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Autore: MelaniaTs    30/06/2020    1 recensioni
Sono One Shot sequel della Fan Fiction Agāpi gia ton Olimpou. Ogni capitolo o serie di shot sono un sequel dalla fine della storia a dove mi porta l’ispirazione
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gold Saints, Helena (Soul of Gold), Nuovo Personaggio
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Agapi Gia ton Olympou - Zeus Saga'
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Helena




PREMESSA: Sequel composto da one shot seguito di AGAPI GIA TON OLIMPOU. Tutti i personaggi hanno fatto un salto temporale di +3 per tutti quindi la guerra galattica inizierà il 1989 anziché il 1986. Gli eventi sono in ordine cronologico, l'arco narrtivo termina l'estate del 1990 (in contemporanea con Next dimension) PS ci sono pochi riferimenti a Saintia Sho che non abbiano intaccato la trama con il manga/Anime Originale; Quindi Saga non è MAI divetato Ares
ATTENZIONE: © delle Fanart prese in giro per il Web se le riconoscete come vostre basta che me lo facciate sapere e provvedo a inserire i credits
COPYRIGHT: Storia basata sulla saga del maestro © Masami Kuramada ©Saint Seiya; Tutti i diritti della serie sono del sensei, della Toei e della casa editrice Shueisha; Per le immagini © Michi Himeno © Shingo Araki;

 

"Mi chiamo Helena, anche se tutti qui in Grecia pensano io sia Tulip e basta. Seconda ancella di Aphrodite sono con la mia dea da quando avevo diciotto anni. Sembrano pochi se si pensa che no ventisei anni, a me sembra una vita, perché è ciò che ho dedicato ed amo rendere alla mia dea, che mi ama come fossi sua sorella. Io sono Helena e se vi va di sentirla questa è la mia storia..."

 

Grecia 26 agosto 1990 - Tempio di Zeus 

Tulip camminava per i corridoi del tempio di Zeus con ansia. Tutto era finito, la guerra contro Gea aveva chiuso tutti gli attriti che potevano esserci su in Olimpo. Aphrodite la sua dea era felice col suo amato e bellissimo marito, Saga di gemini l'heavenly warrior. Da quando lui era rientrato nella sua vita ella era ancora più bella, era raggiante come solo l'amore riusciva a rendere una donna. Felice con i suoi tre figli, i gemelli Eros e Anemone, in realtà il divino Anteros, e la piccola Harmonie. Ella era bella e felice più che mai, anche la loro  cara amica e sorella Giulia si era risvegliata dal male che la teneva prigioniera, non più succube di Gea, colei che si era rivelata essere la dea Bellona.

Era due giorni che ella era ritornata tra di loro e cercava di dedicarsi a tutto e tutti, di recuperare il tempo perso. Lei Helena poteva capirla, con la sua dea era stata la prima ancella che aveva conosciuto e sì, il bene che provava per Giulia era quasi lo stesso che provava per Aphrodite: amore allo stato puro.

Giulia, lo sapeva Tulip, voleva recuperare il rapporto con il marito, conoscere i suoi due figli che non erano più dei neonati, bensì due piccole pesti alle prime armi con le esperienze, i primi passi, le prime parole, il primo dentino... tutti momenti unici che stava perdendosi perché, come diceva Giulia, era stata talmente debole da consentire a Gea di soggiogare la sua mente. Ma sia lei, che la loro amata Aphrodite ed il divino Ares le dicevano che non era colpa sua cercando di consolarla. Non solo loro, ma tutti gli dei stessi non smettevano di ricordarle quanto la dea primigenia fosse stata forte e soprattutto non sola. Per sconfiggerla si erano dovuti alleare tutti loro dei Olimpi, quindi lei non aveva colpe. 

Ad andarlo a dire a Giulia che comunque cercava ancora un posto lì al tempio di Zeus. Lo aveva compreso l'amica che il tempo era trascorso inesorabile e che era stato il peggior nemico di tutte. Quindi correva Giulia in quei due giorni, dalla sua dea, dal marito, dai gemelli, dalla divina Athena a cui chiedeva scusa per averle mosso guerra, da Zeus ed Hera per aver abbandonato il loro figlio maggiore con due bambini da poco in fasce. 

