, e non solo per l’abbigliamento che distingueva naturalmente i portieri dagli altri; perché anche nella cerchia dei portieri, riconoscerlo era stato sorprendentemente naturale. Nella postura tra i pali, quando attendeva il tiro che un compagno si apprestava a calciare durante un’azione di gioco, come nelle movenze quando camminava per lasciare il posto ad un collega, ritrovava le tracce del portiere che aveva conosciuto ragazzino e ammirava la bellezza del professionista ormai formato.
Che fosse alto, lo sapeva da tempo, perché aveva sempre notato come Genzo potesse guardare Tsubasa da sopra, quasi si trovasse sempre su un gradino, rispetto a lui; quanto fosse alto, lo aveva scoperto condividendo con lui il suo appartamento, quando, trovandoselo accanto, si era resa conto di arrivargli alle spalle e di riuscire a fissare comodamente le sue clavicole, anziché i suoi occhi; che fosse anche più alto di altri compagni, lo stava scoprendo in quel momento, osservandolo mentre discorreva serio con un altro giocatore con la sua stessa divisa.
Lo seguì con lo sguardo, mentre lui tornava in porta, riuscendo a scorgere la sua espressione concentrata e trattenne il fiato, scorgendo un altro giocatore, biondo e massiccio, posizionarsi al dischetto.
Rigori.
Era convinta che fossero parte peggiore dell’essere portiere e che rappresentassero molto più che una punizione, per un goal keeper, perché davano un estremo vantaggio all’altro … relegando il portiere a vittima designata di un goal già segnato.
Aveva immaginato che i portieri si allenassero in modo specifico proprio per i rigori, ma non aveva mai assistito ad un vero allenamento … o meglio, nelle occasioni in cui aveva seguito gli allenamenti da bordo campo, si era limitata a seguire quello di Tsubasa, per niente interessata al programma degli altri. In quel frangente, invece, si sentiva completamente attratta da ciò che stava avvenendo proprio lì, nella porta più vicina alla sua postazione riparata e non riusciva a governare la sensazione di vuoto che si era formata sotto lo sterno, avvolgendo le sue viscere fino a farle provare dolore sottile.
Si morse il labbro, concentrata come se lei stessa dovesse lanciarsi sulla palla, come se … 
Un fischio acuto la fece sobbalzare, fino a sbattere la fronte contro il vetro della porta attraverso la quale stava seguendo l’allenamento, quel tanto da farle perdere proprio l’attimo cruciale.
- E’ bravo, Wakabayashi. – la voce un po’ rauca del custode la fece sobbalzare di nuovo, mentre lei si massaggiava la fronte là dove aveva cozzato contro il vetro; Yuki si volse a cercarlo e poi seguì il cenno del suo capo, diretto verso la porta.
- Hai visto? Ha parato anche questa volta, persino ora che a tirare è stato Kaltz. Il tuo amico è il migliore, con i rigori. – asserì l’uomo, avvicinandosi a lei.
Yuki se l’era perso, purtroppo, quel rigore parato a Kaltz che, collegò rapidamente, doveva essere lo stesso degli inviti ad uscire la sera; ma riusciva ora a intuire i complimenti che un tizio, forse un allenatore, stava porgendo a Genzo, prima di farlo tornare tra i pali, evidentemente per altri rigori.
 – E non solo con quelli, in realtà – aggiunse poi il custode – Non capisco per quale ragione si ostinino a tenerlo ancora lontano dalla prima squadra. –
- Lui sostiene spesso di avere un pessimo carattere; ma non so se questa sia una valida motivazione, perché io non lo trovo affatto un caratteraccio, il suo. – Yuki sollevò le spalle, come se lo volesse giustificare, e provando una sottile soddisfazione nello scoprire come Genzo fosse visto da quest’uomo un po’ curvo, dai folti baffi bianchi, al di sotto dei quali si aprì un largo sorriso, mentre annuiva con il capo.
- Sei la sua ragazza? – le chiese a bruciapelo, per poi mettersi a ridere, in risposta all’espressione disorientata che doveva esserle apparsa sul viso.
– Scusa se te l’ho chiesto; non volevo metterti in difficoltà. Ho conosciuto Wakabayashi al suo primo ingresso qui con la squadra giovanile e credo di non essermi perso uno solo dei suoi allenamenti … - le spiegò bonario – L’ho visto crescere come uomo e come sportivo, insieme a molti dei suoi compagni; per me sono come figli, questi ragazzi! Ma a differenza degli altri, lui non mi ha mai chiesto di far passare una sola persona al varco di ingresso. Così oggi, quando mi ha parlato di te … -
Yuki si sentì sprofondare, come se il pavimento a scacchi si fosse aperto sotto i suoi piedi per risucchiarla in una voragine di imbarazzo; avvertì chiaramente le gote farsi vermiglie e le tempie pulsare, mentre un brivido saliva fino all’attaccatura dei capelli.