Tutti le dicevano di stare tranquilla che presto tutto le sarebbe sembrato solo un brutto ricordo. E lei si rassegnava a ciò che erano stati gli eventi ed era stato il suo destino, cercando di recuperare i rapporti. 

Tuttavia Giulia non riusciva, il tempo era veramente stato poco in quel breve periodo dal suo ritorno e lei Tulip era insofferents, il cuore le si stringeva ed ogni volta che il suo sguardo incontrava la figura di Death Mask provava un tuffo al cuore. Rimpianto, senso di colpa e amore... non poteva permetterselo. Come non poteva più aspettare che la sua migliore amica trovasse del tempo per lei, per ritrovarsi nel tempo perso. 

L'alleato Gea le aveva fatto mettere da parte situazioni importanti che agli occhi divini potevano sembrare futili, ma non lo erano. Doveva partire ed andare via di lì.

"Cosa ti turba mia cara Tulip?" Chiese Hilda che in silenzio la osservava a sistemare in un vaso dei tulipani dai molteplici colori.

Tulip sollevò gli occhi verdi sulla regina di Asgard i e tornò indietro nel tempo, l'aveva subito accolta nel corteo di Aphrodite appena la sua dea aveva dato loro notizia. Era stata da lei che Rosa era andata a informarsi quando aveva deciso di farla divenire un'ancella.

Perché Helena anche veniva da Asgard e chi meglio di lei poteva raccontare di Hilda, del cuore che era bello al pari del suo aspetto fisico. Adesso comprendeva e tutto tornava agli occhi di Helena che era stata reclutata dal dea proprio tra le lande innevate. 

"Come siete arrivata fin qui?" Aveva chiesto all'epoca alla sua dea.

"Volevo conoscere il luogo dove cresce una persona a me cara." Le aveva risposto Rosa.

Adesso a distanza di tanti anni ella aveva compreso che Aphrodite si era riferita a Freya di Asgard, a quella sorella che non aveva mai abbracciato e non aveva mai potuto amare realmente. 

"Vieni con me! Entra nel mio corteo e vedrai che d'ora in poi il negozio di tua madre sarà sempre fornito di fiori freschi e bellissimi." 

Non aveva compreso Helena, il piccolo negozio floreale che gestiva sua madre era povero, molto. Ma era la sua passione ed ella non sapeva fare altro anche se in quelle terre gelide erano pochi i fiori che potesse trovare e vendere.

Rosa Diás le aveva promesso questo, un posto fiorito e del denaro fisso alla sua famiglia che potesse permettere ai suoi genitori di andare avanti. Poiché suo padre Gustaf si era ammalato gravemente un'entrata in poi era ben accetta, in fondo cosa aveva mai Helena lì ad Asgard se non la sua famiglia e aiutare la regina Hilda nelle preghiere ad Odino? Nulla, ella non aveva nulla e Rosa o Aphrodite come diceva di essere,  era così bella e dolce he non era riuscita a rifiutare il suo invito.

"Verrò con voi mia signora." Le aveva detto e da allora insieme ne avevano trascorse tante.

Entrambe avevano amato a loro modo un uomo forte e autoritario, arrogante nel caso di Helena. O almeno è così che lei aveva sempre visto il fratello di Viola sin dal loro primo incontro. Istintivamente dal primo giorno proprio, avvertendo l'arroganza e l'indisponenza dell'uomo aveva preso a comportarsi con lui con altezzosa superbia, se lo era rigirato nelle mani come meglio poteva e lo aveva anche sedotto. Indubbio dire che tra di loro non ci fosse attrazione, ce n'era e tanta. Ma per non soccombere lei, Helena si era subito messa sulla difesa, lo aveva sedotto ed usato a suo piacimento, si era presa tutto ciò che Death Mask le dava concedendogli il suo corpo. E non era stato nulla da poco dal momento che gli aveva concesso la sua verginità e con essa il suo cuore. Ovviamente lui ignorava questo sentimento che ella provava, Helena da quando lo aveva conosciuto aveva avuto altre priorità. Prima su tutte era la sua dea, poi dopo due mesi che aveva conosciuto il cancer aveva scoperto di essere incinta. 

Ecco quel bambino che aveva scoperto di portare in grembo era stata la sua priorità, una volta e poi la seconda... non terminava mai, ogni qual volta giaceva con Death Mask inesorabilmente ne usciva gravida. Tuttavia nonostante avesse compreso di essere incline a ciò era sempre stato più forte di lei, averlo e renderlo suo ogni qual volta il santo di Athena andava a trovare sua sorella Viola. 

Gelosia! Non pensava di provarla Helena ma era ciò che avveniva ogni qual volta, ad ogni compleanno di Viola egli passava a trovare sua sorella. Le ancelle aumentavano e lui le attirava su di sé come api col miele col suo carisma e con quell'ego smisurato che non lo abbandonavano mai. Così nonostante sapesse di che pasta lui fosse fatto,Tulip lo aveva cercato e ricercato ancora proprio per evitare che si gettasse nel letto delle altre o che addirittura loro lo accogliessero senza pudore o vergogna alcuna. 

Nellik, Stjern, Lilje e Syrin, (garofano, Stella, Giglio e Lillà. Stella  intesa come stella alpina, in norreno) (1) erano i figli nati dalla sua non relazione con Death Mask, nati a distanza di un anno Gli uno dagli altri. Li aveva affidati a sua madre durante i suoi pellegrinaggi con Aphrodite , prima era suo dovere pensare alla dea, poi venivano i suoi figli. Così onde evitare che le altre ancelle ne parlassero o si impicciassero dei suoi bambini era andata a partitore ad Asgard dove sua madre dopo le aveva tenuto i piccoli. Helena aveva così iniziato a passare il suo tempo tra Parigi, la Grecia e Asgard, l'importante era seguire due importanti richieste della sua dea. La prima era che passasse quanto più inosservata possibile, così a casa sua indossava sempre abiti scuri o da tappezzeria, legava i suoi luminosi capelli castani in una bassa coda semplice, e non si truccava mai. La seconda era che quando si trovava ad Asgard le facesse rapporto ogni quindici giorni su quello che le accadeva nel suo paese di origine, delle celebrazioni e delle principesse.

Ad Helena non era mai costato nulla di tutto ciò, forse ciò che le aveva fatto male era stato farsi passare per sorella maggiore agli occhi dei suoi figli. Aveva amato sua madre fino a quando un mese prima non era venuta a mancare, ma vedere i bambini piangere per lei l'aveva amareggiata. Non era stata in grado di essere una madre e neanche una sorella dal momento che erano mesi che non si faceva vedere nel paese d'origine. Se non fosse stata mandata ad Asgard da Aphrodite appena saputo  che Athena e Hilda erano andate in guerra, poteva dire di non aver neanche potuto salutare sua madre prima che perisse. 

Una malattia improvvisa se l'era portata via! Questo era ciò che aveva scritto alla dea Aphrodite quando era accaduto, le aveva scritto anche che la stessa malattia sembrava aver preso la regina Hilda e che fortunatamente il nuovo celebrante Andreas Rise stava aiutando il popolo regalando loro le cure necessarie.

«Non posso lasciare i bambini, ora come ora sono da soli, temo però di essermi ammalata io stessa. Non temere mia cara Rosa, sono di tempra dura e non mi farò distruggere da un'influenza. I bambini sono abbastanza autonomi e mi stanno aiutando, tuttavia volevo informarla che provvederò a rientrare quanto prima in Francia e che sto prendendo in considerazione la possibilità di portare i bambini con me. Così potrò servirla e non mancare ai miei obblighi..» 

Questi erano alcune delle righe che aveva scritto a Rosa pochi giorni prima della sua dipartita.