– Beh … io … Noi ci conosciamo da tanto tempo, in realtà. – cercò di spiegare – Mio fratello ha giocato con lui in nazionale e sono buoni amici; sono in città da febbraio per studiare e lui mi sta ospitando, aiutandomi ad ambientarmi. –
Si sentì soddisfatta della spiegazione data al custode; le pareva di aver superato bene quell’attimo di crisi che, non capiva ancora perché, l’aveva colta completamente impreparata a definire il suo ruolo a casa di Genzo. L’uomo al suo fianco annuì lento, senza staccare gli occhi dalla porta dove Genzo era messo sotto pressione da una serie di tiri ravvicinati, scagliati uno di seguito all’altro dal solito allenatore. Più lontano, il resto della squadra pareva ora occupato in altro, correndo a passo lento.
- Quindi sei tu il suo famigerato segreto? – sbuffò allora l’uomo ridendo sotto i baffi per poi spiegarsi meglio – Perché Hermann da un pezzo lo sfotte alla grande sostenendo che sia sparito dalla circolazione, perché non esce più con lui la sera; non che prima uscisse molto, a detta sua ... ma ora Kaltz proprio non sa darsi pace e racconta a tutti che Wakabayashi nasconde qualcosa di grosso in casa propria! –
Di nuovo, la prese quello strano brivido alle tempie e le parve che un nodo stretto le avesse chiuso la lingua, impedendole di rispondere a quell’ometto che, fin dal primo momento molto cortese e affabile, aveva sfumato il proprio iniziale silenzio avvicinandola e permettendole di scorgere un lato di Genzo che ancora non aveva avuto modo di conoscere: il Genzo dell’Amburgo, quello che era arrivato in Germania adolescente e aveva affrontato un mondo completamente nuovo praticamente da solo, con le sue sole forze; quello che per anni aveva solo intravisto ai raduni della Nankatsu, silenzioso osservatore, a cui non ricordava che nessuno avesse mai chiesto nulla della sua vita in Europa, data quasi per scontata, per uno come lui; quello che, si rendeva conto in quel momento, aveva investito tutte le sue energie nella sua passione per il calcio, con estrema determinazione e forza di volontà, ritagliandosi uno spazio riparato da sguardi indiscreti anche a costo di risultare asociale … spazio dentro al quale lui l’aveva incredibilmente accolta senza riserve proteggendola da tutto, in nome dei propri ideali. Un Genzo pragmatico e di poche parole, che poteva essere scambiato per scostante o solitario, e invece era semplicemente riservato e coerente con i suoi principi; il giovane uomo che beveva il tè nero, che amava i film Marvel, che odiava usare il phon dopo la doccia e che non sapeva ancora cucinare qualcosa di decente con le sue mani, nonostante vivesse da solo da un pezzo …
- Guarda, hanno finito. – osservò l’uomo, indicandole i movimenti sul campo, dal quale i giocatori si stavano allontanando svanendo oltre la porta di una costruzione poco lontana e Yuki annuì d’istinto, ritrovando la sagoma di Genzo e prendendo a seguirne i movimenti. Lo vide tornare a confabulare con l’allenatore e poi salutarlo con un gesto della mano, prima di incamminarsi con i compagni e di volgersi nella sua direzione, quasi la stesse cercando.
Istintivamente, aprì le labbra in un sorriso, poggiando i palmi aperti al vetro, mentre anche lui, che l’aveva individuata, la salutava, sollevando il cappello e chinando il capo verso di lei, sorridendole a propria volta. Continuò a seguirlo, finché con gli altri non scomparve in quelli che ipotizzò dovessero essere gli spogliatoi, per poi trarre un profondo respiro e voltarsi. Alle proprie spalle, trovò il custode in piedi al centro di quella specie di guardiola a ridosso della biglietteria; l’uomo, che la stava osservando con uno sguardo bonario tornò a sorriderle, e le si avvicinò posando delicatamente una mano sulla sua spalla.
- Vedrai che tornerà presto … - le sussurrò.
- Oh, ma io lo aspetto … non c’è problema: immagino che si faccia la doccia e … - si affrettò a rispondere lei; ma l’uomo scosse piano il capo, avvicinandosi ancora un poco e guardandola dritta negli occhi.
- Tornerà presto in prima squadra. –
 
- Perché ti hanno tolto dalla prima squadra? – gli chiese facendosi coraggio, approfittando di un attimo di silenzio, mentre lui sorseggiava tranquillo il suo tè tenendo le mani chiuse attorno alla tazza.
Se lo chiedeva da tempo, ma dopo la chiacchierata con il custode, le era sembrato ancora più importante comprendere cosa fosse accaduto. Perché Genzo non sembrava il tipo che attende pazientemente la propria occasione facendo la riserva e perché uno come lui, in seconda squadra, costituiva proprio una nota dissonante. Ne aveva sentite tante, in merito, da suo fratello e dagli altri della Nankatsu, prima del mondiale, ma non aveva mai dato troppo peso ad una questione che al contrario, in quel momento, era diventata un nodo da sciogliere.