Helena non era morta per malattia però, bensì per mano di un uomo che era al comando di Andreas, un god warrior che si fingeva medico ma che al contrario faceva esperimenti fino a spremere le vite umane al limite. Lo aveva scoperto troppo tardi, lei Helena, perché non poteva farsi chiamare Tulip quando non era riuscita a vedere l'inganno in quell'uomo.

Sciocca che era stata a non comprendere, a mettere in pericolo i suoi fratelli e figli, a lasciarli soli... 

Ritornò alla realtà osservando Hilda in volto, ritrovarsela davanti le ricordava ciò  che era accaduto ad Asgard: la morte di sua madre, ritrovarsi Death Mask di fronte, far finta di non sapere chi fosse e trattarlo come un cliente, chiedergli di parlare ai bambini per dire loro di restare uniti, scoprire che era stato lui a donarle dei soldi per potersi curare... quello era stata la cosa più assurda, non era il Death Mask che conosceva lei. Ma alla fine lui aveva visto in lei la ragazza che aveva conosciuto on quegli anni? No, la risposta era quella, perché lei Helena non lo aveva mai fatto avvicinare a lei fino a quel punto tranne che negli ultimi giorni ad Asgard, quando lui ormai era già morto e per lei non era altro che un cliente. 

Sospirò. "Ho dei figli mia cara..." sollevò lo sguardo su Hilda e diede voce alle sue paure. "Erano al sicuro fino a quando non sono stata portata via da casa." Le raccontò 

Hilda la osservò pensierosa, era tanto ormai che conosceva Rosa e non le era mai sembrata una persona che obbligava le ragazze a lasciare le proprie famiglie per farle da seguito.

"Avevo capito che sei con lei da tanto." Disse con cautela la regina.

Tulip annuì. "Sì, ma mi divido tra casa qui e quella che avevo ad Asgard dove vivono I piccolo." Le spiegò allora. Hilda sentendo nominare il suo paese ne restò sorpresa e la guardò curiosa. Helena annuì decidendo di essere del tutto sincera con lei. "Questo aprile mia madre si era ammalata e li ho raggiunti poiché non potevo lasciare tutti soli in quella situazione." 

Hilda annuì seria, ma certo... "Andreas... Ha avvelenato anche me."  

"Non solo te mia cara Hilda, dopo essere giunta ad Asgard mia madre è venuta a mancare anche se ancora non ne avevo compreso il motivo. Io stessa sono stata colpita dalla malattia, pensavo però si trattasse di influenza." 

Hilda rimase basita a quella rivelazione. "Fortunatamente stai bene." Le disse sinceramente.

Lei scosse la testa. "Ero già in ancella di Aphrodite da sei anni, sono stata salvata in realtà. Dal rito e dal sangue divino nelle mie vene e dai gold saint si Athena." Continuò a raccontare. "Una sera venne a prendermi Fafner per conto di Andreas senza alcuna spiegazione. Non so come ma mi trovai imprigionata e solo allora capii di essere finita in trappola. Pisces e Cancer vennero in mio soccorso ma la mia esile vita  non ce la fece...” sussurrò la giovane.

Hilda annuì, sapeva dei danni inferti dallo Yggdrasil, danni che si erano ripercorsi anche su di lei. Ma non aveva mai saputo di altri e non si era mai chiesta cosa fosse accaduto. Che egoista che era stata.

“Ma sei riuscita a riprenderti giusto?” Chiese a Tulip, in fondo era lì accanto a lei.

Helena annuì. “Aphrodite percepì che la mia anima stava per sparire e mandò Yúlàn e Sakura a prelevarmi. Una volta in Francia ella giacque al mio fianco dopo aver curato la mia anima ed il mio corpo con essenza e oli di aloe. Lei e le mie sorella pregarono per me nelle successive ventiquattro ore fin quando non mi risvegliai.”  

Hilda sospirò, ecco come si era dunque salvata la sua cara amica Tulip. “Quindi sei di Asgard... aspetta! In uno dei paesi circostanti c’è un negozio di fiori sempre ben fornito.” Ammise Hilda che era a conoscenza di quel negozio, tutti lo erano poiché Asgard non era florida, ma quel negozio...

Helena annuì alla sua affermazione. “Sì, ad Asgard c’era il mio negozio di fiori. Purtroppo quando sono riuscita a tornare lì però era chiuso e dei miei bambini non vi era più traccia.” Raccontò la ragazza desolata intanto che si stringeva in un abbraccio, sentiva freddo anche se non c’era da tremare di nulla. 

“Erano spariti?” Chiese Hilda. “Ma i gold saint ci hanno protetti tutti.” 

Helena si tappò le orecchie scuotendo la testa, i capelli castani le cadevano in avanti coprendole il viso. “Forse non hanno fatto in tempo. Hilda sono stata ad Asgard sei giorni dopo quei fatti, Aphrodite non ha voluto che andassi via da sola poiché la preoccupavano le mie condizioni. Successivamente Zeus ha chiesto i nostri servigi come supporto ai gold saint resuscitati ed il tempo è trascorso. Aphrodite so che aveva inviato suo fratello Hermes alla ricerca dei miei piccoli...” 

“Ma di loro si sono perse totalmente le tracce.” Constatò Hilda amareggiata. Prese tra le sue le mani dell’amica e ne cercò lo sguardo. “Perdonami, è stata tutta colpa mia.” 

“Ma cosa stai dicendo?” Chiese Helena stupita. “È mia solo la colpa, sono una madre indegna.”

Hilda scosse la testa. “Mia è la colpa, ho permesso che Andreas si impossessasse di Asgard e peggio, quando Loki è stato sconfitto non ho fatto nulla per andare incontro al popolo.” Ammise lei in lacrime. “Tu non sei una madre indegna, sono io una pessima regina per voi.” 

Helena sgranò gli occhi, che colpe aveva mai lei. “Non dire assolutamente così Hilda, tu eri in fin di vita fino a poco tempo fa Aphrodite non ti ha aggiunta al suo corteo. Non hai colpe!” Le disse.

Hilda le carezzò i capelli castani portandoli tutti dietro le spalle. “Neanche tu allora ne hai. Stavi morendo e Aphrodite non poteva sapere cosa stesse accadendo ad Asgard.” 

Tulip sospirò abbracciando l’amica. “Sei una persona straordinaria Hilda e da quando ti conosco sei una vera amica.” Si confidò, ebbene sì lentamente la regina di Asgard le era diventata cara come le altre nove sorelle che aveva nel corteo, solo nessuna di loro tranne Aphrodite, Giulia, Viola e Yúlàn sapevano che...”Helena... puoi chiamarmi Helena.” Le rivelò allora.

“Helena! È un nome bellissimo e ti si addice proprio, spero di esserti stata di aiuto.” 

Ella annuì. “Parlarne mi ha aiutato molto Hilda, grazie.” Disse portando lo sguardo verso il pavimento. Partire e tornare ad Asgard nelle sue ricerche l’avrebbe però rincuorata ancora di più. Era tornata ad Asgard a inizio maggio, quando Aphrodite aveva liberato tutte dagli impegni con i gold saint. 

Ancora non li aveva trovati! 

“Tornerò ad Asgard di nuovo adesso che è tornata la pace.” Iniziò a raccontare Hilda. “Ti va di venire con me e Freya? Potremo cercare i bambini, magari con l’aiuto della guardia del palazzo.” Propose la regina.

Helena la guardò ed annuì, quella era la sua prossima destinazione quindi avrebbe accettato con piacere. “Quando partiamo?” Chiese la giovane.

“Freya e Death Mask partono già domattina, noi andiamo invece dopo aver salutato Aphrodite.” La informò Hilda.

Helena ingoiò un groppo. “Death Mask parte per Asgard?” Chiese 

Hilda annuì. “È stato proprio lui a proporsi come suo accompagnatore fino a quando Hyoga non la raggiunge.” 