Genzo, stranamente, parve ignorare la sua domanda, concentrato sul marchio di verde[ii] impresso sulla ceramica, e allora lei si morse le labbra tra i denti, pentendosi della domanda appena posta.
- No, scusami … - si affrettò a rimediare - … non volevo essere invadente … -
Lo vide però corrugare la fronte e poi sollevare lo sguardo verso di lei, un po’ di traverso, mentre le sue lunghe dita prendevano a far girare la tazza attorno al proprio asse.
- Te l’ho già detto che sono uno stronzo? – le chiese di rimando – Sì, insomma, che ho un caratteraccio? –
Lei annuì stringendo le labbra – Mi pare di sì. – confermò – Ma di solito non è sufficiente per giustificare il fatto di essere rimesso tra le riserve, soprattutto quando si ha un talento come il tuo. –
Le sue labbra si piegarono in un sorriso amaro – Il talento non basta. – affermò sicuro – Nel mio caso, con il mio ruolo, è necessario avere fermezza, visione di gioco perfetta, autorità nel guidare i compagni davanti alla porta ... –
- E’ il tuo ritratto, Genzo. – osservò allora Yuki – Non per niente sei rimasto il Capitano anche dopo aver passato la fascia a mio fratello. –
Genzo bevve un sorso di tè restando in silenzio, mentre lei osservava le sue labbra serrarsi e poi seguiva il movimento del pomo d’Adamo, scivolando con lo sguardo lungo il collo, fino all’apertura della sua camicia.
- Rispetto a Tsubasa, io ho un grande difetto. – riprese quindi lui, il tono della voce caldo e lo sguardo diretto, di chi ha ben chiaro ciò che sta affermando – Non ho sempre saputo affidarmi ai consigli del mister e ho fatto di testa mia anche quando non era il caso. –
Yuki si sorprese; posò la propria tazza di tè e obiettò - Ma con Mikami … -
Genzo annuì – Esatto: mi sono sempre fidato ciecamente del mister, finché era Mikami. Senza di lui, non ho saputo fare altrettanto con chi è venuto dopo. Pensavo di essere ormai al di sopra di tutto, ho peccato di superbia e ho fatto un casino. L’ho capito tardi e ne sto pagando il prezzo. –
Yuki non seppe staccare gli occhi da lui, dopo aver udito le sue parole, spiazzata dalla lucidità con cui aveva ammesso la propria colpa, affascinata dalla razionalità con la quale pareva aver affrontato il problema, la stessa con la quale, pensò, doveva mettersi tra i pali in attesa che il pallone si muovesse dal dischetto in un calcio di rigore.
- Non riesco proprio a immaginarti a fare una cazzata. – affermò infine lei – Non ti vedo a esplodere, a dare di matto o a mancare di rispetto … -
Genzo parve divertito, dalla sua uscita – Oh! Ne sono capace, eccome! – le spiegò poi – Non accade spesso, fortunatamente, ma tutto quello che ho dentro finisce per deflagrare in un momento, quando sono davvero fuori di me, e allora non ti consiglio di stare nei paraggi! –
- Ah certo … tipo questione Kojiro, giusto? – suggerì allora lei, assottigliando lo sguardo.
Lui annuì, divertito – Vedi che ormai mi conosci bene? –
- Forse, hai semplicemente bisogno di un punto fermo, Genzo. – buttò lì Yuki, tornando più seria – Un allenatore di cui ti fidi e con cui confrontarti; una persona che ti faccia stare tranquillo e che ti conferisca sicurezza; o magari qualcuno che semplicemente ti permetta di essere te stesso, nel rispetto delle regole ... –
- Disciplina e razionalità: le regole di rigore di mister Mikami. – mormorò Genzo, prima sollevare la tazza dal piattino – Sembri la sua erede, sai? – scherzò poi, cercando di soffocare una risata, nascondendo le labbra dietro la ceramica bianca; e Yuki non poté non unirsi a lui, in quel momento, ridendo con Genzo e cogliendo nei suoi occhi scuri un soffio di piacevole serenità, nonostante tutto.
 
[i] Esiste davvero un centro sportivo con campo di calcio poco distante dal campus universitario nel centro di Amburgo, ma non ho idea di come sia; sfrutto la location e la accomodo secondo le mie necessità, piazzandoci deliberatamente pure la sede degli allenamenti della società sportiva di Wakabayashi.
[ii] Il marchio di Starbucks

Angolo dell'autrice: e con questo, ho chiarito anche alcuni dettagli che ho rimescolato rispetto alla linea originale (questione Tsubasa-Sanae, per dirne una) e che spero non facciano ribaltare qualcuno sulla sedia.
Abbiate pazienza... anche se apparentemente si stanno ancora girando attorno, molte cose sono già cambiate e continueranno a cambiare!
Grazie a tutte le persone che hanno letto e a chi mi ha lasciato il suo commento: siete preziosi!
A presto
  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: mgrandier