Quindi forse non si sarebbero trovati, molto meglio. Dopo averlo visto sotto un’altra veste ad Asgard non era pronta ad avere rapporti ravvicinati con lui che non includessero il sesso. 

Con queste premesse nei giorni successivi  attese la partenza verso Asgard trepidante. Avevano salutato Rosa e le altre il pomeriggio successivo,  alla sera presero poi un aereo che le avrebbe portate in Norvegia e da lì sarebbero andate spedite verso Asgard.

Arrivarono la del giorno dopo nel regno di Hilda che  le presentò il primo ministro ed i cugini Frey e Freya che al momento la sostituivano al comando del regno; Lifya la celebrante era invece al picco delle preghiere.

“Tua sorella Freya non è qui?” Chiese Helena intanto che si addentravano nel palazzo. 

Doveva togliere il suo elegante vestito verde, sostituirlo con quello marrone e poi struccassi e legare i capelli, in pratica passare da Tulip l’ancella a Helena la fioraia. 

“Credo sia nelle sue stanze, oppure in biblioteca, è il suo luogo preferito.” Rispose Hilda svoltando in un corridoio invece che procedere per le stanze. 

Ella la seguì, chiedendosi se era vero oppure se Hyoga fosse giunto ed ora i due erano a scaldarsi in camera. 

Entrarono in una stanza circolare dove lungo le pareti si trovavano degli scaffali pieni di libri. Ancora prima di vederli Helena riconobbe la voce di Death che chiacchierava rilassato con la principessa di Asgard.

“Non direi io e i mocciosi non ci capiamo.” Diceva lui intanto che lei rideva.

“Fidati, sei molto bravo. Quando partirete? Sai già dove andrete?” Chiedeva Freya.

Death mask annuì alla principessa notando l’arrivo della regina di Asgard seguita a ruota da Tulip.

La sua aria rilassata subito si incrinò, sembrava disturbato dalla sua presenza, pensò Helena che una volta in biblioteca salutò la divina Eunomia. 

“Andremo in Sicilia, i miei nonni sono ancora vivi ed è anche un periodo dell’anno che sto sempre con loro.” Rispose Death Mask alla dea. “Vi dirò in questo periodo dell’anno ai campi c’è bisogno di mano d’opera, avremo tanto da fare.” 

Freya salutò sua sorella poi annuì al cancer. “La Sicilia deve essere bellissima e credo sia un ottima scelta. Vi farà bene andare fin lì, quando partite?” Chiese al santo di Athena.

Death guardò di sottecchi l’ancella dai capelli color cioccolato di Aphrodite poi fece spallucce. 

“Non ho nulla da fare qui, a meno che non si richiede la mia presenza potremmo andare via appena arriva il nostro amico Hyoga.” 

Freya lo raggiunse e gli sorrise. “Hyoga arriverà in nottata così da domani sarai libero di fare tutto ciò che vuoi.” 

Death annuì guardando poi le altre due donne. “Posso fare qualcosa per voi Lady Hilda o posso ritirarmi?” Chiese leggermente annoiato. 

Helena odiava quel suo modo di apportassi alle persone, avrebbe dovuto essere più umile invece continuava con la sua aria di superiorità.

Hilda scosse la testa. “Ho gia chi si prende cura di me, grazie Giovanni. Tulip tu hai bisogno?” Helena scosse la testa, da quando Death Mask si faceva chiamare col suo nome di battesimo dai conoscenti. Fosse stato per lei sarebbe potuto partire anche subito la sua presenza non faceva altro che urtarla.

“Perfetto.” Disse Death. “Passo a trovare le mie donzelle così da metterle a letto, chiamate se avete bisogno.” Disse inchinandosi alle regnanti di Asgard con un sorriso sghembo.  

Helena sollevò un sopracciglio? Donzelle? Era lì da meno di ventiquattro ore e già faceva il casca morto? 

“In realtà avrei bisogno di posare il mio bagaglio e riposare mia cara.” Disse Helena alla regina intanto che Death era per andare via. “Sai indicarmi la via per le stanze?”Chiese.

Freya poggiò una mano sul bicipite di Death con confidenza. “Puoi accompagnarla Giovanni? Sei di strada e sai dove si trovano le camere degli ospiti.” 

Lui fece una smorfia mentre sul viso di Helena apparve un sorriso apparentemente gentile. “Grazie divina Eunomia, gentilissima come sempre.” Disse facendo un leggero inchino e prendendo la sua borsa da viaggio. 

Death sbuffò e si incamminò verso le stanze, incurante del fatto di dover aiutare o meno la giovane ancella. 

“Non è così che ci si comporta al cospetto di una regina o una dea.” Disse Helena appena I due furono soli.

“Non sono un servitore e mi comporto come pare a me.” Rispose lui spavaldo mentre continuava ad andare. 

“Potresti fare uno sforzo...” disse lei, in fondo ne andava il buon nome di tutti. Poteva non comportarsi come un cafone a camminare a gambe aperte e scomposto solo per fare un dispetto a lei o alle regnanti di Asgard. 

“Adoro dare il meglio in cose di puro piacere tesoro.” Disse lui fermandosi davanti ad una porta. 

“Hilda ha detto terza stanza sulla destra.” Disse Tulip fermandosi. 

“Credo che ti possa andare bene anche la mia stanza per ciò che vuoi.” Rispose lui con aria sicura di se. 

“Sono stanca Death Mask...” Gli disse fiera, non lo aveva invitato nel suo letto e non voleva farlo. 

Lui aprì la porta e sempre nello stesso tono le indicò la camera. “Puoi prendere lo stesso la camera, io dormo altrove.” Disse dandole le spalle e incamminandosi lungo il corridoio. 

Ma dove stava andando con così tanta confidenza? Gli andò incontro afferrandolo per la cintola dei pantaloni, stava andando dalle due donzelle ovvio. 

“Perché ti fai chiamare Giovanni? Non lo dici mai a nessuno il tuo nome.” Non lo aveva mai detto nemmeno a lei, ne era a conoscenza solo perché Viola lo aveva ritenuto importante. 

“Non l’ho mai detto neanche a te Tulip.” Disse lui con sguardo tetro. 

Lei lo lasciò andare, quello sguardo gli fece paura ricordandole che non era un uomo normale, bensì un guerriero con l’attitudine all’omicidio. 

“Scusami, queste sono cose che non ci interessano.” Ammise lei facendo un passo indietro a sguardo basso per poi dirigersi verso la terza porta sulla destra.  

Nel momento stesso in cui abbassò la maniglia la giovane si sentì afferrare per i fianchi e venire spinta nella camera. 

“Se vuoi i miei servigi come sempre basta che lo chiedi... altrimenti me ne vado.” Sussurrò Death al suo orecchio.

Helena avvertì un tremito lungo il collo e che scendeva per la schiena fino ad arrivare al suo grembo. 

Non voleva, non voleva cedere anche se era più forte di lei. L’attrazione che scorreva tra loro era palpabile e lei non aveva più i suoi bambini, i loro bambini! 

Era stanca, nonostante avesse solo 24 anni si sentiva vecchia e senza più un’anima. Aveva perso i suoi figli e non era  stata in grado di proteggerli e dimostrare a sua madre di essere in grado di crescere un bambino e di prendersene cura, sua madre aveva avuto fiducia in lei e lei stessa doveva averne. Per tutto ciò che aveva fatto fino ad allora. Entrò in stanza spingendo Death Mask con se... si voleva un altro bambino dopodiché non si sarebbero più rivisti. 

 

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(1) Questi fiori sono tutti legati ai sentimenti di Helena, il primo Nellik è il garofano, il significato del garofano rosso è la rabbia sentimento che prova e che vede in Death, Stejern sta per la Stella alpina che bel linguaggio dei fiori simboleggia il coraggio; il giglio simbolo di purezza; il lillà sempre simbolo di innocenza. 

Sono in pratica un maschio di circa 7 anni, una femmina di sei, poi femmina di 5 e maschio di 4 anni.

   
 
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